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Racconti Erotici Etero

Tre anni sprecati

By 21 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Uscì dal bagno e si affacciò sul corridoio.
Si sentiva uno schifo: il mal di testa che la tormentava da ore non accennava a passare e, in più, le girava la testa.
Adesso spengo il computer e, piano piano, me ne vado a casa.
Sentì le gambe molli che si piegavano e si appoggiò alla parete bianca del corridoio.
La porta della sua stanza, distante solo pochi metri, le sembrava lontana ed irraggiungibile.
Stava per svenire?
Ecco, ora cado, finirò lunga per terra nel corridoio dell’ufficio.
Una mano robusta si era infilata sotto l’attaccatura dell’ascella e l’aveva afferrata saldamente.
Sentiva le dita premerle, attraverso il maglione, contro il seno.
In condizioni normali avrebbe protestato, ma ora si rendeva conto che, senza quella presa, non sarebbe riuscita a restare in piedi.
Un’altra mano la prese dal lato sinistro, quello appoggiato al muro e la rimise diritta, tenendola per il fianco.
Lentamente, il suo salvatore la stava facendo camminare lungo il corridoio.
Ne sentiva il corpo che premeva sulla sua schiena, mentre la sospingeva a piccoli passi, in avanti.
Teneva gli occhi chiusi e li riaprì solo quando si rese conto di essere nella sua stanza.
Superarono la scrivania con il computer, ingombra di carte e si diressero verso il divanetto, di fronte alla finestra.
Ora Paola stava semi sdraiata sul divano rivestito di stoffa grigia ed aveva di fronte il suo soccorritore.
Luigi.
Tra tanta gente che c’era in ufficio, proprio davanti a Luigi doveva sentirsi male!
‘Va meglio?’
Lei fece cenno di sì con la testa. Non era vero, stava malissimo ed era imbarazzata a mostrarsi così proprio a lui.
Era molto tempo che non si scambiavano più di un freddo saluto, ma Luigi non sembrava avercela con lei, anzi appariva preoccupato e dispiaciuto del suo stato.
In passato erano stati molto amici, anche troppo.
Le piaceva Luigi? Probabilmente sì.
Ma di una cosa era sicura: lei piaceva a Luigi.
Anche se lui era una persona tranquilla ed educata, che evitava di guardare le donne in maniera ostentata, Paola era perfettamente consapevole dell’effetto che provocavano su di lui le sue gambe con una minigonna o un paio di pantaloni attillati.
Aveva provato sempre piacere a sentirsi ammirata dagli uomini. Ora che poi era vicina alla cinquantina, la cosa la intrigava ancora di più.
Lei e Luigi si erano frequentati parecchio negli ultimi anni, dentro l’ufficio ed anche al di fuori, visto che spesso, a pranzo, uscivano per mangiare insieme. Non era mai successo nulla, però Paola sapeva benissimo che quando lei metteva in movimento le sue lunghe gambe, che a sua volta facevano ondeggiare leggermente il suo bel culetto, il suo amico non restava proprio indifferente.
Fa piacere, nonostante il passare degli anni, avere vicino una specie di ‘cavalier servente’ che ti sta sempre intorno.
Il loro rapporto di amicizia si era fatto più stretto. Doveva ammettere che si trovava bene con Luigi.
Sarebbe stata possibile qualcosa di più di un’amicizia. Perché no? Non era affatto male come uomo.
Con il passare del tempo lo aveva visto farsi sempre più assiduo, la colmava di piccole attenzioni, cercava di passare più tempo possibile con lei, finché un giorno era accaduto.
L’aveva presa in disparte, fuori dall’ufficio, e le aveva detto di essersi innamorato di lei.
Paola era uscita da pochi mesi da una pessima storia, con un uomo sposato, ed era spaventata dalla possibilità di ricominciare con un altro, sempre con moglie e figli, per di più un collega d’ufficio.
E poi non se l’aspettava: era convinta che Luigi avrebbe continuato per sempre ad ammirare le sue gambe da modella ed il suo culetto rotondo, rimandosene buono buono in disparte.
Così l’aveva respinto, nonostante le sue disperate insistenze.
