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Racconti Erotici EteroTrio

Un lavoro sorprendente – Parte I

By 20 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Sotto raccomandazione di un’amica mi diressi al colloquio di lavoro che si sarebbe tenuto presso una salumeria, per l’occasione mi ero vestita davvero in modo semplice; jeans scuri, un maglioncino viola ed una giacca pur essa di jeans, i capelli li avevo raccolti solo per metà sul capo lasciando che scendessero sulla nuca e non mi ero truccata eccessivamente infatti avevo solo usato un po’ di mascara per enfatizzare i miei occhi dolci e un po’ di lucidalabbra per donare più fascino al mio sorriso.
Mentre raggiungevo il luogo dell’incontro iniziai a percepire un po’ d’ansia; avevo assolutamente bisogno di un lavoro e ci tenevo ad apparire una ragazza senza grilli per la testa e con l’aria seria, tentai di calmarmi convincendomi che il mio viso da brava ragazza mi avrebbe aiutato in questo.
A pochi passi dalla salumeria rallentai emisi un profondo respiro e raccogliendo la sicurezza interiore varcai la soglia, avanzavo calma guardandomi intorno fino ad arrivare innanzi al bancone dei salumi dove dietro stazionava una signora su i trentacinque-quarantanni.
-Buongiorno in cosa posso esserti utile?- favellò con tono educato.
-Buongiorno- salutai a mia volta -Ecco’ vengo a nome della signora Giovanna per il colloquio di lavoro-continuai.
-Ah si’bene ora ti chiamo mio marito- e così dicendo si avviò verso l’interno bottega.
Rimasi circa una decina di minuti ad aspettare dopo di che la signora ritornò dicendomi di seguirla in ufficio, pacata la segui presso un piccolo corridoio dove si presentavano tre porte, due sulla sinistra e una di fronte noi avanzammo verso quest’ultima.
-Prego accomodati- mi invitò la signora.
Superai la soglia e mi ritrovai in una piccola stanza con tre scaffali in legno che ricoprivano le pareti, in un angolo c’era un mobiletto su cui poggiava una macchina da espresso e al centro della stanza c’era una modesta scrivania a cui sedeva un uomo dall’espressione accigliata che esaminava un documento, appena entrai egli alzò il capo e mi accolse con un sorriso pacato. Aveva i capelli corti color castano chiaro, occhi nocciola, l’età poteva essere su i trentotto anni.
-Buongiorno- salutai
-Buongiorno a te, vieni accomodati pure- il tono gentile ‘Anna se vengono Giorgio e Andrea falli venire qui-
La donna andò via e noi rimanemmo soli, il pensiero che quell’uomo era sposato mi tranquillizzava almeno non correvo il rischio di strani approcci, e con questa riflessione mi sedetti su una delle sedie che erano presenti.
-Tu sei la ragazza di cui mi ha parlato Giovanna dunque; io sono Paolo, piacere.- presentandosi mi diede la mano poi si poggiò allo schienale e intrecciò le mani in grembo guardandomi in viso
-Si esattamente- asserii ‘ Io sono Adele- mi presentai a mia volta.
-Hai già lavorato in questo ambiente?-
-Sinceramente no ma sono una ragazza sveglia ed apprendo subito, non c’è il bisogno di ripetermi le cose-
-Questa è un’ottima qualità, la ragazza che c’è in questo momento lascia un po’ a desiderare le dobbiamo dire sempre cosa fare e ti lascio immaginare come sia inconcludente per me e i miei fratelli lasciare una faccenda in sospeso per farla lavorare- mentre parlava avevo la sensazione di essere studiata per intero nonostante i suoi occhi restavo fermi nei miei.
-Si immagino, quindi questa è una salumeria a direzione familiare, lei sua moglie ed i suoi fratelli?- iniziavo ad essere curiosa.
