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Una storia americana – 1

By 21 Luglio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

La Virginia è una terra spettacolare : verdissima, cittadine pulitissime e ordinate con case a due piani monofamiliari, e cazzi neri ovunque.
Quando visitammo la casetta che avremmo poi affittato, un piccolo gioiello interamente in legno, due piani luminosissimi, una vasto prato parte in ombra grazie a due enormi querce e, nel lato assolato, una piccola piscina, mi ero affacciato allo steccato che ci divideva dai vicini e avevo scoperto che sia a destra sia a sinistra abitavano gruppi di neri.
La simpatica agente immobiliare, Sandra, che ci aveva accompagnato, mi disse che si trattava di studenti – tranquillissimi, aveva aggiunto con fare rassicurante – dello stesso college in cui insegnavo Italiano avanzato.
Dal poco che avevo visto, tutti giovanissimi e in gran forma.
Cazzi per i denti di mia moglie.
Ci trasferimmo subito e in due giorni eravamo sistemati, in tutti i sensi : i ragazzi ci avevano aiutato e avevamo subito stretto amicizia.
– Ci chiami se ha bisogno di qualcosa – ci disse David salutandoci in quello splendido pomeriggio primaverile.
Ero certo che Michela avrebbe avuto bisogno di aiuto !
Sistemato il grosso delle cose e stilato l’elenco di quello che era necessario comprare, Michela si dedicò al bucato.
Raccolse i panni lavati e andò a stenderli in giardino, sullo stendibiancheria
sistemato sul retro. Le corde da bucato correvano parallele allo steccato che ci divideva dai vicini di destra, per cui anche stendere la biancheria al sole si rivelò una mossa strategica.
Calze, reggicalze e mutandine vennero stese sulla corda proprio di fronte alla staccionata, così che i ragazzi potessero rendersi conto di che tipo fosse la proprietaria.
– Oggi viene Sandra con una ragazza, una messicana mi ha detto, per fare le pulizie. Se è davvero brava come dice lei, pensavo di chiamarla di tanto in tanto, sai, per stirare o fare le cose più pesanti. Che ne dici ?
– Fai pure come credi, tesoro, puoi anche assumerla se preferisci, sai che i soldi non sono un problema col mio lavoro.
– Anche io pensavo di fare qualche lavoretto per arrotondare …
– Di bocca ?
– Non solo, amore. Anche il mio culo è molto apprezzato.
Io uscii subito dopo mezzogiorno per incontrare il mio nuovo direttore e prendere confidenza col campus.
Alle due Sandra si presentò con una spettacolare ragazzotta dalla pelle dorata di nome Amanda, la nuova colf.
Michela le accolse con una vestaglietta da casa abbottonata sul davanti e col primo ed ultimo bottone strategicamente aperti, in modo da mostrare abbondanti porzioni di petto e cosce.
Abbracciò Sandra e strinse la mano ad Amanda facendole accomodare.
– Spero che non scappi subito, Sandra, farei volentieri due chiacchiere.
– Ho un appuntamento alle sei, quindi accetterò volentieri la tua ospitalità.
– Benissimo, allora facciamo un giro così Amanda si rende conto di quel che c’è da fare e si organizza.
Nel salone una scala era aperta sotto al lampadario.
– Puoi cominciare da qui, lo abbiamo appena sistemato e ha bisogno di una bella pulita – disse – in cima alla scala trovi stracci e detersivo.
Continuarono il giro visitando i bagni e infine salirono al piano di sopra, osservando le stanze – vuote al momento – i bagni ed approdando infine in camera da letto.
Sul letto aveva disposto la sua collezione di falli ed osservò la reazione delle due donne a quella vista : Sandra sorrise, Amanda arrossì.
– I miei dildo – presentò – vanno puliti e poi sistemati in ordine nel primo cassetto.
Poi, con un sorrisetto malizioso aggiunse :
– sono i miei amanti e sono molto gelosa ! Usali solo col mio permesso.
Amanda era imbarazzatissima.
– Come debbo pulirli, signora ? – chiese
– Sandra, tu che consigli ? – chiese.
– Bocca e lingua, naturalmente. Non c’è modo migliore !
– Sono perfettamente d’accordo. Ma intanto cominciamo dal lampadario, di sotto – disse e scesero nuovamente di sotto.
– Amanda sei vestita correttamente ? Vuoi che ti dia qualcosa di ricambio, così non dovrai uscire tutta impolverata, o un paio di ciabatte ?