Luigi aveva continuato, per giorni, a sbattere violentemente contro il suo muro di no, le dispiaceva, lo vedeva soffrire, ma non vedeva altre possibilità, se non insistere nel suo rifiuto.
Dopo molti giorni, in cui lui le aveva inviato messaggi ed email disperati, Luigi aveva desistito.
Naturalmente la loro amicizia era cessata ed i rapporti, limitati alle sole necessità di lavoro,
si erano fatti sporadici e formali, finché i due non avevano litigato.
I motivi erano legati a questioni di lavoro, ma era evidente che Luigi era maldisposto nei suoi confronti e non era più disponibile a tollerare certe bizze di Paola, tipiche delle ragazzine un po’ viziate.
Insomma, tutti e due ci avevano messo qualcosa per rompere un rapporto divenuto ormai troppo ingombrante.
Da quel giorno i loro contatti si erano limitati ad un ciao a mezza bocca, quando si incontravo nel corridoio dell’ufficio e Luigi, con discrezione, aveva fatto sapere al loro capo che avrebbe preferito non essere coinvolto in questioni di lavoro con lei.
‘Cosa vuoi fare ora?’
Paola alzò lo sguardo. Non sembrava avercela affatto con lei, sembrava essere tornato il vecchio amico di una volta.
‘Me ne vado a casa e mi metto a letto.’
‘Ma sei sicura di poter guidare in queste condizioni?’
‘Sì, sì, ora va molto meglio’, disse mentre si alzava dal divano.
Fece solo un passo e se Luigi non fosse stato pronto a sostenerla sarebbe caduta a faccia avanti sulla scrivania.
‘In questo stato, da sola, non vai da nessuna parte. Ti accompagno io.’
Non era un’offerta, ma un ordine, e Paola non era in grado di discutere e poi, senza di lui, non ce l’avrebbe fatta.
Era il caso di accettare il suo aiuto? Non avrebbe potuto creare equivoci?
Ma no, erano passati più di tre anni da quando era successo il pasticcio, e poi era una situazione di emergenza.
Luigi si era fatto dare le chiavi della sua piccola utilitaria e l’aveva fatta sedere al posto del passeggero.
Guidava tranquillo e veloce nel traffico del pomeriggio.
Chissà forse non ce l’aveva con lei. In tutto quel tempo, Paola si era convinta che Luigi la odiasse, o almeno la detestasse, invece magari era solo imbarazzo da parte sua.
‘Mi dispiace che sia andata così. Veramente. Mi è dispiaciuto che la nostra amicizia ‘ un momento di debolezza, può capitare …’
Ma che stava dicendo? Non era proprio il caso di riprendere quel discorso, dopo tanto tempo.
Le mani di Luigi sul volante si erano irrigidite, poi lui aveva sterzato bruscamente a destra e si era fermato.
‘Ma che cazzo dici!
Ma quale momento di debolezza. Quando ti ho parlato, per cercare di spiegarti quello che provavo per te, erano giorni e giorni che stavo come un pazzo. Se avessi dovuto dar retta solo al mio istinto, ti avrei strappato i vestiti di dosso cento volte, ti avrei sbattuto sulla tua scrivania e ‘ tu non hai idea di quello che provavo dentro di me.
Sì, certo, tu come donna mi sei sempre piaciuta, di questo sicuramente te ne eri accorta da tempo, ma stava succedendo qualcosa di diverso, di molto più grande ed incontrollabile …’
Luigi l’aveva sommersa con un torrente di parole a cui Paola non era in grado di replicare.
Era rimasta muta, mordendosi le labbra e pensando che avrebbe fatto molto meglio a starsene zitta.
‘… in ogni caso io non tornerò mai più su questa faccenda, la considero una storia chiusa e finita, ma’, si era fermato un attimo per riprendere fiato, ‘non chiedermi mai cosa provo per te.’
Poi aveva riacceso il motore ed era ripartito tagliando la strada ad un autobus, che aveva risposto strombazzando furiosamente.
Quando parcheggiò l’auto nel garage condominiale di Paola, lei era ancora molto scossa.
L’avrebbe ringraziato, si sarebbe fatta dare le chiavi dell’auto e poi sarebbe salita in ascensore da sola.
Non le sembrava il caso di farsi accompagnare da un uomo follemente innamorato di lei, che sognava di strapparle i vestiti di dosso.
