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Racconti Erotici Etero

Storia di una ragazza qualunque – 6° capitolo – Il mio nuovo ragazzo

By 5 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Una collega m’invitò alla sua festa di compleanno, e lì conobbi Marco, quello che si può tranquillamente definire un ragazzo di buona famiglia.
Non che fosse una gran bellezza, ma la sua simpatia mi colpi moltissimo e fui molto felice quando lui mi chiese se volessi uscire con lui una sera.
Non volendo fare la figura della maiala, tenni un comportamento più che inappuntabile, peraltro facilitata dal fatto che ogni volta che eravamo soli, lui era di una timidezza disarmante, a volte quasi comica.
Solo la terza sera, sotto il portone di casa mia, mi diede un bacio in bocca, per vergognarsene subito dopo, ma almeno mi tolsi dalla testa che fosse gay.
La mattina seguente mi chiamò per chiedermi di passare da lui, dato che doveva metter un po’ d’ordine nel suo armadio, ma era molto indeciso su cosa tenere.
Per fare prima, credendo che finalmente si volesse ‘mollare’, andai da lui tenendo la divisa, ma scoprii amaramente che la sua, non era la classica scusa inventata, per invitarmi a casa e fare sesso.
Dopo un’ora o forse più di “Preferisci questo o quest’altro” ero a pezzi, ma soprattutto con un mal di piedi che non mi dava respiro.
“Se vuoi ti faccio un massaggio dopo un pediluvio.” mi chiese con gli occhi che gli luccicavano.
Accettai se non altro per prendere una pausa, così lui preparò una bacinella d’acqua tiepida mentre mi toglievo scarpe e calze.
Marco mise dei sali nell’acqua e, come vi immersi i piedi, ebbi una piacevole sensazione di sollievo.
Lasciai le mie estremità nella bacinella per una decina di minuti, poi lui prese un asciugamano e cominciò ad asciugarmeli.
‘Hai proprio dei bei piedini, anche se mi sembrano come dire strani.’ mi disse mentre notavo una vistosa erezione
‘Sarà il frutto di qualche anno di danza classica.’ gli risposi cercando di spingerli verso il suo inguine ‘Sai ho ancora un po’ di bua, non &egrave che sai come farmela passare ?’
Lui prese un piede e lo baciò, confermandomi l’idea che fosse un feticista, così iniziai a muovere con sempre più malizia quello che avevo poggiato sul suo pacco.
‘Sai forse se ci passi sopra la lingua il dolore va via prima.’
Come quando lo starter da il via ad una gara di corsa, così le mie parole fecero perdere ogni freno a Marco, che tirò fuori la lingua, per passarla lentamente lungo la pianta del piede.
Mai nessun uomo aveva mai prestato tante attenzioni ai miei piedini e se, all’inizio, il suo modo di fare mi sembrò quasi ridicolo, col tempo cominciai a provare un piacere che saliva dall’alluce sino alla mente.
Così mi tirai su la gonna e infilai la mano nel perizoma, trovandolo un po’ umido, per toccarmi quel tanto che bastò per mandarlo del tutto fuori giri.
‘Scommetto che il cazzo ti sta esplodendo dentro le mutande, vero piccolo maialino ?’ gli chiesi con la voce carica di lussuria.
‘Si, si.’
‘Allora tiralo fuori e fammelo vedere.’
Mentre lui s’abbassava pantaloni e mutande, mettendo in mostra un membro di tutto rispetto, io mi sfilai il perizoma, prima di poggiargli entrambi i piedi sull’asta. Pur tenendo le ginocchia larghe, riuscii a stringergli il pene per masturbarlo coi piedini, sfiorandomi la passera allo stesso tempo.
‘Ti piace se ti tocco così ?’ dissi ben sapendo la risposta.
‘E’ fantastico, sai &egrave la prima volta che trovo una ragazza che mi capisce.’
‘Anch’io non avevo mai avuto un ragazzo come te, ma sono sicura che mi farai godere come voglio, ora però leccami di nuovo il piedino che mi piace tanto.’
Marco si portò alla bocca il piede succhiandolo fin da subito quasi con ingordigia, dando il via ad un turbine di perversione che avvolse entrambi.
