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Racconti Erotici Etero

Straordinari

By 10 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Lavoravo in quell’ufficio solo da pochi giorni, ma erano stati abbastanza per realizzare che sarebbe stato molto difficile trovarvi una fonte di svago. Tutto si svolgeva sempre allo stesso modo, ognuno prestava attenzione ai suoi compiti senza curarsi molto dei rapporti con gli altri colleghi, non giravano neppure i classici ‘pettegolezzi da posto di lavoro’. Un mortorio, insomma. L’unica speranza che avevo per ravvivare un po’ le mie giornate era il mio capo.. Uomo molto piacente, non mancava di rivolgermi sguardi di approvazione e sorrisi amichevoli. Anche lui, però, era impenetrabile, dunque non avevo osato spingermi al di là dei nostri rapporti formali. Una mattina, però, mi trovai per caso ad usare il suo computer per cercare alcuni indirizzi e fu allora che feci una scoperta: tra gli ultimi indirizzi digitati c’era quello di un sito di racconti erotici che conoscevo molto bene.. Mmh.. Il mio capo, dunque, amava il sesso.. Mi trattenni ancora qualche minuto, approfittando della sua assenza e cercai più accuratamente tra i file: scovai, così, una cartella contenente alcune foto di donne seminude con seni prosperosi.. Mi compiacei.. Il corpo di quelle ragazze sembrava una fotocopia del mio, dunque rientravo nei suoi gusti. Questo significava che potevo divertirmi, almeno stuzzicandolo un po’.
Da quel giorno cominciai ad andare al lavoro vestita in modo un po’ diverso.. Cercavo di indossare capi che facessero risaltare il mio culetto sodo, le cosce snelle, ma più che altro il seno.. Mi ero convinta che fosse proprio quello il punto debole del mio capo, e avevo deciso di provocarlo facendoglielo ammirare attraverso camicette trasparenti e magliette scollate. Non dovevo essermi sbagliata perché spesso lo sorprendevo con lo sguardo sul mio decolleté. Questo mi eccitava molto, e cominciai a fantasticare di mostrarglielo tutto, nudo.. Pensavo a quanto si sarebbe eccitato, a come l’avrebbe toccato.. Al suo viso tra le mie tette prosperose. L’inconveniente era che, a metà giornata, mi trovavo completamente su di giri, e dovevo trovare una decina di minuti per chiudermi nella toilette delle signore e masturbarmi.
Una mattina mi si presentò un’occasione davvero propizia per fare un passo avanti col mio capo, e decisi di non farmela sfuggire. Mi aveva avvertita che avrebbe voluto vedermi nel corso della mattinata, per esaminare insieme a me alcuni documenti. Mi rifugiai in bagno per sistemare il mio trucco, e lì mi venne un’idea un po’ rischiosa, ma intrigante. Chiusa in una toilette, mi sfilai il reggiseno, nascondendolo nella borsetta. Sotto la giacca del tailleur non si notava nulla, ma togliendola, la maglia leggera e aderente color crema, offriva un delizioso panorama delle mie belle tette. Mi ammirai per un attimo nello specchio, tenendo aperta la giacca: il colore tenue lasciava trasparire i cerchi dei capezzoli, che premevano contro la stoffa. L’eccitazione di quel gesto, poi, li aveva resi un po’ rigidi, dunque la forma appuntita era perfettamente visibile. Riallacciai in fretta i bottoni, e mi avviai nell’ufficio del capo..
‘Eccomi, voleva vedermi?’
‘Si, Angela, si accomodi sulla mia sedia..’ Lui avvicinò al tavolo una delle poltrone e vi si sedette. Era perfetto: la poltroncina bassa faceva si che il suo viso fosse esattamente davanti al mio seno. Cominciammo a lavorare e mi accorsi che il capo non perdeva occasione per sfiorarmi. Decisi che era il momento giusto. Tolsi la giacca con finta noncuranza e la appoggiai sul tavolo, per poi tornare a dedicarmi ai documenti. Con la coda dell’occhio, però, notai che il capo fissava in modo sfrontato il mio seno. Mi girai verso di lui, che però continuò a mangiare con gli occhi il mio davanzale. Compiaciuta, ripresi il lavoro.. Ogni tanto, sfioravo con la penna un capezzolo, per provocarmi un piacere maggiore di quello che già mi dava la consapevolezza degli sguardi malcelati del mio capo. Le punte rosee, dunque, diventavano sempre più dure e sporgenti, perfettamente esaltate dalla maglietta chiara.
Il lavoro durò ancora una decina di minuti. Terminato, rinfilai la giacca molto lentamente, e mi apprestai ad uscire..
‘Angela, senta.. Avrei ancora bisogno di aiuto.. Che ne direbbe di fermarsi questa sera dopo le 18? Non le ruberò molto tempo..’
‘Ma certo, a stasera!’
