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Torneo di beach

By 22 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Era diventata ormai consuetudine, ad inizio Maggio, partecipare ad un torneo di beach volley in riviera con tutta la squadra. La novità dell’anno scorso &egrave stata l’assenza dei genitori delle atlete. Ormai maggiorenni da un paio d’anni, i loro genitori si sono fidati a lasciarle andare da sole, consapevoli di come si svolgesse il torneo; e per me era molto meglio. Per carità, davano una mano a seguire le varie partite che si svolgevano durante il giorno sulla spiaggia, accompagnavano le ragazze nelle uscite serali, nei soventi casi in cui il gruppo si divideva, ma la loro presenza era assai limitante per le ragazze, controllate a vista e mai libere totalmente di godersi 3 giorni al mare a giocare con le proprie amiche.
La collocazione in hotel era organizzata come ogni anno. Io in stanza singola e le ragazze sceglievano che camere formare, sapendo che le stanze erano da 3 o 4 persone.
Il torneo di questa edizione stava procedendo molto bene, anche se i risultati erano decisamente scarsi. Nessun gruppo alle fasi finali dell’ultimo giorno, forse anche frutto della voglia di divertirsi più che d’impegnarsi. Del resto era un weekend al mare dopo una stagione assai impegnativa che volgeva al termine e serviva uno scarico dalle tensioni del campionato.
Le giornate erano classiche: sveglia alle 8.30, colazione, in spiaggia fino a mezzogiorno, pranzo e dalle 14.30 fino alle 18 si tornava in spiaggia. Doccia fondamentale, cena e serate a girare per la città, spesso con risciò oppure a piedi in riva al mare.
Tornavo a letto che ero sì stanco morto ma anche soddisfatto e pieno di energia. Le ragazze durante la notte non davano particolare fastidio, così quanto mi diceva il gestore visto che io ero al primo piano e loro a quello superiore.
Era arrivata ormai l’ultima sera e mi stavo rilassando a guardare la tv, quando squillò il telefono della camera “coach, vieni da noi a bere rum e coca ?” Era la voce squillante di Lucia, una delle più grandi della squadra “Rum e coca ? Non mi piace, vedete di non star male eh”.
“Tranquillo coach, se vuoi ti aspettiamo”.
L’idea all’inizio non mi entusiasmò, il giorno dopo si tornava a casa e preferivo essere in forma per guidare, anche se il viaggio durava sì e no un paio d’ore. In stanza però mi annoiavo, il sonno tardava ad arrivare ed in fondo una controllatina a cosa combinassero le ragazze con l’alcool poteva pure tarla.
Andai quindi al piano superiore e venne ad aprirmi proprio Lucia che, al vedermi, fece un gran sorriso e mi abbracciò. Il gesto fu inaspettato e mi fece pensare che il grado alcoolico fosse già a buon livello.
Entrato in stanza, vidi Maria nel letto grande sotto le coperte e Ale seduta invece sopra il letto singolo.
Lucia si fiondò nel letto insieme a Maria mentre mi venne offerto il loro cocktail: una bottiglia da un litro e mezzo che avevano sapientemente riempito di rum e coca, con dosi decisamente sproporzionate. Ne bevvi un sorso e sapeva tantissimo di rum ! Mi sedetti sul letto singolo e cominciammo a parlare del torneo, di alcune ragazze avversarie affrontate sulla spiaggia, dei ragazzi visti durante il torneo, il tutto con battute e sorrisi. Ogni tanto si sorseggiava quella bottiglia e dopo un paio di minuti di silenzio, che mi fecero anche pensare di tornare nella mia camera, ad un tratto si sentì uno strillo di Lucia “ahhhh mary, cosa fai ?!?”.
