Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Una giapponesina vogliosa

By 31 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Una giapponesina vogliosa

Anni fa, avrò avuto circa 50 anni, mi trovavo per lavoro in una cittadina di mare, luogo tranquillo di villeggiatura per famiglie. Siccome dovevo fermarmi per un periodo lunghetto, circa un mese, invece di andare in albergo, avevo preso un appartamentino in affitto. Ovviamente, tutti gli appartamenti erano occupati da villeggianti. Sono abbastanza alto, circa 1,80. All’epoca ero abbastanza in forma, capelli biondi con qualche accenno di bianco sulle tempie, occhi verdi.

In quello a fianco al mio, stava una giovane coppia con un bimbetto piccolo. Lei, una giapponesina esile e molto carina, avrà avuto si e no 20 anni, i capelli neri a caschetto ed un bel corpicino, alta forse 1,60, due tettine di una seconda uno splendido culetto, anche se minuto. A differenza delle giapponesi che si vedono in giro, aveva due belle gambe diritte e le metteva in mostra con dei pantaloncini minuscoli oppure delle mini veramente corte. Parlava un italiano discreto ma con un accento buffo. Lui, moro, occhi neri, tipo meridionale, non molto alto, ne aveva pochi di più, il bimbo forse un anno.

Ero arrivato da un paio di giorni quando c’incontrammo per le scale. Ci presentammo e scambiammo due parole. A quel punto, li invitai a bere un caff&egrave al bar sotto l’edificio. Parlammo del più e del meno e così venni a sapere che lui era andato in Giappone per qualche mese un paio d’anni prima, dove aveva conosciuto la ragazza, si erano piaciuti e si erano sposati. Ora erano lì in vacanza. Avevano affittato l’appartamento per un paio di mesi.

Alla fine, ritornammo ciascuno al proprio appartamento lasciandoci con l’intenzione di andare a mangiare qualcosa assieme nei prossimi giorni. Io nel frattempo andai allo stabilimento di fronte e mi feci assegnare un ombrellone a fianco a quello della giovane coppia, dicendo che sarei andato i pomeriggi sul tardi, dopo aver finito di lavorare. Ritornato nel mio appartamento, andai a sedermi nel balcone a prendere un po’ di fresco, prima di prepararmi la cena. Bisogna dire che in realtà il balcone era lungo tutta la facciata ed ogni appartamento era separato da un basso muretto. Mentre ero lì uscì la ragazza a stendere i costumi bagnati. Era avvolta in un semplice telo bagno. Come mi vide mi sorrise ma continuò con il suo lavoro. Ad un certo punto, si levò il telo e lo stese, rimanendo nuda per un istante i capezzolini ritti, prima di rientrare di corsa nel suo appartamento, ma non prima di avermi dato un’occhiata e sorriso. Quella manovra mi aveva fatto arrapare da morire tanto che dovetti andare a spararmi una sega. Mentre ero in bagno, sentii il marito che le diceva :

-‘Ma cara, perché fai sempre quel giochino ? Finisce che qualcuno ti vedrà e penserà che sei poco seria’

-‘Oh, caro’, fece lei, con quel suo buffo accento, ‘tanto non c’&egrave mai nessuno, e poi sto solo un istante, chi vuoi che se ne accorga’.

-‘il vicino ad esempio’ rispose lui.

-‘Ma non c’era nessuno, davvero’ fece lei.

Hai capito la porcellina, pensai, questa voleva proprio farsi vedere da me ed ha pure raccontato una balla al marito. Quella sera rimasi a casa e mi coricai presto. L’indomani, al solito, verso le 9 andai a lavorare dal cliente e vi rimasi fino a pomeriggio inoltrato. Finito di lavorare, mi diressi al mio ombrellone e vi trovai i vicini. Feci una bella nuotata e poi mi stesi sul lettino, a conversare con loro. Lei indossava un minuscolo bikini bianco che faceva vedere i capezzolini scuri ed il folto pelo nero che contornava la sua patatina. Rimanemmo a conversare per un po’ poi mi alzai e li invitai a fare una nuotata con me. Lui declinò ed allora lei mi seguì. Nuotammo per un po’, allontanandoci dalla riva e poi, quando fummo abbastanza lontani, facemmo una bella nuotata paralleli alla riva per quasi 500 metri. Lei nuotava molto bene e mi stava dietro con facilità nonostante io fossi stato abbastanza allenato.