-Innanzi tutto diamoci del tu ritengo che in un lavoro di squadra sia giusto essere informali- sorrise ‘In verità mia moglie non lavora con noi, oggi è qui perché Giorgio e Andrea hanno dovuto occuparsi di alcune faccende- spiegò con calma ‘ Per te è un problema lavorare con tre uomini?- domandò infine.
-Va bene- ricambiai il sorriso ‘No, perché dovrebbe essere un problema?-
-Adele non tutte lavorerebbero con tre uomini tutto il giorno, perché devi sapere che di rado c’è mia moglie quindi potrebbe sembrare compromettente-
-Paolo siamo nel duemilaotto dovrebbero cadere certi pregiudizi e poi se voi foste dei malandrini non vi preoccupereste della presenza di un’eventuale moglie-
-Malandrini?- pronunciò una voce divertita alle mie spalle, mi volsi di scatto ed incrociai lo sguardo del nuovo giunto.
-Si, intendevo’- cercai di spiegarmi.
-Ho capito cosa intendevi, ho sentito la vostra conversazione- continuò con un sorriso divertito ‘Puoi stare tranquilla non siamo dei malandrini- terminò avvicinandosi per sedersi di fianco a me.
-Giorgio non iniziare a metterla a disagio- si intromise Paolo ‘Lei è Adele la ragazza di cui ci parlò Giovanna-
-Piacere- gli diedi la mano e come era mia abitudine lo guardai negli occhi ma sotto il suo sguardo mi sentii stranamente indifesa, i suoi occhi verdi erano indagatori e profondi, a differenza del fratello i suoi capelli erano più scuri, la cosa che li accomunava erano le fossette che si presentavo ai lati delle guance quando sorridevano.
-Salve- salutò a sua volta ricambiando la stretta di mano ‘Io sono Giorgio e fra poco potrai incontrare anche Andrea-
-Allora Adele- riprese Paolo ‘Giovanna ci ha assicurati che sei una brava ragazza, seria, lavoratrice ed educata e da quello che possiamo vedere non ha detto bugie-
-Che mi sono perso?- la voce di un altro uomo si intromise e mi volsi di nuovo verso l’uscio ma nel guardarlo rimasi sorpresa.
-Siete gemelli!- esclamai lasciando correre lo sguardo da Paolo ad Andrea.
-Si siamo gemelli- sorrise il nuovo giunto ‘Piacere Andrea- si presentò per poi portarsi di fianco alla scrivania e così mi ritrovai chiusa fra di loro, con due fratelli ai rispettivi lati e uno di fronte.
-Adele piacere-
-Allora- si schiarì la voce Paolo ‘Dicevamo che la raccomandazione che ci è stata fatta corrisponde a verità’-
-Per noi puoi iniziare anche domani- terminò Giorgio.
-Davvero?- chiesi lievemente incredula.
-Si si, alle otto apriamo- confermò Paolo.
-Bene, grazie a domani allora-
-A domani-
Dopo averli salutati con un sorriso e con leggerezza mi avviai verso l’uscita, non mi sembrava vero di avere un nuovo lavoro.

Il giorno seguente arrivai in perfetto orario, ad alzare le saracinesche c’era uno dei gemelli.
-Buongiorno Paolo’o Andrea- salutai.
-Ciao Adele io sono Andrea- sorrise ‘Mi puoi riconoscere dal tatuaggio- continuò mostrandomi il disegno che partiva dall’incavo del collo e che si nascondeva sotto il tessuto del maglioncino.
-Bene, dovrò avere occhio allora-
Da galantuomo attese che entrassi prima io, mi portò a vedere i vari reparti in cui si divideva la costruzione.
-Di cosa mi devo occupare di preciso?- domandai mentre lo seguivo.
