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Racconti Erotici Etero

UNA SCOLARA SPECIALE – L’ADDIO – 8

By 15 Settembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando tutto era tornato a posto, avevo subito telefonato a Luana per avvertirla che sarei stata assente per un po’, poiché al momento ero impegnata a ……. chiavare con mio marito. In fin dei conti era scuola anche quella! Dovevamo recuperare tutto il tempo perduto e le dissi anche che mi sarei fatta sentire al più presto. In effetti subito dopo la guarigione ci prendemmo anche una settimana di ferie che tuttavia non ci bastò per metterci in pari e continuammo piacevolmente ed affannosamente a recuperare. Ormai erano già passati quasi tre mesi di “full immersion” e decisi quindi che quel “al più presto” doveva in qualche modo essere onorato, visto che era stata lei l’artefice della mia guarigione.

“Ciao Luana, sono …. Maona, come stai?”
“Oh, ciao. Come stai tu! Chi non scopa si risente. Hai bisogno di impacchi decongestionanti alla fica o hai finito di fare la porcella?”
“Spero proprio di no, perché, ad essere sincera, direi che scopare è una cosa che mi piace proprio tanto e ho un marito che, posso garantirti, lo sa fare bene.”

“Ma è vero, come mi hai detto, che tuo marito ha un cazzo più grande di quello di Johnny? Devi farmelo assolutamente provare. A quest’ora la tua sarà già una caverna e potresti farla un po’ riposare.”
“Attenta a te! Potrei cavarti gli occhi! Con Francesco va proprio bene. Quando siamo in casa, stiamo praticamente sempre nudi. Da una sessualità gretta e soffocante che avevamo tutti e due, abbiamo scoperto che le nostre affinità elettive vanno ben al di là di quello che pensavamo e come già ci succedeva prima, anche sul sesso siamo in completa sintonia e riusciamo a capirci e parlarci senza dover aprire bocca. Pensa che credo che siamo maturi anche per affrontare ……. No, no, non importa; mi vergogno a parlarne.”

“Mi stai dicendo che il pompino non è più un tabù tra voi?”
“Ah no. Siamo già avanti col programma. Pensa che quello è già successo quando ero ancora vergine e anche lui sembra che abbia la lingua prensile quando mi scappuccia e si appropria della mia clitoride.”
E risi di gusto.
“Allora mi vuoi dire che Francesco è già pronto a fotterti il culo?”
“Ecco! Proprio quello. Con la lingua c’è già arrivato e sul resto ne stiamo già parlando come di una cosa normale, ma voglio che sia lui a decidere quando. Poi c’è qualcosa che non capisco: mi sembra di ricordare di aver letto, ma non ricordo dove, che nella donna, è la clitoride che comanda il godimento e io ti posso garantire che quando Johnny me l’ha messo nel culo, ho goduto; eccome! Quindi credo che più della clitoride possa la mente. Sapessi come mi dispiace, ma pazienza; spero proprio che non si accorga che ormai sono un campo già arato.”
“Ma no, non ti preoccupare. Gli uomini non ragionano mica come noi donne; loro il cervello l’hanno nelle mutande. Sono proprio contenta per te che tutto si sia risolto, ma mi dispiace davvero l’averti persa. Ci siamo conosciute da poco e certamente in una maniera insolita, ma ti sono molto vicina; sei proprio come una sorellina minore. Peccato; avevo dei progetti su di te …….”
“Comunque posso dirti che leccargli il culo ora piace anche a me e quando poi lo sento fremere ricordo le tue profezie e mi sento piacevolmente trasformata in una esaltante puttana.”
“No, cara. Non è proprio così! Il problema è che tu lo sei proprio un’esaltante puttana e sotto, sotto conosci anche tu la verità.”
Sapevo che aveva ragione, ma le risposi con un tono di voce che non facesse trasparire i miei dubbi:
“No, non credo proprio.”
Insomma, fu una conversazione avviata sul divertente e stavamo allegramente gigionando.
“Senti, ai figli ci pensate?”
“Ai figli? Certo che ci pensiamo, ma, invece di prendere la pillola, visto che non sono più vergine, il ginecologo mi ha consigliato la spirale, perché per ora vogliamo un po’ continuare a coccolarci. Senti Luana, è merito tuo se sono riuscita ad archiviare quell’incubo e vorrei passare da te a salutarti un’ultima volta, per poi voltare pagina definitivamente! Quando posso passare? Domani mattina sei impegnata?”
“Puoi passare martedì? Domani ho proprio una giornata campale.”
“Sì, ok! Va bene.”
“Mi raccomando, prenditi pure una giornata di ferie che voglio organizzarti una bella festicciola. Avverto anche Johnny che credo sia stato un buon aiuto per te. È lui che possiamo considerare come vero artefice della tua guarigione. Anzi il suo cazzo.”
E ci facemmo una bella risata, ma subito mi ripresi:
“Guarda che ora sono una moglie felicemente sposata; non farmi brutti scherzi. Ok?”
“Ma certo. Per chi mi hai preso?”
“Per quello che sei! A posdomani, allora! Ciao.”
“Ciao Maona.”

