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Storie di una mamma ninfomane

By 8 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi guardo allo specchio. Sono una gran pezza di figa – penso. Gambe lunghe e slanciate. Pancia piatta e un ombelico che pare disegnato. I capelli neri che mi scendono lunghi e lisci sulle spalle. Mi strizzo le tette tra le mani. Sono strasode. La mia nuova quinta mi piace. Le prendo in mano, le stringo. Mi passo la lingua sulla tetta destra, e lascio colare la saliva. Eccitante. Il mio chirurgo ha fatto un ottimo lavoro. Mi trovo più sexy. Più porca.

Il mio capo continua a darmi gli straordinari. Mi fa rimanere in ufficio dopo la chiusura. Vuole il suo “bonus”. Un pompino prima di andare dalla moglie incinta. Gli piace sborrarmi sulle mie nuove tette. Dice che sono perfette. &egrave così che ha licenziato Marica al posto mio, stacanovista, ma poco disposta ad aprire le gambe. Io ho accettato l’accordo.

La prima volta l’avvocato mi ha chiamata nel suo ufficio. Era incazzato nero. Aveva perso due grossi clienti in un colpo solo. La mole di lavoro in studio si sarebbe ridotta ed &egrave stato chiaro: se vuoi mantenere il posto, devi succhiarmelo e scopare come una cagna mi ha detto. Io non ho fiatato. Mi sono inginocchiata, mentre in ufficio girava Pablo, il ragazzo peruviano delle pulizie. L’avvocato ha preteso che glielo prendessi in bocca, facendolo scendere giù fino in gola.

Il fatto &egrave che mi piaceva. Mi piace. E tanto. Mi piace quando scende in gola e quando sborra inaspettatamente in bocca. L’avvocato ha una sessantina d’anni, ma ha il cazzo di un quarantenne. Ha sempre voglia. E io sorrido. Mi bagno e godo.

Quella prima sera, tornata a casa, mi son sentita l’odore di sborra in bocca per tutto il viaggio in metro. Sono entrata in casa. E ho schioccato un bacio sullla bocca a mio marito. Evidentemente non ha gradito.

Qualche tempo dopo mio marito mi ha lasciata per una ventenne grassoccia e per niente figa. &egrave una studentessa del suo corso, che lo adora come un dio. A lui non piaceva la mia voglia di cazzo continua. Quando mi ha beccata in casa con Federico, uno dei suoi studenti di architettura, l’unica cosa che &egrave riuscito a dirmi &egrave stata: “Sei una troia” – Certo, ho pensato io, peccato che a te non piaccia.

Di tutta risposta, mi sono fatta una grassa risata. Il giorno dopo ho preso appuntamento con il chirurgo per rifarmi le tette e le labbra. Ed ora eccomi qui.
Più figa che mai. Più troia che mai.

L’avvocato tutto sommato ce l’ha grosso, sa come riempirmi. E mi assicura uno stipendio visto che a casa mi aspetta un figlio diciottenne, che devo mantenere. Nel frattempo mi diverto.

Il mio nuovo corpo mi rende più troia. Mi piace guardarmi negli specchi, girare in casa nuda – anche quando c’&egrave a casa mio figlio. Mi piace stuzzicarlo. Procurargli violente erezioni, o beccarlo col cazzo in mano mentre si fa una sega… &egrave l’età penso. In fondo a diciotto anni non vuoi far altro che segarti.

Marco &egrave un bravo ragazzo. Un po’ timido forse. E questo mi ha reso ancor più sfacciata.
Provocarlo &egrave il mio divertimento. Una madre perversa e crudele? Forse.

Ma ricordo ancora la prima volta che gliel’ho preso in mano per fargli una sega. Eravamo ancora una famiglia modello. Almeno così pareva. Mio marito sdraiato sul divano guardava il derby Roma-Lazio.
Io sono passata davanti alla sua stanza e la porta era socchiusa.
Era seduto alla sua scrivania, davanti al computer. Sentivo dei gemiti.
Si stava guardando un porno. La mia figa ha reagito all’istante con un formicolio e una vampata di calore.

Sono entrata e nel buio, non mi ha sentita. Era intento a menarselo guardando una Milf che si scopava un ragazzo. Bene, ho pensato – il ragazzo ha buon gusto. Mi sono avvicinata e gliel’ho preso in mano.

&egrave sobbalzato ma gli ho fatto segno di non fiatare. Una resistenza blanda la sua. In fondo non aspettava altro.
Ho lasciato colare della saliva sulla cappella e ho iniziato a menarglielo, muovendomi su tutta l’asta.
La luce del monitor illuminava un cazzo gonfio e in tiro.
Gli ho leccato le palle e dopo pochi minuti &egrave venuto. Il mio bambino &egrave diventato un uomo.

Da allora &egrave successo altre volte. Ho fame di cazzo. E lui lo sa.
Fa finta di fare il timido. Ma ora che non c’&egrave mio marito in casa, immagino che voglia andare oltre, e vorrebbe scoparmi.