Quando fummo lontani dal nostro bagno, mi fermai, lei si fermò al mio fianco e ci mettemmo a galleggiare. Il suo bikini bagnato la mostrava come fosse nuda o quasi.

-‘Perché hai detto a tuo marito che non c’era nessuno, ieri sera’ ‘ chiesi.

-‘Perché mi fa sempre mille storie se sto nuda. Ma a me piace’ rispose.

-‘Anche in pubblico ?’feci io, ridendo.

-‘No, in pubblico no, ma ieri sono rimasta sorpresa. Ed ho preferito non dire tutto’ rispose.

Mi avvicinai a lei e provai a mettere i piedi giù. Si toccava anche se eravamo lontani dalla costa. La trassi a me ed iniziai a toccarle le tettine ed a strizzarle i capezzoli. Lei cercò di resistere e fece per mettere giù i piedi ma quasi affogava, essendo molto più piccola di me. Intanto la tenevo stretta e le mie mani la frugavano dappertutto, nonostante le sue resistenze. Poi, pian piano, riuscii a levarle il costumino, lasciandola nuda ed iniziai a mettere una mano nei buchini mentre con l’altra la tenevo stretta ma torturandole i capezzoli. Alla fine lei iniziò a cedere e ad ansimare mentre io le ravanavo la fichetta con un dito. Mentre stavo per calarmi il costume, lei riuscì a staccarsi un po’ da me.

-‘Ti prego, no, siamo via da troppo tempo, dobbiamo ritornare’ riuscì a dire.

A quel punto, la lasciai andare, ripromettendomi di scoparla quanto prima. Ci rivestimmo e ci dirigemmo alla spiaggia. Lei, con il costumino bianco, sembrava nuda. In compenso io avevo una discreta erezione che iniziò a calare mentre raggiungevamo la spiaggia. Ritornammo ai nostri ombrelloni camminando. Quando arrivammo, il marito ci guardò un po’ male.

-‘Siete stati via un sacco di tempo’ fece, un po’ seccato.

-‘E’ che tua moglie &egrave una gran nuotatrice e ci siamo allontanati un sacco e poi abbiamo dovuto riposare un po’ sulla spiaggia prima di ritornare’ risposi.

-‘E poi, Michiko, quel costume non &egrave per andare in acqua, ora che &egrave bagnato sembri nuda’ aggiunse.

-‘Hai ragione, caro, cercherò di ricordarmi di cambiarmi la prossima volta’ rispose lei.

-‘Va bene, ora asciughiamoci e poi ritorniamo a casa’ concluse lui.

-Una volta asciutti, raccogliemmo le nostre cose e ci dirigemmo verso i relativi appartamenti. Quando giungemmo lì, prima di entrare mi fermai un attimo e loro si fermarono con me.

-‘Ragazzi, perch&egrave non adiamo a mangiare una pizza assieme, più tardi ?’ chiesi.

-‘Oh, d’accordo’ rispose lei di slancio, ‘va bene caro ?’

-‘D’accordo, va bene, certo’ non poté che rispondere lui.

Lì, ci separammo ed ognuno si diresse al proprio appartamento. Io mi feci una doccia veloce e poi, con un asciugamano annodato in vita, mi recai sul balconcino, a prendere un po’ di fresco. Di lì a poco apparve Michiko, al solito avvolta in un telo e con i costumi ed i teli da stendere. Come mi vide, per prima cosa si levò il telo di dosso e lo stese, rimanendo nuda. Io, nel vederla, ebbi una una bella erezione, al che levai l’asciugamano che mi copriva, facendole vedere il mio cazzo che puntava al cielo. Lei spalancò gli occhi e mi sorrise ma continuò a stendere le sue cose. Poi, dopo un ultimo sguardo a me ed al mio uccello in erezione, mi sorrise e rientrò nel suo appartamento. A quel punto, rientrai pure io ed andai a farmi una sega pensando a quel che sarebbe successo nei prossimi giorni.