Sapevo che per un addio, Luana avrebbe certamente messo in scena qualcosa. Lo sentivo dal suo tono falsamente offeso e faceto, quando aveva negato di prepararmi qualche sorpresa e per quanto mi dicessi che non potevo più farmi coinvolgere, il tarlo mi stava rodendo dentro la testa. La mattina di martedì, appena Francesco uscì di casa, mi precipitai nel bagno per togliermi la crescita dei peli dal pube. Che supplizio quei peli ispidi che stavano crescendo! Ormai era diventata una consuetudine fare quella pulizia per togliere il prurito che mi assaliva. E poi non si sa mai con Luana come va a finire, per cui tirai a lucido anche il mio intestino con due clisteri di acqua e camomilla tiepida. Ora ero pronta; vada un po’ come tutto deve andare! Dovevo anche stare attenta perché il sentirmi troia mi affascinava e ora ancor più di prima. Era una lotta senza tregua con me stessa e sapevo già, per quanto mi sforzassi davvero di oppormi, chi avrebbe vinto. Era necessario un taglio netto perché tornassi ad essere una buona moglie e era quello stavo facendo, anche se non ne avvertivo la percezione.

Arrivai in Via dei Tigli intorno alle nove e un quarto, col pacco del regalo che intendevo dare a Luana. Guardinga e, come mi succedeva prima di entrare, attenta e agitatissima, imbroccai in fretta il corridoio e suonai. La porta si aprì col tiro, ma quando velocemente entrai, non c’era nessuno ad accogliermi. Mi diressi subito nella zona privata dove anche lì non c’era anima viva e come arrivai alla soglia della camera di Luana, mi bastò uno sguardo per vedere ordinata sul letto la mia tenuta da lavoro.

