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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Una pseudo-avventura universitaria

By 21 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Cosa devo dire, ci sono notti che non si dimenticano, vedo ancora i suoi occhi neri scrutare nei miei, sento il suo respiro pesante sul mio viso, e ora ripenso a ciò che &egrave successo fra noi, ci siamo incontrati sulla Rambla, entrambi italiani entrambi che ci siamo trasferiti in Spagna, entrambi con degli studi universitari in atto, io con parecchie difficoltà in matematica, lui un vero genio, tra una ripetizione e l’altra mi ha invitato a cena e senza niente di più siamo finiti nel suo appartamento. Lui non era di gran presenza, ma a vederlo con niente addosso non era niente male, il suo pene non era enorme, ma non era neanche piccolo, diciamo nella media e soprattutto lo sapeva usare divinamente, la sera che entrai nel suo appartamento non ebbi il tempo di guardarmi attorno, era talmente eccitato che mi aveva trascinato sul letto e con le sue mani brucianti aveva cominciato a spogliarmi e in un battibaleno ero spoglia immobile, bagnata e desiderosa di lui, mentre lui ancora vestito sopra di me mi stava facendo sentire la pressione della sua virilità, poi si sfilo la cintura e prima che me ne accorgersi mi legò le mani alla spalliera del letto, quando me ne Accorsi tentai di liberarmi tirando la cinghia, ma capii di non avere possibilità di liberarmi così lo lasciai fare, lentamente sentii la sua lingua penetrare fra le mie grandi labbra e stimolare il clitoride in un istante mi sentii divampare e d’istinto strinsi le cosce sulla sua testa, ma questo non servì a fermarlo, anzi sembrò eccitarlo ancora di più infatti cominciò a spennellare ancora più voracemente e dopo poco ebbi un orgasmo frenetico, sentii tutti i miei nervi tendersi e lui mi sollevò le gambe fermandosi per un momento e appena sentì che la furia del mio orgasmo si era calmato portò le labbra sui miei capezzoli già turgidi per l’eccitazione, mentre con la barba mi solleticava tutto attorno al capezzolo, finalmente smise di torturarmi e alzandosi si denudò del tutto il suo fantastico pene era in erezione e i suoi testicoli erano pieni, immediatamente si avvicinò a me e mise due dita nel mio sesso, gemetti di desiderio, ma lui mi lasciava inappagata, non permetteva che raggiungessi di nuovo l’orgasmo e quando capiva che ero al limite si bloccava, sentivo le gote ardere, e il sudore colarmi dalla fronte, lui rideva, aveva un autocontrollo spaventoso, poi lo vidi allontanarsi e tentai di muovere il bacino per cercare un contatto con le lenzuola, ma tutto era inutile, poi quando tornò vicino a me aveva un didlo enorme fra le mani e sorrideva beffardo e con fare provocante si avvicinò a me che già bruciavo di desiderio, e portò le labbra a pochi centimetri dalle mie, tentai di avvicinarmi ma lui si ritrasse e mise di nuovo una mano fra le mie gambe facendo dei movimenti circolari sul mio clitoride, lo volevo dentro di me e lui lo sapeva, per questo continuava a torturarmi, poi mi infilò dentro il didlo enorme e dapprima tentai di allontanarmi da quel enorme pezzo di plastica , ma non c’era possibilità che riuscissi, e lui cominciò a muoverlo violentemente, ma nonostante il dolore lieve non volevo che si fermasse, ma poi senza preavviso e ferocemente lo tolse, gemetti, non di dolore ma di disappunto infatti mi stavo abituando a quell’enorme massa dentro di me fino in fondo al mio utero, lui vide nei miei occhi il desiderio e si mise sopra di me mise il suo attrezzo vicino alle labbra imponendomi di succhiarlo, e per quel poco che riuscivo a sollevare la testa presi fra le labbra il suo grande rosso e sul punto di esplodere, me lo fece succhiare per due minuti, come se fosse stato un premio, poi si allontanò e si mise a cavalcioni sopra il mio ventre e cominciando a segarsi con foga mi inondò il viso di sperma, me ne sentivo dappertutto, anche nei capelli, fortunatamente ne avevo anche un po’ sulle labbra e riuscii almeno ad assaporarlo, visto che di penetrazione non se ne parlava almeno per ora, lui rise nel vedere che tentavo di assaporare una piccola parte del suo dono, e con fare dolce mi liberò le mani, rimasi incerta su come rispondere alla sua delicatezza, ma prima che potessi muovermi lui si sedette su una poltrona girandomi le spalle, così rimasi ferma e dopo un quarto d’ora di assoluto silenzio si voltò verso di me, stava ridendo poi si gettò di peso su di me e gli occhi del dominatore che avevo visto poco prima erano diventati languidi e pieni di dolcezza, aiutandosi con una mano mi penetrò delicatamente e cominciò a muoversi lentamente, dopo l’irruenza che aveva usato prima, tanta dolcezza mi sconvolse in modo molto positivo, e velocemente raggiunsi l’orgasmo, mentre lui mi guardava negli occhi e mi morsicava leggermente il labbro inferiore, avrei voluto che quel momento non finisse mai, ma dopo poco cominciai a sentire i suoi movimenti farsi più veloci e meno fluidi, poi con un gemito roco si era accasciato su di me. Dopo quel giorno non lo vidi più, io sono tornata a Verona, mentre lui si &egrave trasferito definitivamente in Spagna.

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