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Racconti Erotici EteroTrio

Una prima volta e un primo orgasmo.

By 13 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quand’ero studentessa fuori sede mi aiutò molto a superare il mio spaesamento Tina, una ragazza al terzo anno della mia stessa facoltà di infermieristica, che quindi sapeva tutto dei meccanismi dell’università e anche della città. Era, o meglio è perché ci sentiamo ancora spesso, una ragazza vulcanica, di grande simpatia e comunicativa, solo che è grassa. Tanto grassa. Quasi 90 chili per poco più di un metro e sessanta. Così quando si andava in giro alla sera, nei bar dove si trovavano tutti gli studenti per gli aperitivi, lei era un po’ una palla al piede perché per il solo fatto che stavo con lei nessuno ci e mi filava.
Invece un’occasione la trovammo non nei locali dei fighetti attorno alla piazza, ma in una banale pizzeria a metro dove ci eravami fermate una sera a mangiare qualcosa: con Tina ci si fermava spesso a mangiare qualcosa!
Ci prendemmo due pezzi di pizza e due birre in barattolo e arrivate alla cassa ci accorgemmo che ci mancavano due euro e venti centesimi. Che figura’ Eravamo sempre con i soldi contati ed era venerdi’ sera, sabato saremmo andate a casa ed eravamo proprio agli sgoccioli. La ragazza della pizzeria era scocciata, ce li doveva rimettere lei i soldi, se fa così con tutti’ In fila dietro di noi c’era un ragazzo, anzi un uomo, ma molto giovanile, che con un sorrise disse ‘bon, metti in conto a me quello che manca alle signorine’. Lo ringraziammo e poi, visto che era da solo, gli chiedemmo se potevamo sederci con lui per ringraziarlo ancora. Noi avevamo già fatto due giri di spritz, uno offerto e uno pagato, e con quella birretta eravamo già allegre. Parlavamo di scemenze, di dove fossero i giri giusti in città, e senza particolare motivo raccontai un episodio di qualche sera prima, quando io avevo lasciato a metà serata l’amica Tina perché c’era un ragazzo che mi stava dietro e lei era di troppo’ Mi ero sentita in colpa, Tina mi capiva però mi spiaceva che io avessi qualche volta qualche occasione ‘ anche se quella sera era finita in niente ‘ mentre lei obiettivamente ce l’avrebbe avuta molto dura. Lui, che si chiamava Nicola e aveva 42 anni anche se ne mostrava davvero tanti di meno, educatamente diceva che Tina non era poi male e lui conosceva un tipo che era appassionato di ragazze formose, e prima o dopo avrebbe senz’altro trovato un ammiratore. La conversazione era piacevole e ci spostammo al Bar Italia, dove noi due non eravamo mai andate, e ci offrì uno strano cocktail dolcissimo tipo daiquiri ma con succo di cocomero, mentre lui beveva il classico daiquiri con rhum e limone. L’ulteriore dose di alcool ci liberò ancor più le lingue. Lui aveva una donna che però stava in un’altra città, ed era un rapporto molto libero. Alla fine, quasi per sdebitarmi per l’averla lasciata sola l’altra sera, feci io la domanda a Nicola: ‘ma tu ci andresti a letto con Tina?’. Lui accusò il colpo, diventò un po’ rosso. Poi la buttò sulle età,
‘ma io ho 42 anni, voi ne avrete la metà, mi pare un po’ troppo’.
‘Io sì, ne ho 20, lei invece 22’.
E allora lui perse il rossore delle guance e concluse ‘Vedi, ci volete tutte e due, così fate 42 e abbiamo la stessa età’.
Non so se per intuito o perché davvero ne aveva bisogno, ma Tina in quel momento si alzò per andare in bagno.
E allora gli chiesi ‘davvero lo faresti?’.
‘Farei cosa?’
‘Hai detto che ci vorremmo tutte e due. Se veniamo tutte e due tu”.
