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Racconti Erotici Etero

Straodinario in ufficio

By 21 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Prefazione ‘ Io sono uno abbastanza timido’. Ecco, dire di se ‘timido’ e poi pubblicare certi racconti personali può sembrare in contraddizione ma vedere tutte queste letture mi ha fatto un certo senso. Rileggendolo ho trovato alcuni errori e ripensano all’avvenimento persino io stento a credere che sia successo realmente, è strano’. Come strano mi sembra questo mondo dove il sesso ha un ruolo principale ma viene costretto da mille regole e dogmi.Il mio secondo racconto parla di un rapporto fuori regola (almeno aziendalmente), buona lettura:

Quando si parla di relazioni in ufficio non ci trovo nulla di anormale. Capita che un uomo e una donna (e non solo) lavorano assieme per otto ore al giorno e superino il semplice rapporto di lavoro e amicale. Nella mia azienda non è una cosa tollerata, ma nel primo anno ho scoperto che parecchi colleghi erano conviventi, sposati alcuni persino divorziati ma visto il divario di età tra me e le mie colleghe ho sempre pensato che la cosa non mi sarebbe mai toccata invece’

Invece era un venerdì sera’
parcheggio l’auto sotto il diluvio universale e mi inzuppo nella sola tratta tra il parcheggio e gli uffici. Come da programma dopo le sette del venerdì gli uffici sono deserti; salgo le scale e accendo la luce dell’open space dove il sottoscritto lavora da 2 anni, poso borsa, zaino e portatile , ho ancora qualche scartoffia da compilare e diciamocelo un po’ di straordinario mi farebbe comodo. Per prima cosa ho bisogno di un cambio e fortunatamente ho un paio di jeans e una camicia per le emergenze pronte nell’armadio dietro alla mia scrivania. Un po’ per pudore, un po’ per un senso di disagio nel cambiarmi in ufficio imbocco il corridoio che da sull’area commerciale, un piccolo harem di quarantenni che fa la voce dolce con i clienti, lo attraverso per raggiungere i bagni quando sento un sussulto di paura. Antonia non si aspettava che in ufficio ci fosse ancora qualcuno, anche perché una volta abbandonata dal suo responsabile e dalle colleghe si era liberata delle scarpe e di quelle cuffie telefoniche che le tiravano i capelli. ‘Ciao Anto, non volevo spaventarti’, ‘Sono le otto, cosa ci fai qui a quest’ora?’, ‘ Arrivo solo adesso, mi do una cambiata, firmo due fogli e sperando che smetta di piovere torno a casa’. Antonia fa parte di quelle coppie che sul lavoro scoppiano, il suo ex marito è un mio collega e dalla separazione lei ha preso coscienza di una seconda rivoluzione sessuale facendo riscoprire il fascino del suo corpo, accorciando le gonne e cambiano leggermente il trucco, una bella donna insomma. Apro la porta dei bagni, come per magia o per fotocellula la luce si accende, supero l’anticamera con i lavandini e entro in un bagno, ‘come se qualcuno potesse entrare e spiarmi’ mi ripeto. Mi spoglio appendendo i vestiti bagnati ad un gancio e inizio a rivestirmi’ ad un tratto sento rumore, allaccio la cintura e chiudo un bottone o due della camicia ed esco a controllare. Antonia era li che mi spiava, rannicchiata al muro nella speranza che io non l’avessi sentita. Mi avvicino alla porta silenziosamente apro la porta e facendo finta di nulla le chiedo cosa ci facesse lì. Lei non dice nulla ma abbassa lo sguardo, allenta il primo bottone della camicetta. Questa è la prima volta che ho a che fare con una donna con più dieci anni di me, con una donna divorziata, in ufficio. Mi metto davanti a lei e la avvicino al muro, la terza abbondante è oramai a vista ed è trattenuta da un reggiseno color carne con un sottile pizzo nero. Non faccio fatica a slacciare l’apertura frontale ed eccole, sono due belle coppe piene, le afferro con forza e iniziano le danze. Mi sento in una posizione di vantaggio, per via del decennio di vantaggio e per il fatto che lei è innegabilmente eccitata, tiro la zip laterale della gonna che cade a terra, faccio un passo indietro e ammiro il suo corpo, abbronzato e scolpito in palestra per combattere i segni dell’invecchiamento. Si inginocchia sulla gonna, lascia cadere un filo di sputo sulle sue tette e inizia a massaggiarsi, io mi abbasso i pantaloni e appoggio il mio cazzo in quel paradiso di mammelle. Antonia ha una certa esperienza, lo si capisce subito, in meno di 5 minuti mi ha