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Un nonno sempre giovane

By 4 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi presento: mi chiamo Giulia e frequento il liceo. Vado piuttosto bene a scuola anche se ciò significa sgobbare molto sopra i libri.
Abito con i miei genitori e mio fratello Marco quattordicenne, in una casetta di periferia.
Credo di potermi definire una bella ragazza; magra con capelli lunghi neri, tenuti a bada da un archetto. Mi sento spesso oggetto degli sguardi dei miei compagni e anche se non lo do a vedere, la cosa mi lusinga. In effetti il mio corpo è cambiato parecchio ultimamente, in altezza e nelle forme. Non ho ancora il ragazzo, ma mi piacerebbe trovare il grande amore. Finora tutti quelli che ho conosciuto mi sono sembrati immaturi. Qualche cotta l’ho avuta, ma con gli inevitabili strascichi dolorosi, poi è svanita.
Sicuramente la nostra è una famiglia felice, magari non ricca, ma di certo papà e mamma lavorano sodo per portala avanti ed estinguere il mutuo.
Non ci fanno certo mancare il necessario, ma ho sentito spesso parecchi no alle mie richieste, a dire il vero spesso dettate dalle mode che imperversano nel mondo di noi giovani. Qualche volta questo mi fa sentire inadeguata nella mia compagnia di amiche e mi fa arrabbiare, ma in fondo capisco.
Sono circa le nove di domenica mattina e chiamata dalla mamma mi alzo pigramente dal mio letto. Faccio per togliere il pigiama quando sento un fruscio venire da dietro la porta. Ecco ci risiamo, è ancora lui.
“Mammaaa….. mi spia!”
L’improvvisa agitazione e il silenzio che segue mi fa capire che si è dileguato in fretta e posso finire di vestirmi.
Papà sicuramente è già uscito per la sua unica passione, la pesca e mamma in cucina forse non mi ha nemmeno sentito, intenta a preparare la colazione con la TV in sottofondo.
Affamata mi siedo a tavola. Sono l’ultima a fare colazione, ma non importa, la domenica tutto è permesso. La rabbia però non mi è ancora passata .
“Mamma, mi stava spiando ancora”
Intenta nei suoi lavori mia madre si ferma e senza girarsi, dopo qualche secondo mi risponde: “Lascialo perdere, è nella fase della curiosità, piuttosto impara a chiuderti a chiave se vuoi restare tranquilla.”
La risposta non mi soddisfa molto, ma la frenesia dei suoi lavori ricomincia e non lascia spazio a repliche.
“Hai qualcosa da fare stamattina?” mi chiede improvvisamente.
Ci penso su un attimo sgranocchiando qualche biscotto e cercando qualche impegno che possa servire da scusa ad eventuali richieste.
“Potresti andare a trovare il nonno, dato che è da tantissimo tempo che non gli fai una visita” mi dice senza aspettare una mia risposta.
“Uffa… non ne ho voglia. E poi, anche voi è un bel po’ che non ci andate”
“Lo sai che ci sono stati dei problemi tra noi e tuo nonno, ma questo non significa che lui non desideri vedere i suoi nipoti ogni tanto”
Già i famosi problemi di cui avevo sentito parlare, ma di cui sapevo molto poco. Il nonno, il padre di mio padre, era stato fino a pochi anni prima un imprenditore che dal nulla aveva tirato su una ditta in costante crescita e lo aveva tenuto costantemente impegnato, anche troppo. Poi quattro anni fa, la morte della nonna e dopo un anno la decisione: basta si cambia vita, vende la florida azienda e si ritira a 57 anni. Da lì sembrano iniziati i dissapori con papà, che forse non ha mai digerito di non aver beneficiato di tale cambiamento.
Non ho scuse valide, così cerco perlomeno di trarne vantaggio.
“Vabbè, ci passo, ma in cambio mi dai i soldi per comprarmi dei vestiti nuovi. Non mi va più bene niente.”
“Ci andiamo domani insieme a far compere. Cosa ti manca?” taglia corto.
Scocciata e decisamente imbarazzata le rispondo: “Beh, i jeans non mi entrano più e poi…. anche i reggiseni non mi vanno più bene”
“La mia bambina sta crescendo…. “ mi risponde con un sorrisetto compiaciuto.
“Allora domani pomeriggio andiamo a fare qualche acquisto, ma scegliamo insieme e ora fila dal nonno”.
La decisione come al solito è irrevocabile e mi rassegno, non ho molte alternative.
Prendo il bus di linea e impiego dieci minuti per arrivare alla sua casa, in un quartiere dove si capisce che il tenore di vita è a un livello ben diverso da quello a cui sono abituata.
Alla fermata, dopo duecento metri, giro per un vicolo cieco e mi ritrovo davanti al cancello dell’abitazione. Resto colpita dal giardino piuttosto grande e soprattutto molto ben curato. L’edificio è piuttosto antico e tenuto altrettanto bene.
Suono al campanello, ma non ottengo risposta. Ci riprovo più volte pensando che in fondo potrebbe essere la mia giornata fortunata, se posso evitare una noiosa visita di cortesia.
Mentre sto per andarmene, viene verso di me un ciclista con bici da corsa, caschetto e tuta da professionista.
“Ciao Giulia, guarda chi si vede!” mi dice. Solo dopo che si toglie gli occhiali da sole riconosco il nonno. Smonta dalla bici e mi apre il cancello.
“Aspetta porto la bici in garage, intanto entra” e mi fa accomodare nella sua casa.
Il salotto è molto grande e tutto ciò che vedono i miei occhi denota buongusto e signorilità.
Quando rientra mi vede intimorita e mi chiede: “A che debbo il piacere della tua visita, non ci saranno mica problemi a casa?”
“No, solo un giro, non sapevo cosa fare e allora…. scusa se prima non ti ho riconosciuto, ma non sapevo che praticassi il ciclismo. Hai lasciato il nuoto?”
“No, e perché mai? Li faccio entrambi. Piuttosto fatti guardare, sei cresciuta moltissimo dall’ultima volta, sei diventata una bella signorina” e lasciandomi di sasso mi prende la mano e mi fa il baciamano.
Sapevo che aveva la fama di eccentrico, ma sembra veramente un nonno fuori dagli schemi.
A quel punto non so più cosa dire, ho già esaurito tutti gli argomenti a mia disposizione e d’altronde non è che sappia molto altro di lui. In famiglia si preferiva non parlarne ed era calato un alone di mistero.
Riesco solo a rispondere con un “Grazie”
Lui si accorge del mio imbarazzo e abilmente mi mette in mano il telecomando della TV a grande schermo.
“Mi puoi aspettare finché faccio una doccia?”
Gliene sono molto grata, perché ho modo di allentare la tensione.
Dopo quindici minuti di zapping, lo vedo di ritorno con l’asciugamano in vita e mi dice: “Mi vesto e arrivo”. Resto un po’ stupita, ha un fisico da fare invidia ad un ragazzo, tonico, senza un filo di pancetta, con un po’ di pelo brizzolato sul petto, come lo sono i suoi capelli. E adesso di che parliamo?
Quando ritorna è vestito elegantemente e ha con sé una scacchiera.
“Sai giocare?”
Arriva mezzogiorno in un battibaleno e tra una mossa e l’altra, quasi non me ne accorgo che abbiamo dialogato di scuola, amicizie, interessi e di molto altro.
“Ho il bus delle dodici e quindici da prendere, devo andare. Ti lascio vinta questa partita”
Mi raggiunge alla porta mentre corro via e mi mette in mano dieci euro. “Grazie della visita, spero tornerai presto a trovarmi”
“Grazie a te” gli dico meravigliata, guardando il dono inaspettato e filo via.
Sull’autobus ripenso a come tutto sommato la visita sia stata molto diversa da come me la aspettavo. E’ un nonno strano, che gioca con l’entusiasmo di un ragazzino e viene interrotto continuamente da messaggini al cellulare più di me e non sembrava affatto infastidito quando li guarda.
La settimana dopo passa lentamente tra scuola, gli allenamenti di pallavolo e ore sopra i libri, ma sabato accade un imprevisto. A scuola gli studenti proclamano il classico sciopero del fine settimana. Quasi mi dispiace per l’interrogazione. Per prepararmi ho studiato parecchio e ora è tutto rimandato.
Mentre alcuni miei compagni iniziano una sfilata per il centro e altri vanno a bighellonare tra le vetrine, io decido di tornare a casa. Devo studiare per recuperare una materia e poi fa troppo freddo.
Quando entro, alle nove, vengo accolta dal tepore delle mura domestiche. I miei non lavorano solitamente il sabato e qualche volta vanno a fare la spesa insieme.
Tendo le orecchie per capire se sono sola e sento qualcuno che parla dalla cucina. Voglio fargli una sorpresa e mi avvicino alla porta in punta di piedi, camminando nel corridoio semibuio. Dall’uscio socchiuso ho una panoramica ampia della stanza, ben illuminata dalla luce del giorno.
La mamma è intenta a tirare la sfoglia con il matterello per i fantastici ravioli che ci prepara quasi ogni sabato e papà, in accappatoio, è dietro di lei che le scosta i capelli e tenta di darle un bacio sul collo.
“Ti ho detto di smetterla, non vedi che sto lavorando, non è il momento”
“Dai, è proprio il momento giusto, abbiamo la casa tutta per noi” le sussurra in un orecchio. A questo punto, fa scivolare le sue mani sui fianchi di lei, si intrufola sotto la maglietta e risale cercando il seno. Dopo qualche istante l’indumento elastico risale, scoprendo completamente il busto. Accidenti, la mamma non porta il reggiseno in quel momento e le mani raggiungono lo scopo facilmente. All’inizio prese vigorose e massaggi forti, sembrano infastidirla e protesta, intenzionata a finire il lavoro che sta facendo. Solo un cambio di strategia, con le dita che vanno a sfiorare delicatamente i capezzoli ottengono un silenzio segno di approvazione e di piacere.