‘Io cosa?’, fingeva di non capire ma in realtà aveva capito benissimo.
‘Tina non l’ha mai fatto e muore dalla voglia, così grossa chi vuoi che se la prenda. Però è simpatica, è mia amica, io vorrei aiutarla’.
Lui sorrise ‘quindi tu ti sacrificheresti per la tua amica. Sei eroica”
‘Ok, piaci anche a me, sei gentile, simpatico e in fondo sono io a proporti di fare sesso, quindi ci sono poche probabilità che tu sia un maniaco sanguinario’.
‘Mi pare una follia, ma se volete proviamo’, disse lui alla fine e io non lo lasciai finire la frase, scattai in piedi per raggiungere Tina in bagno e metterla al corrente.
Quando tornammo al tavolo Tina era imbarazzatissima, io mi ero già pentita di quella folle idea e lui per rompere il ghiaccio ordinò un altro giro. La giornata era stata molto calda e per noi due anche stancante, quei cocktail ghiacciati, con i cubetti tintinnanti e così dolci, erano un toccasana, su quei tavolini fuori dal bar, con l’aria della sera finalmente un po’ fresca.
Ci alzammo dal tavolino, noi due un po’ barcollanti, ma lui abitava lì a due passi, in una casa vecchia al primo piano. Ma dentro l’appartamento era veramente carino. Quadri moderni e coloratissimi alle pareti, mobili vecchi alternati ad altri moderni, un buon gusto inaspettato per un uomo che vive da solo. Era anche tutto molto pulito. Voleva offrirci ancora da bere, ma noi non volevamo, avevamo già bevuto abbastanza e ci fu un attimo tragico in cui nessuno sapeva cosa fare. Allora lui ci strinse a tutte e due e disse ‘allora, le mie donne, cosa mi fanno stasera?’.
E si strinse la testa di Tina verso la sua e la baciò, profondamente, con la lingua. Credo fosse il primo bacio per lei. Poi fece lo stesso con me e così assaggiai la sua bocca che aveva ancora il gusto dolce e acido del lime.
‘Venite a nanna’ e ci indicò la stanza da letto, dove c’era solo un letto matrimoniale sovrastato da un poster di un quadro di Dalì e un armadio in legno chiaro. Ci spinse piano a sedere sul letto e prese a toglierci i sandali, che avevamo entrambe, baciandoci le dita dei piedi. Diceva cose senza molto senso, come ‘adesso cosa tocca?’. Io avevo i jeans e Tina una gonna lunga leggera dai colori afro. Slaccio entrambe e poi sfilò prima la gonna e poi, con un po’ di fatica i miei jeans. Eravamo ferme, due stupidine, sull’orlo del letto, impaurite, in slip. Lui in ginocchio davanti a noi ci ribaciò, nello stesso ordine, prima Tina poi io. Io in quel momento mi ricordai che sotto la t-shirt non avevo il reggiseno, visto che il mio piccolo seno non ne aveva bisogno spesso non lo mettevo e non so perché mi vergognai di questo. Ma lui rispettò l’ordine e si dedicò alla camicetta di Tina, aprendola tutta e sfilandogliela, poi subito le slacciò il reggiseno e le grosse tettone di Tina ricaddero davanti a lui. Ma lui la spinse con la schiena sul letto, così la tolse d’impaccio e sfilò la mia maglietta, scoprendo anche i miei seni e dalla faccia mi sembrò che li gradisse molto, era davvero sorpreso. Cavallerescamente tornò da Tina e la baciò sulla bocca, poi sul collo e sui seni, in particolare sui capezzoli e lei già gemeva in estasi.
‘Io ho fatto il mio, ora lavorate un po’ voi’, disse lasciandosi andare, ancora tutto vestito, sul letto.
Tina scese dal letto e si dedicò alle sue scarpe da ginnastica e ai calzini. Io gli sfilai la maglietta, era molto magro ma anche atletico, sembrava un ragazzo. Insieme arrivammo alla cintura e ai suoi jeans e quando glieli sfilammo sotto i boxer vedemmo già la sua eccitazione.