Verso le 9 di sera andai a bussare al loro appartamento per vedere se erano già pronti e lei mi aprì indossando un vestitino leggero annodato dietro al collo che le lasciava la schiena nuda e talmente corto che le copriva appena il culetto. Senza che il marito mi vedesse, le infilai rapidamente la mano sotto la gonna e sentii la sua passerina nuda. Si scansò velocemente ma mi fece entrare nell’appartamento.

-‘Caro, il signor Marco &egrave arrivato. Sei pronto, così vado a finire di vestirmi ?’ fece, rivolta verso l’interno.

-‘Sì, arrivo’ rispose lui, mentre lei mi faceva accomodare sul divano e si dirigeva verso la camera da letto.

Dopo un po’ arrivò il marito, spingendo la carrozzina con il bimbo. Dopo qualche istante, arrivò pure lei, mostrandomi di aver indossato le mutandine da dietro le spalle del marito. Uscimmo, con lei che spingeva la carrozzine ed io ed il marito che la seguivamo. In strada, poi, leggermente chinata in avanti , con quella gonnellina corta ed il perizomino che indossava, sembrava nuda e sculettava che era uno spettacolo, le chiappette che si vedevano e non si vedevano. Insomma, mi stava ritornando duro.

In pizzeria ci sedemmo ad un tavolo rotondo abbastanza grande per cui avevo lei da un lato ed il marito di fronte, con la carrozzina fra di loro. Come ci sedemmo, iniziai a toccarle la coscia ed a salire verso la sua passerina, che iniziai a toccare attraverso la stoffa delle mutandine. Ci volle poco perch&egrave si bagnasse. Nel frattempo ordinammo. Qunado il cameriere se ne andò, chiese scusa ed andò in bagno. Quando rientrò al tavolo, allungai immediatamente la mano e scoprii che si era levata le mutandine ed aveva la patatina allagata. Iniziai con molta discrezione ad andare dentro e fuori con un dito mentre conversavamo. Così venni a sapere che lui la domenica pomeriggio sarebbe ritornato in città a causa del suo lavoro e lei, per le prossime settimane, sarebbe stata sola durante la settimana mentre lui sarebbe arrivato nei week end. Quindi, visto che io partivo al venerdì sera per riotnare a casa e rientravo la domenica sera, l’avrei avuta tutta per me, pensai.

Ad un certo punto lei era diventata rossa, i capezzolini duri. Ad un certo punto ebbe un fremito e capii che era venuta. Per mascherarlo si voltò e si chinò verso il bimbo, iniziando ad armeggiare con la carrozzina. Aprofittando che era voltata, le infilai un dito nel culetto e lei ebbe un piccolo sobbalzo ma, siccome stava arrivando il cameriere con le ordinazioni, ci ricomponemmo entrambi. Finito di mangiare e nell’attesa che qualcuno venisse a prendere le ordinazioni per i dolci, iniziai di nuovo a ravanarle la fichetta allagata. Lei si tratteneva affinch&egrave il marito non capisse quello che stava succedendo ma era scossa ogni tanto da leggeri brividi, tanto che il marito le chiese se aveva freddo. Smisi soltanto quando ritornò il cameriere con i dolci. Finito di cenare, lei corse nuovamente in bagno. Al ritorno, mentre il marito pagava il conto, mi disse che si era rimessa le mutandine.

Ritornammo verso casa e, arrivati di sotto ci salutammo. Io comunicai loro che sarei partito il pomeriggio seguente e che sarei ritornato la domenica sera.

Come detto, il giorno seguente partii alla volta di casa e ritornai nella cittadina la domenica sera. Al mio arrivo, dopo aver depositato i bagagli nel mio appartamento ed essermi fatto una doccia rinfrescante dopo quasi 4 ore di macchina, mi annodai una salvietta alla cintura ed uscii sul balcone. Da lì feci dei rumori per attirare l’attenzione di chi stava nell’appartamento a fianco. Dopo pochi secondi, uscì Michiko, indossando soltanto una paio di minuscole mutandine. Come mi vide, fece un gran sorriso. Al che, con agile manovra superai il basso muretto che separava i nostri due balconi e l’abbracciai stretta. Tenendola così, la condussi verso la loro camera da letto. Nel frattempo, L’asciugamani era caduto sul pavimento e la mia erezione spingeva contro il suo pancino.

