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Tua schiava per una notte

By 28 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

I tuoi ordini erano stati chiari ed io speravo di compiacerti eseguendoli alla lettera. Sono le 20.30 ora dell’appuntamento, scendo dalla macchina e mi avvicino al portone della cascina che mi hai indicato oggi nel pomeriggio, con i tuoi ultimi accorgimenti. Sto trattenendo il fiato per l’agitazione e l’eccitazione di vederti, la brezza serale accarezza le mie gambe nu-de e si insinua sotto la minigonna senza intimo, un brivido mi percorre e in quell’istante sento lo scrocchio della porta. Entro, l’interno è completamente buio, non vedo nulla, ma sento la porta dietro di me chiudersi con un tonfo. Ho paura. Dietro di me percepisco una presenza ‘shh non dire una parola’, la tua voce mi tranquillizza e le tue mani iniziano a toccarmi il seno, prima è una carezza e poi la morsa si fa più stretta, mentre le tue labbra baciano il mio collo’ mi stai martoriando i seni, mi fai male, ma il dolore è attenuato dalla tua lingua che disegna degli arabeschi sul mio collo facendomi eccitare. Le tue mani final-mente mollano la presa e mi accarezzano le braccia costringendomi ad alzarle sopra la te-sta. Click, il rumore familiare delle manette mi blocca i polsi e li fissi a qualcosa che proba-bilmente cala dal soffitto. I miei occhi iniziano ad abituarsi al buio nella stanza, è un salone enorme, con due porte laterali che portano ad altre stanze adiacenti ed una scala per il piano superiore, il pavimento è in legno e mi sembra di vedere un grande tappeto con un tavolo al centro, un camino e due grandi divani posti l’uno di fronte all’altro. Mi bendi, co-me se avessi percepito i miei pensieri ed avessi intuito che stavo osservando il luogo in cui sarò la tua schiava per una notte.
Zich zich, uno sforbicio mi arriva all’orecchio ed i miei vestiti, quei due unici pezzi di abbi-gliamento che mi hai ordinato di indossare, vengo fatti a brandelli con le forbici che, ad ogni taglio, mi sfiorano la pelle dandomi brividi di terrore. Sono appesa come un salame, hai tirato la corda in modo che i miei piedi, che calzano le scarpe con il tacco a spillo, toc-chino a malapena terra. Le tue mani iniziano a toccarmi, mi succhi i capezzoli’con una mano scendi sul culo e mi infili dentro due dita così violentemente che rimango senza re-spiro e per non cadere, mi aggrappo alla corda a cui sono appesa. Vorrei urlare di dolore, ma non posso, mi hai vietato di parlare e non voglio fare nulla che possa indispettirti e darti l’opportunità di punirmi. So che questa notte sarai solo il mio padrone, il mio carnefi-ce e non avrai nessuna pietà di me. Il dolore si attenua, il mio culo si sta abituando a que-sta intrusione improvvisa e sto iniziando a trarne piacere’come al solito leggi nella mia mente e percepisci ogni mia sensazione e introduci un terzo dito per ripristinare il dolore che vuoi provocarmi. Spingo il bacino in avanti, come a sfuggire dalle tue dita che mi mar-toriano, ma la tua bocca mi blocca iniziando a succhiarmi il clitoride. D’istinto sollevo una gamba per facilitarti il compito, ma questo ti da modo di spingere ancora più a fondo le di-ta. Mi fai male, ma nello stesso tempo mi fai eccitare, la mia figa gronda di piacere e mi sto avvicinando inesorabilmente ad un orgasmo devastante. Lo sai ed aumenti il ritmo, questa volta mi concederai di godere, perché sai che questo piacere sarà scatenato anche dal dolore che provo, ma non oso farlo senza il tuo permesso’non una parola esce dalla tua bocca impegnata a leccare avidamente la mia figa e la tortura nel mio culo non accen-na a diminuire, voglio godere, voglio il permesso di farlo, concedimelo, ma tu non lo fai’ ‘Dimmi che posso godere ti prego’ ti supplico ormai al limite di sopportazione’ in un lam-po mi svuoti e ti allontani da me e mi sferri una sculacciata a mano aperta. Le lacrime ini-ziano a rigarmi il volto per l’orgasmo mancato, la lontananza dal tuo corpo, dalle tue mani, dalla tua bocca e per il dolore dato dall’estromissione improvvisa delle tue dita e dalla scu-lacciata datami con tutta la tua forza. ‘Silenzio schiava, non hai il permesso di parlare né di godere finché non sarò io a volerlo, hai capito?’ una seconda sculacciata arriva inesora-bile proprio nello stesso punto della precedente rinnovando il bruciore ‘HAI CAPITO?’ in un sospiro ti rispondo ‘si mio padrone’, ‘brava, se ubbidirai e ti piegherai al mio volere sa-rò clemente e forse non ti punirò ancora’. Le tue parole, ora quasi dolci, mi confortano e mi accarezzano la mente distendendo i miei muscoli contratti dal dolore.