“Facciamolo come una volta….” le dice mentre le sbacciucchia il collo.
“Sei il solito sporcaccione…. ti prego lasciami finire” con un tono per niente convincente.
A quel punto papà lascia un seno per far scivolare la mano tra le gambe della mamma, che interrompe per la prima volta il proprio lavoro e assume in volto una chiara espressione di piacere. Rimane così con la bocca semiaperta e gli occhi chiusi per un minuto poi, improvvisamente si gira e lo bacia in bocca in maniera molto passionale. Rimangono avvinghiati così, con le lingue che si cercano in maniera frenetica finché lei non si inginocchia.
La scena che sto guardando di profilo è incredibilmente imbarazzante: papà ha il pene in erezione (e che erezione) che gli esce dall’accappatoio e mamma, ai suoi piedi,  se lo mette in bocca. Ora è lui che mostra in volto un’espressione estasiata e lascia cadere l’unico indumento che indossa. Per qualche secondo mamma indugia sull’estremità, quasi a stuzzicarlo, mentre guarda le sue reazioni, poi affonda la bocca e sposta la mano sui testicoli dove inizia un lento massaggio. Con l’altra, fruga tra le sue gambe sotto la gonna.
Sembra di guardare una scena di un film porno, non mi sarei mai aspettato di vedere i miei genitori così. Era un lato della loro vita che non mi era dato conoscere e anche se, pensandoci, era piuttosto naturale, faticavo ad accettare ciò che vedevo. Diciamo che nella remota possibilità che avessero dei rapporti, pensavo si svolgessero discretamente sotto le lenzuola.
Malgrado sia così scioccata dalla scena non riesco per qualche ragione a staccarmene. Il mio cuore batte forte e ho una sensazione di calore che mi pervade. Non riesco a fare a meno di toccarmi.
Il lavoro lento avanti e indietro della bocca si protrae per qualche minuto, poi si alza e dice: “Non resisto più….” Si gira verso il tavolo, dove stava tirando la sfoglia e si china appoggiando i gomiti.
Quando papà le alza la gonna, scopro che mamma è solita non portare nemmeno le mutandine in casa, altra cosa di cui non avrei mai sospettato.
Dopo un inserimento dapprima lento, tenendolo con una mano, i movimenti si fanno via via più veloci e lei inizia a gemere dal piacere. I seni ancora fuori dalla maglietta, in quella posizione si allungano in maniera incredibile, fino a sfiorare con i capezzoli il tavolo e sono scossi dai continui colpi che il suo corpo riceve.
A quel punto l’imbarazzo è tale che sento l’esigenza irrefrenabile di staccare lo sguardo e di allontanarmi. Piano, senza far rumore indietreggio con l’intento di guadagnare l’uscio. Non posso restare a casa, in camera mia, capirebbero che sono tornata prima. Devo andarmene.
Una volta in strada, con lo zaino dei libri in spalla, comincio a realizzare che devo cercare un posto dove andare fino a mezzogiorno. Quando arrivo vicino alla fermata dell’autobus mi viene in mente il nonno e salgo appena in tempo.
Durante il tragitto penso che forse non è stata una buona idea, magari possono venirlo a sapere che non sono stata a scuola. Tutto sommato sarà sufficiente dire loro la verità: a causa dello sciopero ho deciso di andarlo a trovare.
Il pensiero più grande ovviamente è un altro: non ho mai visto i miei genitori come a persone che fanno sesso e sicuramente non in quel modo, eppure era chiaro che non era la prima volta che lo facevano così.
Davanti al cancello del nonno, non faccio in tempo a suonare che questo si apre. Una volta entrata sul vialetto, vedo uscire dalla porta di casa una ragazza giovane che incrociandomi mi sorride e saluta: “Ciao!”
Va di fretta e io la osservo da dietro. Molto bella, jeans aderenti, scarpe con tacco un po’ alto, lascia dietro di se un alone di profumo.
“Ciao Giulia, che ci fai qui, non sei a scuola?” mi dice con un tono per niente contrariato e un volto un po’ paonazzo.
“Ciao nonno, scusa se sono arrivata senza preavviso, ma a scuola hanno fatto sciopero e ho pensato di farti visita, magari posso mettermi a studiare in un angolino senza disturbarti.”
“Entra pure, fa come fosse a casa tua.”
“Sicuro che non disturbo….. ho visto uscire quella ragazza……”
“Oh, è una mia amica che viene qualche volta a trovarmi, l’ho conosciuta a nuoto”
Anche se si prodiga per trovare qualche attività da fare insieme, insisto per lo studio e mi lascia in pace nel suo salottino, dove però non riesco a trovare alcuna concentrazione. Che mattinata pazzesca. Quando me ne vado mi mette in mano altri dieci euro raccomandandomi di tornare.
Una volta a casa cerco di comportarmi normalmente, ma quando a tavola, seduta proprio dove facevano sesso, Marco chiede come mai non c’erano i soliti ravioli del sabato, non posso fare ameno di abbassare lo sguardo per l’imbarazzo.
Ho iniziato a frequentare sempre più spesso la casa del nonno anche perché, con le sue abitudinarie mance, posso prendermi qualche sfizio senza doverlo supplicare ai miei.
Un pomeriggio, dopo essere stata da lui un paio d’ore a studiare senza essere disturbata da quella peste di mio fratello, ricevo il solito compenso e sentendomi un po’ in colpa gli dico: “Nonno, non è necessario che ogni volta che vengo mi dai dei soldi, non me li merito, anzi approfitto della tua casa.”
“Ti sbagli, non sono il tipo che elargisce soldi per niente. Anche se non mi mancano, ho faticato molto per averli. Ogni volta che vieni qui contribuisci a rendermi più giovane ed è una cosa che non ha prezzo, quindi non ti preoccupare. So benissimo che alla tua età fanno molto comodo.”
La spiegazione mi convince e venirlo a trovare diventa una cosa normale, anche perché impariamo a conoscerci sempre più e a confidarci i nostri problemi come dei vecchi amici. Con nessun altro amico o amica riesco a fare altrettanto.
Un sabato sera decido di uscire insieme alle mie amiche per andare in un locale del centro, dove c’è musica e la possibilità di divertirci. Ho convinto i miei a lasciarmi uscire dicendo loro che si tratta del compleanno di una mia compagna e ho indossato i miei soliti vestiti. Sapendo che il posto  è molto alla moda, mi sono fatta prestare qualcosa dalle mie amiche, che solitamente sembravano non avere nessun problema di guardaroba. Sempre attente al look, al contrario di me, ho lasciato loro libertà di scelta, anche perché è roba sua.
Era tutto pianificato: ci siamo incontrate in una piazza del centro e mi hanno dato la borsa dei vestiti. Loro sarebbero andate avanti, mentre io mi sarei andata a cambiare dal nonno, che avevo avvisato e avrebbe retto il gioco.
Quando finisco di vestirmi nel bagno, mi ritrovo addosso dei stivaletti a punta con tacco a spillo di sei centimetri, una minigonna in jeans fin troppo attillata e una maglietta aderente con un leggero decolté. Non sono affatto abituata a uno stile così audace e non voglio uscire dal bagno.  Sono infuriata con le mie amiche e anche con me stessa per avergli lasciato troppa libertà di scelta, pur conoscendo la loro stravaganza.
“Guarda che fai tardi“ mi dice il nonno non vedendomi uscire.
“Non vado da nessuna parte, i vestiti non mi stanno bene” gli rispondo.
“Su esci e fatti vedere”
Sono indecisa, ma la serata che tanto avevo sognato è ormai rovinata. Tanto vale farsi prendere in giro dal nonno.
Una volta uscita mi guarda in silenzio con gli occhi sbarrati. Sono rossa di vergogna e già mi preparo a rientrare per cambiarmi.
“Uauu…. sei uno schianto! Non so cosa darei per poterti fare la corte.”
Sollevata e in un certo senso ancora più imbarazzata replico: “Davvero ti piace questo modo di vestire…. io non mi sento per niente a mio agio.”
“Sei stupenda …. ma guardando meglio c’è qualcosa che non va, aspetta …..”
Quando torna ha con sé tre pacchettini e aprendo il primo dice: “Sono più o meno della tua misura, ma questo nero secondo me è quello che ti sta meglio.”
Resto ammutolita, ha in mano un reggiseno di raso finissimo di gran marca. Sono sempre più imbarazzata.
“Su cambialo che è tardi, te lo regalo. Quello che porti è inguardabile, troppo grossolano per quella maglietta che vorrebbe mettere in risalto le tue forme.”
Stupita, non riuscendo a dir nulla, non trovo di meglio che andarmi a chiudere ancora in bagno per effettuare il cambio.
La sensazione sulla pelle è come una carezza e lo specchio conferma le ragioni del nonno. Certo che essere consigliata sull’abbigliamento intimo da un nonno non è molto normale. E come mai sembra avere a disposizione una vasta scelta di reggiseni?
All’uscita è già pronto con il capotto in mano, mi guarda con severità facendomi roteare e mi dice: “Ottimo. Vai che è tardissimo e fai una strage di ragazzi, però non tornare tardi a cambiarti altrimenti mi fai preoccupare, ok?”
Mentre mi accompagna alla porta fruga in tasca e mi mette in mano una banconota che quando sono fuori scopro essere da cinquanta euro.
La serata va alla grande, balliamo, chiacchieriamo, ma soprattutto mi capita una cosa nuova: parecchi ragazzi si fanno avanti, con scuse varie, per fare conoscenza. Soprattutto ho la piacevole sensazione (e non solo la sensazione) che non mi stacchino gli occhi di dosso.
