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Racconti Erotici Etero

Tutto, tranne te

By 2 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo racconto non parlerà di sesso fine a se stesso, non troverete le scopate animalesche che contraddistinguono la totalità dei racconti su questo sito, inclusi i miei.
Ergo, siete ancora in tempo per puntare il cursore sull’iconcina “indietro” e cambiare storia.
Perchè l’ho scritto? Non saprei, forse perchè qualcuno, tempo addietro scrisse “scriva, scriva, vedrà come arriverà a vedersi intero…”. L’intento, forse eccessivamente pedagogico, è quello di sviscerare questa inspiegabile fantasia e viverla nell’unico modo a me consentito: qui, scrivendo su questa pagina bianca.

Sono una donna fottutatemente fortunata, ho tutto. Tutto ciò che una ragazza poco più che ventenne possa desiderare.
Tutto, tranne te.
Il perchè, da quel giorno, mi sia entrato in testa, senza dare minimo cenno di voler sparire, è ancora per me un’incognita. Hai quasi il triplo della mia età e non sei neanche quello che ritenevo essere “il mio tipo ideale di uomo”. Eppure, basterebbe un tuo cenno per cedere completamente alla tua volontà, annullarmi per te e diventare qualunque cosa tu voglia, la tua donna, la tua amante o la tua puttana.
Detesto il tuo atteggiamento, odio gli uomini silenzioni e freddi, sono abituata a ben altro, cagnolini scodinzolanti, rendersi ridicoli per ottenere l’agognato osso. Per questo ho sempre preferito la compagnia femminile ad uomini così poco attraenti. Per questo ti detesto ma ti adoro allo stesso tempo.
Vedo pericolosamente la mia proverbiale indifferenza sgretolarsi, colpita e distrutta dall’atavico fascino di ciò che non posso avere.
E’ la vanità ferita a cercare vendetta? O è davvero un’infatuazione che va oltre ogni logica motivazione?
Ti voglio, ti vuole ogni fibra del mio corpo, in ogni istante della mia giornata. Eppure resto qui, ferma in un limbo, immobilizzata dalla paura, ma col costante desiderio di muovere la prima pedina. Sono un’automobile col freno a mano tirato ma con l’acceleratore al massimo, e questa situazione mi logora.
Basterebbe una tua reazione, chiara ed inequivocabile.
Basterebbe prendere il coraggio a due mani e fare ciò che dev’esser fatto. E per questo basterebbe ritornare in possesso della mia sicurezza, dell’orgoglio di chi non ha mai ricevuto un no, che ha sempre avuto tutto, senza dover mai chiedere.
Basterebbe davvero poco, se tutto ciò non fosse ostaggio della tua freddezza.
Basterebbe smettere di essere irragionevolmente attratta da te.
Prendere ciò che voglio. e contestualmente riprendere ciò che un tempo era mio, con la rabbia di chi, improvvisamente si sente nuda e priva della sua armatura, si sente insicura e vulnerabile, per colpa di un “semplice” uomo.
“E’ un uomo, non ha nulla che razionalmente desideri, basta andarci a letto e tutto tornerà come prima. Con ogni probabilità non sarà neanche un granchè e lo dimenticherai nel giro di un paio d’ore”.
Ma so per certo che, nel momento stesso in cui la mia battaglia comincerà, nel momento stesso in cui tenterò di riaffermare il mio dominio, definitivamente le mie difese crolleranno definitivamente, senza possibilità di recuperarle, questa volta. Distrutte in miliardi di pezzettini che sarà impossibile anche tentare di rimetterle insieme.

Il primo colpo, che stordisce ma non ferisce, quando sentirò le tue mani, muoversi lungo il mio corpo, scoprirlo, centimetro dopo centimetro, il tuo corpo caldo, scaldare il mio seno, la tua lingua insinuarsi nella mia bocca. Reagirò, rifiutando i tuoi abbracci e prestando attenzione solo a ciò che mi serve, il tuo membro. Le mie mani inizieranno a muoversi, su di esso, la lingua inizierà a giocarci, senza amore, col solo scopo di prepararlo alla penetrazione. Non ti guarderò negli occhi mentre, in ginocchio, lo faccio scivolare fino alla gola, le mani non cercheranno le tue, carezzeranno i testicoli, per amplificare la stimolazione.
Il secondo colpo, più forte del primo, che colpisce i tessuti, li lacera, li fa sanguinare, quando ti sentirò entrare dentro di me, sentirò le tue braccia avvolgermi, le tue labbra poggiarsi sui miei seni , i tuoi sospiri asciugare li dove la tua lingua ha inumidito la mia pelle e spostarsi sul mio viso.
Sposterò il volto, non voglio alcun coinvolgimento. Non voglio i tuoi baci, sarebbero come il sale sulle ferite da te inferte. Mi volterò di spalle, rifuggendo anche il tuo sguardo e limitandom a sentirti muovere dentro di me, mentre, da dietro, affondi le dita nelle carni del mio bacino. Ad occhi chiusi, mi godrò le tue dita che si spostano avanti, giocando col clitoride, mentre il tuo membro non mi da tregua e continua a penetrarmi senza accennare a volersi fermare.
Mi godrò l’orgasmo, sopraggiungere più in fretta di quanto potessi pensare, potente e quasi doloroso.
Attenderò adesso, inerme e debole, il terzo colpo, quello letale. Il terzo ed ultimo, il colpo di grazia, che spazzerà via definitivamente le mie difese, distruggendole dolosamente ma inevitabilmente. Lo attendo, come un condannato attende l’ascia sul collo. Cosciente che a quel punto, nulla sarà recuperabile, e più che mettere la parola fine a questo stato di dipendenza e schiavitù, lo sugellerò, per un tempo indefinito. Bastevole però per annullarmi definitivamente.
Eppure, forse, il tanto atteso colpo di grazia, più che arrivare sottoforma di una definitiva condanna, arriverà sotto un’altra luce. Forse non sarà la fredda ascia sul mio collo, piuttosto un panno caldo ed umido che asciugherà il sangue delle mie ferite.
A quel punto, le mura delle mie difese, distrutte, mostreranno soltanto ciò che si trova al di là di esse. Un meraviglioso stato di nirvana, non una nudità inerme e temuta, ma una nudità voluta e piacevole. Un lasciarsi andare alla propria passione, senza esserne impauriti.
Lasciarsi andare alle tue amorevoli cadenze, senza rifiutarle, in un infantile gesto di protezione.
Mi volterò, nuovamente, ma questa volta in tuo favore, afferreò la tua nuca, spingendola verso di me. Ti bacerò, con tutta l’affetto che ho, afferrerò le tue natiche, imprimendo un ritmo più serrato ai tuoi affondi. Ti guarderò negli occhi, mentre vieni, ti sentirò riempirmi del tuo seme, godendo il tuo calore spargersi dentro di me.

Perchè, forse, l’unico modo per preservare la nostra sicurezza è lasciare che essa crolli, per mano di un “qualcuno”, mostrando ciò che si trova oltre le sue altissime mura.

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