rivoltato come un calzino, tra le sue tette calde sento le vene del mio pene che pulsano e che chiedono di più. Lei si alza e appoggia le mani al lavandino, il suo sedere da daino è la conclusione di una schiena muscolosa e ben tornita. Le tolgo i collant, lentamente inizio a baciare le sue gambe soffermandomi sull’interno coscia, salendo lentamente, noto che una delle mani si è spostata sopra la mutanda e sta massaggiano il mio prossimo obbiettivo. Salgo di qualche centimetro abbasso i suoi slip con i denti, facendo volutamente passare il mio naso su suo sedere. E’ tutta bagnata, per il resto del tragitto accompagno le mutande con la mano, non ha tolto i tacchi, e sebbene non mi possa definire un amante del genere approvo. Pronta e vogliosa ho intenzione di farla patire, appoggio il cazzo alla sua figa, senza entrare inizio a strusciarla fino a quando lei non stacca una mano dal lavandino e cerca di prendermi. Io mi allontano un po’ e la sollevo un poco dai fianchi per farle rimettere entrambe le mani sul lavandino. Incrocio i suoi occhi verdi nello specchio, la mossa l’ha un po’ spiazzata. Inizio a massaggiarle il clitoride con dolcezza, il triangolo di pelo sopra l’apertura mi da una piacevole sensazione al tatto. ‘smettila’ mi dice ‘non farmi aspettare’, inclino il busto per aver presa sul suo seno e la penetro. Dopo qualche minuto, inizio ad accellerare, la rimetto a 90′ la prendo per i fianchi, sempre con più foga, a lei piace e inizia a smuovere il suo corpo a ritmo con il mio . Dopo poco lei viene rompendo il silenzio di quell’ufficio deserto. Se qualcuno fosse entrato in quel momento dall’altro capo del fabbricato non avrebbe potuto non sentirlo. Quando lei si gira non è più la mia collega è un bestia assetata che vuole ancora piacere. Si gira e mi spinge verso il muro. Mi spompina con foga e con giochi di lingua che le mie coetanee devono ancora imparare, mi salta in groppa mi giro e la appoggio al muro, cerco di metterti in una posizione comoda per entrambe ma nel gioco mi ritrovo con i suoi polpacci ad altezza orecchie, attentando alla mia schiena la appoggio al pavimento ma lei mi chiede di spostarci in qualche ufficio perché il pavimento del bagno non le sembra il massimo. Raccogliamo i vestisti e andiamo nudi per gli uffici fino alla sala riunioni, accendiamo un paio di luci dei leggii e la corico sul bordo del tavolo. Non credo che per lei sia la prima volta su questo tavolo. Si succhia tre dita e si massaggia in mia attesa. La sua figa è un morbido e umido covo accogliente e mentre la scopo le unghie dipinte stanno segnando la mia schiena con graffi; con una donna del genere non ci sono inibizioni. La rimetto a novanta, e inizio a leccare tutta la pelle che c’è a disposizione, poi inizio a solleticarle il buco del culo con la lingua, sento le sue gambe tremare e un nuovo filo di umore fa la spola dalla sua vagina e inizia a colarle tra le gambe. Mi rialzo, con una certa circospezione mi appoggio al buco appena lubrificato, la mia punta è ancora bagnata del suo piacere, la penetro, entro senza troppi problemi tra un mugugnio di piacere e l’altro e dopo qualche colpo inizio a battere contro il suo corpo, non duro molto ma sembra le sia piaciuto parecchio, quando inarca la schiena capisco che è il momento di uscire, ancora piegata resto a guardare il suo bel culo che sta restituendo parte del mio seme. Antonia è stanca , scende dalla scrivania e si siede in fronte a me, mi afferra dal picio come per un guinzaglio ed inizia a succhiare e a massaggiarmi le palle, in un attimo quello che sembrava un corpo floscio ha ripreso ad essere rigido e operativo, accompagno il movimento della sua testa con il bacino, e appoggio una mano sulla sua testa, poi l’altra, quando capisce che sto per venire lei scende fino al fondo, sento il suo volto su di me e le mie mani che la stanno stringendo con forza, vengo, mentre lei solletica la base del mio pene con i denti. Senza staccarsi un secondo da me, risucchia il mio piacere come fossi una cannuccia, con un ultima lunga succhiata il mio cazzo è come nuovo, mi siedo accanto a lei stremato. Ci rivestiamo e raccogliamo le nostre cose, usciamo assieme dall’ufficio. Il giorno successivo non era cambiato nulla nel nostro rapporto lavorativo se non il fatto che non vedrò mai più quella sala riunioni come prima.

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