Il giorno dopo mi sveglio felice, pensando a quello che mi è capitato. Il ricordo di tutti quei sguardi su di me, a dire il vero, mi eccita e non riesco a fare a meno di toccarmi. Con una mano alzo il pigiama e mi massaggio il seno dal quale non ho ancora tolto l’indumento regalato e con l’altra mi infilo nelle mutandine. Con gli occhi chiusi vago tra le più inconfessabili fantasie e al culmine del piacere, vengo pensando a come il nonno mi fissava eccitato.
Caspita, ho proprio inzuppato gli slip e devo cambiarmi. Decido che è meglio farlo in bagno, così posso anche guardami allo specchio con indosso il reggiseno.
All’apertura della porta mi trovo davanti mio fratello. Accidenti quello stupido si è dimenticato di chiudere a chiave. Richiudo velocemente e solo dopo realizzo la scena: era davanti allo specchio con solo la maglietta addosso e in una mano teneva il suo uccello in tiro. Quel porco si stava ancora segando. Dato il tempo che ultimamente trascorre in bagno, deduco che si stia dando molto da fare.
Vista la situazione imbarazzante, non ne parliamo in seguito e tutto finisce lì.
Col passare dei giorni, il confronto con le mie amiche rende sempre più difficile accettare i vincoli di spesa che i miei mi danno e spesso la cosa finisce con una rassegnata arrabbiatura. Per fortuna che posso contare su quei dieci euro del nonno per fare qualche spesuccia. Forse me ne sto approfittando troppo. Ci vado almeno due volte la settimana e la cosa comincia a destare scalpore in famiglia. La mamma è arrivata perfino a dirmi: “Cos’è tutto questo attaccamento improvviso per il nonno? Prima non volevi saperne e adesso ….. Cerca di stare in guardia.”
Cosa vuol dire con quelle ultime parole? Sembra sapere delle cose di cui io non sono a conoscenza, magari a livello di pettegolezzo, visto che tutto si esaurisce in un generico avvertimento.
Una cosa è certa: mi sento un po’ in colpa, ma è diventato così interessante andarlo a trovare, che non smetterei per nulla al mondo.
Un mercoledì pomeriggio capita una cosa insolita. Arrivata da poco dal nonno, mi metto a guardare la televisione, visto che c’è un programma che mi interessa e a casa non è proprio possibile vederlo senza litigare con Marco. Il campanello suona e vado ad aprire io, dato che lui tarda.
“Ciao! C’è tuo nonno?” mi dice sorridendo la ragazza che avevo incrociato un po’ di tempo prima.  E’ alta e molto bella; il rossetto, il velo di trucco, le scarpette con i tacchi a spillo e la gonna visibilmente corta sotto il soprabito la rendono vistosamente attraente.
All’arrivo il nonno, con l’aria un po’ sorpresa per la visita, fa le presentazioni.
“Giulia, questa è Ilaria, una mia amica. Ilaria questa è mia nipote Giulia”
“Tuo nonno mi ha parlato moltissimo di te, non vedevo l’ora di conoscerti” mi dice stringendomi la mano. Strano, penso, che il nonno invece non mi abbia mai parlato di lei.
Con l’aria supplichevole continua: “Scusa Claudio se non sono venuta stamattina, ho avuto un impegno improvviso e domani mattina ho lezione. Pensavo di farti una sorpresa venendo oggi, ma vedo che sei già in buona compagnia. E’ meglio se torno un altro giorno.”
Dopo un attimo di esitazione lui le risponde: “No resta, perché non fai amicizia con mia nipote, forse troverà la tua compagnia meno noiosa della mia, visto che siete entrambe giovani.”
“Ti va?”  mi fa lei con un viso nuovamente felice.
Non faccio in tempo a rispondere che mi prende la mano e dicendomi “Ti faccio vedere il mio cellulare nuovo”, mi trascina nel salottino.
“Io esco un’ora, mi puoi aspettare?” le grida dietro il nonno.
Non avrei mai pensato, è simpaticissima e rapidamente riesce a sciogliermi. Parliamo di quello che capita, mentre guardiamo la TV e scopro che abbiamo gli stessi gusti. Dopo mezz’ora tira fuori il telefonino dall’elegante borsetta e me lo fa vedere. Resto di sasso quando scopro che un modello di ultima generazione con possibilità infinite, che non riesco neanche a capire del tutto mentre me le elenca velocemente. Con un misto di vergogna e invidia evito di parlare del mio, a cui sono comunque affezionata perché conquistato a fatica a prezzo di lunghe dispute con i miei.
Solo dopo avermi mostrato alcune foto del paesino vicino al mare da cui proviene, in una regione del sud d’Italia, comincio a saper qualcosa di più di lei: 20 anni, studia in una facoltà che ha trovato solo qui e per la quale ha lottato fino a litigare in famiglia, vive in un appartamentino in affitto poco lontano dall’università.
Vinta dalla curiosità e visto che mi sembra di essere entrata sufficientemente in confidenza, le faccio la domanda che ormai non riesco più a trattenere: “Come conosci il nonno?”
“Circa sei mesi fa, in piscina” mi risponde in modo tranquillo “stavo passando un brutto periodo. I soldi stavano finendo e per mantenermi avevo accettato quel lavoro a ore per la pulizia dei locali, verso fine giornata. Vedevo spesso tuo nonno venire a fare una nuotata in quel momento in cui non c’era poca gente e lui vedeva me. Prima un saluto, poi una chiacchiera tira l’altra finché siamo diventati amici e lui ha preso talmente a cuore la mia situazione che ha iniziato ad aiutarmi”
“Come aiutarti?”
“Oh è molto carino, si preoccupa di pagarmi le rette scolastiche, l’affitto, le bollette e qualche extra. Praticamente è come se mi avesse adottata, diceva che una ragazza giovane è giusto che si occupi solamente di studiare. Subito non volevo accettare, ma ha insistito così tanto che quando mi ha detto che ha rotto i rapporti con la sua famiglia e che gli pesava molto non occuparsi di qualcuno, gli ho detto di sì, almeno fino a quando non uscivo dall’emergenza.”
Nel frattempo il nonno fa ritorno e passa a vedere se tutto va bene.
Il tempo vola e dopo aver parlato delle nostre rispettive scuole, ci scambiamo il numero di telefono e così scopre divertita il mio vecchio rottame. Ci salutiamo con l’intenzione di chiamarci prima possibile per continuare la conversazione.
“Resta pure a guardare la televisione, saluto il nonno e vado perché ho un impegno” mi dice prima di lasciare la stanza.
Le faccio cenno di sì con la testa e ci scambiamo un bacio.
In realtà, presa dalla curiosità, in punta di piedi mi avvicino alla porta e spio mentre si allontana.
Non riesco a sentire molto ciò che si dice al nonno vicino all’entrata, ma vedo che con la faccia dispiaciuta stringe la sua mano quasi a chiedere perdono. Dopo qualche parola rassicurante, il viso le si illumina nuovamente di felicità e attirato a sé lo bacia a lungo in bocca e se ne va.
Sono scioccata, non mi aspettavo tanto calore tra i due. C’è qualcosa che non capisco.
Il giorno dopo ricevo il suo primo SMS e il venerdì mi chiama per chiedermi se mi va di andare al cinema il pomeriggio successivo. Accetto volentieri, anche perché voglio proprio distrarmi, sto studiando tantissimo in questo periodo.
La stessa sera fatico ad addormentarmi, preoccupata per il compito della mattina dopo e a mezzanotte mi alzo per andare a bere qualcosa in cucina.
Sento la televisione ancora accesa in salotto. Seduti sul divano vedo da dietro papà che tiene un braccio sulla spalla della mamma, la quale a sua volta posa la testa sulla sua spalla. Che scenetta romantica. Mi avvicino meglio alla porta per vedere che programma stanno guardando e vedo gli attori che iniziano a spogliarsi. Dopo qualche secondo capisco che non si tratta di un film erotico, ma di un porno vero e proprio. La cosa più sconvolgente però, è che mentre si tengono così teneramente abbracciati a fissare la TV, lui ha l’uccello duro fuori dal pigiama e lei con una mano glielo mena lentamente su e giù come se nulla fosse.
Ritorno a letto senza far rumore, pensando a quanto in fondo conosca poco i miei genitori, o meglio il loro lato nascosto.
Il pomeriggio del sabato mi trovo davanti al cinema con Ilaria. Sono un po’ in ritardo perché per l’ennesima volta ho dovuto attendere che Marco esca dall’unico bagno di casa. La faccia stravolta e gli occhi bassi non lasciavano dubbi su cosa stesse facendo e mi chiedo se ultimamente non stia esagerando. Per non perdere l’inizio ci precipitiamo dentro.
Dopo il film facciamo quattro passi davanti alle vetrine del centro. Ilaria è attratta da tutti quegli articoli che esprimono eleganza e si ferma continuamente. Il suo modo di vestire e la sua bellezza non passano inosservati e inevitabilmente molti sguardi ci seguono. Lei sembra solo in apparenza non farci caso, ma secondo me è divertita, respira queste attenzioni, vive di esse, non ne può fare a meno e le provoca.