Qualcosa mi diceva che non avremmo soltanto lavorato e mi compiacqui con me stessa per la trovata messa in atto. La giornata passò tremendamente lenta, ed io ero eccitatissima.. Continuavo a fantasticare, ma non volevo cedere alla voglia di toccarmi. Dovevo conservare tutta la voglia per la serata. Le 18 arrivarono, e tutti gli impiegati cominciarono a lasciare l’ufficio. Fu soltanto quando rimasi sola che decisi di bussare alla sua porta. Ero elettrizzata, tremavo e sentivo l’eccitazione salire, dal basso ventre, come un fluido caldo ed espandersi in tutto il mio corpo. Il sesso pulsava e i capezzoli, ancora liberi, sfregavano contro la stoffa ei vestiti, provocandomi piccoli brividi. La sua voce mi invitò ad entrare, così spinsi la porta e, nascondendo il turbamento, feci il mio ingresso. Il capo mi aspettava su una delle due poltroncine: sul tavolo accanto a lui c’erano una bottiglia di vino bianco e due bicchieri pieni.
‘Si sieda, Angela, le offro da bere prima di cominciare..’
‘Grazie, &egrave molto gentile..’
‘Tolga la giacca, si metta comoda..’
Lo accontentai e presi in mano uno dei due bicchieri. Era gelato, e il vino andava giù bene.. Ne bevvi due sorsi, e subito sentii il calore salirmi al viso.. Dovevo essere arrossita.
‘Mmh, mi sembra accaldata.. Così va meglio?’ Mentre parlava, mi avvicinò il suo bicchiere, e lo premette sul mio collo, per poi scendere tra i seni.. Non riuscivo a parlare, mi sfuggì solamente un mugolio di piacere..
‘Si, credo vada meglio..’ Posò il bicchiere sul tavolo e, come se nulla fosse, fece per togliermi la maglietta. Lo lasciai fare e rimasi completamente a petto nudo.
‘Vada a sedersi sulla sedia, Angela.. E si sistemi verso di me..’
Obbedii.. Mi stavo rilassando e non ero più molto agitata, solamente eccitata al massimo. Presi posto sulla sedia, rivolta verso il mio capo e gli sorrisi..
‘Toccati le tette..’ obbedii ancora.. Cominciai a massaggiare i miei seni con le due mani, stringendoli..
‘Pizzica i capezzoli..’ lo feci, gemendo per il piacere, e rendendoli durissimi..
‘Leccateli..’ Ricominciai a massaggiare, dal basso verso l’alto, portando i seni alla bocca, uno alla volta, e succhiando i miei bei capezzoli, ormai irti come chiodi.. Lui si alzò, prese la bottiglia del vino e mi raggiunse. Lentamente la inclinò, facendo colare dall’alto un po’ di vino sul mio seno.
‘Continua a succhiarli..’ Massaggiavo e leccavo le tette bagnate, mentre lui continuava a versare. Il vino mi colava sulla pancia, dentro l’orlo della gonna, ed alcune gocce impregnarono le mutandine.. Posò la bottiglia accanto a me e tornò alla sua poltrona.
‘Ora Angela, togli le mutande e tira la gonna sui fianchi.. Apri le gambe, fammi vedere la fica..’ feci come aveva detto, e rimasi così, con le gambe aperte sui braccioli della sedia, mostrandogli tutto il mio sesso oscenamente aperto..
‘Prendi la bottiglia e infilati dentro il collo.. Masturbati, voglio vederti godere..’ Presi la bottiglia, lieta di quel che mi aveva chiesto e spinsi la parte più stretta nella mia patatina.. Sapevo come muoverla e, consapevole del fatto che mi stava guardando fare una cosa così depravata, venni in un paio di minuti.
‘Adesso vieni qui..’
Mi fece sedere a cavalcioni su di lui e cominciò a palparmi voracemente le tette e il sedere. Sentivo la sua mazza dura premere tra le cosce e non vedevo l’ora di averla tutta dentro.. Intanto lui mordeva e succhiava i miei capezzoli, palpando le tettone con entrambe le mani.. Godevo, gemevo, e mi strusciavo contro di lui, stimolando il clitoride gonfio. Venni ancora, urlando e dimenandomi, mentre lui mi sorreggeva stringendo i seni. Impiegai un minuto per riprendermi, poi cominciai a slacciargli i pantaloni, per liberare il cazzo.. Li abbassai, insieme ai boxer, e come una forsennata mi infilai il palo nella fichetta, larghissima per la penetrazione della bottiglia.
‘Si, Angela, mi fai impazzire.. Sognavo di trombarti dal primo giorno..’
Mi muovevo velocemente, alzandomi e riaffondando ritmicamente, stringendo la sua testa tra i miei seni..
‘Oh si.. Godo.. Godo!’
‘Godi, bella tettona..! Prendilo tutto..’
‘Si, oh si, sfondami..!’
Andammo avanti per una decina di minuti in quella posizione.. Mi piaceva cavalcarlo, e lui sembrava non avere mai abbastanza del mio seno.. Lo guardava muoversi, lo stringeva, lo accarezzava, lo riempiva di saliva.. Venni ancora, questa volta premendo il mio corpo sul suo cazzo per sentirlo tutto dentro.. Mentre il mio sesso si contraeva per l’orgasmo, sentivo le sue palle gonfie pulsare contro la mia pelle..
A quel punto mi fece alzare, e mi spinse ad inginocchiarmi tra le sue gambe.. Mi attirò a sé e premette l’asta lunga e ricoperta dei miei umori tra le mie tette.. Cominciai a muoverle su e giù attorno al cazzo, leccandolo in punta, e stringendolo forte. Resistette altri tre o quattro minuti, prima di inondarmi il seno. Le gocce scendevano dappertutto, arrivavano ai capezzoli e raggiungevano il pavimento.
‘Leccalo tutto.. Voglio vederti ripulire per bene quelle tettone..’
Cominciai ad eseguire l’ordine, inginocchiata davanti a lui, che mi osservava soddisfatto.. Leccavo lentamente e attentamente.. Volevo dargli il tempo di riprendersi: avevo ancora voglia di ‘lavorare’..

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