L’avrebbe fatto veramente? Meglio non metterlo alla prova, anche se si sorprese a pensare che la cosa non la spaventava più di tanto.
Quando scese dall’auto, si appoggiò nuovamente a Luigi.
Pensò che avrebbe dovuto evitarlo perché non era il caso, che avrebbe potuto evitarlo perché ora non stava più così male, invece, quando fu in piedi di fronte a lui, gli si aggrappò pesantemente, quasi buttandoglisi addosso.
Lo stava provocando?
Avrebbe prevalso in lui la persona civile, rispettosa ed educata, oppure alla fine avrebbe vinto la bestia.
Quando erano amici Luigi era salito parecchie volte a casa sua, ma ora era diverso. Quanto successo anni prima e soprattutto lo sfogo di lui, pochi minuti prima in macchina, avevano dissipato ogni dubbio.
Se lo faccio entrare in casa, succederà.
Fesserie, sto male e mi sta solo aiutando.
Sì, ma nel dubbio, meglio evitare.
Aprì la borsetta e prese le chiavi.
‘Apri tu la porta, per favore.’
Entrarono in casa e lei lo guidò fino alla camera da letto.
Sei impazzita?
Ma no, sto male, lui mi accompagna, poi, quando se n’è andato, mi spoglio e mi metto a letto, tutto qui.
L’aiutò a sedersi sul letto. Il mal di testa ora era tornato fortissimo. Paola sentiva come delle vampate roventi che le esplodevano nel cervello.
‘Un ultima cosa, poi puoi tornare in ufficio, sei stato veramente gentile. Potresti togliermi gli stivali?’
Luigi non disse nulla.
Senti le sue mani che armeggiavano con la lampo dello stivale, cercando di prendere il gancio della chiusura.
Lei ora era sdraiata sul letto con gli occhi chiusi, sentì lo stivale aprirsi lentamente, poi il tonfo della calzatura che cadeva sul pavimento.
Avvertì le dita di lui che sfioravano dolcemente, attraverso le calze spesse di lana, in rapida successione, il polpaccio, la caviglia ed infine il piede.
Luigi le tolse il secondo stivale ed ebbe l’impressione che indugiasse di più con il tocco delle dita.
‘Grazie, ora puoi andare. Un’ultima cosa. Finisco di spogliarmi da me, ma fra cinque minuti, dovresti portarmi un po’ d’acqua ed un’aspirina.’
Luigi uscì dalla stanza dopo aver accostato la porta.
Quando rientrò, chiamato dalla voce di Paola, lei era a letto, a dalle coperte spuntava solo il suo viso magro e stanco, circondato dai lunghi capelli scuri.
‘L’aspirina è nel mobiletto del bagno.’
Luigi posò il bicchiere sul comodino ed andò in bagno.
Notò subito il piccolo reggiseno color pesca, sul bordo del lavandino.
Piccolo reggiseno per piccole tette, pensò.
Rientrò nella camera da letto e riprese il bicchiere.
Paola lo vide avvicinarsi e si mise a sedere sul letto.
Mise in bocca l’aspirina che lui le porgeva, poi prese il bicchiere con l’acqua.
Non fece caso subito all’espressione strana, un po’ imbambolata di lui.
Finì di bere il bicchiere. Aveva la gola secca ed era piacevole sentire l’acqua fresca che defluiva nell’esofago.
Le ultime gocce le caddero addosso, il suo sguardo scese lentamente verso il basso e solo allora capì.
Se ne stava seduta sul letto con il busto completamente nudo e Luigi era impietrito, con lo sguardo fisso sui suoi piccoli seni.
Doveva ricoprirsi immediatamente, doveva metterci le mani davanti o, meglio, doveva sdraiarsi subito e tirarsi addosso le coperte, prima che ‘
Lui aveva ripreso il bicchiere e lo aveva posato sul comodino, poi le sue mani si erano spinte lentamente in avanti.
Sarebbe bastato tirarsi indietro e lui si sarebbe fermato, ne era sicura, ma non fece nulla.
Le mani di Luigi arrivarono a toccarla. Sentiva il palmo che le carezzava dolcemente i capezzoli e le venne in mente che il mal di testa sembrava diminuito.