Masturbavo lui con l’estremità libera, e me stessa usando tutte e due le mani, eccitandomi sempre di più.
‘Ti piace lo spettacolino vero porcellino mio ? Vedere una figa come me che si tocca mentre usa i suoi piedini su di te, dimmi quante seghe ti sei fatto aspettando questo momento.’
‘Tante, tantissime, ma ora ho te.’
Mi tolsi la camicetta per mettermi poi carponi e dirgli d’infilare il suo pene fra i miei piedini, mentre tre dita scivolavano nella mia passera in fiamme.
Non provavo alcun piacere nel masturbarlo in quella strana maniera, ma m’eccitava il pensiero di toccarmi davanti a lui.
Era come scendere un altro gradino verso la perdizione più completa, per me che sino a poco tempo avevo considerato il sesso quasi come una scocciatura e che, dopo la scoperta di come si comportavano i miei genitori, volevo sperimentare le pratiche più diverse.
‘Leccami il culo, e metti la lingua ben dentro che voglio godere.’ gli dissi quasi ordinandoglielo.
Marco però non fece una piega, se non quella per raggiungere il mio sedere, e dopo averlo aperto con le mani, mi leccò il buchetto come volevo.
Sentii l’orgasmo salirmi dentro, ben presto il mio corpo divenne tutto un brivido di piacere sino a bloccarmi, strozzandomi in gola l’ultimo gemito.
Appena mi girai lo vidi quasi paonazzo, voglioso anche lui di venire, così lo buttai quasi sul letto prima d’impadronirmi con le mani del suo bel palo.
‘Ora ti faccio impazzire io !’
Misi l’indice sul dorso del membro che succhiai fin da subito con buona lena, poi feci scivolare il dito fra le sue chiappe sino a cercare l’entrata posteriore che violai appena un poco, ma quel tanto che bastava per farlo venire.
Mi ritrovai così la bocca piena del suo sperma e un po’ m’arrabbiai con lui, così non mandai giù nulla, ma dopo avergli aperto le labbra, glielo riversai in bocca quando ancora faticava a respirare.
Per tutta risposta Marco mi strinse le labbra contro le sue, e il mulinare delle nostre lingue cariche del suo seme, fu un piacevole gioco che si protrasse a lungo,
‘Voglio mostrarti la mia collezione.’ mi disse alzandosi di scatto
Non sapendo ci cosa parlasse ne approfittai per spogliarmi del tutto, quando lo vidi con una grossa scatola in mano, piena di calze da donna.
Ne osservai qualcuna prima di prenderne un paio nere con ricchi decori floreali sui lati, che Marco fece subito scivolare lungo le mie gambe.
‘Sei bellissima.’
Marco era in ginocchio fra le mie gambe, forse in attesa di un mio cenno, che non mancò d’arrivare.
‘Vieni sopra e leccami.’ gli dissi piegando le gambe ed avvicinando il più possibile i piedini alla passera.
Lui non esitò neanche un istante, mettendosi sopra di me per baciarmi il sesso ancora bagnato dagli umori del precedente orgasmo. Alternava lunghe leccate a furiose succhiate a passera e piedi, quasi non sapesse dove dirigere le sue attenzioni.
Io invece gli presi in bocca i testicoli che leccai con cura, facilitata dal fatto che Marco era nelle zone basse quasi completamente glabro.
Sentivo il suo membro crescere fra le mie colline mentre gli aprivo le chiappe per leccargli il buchetto, ed infine mi diressi verso quel bastone ormai giunto alla massima erezione.
Lo baciai sulla punta facendo passare più volte la lingua sullo spacchetto, poi girai intorno alla cappella gonfia, quindi lo feci scivolare fra le mie labbra fameliche..
Nonostante odiassi quella posizione, per me troppo scomoda, riuscii a godere con lui, ma la mia voglia di cazzo era ormai incontrollabile, e non potei più trattenerla.
‘Basta !’ esclamai facendolo sorprendere ‘Non ne posso più ! Scopami o me ne vado !’
Balzando sul letto come un gatto me lo ritrovai sopra, ma questa volta faccia contro faccia, ma soprattutto pene contro fica.