“Ma guarda!”
Pensai.
“Vuole proprio che mi vesta ancora da puttana, ma per un’ultima volta posso anche farlo e a dir la verità mi diverte anche.”
Posai il pacco col regalo per Luana e cominciai a spogliarmi. In un attimo riposi in ordine sulla sedia la mia roba, rimanendo nuda. Presi il corpetto e cominciai ad abbottonarlo tirando i laccetti per adattarlo e conformarlo alle mie curve. Mi guardai allo specchio e la donna che vidi mi piaceva. Mi venne istintivo stringermi ed accarezzarmi le tette. Ormai era palese anche a me che mi sarebbe dispiaciuto rinunciare a tutto quello e, man mano che procedevo nella vestizione, l’affanno aumentava. Mettermi le calze col loro fruscio suadente, quei miei gesti ormai sicuri ed esperti e quella piacevole sensazione di contenzione che mi dava indossarle, aumentavano la mia voglia di qualcosa che cercavo di ricacciare indietro, ma che ormai sapevo essere padrona di me.
L’affanno vitale che mi pervadeva al pensiero che avrei colto quel frutto proibito ancora a me ignoto e nebuloso e la sensazione che mi trasmetteva quel turbamento interiore, con la certezza che avrei vissuto quel giorno da protagonista, mi infuse quell’eccitante oppressione allo stomaco che finì per smaniarmi in mezzo alle gambe dove già avvertivo l’umidore che già effondeva quell’odore muschiato e selvatico, come di mughetto. Era così che mi diceva Francesco e il suo effetto si ripercuoteva sui miei capezzoli che ora erano gonfi e turgidi tanto da farmi male. Non avevo mai gradito l’odore della mia fica, ma ora mi esaltava. Erano i momenti come quello che mi facevano render conto che non potevo fare più a meno del sesso. Il cazzo mi piaceva e mi attirava come una potente calamita. Mi passai due dita a stuzzicarmi quella ferita umida e bagnaticcia che intravvedevo riflessa nello specchio. Era al centro delle mie labbra gonfie e segrete, rossa e brillante come un esotico fiore di ibisco e insopportabilmente golosa, mi portai le dita alla bocca. Appagava anche il mio gusto. Allacciai le calze alle clips e indossai per quell’ultima volta le mie scarpe vermiglie e mi guardai ancora. Mi piacevo, ma soprattutto mi sconvolse constatare che era Maona che ammiravo allo specchio. Mancava ancora un’ultima cosa: sul letto era rimasto solo il plug dorato col suo bel rubino. Luana mi aveva lasciato anche il tubetto di crema sul letto. Lo afferrai e mi parve più grande di quanto ricordassi. Lo misi in bocca bagnandolo e lo cosparsi con la pomata. Abbassandomi, quasi a sedermi sul pavimento, lo infilai con qualche timore, ma scivolò, risucchiato dentro, senza alcun problema. Gli specchi rimandavano la mia figura da tutte le angolazioni. Fu proprio mentre mimavo un’improvvisata passerella, guardandomi danzare e piroettare davanti agli specchi, allargando e stringendo le gambe, come una solitaria esibizionista rapita da quel voyeurismo di me stessa che mi accorsi di Luana che mi stava guardando dall’uscio sorridendo.
“Che bellissima e spensierata puttana sei. Si vede proprio che il cazzo ti fa bene. Sei diventata più bella e sicura di te, luminosa e gioiosa da far invidia.”
Mi sentii il viso avvampare, poi, senza altre parole ci abbracciammo, stringendoci l’una all’altra teneramente. “Grazie Luana. Grazie per la tua pazienza. Senza il tuo aiuto sarei precipitata in un baratro senza fondo.” “Non esagerare ho solo fatto uscire dal guscio la puttana che è sempre stata dentro di te. Sei stata tu l’artefice di tutto. Vieni, che di là ci aspettano.”
“Ci aspettano? Ma chi c’è?
Dissi preoccupata.
“Non ti agitare. C’è solo Johnny. Ho chiamato anche Carmen, Nancy, e Giorgia, ma solo per mangiare la torta. Non voglio ingrassare troppo. Oggi puoi fare tutto senza maschera.”
Rinfrancata dalle sue parole, aggiunsi, prendendo la scatola posata sul letto.
“Ti ho preso un pensierino. Spero che ti piaccia.

Sai? Ora sono diventata anche “partner store” di Aubade.”
“Davvero? Fammi vedere.”
Prese la scatola e la scartò velocemente.
“Soleil nocturne. È una guêpière! Bella. Bellissima. Rosso fiammeggiante. Non dovevi proprio. La voglio provare subito!”

