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tre cazzi son meglio di uno

By 15 Ottobre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Voleva provare quell’esperienza da molto tempo e, finalmente, ne aveva trovato il coraggio. 

Seduto su quella scomoda sedia di legno continuava a scrutare la stanza dalle pareti scure, le luci offuscate e… Silenzio. Una tale quiete da risultare pesante, si sentiva come una preda di Saw l’Enigmista. L’ansia cresceva in quell’attesa, gli arti s’intorpidivano e le corde laceravano la pelle, ogni movimento risultava sinonimo di dolore, che provenisse da un polso o una caviglia non faceva differenza. 

Dei passi in avvicinamento rimbombavano nel corridoio mentre l’ansia cresceva.

Entrò un uomo con dipinto in volto un ghigno irritante, traspariva arroganza.

«Un tempo essere cornuti era un disonore, ora è pratica come un’altra, cornuti contenti.» Il tono tagliente e pieno di sé lo colpì nel profondo come una lama, era certo di non essere omosessuale, ma non riusciva a comprendere perché quell’uomo innescasse in lui una certa reattività delle parti intime…

«Ma cosa dico, a voi frocetti piace essere umiliati, non sapete scopare la vostra puttana… Non riuscite  a farla godere…» Gli occhi penetranti di quell’uomo gli scavavano nell’anima, pareva impossessarsi della sua mente.

Roberto sfiorava con i polpastrelli gli oggetti deposti sul tavolo all’estrema destra:  metteva più ansia degli occhi di un professore quando scorrono sull’elenco dei nomi per pescare a sorte il povero disgraziato di turno che puntualmente sarà l’unico stronzo che non sa nemmeno che materia insegna. Non raccontiamocela, quelli non fanno affidamento sulla casualità, ti scrutano da dietro quel maledetto registro e fiutano la paura, si perdono nello sguardo del più terrorizzato e puntualmente lo pescano! 

Roberto sfiorava con i polpastrelli gli oggetti deposti sul tavolo all’estrema destra:  metteva più ansia degli occhi di un professore quando scorrono sull’elenco dei nomi per pescare a sorte il povero disgraziato di turno che puntualmente sarà l’unico stronzo che non sa nemmeno che materia insegna. Non raccontiamocela, quelli non fanno affidamento sulla casualità, ti scrutano da dietro quel maledetto registro e fiutano la paura, si perdono nello sguardo del più terrorizzato e puntualmente lo pescano! 

Diego sentì una scossa lungo la colonna vertebrale appena quel maledetto sfiorò una frusta da bondage, ecco che la mano si arresta e torna indietro: “Che casualità!” pensò alzando gli occhi al cielo.

Perso nei suoi pensieri non si accorse che si stava avvicinando fin quando una scossa gli percosse gli addominali, una frustata sul cazzo senza preavviso lo piegò in due. 

«Che femminuccia.» Lo scarnì poco prima di afferrargli i capelli e girarlo con violenza verso la porta dove faceva il suo ingresso Sara, la sua ragazza.

Una donna che avrebbe potuto benissimo fare la modella. Un seno perfetto, se pur di taglia mediocre, un culetto sodo. Un volto dai lineamenti sottili e delicati, labbra carnose, occhi verde smeraldo incorniciati da un caschetto di capelli lisci castano chiaro. Se ne reinnamorava ogni volta che la vedeva.

«Ora vediamo cosa sa fare la tua puttanella.» il tono maligno venne disperso nella stanza mentre si allontanava.

Sara indossava soltanto l’intimo bianco che risaltava la sua perfetta abbronzatura, sembrava volesse dirgli qualcosa, ma non fece in tempo ad aprir bocca che venne occupata da una pallina rossa.

«Una legge italiana dichiara che le cagne vadano portate al guinzaglio con la museruola, io non voglio essere multato, voi?» Diego lo fulminò, cominciava ad innervosirsi e l’erezione che spingeva sul tessuto rigido dei jeans non aiutava. 

Le mano pesante e spessa di Roberto afferrò il reggiseno strattonando verso il basso la donna che con un lamento atterrò sulle ginocchia, nella stanza rimbombò il suono del tessuto che si lacerava e i respiri regolare di Sara si fecero più pesanti…

«Guarda come sbavi! Cosa sei, un bulldog? Che schifo.» Il tono disprezzante offese la ragazza decisa a farlo pentire di quelle affermazioni.

Con un gesto rapido le cinse la gola sollevandola leggermente dal suolo e portandosela a pochi centimetri dal volto.

«Vedo sfida nei tuoi occhi… mi piace!» 