La settimana dopo arriva il giorno del mio compleanno, lo festeggerò come ogni anno con i miei la sera, quando siamo tutti riuniti. Dopo scuola però ricevo un messaggino dal nonno che mi raccomanda di andare da lui verso le tre perché ha bisogno urgente di parlarmi. Il motivo di tale urgenza non lo capisco, finora non aveva mai avuto la necessità di chiamarmi per andare a trovarlo. Quando arrivo mi apre e con faccia seria mi accompagna in cucina dove le finestre sono stranamente chiuse. Varcata la soglia vedo avanzare dalla stanza accanto una luce fioca e mi trovo davanti ad una immensa torta semifreddo con le candeline e la scritta AUGURI GIULIA. A portarla è Ilaria che come da tradizione, una volta deposta sul tavolo, mi invita a spegnerle tutto d’un fiato. Sono commossa, non pensavo sapessero del mio compleanno, sicuramente è stata lei ad informarlo visto che glielo avevo detto molto tempo prima. Entrambi mi abbracciano, mi baciano e mi fanno gli auguri. Dopo aver assaggiato la torta mi portano un pacchettino ciascuno. Imbarazzata per tanta festa, scarto con cura prima quello di Ilaria e vi trovo una profumo molto chic, poi quello del nonno e resto senza fiato scoprendo che è un cellulare di ultima generazione che va al di là ogni mio desiderio. Quando vedo che lei strizza l’occhio a lui, capisco da chi è partita l’idea e capisco che è stato il nonno in precedenza a regalarle il suo.
Dopo quel giorno diventiamo sempre più amiche, anzi diventa la mia migliore amica e confidente.
Trovarci per andare al cinema, il sabato pomeriggio, diventa un appuntamento fisso, come andare a passeggiare tra le vetrine e sognare.
Una sera ci sediamo in un bar e davanti ad un caffè cominciamo a scambiarci confidenze: mi chiede, divertita dal mio imbarazzo, se ho il ragazzo o se ho adocchiato qualcuno in particolare. Quando le dico la verità, mi consola dicendomi che anche lei dopo un paio di esperienze andate male, si sta concentrando sullo studio e la compagnia di Claudio era l’unica felice parentesi che si concedeva.
Già il nonno, ma che razza di rapporto c’è tra i due? Decido di indagare procedendo con cautela.
“Ci vai spesso a trovarlo?” le chiedo con aria indifferente.
“Due o tre volta la settimana, appena ho qualche ora libera vado da lui.” Poi quasi ad anticipare la mia curiosità aggiunge: “Lo so, ti stai chiedendo perché ci vado, non è vero? Diciamo che mi diverto molto con lui. Da quando ha iniziato ad aiutarmi in maniera totalmente disinteressata, mi sono sempre sentita un po’ in colpa per non poter ricambiare in alcun modo. A tuo nonno, non mancava nulla a parte qualche legame famigliare, cosa che mancava anche a me tra l’altro. All’inizio ho pensato che potevo essere io la sua famiglia, ma le passeggiate insieme, le cene, le chiacchierate non mi facevano sentire meglio, finché non ho capito che a tuo nonno piace molto ….come si può dire…. è un po’ biricchino.”
Mentre la mia faccia assume sempre più un’espressione interrogativa, la sua è sempre più divertita. “So che ci vai anche tu abbastanza spesso ultimamente, mi dici come mai?”
Un po’ sorpresa dalla domanda cerco di risponderle più sinceramente possibile: “Diciamo che è un nonno fuori dal comune, che mi capisce, che mi fa sentire a mio agio più che con i miei. Un altro si infastidirebbe se andassi a trovarlo spesso, mentre lui sembra felice quando mi vede e non mi lascia mai andare via a mani vuote. Dice che lo faccio sentire giovane e a dire il vero sembra giovane anche a me.”
A quelle parole il viso di Ilaria si illumina e dopo avermi osservata da cima a fondo per un secondo mi dice: “Forse ho un idea, sei ancora curiosa?”
Al mio cenno di assenso prosegue: “Però ti dovrai fidare di me ciecamente” e prendendomi per una mano mi trascina nei bagni per signore del locale.
Ci chiudiamo dentro e davanti allo specchio fruga nella borsa finché trova il rossetto.
“Ti sei mai truccata?” mi dice mentre comincia a tingermi le labbra.
“Beh, un paio di volte per andare a qualche festa.”
Nel frattempo passa ad un tocco di fondotinta e poi al contorno occhi. Non so cosa stia combinando perché do le spalle al lavandino, ma dopo pochi minuti sembra soddisfatta e lascia in pace la mia faccia.
“Pensiamo al resto” e mette le mani sul mio seno.
“Ma cosa fai?” le chiedo stupita.
“Eravamo d’accordo che mi lasciavi fare senza fiatare. Hai delle tette piuttosto grandi per la tua età e molto sode. Bene allora possiamo fare a meno di questo” e mi infila le mani sotto la camicetta per raggiungere la chiusura del reggiseno. Senza che possa replicare, me lo slaccia e lo mette nella mia borsetta. Poi mi apre i bottoni superiori della camicetta fino a che non si vede l’attaccatura del seno. Non contenta la sbottona anche sotto e la annoda ai fianchi. Che vergogna, sento i miei seni a diretto contatto con la camicia, così fina, che si vede la forma e il colore dei capezzoli. Mi guardo allo specchio e vedo una Giulia del tutto diversa; il trucco non è pesante, ma mi conferisce lo stesso un aria da donna e quel modo di vestire esalta al massimo le mie forme. Ilaria completa il lavoro sciogliendo i miei lunghi capelli e tirando in su la gonna elasticizzata di dieci centimetri.
“E ora?” le chiedo sbigottita.
“Adesso andiamo a trovare il nonno”
Non faccio in tempo a risponderle, che già mi fa indossare il cappotto e mi trascina fuori dal locale.
Quando lui ci viene ad aprire, sembra molto felice di vederci e ci chiede se vogliamo cenare da lui. Quando mi spoglio all’entrata, la sua parlantina subisce un calo improvviso e, imbarazzatissima, sento  il suo  sguardo addosso che mi scruta. Dopo qualche secondo si riprende e cerca di celare il suo turbamento come se niente fosse. Dal suo tono non sento disapprovazione, anzi ogni volta che i suoi occhi incrociano la camicetta aperta, si soffermano oltre il dovuto e mi seguono soprattutto quando mi muovo, forse nella speranza che i miei seni, coperti così precariamente si lascino guardare. Piano piano mi abituo alla situazione che comincia perfino ad eccitarmi e temo che ciò si veda da come mi si sono inturgiditi i capezzoli. Ma anche il nonno ha problemi perché vedo un rigonfiamento nei suoi pantaloni e cerca di muoversi meno possibile. Ilaria con sguardi maliziosi mi osserva divertita.
Finita la cena decido di andare a casa perché si è fatto tardi.
“Io resto ancora un po’ a fargli compagnia” mi dice Ilaria strizzando l’occhio.
Il nonno mi accompagna alla porta e mi mette in mano la solita banconota e prima di richiudere la porta mi dice: “Grazie della visita, stasera mi hai reso particolarmente giovane.”
Mettendo nel portafogli i soldi mi accorgo che non si tratta dei soliti dieci euro, ma di cinquanta e comincio a collegare le cose. Al nonno piacciono moltissimo le belle ragazze, Ilaria lo ha scoperto e ora sono amanti. Chi l’avrebbe mai detto? Chissà se i miei lo sanno?
Non ne capisco bene il motivo, ma sono un po’ gelosa e forse mi sento anche un po’ tradita.
La settimana successiva trascorre tranquilla, vado una volta a fare i compiti dal nonno e soprattutto a guardare la TV, come se nulla fosse successo. Il venerdì ricevo una telefonata da Ilaria che mi chiede se invece di andare al cinema come al solito, non mi andava di fare shopping il giorno dopo.
E’ il periodo dei saldi e io avevo messo da parte qualcosa, per cui accetto con gioia.
Ci diamo appuntamento a casa del nonno. Al suo arrivo lei gli da un bacio e gli dice con naturalezza: “Andiamo a comprarci qualcosina, prendo la carta di credito” e senza aspettarsi alcuna replica, la preleva dal cassetto, mi prende per il braccio e ci avviamo verso l’uscita.
“Non prendere solo roba per te, mi raccomando!” le grida dietro il nonno.
Per strada ad un certo punto mi dice una frase che mi spiazza: “Sai, hai fatto veramente colpo su di lui l’ultima volta”
Iniziamo da un negozio di abbigliamento molto chic, Ilaria sceglie un completino molto elegante dopo averne provati almeno tre. Le sta benissimo, si vede che ha buon gusto. Soddisfatta, mi invita a cercare qualcosa per me. Cammino tra gli scaffali dove vedo abiti fantastici che neanche si avvicinano a quelli del mio guardaroba abituale e quando comincio a guardare qualche cartellino dei prezzi, lei mi sgrida: “Ti ho detto che gli hai fatto una buona impressione, per cui oggi non ti devi preoccupare del prezzo, scegli e basta!”
Vedendo la mia indecisione davanti a tutta quella scelta, dopo qualche minuto mi dice: “Qualche idea per te io ce l’avrei, ti fidi di me?”
L’ultima volta mi ha cacciata in una situazione imbarazzante e ci penso un attimo prima di accettare con un timido cenno della testa.
Alla fine usciamo dal negozio con un tubino bellissimo e una giacca, entrambi molto costosi.
Sono al settimo cielo, quando mi vedranno le mie amiche moriranno d’invidia, ma sono anche un po’ perplessa per come stiamo usando i soldi del nonno. Ilaria, con aria felice di chi sta facendo tutto nella più totale naturalezza, capisce che qualcosa non va e mi invita a bere qualcosa al tavolo di un bar.
“Dimmi forza, cos’è che ti turba? Avrai capito ormai che tra me e tuo nonno c’è del tenero?”
“Lo fai per i suoi soldi? Le chiedo diretta.
