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Tua figlia è un troione

By 15 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

CAPITOLO 1: MIA FIGLIA E’ UN TROIONE

Da un po’ di tempo, ogni volta che vedo mia figlia scendere le scale di casa, sento il sangue che mi ribolle nelle parti basse.
Immaginate questa scena: &egrave sabato sera, siete sprofondati sul divano a guardare qualche programma televisivo del cazzo perché &egrave estate e il campionato &egrave ormai finito.
Vostra moglie &egrave fuori, a vedere la partita di pallavolo della figlia più piccola, e non ritornerà prima di un paio d’ore.
Il momento ideale per farsi una sega, e il vostro cazzo lo sa e inizia a vibrare e a ingrossarsi lentamente.
Poi dal piano di sopra sentite rumore di tacchi, alzate lo sguardo e vedete la vostra primogenita diciannovenne scendere le scale a chiocciola donandovi dieci secondi di panoramica mozzafiato sotto la minigonna, salutarvi distrattamente raccomandandovi di non aspettarla alzati e poi uscire dalla porta sculettando, in maniera inconsapevole o forse no.
Tesoro, se non vuoi che ti aspetti alzato dovresti evitare di farmelo alzare.
Mia figlia Jessica &egrave una rossa da paura, il viso &egrave da ragazza dell’est, inteso non come tratti orientali ma come faccia da puttana, i capelli rosso fuoco, la bocca di sua madre, bel culone tondo e tette esplosive.
E’ anche stupida come solo le rosse lo sanno essere, e mi chiedo cosa possa capitare a una cretina come lei che di sabato sera se ne va in giro vestita come una baldracca insieme a chissà chi.
Io non sono uno di quei padri gelosi e possessivi che impongono alle figlie di vestirsi a modo, figurarsi; se scendesse le scale con addosso dei jeans anziché la minigonna andrebbe contro i miei interessi.
Spengo la televisione e decido di andare a farmi una sega intanto che il ricordo delle sue mutandine &egrave ancora vivido nella mia mente; vado al cesso, con una mano tengo il cazzo e con l’altra il tablet con un bel primo piano di una sua foto, un selfie in cui fa la faccia da oca, e mi lascio trasportare dalla fantasia.
Me la immagino in questo momento, con le sue amichette, tutte vestite da zoccolette come lei, andare in giro per la città atteggiandosi da top model, credendo di avere tutti gli uomini in loro pugno quando in realtà &egrave il contrario. Nel giro di mezz’ora troveranno qualche vecchio marpione che offrirà loro da bere, e le più furbe ne approfitteranno mentre Jessica, da brava ritardata quale &egrave, finirà infinocchiata, letteralmente. La faranno ubriacare e poi qualche cinquantenne padre di famiglia arrapato si offrirà di accompagnarla a casa, casa di lui si intende.
La porterà in braccio fin sul divano, poi si slaccerà i pantaloni e inizierà a menarselo davanti a lei. Le chiederà:
“Hai mai fatto una pompa, Jessica?”
Lei offesa inizierà a fare l’isterica e a lanciare cuscini in giro dicendo che fa pompini da anni ed &egrave bravissima a farli, ma non li fa certo gratis.