Tina sembrava un’infermiera al lavoro e senza particolari problemi procedette a sfilargli anche i boxer mentre io glielo leccai, anche se non aveva bisogno di eccitarsi perché era già dritto e pulsante.
‘Vieni Tina’ le sussurrai e lei mi affiancò mentre gli leccavo il sesso.
Ma lui mi prese per il polso e mi tirò su, verso di lui, mentre con l’altra mano incoraggiava Tina a succhiarglielo ancora più a fondo, spingendole la nuca.
‘Non ho ancora assaggiato il tuo seno’ mi sussurrò all’orecchio e offersi le mie tettine alla sua bocca. Con le mani sui miei fianchi mi tirò ancora più su e mi ritrovai inginocchiata, con le gambe aperte sopra la sua bocca. Mi abbassò gli slip e prese a leccarmi.
Si alzò facendomi cadere sul letto e fece lo stesso con Tina, aprendogli le grossissime gambe e leccandola in mezzo. Dal cassetto trasse la scatola dei preservativi e si sistemò sopra a Tina, baciandola sulla bocca e maneggiando il suo cazzo tra le gambone della mia amica. Ero felicissima per lei, perché sapevo che per lei era una sofferenza non aver ancora provato il sesso, ma non sapevo cosa fare, me ne rimasi lì, stesa a fianco a loro a guardarli. Guardavo un po’ lì, dove il bel cazzone di Nicola stava piano cercando la strada per penetrare Tina, un po’ il volto tirato di Tina, un po’ la schiena, le spalle, il sedere di lui, che non era ne muscoloso ne grosso, ma armonioso e snello e mi piaceva molto.
Con un dito le toccava la vagina e il suo membro era lì, appoggiato sulla fessura e non si decideva a entrare. Pian piano spinse dentro solo la punta e faceva su e giù, solo per pochi centimetri, ma Tina era abbandonata con la bocca aperta e gli occhi chiusi. Ma poi si spinse tutto dentro e prese a scoparla con foga e Tina strinse gli occhi e i denti, gemeva sia di dolore sia di piacere per quella penetrazione forte, mentre lui continuava a cercare la sua bocca e la pancia di lui contro quella, bella grossa, di lei, entrambe un po’ sudate, presero a fare un rumore stupido che ci fece rideree a tutti e tre. Scic, scic, scic. Lui si sollevò sulle braccia, spingendo il cazzo in fondo al ventre di lei e poi se ne uscì. Era un po’ sporco di sangue e disse a Tina di venire in un attimo in bagno, dove si lavarono alla meglio. Ma tornò lui per primo al letto, poi Tina mi dirà che non fu casuale.
Così sì stese accanto a me, che lo aspettavo nuda sul lettone. ‘Sei stato bravo’ gli dissi.
‘Sei bellissima’ rispose lui, ‘sei tu che voglio se non te ne sei accorta’.
Non ebbi il tempo di dire niente, ma non avevo niente da dire, perché mi ficcò la lingua fino in gola, strinengendomi forte e tirandomi sopra di lui.
Aveva ragione a dire che ero bella. In effetti non ero malaccio e lo sapevo. Non uno schianto, ma avevo gambe sottili, un culetto grazioso, piccolo seno, capelli biondi lunghi fino alle spalle, occhi azzurri, nasino piccolo e labbra sottili. In quel momento mi sentivo una regina, perché anch’io finora non è che avessi fatto sfacelli, anche se vergine non lo ero più.
