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UFFICIO E ALTRO

By 15 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo racconto &egrave dedicato ad un’ utente del sito.

Giada spense il computer e rimase un attimo a fissare la sua faccia riflessa nello schermo. Si rassettò i capelli,dette una sistemata alla camicetta e si alzò dalla scrivania. Indossava un completo grigio,scarpe basse e comode ma eleganti che aveva comprato a Londra il mese precedente,una camicia bianca di lino e si sentiva stanca. Aveva lavorato tutto il giorno e in ufficio non era rimasto praticamente nessuno. Da dietro sentiva provenire il rumore dell’aspirapolvere di Janis e davanti a sé,qualche metro oltre la porta,vide la figura di Gioacchino,l’altro addetto alla pulizie. Prese la borsa e lo spolverino. Fuori si era alzato il vento e nubi grigie correvano verso la città,l’estate pareva essere finita.
Percorse il corridoio dell’ufficio e superò Gioacchino intento a pulire per terra. ‘Buonasera’ disse distrattamente,quasi a fil di voce. ‘Buonasera,signorina’ rispose quello con voce alta e poi rimase a fissare il culo della donna che lo oltrepassava e procedeva altezzoso e preciso verso la zona centrale del piano.
Giada scivolò lungo il corridoio centrale,le luci erano più basse e accese solo con il ritmo di 1 ogni 2 e si diresse verso gli ascensori. Le capitava spesso di rimanere in ufficio fino a tardi,era una che non amava,come altri suoi colleghi,ritrovarsi con scadenze imminenti. Meglio un’ora in più ogni giorno che l’ansia di una consegna in ritardo con il fiato sul collo di quel mastino di Franco,il direttore.
Oltrepassò proprio la porta del direttore e proseguì verso quella della vice,Angela,infine fu sul lato dei vari,vecchi,dirigenti. Affrettò il passo e pensò che aveva voglia di una sigaretta e,una volta a casa,di un bagno caldo. Sì un bagno caldo era quello che le occorreva per rilassarsi,stirare i muscoli,farsi sciogliere le tensioni.
Sentì aprire una porta dietro di lei. Un brivido le corse lungo la schiena. ‘Chi era rimasto ancora in uff’?’
Una mano decisa l’afferrò alla schiena,un braccio le passò attorno al collo,era presa,si sentì trascinare dentro una porta,fece un po’ di resistenza,cercò di mollare un calcio alle gambe dell’assalitore,ma non ci riuscì,pensò allora di gridare,ma non fece in tempo:la mano che le teneva la schiena era passata alla bocca e le impediva di urlare. Morse la mano ma non abbastanza forte. Era dentro la stanza. Buia. Con i bracci liberi cercò di colpire il suo assalitore,ma venne immobilizzata in un attimo,finì contro la scrivania,qualcosa cadde a terra e si ruppe,ancora quelle mani forti la tennero e fu spinta con durezza sopra la scrivania. Non sapeva cosa fare,era nel panico. L’uomo stava strattonando la gonna. Tirava. Cercò di voltarsi,ma lui la bloccò,la spinse verso il basso e ordinò: ZITTA!
Brividi di paura le correvano lungo la schiena. L’uomo cercava di buttarle giù la gonna. Provò a scrollarsi,dibattendosi. Inutilmente, ancora una volta fu spinta verso la scrivania. NON MUOVERTI.
Lo colpì al fianco con una gomitata. Quello tossì’fanculooo.. si avventò su di lei con maggiore decisione,la fece stendere sulla scrivania,ancora oggetti che caddero per terra. ADESSO BASTA. FERMA!
Lei si afflosciò. Respirò lentamente. L’uomo trovò il modo di aprire la gonna e la fece scivolare sotto i ginocchi della donna che era così immobilizzata alle gambe,quindi si schiacciò contro di lei.
COSì VA BENE. NON TI MUOVERE.
Fece scivolare le mutandine e si adagiò meglio su di lei. Non poteva muoversi così. Lui sentì quel potere su di lei. Le passò un dito in mezzo alla figa. Bagnata. Passò a due,facendola vibrare. Cercò di scrollarselo di dosso con un movimento rapido,ma lui non la fece muovere. Le sbatt&egrave il cazzo su una coscia e poi lo spinse verso la vagina di Giada.
Lei sospirò.
BUONA. ECCOLO.
E le fu dentro. Iniziò a fotterla. Spingeva. Spingeva coi fianchi contro il corpo di lei immobilizzato alla scrivania. Fotteva. Fotteva con forza e lei se lo sentiva addosso. Ferma. Bloccata lì. Sentiva l’odore della carta sulla scrivania e dell’inchiostro, il rumore sordo del computer acceso, il profumo dell’assalitore. Un misto di agrumi e fiori,molto pungente ma elegante,sicuramente costoso. Quello fotteva e non si fermava. Spingeva,sbatteva. Giada sentì il caldo del suo stomaco, la fregola della fica,il peso dell’uomo,la soggezione,la resa,l’abuso.
Lui spingeva la sua verga a fondo.
Il cazzo andava e andava.
Si alzò di scatto da lei,ma Giada rimase stretta alla scrivania,gli occhi chiusi che si faceva scopare dall’assalitore.
SIIIIIIIII..FERMA’ECCOMIIII
La sbatteva con rabbia e il culo bianco e rotondo di lei sobbalzava sotto i suoi colpi.
Venne.
Venne dentro di lei.
Si svuotò.
Giada non aprì gli occhi, rimase a prendere la sua sborra calda in silenzio.

‘Mi hai quasi fatto male con quel gomito’devi stare più attenta..’
La luce era accesa ora e l’uomo sedeva sulla sedia fumando un sigaro. Era alto,abbronzato,sulla cinquantina,volto da affarista che si fa le vacanze su un 3 alberi ai Caraibi.
Si sistemò la camicia e osservò Giada rivestirsi.
‘sabato hai una cena a Torino con quelli della Corpetter. L’avvocato Megli verrà con te.’
‘Grazie,ma lo ricordavo. Esci stasera?’
‘Non credo proprio, ho voglia di farmi una doccia e scolarmi mezza bottiglia di vino..’
‘Ho capito’lo sai come stanno le cos..
‘Lo so Gianni,non ripeterlo. Non &egrave stato male, rifacciamolo,ma la prossima volta non metterti il profumo,mi fa pensare subito che sei tu e la messa inscena ne risente..’
Con quelle parole si abbottonò la giacca e uscì.
Gioacchino la vide uscire dalla stanza del dottor Bei e sorrise di gusto. ‘Ha proprio un bel culo..’ disse fra sé.

per commenti,critiche e altro: dorfett@alice.it

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