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Racconti Erotici Etero

UN CAPPUCCINO SPECIALE PER LA PROFESSORESSA SCANDINAVA

By 14 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Conoscevo Anna da molto tempo, c’eravamo visti per la prima volta a un convegno in Inghilterra. Bionda, alta, giunonica, occhi azzurri, pelle bianca e culo imponente.

Era sposata con un ingegnere petrolifero e insegnava in una piccola università norvegese.

Mi aveva contattato in occasione di una sua visita in Italia ed era venuta a trovarmi dopo aver visto alcuni colleghi a Milano. Andammo a mangiare fuori, poi l’accompagnai in albergo. Mi aveva portato dei cd di musica dalla Norvegia. Il bacetto per ringraziarla si trasformò in un appassionato bacio con la lingua da cui poi rapidamente scesi sul collo e poi a scoprirle le abbondanti tette bianche dagli enormi capezzoli.

In un attimo ci spogliammo e le fui sopra, impaziente di affondare in quella bella fica bionda.

‘I am taking the pill’ mi rassicurò invitandomi a scoparla senza preservativo. La chiavai subito con foga, abbuffandomi di baci e slinguate sul suo seno mentre il suo collo e il viso diventava rosso di eccitazione e piacere.

Le chiesi se potevo venirle dentro, ‘yes, fuck me, come in, come, please, i want to feel you come inside me, scopami, vieni dentro, ti prego, voglio sentirti venire dentro di me” ed eiaculai copioso il mio sperma giovane tra le sue grandi labbra.

Mi succhiò il cazzo bagnato per riportarmi in tiro e fottemmo come ossessi tutta la notte, mi fece venire quattro volte copiosamente anche tra il suo grande seno materno dopo avermelo strofinato tra le accoglienti mammelle. Uscii dall’albergo all’alba barcollando, sotto la sguardo sospettoso del portiere di notte.

La rividi in occasione di una mia conferenza in Norvegia, prese una stanza nello stesso albergo in cui ero io. Aveva avuto due figli, nel frattempo, e il suo fisico era diventato ancora più burroso di prima. Volle cavalcarmi come un’amazzone, porgendomi le tette da succhiare. Poi mi prese in bocca ‘Now I want you to come’, ed estrasse fino all’ultima goccia di sborra spalmandosela sulla sua pelle bianca con voluttà.

La sua camera aveva un divanetto con vista sul’esterno. La spinsi alla pecorina, eccitato dalla vista del suo culone bianco e iniziai a spingere il cazzo sul buchetto mentre le accarezzavo la morbida vagina. ‘Be careful, be careful’, stai attento, fai piano. Ma ormai ero entrato per metà cazzo nel suo culo e a giudicare da come si muoveva non sembrava che le dispiacesse. ‘ooohhh’be careful’ ma ormai ero tutto dentro e la inculavo aggrappata alle sue belle chiappe bianche mentre lei si voltava cercando con la lingua la mia bocca.

Ci rivedemmo poi a Stoccolma, dove mi trovavo per lavoro ed avevo affittato un appartamentino con cucina. Andai a prendere Anna alla stazione e pochi minuti dopo essere entrati in casa lei si era già piantata il cazzo fino alla radice sopra di me, pompando come a volermelo strappare e godendo poi tra spasmi incontrollabili come se venisse da una lunga astinenza.
“Yes, i am coming, oohhhh..yes”

Si accucciò poi sul divano, mentre io la baciavo e slinguavo. La misi a pecorina e iniziai a carezzarle il culo mentre le baciavo il collo. ‘Put your finger inside my ass, mettimi un dito nel culo ‘ ordinò e io eseguii prontamente. Prima il medio, poi l’indice, poi tre dita nel culo.

Al terzo dito nel culo, mi accorsi del rivolo di sbroda che le colava dalla fregna bagnando il divano. Venne una seconda volta spingendo il culo verso di me per accogliere le mie dita fino all’ultimo centimetro.

Le chiesi se voleva un caffè. Mi disse che avrebbe preferito un cappuccino. Armeggiai in cucina mentre lei se ne stava nuda seduta al tavolo del soggiorno. Le dissi che non avevo panna, porgendole il caffè e lo zucchero.

‘Are you sure you don’t have cream? sei sicuro di non avere un po’ di crema?’ mi chiese maliziosa con sguardo da vera troia e quando mi afferrò il cazzo per portarlo alla bocca iniziai a capire. Succhiò e munse il mio cazzo a lungo, riempiendolo di saliva finché non lo sentì gonfiare e pronto ad esplodere in bocca. Allora lo diresse verso la tazza di caffè, spremendo fino all’ultima stilla di sperma. Bevve golosa d’un fiato quel caffè corretto dal mio seme, leccandosi le labbra e poi cercando la mia bocca per farmene assaggiare il sapore.

‘Nice italian cappuccino” commentò.

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