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Racconti Erotici Etero

Una piovosa sera d’autunno

By 17 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

La giornata era stata devastante, tre decessi in tutta la giornata, tutti malati terminali. Il turno che doveva finire alle 19 si era protratto fino alle 20.45 e ora me ne stavo seduto su una panca nello spogliatoio dell’ospedale senza nemmeno la forza di togliermi il camice. Il rumore di una porta che si apriva mi riscosse, salutai un collega sceso a prendere le sigarette dall’armadietto. Dopo i soliti convenevoli lo salutai e mi infilai sotto la doccia scrosciante. Una volta rivestito uscii guardando la scura notte autunnale che abbracciava il paesaggio bagnato da un incessante pioggia battente che cadeva dalle prime ore del mattino. Mi incamminai verso il parcheggio tirandomi l’impermeabile beige sopra la testa per evitare di bagnarmi troppo. La mia Audi grigia era li ad aspettarmi per ricondurmi a casa. Mentre guidavo verso la mia casa fuori città quasi persi la cognizione del tempo, i tergicristalli ancheggiavano con un fare quasi ipnotico e l’incessante ticchettio delle gocce sul tetto rendevano la macchina una sorta di bolla da quel mondo ostile fatto di morte e tristezza che c’era la fuori. Lavoravo ormai da tre anni in ospedale eppure non riuscivo ancora da avere quella patina di cinismo che caratterizzava gli addetti ai lavori sanitari, quasi con invidia vedevo i miei colleghi constatare un decesso e poi andare a bersi il caffè con la tranquillità di chi ha appena svolto una formalità. Queste riflessioni deprimenti mi accompagnarono fino a casa, una bella casetta immersa nel verde, con un grande giardino che dava sul bosco, meta fissa di amici e parenti per le grigliate estive anche se ora, nell’oscurità crescente delle stagioni fredde aveva un qualcosa di malinconico, come un vecchio giocattolo abbandonato e sporco in un parco in disuso. Varcai l’uscio della casa attento a non sgocciolare troppo, la casa era silenziosa a parte il monotono borbottio della televisione incorniciato da fugaci lampi di luce blu. ‘Amore?’ chiedi senza ottenere risposta. Mi avvicinai al salotto e vidi la mia dolce metà addormentata sul divano, ancora col telecomando in mano. Stavamo assieme da due anni ma non mi sarei mai abituato a vederla dormire. Molte persone quando dormono perdono ogni dignità, chi con le fauci spalancate, chi russa, chi con espressioni quasi comiche, ma Lei no, lei aveva un che di estremamente pacifico sul viso, emanava una sorta di luce dorata che avvolgeva chi la osservava trasportandolo in un mondo senza problemi e senza preoccupazioni se non quella di sdraiarsi accanto, stringerla forte e dormire. Con un sorriso e un cuore che già si era scrollato i brutti pensieri di poco prima mi sedetti accanto a lei e guardai la televisione. Iniziai a guardare un film, una commedia romantica abbastanza divertente per quanto simile a tutte le commedie romantiche, quando la visione fu disturbata da un gemito. Incuriosito guardai verso la mia amata e vidi che si agitava nel sonno, il labbro le tremava e i pugni si erano serrati. Sapevo cos’era, non era la prima volta che succedeva, lievemente le toccai la spalla finche lei con un piccolo urlo si sveglio, con gli occhi enormi, spalancati dal puro terrore che aveva appena vissuto, che subito si riempirono di lacrime. ‘L’incubo?’ le chiesi e lei annui tremando. ‘Ora è tutto a posto tesoro’ e la strinsi forte a me. Sentivo il suo corpo fremere dal terrore e le sue manine attaccarsi a me, come se fossi la corda che salva lo scalatore dal baratro. Restammo cosi per un po’ mentre le sussurravo dolci parole sempre tenendola forte a me. I suoi morbidi capelli profumati mi riempivano le nari, sentivo piano piano il tremito diminuire, il respiro farsi più regolare e profondo. Lentamente appoggiò la sua testa alla mia spalla, ormai del tutto tranquilla. Con un colpetto amichevole le chiesi ‘Passato?’ e lei mi rispose con un sorriso radioso, si staccò da me e appoggiò la testa sulla mia coscia rivolgendo la sua attenzione al film. Era proprio bella, i lunghi capelli neri, da poco lisci a opera del parrucchiere, le ricadevano sulle spalle, gli occhi erano scuri e grandi, come quelli di Bambi. Indossava una canottiera bianca e degli shorts rosa, che mettevano in evidenza le sue lunghe gambe depilate e lucide. Sotto la canottiera esplodeva il suo seno, una quarta abbondante, distintivo della sue origini sud italiane. Forse il calore del suo capo sulla mia coscia, forse la visione del suo seno stupendo o forse il bisogno di compensare le morti vissute nel pomeriggio con un atto di riaffermazione della vita, sentii il mio pene crescere di dimensione e di volume, fino a raggiungere le sue dimensioni massime. Facendo