Non provai alcun dolore mentre lui entrava in me, solo un piacere fortissimo che arrivò al suo culmine quando sentii i testicoli sbattermi contro.
Gli afferrai la testa per baciarlo, quasi un ringraziamento per avermi portato alla soglia di un nuovo orgasmo, che arrivò dopo poche spinte, facendomi urlare dal piacere.
Quello che seguì fu un mix di sesso sfrenato e puro feticismo, Marco mi sbatteva letteralmente in ogni posizione possibile ed immaginabile, per poi riprendere fiato dedicandosi ai miei piedi, prolungando così il rapporto che sembrava non avere fine.
Ormai abbandonata ogni velleità di dominazione, mi lasciavo ora cullare, ora fottere, traendo godimento da ogni attimo passato fra le sue attenzioni.
Il sudore cominciò a velare i nostri corpi, ma ciò non fece che accrescere la nostra voglia di sesso, traendo nuove forze dal sapore salato dell’epidermide.
Marco si dimostrò un vero stallone di razza, al pari dei due conosciuti in precedenza, ma alla fine dovette piegarsi alle leggi della natura, e porre fine alla cavalcata furibonda che aveva iniziato. Quando accadde mi trovavo carponi sul letto, lui incrociò i miei piedi sotto il suo pene prima di bagnarli col seme che stava eruttando, concludendo così nel migliore dei modi quello straordinario rapporto.
Non si fermò però li, e volle ripulirli con la lingua per ricambiare il piacere che gli avevo fatto io in precedenza, così portò alla mia bocca il suo seme, che gustai con lui.
Rimanemmo a lungo abbracciati, in religioso silenzio rotto solo dal rumore dei nostri respiri, che man mano che il tempo passava, diventavano sempre più regolari.
Stavo pensando a quanto fosse strano Marco, quando un folle pensiero fece capolino nel mio cervello.
‘Marco non &egrave che hai qualche altra piacevole stravaganza di cui sei esperto ?’
‘In effetti ce ne sarebbe una, ma mi vergogno troppo a dirtela.’ mi rispose facendosi piccolo, piccolo.
‘Eh no !’ esclamai con tutte le mie forze ‘Ora parli o ti ci mando sul serio !’
‘Mi piacerebbe farti un clistere.’ disse a voce molto bassa.
All’inizio lo presi per un pazzo da camicia di forza, ma poi pensai che erano almeno due giorni che non andavo in bagno, e che in fondo quello era pur sempre un metodo naturale per liberarsi.
Così gli raccontai dei miei problemi di costipazione, e lui fu ben felice di risolverli con la sua grande passione segreta.
Andammo così in bagno dove Marco tirò fuori tutto l’occorrente per il clistere, poi riempì la sacca con dell’acqua tiepida, quindi unse la cannula che m’infilò delicatamente nel buchetto.
Non ci volle molto che quasi strappai il tubo per sedermi sulla tazza del bagno e scaricarmi, felicissima per essermi liberata dopo due giorni di costipazione.
‘Ma no !’ protestò lui scuro in volto ‘Se fai così non vale !’
‘Scusami ma non ho resistito.’ gli risposi accarezzandogli il viso ‘Ma ora dammi il tempo di ripulirmi che lo facciamo di nuovo, voglio renderti felice e lo sai.’
Così mi diedi una bella lavata al culo e mi feci di nuovo riempire l’intestino di acqua tiepida.
Questa volta però, per essere sicuro che trattenessi tutto il liquido, Marco mi sistemò con dolcezza un piccolo tappo nel buchetto, per poi massaggiarmi delicatamente il pancino.
Provai fin da subito una sensazione piacevole, che aumentò quando lui mi sfiorò la passera.
Il suo toccarmi si fece via, via sempre più insistente, sino a farmi uscire un piccolo gemito proprio mentre sentivo due dita stringermi il clito.
‘Marco ma sei proprio insaziabile ! Però te lo dico subito, se vuoi continuare prima mi fai svuotare o non rispondo di me stessa.’
Lo vidi indeciso, ma bastò fargli sentire due dita sul pene per smuoverlo e acconsentire che mi sistemassi di nuovo sulla tazza del bagno.