Diego fremeva, non sapeva spiegarselo, ma non vedeva l’ora le scopasse la bocca. Voleva vederla scopata in ogni buco, il desiderio divampava in lui privo di razionalità.

Nella stanza entrarono altre tre persone, tra cui un’altra donna. Nulla di ché, corporatura esile e lunghi capelli biondi, occhi castani e una seconda di seno. Sfigurava di fronte alla sua ragazza.

Al cenno di Roberto il ragazzo moro liberò la bocca della sua fidanzata che fremeva di voglia, le mutande erano fradice dei suoi umori, desiderava con tutta se stessa del sano sesso.

Di sua iniziativa liberò il membro del ragazzo fronte a lei e si prodigò in uno dei suoi pompini da gola profonda. Quell’arte che per anni aveva inseguito allenandosi con costanza, prendendo cazzi di ogni forma, dimensione e colore.

Certo, avrebbe preferito appropriarsi dell’enorme cazzo nero che le stava per entrare in figa, ma tutto sommato andava bene così. 

Il ragazzo le strappò l’ultimo indumento rimastole addosso per poi entrare prepotentemente in lei.

Sentiva la sua figa allargarsi al passaggio di quel pene maestoso, di cazzi ne aveva presi e, in un certo senso, era piuttosto sfondata eppure si ritrovava un intimità stretta da fare invidia a una vergine.

Roberto se lo stava facendo succhiare dalla sua troia bionda, si sentiva inutile, non lo aveva nemmeno eccitato… eppure lei era mille volte più attraente di quella… quella cosa! 

Il moro la riportò su un piano reale con un affondo privo di tatto, sentì la cappella là dove nessuno era arrivato. Istintivamente cercò lo sguardo del suo ragazzo notando un erezione paurosa attraverso il pantalone. Gli occhi persi nel vuoto e la bava alla bocca, non lo aveva mai visto in quello stato…

Il ragazzo di colore alle sue spalle uscì da lei per avvolgerle il ventre e metterla sopra penetrandole il culo senza minima lubrificazione. Un urlo di dolore invase la stanza attirando la bionda che, senza complimenti, abbandonò il suo operato per dirigersi sull’intimità di Sara che parve disgustata dalle sue intenzioni, ma si ricredette quando il piacere superò una soglia indescrivibile con l’aggiunta di quella calda ed esperta lingua sul suo clitoride. 

Diego si stava agitando sulla sedia, voleva liberarsi, voleva scopare!

«Liberami cazzo!» Implorò tra i denti.

«Liberarti? Ma non vedi come gode la tua puttana? La bocca piena e il culo rotto!»

«Almeno una mano… il cazzo… liberami almeno il cazzo per Dio!»

Roberto si limitò a ridacchiare soddisfatto per poi dirigersi dalla ragazza vogliosa che si stava lasciando sfondare in ogni buco.  Afferrò prepotentemente i capelli biondi della ragazza sbattendola lontano con un unico gesto e rimanendo con una ciocca di capelli in mano, ma non se ne curò minimamente, così come aveva ignorato le urla della giovane. 

Occupò l’unico buco libero di Sara facendola urlare a squarcia gola di piacere, in un attimo di concessione del moro che riprese subito possesso della sua gola.

Cambiarono posizione, una bella pecorina era quello che ci voleva. 

I tre, agevolati dalla posizione, aumentarono la forza degli affondi, cercarono di sincronizzarsi, aumentarono la velocità. Il culo cominciava ad arrossarsi sotto i colpi del ragazzo di colore che non si tratteneva minimamente facendo oscillare le chiappe della donna come gelatina.

Il colpo finale venne dato dalla bionda che le baciò i turgidi capezzoli per poi attaccarcisi come una bambina in fasce pizzicando l’altro con i polpastrelli.

I ragazzi le vennero dentro riempiendola di seme, neanche una goccia cadde sul pavimento.

Diego fissava la sua compagna ansante sul pavimento, incapace di reagire. Con la coda dell’occhio seguì le figure uscire dalla stanza, i ghigni superiori e snob svanirono dietro i muri. 

L’ultimo ad uscire fu Roberto, dopo aver tagliato le corde, lasciando con l’ultima provocazione.

«Visto come si scopa una puttana?» cingendogli la gola con la mano destra «La prossima volta ci scopiamo anche te, che ne pensi?» La risata rimbombava nella stanza anche dopo la sua scomparsa, lasciando lì, con la mente bianca, la coppia che da quel giorno aveva compreso la loro più grande perversione sessuale.

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