Maria era la ragazza più figa della squadra, oserei dire la più figa mai allenata, anche più di Miky (di cui ne ho parlato nel racconto “le unghie rosse”). 1.68 d’altezza, poteva tranquillamente fare la modella tanto era ben fatta: una terzo di seno, occhi verdi/castani, taglio d’occhi orientale, labbra non troppo carnose, un sedere che era uno schiaffo per chiunque, sempre ben curata, unghie ben fatte…….faceva girare la testa ad ogni ragazzo, anche per la sua sfrontatezza nel vestire. Fisicamente era ben diversa da Lucia e ne era la sua invidia, visto che l’amica era piatta come una tavola, molto magra ed un viso leggermente allungato.
“dai Lucy, non mi dire che non ti piace”. Maria &egrave sempre stata “libertina”, parlava schietta anche in fatto di sesso.
“Certo che mi piace ma c’&egrave qui il coach”
“E allora, piacerà anche a lui, vedrai”
E vedevo Lucy che si contorceva e le lenzuola muoversi. Evidentemente Maria la stava stuzzicando e quello che le faceva era molto piacevole. Lucy chiuse gli occhi e lasciò continuare il servizio a Maria, che di certo la stava masturbando. Io impalato a guardarle, con Maria che cominciò a baciare Lucy sul viso. Lei girò la faccia e si baciarono intensamente, le lingue una contro l’altra fuori dalla bocca, le mani di entrambe sulla nuca dell’altra. Le mie 2 ragazze che si baciavano e toccavano, una scena che onestamente avevo sognato alcune volte ma che mai avrei pensato di vedere. Le immaginavo come fossero da nude, che segreti nascondessero ma in palestra cacciavo questi pensieri ed ero molto professionale ma allenare ragazze di 20-21 anni era assai difficile a volte.
Il bacio continuava, senza sosta, mentre Lucy cominciò a palpare il seno di Maria, che come sempre era senza reggiseno. Mi stavo eccitando, ed il pigiama corto che aveva non nascondeva l’erezione che cresceva sempre più. “Cacchio, loro 2 non mi vedono ma sul letto c’&egrave Ale”. Mi girai e vidi lei che fissava la mia erezione.
Ale era una ragazza che non riuscivo ad identificare. Sembrava casta e pura, mai vista con un ragazzo ma credo avesse una cotta per me. In palestra mi guardava con occhi quasi lucidi, la beccavo che mi fissava spesso, quando le davo il “5” classico che si dà durante il gioco, mi teneva la mano un secondo in più del dovuto. E a dire il vero non era nemmeno male: raggiungeva a fatica 1.60 d’altezza ma il seno era assai generoso, un po’ robusta di gambe ed il sedere tondo era proporzionato al corpo, leggermente sporgente. Occhi castano chiaro, occhi azzurri, sicuramente una bella ragazza. La guardai come dire “eh, che ci devo fare ? Colpa loro” indicando le sue compagne che ormai erano infoiate tra di loro, con Maria senza maglia sopra Lucy e lei che da sotto aveva le mani sulle culotte di Maria.