La tolse dalla scatola, posandola sul letto, per poi spogliarsi convulsamente.
Era davvero una bella donna, senza un filo di cellulite. Poi la indossò e in un attimo la aggiustò alle sue misure. “Vedi, Aubade mi piace perché la senti addosso come una tua seconda pelle. È una meraviglia. Per oggi le mutandine le lascio nella scatola.”
Aprì un cassetto e prese un paio di calza rosse che sembravano della stessa tonalità della guêpière, poi recuperò un paio di scarpe dal tacco spropositato nere e le indossò. Era fornitissima Luana. Capii che in fin dei conti quelli erano i suoi ferri del mestiere.
“Eccomi! Che te ne pare?”
“Sei davvero uno schianto.”
“Su forza, andiamo.”
Abbandonammo la zona privata e, aperta la porta verso la zona pubblica, ci dirigemmo verso una camera con l’uscio spalancato.
Entrando vidi per primo Johnny già in tiro, con un grosso e arzigogolato fiocco annodato attorno al cazzo, poi Carmen, Nancy e Giorgia tutti intonarono vedendo me e parafrasando un noto ritornello:
“Tanti cazzi a te! Tanti cazzi a te! Tanti cazzi Maona! Tanti cazzi a te!”
Battendo poi tutti le mani.
Non so come mai, ma a quella manifestazione di festa nei miei confronti, cominciai a piangere a dirotto.
Fu Luana che prendendomi per mano mi trascinò da Johnny.
“Dai, vieni che scartiamo il tuo regalo.”
“Ma Johnny, tu non mi saluti nemmeno.”
“Ciao Maona, è che sono troppo emozionato. Quando si tratta di te, mi emoziono. Se poi penso quanto ho desiderato questo momento …… Non sto più nella pelle.”
E accompagnando la mia mano sul cazzo di Johnny, mi fece tirare il fiocco che si disfece cadendo a terra, mentre le altre batterono nuovamente le mani alle grida di evviva.
Luana guardandomi sorridente aggiunse:
“Per oggi è tutto tuo. Facci vedere come lo distruggi. Anzi, aspetta un attimo che sposto questo.”
E si diresse verso un carrello porta vivande dove faceva bella mostra di sé una grossa torta alla crema a forma di cazzo, con due profiterole giganti al posto dei coglioni.
“Che meraviglia di torta.”
Esclamai, pensando invece che fosse un po’ kitsch, ma in quell’occasione non lo ero forse anch’io nella mia tenuta e tutto ciò che mi era intorno?
“Meglio toglierlo di qui prima che qualcuno lo faccia cadere per terra e poi la precedenza ai cazzi veri.”
Non dissi nulla perché avrei rovinato la festa se mi fossi messa a discutere con Luana sulla mia partecipazione alla festa come vacca da monta. Ormai era troppo tardi per rimediare, ma non mi era sfuggita la frase di Luana. “Cazzi veri? Ma se c’è solo Johnny?”
Pensai, ma non diedi troppa importanza alla cosa, presa dalla concitazione e dalla confusione del momento. Luana si rivolse a Johnny:
“Vieni sdraiati sul letto tu.”
Il suo cazzo sembrava un paletto diritto piantato al centro del letto.
Poi prendendo una bandana venne verso di me e bendandomi gli occhi aggiunse:
“Non voglio che tu sia distratta da quello che succede intorno a te. Voglio che tu possa centellinare ogni sorso del tuo calice di piacere e che tu possa gustarlo fino in fondo, senza distrazioni. Voglio che tu goda di ciò che vorrai spremere da Johnny. Non temere. Vieni, ora ti guido io.”
“Ma voi due ce l’avete con me? Ho sempre pensato di essere uno sciupafemmine, ma voi mi fate sentire come un agnello offerto per il sacrificio.”
Bendata e sogghignante, mi feci condurre da lei e rivolta a Johnny aggiunsi:
“Ti faccio sentire davvero così? Ti faccio proprio questo effetto?”
“Non so cosa mi succeda con te, ma ti ho già detto che con te mi sembra sempre di essere sempre un passo indietro. Ho come la sensazione di doverti sempre rincorrere per raggiungerti.”
“Vieni, inginocchiati sul letto. Attenta, scavalcalo e mettiti a cavalcioni di Johnny.”
Allargai le gambe per mettermi sopra di lui e subito venni a contatto con ciò che bramavo. Avevo paura che mi sfuggisse, ma feci in tempo e riuscii ad afferrarlo. Sì, mi sembrava più piccolo di quello di Francesco, ma ora l’avrei messo alla prova dei fatti. Lo manipolai accennando una sega e mi resi conto era spaventosamente rigido e che non aveva bisogno di altri stimoli. Mi alzai sulle ginocchia e posizionandolo al centro del mio fiore

cominciai ad abbassarmi piano. Quell’allegro vociare femminile che mi aveva accompagnato mentre salivo sul letto improvvisamente si azzittì. Stavano tutte guardando me, ma anche loro scomparvero subito dalla mia mente. Ecco stava entrando e avvertivo che mi stava forzando tremendamente le pareti. Stavo procedendo con timore e tutto sembrava stesse accadendo lentamente, come al rallentatore.

