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Racconti Erotici Etero

Troia in hotel.

By 30 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un pomeriggio afoso: non avevo voglia di restare in una camera d’albergo da sola quando potevo benissimo cercarmi tutte le alternative che volevo. Mi alzai dal letto indossando solo un perizoma velato. Le tette fibrillarono per un istante lasciate libere a vagare nell’aria calda della camera. Era una zona centrale della città quella in cui mi trovavo ed era piena zeppa di hotel che si fiancheggiavano l’un l’altro e anche di fronte. Ad un tratto mi sentii osservata e scostando ulteriormente la tenda leggera della finestra, constatai la mia sensazione. C’era un uomo sui 40 anni dal lato opposto della strada che si stava dilettando a spiare i miei movimenti. Mi sentii assalita da uno strano brivido caldo ma finsi indifferenza e, spalancando la finestra, continuai in quella messa in scena pregustando già il piacere che da lì a poco mi sarei procurata.
Cosa potevo fare per placare quella voglia esorbitante che mi faceva già inumidire tra le gambe? Presi una rivista, cominciai a sfogliarla seduta sulla poltrona. Ma ad un tratto mi venne naturale appoggiare un dito sul perizoma: cominciai prima ad accarezzarlo lentamente, poi lo scostai facendola già intravedere. L’uomo alla finestra era ancora lì, più di prima anzi. Anche lui aveva spalancato la sua finestra e, senza dare troppo nell’occhio, aveva sfilato fuori dalla cerniera il suo cazzo cominciando a maneggiarlo con delicatezza, come se aspettasse me e i miei input. Trovavo eccitante quella situazione e fare intravedere la mia figa era il preambolo del paradiso per me! Perché la sentivo già sgocciolante, in preda a furori imprevisti e mi piaceva, sentivo crescere la frenesia di farmela riempire il più possibile. Tutta! Con un cazzo grossissimo, e perché no?… Pensandoci pure con due.
Avevo provveduto a divaricare meglio le gambe e con una finta innocenza mi ero messa a giocherellare con il clitoride: lo presi prima tra le dita poi mi venne quasi d’istinto sputarci su e, sentire scivolare quel rivolo di saliva sul bottoncino, mi fece scaldare come una vera troia. Cosparsi la saliva sapientemente sulle grandi labbra infradiciandomi tutti i peli che già erano umidi per conto loro.
Quel signore continuava a guardarmi spudoratamente. Io decisi di fissarlo negli occhi mentre succhiavo il mio dito impregnato di umori e saliva. Poi mi venne un’idea assurda ma assolutamente eccitante: avrei chiamato il cameriere in camera, con una banale motivazione e avrei consumato lì quell’implacabile desiderio di essere sfondata.
Mentre sollevavo la cornetta del telefono mi venne la lampante idea di strofinarmela sulla figa: stavo impazzendo, morivo dalla voglia di penetrarmi. Non sapendo più resistere me ne infilai mezza tra le piccole labbra: oh che goduria! Mi mossi dapprima con lentezza poi con furia verso quell’aggeggio di plastica già inzuppato della mia eccitazione. L’uomo di fronte stava perdendo la ragione: aveva la fronte intrisa di goccioline di sudore e la mano, che prima era indiscreta, adesso si muoveva selvaggiamente senza ritegno. Smisi ad un tratto, senza preavviso, come a stoppare e a prolungare l’orgasmo di entrambi ma allo stesso tempo coinvolgendo un terzo ignaro. Chiamai alla reception e pregai il signore che mi rispose di farmi recapitare presto in camera una bottiglia di champagne. Fui subito accontentata e qualche istante dopo un ragazzo sui 35 anni bussò alla mia porta indossando la linda divisa. Io decisi di non ricompormi affatto: se no che senso avrebbe avuto? Col perizoma incastrato nella piega della fighetta andai ad aprire accogliendolo con lo sguardo più ammiccante che avrei potuto elargire. ‘Oh, &egrave stato velocissimo! Non so come ringraziarla’ anzi no: un modo ce l’avrei.’ ‘Ma Signora questo &egrave il mio lavoro: non deve ringraziarmi” Chiusi la porta alle mie spalle e, come se non avessi sentito nulla, lo invitai a versarmi da bere nel lungo calice in cristallo appoggiato sul tavolo. Lui era più eccitato che imbarazzato e penso che anche il signore alla finestra lo aveva notato, captando inequivocabilmente le mie sconce intenzioni.