-Per farti ambientare un po’ ti occuperai delle confezioni da sostituire, le pulizie e quando sarai pronta Giorgio ti insegnerà ad usare l’affettatrice e lo aiuterai-
-Va bene-
Andammo nell’ufficio e mi diede il camice e gli accessori ,mi cambiai ed iniziai a tutti gli effetti a lavorare, la mattinata era passata tranquillamente; avevo sostituito i prodotti scaduti e avevo fatto amicizia con qualche cliente affezionata che vedendo un viso nuovo si era incuriosita.
Passarono alcuni giorni in tutta serenità ed incominciai a conoscerli un po’ meglio; erano tutti e tre sposati Giorgio era il fratello maggiore superando Andrea e Paolo di qualche anno e per di più avevo anche avuto l’opportunità di incontrare anche le loro mogli, più passavano i giorni e più mi convincevo della loro correttezza, sembrava proprio che non correvo rischi.
Ovviamente mi sbagliavo non sapendo ancora cosa mi aspettava.
Un giorno mentre sistemavo i prodotti sullo scaffale della pasta sentii una mano posarsi sulla mia natica destra, io mi irrigidii e non ebbi il tempo di voltarmi perché Paolo mi affiancò, subito alzai il capo per guardarlo meglio, lui era più alto di me di una decina di centimetri.
-Paolo’- il mio verbo fu interrotto dal suo.
-Adele quando hai finito di sistemare vieni a fare un po’ di ordine in ufficio-
Stavo per dirgli di togliere la mano dal mio fondoschiena quando mi zittì di nuovo posandomi un dito sulle labbra.
-Sono soddisfatto di te, sei proprio una brava ragazza- disse prima di andare via.
Rimasi interdetta per alcuni minuti non mi aspettavo minimamente un gesto del genere da lui che sembrava così legato alla propria moglie, ripresi a ordinare la merce e iniziai a pensare su le possibili evoluzioni; cosa avrei fatto se avesse azzardato di più? Non riuscivo a trovare risposta mille pensieri si scontravano, cercai di calmarmi convincendomi che forse mi avevo sbagliato.
Mentre mi lasciavo andare alle riflessioni non mi resi conto che il tempo era volato e dovevo andar a fare ordine, armata di straccio per la polvere entrai in ufficio dove stranamente non c’era nessuno e con un sospiro di sollievo incominciai a rassettare. Stavo pulendo il ripiano dove era posta la macchina per l’espresso quando caddero le tazzine in plastica d’istinto mi piegai a prenderle flettendo solo la schiena, afferrata la confezione udii un basso gemito e presa alla sprovvista mi alzai di scatto voltandomi verso la porta; era Paolo.
-Continua pure- e così dicendo si avviò verso la scrivania prendendo posto iniziò a lavorare con i conti, nonostante cercavo di far finta di niente percepivo il suo sguardo seguirmi di tanto in tanto e quando stavo per andar via mi richiamò.
-Adele per favore mi dai una mano a ordinare tutte queste scartoffie?-
-Non vorrei che Giorgio pensasse che mi stia riposando- risposi con la prima scusa che riuscii a pensare.
-Tranquilla ci sono io come tuo alibi-
A quel punto non avevo altre alternative titubante mi avvicinai.
-Prendi pure la sedia e mettiti vicino a me-
Un tantino a disagio mi schiarii la gola mentre facevo ciò che mi aveva detto, già immaginavo come sarebbe finita e la cosa amara è che non potevo rifiutarmi poiché avevo bisogno di quel maledetto lavoro.
-Non ti senti bene?- domandò
-Uhm? No.. ho solo un poco la gola secca-
-Oh allora tieni- e così dicendo mi passo una bottiglia d’acqua.
-Grazie- per allungare i tempi presi un bicchiere di carta e bevvi con lentezza, lui fissava la mia bocca ed un certo punto posò la mano sulla mia coscia. Per il gesto improvviso mi irrigidii e chiusi gli occhi senza rendermi conto della visione che davo e infatti in tutta risposta le sue dita scesero verso l’interno coscia.