La voce di Luana, stringendomi una mano, riprese vicino al mio orecchio:
“Lo senti? Sta entrando. Vedessi che spettacolo che sei. Ecco, abbassati ancora.”
Nella mia mente vidi la scena di come mi stavano vedendo gli occhi di Luana. Mi sentivo piena e lo percepivo mentre scivolava liscio sulle pareti che ora erano tese.
“È quasi tutto dentro. Ancora, siediti più in basso. Lasciati andare.”
Quando arrivai ad appoggiarmi col culo al suo inguine seppi che era tutto dentro. La sensazione di pienezza era quasi dolorosa. Uscii quasi del tutto, più rapidamente di quanto fossi entrata prima, ma mi calai quasi con un senso di disperazione che mi dava ora l’assenza di quel cazzo, cercando di rimpiazzarlo velocemente. Cominciai un movimento che dopo poco divenne convulso.
“Aspetta, non così veloce. Riposati un attimo su di lui.”
Perché mi chiedeva di fermarmi proprio adesso che cominciavo ad avvertire quel senso incredibile di vertigine? Io lo volevo sentire dentro a forzarmi le pareti tese e quasi doloranti da quello strusciamento. Feci quello che mi chiedeva. Mi piegai su di lui. Sentii il suo alito lambirmi il viso e cercai, aiutandomi con la mano, di raggiungere la sua bocca con la mia.
Ci fermammo un attimo quando le nostre lingue cominciarono a mulinare mescolando le nostre salive.
Sentii Luana sussurrarmi nell’orecchio:
“Aspetta che mi sposto.”
La sentii alzarsi dal letto. Si posizionò dietro di me, tra le mie gambe, avvertendo le sue dita spargermi qualcosa che mi era colata fresca nella zona del perineo. Nello stesso istante ne avvertii l’odore e realizzai che mi stava massaggiando il culo con un olio per massaggi. Le sue dita si stavano intrufolando anche dentro i miei intestini, mentre Johnny ancora non accennava a muoversi.
Sentii Luana muoversi avvicinandosi a me, divaricandomi ulteriormente le gambe già larghe, cominciando a forzarmi il culo per far penetrare qualcosa. Un dildo. Lo avvertivo duro e allo stesso tempo morbido e gentile. Mi stava entrando a fondo, tendendomi in modo spasmodico la pelle del culo e quando cominciò ad uscire per poi rientrare anche Johnny riprese in sintonia a compiere lo stesso movimento.
Sentii una bocca baciarmi l’orecchio. Chi era?
“Perdonami! So di essere stata perfida, ma ora hai due cazzi veri che ti stanno rovistando dentro.”
Feci uno scatto istintivo, ma la sua mano mi fermò e mi accarezzò. Avvertii improvvisamente un gran caldo. Capii l’inganno in cui mi aveva trascinato, ma non riuscivo a capire ancora me stessa. Era come se la cosa non mi interessasse. Mi ritrovai senza essermene accorta prima che stavo rispondendo a quei cazzi che ora avevano lo stesso ritmo, andandogli incontro. Capii in quel momento di essere perduta!
“Gustateli tutti e due perché questa è una sensazione che non proverai mai più per il resto della tua vita, a meno che …… Io non ho ancora perso la speranza. Ora sta davvero a te decidere se vorrai essere solo una moglie o anche una puttana. Goditi questo momento e assaporalo tutto, ma sappi che un proverbio dice puttana una volta, puttana tutta la vita.
Brava, così. Segui quello che ti suggerisce il tuo corpo.”
Quando sentii l’inguine che mi premeva dietro appoggiarsi ai miei glutei capii che era entrato tutto. Ora ero davvero piena.
Lo avevo appena pensato, ma capii subito che invece non lo ero ancora. Prima ancora che toccasse le mie labbra ne sentii il profumo e allargai la bocca per accoglierlo e quando si appoggio sulla mia lingua che avevo proteso, cingendolo con le labbra. Entrò strisciandomi sul palato, trovando le mie fauci bramose già spalancate. Provai ad aprire maggiormente la bocca per farlo entrare tutto.
“Brava, sei proprio come ti avrei voluto. Vedi? È proprio vero. Sei sempre un passo avanti. Il tuo è un istinto naturale che hai. Sei nata per fare la puttana.”
Sentii un brivido mentre mi baciava un orecchio, accarezzandomi con la sua lingua.
Non riuscivo a capirmi! Ora mi importava solo non perdere nulla di ciò che stava accadendo e mi vergognavo di aver messo Francesco in un angolo remoto della mia mente. Anzi, in quel momento riuscii anche a fare in modo di allontanarlo.
Johnny e l’altro ora si stavano agitando dentro di me come guidati da un unico intento. Avevano un tempo cadenzato identico.
Già! Era vero. Non avevo mai vissuto un momento simile nella mia vita ed io ero alla spasmodica ricerca di mantenermi lucida per fissare ogni particolare e ogni istante di quel meraviglioso cimento. Sentivo che pian piano i miei pensieri si staccavano dai miei propositi e che la razionalità con cui volevo seguire quello che mi stava capitando mi stava abbandonando. Quando avvertii le prime contrazioni del cazzo che stavo succhiando mi fermai per accogliere in bocca il suo piacere. Il primo schizzo giunse all’improvviso e quasi mi strozzò, ma

ingoiai subito gli altri per non farmi trovare a bocca piena, evitando che, come l’altra volta, mi trasbordasse dal naso. Subito non me ne resi conto, ma una volta ingoiato scoprii che la mia bocca era dolce. Sembrava avessi succhiato una caramella con uno strascico acidulo. Mi parve una cosa incredibile!
Poi si ritirò dalla mia bocca, ma subito dopo si ripresentò alle mie labbra che lo accolsero nuovamente. No, questo era diverso. Sì, lo sentivo diverso. Era il cazzo di un altro!