Giunti in prossimità del letto, la feci adagiare e mi slanciai fra le sue gambe spalancate, levandole come prima cosa le mutandine e poi iniziando a leccarle la passerina, quasi scopandola con la lingua, mordicchiandole il clitoride mentre con le mani le torturavo i capezzoli. Lei iniziò subito ad ansimare come un mantice, emettendo piccoli gridolini fino a che venne urlando ed emettendo un getto di succhi che leccai avidamente. Come mi separai da lei, mi fece stendere supino ed iniziò a leccarmi, baciarmi i capezzoli, strusciarsi addosso a me massaggiandomi con le sue minuscole tettine.

Era una cosa terribilmente eccitante ma, ogni volta che cercavo di fermarla e farla impalare sul mio cazzo, che oramai mi doleva, lei sgusciava via e riprendeva con quella dolcissima tortura. Ad un certo punto, mise la sua passerina sopra il mio uccello ed iniziò e muoversi molto lentamente, praticamente masturbandomi con le grandi labbra, facendo scorrere la sua fichetta lungo la mia asta mentre le sue tettine mi massaggiavano il petto e mi guardava con un’aria da porca. Finalmente, dopo un bel po’ di questi massaggi, si sollevò, lo prese in mano e se lo infilò dentro la patatina. Era strettina ma talmente allagata e bollente che il mio cazzo affondò come una lama nel burro. Per un po’ rimase immobile, guardandomi e provocando contrazioni della sua vagina per massaggiarmi il cazzo.

Poi iniziò un lento avanti ed indietro del bacino, mentre io da sotto le davo colpi con il mio cazzo. Venne una prima volta molto presto al che, si buttò verso indietro ed iniziò un saliscendi molto lento in modo che il mio cazzo strusciasse per bene contro la parete anteriore della vagina, provocandomi delle sensazioni incredibili, una stimolazione del piacere stupenda. Lei venne un paio di volte e, quando vide che stavo per venire pure io, si fermò.

Ci rovesciammo, rimanendo sempre saldamente incastrati, ed io pian piano iniziai a scoparla alla pecorina. Quando ebbe un ulteriore orgasmo, mi fermò e mi fece uscire per poi voltarsi ed offrirmi una vista posteriore, i suoi due buchini bene in vista. Con un colpo deciso, la penetrai nella fichetta da dietro ed iniziai a martellarla con foga sempre maggiore, fino a che venimmo assieme. Le scaricai un bel numero di fiotti del mio sperma e mi appoggiai a lei sfinito. Alla fine, quando il uccello, oramai sgonfio uscì dalla sua passerina, mi stesi. Lei, invece, prima si tenne la mano sulla fichetta in modo da non far uscire il mio seme e poi, inginocchiata a fianco a me, iniziò a ripulirmi per bene con la sua linguetta.

Alla fine, sfinito, mi addormentai di colpo. Quando, durante la notte mi svegliai per andare a pisciare, era addormentata, nuda, praticamente addosso a me. Mi sfilai lentamente ed andai in bagno. Al ritorno, vidi che si era voltata. Mi coricai e mi addormentai subito. Ad un certo punto, mi svegliai con un’erezione da urlo e qualcosa di caldo che mi avvolgeva il cazzo. Rimasi immobile aspettando a vedere come si sarebbe evoluta la situazione. Michiko mi stava facendo un bel pompino. Quando il mio cazzo fu bello ritto, lo lasciò andare a s’impalò con un gran sospiro ed iniziò a cavalcarmi con un movimento lento, inclinata all’indietro al fine di far strusciare il mio membro con la parete anteriore della sua vagina. Io rimasi immobile, gli occhi chiusi mentre lei andava avanti. Venne almeno duo o tre volte, poi si girò e, voltandomi la schiena, continuò il suo lento su e giù, venendo almeno altre 3 o 4 volte. Infine venni anch’io, al che la presi per i fianchi tenendola ferma fino a che non finii di sborrare. Appena finii, la lasciai andare e lei, tenendosi una mano sulla passerina per non far uscire la mia sborra, si mise a leccarmi l’uccello, oramai barzotto, fino a ripulirlo per bene. Dopo andò in bagno a lavarsi. Dopo un po’ la sentii chiamarmi che la colazione era pronta.