L’uomo le offrirà cinque euro e lei glieli prenderà dalla mano senza fare troppi complimenti per infilarseli nella scollatura, poi si alzerà a fatica dal divano e barcollando si metterà in ginocchio davanti a lui, lo sguardo perso e la bocca socchiusa, si rassetterà i capelli, afferrerà il gran cazzo dello sconosciuto con le punta delle dita tradendo una certa inaspettata insicurezza e strizzerà occhi e bocca prima di scoppiare in un’insensata risata da ubriaca.
‘Se ti tiri indietro ridammi i miei cinque euro’ le dirà l’uomo ridacchiando.
‘Non mi tiro indietro!’ urlerà allora lei facendo la finta offesa. Chiuderà di nuovo la mano fredda attorno all’asta dell’uomo, stavolta a palmo intero, con più sicurezza, gli occhi fissi sulla punta, le labbra socchiuse, l’espressione concentrata di una novizia che non sa da dove cominciare ma non vuole darlo a vedere.
‘Dai puttana’ le dirà l’uomo a bassa voce, e lei si offenderà e inizierà a gesticolare e a starnazzare che lei non &egrave affatto una puttana, anche se ha cinque euro nel reggiseno, un cazzo stretto nella mano sinistra e una faccia che &egrave oggettivamente e inequivocabilmente da prostituta di strada.
Jessica aprirà appena appena la bocca e si avvicinerà ma poi scoppierà di nuovo a ridere quando le labbra saranno a pochi centrimetri dalla punta del cazzo, e si getterà a terra.
‘Non farmi ridere!’ protesterà con lo sconosciuto, che la afferrerà dolcemente dal mento a tirarla su, divertito e spazientito allo stesso tempo: ‘Cazzo, me la stai facendo sudare questa pompa’
E lei riderà di nuovo.
Lui allora le prenderà la mano e se la riporterà attorno al cazzo, e sarà lui a tenergliela lì ferma e stretta e a dettarle il ritmo della masturbazione.
‘Sono capace anche da sola’ protesterà lei, e quando lui le mollerà la mano lei andrà avanti da sola con insicurezza e la faccia meravigliata della ragazzina che fa la sua prima sega.
Chi si atteggia da puttana non sempre lo &egrave veramente, e Jessica deve senza dubbio essere una di quelle profittatrici che te la fanno annusare ma sul più bello si tirano indietro.
Ora però sta facendo godere questo sconosciuto padre di famiglia con la sua dolce e non più vergine manina sinistra, e un pochino sta godendo anche lei perché non fa più l’ubriaca isterica, tiene lo sguardo fisso sul cazzo, la bocca appena aperta da cui ogni tanto si sente ansimare piano.
‘Che faccia da puttana che hai Jessica, tuo padre deve essere molto fiero di te’ dice l’uomo mentre Jessica inizia a prenderci la mano e ingrana il ritmo giusto.
Quell’uomo ha proprio ragione. Sono molto orgoglioso della mia Jessica, faccia da puttana e labbra che fanno sborrare al solo guardarle. E’ proprio lì che va a finire la mia sborrata, sullo schermo del tablet proprio nel punto in cui la sua bocca &egrave distorta a soffiare un bacio a chi guarda.
Una sega soddisfacente, dovrò farmele più spesso in questo modo.
Ora mi sento più rilassato, ma non riesco comunque a non chiedermi dove sia Jessica in questo momento, e con chi sia e in quale posizione.