Anche quello che avevo piantato nel culo cominciò a fremere, ma improvvisamente, quasi senza preavviso un lampo accecante mi travolse e persi ogni contatto con la realtà. Mi sentii annichilita; rimpicciolita nell’immensità di quella vampata che mi stava schiacciando e aveva frantumato i miei buoni propositi. Sì, era davvero magnifico essere una puttana. Poi persi ogni aggancio con la realtà. Non ero più in grado di stabilire come mi trovavo nello spazio circostante. Non capivo dov’ero. Ero ancora sul letto? Ero sdraiata? Capovolta? Sì, ora sentivo nuovamente Johnny che mi dava colpi poderosi. Percepivo che stava succedendo, ma non ero in grado di governarmi. Quasi come se mi destassi riuscii con una fatica estrema ad arrestarmi, ma il danno era fatto. Mi ero pisciata ancora addosso. Ma come avevo fatto? Ecco, lo splendore stava scemando. Fu in quell’attimo di quasi coscienza, mentre sentivo Johnny scavarmi quasi con rabbia che sentii la voce sconosciuta di un uomo:

“Dai esci che sono pronto. Ora le rompo il culo.”
Non mi sorpresi e neppure non mi spaventai al suono di quella voce. Non mi importava più niente.
“Che facciano del mio corpo ciò che vogliono, ma che mi facciano godere ancora.”
Percepii che il mio culo disperatamente vuoto, stava colando e tutto mi dava una sensazione di malessere. Avvertii la mia voce come proveniente da lontano, rimbombarmi nelle orecchie proprio mentre quel nuovo cazzo lestamente entrava in me trionfante.
“Fatemi godere ancora. Vi prego. Fatemi godere!”
E ancora una volta la mia preghiera si avverò e il ritorno di quel lampo accecante mi catapultò come un turbine nel mio nirvana. Sentii la pelle raggrinzirsi sul mio corpo passivo e incapace di qualsiasi movimento. Il mio respiro si fece rantolante, alla continua ricerca dell’aria che sembrava mancarmi. Il cuore faceva di tutto per uscirmi dal petto e batteva all’impazzata martellandomi le tempie e quando pensavo di essere arrivata ormai al crepuscolo di quel godimento e il mio rantolare affannoso mi tornava nuovamente evidente, il lampo improvviso mi ricacciava nuovamente in quel mondo incosciente che mi faceva perdere la mente. Non so quante volte fuggii da quello splendore che ogni volta mi riacchiappava, ma quando capii che era finito, ero totalmente stremata. Sentivo voci ovattate che mi chiamavano e qualcuno che mi scuoteva, ma non ero in grado nemmeno di aprire gli occhi. Poi sentii freddo e rabbrividii. Tastai sul letto per trovare qualcosa per coprirmi, ma tutto era bagnato. Sentii una carezza e capii che Luana era vicino a me e le cercai la mano stringendogliela.
“Tutto bene? Sei tornata tra noi?”
“Cosa ho fatto?”
“Direi che hai fatto tutto.”
“Tutto cosa?”
“Bè, certamente una prestazione completa: bocca, fica, culo. Hai cacciato Johnny nella disperazione. Mi ha detto che è la prima volta che scopa una donna, sborrandole dentro e che lei chieda ancora disperatamente cazzo. Quando hai cominciato a godere, lui ha continuato ancora a chiavarti per un quarto d’ora e quando lui è venuto, tu piagnucolavi e volevi continuare ancora e ci si sono messi tutti e tre assieme a chiavarti a turno.” Non si muoveva più, ma io sentivo ancora un cazzo piantato dentro di me e mi tolsi improvvisamente la bandana degli occhi per accertarmi se era di Johnny quel palo di carne piantato ancora in me.
“Ciao, sono Dario, spero ti sia piaciuto l’impegno che ci abbiamo messo tutti, ma sei più impegnativa di un’orda di donne vogliose in un addio al nubilato.”
Mi alzai da lui, facendomelo uscire dalla fica che mi appariva tutta arrossata e macilenta, ma a prima vista quasi quasi integra. Guardai il suo cazzo ancora diritto, e mi abbassai, come rispondendo ad un riflesso condizionato, posando le mie labbra su quella cappella umida e violacea a dargli un ultimo bacio, dicendo. “Che spreco. È un delitto lasciarlo a rimpicciolire così, da solo.”
“Non ho mai visto un’assetata di cazzo come te. Avrai almeno un litro di sborra dentro. Anzi…..aspetta un attimo.”
Luana si alzò e uscì dalla stanza. Mi guardai intorno e mi accorsi che il letto era tutto bagnato. Cosa avevo combinato? Non ricordavo bene quello che mi era capitato.
Ritornò con una pillola e un bicchier d’acqua.
“Dai, prendila.”
“Che cos’è?”
“È una pillola del giorno dopo. Quando oggi ti ho chiesto che intenzioni hai per i figli, mi hai detto che hai messo la spirale, ma la mia era una domanda interessata; non volevo che avessi un figlio di padre dubbio e