Come dargli torto? Ieri notte non ce l’ha fatta. Al limite dell’esasperazione mio figlio Marco si &egrave infilato nel mio letto. L’ho sentito mentre si muoveva sotto le lenzuola. Ero sveglia. Pensavo a Max, il mio personal trainer – nel pomeriggio mi aveva proposto di uscire a bere qualcosa. Eh sì, da come mi spogliava con gli occhi e come mi accarezzava il culo mentre mi preparava la panca, intendeva un mojito al sapor di sborra. Ci penserò su.

Proprio in quel momento ho sentito il fruscio delle lenzuola. Il suo odore di figlio che si sta facendo uomo. Il sudore dell’eccitazione. Ho finto un sonno profondo, restando girata sul lato destro e dandogli le spalle. Ma da gran povocatrice che sono, ho inarcato la schiena per far uscire il mio bel culo e spingerlo verso il suo corpo. Ero nuda e lui si stava avvicinando sempre più, tanto che ho sentito la punta del suo cazzo duro spingere contro le mie natiche nude.

Con le mani Marco cercava di allargarmi le chiappe e incularmi, la cappella spingeva con forza nel buchino. Ridevo tra me e me, della mia trioiaggine e perversione. Ma anche della sua ingenuità – pensava davvero che mi avrebbe potuto inculare nel sonno? Eppure, con un pizzico di orgoglio materno, mi compiacevo di un figlio così porco. Ha preso tutto da me – pensavo, non da quel buono a nulla di suo padre.

Ho finto un risveglio improvviso e una malcelata sorpresa. Con uno sbadiglio e gli occhi che faticavano ad aprirsi. Un’attrice da oscar. Ma in realtà se Marco fosse stato attento, e avesse allungato la mano tra le mie gambe, si sarebbe accorto di quanto la mia figa fosse già un lago. Con gli umori che si allargavano a macchia d’olio nell’interno coscia. Mi stavo godendo ogni singolo suo movimento. Come una gatta in attesa di ricevere le fusa.

“Ce ne hai messo di tempo amore mio …” ho detto accarezzandogli la testa, e infilando le dita nei suoi lunghi capelli neri, stropicciandoglieli un po’.
“Sei mia madre” risponde lui, con voce roca. Mentre con le mani mi strizzava le tette, leccandomi i capezzoli.
“Shhh! …. Nessun altro uomo mi ha resistito tanto… Sei tremendo. Pensavo non ti eccitassi abbastanza…”

Marco alle mie parole sorrideva nelle penombra, mentre tratteneva tra i denti un capezzolo, turgido da far male. E io rispondevo con piccoli gemiti e lunghi sospiri. Gettando la testa all’indietro. E allungandomi felina.

“Mmm le tue nuove tette…quante seghe mi sono fatto”
“Ti piacciono? Non me l’hai mai detto”
“Sono il sogno di ogni uomo, mamma”

“Ciucciale, come se dovessi bere il latte. Come quando eri neonato”

E Marco ciucciava con gusto, e con una mano accarezzavo il suo cazzo, stringendone l’asta.

“Mamma sei una gran troia lo sai?” sussurrava continuando a mordicchiare e leccare.
“Lo senti quanto ti vuole il mio cazzo?” diceva, spingendolo verso la figa nuda e rasata, cercando di farsi strada. “Non ce la faccio più a farmi solo le seghe”.

“Lo sento Marco. Lo sento amore mio. Ma non lo voglio dentro. Non ora almeno. …. Prima me la devi leccare. Voglio che mio figlio lecchi la fregna da dove l’ho partorito…”

Ero eccitata all’inverosimile. La figa era un bagno caldo.

Marco non se l’&egrave fatto ripetere due volte ed &egrave scivolato tra le mie cosce, allargandomi le gambe e affondandoci la lingua.
La sua lingua si fermava sul clitoride, lo torturava, seviziava, fino a sentirlo gonfiarsi, come fosse la punta di un cazzo. Mordicchiava l’interno coscia,

Mi sono girata, l’ho voltato e messo supino. In ginocchio, mi sono seduta sulla sua faccia, afferrandogli i capelli e dicendo: “Leccamela figlio mio, lecca la fregna di tua madre”.

Lui ha aumentato il ritmo. Marco leccava come un forsennato. Slappava come un animale furioso.

L’orgasmo mi ha fatta tremare, in preda a spasimi violenti.

Allora ho sollevato la figa dal suo viso, restando a pochi centimetri dal naso. Per fargli sentire tutto l’odore di sesso. Del sesso di mamma. E lasciando colare fili della mia sborra, mista alla sua saliva, sulla sua bocca aperta, pronta ad accoglierla, assetata. Miagolando:

“Ora s’ che puoi scoparmi e riempirmi di sborra….. figlio mio”.

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