– Non c’è problema, signora. Sono una donna delle pulizie, io. E non mi importa andare in giro impolverata.
– Come preferisci. Parliamo del tuo salario ?
– Io prendo 10 dollari l’ora, signora …. ma per pulizie “normali”, pulire cazzi finti non è molto consueto e non mi era ancora capitato, quindi non so quanto dovrei chiedere.
– Allora diciamo 10 dollari all’ora per le pulizie ordinarie e 10 dollari per ogni pulizia “speciale”, che ne dici ?
– Penso che vada bene, almeno per il momento. Poi se fossero necessarie pulizie particolarmente approfondite, tratteremo di volta in volta.
– Allora puoi cominciare – la invitò Michela.
Amanda salì veloce la scala e cominciò alacremente a strofinare il lampadario. Il vestitino che indossava le salì fino al bacino e rivelò due cosce favolose fasciate da calze solo leggermente più scure della sua pelle dorata. Non indossava mutandine e le grandi labbra facevano capolino da una fitta peluria nera.
– Andiamo a prepararci un caffè – invitò Sandra.
In cucina, mentre preparava la macchinetta (una moka italiana) chiese :
– L’hai capito subito, vero ?
– Le puttane si riconoscono a pelo – rispose Sandra.
Quando si girò per replicare, se la trovò praticamente addosso. Si fissarono solo per un brevissimo istante. Poi le bocche si trovarono da sole, le lingue cominciarono a frugare e le mani sganciarono ed aprirono e fecero scorrere cerniere. Il vestitino di Michela fu la prima vittima, e rivelò che sotto c’erano solo le calze e il reggicalze.
Quando Sandra si fu liberata del severo tailleur da agente immobiliare, Michela la accompagnò ad appoggiarsi a pancia sotto sulla tavola da pranzo, le allargò le cosce e si accoccolò ai suoi piedi.
– Voglio sentire il profumo della tua fica – sussurrò arrochita, prima di affondarle la lingua nella fica che teneva aperta coi due pollici.
Leccò lungo lo spacco ed era arrivata al buco del culo, quando il caffè cominciò a borbottare nella caffettiera.
– Maledizione, uscirà una ciofeca – sussurrò; poi, ad alta voce – Amanda, per favore vieni tu a versare il caffè, siamo troppo impegnate.
Quando Amanda fece il suo ingresso in cucina, dopo un attimo di assoluta immobilità vedendo Michela che leccava la fica di Sandra, prese le tazzine e servì il caffè.
– Anche per te, Amanda – le disse Michela che nel frattempo aveva cambiato di posto e stava prona sul tavolo con le dita e la lingua di Sandra che le frugavano la fica.
– Signora – intervenne Amanda con in mano un piccolo vassoio con due tazzine di caffè fumante – forse non ha valutato del tutto la situazione.
E così dicendo indicò la grande vetrata che riempiva un’intera parete :
dalla staccionata facevano capolino le teste di due dei suoi vicini, con gli occhi letteralmente fuori dalle orbite.
Si era dimenticata che ancora non c’erano le tende !!!!
Le due donne scoppiarono a ridere. Michela fu lesta a prendere il vassoio e corse verso le scale, seguita da Sandra che rideva a crepapelle.
– Portaci su i vestiti – gridò Michela correndo sulle scale – e prenditi il tuo caffè !
– Sandra, ma Amanda è lesbica ?
– Mio marito dice che quando se la incula gode come una maiala.
– Allora è come noi. In amor nulla è proibito !
– Condivido. E condividerei anche i cazzi di quei due ragazzotti : mi sono sembrati solidi.
– Ho ambizioni maggiori.
– Nel senso ?
– Solo due ?
– Ah, giusto.
– Comunque Sandra, avevo in animo di arrotondare un po’ le entrate familiari. Se ti capita, fai pure il mio nome.
Erano arrivate sul letto e stavano parlando sedute sul bordo.
– Limiti ?
– Esclusa la violenza fisica, solo quelli imposti dalla natura. Più di due cazzi in culo – contemporaneamente – non posso prendere.
– Durata ?
– Mio marito è consenziente. Posso stare fuori quanto vuoi.
– Ingoio ?
– Obbligatorio. Bere sborra è una delle mie cose preferite. Anche se esce da un posto diverso dal cazzo, tipo un’altra bocca, un’altra fica o un altro culo.