pensavo che bastasse, ma tutti ti hanno sborrato dentro e non una volta sola, quindi prendila lo stesso e ci togliamo ogni dubbio.”
Ricordavo solo a sprazzi quello che era successo. Possibile che avessi perso in quel modo ogni contatto col mondo reale?

Presi la pillola e bevvi tutto il bicchiere d’acqua e mentre glielo restituii, mi assalì un altro brivido.
“Vieni. Togliti da questo sborratoio. Andiamo a farci un idromassaggio profumato. Comunque sappi che erano in cinque oltre a Johnny a disposizione dei tuoi buchi.”
Mi chiesi se era davvero possibile non ricordare tutto, ma poi abbandonando ogni altro pensiero le dissi mettendomi bocconi sul letto e allargandomi le chiappe:
“Guardami un po’. Ho il culo arrossato? Mi sento un po’ bruciare.”
“Oh, un pochino, ma appena, appena. Ma è praticamente già tornato normale. Tutti sono rimasti impressionati dall’elasticità della tua pelle. Hanno detto che quando uscivano, il tuo culo si richiudeva nuovamente come un culo vergine e che era liscio come un guanto e sempre bello strettino. Te l’ho detto che sei fatta per questa vita. Hai la pelle talmente elastica da sembrare ancora vergine.”
A quelle parole non ebbi il coraggio di replicare e le dissi solo:
“Dai, non esagerare.”
Ci crogiolammo per una decina di minuti a farci massaggiare dai getti di bolle al profumo di cocco e lavanda della jacuzzi e poi raggiungemmo, completamente nude, gli altri in un’altra camera da letto dove stavano completando gli ultimi preparativi per il taglio della torta. Quando entrai tutti applaudirono festanti e vidi finalmente tutta la squadra. Fu Luana a fare le presentazioni:
“Ecco, questi sono i “Cudgel boys”, letteralmente “ragazzi manganello” e come vedi sono tutti attrezzati con un bel randello tra le gambe. Questo è Dario che hai già conosciuto, poi ci sono Matteo, Riccardo, Mino e Giorgio. Sono un gruppo affiatato di ragazzi di cui mi servo quando mi chiamano per organizzare qualche festa particolare o qualche addio al nubilato pruriginoso, ma soprattutto sono cari amici.”
“Grazie a tutti voi. Siete stati magnifici.”
Mi sentii replicare con un po’ di vergogna.
“E questo è il nostro Rinaldo, il nostro grande social media manager e amico caro. L’unico che non ha partecipato a farti festa, ma credo con rammarico.”
“lo credo bene! Ho avuto il cazzo duro tutto il tempo e ora ho un male ai coglioni …….”
“Forza, ora taglia la torta!”
Presi il coltello e cominciai dalla cappella e quando affondai la lama nel dolce partì un lamentoso “haaaaa” da parte dei maschietti che fece ridere tutti.
Misi in un piattino quella fetta rossa e mi diressi verso Johnny.
“Grazie di tutto. Se sono qui a festeggiare è certo merito tuo. Perché quell’aria mogia? Non ti sono piaciuta?” “No, ma cosa dici? Sei l’unica donna che non sono riuscito a soddisfare e oggi che pensavo che ti avrei domato, sei tu che hai domato me. Non c’ero proprio abituato. Ma sono felice che tu sia nuovamente a posto perché vuol dire che ho ancora qualche chance per farti godere; la vita è ancora lunga. Sempre che tu lo voglia.”
“Sciocco! Non ti dimenticherò mai. Sei tu che mi hai spalancato alla vita proprio quando mi hai spalancato per la prima volta il culo. Non te ne ricordi? Tu mi hai fatto godere quando l’ho fatto per la prima volta in grande e te ne sarò sempre grata. Anzi scusami se ti ho pisciato addosso quella volta.”
Mi avvicinai alla sua bocca, chiusi gli occhi e mi trovai a mulinare la lingua giocando a rimpiattino con la sua. Mi trovai le sue mani larghe che mi stavano palpando il culo e pian, piano si stavano addentrando in una zona proibita. Fu la voce di Luana ad interromperci.
“Non ditemi che avete ancora qualche voglia da togliervi. Fate davvero schifo. E ora tu guardati un bel film.” Improvvisamente il televisore si accese e mi vidi mentre Luana stava finendo di sistemarmi la bandana.
“Ma mi hai ripreso?”
“Certamente, per ora non è ancora montato, ma sappi che dietro gli specchi ci sono quante telecamere vuoi e quando avrai nostalgia di questa festa, potrai rivedertela tutta. Anche nei dettagli che ti sei persa. Oltretutto, ad immortalarti dal vivo ci ha pensato il nostro Rinaldo che è un vero professionista.”
Mi sedetti in grembo a Johnny e fui rapita dallo schermo. Vidi quando lei si spostò dal letto permettendo con l’inganno ad uno dei “Cudgel boys” di venirmi dietro mentre Johnny era già dentro di me. Vidi l’attimo in cui quel cazzo che pensavo fosse un dildo stava entrando con la frode in me e subito dopo, resa conscia dell’evento, con la mia bocca spalancata e la lingua fuori cominciare a fagocitare quel cazzo che ormai stava a spennellarmi le guance e rivissi con un brivido quelle sensazioni già provate.
“Ma guarda questa impenitente!”
La voce di Luana mi scosse e mi accorsi che la mia mano era già impegnata a scappellare il cazzo di Johnny, senza nemmeno essermene accorta.
Tutta arrossata e sudata mi alzai e mi trovai faccia a faccia con uno dei “Cudgel boys”.