Lei si lancia in una risata sdrammatizzante e mi dice: “Non è quello che sembra, Claudio non mi ha mai chiesto nulla per il suo aiuto anzi, quando ha iniziato, ha smesso di andare in piscina alla solita ora per non incrociarmi e farmene sentire il peso. Sapevo già della sua storia famigliare e che era solo come lo ero io, così ho cominciato a fargli qualche telefonata. Poi qualche cena e la conferma che era un amante della bellezza da come si distraeva vicino a qualche minigonna. Lo avevo già notato in piscina che, quando non nuotava, passava il tempo a godersi il paesaggio femminile. Iniziai piano piano a stuzzicarlo, per gioco. Mi divertivo a provocarlo con vestiti o atteggiamenti sexy. Lui apprezzava chiaramente, ma teneva le distanze, finché una sera da lui, dopo averlo spinto al massimo della eccitazione ho preso l’iniziativa e …. la cosa sta andando avanti ancora. Ti dirò, mi diverto così tanto con lui, che anche se finisse i soldi non cambierebbe nulla.”
Mi sento un po’ sollevata, ma penso a come sia strano avere un nonno così. Lei sembra leggere i miei pensieri perché avvicinandosi aggiunge sottovoce: “Ho avuto altre storie prima con ragazzi della mia età, ma qualcuno che ci sa fare come lui non mi è mai capitato e poi …. è ben equipaggiato” e nel dirlo strizza l’occhio.
Arrossisco e lei prendendo quasi la palla al balzo mi chiede: “Dimmi la verità, tu l’hai già fatto con qualche ragazzo?”
Sono in trappola, non posso mentirle e a voce bassa le rispondo: “No …. qualche bacio, niente di più”
“Non avere fretta, aspetta il momento giusto, io alla tua età avevo già provato, ma è stato piuttosto deludente.”
“Già, quasi tutte le mie amiche si vantano di averlo fatto, ma spesso ammettono che è stato un disastro, almeno la prima volta.”
“E’ normale, manca l’esperienza, soprattutto nei maschietti.”
Finita di bere la bibita le chiedo: “Ma il nonno non si arrabbierà per le spese che abbiamo fatto con la sua carta.”
“Assolutamente! Sono d’accordo per comperarti qualcosa e appena tornati lo informerò di cosa abbiamo speso, cosa che no farò per i negozi in cui andremo adesso.”
Quali negozi? Ma non abbiamo finito?
Con lo sguardo sempre più divertito mi prende per mano e mi trascina via senza rispondere.
E’ grande il mio stupore quando ci fermiamo davanti un negozio specializzato in abbigliamento intimo e lingerie.
“Ecco, ti avviso questo è un tipo di negozio in cui Claudio mi ha sempre dato una regola con la carta di carta di credito: non ci sono limiti!”
Mentre entriamo non posso non pensare a quanto sia veramente biricchino il nonno.
Ovviamente Ilaria dimostra di sentirsi a suo agio all’interno e mi lascio guidare.
Dopo avermi consigliato due paia di mutandine e reggiseni di buona qualità, non c’è verso di farle capire che una versione nera col pizzo che crea zone di vedo-non vedo è troppo sexy per me, come del resto le calze nere autoreggenti.
“Fidati di me, hai un corpo bellissimo, ti staranno molto bene e spezzerai il cuore a qualche ragazzo. Lo so perché io li ho già provati. Ora prendo qualcosina per me.”
Quando torna dallo scaffale dove ha rovistato, ha in mano due piccole scatole e mi chiede: “Quale colore preferisci?
Non riesco a capire di cosa si tratta perché all’interno il tessuto in vista è poco e così le chiedo spiegazioni. Divertita dalla mia ingenuità, ne apre una e con le punta delle dita prende in mano un tanga rosso con relativo reggiseno, provvisti più di spago che di stoffa, limitata a dei piccoli triangolini.
“Lo faccio impazzire quando indosso questi. Allora, preferisci quello rosso o quello bianco?”
A quel punto penso che se il nonno è biricchino, lei non lo è da meno.
La tappa successiva è in un negozio di scarpe dove mi costringe a prenderne un paio per niente invernali con tacco a spillo, un vero strumento di tortura per me che non ho mai portato roba così. Prende anche lei un modello simile, ma con un tacco assai più alto.
Mentre camminiamo verso casa con le borse in mano, mi sento euforica e non smetto di ringraziare Ilaria per quel bel pomeriggio.
“Dovresti ringraziare tuo nonno piuttosto, visto che ha pagato lui” mi dice sorridendo.
“Lo farò, quando arriviamo gli darò un bel bacio”
“Sai, l’altra volta non riusciva a toglierti gli occhi di dosso. Era eccitatissimo e dopo che te ne sei andata ho avuto il mio bel d’affare per calmare i suoi bollori.”
La frase mi turba e lusinga allo stesso tempo. Avevo notato ovviamente lo strano comportamento del nonno, ma non immaginavo di poterlo stravolgere così.
“Scusa se ti ho detto quelle cose prima, non volevo offenderti:”
“Non ti preoccupare sciocchina, non deve essere facile in effetti capire cosa c’è tre me e lui”
“Vi amate?”
“Ma no, cosa vai a pensare. Voglio molto bene a Claudio, ma c’è troppa differenza di età tra noi.
Molto più semplicemente ci divertiamo insieme.”
“Beh, con una ragazza bella e giovane come te il nonno è senz’altro felice…”
“Oh, se è per questo anch’io …. vedo che ti è ancora difficile capire. Aspetta forse so cosa fare per farti capire meglio …. sempre che tu te la senta.”
Ecco un’altra sua idea pazza, ma non voglio passare per una mocciosetta e senza sapere esattamente  di cosa si tratta gli faccio di sì con la testa.
Arriviamo in quel momento davanti alla casa del nonno e lei prima di aprire la porta con la sua chiave, mi dice: “Adesso fai quello che ti dico e reggi il gioco.”
Quando entriamo il nonno è seduto sul divano del salotto a guardare la televisione, lo vediamo dalla porta che da verso il corridoio d’ingresso.
“Siamo tornate” urla Ilaria per farsi sentire. Poi si avvicina e sottovoce mi dice: “Adesso vai da lui, lo ringrazi come avevi detto e lo saluti perché devi andare via.”
Mentre lei si toglie il cappotto, io entro e il nonno mi chiede: “Allora avete trovato qualcosa di vostro gradimento?”
Appoggio le borse sul divano e lo abbraccio come non avevo mai fatto, mentre gli do un bacio sulla guancia lunghissimo. “Grazie nonno!”
“Non c’è di che piccola” mi risponde con una faccia un po’ sorpresa.
“Scusa, ma adesso devo proprio andare a casa perché è tardi, grazie ancora.”
Mi mette in mano i soliti dieci euro e mi lascia andare.
Ilaria mi accompagna alla porta, ma prima di arrivarci mi devia in una stanza di servizio attigua, in quel momento piuttosto buia a causa delle persiane abbassate.
“Adesso resta qui in silenzio e attraverso quella porta comunicante guarda e impara”
Sono sbalordita. Perché tutta quella messa in scena, cosa sta succedendo?
Lei esce richiudendo la porta alle sue spalle. La sento salutare per finta e chiudere fin troppo forte il portoncino. Poi il rumore dei suoi tacchi si dirige nuovamente verso il salotto. Ne ho conferma quando spostando un tendaggio, la vedo davanti al nonno a pochi metri da me. Si siede al suo fianco e con una mano gli accarezza una gamba finché non arriva all’inguine.
“Sei proprio un porcellino, ti è bastato un suo bacio e ti è venuta una erezione incredibile, vergognati!” Lo stava chiaramente prendendo in giro.
Effettivamente sotto i suoi pantaloni si nota un certo gonfiore, che lei inizia a massaggiare con sempre maggior forza. Lui sembra proprio apprezzare queste sue attenzioni.
Poi Ilaria comincia a baciarlo sulla bocca, così a lungo che è chiaro che non sono coinvolte solo le labbra in questo.
Quando finalmente si stacca, gli si inginocchia davanti e con le mani slaccia la cintura dei pantaloni. Con un rapido gesto glieli sfila e quando si sposta nuovamente per mettersi al suo fianco, quello che vedo mi lascia allibita. E’ enorme. Non sapevo che potessero esserci cazzi così grandi, pensavo che quello di papà fosse sopra la media, ma evidentemente sbagliavo. Non ho molta esperienza a riguardo a dire la verità, probabilmente qualche attore porno poteva avere un coso simile.
Ilaria lo prende in mano e comincia ad accarezzarlo, poi si cala su di lui con la bocca e comincia a lavorarlo. Dapprima soffermandosi a stuzzicare la punta, poi facendolo entrare sempre più, alterna salite e discese. Ad un certo punto l’avidità con cui lo ingoia sembra perfino farle mancare il respiro.
Il cazzone, perché è di questo che si tratta, è insalivato al massimo quando lei si alza.
“ E’ meglio che prepari anche me” e inizia a spogliarsi.
Come sospettavo la sua biancheria intima è molto sexy e per la prima volta vedo il suo seno floridissimo. Per ultime si toglie le mutandine, mettendo in mostra la passerina perfettamente depilata. Il suo corpo è bellissimo, la pelle è liscia e uniformemente abbronzata, le sue curve perfette. Maliziosamente non si toglie i collant autoreggenti e ciò le dona una carica erotica ulteriore.
Si stende sul divano e il nonno, che nel frattempo si è tolto il resto dei vestiti, si cala su di lei e partendo dal collo comincia a riempirla di baci, poi scende lentamente fino a che arriva alle tette, che prima stringe fra le mani e poi sbacciucchia. Infine concentra le sue attenzioni sui capezzoli alternando delle lente succhiate a dei frenetici lavori di lingua.
Pur non essendo un’esperta, capisco chiaramente che lei apprezza moltissimo e mugola dal piacere. Io stessa comincio a sentirmi strana e ad eccitarmi, come se fossi io l’oggetto di quelle attenzioni. Da suoi gemiti credo addirittura di percepire quando giunge al suo primo orgasmo. Poi il nonno prosegue il suo percorso fatto di baci, scendendo sul ventre fino ad arrivare tra le cosce dove si sofferma a lungo facendola gemere fino quasi a farla impazzire.