finta di niente continuai a guardare il film ma ad accorgersene fu il mio amore, con studiata lentezza levò il capo, mi guardò con aria monella e mi chiese ‘Amò? Che vuoi andare in campeggio? Vedo che stai già montando la tenda’ e scoppiò in una risata maliziosa che mi rimescolò tutto. ‘beh ma qui stiamo all’asciutto’ quindi la tenda la posso pure levare’. E cosi dicendo liberai il mio pene in completa erezione dai pantaloni. Lei non perse tempo, si girò sulla pancia e con fare ormai esperto lo prese tutto in bocca. Il movimento era lento e studiato, ci sapeva proprio fare, sentivo la sua lingua lavorare sul mio glande ad ogni affondo nel suo cavo orale e il ritmo diventare sempre piu rapido. Le sue gote incominciarono ad arrossarsi, segnale del suo eccitamento crescente. Mentre continuava il lavoro con la bocca si scoprì un seno e con la mano libera cominciò a tormentarsi il capezzolo già turgido dall’eccitazione. A vederla cosi la voglia mi montò dentro e come un torno la presi e la tirai in piedi, con un gesto da prestigiatore le abbassai gli shorts scoprendo la patatina già umida e congestionata. Mi sedetti di nuovo sulla poltrona e le feci divaricare le gambe. Piano piano, centimetro per centimetro infilai il mio grosso pene nella sua patatina calda e bagnata, facendole emettere un lungo e ininterrotto gemito di piacere mentre la sua parete vaginale si adattava alle dimensioni del mio pene. Restammo un paio di secondi in quella posizione dopodiché cominciai a guidare il suo bacino in un movimento ritmico, facendola salire e scendere con lentezza esasperante, la sollevavo finche il mio pene non cadeva quasi fuori dal suo antro del piacere per poi farla re impalare sul mio sesso voglioso. Avevo il suo seno, ancora parzialmente coperto dalla canotta, a un centimetro di distanza che balzava ad ogni colpo del mio bacino. Tentai nella foga del movimento di liberare anche il secondo ma lasciai subito perdere, afferrando l’altro e cominciando a succhiarlo con piacere. Il movimento iniziò ad accelerare, sentivo la pioggia cadere e battere sulle piastrelle della terrazza, cosi in netto contrasto con il fuoco e la passione che si stavano sprigionando all’interno del salotto. Quando ormai sentii il mio pene contrarsi negli spasmi finali del piacere mi sussurrò nell’orecchio ‘nel culo’ ti prego mettimelo li!’. Non me lo feci ripetere, la staccai dal mio corpo, la girai facendole appoggiare il viso al bracciolo del divano facendo si che il suo bel sederino fosse nella mia direzione, appoggiai il mio pene già ampiamente lubrificato e con un colpo secco glielo misi tutto nel culo. Un urlo di dolore e piacere inteso si liberò dalla bocca della mia amata che mi fece bloccare dallo spavento ma lei subito mi rimproverò ‘no! Continua! Ti prego continua!!’. Allora cominciai a pomparla da dietro, senza dare troppo peso ai suoi gemiti sempre meno di dolore e sempre piu di piacere. Cominciò a masturbarsi violentemente con due dita mentre io continuavo a entrare e uscire dal suo sederino ormai ben dilatato. Ero contrario al sesso anale, lo trovavo degradante per la ragazza e in piu da medico sapevo che non eravamo anatomicamente formati per quello, cosi le chiesi di tornare nella sua patatina e lei acconsentì. La girai di nuovo e con la facilità di un coltello incandescente nel burro la penetrai a fondo. Mantenemmo la posizione del missionario cosi potevo vederla negli occhi. Il suo sguardo di piacere mi riempiva il cuore di amore, aumentai il ritmo già frenetico, la desideravo, la volevo, la amavo! Sentivo il mio corpo unirsi al suo, il mio pene entrare nelle sue profondità quasi a cercare la sua anima, per darle in dono tutto l’amore di cui il mio cuore era carico. Improvvisamente vidi il suo dolce viso contrarsi in un espressione di pura estasi e la sua bocca spalancarsi in un grido silenzioso, sentii i suoi muscoli vaginali contrarsi come impazziti attorno all’asta del mio pene. Lo stimolo fu troppo forte, mi accasciai su di lei e mentre l’orgasmo ci travolgeva entrambi e le sussurrai lievemente tutto l’amore che provavo, cosi come l’infinito fiume di sperma che le allagava il ventre un infinito fiume di dolce parole d’amore le travolgeva l’anima. Dopo breve fu tutto finito, restammo li, in quella posizione per parecchi minuti, abbracciati e ancora uniti nell’amore, stringendoci a vicenda. Infine mi staccai e mi diedi una ripulita in bagno, quando tornai lei era ancora li, gli occhi si erano chiusi e lei era sprofondata in un dolce sonno, il seno ancora libero si sollevava e abbassava con regolarità e il suo viso aveva la sua solita espressione beata. Mi sdraiai li accanto e con infinita tenerezza le diedi un bacio sulla fronte, sprofondando infine anche io in un dolce sonno.

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