Lentamente si adagiò sul letto e lui la seguì. Le sue mani erano sempre lì, a contatto con i suoi seni, mentre i capezzoli si facevano duri e puntuti.
Quando finalmente tolse le mani Paola era completamente rilassata.
Le mani si spostarono sulla coperta: lentamente la stava scoprendo e lei sapeva già che non avrebbe fatto nulla per impedirlo.
Avevano afferrato il bordo della coperta e lentamente la spostavano verso il basso.
Pensò che finalmente lui poteva vedere, senza la barriera dei vestiti, quel corpo che aveva sempre desiderato. Forse era giusto così.
La vita sottile, il ventre piatto.
Paola sussultò leggermente quando scoprì lo slip piccolo e succinto, dello stesso colore del reggiseno, ma lui continuò tranquillo mettendo a nudo le sue gambe lunghe e perfette.
Sentiva l’aria fredda che colpiva il suo corpo, ma, stranamente, non sentiva freddo.
Si fermò solo quando il corpo di Paola fu totalmente scoperto.
Era bagnata.
Lo slip aveva una grande macchia scura sul davanti.
L’umido aveva reso la stoffa semi trasparente e si vedevano chiaramente le labbra del suo sesso che si stavano schiudendo.
Che vergogna!
Perché?
Non si vergognava affatto. Stava solo succedendo, con tre anni di ritardo, quello che forse sarebbe dovuto accadere molto tempo prima.
Gridò solo quando si sentì toccare.
La stava baciando. Proprio lì.
Le labbra di lui, poggiate sulle sue mutandine bagnate, premevano sul suo sesso.
Quando abbassò il bordo dello slip, Paola non gridò, ma si limitò ad allargare leggermente le gambe.
La lingua di lui la stava penetrando dolcemente, la sentiva inoltrarsi, esplorando ogni centimetro della sua carne.
Ogni momento che passava, si sentiva più bagnata e più eccitata.
Teneva gli occhi chiusi per cercare di assaporare fino in fondo questo piacere incredibile che la stava pervadendo.
Li riaprì solo quando lui arrivò a stuzzicarle il clitoride. Solo in quel momento si accorse che Luigi era nudo e non la stava toccando con la lingua.
La punta del suo pene, completamente eretto, la stava solleticando dolcemente.
Fu proprio lei a rompere gli indugi: gli piazzò le mani sul sedere e lo attirò a sé.
Sentì il pene che le entrava dentro completamente, facendo un strano rumore, come di un sciacquettio, poi Luigi la strinse forte.
Non le aveva strappato i vestiti di dosso solo perché lei se li era tolti prima.
Aveva cinquant’anni ed una voglia irrefrenabile di fare sesso.
Tra qualche anno il suo corpo, nonostante le cure maniacali che lei gli dedicava, avrebbe cominciato a cedere.
I suoi seni, piccoli e perfetti, avrebbero cominciato a fare qualche grinza, poi sarebbero arrivate le prime smagliature sulla pancia, infine sarebbero comparse le varici sulle gambe.
Il suo viso magro, invece, già mostrava da tempo i primi segni del decadimento, nonostante il trucco accurato cercasse di nasconderlo.
‘Scopami, ti prego. Ora!’
Si stupì della sua sfacciataggine, ma Luigi non sembrò farci caso.
Le aveva affondato le mani nel sedere e la sbatteva vigorosamente sul letto.
Avevano buttato tre anni, tre preziosissimi anni.
Cosa avrebbe fatto se tre anni prima, dopo aver chiuso dietro di sé la porta della stanza, l’avesse sbattuta sulla scrivania, le avesse strappato i vestiti e glie lo avesse ficcato dentro?
Avrebbe gridato? Avrebbe chiesto aiuto?
Arrivò l’orgasmo ad annullare i suoi pensieri.
Sentì il movimento di lui farsi più convulso, poi le contrazioni violente che la scuotevano, infine la pace.
Si risvegliò che era notte fonda.
Il mal di testa era quasi completamente passato ed era sola.
In mezzo al letto c’era una grande pozza umida e vischiosa, a testimoniarle che non aveva sognato.
Aveva una fame da lupi. Andò in cucina, prese dal frigorifero prosciutto e formaggio ed accese il tostapane.

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