‘Succhia!’ mi ordini portandomi alla bocca un fallo di lattice di notevoli dimensioni e vena-to molto più di un cazzo vero. Apro immediatamente la bocca e inizio a leccarlo e succhiar-lo immaginando che sia il tuo. ‘Brava, leccalo e bagnalo per bene’. Non appena hai finito di pronunciare queste parole, me lo sfili dalla bocca per mettermelo tutto dentro la mia fi-ga che si stava bagnando di nuovo per il pompino fatto al cazzo di gomma. La tua bocca intanto mi succhia mentre mi scopi furiosamente infilandomi quel mostro di fallo, fino in fondo, cercando quasi di sfondarmi. Anche questa volta ho sensazioni di dolore e piacere, ho capito che questa notte sarà così, dolore e piacere insieme. Sollevo una gamba per fa-cilitarti sia l’intromissione che il sapiente lavoro sul mio clitoride, mi sto abituando al dolore che vuoi infliggermi, mi piace e ne traggo godimento.
Di nuovo sono al limite, sono vicina all’orgasmo, voglio godere, lo voglio con tutta me stessa, non resisto più ed esplodo in un orgasmo travolgente che mi percorre tutto il corpo e la mente.
Sono devastata, l’orgasmo mancato in precedenza ha acutizzato questo, che mi sembra durare in eterno, lo percepisci e continui a leccarmi prolungandomi ulteriormente il piace-re. Il ritmo della tua lingua e del fallo rallenta con i miei respiri che vanno normalizzandosi. Me lo sfili, ti alzi e mi stacchi dalla corda, ma non mi togli né le manette né la benda. Mi accompagni fino al divano, mi fai appoggiare in ginocchio su di esso con la testa appoggia-ta sullo schienale. Immagino i tuoi occhi scrutare i miei buchi che, in quella posizioni, sono ben aperti ed in vista. Ti inginocchi dietro di me e ricominci a leccarmi, le tue mani mi ac-carezzano, prima il sedere, lo apri per facilitarti l’accesso e poi le tue mani scivolano sul seno, strizzandomi’. Mi scopi con la lingua e il piacere si fa di nuovo strada in me. Ma du-ra poco, dopo un’ultima leccata al mio buchetto, introduci piano piano il fallo che prima mi ha martoriato la figa facendomi esplodere. Lo forzi dentro di me, lo introduci tutto e lo ruoti per farmi sentire tutte le venature dure che lo costituiscono. Ancora dolore e piacere e le tue mani sapienti mi pizzicano il clitoride facendomi perdere il lume della ragione. Mi lasci così, con il fallo piantato tutto dentro le mie viscere.
Un cazzo mi forza la bocca, è il tuo e lo lecco con avidità, mi scopi la bocca ed io assecon-do ogni tuo affondo cercando di prenderlo sempre di più, i miei freni inibitori non esistono più, stanotte sono la tua schiava, la tua puttana, la tua troia e voglio godere e farti godere come non mai.
‘Brava la mia schiavetta, succhia il tuo padrone’ e affondi ulteriormente dentro la mia bocca, lasciandomelo piantato fino in gola, lasciandomi senza respiro.
Esci facendomi riprendere fiato per rientrare nella mia bocca, ancora spalancata ed anche questa volta affondi e forzi come a volermi far entrare anche le palle. Ancora e ancora, tutte le volte forzando sempre di più ed ogni volta lasciandomi senza respiro.
‘Alzati’ il tuo ordine arriva come uno schiaffo, mi svuoti la bocca e tento di alzarmi, ma il cazzo ancora conficcato dentro di me non mi facilita il compito. Le tue braccia mi aiutano ad reggermi sulle gambe e mi spingi a camminare. Mi fai salire sulle scale e le sensazioni che vengono dal mio culetto sono stupefacenti. La tua mano si appoggia sull’estremità del fallo per aiutarmi a salire meglio le scale, ma fa si che tu lo tenga stretto introducendome-lo ancora di più. La scala finisce e mi guidi, facendomi ancora camminare. Immagino il tuo sorriso soddisfatto nel vedermi muovere impalata da quell’oggetto estraneo.
Siamo arrivati, mi aiuti a sdraiarmi su un letto e mi togli le manette, ma solo per sostituirle con altre legate alle estremità opposte. Ti sento trafficare con l’estremità del fallo ed una vibrazione inizia a scuotermi. L’hai acceso e vibra dentro di me come un terremoto. Ti sen-to adagiarti sopra di me e con un solo colpo ti infili anche tu dentro di me e inizi a sco-parmi. Esplodo in un altro travolgente orgasmo che mi scuote completamente corpo e mente. Ti sfili da me, spegni l’arnese infernale a cui il mo corpo si era piacevolmente abi-tuato e me lo togli. Mi togli anche la benda e mi baci facendomi calmare totalmente. Vor-rei toccarti ed abbracciarti, ma non mi è concesso, costretta dalle manette fissate al letto. ‘Guardami negli occhi’ mi ordini mentre appoggi la cappella nel mio buchetto ancora aper-to e devastato. Ti guardo, il tuo viso è eccitato, il tuo sguardo è duro e dolce allo stesso tempo, entri dentro di me piano, mi fai gustare ogni millimetro del tuo cazzo che entra piano, fino in fondo dove ti fermi ‘Godi così’ mi ordini e le tue parole mi fanno esplodere in un altro orgasmo. Poi piano piano, con un ritmo crescente mi scopi, ti sento che stai ar-rivando al limite anche tu, ma non vuoi godermi dentro e ti sfili portandoti sul mio viso do-ve esplodi in un orgasmo travolgente. I primi fiotti potenti arrivano caldi sul mio viso e poi mi infili il cazzo in bocca per farmi gustare il resto. Io ingoio e lecco avida la tua sborra, il frutto del tuo piacere che la tua schiava ti ha provocato. Me lo lasci dentro, vuoi che ti ri-pulisca perbene e lo faccio con devozione fino a sentirti rilassare. Mi sleghi e ci addormentiamo sfiniti.

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