E’ a questo punto che si stacca da lei. Con il cazzo ancora in perfetta erezione, si posiziona tra le sue gambe divaricate e comincia ad inserirlo lentamente. La sua figa completamente fradicia per l’eccitazione, lo accoglie dilatandosi all’inverosimile e quando inizia a muoversi avanti e indietro, lei ricomincia a gemere. I movimenti diventano sempre più potenti e i suoi seni sobbalzano con lo stesso ritmo. Ora la sta penetrando fino in fondo e mi domando come una cosa così grossa possa starci dentro senza farle male.
Quando si ferma, tutto sudato, per riprendere fiato, lei si alza, lo bacia velocemente sulla bocca e presa dalla frenesia gli dice: “Prendimi così ti prego!” e si mette alla pecorina sul tappetto davanti al divano. E’ rivolta verso di me e inarca la schiena per tenere ancora più alto il suo culetto. Il nonno non se lo fa ripetere due volte. Tenendo con una mano il suo arnese, lo posiziona dietro di lei e lo fa avanzare inesorabile. La reazione di lei è un gemito di piacere che continua quando lui, tenendola per i fianchi, inizia a scoparla con sempre maggiore violenza.
In un momento in cui il ritmo rallenta, Ilaria apre gli occhi e chiaramente guarda verso di me, mi sorride con la faccia accaldata e strizza un occhio, poi si riabbandona al piacere.
A quel punto non resisto più, infilo la mano sotto la gonna e comincio a toccarmi, prima sopra le mutandine, poi non mi basta più e le sposto. La scena a cui sto assistendo mi sta facendo eccitare come mai mi era successo prima.
Ilaria si gira per guardare il nonno dietro di lei e si intendono senza alcuna parola.
Lui lo tira fuori grondante di umori e si siede, lei si alza, sale sul divano e si posiziona sopra di lui dandogli le spalle. Quindi piega le ginocchia fino a far trovare la sua figa a pochi centimetri dal  cazzone e tenendolo con una mano si cala su di esso facendolo scomparire completamente fino alle palle.
Restano in quella posizione immobili per qualche minuto, lui le palpa il seno, poi lei inizia a muovere il bacino e su entrambi compaiono delle smorfie di piacere. Poi inizia a sollevarsi ed ad abbassarsi senza mai farlo uscire da sé. Il ritmo cresce sempre più facendo sobbalzare le sue morbide tette, finché il nonno non si irrigidisce e grida. Anche lei emette un grido e abbandona il peso del suo corpo su quello del nonno. Negli istanti di silenzio che seguono, l’unica cosa a muoversi è lo sperma che cola dalla figa, con ancora dentro il cazzo in erezione. Lui l’abbraccia stretta a se ed entrambi respirano con affannosamente.
Mi sono bagnata in una maniera assurda e capisco solo ora che non posso più restare, devo andare via prima di essere scoperta. Esco da quella stanza in punta di piedi, trattenendo il respiro finché non rinchiudo piano il portoncino di ingresso dietro di me.
Faccio quattro passi per andare a casa e ne approfitto per schiarirmi le idee. Appena a casa mi cambio le mutandine e ceno con i miei, come se non fosse successo nulla. La notte, prima di addormentarmi inzuppo nuovamente gli slip, tormentata dai ricordi.
Il giorno dopo ricevo un SMS da Ilaria con la frase: “Ti è piaciuto?” Chiaramente ha voglia di sfottermi.
La settimana successiva passa tra lo studio, gli allenamenti di pallavolo, le litigate in famiglia perché non vogliono neanche sentir parlare di prendermi il motorino e una visita al nonno. Quest’ultima è per forza di cose un po’ diversa, perché anche se faccio di tutto per comportarmi normalmente, non riesco a togliermi dalla mente la sua immagine di grande amatore.
Sabato mi trovo con Ilaria per il solito film del pomeriggio e alla fine, come abitudine, ci fermiamo a chiacchierare al caldo, dentro un locale. É la prima volta che possiamo parlarci dopo quello che è successo e lei, come al solito senza problemi, tira fuori subito l’argomento.
“Allora, hai capito finalmente?”
“Credo di sì ….. si vedeva che ti piaceva tantissimo”
“Proprio così, è magnifico, non riuscirei a stare senza di lui per più di una settimana. Non ho mai incontrato un uomo con cui sto così bene e poi …. hai visto come è dotato?
“Sì, non sapevo che potessero essere così grandi …” le confesso con il capo chino per la vergogna.
“Dimmi la verità, ti è piaciuto quello che hai visto?”
L’imbarazzo è grande, ma le rispondo: “Beh …. mi sono sentita molto strana  …. e la notte ho faticato a prender sonno.”
Con il sorriso di chi ti vuol prendere in giro, mi da una carezza e dice: “Poverina …. ma per questo tipo di problemi conosco la cura adatta. Vieni, andiamo subito a prenderla.”
Come al solito quando prende certe decisioni, non mi lascia il tempo di replicare e lasciamo il bar per prendere dopo cento metri una stradina laterale. Dopo altri cento metri si ferma e dice: “Aspettami qui, faccio presto”
Mi guardo intorno e non vedo farmacie, il locale dove entra ha un’insegna al neon con scritto SEXYSHOP. Non riesco a fermarla e corro a nascondermi dietro a una siepe.
Quando torna ha in mano un pacchettino ben confezionato che mi consegna dicendomi: “E’ una sorpresa, promettimi di aprirlo solo quando sei a casa.”
Non capisco questo mistero, ma annuisco dicendo: “Non ti devi disturbare ….”
“Oh, nessun disturbo, questo è un negozio in cui posso usare la carta di credito di Claudio senza limiti”.
A casa dopo una doccia e la cena, mi ritiro in camera mia prima del solito, perché la curiosità è forte.
Apro il pacchetto con delicatezza e quando tolgo il coperchio resto allibita: ho tra le mani un vibratore rosso. Ne avevo sentito parlare dalle mie compagne, ma era la prima volta che ne vedevo uno. Ilaria è proprio terribile.
Visto che ho la medicina, non mi resta che provarla, almeno per vedere se funziona.
Dopo averlo lavato per bene, mi stendo sopra il letto con un asciugamano sotto e tolte le mutandine, divarico le gambe. Lo appoggio vicino al clitoride, lo accendo e le sue vibrazioni hanno un effetto potentissimo, le sento percorrere tutto il mio corpo. Sono costretta a staccarlo per riprendere fiato, ma subito riprendo lasciandomi sconvolgere da un’ondata di piacere. Con la mano libera alzo la camicetta fino a scoprire i seni che comincio a massaggiare, tormentando poi con le dita anche i capezzoli inturgiditi. Trattengo come posso i gemiti quando raggiungo l’orgasmo, bagnandomi tutta. Non ero mai riuscita a procurarmi un piacere così grande, un piacere che voglio riprovare subito, appena ripreso fiato. Questa volta inizio a farlo penetrare, prima con prudenza poi, visto che la cosa è piacevole e sono così eccitata che entra senza problemi, lo muovo sempre più in profondità, avanti e indietro, mentre con una mano stuzzico il clitoride. La sensazione che provo è, se possibile, ancora più forte della precedente e giungo rapidamente al secondo orgasmo. Sono sfinita, ma sorprendentemente non sazia. Dopo aver bevuto dalla bottiglietta d’acqua che ho sopra il comodino, ricomincio, stavolta con la mente mi ritrovo a pensare a quella scena a casa del nonno, al suo uccello e lo immagino che entra dentro di me. Vengo subito dopo e la fatica mi fa piombare, senza accorgermene, in un sonno profondo.
Mi sveglio dopo un paio d’ore, verso mezzanotte, così come mi ero addormentata; con le gambe aperte, la camicetta alzata e il vibratore sul letto vicino alla mia mano. L’asciugamano sotto di me è zuppo, spero di non aver bagnato anche sotto. C’è una cosa strana però: ho delle gocce di liquido appiccicaticcio sul ventre, sulla coscia e sul letto a fianco ad essa. Non riesco a capacitarmene fino a che, decisa a farmi una doccia, noto la porta della camera un po’ aperta. Ricordando perfettamente di averla chiusa, mi viene un colpo. Accidenti quel porco di mio fratello deve avermi spiato e quando mi ha vista dormire è entrato e si masturbato. Il fatto che mi abbia visto in quelle condizioni mi fa provare una profonda vergogna e agitazione, ma capisco che non ne può parlare con alcuno senza scoprirsi e mi  calmo. Devo assolutamente chiudere a chiave la prossima volta!
Lunedì ricevo l’ennesimo perfido SMS da Ilaria: “Ti procuro altre batterie?”
La rivedo la settimana successiva e al solito bar. Seduta al tavolo, mi chiede divertita: “Allora, ti è piaciuto?”
“Sei tremenda!” le rispondo con un tono di finta indignazione.
“Ma perché non ti trovi un ragazzo, sono sicura che hai già fatto girare la testa a decine di compagni, devi solo fargli capire che ci stai.”
“Non è così semplice, nessuno di quelli che conosco mi piace in maniera particolare e poi …”
“Poi cosa?”
“Penso a quello che è successo alla mia compagna questa settimana. Aveva una cotta pazzesca per un ragazzo che consapevole di ciò, l’ha convinta già al secondo appuntamento a fare sesso a casa sua, mentre i genitori erano fuori. E’ stata una cosa molto squallida: l’ha fatta spogliare, l’ha stesa sul tavolo della cucina, si è calato i pantaloni e dopo averle aperto le gambe ha provato a penetrarla. Il risultato è stato che lei ha provato un dolore fortissimo e lui dopo un pochi centimetri è venuto, si è tirato su i pantaloni e se ne è andato senza dire nulla. Quando me lo ha raccontato piangeva dalla vergogna.”