CAPITOLO 2: ANCHE LA MIA

Ne parlo un giorno insieme ad un amico, seduti ai tavolini di un bar in riva al lago, davanti ad un buon bicchiere e condividendo il piacere di un sigaro cubano.
In realtà &egrave lui ad introdurre l’argomento, perché io non troverei mai il coraggio di andare a dire a un amico che trovo mia figlia irresistibilmente zoccola.
‘Scusa se te lo chiedo, ma tua figlia, Jessica, cosa fa?’
Che domanda strana. E’ al primo anno di università, come tutte le diciannovenni di questo paese, o perlomeno quelle che vengono da famiglie benestanti, come la mia e come anche la sua (e del resto se non fossimo benestanti non faremmo così spesso aperitivi in riva al lago fumando pregiati sigari di importazione).
Perché me lo chiede?
‘Ma no, niente’
Insisto, incuriosito da ciò che pensa. In fondo anche la curiosità che io provo per lei &egrave abbastanza recente, quindi mi fa piacere sapere cosa ne pensino gli altri.
Lui fuma e mi dice ridendo che non &egrave ancora abbastanza ubriaco da dire quello che pensa veramente di Jessica, e scoppio a ridere anch’io, poi cala un imbarazzato silenzio che si protrae per cinque lunghi minuti, in cui ci passiamo il sigaro senza guardarci e finiamo ciò che abbiamo nel bicchiere.
‘E’ un ficone della madonna’ dice, alla fine.
‘Tu dici?’
‘Certo. Tu sei suo padre e non lo puoi capire, ma per noi che non abbiamo vincoli di parentela, tua figlia &egrave proprio un bel bocconcino. Scusa se sono stato diretto.’
Arriva la cameriera a portarci altri aperitivi, la ringrazio e senza parlare prendo un sorso dal mio bicchiere, meditando bene sulle parole da usare.
‘Io la trovo volgare’ dico. ‘Ha dei lineamenti molto grezzi, aggressivi. Concordo sul fatto che possa essere sexy, come tipo di ragazza, ma io ho sempre preferito quelle acqua e sapone.’
Bevo di nuovo, e ora sono abbastanza carico di alcol da poterglielo dire sorridendo: ‘Quelle come tua figlia, per intenderci’
Lui mi guarda basito per un attimo e poi scoppia a ridere.
Sua figlia Martina: ragazza di vent’anni dall’aspetto di bambina, bassina, magrolina, fronte alta e lunghi capelli castani scompigliati, sguardo allegro e solare, sempre sorridente, molto smaliziata ma per niente maliziosa, estroversa ma insicura. Non ha praticamente tette, ma compensa con un bel culetto che sul suo fisico esile spicca a meraviglia.
‘Ti piace mia figlia?’ mi chiede, incredulo e divertito al tempo stesso.
‘Una bottarella gliela darei’ ammetto.
‘Io a tua figlia altro che bottarelle, la farcirei!’
‘Allora dovremmo scambiarcele, no?’
Scoppiamo a ridere di nuovo entrambi, ma quando ritorniamo seri iniziamo a parlarne.
‘Pensi che funzionerebbe? Scambiarci le figlie per una settimana.’ gli chiedo.
‘Ah, per me di sicuro, a te non credo ti andrebbe tanto bene’
‘Perché?’
‘C’&egrave bisogno che te lo spieghi?’
‘Si, spiegami’
‘Beh dai cazzo, mia figlia la conosci, se te la tieni in casa non ti darebbe una mano neanche a lavare i piatti. La tua Jessica invece…’
‘Lo so, &egrave un troione’
Il padre di Martina annuisce: ‘Non dovrei dirtelo, ma visto che siamo nell’argomento… noi sono anni che lo diciamo che tua figlia &egrave un troione’
‘Noi?’
‘Si, io e gli altri, Beppe, Marco, Gianni. E io sono uno di quelli più moderati. C’&egrave Gianni che se potesse le farebbe il culo da mattina a sera!’
Rido: ‘Allora faccio a cambio con lui. Sua figlia &egrave già maggiorenne?’
‘Certo, compiuti il mese scorso’
Restiamo un attimo in silenzio, stiamo pensando la stessa cosa?
‘Quale altra ti vorresti scopare, tra le figlie di noi del gruppo?’
Ci facciamo portare carta e penna dalla cameriera del bar e ci mettiamo a scrivere una lista.

CAPITOLO 3: IL CLUB DEI PADRI ORGOGLIOSI

Abbiamo deciso di fondare questo club perché, come tutti i padri, noi siamo orgogliosi delle nostre figlie, sono le nostre principesse e pensiamo siano meravigliosamente belle.
Ma questo nostro club vuole andare oltre questa cosa. Perché a volte &egrave anche bello cambiare un po’ i ruoli, e le principesse oltre ad essere belle sono anche molto desiderabili.
Noi abbiamo deciso che per apprezzare al meglio le nostre figlie, dovremmo guardarle con occhio esterno mentre esprimono tutta la loro esplosiva sessualità; non quindi SCOPARCI le NOSTRE figlie, ma affidarle ad altri padri che sappiano guidarle, accudirle, addestrarle in modo che possano esprimersi al massimo del loro potenziale, e al tempo stesso fare questo alle figlie di altri.
Noi mettiamo a disposizione le nostre figlie, Jessica e Martina, diversissime tra loro ma entrambe assolutamente desiderabili, perché trovino un uomo (o più uomini) che sappiano far loro da guida.
Invitiamo tutti coloro che condividono questo nostro pensiero ad unirsi al nostro piccolo club.
Le regole sono semplici: ne porti una, ne prendi una.
Aspettiamo voi e le vostre fanciulle, e, anche se loro ancora non lo sanno, vi aspettano anche Jessica e Martina!
p.s. Gianni tu sei caldamente invitato perché dobbiamo parlare della tua bocchinara!

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