Come mi tolse il tappo mi liberai di tutta l’acqua, poi lui mi fece mettere sul bid&egrave e cominciò a lavarmi con cura.
In realtà quella fu solo la scusa per riprendere a toccarmi, ma questa volta Marco si concentrò sul mio buchetto, ora più morbido ed elastico.
Così, mentre due dita scivolavano nello spacco fra le grandi labbra, un altro mi riempiva dietro, senza che opponessi alcuna resistenza, anzi cercai la sua bocca per baciarlo.
‘Oh Marco tu mi fai impazzire.’ sussurrai al suo orecchio.
Ormai ero io a cercare quel dito, fonte del piacere più peccaminoso, scivolando sempre più indietro sul bid&egrave.
Invece di prendermi come un animale, Marco s’abbassò per leccarmi il buchetto, mandandomi in estasi e dimostrando d’essere un grande amatore.
La sua lingua mi penetrava per poi girare intorno alla rosetta di carne che poco avevo usato in vita mia, ma che avevo ben compreso quali sensazioni potesse donarmi.
Quando mi riportò sul letto non esitai a mettermi carponi, e lui continuò a farmi impazzire alternando lingua e dita sino a quando, quasi con un’educazione che era fin troppo fuori luogo, non mi chiese se poteva sodomizzarmi.
‘Si, ma fai piano, dietro me l’ha messo solo un ragazzo e mi ha fatto solo male.’ gli risposi mentendo spudoratamente.
Marco fu un vero gentiluomo, entrando in me con molta pazienza e fermandosi ogni qual volta mi usciva un gemito, anche se piccolo, di dolore.
Dopo qualche minuto di lente penetrazioni, mi toccai in mezzo alle gambe, trovando un fiume in piena e non ebbi più alcun ritegno nel chiedergli di scoparmi con maggior irruenza.
‘Oh Marco, con te &egrave bellissimo, dai fammi godere, voglio impazzire con te.’
A quel punto m’afferrò con decisione i fianchi e iniziò a scoparmi il culo con sempre più foga, mentre io gemevo come una cagna in calore.
‘Sii ! Dai continua a fottermi il culo, non sai come mi sta piacendo. Fammi sentire le palle che mi sbattono contro la fica che mi eccita da morire. Dai stallone godi con me !’
Istigato in quella maniera, lui divenne un’autentica belva, tanto che il pene uscì un paio di volte dal mio ano, ma ogni sua nuova entrata era una frustata di piacere.
Mentre mi scopava come un animale diceva frasi sconnesse, alle quali rispondevo con parole da vera maiala, che lo eccitavano a dismisura.
‘Sto venendo !’ urlò giunto al limite.
‘Si riempimi il culo di sborra, lo voglio !’
Marco mi venne dentro come gli avevo detto, rendendomi la donna più felice del mondo, se non altro perché ero certa d’aver trovato il ragazzo per certi aspetti ideale, dolce e gentile, ma anche perverso e brutale.
Subito dopo l’orgasmo Marco crollò letteralmente al mio fianco e a me si piegarono le ginocchia, facendoci trovare sdraiati l’uno vicino all’altro.
Non so dire quanto rimanemmo immobili anche solo per riprenderci, poi mi girai verso di lui e lo baciai, all’inizio solo sfiorandogli le labbra, e poi con maggior passione.
‘Credo che potrei innamorarmi di te, sempre che non sia già successo.’ gli dissi piena di romanticismo.
‘Io invece già ti amo.’ mi rispose dopo l’ennesimo bacio.
Mi alzai per andare in bagno e farmi una bella doccia, poi mi rivestii per tornare a casa, mentre lui mi diceva quanto fossi fantastica ai suoi occhi.
Mentre tornavo dai miei non facevo altro che pensare a lui, e come fossi stata fortunata non solo ad incontrarlo, ma ad aver avuto la pazienza di rispettare i suoi tempi un po’ vecchio stampo.
Cenai in fretta per andare nella mia camera e chiamarlo, rimanendo a lungo con lui prima col cellulare e poi su Messanger, prima d’addormentarmi felice come una bambina a cui avevano regalato una bambola nuova, anche se la mia era di carne e molto ben dotata.

Continua

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