Mi teneva una mano sulla schiena e una sul sedere, per stringermi fortissimo a sé e far aderire i nostri corpi perfettamente, mentre continuava a baciarmi. ‘Lascia che me lo metto dentro’ gli sussurai e allora allentò la presa e io glielo presi in mano, con due dita, e lo indirizzai alla mia fessura. ‘Stai fermo’ gli ordinai. E fui io a spingermi contro di lui, per farlo entrare piano piano dentro di me. Ma quando fu abbastanza dentro non resistette più a stare fermo e prese a spingere il bacino per farlo entrare più in fondo e allo stesso tempo spingevo io contro di lui, così l’amplesso divenne violento e alla fine furioso. Aveva le mani sui miei fianchi e mi spingeva contro di lui con tutta la forza e io non ragionavo più, avevo perso ogni riferimento, non sapevo più dov’ero, chi ero e tantomeno mi ricordavo di Tina, che probabilmente ci guardava.
‘Aspetta’ mi disse ‘se fai così mi fai godere subito e non ci divertiamo più’.
Un po’ mi spiacque, perché così aveva interrotto un momento magico.
Si fermò, sempre stando dentro di me, e con la mano mi toccava da dietro la vagina, come se volesse aggingere il suo dito al cazzo che già stava dentro. Poi mi toccava il sedere e il suo buchino.
Riprese a muoversi dentro di me e intanto spingeva il dito dentro il mio sedere, non tanto, solo un po’ per eccitarmi. E fu una manovra azzeccata, perché persi di nuovo il controllo e ripresi a spingermi contro di lui, talmente veloce che lui rimaneva fermo e facevo tutto io, mentre in sovrappiù mi tuffai anche sulla sua bocca e questa volta gli ficcai io la lingua fino in fondo alla bocca. La sua mano libera ora mi stringeva forte un capezzolo, fino a farmi male, ma anche quello aggiungeva eccitazione. E’ vero che non ero più vergine ma quelle scopate nel parcheggio della discoteca o sul divano di casa dei miei non erano così e credo proprio che quello fu il mio primo orgasmo. E in pratica feci tutto da sola, perché dall’inizio alla fine ero io sopra di lui a dimenarmi.
Poi mi bloccai e gli dissi ‘credo di aver avuto l’orgasmo’.
Lui disse solo ‘brava’ e si sfilò da me e poi continuò a baciarmi sulla bocca.
Solo adesso realizzai che in bagno si era tolto in preservativo e non se n’era rimesso un altro e che Tina era dietro la porta, in piedi, nuda, che sbirciava.
Ma lo confessò subito, rientrando nella stanza: ‘Ero dietro la porta che vi guardavo, eravate veramente belli’.
‘Bella vieni un po qua’ la chiamò Nicola.
La fece inginocchiare a terra, contro il fianco del letto (questa volta si rimise il preservativo) e si chinò a leccarle la fessura e quando fu umida la prese da dietro, sempre nella vagina. Tina sembrava un elefantino del circo, così inginocchiata, con la testona abbandonata sul letto mentra si faceva dolcemente servire.
Disse a me di mettermi davanti a Tina, così me la poteva leccare ed ero pronta per dopo. Mi sedetti sul letto, con le gambe allungate sul letto e spalancate davanti alla bocca di Tina, tenendomi a sedere con le braccia puntate sul lettone, così potevo godermi lo spettacolo. Tina mi leccava tra le gambe ma non era concentrata su quello, si godeva il cazzo che la penetrava da dietro.
Nicola teneva le mani sul suo culone e spingeva forte, senza riguardi, e a ogni spinta la bocca di Tina raggiungeva la mia fessura, come un meccanismo automatico, anche se comunque non avevo bisogno di essere eccitata, lo era già abbastanza.
Tina disse ‘non mi piace così, facciamo come prima’.
E io invece volevo provare e mi misi io ai piedi del letto.
Così provai anch’io a farmi prendere così, e in effetti faceva male perché arrivava proprio in fondo e mi pareva che arrivasse fino allo stomaco. Anch’io rinunciai subito.
Sul letto riprese ancora Tina, come prima, lei sotto perché altrimenti lo avrebbe schiacciato e lei era in estasi, più di prima, sotto quello stantuffo, con le gambone aperte e lui che tenendosi sulle bracce si spingeva dentro di lei.