-Paolo non credo sia saggio- trovai il coraggio di dire.
-Hai ragione dobbiamo lavorare- con calma spostò la mano ‘Tu sistema questi in base agli anni-
-Va bene- grata per quella tregua mi concentrai sui documenti ma il profumo di Paolo iniziava a stuzzicarmi i sensi e per quanto mi concentrassi sui documenti non potevo smettere di mandargli un’occhiatina di tanto in tanto, infondo era un bell’uomo dal fisico prestante.
-Ma questo è un tre o un otto?- chiese verso di me richiamandomi alla realtà.
-Fa vedere?- per poter guardare il documento dovetti flettermi in avanti quasi a sfiorare il suo viso con il mio ‘Veramente è un due- asserii voltandomi per guardarlo.
-Beata gioventù- mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Stavo per replicare quando un rumore mi distolse.
-Che sbadato, la prendi tu per favore?- disse, falsamente dispiaciuto, allontanandosi un po’ dalla scrivania per permettermi di poter prendere la penna che distrattamente aveva fatto cadere.
Ubbidiente mi piegai sotto il tavolo e sfortuna volle che la penna era caduta in fondo quindi per poterla prendere dovetti sistemarmi gattoni e nel momento in cui posai i palmi per terra una sua mano si posò sul mio culo, alzò il lembo del camice e passò le dita fra il solco delle natiche disegnate dal pantalone che indossavo. Con un fluido movimento mi tirai indietro per alzarmi, solo che per farlo dovevo voltarmi perchè Paolo mi lasciava poco spazio, quando mi volsi mi ritrovai fra le sue gambe per darmi una spinta posai una mano sulla sua coscia e lui mi bloccò lo slancio, abbassai lo sguardo e potetti notare il rigonfiamento che tendeva il tessuto dei suoi calzoni; d’istinto mi mordicchiai le labbra.
Prese la mia mano e la spostò sulla sua erezione che sotto le mie dita si presentò dura e pretenziosa di attenzioni, muovevo la mano su e giù mentre lo guardavo negli occhi a quel punto lasciando la mia mano avvicinò le dita alle mia labbra, prima le percorse poi si insinuò fra di loro ed io maliziosa sfiorai il polpastrello con la lingua mentre lo accarezzavo e sentivo diventare sempre più duro il suo fallo, quella situazione stranamente pericolosa e sbagliata mi infiammava molto.
Stavo iniziando ad eccitarmi e incominciai a succhiare il suo dito senza liberare il suo fallo dai pantaloni, vedevo il suo viso trasformato dal piacere udivo il suo respiro veloce e i suoi occhi erano scuriti dal desiderio, da solo si abbassò la zip lasciando che il suo cazzo mi frustasse il volto; sentivo il suo profumo di maschio e succhiai con più voglia il suo dito.
Lo stringevo nella mia mano, lo sentivo pulsare e questo mi stuzzicava sempre di più incapace di trattenermi mi abbassai quel tanto da poter sfiorare con la lingua la cappella lucida e il suo gemito arrivò basso e strascinato al che lo lasciai scorrere fra le mie morbide labbra prendendo a succhiarlo forte muovendo la testa a ritmo, poche attenzioni da parte mia e lo sentii fremere mi allontanai giusto in tempo per lasciarlo venire sul mio mento continuando a smanettarlo avvicinai di nuovo la mia bocca al suo cazzo lasciando che le ultime gocce si posassero sulla mia lingua, lo guardavo negli occhi mentre leccavo ed ingoiavo il suo forte sapore.
-Che brava ragazza…!- mormorò accarezzandomi il viso.
Ora che gli avevo dato ciò che voleva potevo ritornare al mio lavoro, stavo per uscire quando mi giunsero le sue parole.
-Questo ti ha procurato una bella nota di merito-
Per tutta risposta arricciai le labbra in un sorriso sfrontato e uscii.

Continua…

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