“Che bastardo! Certo che come ti dicevo tra giovani inesperti è facile che la prima volta sia ridicola, ma almeno poteva fare le cose con calma e starle vicino.”
In silenzio finiamo di sorseggiare il caffè.
“Senti piuttosto, è la settimana prossima che il nonno compie gli anni, vero?”
“Brava, te ne sei ricordata.”
“Ti volevo chiedere un consiglio: non riesco a trovare l’idea giusta per un regalo, forse tu che lo conosci meglio mi puoi aiutare. Cosa gli piacerebbe di più; una cravatta, un libro, non so ….tieni presente che ho dato fondo a quasi tutti i miei risparmi ultimamente.”
“Ho il tuo stesso problema e ci sto pensando da tempo, ma alla fine mi vengono in mente le solite cose.”
Dopo aver pagato il conto ci incamminiamo verso casa pensierose.
“Accidenti, vorrei proprio ricambiarlo per tutto quello che fa per me e speravo di trovare una buona idea per farlo contento, senza spendere una fortuna ovviamente.”
Ilaria mi risponde: “Se ci pensi bene possiede già tutto quello di cui ha bisogno. Un pensierino da parte nostra comunque lo renderà felice, in fondo credo che siamo le cose più belle che gli siano capitate.”
Poi si ferma improvvisamente a fissare il marciapiede in silenzio, qualcosa sta balenando nella sua testa. Quando si riprende, mi dice sorridendo: “Se ci rifletti, esiste effettivamente qualcosa che desidera ardentemente più di ogni altra ….”
“E sarebbe?” le rispondo incuriosita.
Lei si avvicina e mi bisbiglia all’orecchio.
“Ma sei matta, è mio nonno ….”
“Su non ti scandalizzare troppo, sai bene che gli piaci molto e sono sicura che anche tu ci hai fatto qualche pensierino.”
Non mi riesce di replicare alle sue parole, forse perché in fondo sta colpendo nel segno.
“Mettila così: la tua prima volta sarà un’esperienza bellissima. Fidati, vedrai che mi ringrazierai.”
“Non posso fare una cosa del genere ….”
“Non aver paura, ci sarò anch’io insieme a te. Mi è venuto anche in mente il regalo che posso fargli io. Se veramente ci tieni a renderlo felice, questa è la sorpresa migliore che gli puoi fare.
Facciamo così, pensaci, ma non troppo. Entro domani mi mandi un SMS con la risposta, altrimenti non facciamo in tempo con i preparativi.”
A quel punto dobbiamo prendere strade diverse; lei si allontana felice per la sua trovata geniale mentre io sono molto turbata per quella proposta.
A cena ho poca fame e mi ritiro presto in camera per non destare sospetti con il mio atteggiamento pensieroso. L’idea è assurda, ma non riesco a smettere di pensare che ha una sua logica.
Faccio fatica ad addormentarmi, ma poi sprofondo in un sonno riconciliatore fino a tarda mattinata. Quando mi sveglio sento che non devo perdere l’occasione di fare una scelta coraggiosa. Prendo il cellulare dal comodino e senza alzarmi digito la parola “OK” e invio il messaggio.
La settimana dopo è piuttosto movimentata: la scuola, la partita di pallavolo persa, i compiti e l’organizzazione della festa. Seguo Ilaria che entra ed esce dai negozi in maniera frenetica. Chiaramente nella sua testa ha già pensato a tutto e quando mi azzardo a mettere in dubbio certe sue scelte alquanto bizzarre, mi dice di fidarmi e mi raccomanda ti tenere il segreto per non svelare la sorpresa. Ormai non posso più tornare indietro.
Arriva il sabato, il grande giorno. Quando esco di casa il primo pomeriggio, la mamma mi sorprende quando mi dice di fare gli auguri al nonno anche da parte sua. Evidentemente se ne è ricordata ed ha immaginato che sarei andata a festeggiare da lui.
Quando arrivo a casa sua, gli faccio subito gli auguri e ci scambiamo un bacio. Il tavolo è apparecchiato, manca solo la torta che deve essere consegnata da un momento all’altro.
Arriva anche Ilaria tutta trafelata, con un sacco di borse in mano e dopo gli auguri di rito, ci chiudiamo in uno stanza per i preparativi. E’ veramente brava in queste cose: un po’ di trucco, una sistemata ai capelli, i vestiti acquistati per l’occasione e che non potevo certamente far vedere a casa.
Il nonno ci invita a sbrigarci perché la torta, che nel frattempo è arrivata, comincia a sciogliersi.
Quando usciamo ci guarda sgranando gli occhi e la cosa devo ammetterlo, mi lusinga. Indossiamo entrambe un tubino che ci lascia le spalle scoperte ed è molto corto, delle calze nere con motivi molto sexy, delle scarpette con tacco a spillo per me vertiginoso e dei pendenti come orecchini. Devo riconoscere che il risultato finale è incredibile. Quando cammino non riesco a fare a meno di ancheggiare e con quel vestito le nostre forme sembrano esaltate. Non mi sono mai sentita così provocante. Il nonno è radioso e ci fa i complimenti abbracciandoci e guardando bene di farlo tenendoci strette a sé. Non posso fare a meno di notare l’effetto finale sulla sua patta, che aumenta considerevolmente di volume e la cosa, devo ammetterlo, mi fa piacere.
“Siete bellissime ragazze, mi sento venti anni più giovane”
Ilaria mi guarda strizzandomi l’occhio.
Spenta l’unica candela, cominciamo a mangiarci il dolce accompagnato da un po’ di spumante, che assaggio anch’io perché molto buono.
Poi il nonno si siede sul divano e ci chiede di fare altrettanto per ascoltare qualche sua storia di gioventù. Ilaria gli si adagia di fianco alla sua sinistra ed io per non essere da meno, faccio lo stesso  alla sua destra. Lui ci mette le braccia sopra le spalle e ci tiene unite a sé come se fossimo la cosa più preziosa che ha. Inizia così a raccontare i suoi divertenti aneddoti molto. Gli piace farci ridere e ci guarda continuamente per vedere se apprezziamo quello che dice, ma non solo, i suoi occhi si perdono sempre di più spesso verso il basso e capisco che il nostro decoltè è sotto osservazione.
In effetti quei vestitini si affidano alle nostre forme per restare tesi in posizione e lo spazio tra i due seni si fa notare. Chiunque sarebbe tentato da quella vista. Stranamente la cosa invece di imbarazzarmi, mi eccita e mi riesce difficile non tenere d’occhio i suoi pantaloni, sempre più in tensione.
Temendo di annoiarci con troppe storie del passato, conclude dicendo: “Bene, ragazze vi ringrazio, è stato probabilmente il più bel compleanno della mia vita ….”
“Aspetta, non vuoi vedere i nostri regalini per te?” lo interrompe Ilaria.
“Ma certo …. ma non era necessario …”
“Allora devi aver pazienza e aspettarci qui finché li prepariamo, è una sorpresa”
“Va bene ….”
Ci allontaniamo nella stessa stanza di prima, mentre il nonno ci guarda incredulo.
Dopo quindici minuti mostra i primi segni di impazienza e ci grida: “Dai uscite, quanto ci vuole ….”
“Abbiamo quasi finito, siediti sul divano che arriviamo.”
Obbedisce rassegnato e dopo un minuto vede finalmente aprirsi la porta. Indossiamo due accappatoi bianchi. Ilaria porta ora un paio di calze bianche a rete, io sono senza e ai piedi ho un paio di scarpe rosso lucido con il tacco.
Ci avviciniamo a lui. Lei è sorridente, io ho il cuore in gola ma cerco di non darlo a vedere.
“Ebbene la sorpresa?”
Guardo Ilaria e capisco che è il momento concordato, entrambe gli porgiamo un’estremità della cinta e gli diciamo insieme: “Buon compleanno!” Il peso delle sue mani scioglie quel debole nodo e lasciamo cadere a terra gli accappatoi.
I suoi occhi si spalancano, il fiato si blocca, temo quasi gli venga un infarto. Davanti a sé si trova lei con autoreggenti e un un completino sexy bianco in pizzo semitrasparente (per quella poca stoffa che c’è). Io invece indosso un costumino da bagno rosso, scelto da Ilaria, di una forma che non avevo mai visto prima: una stretta striscia di tessuto che partendo da in mezzo le gambe, si allarga leggermente salendo fino a metà strada con l’ombelico. Qui si divide in due porzioni che proseguono verso i seni e coprono a malapena i capezzoli. Infine si ricollegano dietro al collo dove diventano poco più che uno spago che ridiscende e si perde in mezzo alle natiche. Se fossi stata senza, non mi sarei sentita così nuda. Sentivo tutta la sua elasticità aderire perfettamente al mio corpo, per staccarsi solamente appena sotto le tette e scaricare la tensione sulla mia fighetta. E’ scomodo, ma indubbiamente eccitante; quel colore vivo sulla pelle bianchissima del mio corpo, è sicuramente un bello spettacolo. I tacchi innalzano il mio sedere e sembrano allungare ancora di più le mie gambe magre e ben tornite. I fianchi ben formati, il girovita stretto, il seno che così schiacciato al centro sembra dover uscire fuori da un momento all’altro, tutto  mi fa sentire sexy come mai mi era successo prima.
Guardo il nonno temendo una sua reazione contrariata. Le prime parole che riesce a dire dopo parecchi secondi di estasi sono: “E’ il paradiso ….” Io e Ilaria a quel punto ci mettiamo a ridere, quella frase rompe la tensione, come solo il nonno sa fare.
Poi mi guarda fisso negli occhi e mi chiede: “Lo vuoi veramente fare?” Ilaria è dietro di me e mi cinge le spalle, quasi a rassicurarmi. Faccio un segno di assenso con la testa.