Saltò fuori da lei e si buttò su di me, mi prese subito, senza riguardi, quasi con violenza, ma io ero talmente eccitata che entrò dentro con tutta facilità, non mi faceva male, solo un po’.
Spingeva come un matto, ma io ero già venuta prima e ‘ anche se non mi dispiaceva ‘ non provavo più quello che provavo prima, era bello e basta, ma avevo tutto il controllo della situazione. A un certo punto se ne uscì di colpo (e mi fece un po’ male) e si tolse il preservativo con gesti nevrotici, stringendo i denti, e appena in tempo per schizzarmi addosso tutto il suo sperma, inginocchiato sopra di me, bagnandomi il viso e poi quando ancora usciva quel liquido bianco dalla punta del suo cazzo me lo appoggio tra le labbra e io le allargai per accoglierlo.
Me lo spinse dentro la bocca e mi trovai quel gusto salaticcio e attacaticcio sul palato. Mi venne in aiuto anche Tina, che voleva anche lei assaggiarne, ma ormai il suo cazzo si stava spompando contro la mia lingua, era sempre lungo ma non più rigido. Tina se lo prese in bocca, e così finì il nostro gioco, lasciandoci tutti e tre sfiniti sul letto bagnato di sudore. Tina e io rivedemmo Nicola. Non spesso e nemmeno a scadenze regolari. Ogni tanto, così, ci si sentiva e ci si vedeva. E quando ci si vedeva a volta si usciva a cena, a volte solo per bere qualcosa, a volte si finiva a letto come quella prima volta, ma non sempre.
Era un rapporto molto libero, senza alcun impegno, anche se qualche volta qualche regalo Nicola ce lo aveva fatto, di certo non eravamo state noi a chiederglielo.
Questa volta mi chiese un favore. ‘Un grande favore’ disse.
Nella sua piccola ditta di import-export aveva assunto un ragazzo, di 24 anni, molto bravo col computer, un vero genietto. Ma era anche un tipo tristissimo, con una vita vuota e votata solo al computer, che occupava tutto il suo tempo libero, tra giochi, social network, ecc. Non sembrava avere interessi, aveva un solo amico, smanettone quanto lui.
Nicola lo aveva assunto anche perché, nonostante la sua indubbia competenza, gli aveva fatto molta tristezza e sperava di riuscire a motivarlo. Anche perché lui non aveva figli e probabilmente in questo ragazzo vedeva un po’ un suo figlio.
Questo ragazzo, Matteo, viveva da solo in una casetta di periferia, lasciatagli dai genitori separati che non si occupavano molto di lui. Niente di lussuoso, ma nel giardino, sul retro, aveva una piccola piscina. L’idea di Nicola era di organizzare una cena a casa del ragazzo, con noi due come inviate.
‘Se è così va bene, dove sta il favore?’ gli dissi tranquillamente.
Ma Nic era sicuro che quel ragazzo non aveva mai avvicinato una donna, ne era sicurissimo, e se andava avanti così mai lo avrebbe fatto. O almeno non in tempi normali e così avrebbe sprecato gli anni migliori della sua vita.
Così Nic confessò il suo piano: ‘se la cena va bene, magari facciamo tutti il bagno, poi se c’è feeling io e Tina ce ne andiamo con qualche scusa e vi lasciamo soli. Poi vedi tu cosa riesci a combinare con le tue doti di seduzione’.
Il ragazzo, Matteo, lo avevamo già visto, ce lo aveva presentato una sera in un bar, dove ci aveva fatto incontrare apposta. Non era brutto, era un po’ più alto di Nic, capelli castani, un fisico niente male, begli occhi verdi, il viso un po’ rovinato dai brufoli e tartagliava quando parlava. Ma era molto trascurato, la sera in cui lo avevamo visto in bar aveva i capelli sporchi, calzoni mimetici, una maglietta banale e neanche pulitissima. Si vedeva proprio che non ci teneva a sé stesso.