Quando arrivai in cucina, ancora nudo, aveva apparecchiato e messo un’abbondante colazione in tavola e stava dando la colazione al piccolo, nuda pure lei. Dopo aver consumato la mia colazione, conversando con lei, mi presi il mio asciugamano, lo legai alla cintura e mi diressi al mio appartamento. Prima di uscire, lei mi corse dietro e mi diede un bacio appassionato, pregandomi di raggiungerla al pomeriggio in spiaggia.

Una volta rientrato al mio appartamento, mi lavai, mi vestii ed andai a lavorare.

Capitolo 2 ‘ Mi chiede di darle un figlio biondo

Al pomeriggio, una volta finito con il lavoro per la giornata, tornai al mio appartamento, mi misi un costume ed andai in spiaggia. Ivi la trovai che stava giocando con il suo bimbo a fare costruzioni sulla sabbia indossando soltanto le mutandine striminzite di un bikini, talmente ridotte che le aveva completamente fra le chiappette dietro e davanti spuntava un piccolo ciuffetto di peli neri per sopra. Come mi vide, mi venne incontro e si aggrappò a me, gettandomi le braccia al collo e baciandomi appassionatamente con la lingua, i piedi che non toccavano nemmeno il pavimento. Quando ci lasciammo, io mi stesi sul lettino, l’uccello che stava velocemente riprendendo vita. Lei sistemò il bimbo e si venne a stendere al mio fianco sul lettino, strisciando le sue tettine, i capezzolini duri come sassi, contro il mio petto. A quel punto la mia erezione era completa.

-‘Allora, ti eccito ?’ chiese con una vocina innocente da bambina.

-‘Da morire’ risposi, mentre le prendo una chiappetta e la tiravo contro di me, ‘Ed io ti eccito ?’

-‘Mi piaci, sei bello, biondo, hai gli occhi verdi’ fece a sua volta.

-‘E questo basta per eccitarti ?’

-‘In Giappone sono tutti neri, occhi neri e con le gambe storte. E mio marito non &egrave da meno’

-‘E perch&egrave lo hai sposato ?’

-‘Per poter venire in Italia’ rispose, strizzandomi un occhio, mentre stavamo incollati, il mo cazzo che premeva contro la sua passerina.

-‘Ed ora che sui qui, intendi farti tutti gli uomini biondi ?’ Feci, con un sorriso.

-‘No, per il momento mi basti tu. E poi vorrei un figlio biondo e con gli occhi verdi o blu’ rispose, sorridendo a sua volta.

-‘Allora &egrave per questo che ti fai scopare da me? Solo per avere il figlio biondo ? Chiesi.

-‘Oh, la prima volta &egrave stato per quello. Ma non ho mai goduto tanto come con te’

-‘Mi fa piacere sentirlo’

-‘Vorrei che ti trasferissi da me quando mio marito non c’&egrave’ fece, mentre si alzava per andare a prendere il bambino, che si era allontanato di qualche metro.

Alla fine io dovetti andare a fare il bagno per far calmare il mio amichetto, visto che non si poteva scopare in spiaggia. Quando ritornai all’ombrellone, lei era pronta per andarsene. Io mi asciugai e mi avviai dietro a lei. Quando arrivammo ai nostri appartamenti, io mi diressi al mio, presi la mia valigia ed andai nel suo appartamento, dove lei mi attendeva con la porta aperta. Si spogliò, mi fece spogliare poi prese i nostri costumi ed i teli, andò a sciacquarli e poi li stese. Quando ritornò, prima che potessi prenderla e sbatterla sul letto, mi fermò.

-‘Prima devo dar la cena al bimbo e metterlo a dormire, poi farò tutto quello che vuoi, basta che tu mi metta incinta di un figlio tuo’ disse.

-‘Farai proprio tutto?’ chiesi.