Mi versò da bere ma invece di appoggiare le labbra al bicchiere appoggiai il bicchiere alle labbra della figa. Misi due dita dentro lo champagne e cominciai a bagnarmela maliziosamente. ‘Ecco: voglio ringraziarla offrendone un po’ anche a lei’ Non mi dica che disdegna perché tanto non la credo’ Vedo già che il suo cazzo &egrave impietrito e le pulsa da sotto i pantaloni! Su, non faccia storie: sorseggi pure.’ Il cameriere non capiva se era un scherzo, se era lecito osare o era meglio andare via. A questo punto fui io che lo presi delicatamente per il collo e lo feci abbassare tra le mie gambe mentre ero sulla poltrona, avendo cura di mostrare al meglio la scena allo spettatore che ingrifato continuava ad osservare.
Aveva una lingua meravigliosa, in totale antitesi con il suo imbarazzo iniziale: mi picchiettava il clitoride ritmicamente facendo colare la saliva dappertutto: tra le labbra, sui peli, persino sul buco del culo. Uh, come mi piaceva’! Mentre lui mi lavorava io cercavo di essergli d’aiuto ficcandomi tre dita in vagina: mi sentivo una troia da competizione e gemevo come una forsennata non curandomi se qualcuno potesse sentire.
Nel mentre mi ero così distratta a tal punto da non accorgermi che il signore alla finestra non c’era più. Ma non me ne preoccupai a lungo: il cameriere aveva tirato fuori il suo enorme cazzone ed io avevo ben altre cose a cui pensare! Glielo iniziai a ciucciare con furore, facendomelo arrivare in gola: glielo scappellavo, ci sputavo su e ricominciavo a pomparlo senza fermarmi un attimo.
‘Lei &egrave una vera troia Signora! C’ha una bocca da fare invidia alle migliori puttane della strada’ Si vede che &egrave una che ha esperienze col cazzo: chissà quanti ne avrà cavalcati! C’ha la figa socchiusa, ma si vede già che &egrave larga come quella di una vera troia!’. Proprio mentre il cameriere inneggiava alla mia bravura sentimmo bussare alla porta. Eravamo così frastornati dal piacere che era impossibile pensare di potere interrompere. Così con la bocca ancora piena di cazzo invitai chi bussava ad entrare, chiunque egli fosse stato. Fu un’enorme soddisfazione vedere esordire in camera quel signore che sino ad un minuto prima se lo smanettava alla finestra. ‘Continui pure a ciucciarglielo…’ mi disse e mentre si avvicinò poggiando una mano sul mio collo e costringendomi a prenderlo sino all’ultimo centimetro. Mentre succhiavo lo guardavo negli occhi: ‘Che gran troia che sei. Meriteresti cazzi a non finire: sbattuti a due a due nei buchi già larghi che ti ritrovi!’ Sentenziò così e senza avvisarmi sprofondò il suo grosso cazzone nel mio culo allargandomi la figa in una maniera scandalosa. Il cameriere era in preda all’eccitazione più assoluta perché io non mi ero affatto fermata e continuavo a succhiarglielo come una maiala. L’altro mi sbatteva ma intanto la mia figa era vuota e nessun pensiero avevo se non quello di farmi sfondare contemporaneamente da entrambi! Mi misi a cavalcioni sul cameriere continuando ad offrire il culo allo sconosciuto: ero impalata su due cazzi da favola. Li sentivo pulsare e scivolare dentro e mi affrettavo a non lasciarne nemmeno un pezzo fuori. Godevo, accidenti come godevo! Pure loro erano frastornati dal piacere e quando non poterono più resistere lo sconosciuto mi costrinse a sedermi sulla poltrona spalancandomi le gambe: invitò il cameriere a puntarmi il cazzo in figa, senza farlo entrare e così fece pure lui. I loro orgasmi esplosero in tanti fiotti bianchi di sperma che infradiciarono i peli della mia figa: erano due tonalità di bianco diverse, scolavano sulla mia figa indecentemente’ ma erano diversi anche di sapore: infatti anch’io completai il mio orgasmo trangugiando quell’impasto di creme deliziose. Strofinai le mie dita sulla figa, ne infilai qualcuno dentro e poi le leccai senza ritegno. I due non mi ringraziarono neanche: erano troppo spossati di piacere. Il cameriere si rivestì e anche l’altro ma quest’ultimo mi avvisò che era stato solo un assaggino: ‘Senti troietta, sarebbe ingiusto non sacrificare una figa come la tua al piacere collettivo… Perciò stasera avrai una sorpresa per la tua troiaggine.’ Poi rivolgendosi al cameriere: ‘Porti pure i suoi colleghi stasera qui’ La signorina necessita di un adeguato sfondamento.’ Entrambi sghignazzarono e la porta si chiuse dietro le loro spalle.

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