Feci un po’ di resistenza, perché quel ragazzo mi faceva un po’ paura, così taciturno. Poi lo sapevo appassionato di storia, guerre e armi. Insomma un tipo strano. Ma Nic garantiva che era un bravo ragazzo, solo molto sfortunato.
Così ci provammo. Andammo alla cena e Nic aveva già cucinato. Antipasto di conchiglie di mare gratinate, prosecco ghiacciato, risottino con i caperozzoli, verdura, dolcetti comprati in una buona pasticceria, vino da dessert, un amaro all’assenzio per finire. Tutto preparato da Nic, che era un discreto cuoco e un intenditore di vini.
La cena filò via liscia, con Matteo che parlava molto di sé, tartagliando, apparentemente non emozionato né timido come lo avevamo immaginato. Confermava l’impressione di essere un ragazzo molto sfigato, che non avremmo mai degnato di uno sguardo, e mi chiedevo perché mai avessi dovuto portarmelo a letto. Solo perché Nic si era ‘sacrificato’ con la mia amica cicciona? Ma lui in cambio aveva avuto me. Io cosa avrei in cambio?
Un regalo, mi ha detto lui. Ma allora è come prostituirsi, se devo farlo in cambio di regali.
Finita la cena, il dolce (con il vino dolce) lo prendemmo in giardino, sul bordo della piscina. Poi Nic propose di spogliarsi e fare il bagno. Nic si spogliò nudo e si tuffò. Io anche mi spogliai e lo raggiunsi in acqua. La piscina era in realtà un vascone, molto piccolo e già in due si può dire che si stava stretti. Tina era ancora fuori e toccò a lei cercare di convincere Matteo a spogliarsi.
‘Dai Matteo, se mi spoglio io che non sono una bellezza, figurati tu che hai il fisico migliore di tutti, qui stasera’. E insisteva e insisteva. Ma alla fine lei si spogliò e scese goffamente in acqua, scendendo dalle scalette e facendo straripare l’acqua del vascone, con la sua mole. Matteo invece entrò con il costume da bagno che aveva sotto i calzoni (quelli militari, sempre quelli!).
Eravamo come quattro sardine a mollo, Nic per evitare situazioni imbarazzanti saltò fuori a prendere 4 bicchieri e ce li offerse. Io stavo vicina a Matteo e tentai, complice l’alcool che cominciava a fare effetto, a lodare i suoi muscoli, che in realtà non aveva. Cercavo di fargli capire che mi piaceva, senza troppa convinzione. Lui parlava d’altro.
Come previsto ‘ a un certo punto ‘ Tina disse che avrebbe voluto andare a casa e chiese a Nic di accompagnarla. Io dissi che mi sarei fermata volentieri.
La storia finisce male. Nic e Tina se ne andarono a casa di lui e per la prima volta scoparono loro due da soli ‘ senza di me – e dal racconto di entrambi pare si siano divertiti un mondo. Avevano giocato a strip poker, togliendosi un indumento ogni volta che uno perdeva una mano, e quando Tina perse l’ultimo indumento, per restare in gioco, doveva eseguire i pegni scelti da lui, tutti rigorosamente a sfondo sessuale. Poi a letto le legò i polsi alla testiera del letto, le bendò gli occhi e le faceva assaggiare viarie cose, ora un dito con polvere di peperoncino, ora una fragola, una banana e anche la sua banana, aromatizzata da nutella. Avevano riso come matti. Alla fine avevano anche fatto sesso e il racconto di Tina si concludeva con la sua grande soddisfazione, diciamo pure orgasmo, perché era rilassata, tranquilla, divertita e quindi aveva goduto più che mai. Anche il fatto di dividere Nic con me, in fondo era uno stress e questa volta era stato diverso.