Lui mi sorride, mette dolcemente le sue mani calde ai fianchi e mi tira a sé facendomi sedere sulle sue ginocchia. Mi da con dolcezza un bacio sulla spalla, poi mi fa metter un braccio intorno al collo e con una mano, avvicina lentamente il mio viso al suo. Chiudo gli occhi e le nostre labbra si toccano con delicatezza, poi ci guardiamo per un istante e ci riattacchiamo uno all’altro. A quel punto le nostre lingue si cercano affannosamente, mentre ci abbracciamo sempre più forte. Sento un mio seno schiacciato dal suo corpo e il suo cazzo premere sotto di me come un animale in gabbia.
Ilaria ci guarda soddisfatta: “Allora te l’avevo detto o no che ci sa fare?”
La guardo e lei mi allunga una mano per rimettermi in piedi: “Adesso aiutami, è la sua festa”
Lo facciamo alzare e cominciamo insieme a svestirlo.
Lo avevo già visto ovviamente nudo, ma tolti i pantaloni, il suo grosso membro si è sollevato con magnificenza vicino a me, impressionandomi.
A quel punto lo facciamo accomodare di nuovo sul divano, come si conviene ad un festeggiato e ci mettiamo al suo fianco.
Ilaria con molta naturalezza tiene il gioco ed io cerco di imitarla al meglio. Cominciamo ad accarezzarlo sul dorso, poi gli diamo un bacio ciascuna sulla bocca e uno ce ne scambiamo uno tra noi. Le nostre mani cominciano a scendere fino al suo uccello che sembra di pietra, mentre distribuiamo baci seguendo lo stesso percorso. Alla fine lei lo bacia proprio sulla cappella e con uno sguardo mi invita a fare altrettanto.
“Su prova a prenderlo in bocca” mi dice prima di farlo lei stessa una volta. Non lo avevo mai fatto e mi sento un po’ impacciata, mi sembra di avere la bocca troppo piccola. Lei se ne accorge e ride: “Non ti preoccupare è effettivamente molto grosso.”
Lo tengo stretto con una mano mentre cerco di fargli posto sempre più in bocca, intanto Ilaria gli massaggia i testicoli e mi osserva attentamente. Il sapore è buono e comincio a capire come muovere la lingua.
Poi mettendomi una mano fra i capelli lei mi dice: “Ora fermati o lo farai impazzire dal piacere.”
Mi prende per mano e ci alziamo in piedi davanti al nonno. Si mette dietro di me, mi slaccia il costume che cade lasciandomi solo con le scarpette addosso. Il candore del mio corpo ora contrasta con il rosso dei capezzoli inturgiditi, la pelle è completamente liscia e levigata, anche sulla mia patatina, depilata perfettamente da Ilaria.
“Sei stupenda!” esclama il nonno guardandomi estasiato senza batter ciglio. Lei mi fa avvicinare e lui tocca i miei seni stringendoli come a doverne sentire la consistenza. Poi scende lentamente sul mio stretto girovita fino ai fianchi e mi da un bacio sul ventre all’altezza dell’ombelico. Sono eccitatissima e per un attimo penso a quello che era successo alla mia amica.
“Dobbiamo prepararla per bene, guarda che è la sua prima volta” interviene Ilaria. Mi fa sedere sul divano e lui sa esattamente cosa fare; si inginocchia davanti a me, mi prende le gambe e le alza divaricandole, me le fa poggiare sulle spalle e si china sulla mia fighetta cominciando a lavorarla di lingua con molta maestria, dapprima tormentando il clitoride, poi percorrendola tutta e infine insinuandosi sempre di più all’interno. Contemporaneamente lei si siede accanto a me sul divano e dapprima lecca e succhia i miei capezzoli, poi lascia che siano le sue mani a proseguire il lavoro ed inizia a baciarmi in bocca con la lingua.
Ero già eccitata prima di iniziare tutto questo, ora sto andando fuori di testa.
Quando si stacca dalla mia bocca, sembra con lo sguardo cercare quello del nonno per capire a che punto è. Si alza e va verso la sua borsetta dove prende una cosa che poggia sul divano, poi lo fa alzare e mentre con una mano comincia ad andare su è giù sul suo cazzone, con l’altra gli massaggia le palle. A me non pareva ne avesse bisogno, ma in breve acquista ancora più vigore.
A quel punto prende dal divano quello che capisco essere un preservativo e dopo aver aperto la bustina mi invita ad avvicinarmi: “Per te ci vuole, visto che non usi la pillola. Hai mai visto come si mette?”
La cosa le riesce con naturalezza e lo vedo scendere tendendosi parecchio, visto le dimensioni che va ad avvolgere.
“Ora è il momento. Il mio consiglio, visto che è la prima volta, è di iniziare con questa posizione.”
Mette due grandi cuscini uno sopra l’altro e mi fa stendere con la schiena su di essi, mentre la testa poggia sullo schienale.
“Adesso tira su le ginocchia e apri bene le gambe.”
Da uno sguardo alla mia fighetta e per verificare se sono sufficientemente bagnata mi mette un dito dentro.
“Sei proprio una porcellina”  mi dice sorridendo, poi guarda il nonno e lo fa avvicinare.
Glielo prende con una mano, lo agita un po’ e sento che lo poggia sulla mia apertura. Con l’altra mano nel frattempo comincia a sgrillettarmi.
Il nonno inizia a spingere piano, sento le mie carni aprirsi all’inverosimile sempre più in profondità, ma sono così eccitata che non avverto dolore. Si ferma e torno a respirare.
“Rilassati vedrai sarà bellissimo” mi dice sorridente Ilaria.
Lo fa tornare un po’ indietro e poi ricomincia ad avanzare fino alla fine del mio utero. Capendo che quello è il limite, comincia ad alternare i suoi movimenti, badando a non farmi male, dapprima molto lentamente, poi aumentando sempre più il ritmo, tenendomi con le mani i fianchi
Mi abituo presto a quella grossa cosa dentro il ventre e comincio a provare sempre più piacere, tanto che ad un certo punto non riesco a trattenere un grido e vengo una prima volta. Il nonno è sudato, ma sembra non dare segni di cedimento. Senza sfilarlo si ferma un attimo, per lasciarmi un po’ di respiro, poi si china verso di me, mi da un bacio sulla bocca e mi dice: “Sei magnifica! Ti piace?”
Gli faccio di sì con la testa, lui mi abbraccia stretta e tira su il mio corpo dal divano come un fuscello. Mi trovo sospesa in verticale con il suo uccello dentro e per paura che penetri oltre,  mi afferro al suo busto con le gambe e le braccia. I miei seni sono appiattiti contro il suo petto. Afferrando saldamente con le mani le mie natiche, inizia a farmi salire e scendere sul suo cazzo. Un’ondata di piacere mi assale e vengo nuovamente. Sono fuori di me e gemo come un’ossessa. Sebbene io sia sfinita, il nonno non sembra avere problemi. Dopo un po’, tenendomi nella stessa posizione, si siede sul divano e mi ritrovo a poggiare i piedi. Allenta l’abbraccio su di me e mi dice sorridendo: “Ora muoviti tu, come meglio ti piace.”
Mi lasciava l’iniziativa per vedere le mie reazioni. Non me lo faccio ripetere due volte. Comincio a far forza sulle gambe per alzarmi il massimo, senza farlo uscire, poi mi lascio calare lentamente fino a che non lo sento urtare in fondo. Non riesco a prenderlo tutto, troppo lungo per me, sento il mio corpo invaso da un grosso corpo estraneo. Lasciandolo così, provo a muovermi con il bacino e la sensazione è fortissima. Anche il nonno sembra apprezzare perché il suo corpo si contrae dal piacere.
“Sei molto brava!” mi dice.
 Mi tiene per la vita e ogni tanto sale con le mani per palpare le mie tette, si vede che gli piacciono moltissimo. Mi accorgo solo ora che Ilaria è dietro di me inginocchiata a terra intenta a succhiare le palle di lui. Sono in fiamme e comincio ad andare su e giù sul suo palo in maniera sempre più frenetica.
“Non resisto più, sto per venire, Giulia!” mi dice proprio quando mi sto lasciando andare all’ennesimo orgasmo.
Dopo pochi rapidi colpi, sento i suoi fiotti caldi dentro di me e mi lascio sopraffare dal piacere.
Non ho più forze, appoggio il capo sul suo petto che respira velocemente e gli metto le braccia al collo per non lasciarmi calare sul suo cazzo duro ancora dentro. Le gambe non mi tengono  più. Amorevolmente lui mi abbraccia e sorreggendo il mio peso, mi distende sul divano, potendo così sfilare il suo membro. Sento che i miei visceri dilatati faticano a riabituarsi, vedo Ilaria pronta a togliergli il preservativo e amorevolmente pulire l’uccello con la lingua. E forse è proprio per questo che non vuole saperne di afflosciarsi.
Credo di aver perso i sensi per un po’, perché i ricordi riprendono solamente con la sensazione di un bacio sulla bocca. Lei è davanti a me e mi sussurra. “Sei stata bravissima.”
Non ho la forza di replicare, la vedo alzarsi e andare verso il nonno seduto dall’altro capo del divano. Si toglie gli slip e il reggiseno, restando solo con le autoreggenti e guardandolo gli dice: “Adesso è ora del mio regalino! So che lo desideri da tempo.” Si gira dall’altra parte, china un po’ il busto e con le mani si apre le natiche. Conficcato sul suo culetto si vede sporgere appena, un oggetto in gomma semitrasparente. Era stato lì tutto il tempo.
Cala un torpore su di me che mi priva del seguito.
Buon compleanno!
P.S: Due settimane dopo, Ilaria si godeva un viaggio premio ed io mi recavo a casa del nonno con il mio motorino nuovo fiammante, per tenerlo su di morale a tutti i costi.

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