-‘Sì, sarò la tua schiava. Noi donne giapponesi abbiamo come missione dare piacere al nostro uomo. E tu ora lo sei’ rispose, abbassando gli occhi.

-‘Bene, allora quando sarai con me dovrai stare sempre nuda ed essere sempre pronta a farti scopare da me. E voglio pure incularti per bene’ dissi allora.

-‘No, per favore, il culo no. Hai il cazzo troppo grande per me’ cercò di obiettare al che le diedi uno schiaffo.

-‘Sei la mia schiava, hai detto, e quindi farai tutto quello che ti ordino, capito?’ feci duramente.

-‘Sì padrone’ rispose, dopo un attimo di esitazione.

-‘Così va meglio. Ora sistema il bambino e poi vieni da me. Io aspetterò in soggiorno’

-‘Sì padrone’ e se ne andò in cucina mentre io andavo a sistemarmi in poltrona

Dopo circa mezz’oretta arrivò e si sedette sulle mie ginocchia ed abbracciandomi.

-‘Ora il bambino dorme, padrone mio, sono tutta per te’ disse.

Io non dissi nulla, ma iniziai a torturarle le tette, strizzandole leggermente la ghiandola mammaria, pizzicandole i capezzolini, infilandole prima un dito e poi due nella passerina che era già ben che allagata. Dopo alcuni minuti di quel trattamento, venne una prima volta con un gran tremore ma in silenzio per non svegliare il bimbo. Allora la feci stendere sul divano e continuai a scoparla con la mano mentre le succhiavo e mordicchiavo i capezzoli. Andai avanti fino a che venne nuovamente con un urletto e mordendosi la mano per non urlare di più. A quel punto io mi stesi sul pavimento e la feci venire sopra di me. Lei iniziò a massaggiarmi con le sue tettine mentre mi massaggiava il cazzo con la sua passerina senza però inserirlo dentro. La continua stimolazione del clitoride la fece venire un altra volta al che la feci impalare sul mio cazzo, che oramai reclamava la sua parte. Lei aveva ancora la vagina che pulsava a causa dell’orgasmo precedente ed io la tenni ferma a godermi il massaggio sul cazzo.

Quando si riprese, iniziò ad andare avanti ed indietro con il bacino mentre pure si muoveva su e giù, dandomi delle sensazioni bellissime. Poi, lentamente, iniziò ad ad andare sempre più indietro con la schiena sino ad essere quasi distesa sulle mi gambe che tenevo leggermente sollevate. Continuò con il suo lento su e giù, con il mio cazzo che sfregava contro il suo punto G fino a che venne un paio di volte. A quel punto la feci mettere alla pecorina ed iniziai a scoparle la passerina da dietro. Lei venne ancora un paio di volte, sempre tenendosi le mani sulla bocca per non urlare. Mentre era posizionata così, iniziai pian piano a lavorarle il culetto vergine con un dito che avevo inumidito nella sua fichetta. Le inserii poi due dita ed ebbe un leggero sussulto poi, finalmente, levai il cazzo grondante dalla patatina e lo appoggiai sul suo buchetto, iniziando a spingere delicatamente. Lei fece per protestare ma le diedi un ceffone sul culo e rimase immobile. Le dissi di aprirsi bene le chiappe, cosa che fece, ed iniziai a spingere, fino a che entrai del tutto e mi fermai, per farla abituare al palo. Poi, lentamente, iniziai ad andare dentro e fuori quel culetto vergine e strettissimo, tanto che venni quasi subito. Quindi mi sfilai da lei e mi stesi al suo fianco, dicendole di ripulirmi per bene, cosa che fece.

-‘Bene, ora puoi andare a preparare la cena’ le dissi, al che si alzò, un filino di sborra che le colava dal culo, ed andò in cucina a preparare la cena.

Dopo aver cenato, lei andò a vedere il figlio, il quale dormiva beatamente. Dopo un po’ ci alzammo e ci dirigemmo un camera da letto. Lì, la feci stendere ed iniziai a leccarle la patatina mentre con le mani iniziai a lavorarle le tette, spremendole le ghiandole, pizzicandole i capezzoli, mentre le succhiavo il clitoride pure. Lei iniziò ad ansimare sempre più forte. A quel punto, suonò il suo cellulare. Lei, nonostante lo stato in cui era, riuscì a prenderlo, anche perch&egrave nono si svegliasse il figlio. Mi fece cenno di fermarmi mentre si accingeva a rispondere.