Ed io, a casa di quell’impedito di Matteo? C’era ancora una bottiglia di prosecco sulla tavola dove avevamo cenato e io mi servii. Poi finimmo il vino dolce del dessert. Lui parlava e parlava. Mi raccontava di aver fatto il porto d’armi e che va a sparare al poligono con una pistola ad aria compressa. Io bevevo e ascoltava, sempre più preoccupata perché il ragazzo non mi pareva normale. Alla fine, ubriaca, mi tolsi le scarpe e mi stesi in divano. Poteva fare di me quel che voleva e probabilmente glielo avrei lasciato fare, più che altro perché Nic ci teneva. Ma non successe niente, io mi addormentai e lui se ne andò in camera sua. Mi svegliai in piena notte, vidi che lui era in camera sua al computer, e senza fare rumore sgusciai fuori dalla porta e me ne tornai a casa a piedi.
Beh, perché vi racconto questa storia?
Perché comunque Nic, che nel frattempo aveva riconosciuto di aver fatto una cazzata a volermi lasciare sola con Matteo nella speranza che lo iniziassi ai piaceri del sesso e si era scusato con me (mi piacciono gli uomini che riconoscono gli errori e sanno chiedere scusa), volle comunque farmi un regalo riparatore.
Così andammo in un grande negozio di vestiti, un posto non lussuoso ma di gran qualità. Prima scelsi dei sandali, bassi e colorati, di una marca spagnola di gran voga. Poi un vestitino, estivo, colorato, in cotone leggerissimo, stretto in vita e corto appena sopra le ginocchia. Mi stava da Dio e costava anche una botta di soldi. In queste occasioni io lo chiamavo ‘zio’ e da buon zio Nic scherzava con la commessa sulla strage di ragazzi che avrei fatto con quel vestitino.
Ma quando rimanemmo un attimo soli vicino al camerino mi sussurrò ‘tienilo addosso il vestitino nuovo e togliti slip e reggiseno’. Lo feci molto volentieri, perché già immaginavo che quella richiesta avrebbe avuto qualche seguito molto caldo, anche perché dopo la sua avventura solitaria con Tina ora toccava a me recuperare un giro.
Mi vergognavo di farmi vedere dalla commessa, la sua proposta mi aveva eccitato e avevo l’impressione che i capezzoli spuntassero come due bottoncini sotto al vestito, ma andò lui a pagare con il talloncino del vestito che io avevo già addosso e lo aspettai in disparte.
Il seguito ci fu, naturalmente, ma la prese larga. Con quel vestitino addosso, che mi pareva di girare per città nuda, andammo al bar in piazza pieno di gente, per il solito aperitivo, lui che non amava farsi vedere in giro con me perché la differenza di età era chiaramente imbarazzante. Infatti incontrammo un mio ex-compagno di classe delle superiori, per il quale Nic ritornò ad essere ‘zio’.
Voleva anche portarmi a cena ma io invece gli proposi un pezzo di pizza nel posto dove ci eravamo incontrati, ormai diversi mesi fa.
Da lì a casa sua sono pochi passi, li facemmo leggeri e felici. A casa stappò un altro prosecco, che ci tenemmo in un secchiello di ghiaccio ai piedi del letto.
‘Sono ore che aspetto il momento di sfilarti questo vestitino’.
‘Anch’io non aspettavo altro’.
Così io fui nuda all’istante, appena mi sollevò sopra la testa il vestito nuovo, mentre lui ci mise pochi secondi, mentre io gli toglievo la camicia e lui tutto il resto.
Dopo un minuto eravamo abbracciati a letto, nudi, soli per la prima volta, a baciarci come dei pazzi.
I preliminari durarono poco, avevo una tal voglia di averlo che glielo presi e me lo poggiai sulla fessura e lui lo spinse subito dentro con forza e scopammo così, quasi a freddo, ma eravamo bollenti dentro. Come al solito ci lasciammo andare, teneri e violenti.
Si fermò prima di godere e di farmi godere, per far continuare di più quello splendido gioco.
Allora gli dissi che Tina mi aveva raccontato dei giochi che avevano fatto e anch’io volevo essere legata e bandata.
‘Ma se sai già tutto non c’è gusto’.
