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TUTTO SU MANUELA (orgoglio di un cornuto) 1 parte

By 24 Aprile 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Si, è così. Lo confesso: ho iniziato a praticare questo mondo, tanto controverso quanto appagante, nel ruolo del cornuto

E uso il termine ‘cornuto’, anziché il più attuale, anglofono ed evanescente ‘cuckold’, per motivi di godimento personale.
Uso questo termine perché la sua sonorità evoca nella mia fantasia, un gioco nobile seppure perverso.

Ora, in questa fase della mia vita sessuale, sono da quest’altra parte.
Sono ben lieto di accompagnare uomini e donne su questo percorso.
E prediligo situazioni dove si cresce insieme.
Amo le coppie che riescono ad affidarsi a me.

Le coppie navigate, quelle dove tutto è scontato, le schivo oppure le lascio nell’oblio. Queste mi trasmettono la loro percezione (quella, si! che è perversa) di vivere queste situazioni come se fossero al supermercato del sesso.

Dicevo di Manuela…
Quando l’ ho indotta a cornificarmi, non è stato certo perché sono impotente o ce l’ho piccolo. No, anzi…
Ero così innamorato di lei, che desideravo darle la possibilità di realizzare anche quelle cose che solo all’apice dei nostri orgasmi mi aveva confessato.

Ogni donna ha le sue fantasie ma non sempre le confessa. Non le rivela al proprio uomo, per le mille paure che accompagnano queste fantasie. Io, lavorando da certosino, l’avevo rassicurata su ogni sua paura e tolto ogni dubbio al riguardo della mia stima nei suoi confronti.

Per questo, nel mio caso, potrei parlare di corna controllate.

Una donna, gnocca come lei, se vuole può tradire suo marito quando, come e quanto vuole.
Ma c’è una bella differenza se quello splendido status di animali in calore, si arriva a condividerlo col proprio partner.

Quando, chi si stava trombando mia moglie si rivolgeva a me dicendo: “Ti piace come me lo succhia, la tua bella troia?” oppure: “Vedi come te la sto riempiendo, cornuto!?” …ebbene, quel “cornuto” non mi suonava come un’offesa ma come un gratificante riconoscimento.

Il riconoscimento per essere stato in grado di liberare la mia femmina, da tutti gli orpelli culturali e dai tabù sociali, rendendola splendidamente troia, portandola a godersi il cazzo di un altro, senza sensi di colpa e senza costringerla a ricorrere a deleteri sotterfugi, per sentirsi seducente ed apprezzata..

Lei era ormai pienamente e consapevolmente troia.

Si!

E anche questo termine, “troia”, lo uso non a caso.
Per me non è un termine come un altro.
Tutti i sinonimi, che solitamente appioppiamo alle donne, si somigliano. Hanno la stessa origine: c’è sempre una donna che si concede con (più o meno) facilità e a più (o meno) maschi.

Ma il termine troia, credo che sia diverso.
La distinzione può sembrare sottile ma non lo è. Non almeno per me.

La mignotta, e il suo sinonimo più comune “puttana”, descrive quella donna che per propria volontà o dietro coercizione, fa del sesso una questione di solo meretricio; per danaro, appunto.

La zoccola è colei che te la fa annusare da lontano ma difficilmente si concede. E se si concede, lo fa per un tornaconto personale, diverso dal denaro: è la donna che per ingraziarsi il capoufficio gli fa una pompa ogni tanto, per capirci.
O era la tua compagna di banco che voleva farsi passare i compiti da copiare e ti lasciava intendere di essere a un passo dal traguardo ma… non te la davà mai.

La troia, no.

Nulla di tutto questo.

La troia è colei che ha consapevolezza della propria femminilità.

E per questo non è facile da raggiungere e da conquistare. Sa quale è il valore che la rende appetibile e non si dona a chiunque.

La troia vive il sesso con gioia e determinazione. Pratica il sesso per il proprio e l’altrui godimento. Ma è lei che sceglie con chi condividere le sue curiosità e le sue esperienze.

E forse per questo, paradossalmente, gode ancor di più riflettendosi nel godimento che suscita in colui o coloro ai quali si concede.

E Manuela è una grande troia, nel senso più genuino del termine.

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