“Tu chi sei?”
Gli chiesi diretta.
“Sono Giorgio.”
“Tu eri quello che …..Sì, insomma…. Quello che si è fatto fare il primo pompino da me!”
“Ah, sì, certo. Son fotogenico, vero?”
“Ecco, appunto. Volevo chiederti una cosa, ma mi sento in difficoltà.”
“So che ti stai domandando che era dolce e ti è piaciuta, vero?”
“Sì, proprio quello.”
“Basta che la dieta di un paio di giorni prima sia a base di ananas, lamponi e papaia e bevi succhi di frutta e poi puoi stare tranquillo che ogni donna si attacca volentieri al tuo rubinetto.”
“Ma davvero?”
“Certo e vale anche per voi donne. Prova se vuoi stupire anche il tuo partner e sarai più dolce di una pesca.” “Grazie, proverò.”
Ormai si era fatto tardi e cominciai a tentare di tornare alla normalità, col fermo proposito di mettere la parola fine alla mia avventura, ma i dubbi erano davvero tanti.
Quel mondo intenso mi attirava, ma in gioco non c’era solo la mia vita e Francesco proprio non meritava una moglie come me. Sapevo di essere puttana fino al midollo e dovevo cercare con tutte le mie forze di esserlo solo per lui. Ce l’avrei fatta?
La festa era ormai finita. Tutti erano già andati e per le pulizie sarebbero arrivata la donna l’indomani mattina. Rimanemmo soltanto io, Luana e Johnny a guardarci mesti e silenziosi, seduti sul divano, già pronti per uscire. “È proprio finita?”
Disse Johnny guardandomi?
Gli rispose Luana:
“Lo sai che è più puttana di me e certo le piace tutto ciò che ha fatto qui. Chissà se le pruderà ancora la fica, ma lei sa bene che qui potrà trovare sempre chi potrà lenire il suo prurito, se suo marito non riuscirà a farlo. Ho fatto di tutto perché potesse assaggiare tutto ciò che poteva piacerle, per farle sapere che un tavolo prenotato per lei ci sarà sempre, anzi sperando di trattenerla, ma se ciò non fosse, ne sarei immensamente contenta.”
“È un augurio che ti faccio anch’io di tutto cuore.”
Disse Johnny e alzandosi venne a posarmi un casto bacio sulle labbra.
Mi alzai e con le lacrime che spingevano per uscire, li salutai con un bacio sulla guancia e uscii salutandoli: “Alla prossima!”

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