‘Inventati qualcosa di nuovo, dai, fallo anche a me’.
Così finii felicemente legata con i polsi alla testiera del letto e con una benda sugli occhi.
‘Cosa facciamo assaggiare a questa ragazzina?’ diceva gironzolandomi attorno.
Sul cazzo si metteva strane spezie, curry, coriandolo, poi marmellata, nutella e così impiasticciato me lo ficcava in bocca per farselo succhiare. Era divertente anche se effettivamente il racconto di Tina aveva tolto un po’ di sorpresa.
Dal secchiello del ghiaccio prese un cubetto e me lo passò sulle labbra, sui capezzoli, sulla labbra della vagina e poi, allargandomela, anche in mezzo. Provavo brividi terribili ma se subito dopo mi entrava dentro il suo cazzo bollente allora tutto si sistemava. Mi prendeva le caviglie, mi sollevava le gambe e me le spingeva sopra la testa e mi scopava così, e così il suo membro lo sentivo ancora più in fondo, ancora più forte. Il cazzo sporco dei miei umori me lo metteva in bocca e poi ancora il prosecco, che mi offriva lui appggiando il bicchiere alla mia bocca, perché avevo sempre i polsi legati. Non so quanto andò avanti, sentivo le labbra della vagina irritate e sembrava mi dovesse scoppiare. Ma solo quando mi tolse la benda e mi slegò e mi prese come al solito, nella più classica delle posizioni, allora provai di nuovo l’orgasmo, bellissimo, abbandonandomi completamente e senza controllo nel rapporto.
Lui si sforzava di non godere, per far durare la cosa ancora di più.
Mi confessò che il suo sogno era di potermi prendere da dietro e mentre ero abbandonata e soddisfatta sul letto e anche parecchio ubriaca, provò a bagnarmi il buchetto di dietro con un cubetto di ghiaccio. Ovviamente non l’avevo mai fatto, sapevo che si poteva fare, una mia amica mi diceva che lo faceva col suo ragazzo e che si prova un piacere unico, diverso dall’altro. Intanto mi spingeva dentro il dito e alla fine ci appoggiò sopra la punta del suo cazzo, ancora durissimo perché non era venuto ed era eccitato a mille. Io lo lasciavo fare, perché ero completamente appagata e non me ne fregava più niente. Con le mani mi allargava le mie piccole chiappe, di qua e di là, per aprirsi più facilemente un varco. Io ero stesa a pancia in giù, completamente abbandonata. A un certo punto andò di là a prendere qualcosa, che poi avrei saputo essere del burro, ma io non capivo cosa stesse armeggiando e cosa mi infilasse col dito nel buchino del sedere. Di nuovo sentivo la punta della sua asta puntata sul sedere e faceva forza, per farsi largo. Ma mi pareva impossibile che potesse farcela, come poteva ficcare il suo coso così grande nel mio buchino. Mi allargava e spingeva, gemendo, e mi sentii come aprire, come fossi una scatoletta, sentivo che ce la stava facendo a scendere dentro di me. Mi faceva male, non provavo nessun piacere e intanto, con gran fatica, continuava a spingere e a penetrare. Mi diceva ansimando agitato ‘brava, così, sì, ce la facciamo’, ma io oltre al male non sentivo niente. A un certo punto sentii come se fosse arrivato in fondo, sentivo la punta del suo cazzo contro le reni, un po’ mi piaceva, ma non riusciva a muoversi su e giù, era dentro di me che spingeva sempre più in fondo e non usciva più. Sentii il caldo del suo sperma che mi invadeva, ma non provai piacere. Quando, dopo aver goduto nel mio sedere, si tirò fuori allora mi fece proprio male e gridai, era proprio un gran fastidio.
Ma lui era al settimo cielo, mi baciò e ribaciò, e mi ringraziava perché ero stata tanto brava e la prossima volta sarebbe stato ancora più bello. Ma non so se un’altra volta glielo farò rifare’

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