Ale mi sorrise e mi si avvicinò. Non fu un gesto ragionato ma le presi la mano e me la misi sul cazzo. Lei si fece seria, non se l’aspettò e quasi ci restò male ma il fatto che non ritrasse la mano mi lasciò più tranquillo. Teneva ferma la mano sulla punta e gliela feci scorrere un po’ io. Non fu granch&egrave, visto che avevo ancora il pigiama addosso, che mi tolsi prontamente. Ero abituato a dormire senza boxer per cui il cazzo svettò immediatamente da sotto il pigiama. Ale cominciò a segarmi, piano, con serietà, come si stesse impegnando a fare le cose per bene. Il cazzo era ormai diventato bello duro e più mi segava e più in lei si apriva un sorriso in volto. Sarà stato l’alcool, l’atmosfera, l’eccitazione crescente ma non resistetti e comincia a baciare le sue labbra. Erano morbidissime, le più morbide mai baciate. Baci quasi casti inizialmente prima che infilassi la mia lingua nella sua bocca. La sua lingua si fece dura e il bacio diventò sensuale, forte, desideroso. Cominciai a palparle il seno, avevo 8 anni più di lei, era una mia atleta ma in quel momento la voglia era incontrollabile. La distesi sul letto, il mio cazzo era durissimo mentre lei era in balìa delle mie attenzioni. Lei non ansimava, non parlava, mi lasciava fare. Il suo orecchio, il suo collo, aveva un profumo di muschio bianco, sicuramente un bagno schiuma usato dopo la doccia di poche ore prima. Sollevai la sua maglia, lei il reggiseno lo portava, era bianco di pizzo. Mi fiondai tra i suoi seni che mi sembravano più grandi di quanto pensassi. Glieli leccai, spostai il reggiseno per vedere le sue aureole, chiare e grandi. Capezzoli poco in tiro che bagnai con la mia lingua, tirandoli un poco con le dita. Un primo gemito, cominciava a lasciarsi andare. Mentre scendevo sulla sua pancia, le misi le dita in bocca che mi bagnò con la sua saliva. Volevo vedere com’era fatta, se aveva pelo o meno, e avevo voglia di lei. Via slip e pantaloni, in una sola volta. Un pelo piuttosto folto, chiaro, si presentò ai miei occhi. Volevo la sua figa e l’immagine fu eccitante: piccola, ancora da schiudere ma comunque bella umida. La fighetta forse vergine ma non glielo chiesi. Vederla così piccola mi fece venire una gran voglia di scoparla. Non gliela leccai, mi spostai sopra di lei e avvicinai il mio cazzo alla sua fessura. Alcuni movimenti con la cappella per aprirgliela, faticava un poco ad entrare. Lei a gambe spalancate, con gli occhi semichiusi. Ricordo un silenzio in stanza ma non ci feci caso. Entrai e la stanza si riempì di un suo gemito, di dolore più che di piacere. Entrai tutto, con forza, fermandomi dentro di lei.
Ci guardammo per un istante ed interpretai il suo sguardo come un “cazzo ti fermi, scopami”. L’idea di far sesso con una mia atleta, lei che era tra le più caste della squadra, con una fighetta piccola e stretta, mi fece venir voglia di scoparla con foga.
Cominciai a gemere, con colpi secchi, forti, subito con velocità. Lei lanciava piccoli urli, io pompavo forte. Le presi le gambe e me le misi sulle spalle. Guardai il mio cazzo muoversi dentro di lei, volgarmente con anche il sedere al vento “Siii Ale, ahhhhh” “dai coach, daiiii, fantastico” “Aleeeeee, siiiiiiii” e nel dubbio decisi di non venirle dentro. Getti di sperma andarono casualmente sul suo viso, pancia, uno anche sul letto. Appoggiai il mio cazzo ancora svettante sulla sua pancia e solo in quel momento tornai con la mente lucida, ricordando dove fossi ! “cazzo, c’&egrave altra gente in stanza” ed infatti, girandomi, vidi Maria e Lucy a seno nudo che mi guardavano con un sorriso beota in volto.
Il mio primo pensiero fu guardare il loro seno, soprattutto di Maria, con enorme piacere. Capezzoli in tiro, talmente turgidi che pensai fossero stati tirati da dovere da Lucy. M’impressionò la sua aureola scura mentre il seno di Lucy era effettivamente piccolo, una prima misura con capezzoli piccoli.
“Grande coach, che numeri” disse Maria applaudendo. “Hai capito che cazzo che ha il nostro allenatore ?!” e Lucy si aggiunse all’applauso.
“Noi ci siamo divertite, e tu Ale ?” fece Lucy rivolgendosi alla sua compagna. La guardammo istintivamente tutti assieme e lei era distesa, sorridente, felice e con sorpresa disse “Scordatevi di scoparlo, lui &egrave mio !”
Ed in effetti io ed Ale andammo avanti ancora un mese a scopare in macchina o nelle rispettive case ma alla fine, le malelingue furono più forti e fummo costretti a lasciarci.

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