-‘Ti prego, fermati. E’ mio marito’ fece con voce supplice.

-‘Neanche per idea, anzi, mi eccita di più sapere che ti lecco mentre parli con lui’ feci io, continuando imperterrito, mentre il mio cazzo, già duro, si irrigidiva ancora di più se possibile.

-‘Pronto, caro’ iniziò la sua conversazione. Io, ovviamente, sentivo solo una parte.

-‘Sì, amore, tutto bene, sì, certo il bimbo sta bene. Mmmmm’. Le avevo dato una bella slinguata che l’aveva fatta godere.

-‘No caro, &egrave che mi sto toccando, pensando a te. Ohhhhhhh, sììììììììììììì”. Avevo iniziato a scoparla con una mano e si udiva lo splash di una figa sta allagata.

-‘Oh, amore, sto masturbandomi pensando a come facciamo l’amore’ fece, mentre io, dopo aver smesso di leccarla e metterle la mano, mi sollevavo e posizionandomi su di lei, la penetravo in un colpo solo, iniziando a pomparla con foga.

-‘Sì, certo, amore, il vicino &egrave ritornato. Ohhhh, amore scusami, sto per venire. Sìììììììììììììììììììììììììì’ eruppe finalmente in un urlo, venendo una prima volta.

A quel punto lasciò andare il telefono e si aggrappò a me, circondandomi i fianchi con le gambe.

-‘Ancora,sììììììì, daiiiiiiiiiiiiiiii, ohhhhhhhhh mio dioooooooooooo, che bello’ iniziò a dire, ripetendosi ancora ed ancora, fino a che iniziò ad avere orgasmi continui. A quel punto, la feci voltare e la penetrai a pecorina. Il telefono era ancora acceso ed il marito poteva sentire tutto quello che succedeva.

-‘Oh, amore, masturbarmi pensando a t&egrave, mettermi due o tre dita nella passerina pensando a te mi fa venire in modo sconvolgente’ urlò verso il cellulare e poi lo spense.

Io nel frattempo la stavo trapanando a più non posso. L’eccitazione di sentirla parlare con il marito mi aveva eccitato talmente che venni dopo il suo ennesimo orgasmo. Rimasi per un po’ dentro di lei, scaricandomi per bene. Infine mi sfilai e mi stesi, il cazzo ancora ritto. Lei s’inginocchiò al mio fianco e prese a pulirmelo per bene, lasciandolo lucido di saliva. Mentre io rimasi lì, lei andò a lavarsi e poi ritornò e si stese al mio fianco. Esausti, ci addormentammo.

Fummo svegliati dal bambino che aveva bisogno di essere cambiato. Io nel frattempo andai al bagno. Quando ritornai, la trovai seduta sul letto a gambe incrociate, il bambino al petto che succhiava. A me venne di nuovo duro. Mi stesi supino e le feci cenno di impalarsi su di me, cosa che fece prontamente. Iniziai a pomparla da sotto, prima lentamente poi via via più veloce. Le iniziava a godere fino a che venne ma continuò a stare lì, mentre io ci davo dentro. Venne ancora una volta poi si alzò e mise il bombo nel suo lettino. Quando ritornò, si fiondò sul mio uccello a leccarlo e succhiarlo come un’indemoniata mentre io le lavoravo la fighetta con le mani. Alla fine venimmo entrambi. Lei, dopo aver ingoiato tutto ed avermi ripulito, si stese al mio fianco e ci addormentammo.

Il mese continuò con questi ritmi. Dopo la seconda settimana, visto che non le erano venute le mestruazioni, capimmo che era incinta. Alla fine, al momento di separarci definitivamente, ci scambiammo gli indirizzi di posta. Dopo un certo tempo, mi arrivò una mail con la foto di un bimbo. Era moro, aveva lineamenti leggermente orientaleggianti ma aveva gli occhi verdi.

Leave a Reply