– Piscia ?
– Anche da bere, non a litri possibilmente. Ma in questi casi vorrei essere avvertita prima, in modo da portarmi un cambio.
– Penso di poterti organizzare incontri interessanti, con queste premesse. Ma è meglio che il ricambio te lo porti sempre ! Ci sono tante belle donne frustrate che gradirebbero molto i tuoi dildo, e tanti club di signori distinti, anche di colore se preferisci, che organizzano belle feste. Ben pagate.
– Mi piace molto essere l’unica donna in un gruppo di distinti signori !
Intanto Amanda era arrivata coi vestiti e li stava ordinatamente sistemando su due sedie; il caffè si era raffreddato.
– Si è raffreddato – constatò Michela osservando la sua tazzina – ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Versò il liquido ormai tiepido nella fica di Sandra e lo leccò.
– Hai preso il tuo caffè, Amanda ? – chiese.
– Sì, signora
– Se ne vuoi ancora un po’, accomodati.
La ragazza ci pensò un attimo, poi rispose :
– Ma vale come pulizia straordinaria ?
Sandra e Michela scoppiarono a ridere.

Quella prima sera nel nostro nuovo letto mi comunicò che aveva trovato una colf fantastica e che desiderava venisse a vivere stabilmente con noi.
– Le sistemiamo la camera in fondo al corridoio, e dobbiamo stabilire un bonus fisso per le prestazioni extra, se no ti conteggia ogni pompino. E’ molto fiscale con la sua fica ! E dobbiamo assolutamente mettere le tende alla finestra, o i ragazzi là fuori diventeranno ciechi a furia di seghe. A te come è andata la giornata ?
– Bene direi. E’ un posto molto ben gestito. Pieno di strafighe di tutte le età e di ragazzoni con gli ormoni alle stelle. Molti neri.
– Molti grossi cazzi.
– Immagino proprio di sì.
– Sandra si attiva per trovarmi qualche lavoretto.
– Di bocca ?
– Non solo.
– Fatti pagare bene, li vali.
– Lo so. Ma ho bisogno di allenamento. Oggi solo fiche. Quasi mi sono scordata il sapore del cazzo.
– Prendi questo promemoria, allora.

Sandra mi mandò la sua stilista di fiducia che mi fece scegliere le tende e se ne andò promettendo l’arrivo di una squadra già nel pomeriggio. Nella tarda mattinata arrivò Amanda e le proponemmo il lavoro e il bonus. Accettò e restammo d’accordo che avrebbe cominciato appena pronta la sua camera. Chiesi a Sandra dove potessi andare a comprare il mobilio e si offrì di accompagnarmi dopo il suo ultimo appuntamento, che era fissato per le sei; non sapendo a che ora avrebbero finito con le tende, ci accordammo per vederci a casa mia. Mio marito partì per il college, era prevista una riunione per la definizione del programma, e mi lasciò sola.
Decisi che era il momento di chiedere aiuto ai miei vicini, quindi indossai l’abitino da casa che avevo il giorno prima e feci un giretto in giardino.
Mi affacciai alla staccionata. C’erano due ragazzi che leggevano sdraiati sui lettini ai bordi della loro piscina.
– Buongiorno ragazzi – salutai – David non c’è ?
– Buongiorno signora – mi rispose uno dei due – sono Michel. David è all’università. Posso esserle utile ?
– In effetti, avrei bisogno di una mano per spostare i divani. Da solo non ce la faccio. Magari anche il tuo amico può venire ?
– Certo. Facciamo il giro e siamo da lei.
– Grazie, vado a prepararvi il caffè.
Giro cinque minuti ed erano alla mia porta.
– Grazie ragazzi, venite. Il caffè è pronto. All’italiana, vi avverto – esclamò ridendo e scortandoli in cucina. Li fece accomodare e li servì avendo cura di chinarsi a zuccherare, in modo che potessero dare una bella sbirciata nella generosa scollatura. Osservò soddisfatta che erano leggermente intimiditi e a disagio.
– Ma quanti siete in quella casa ? – chiese.
– Dieci, signora, tutti studenti universitari.
– Oh, e solo maschi ?
– Sì signora, è più facile. Con le ragazze in giro le distrazioni aumentano.
– Certo, capisco. E tutti …. di colore ?
– Sì signora. Ma quello è un caso, non una scelta.
– Ma è vero che i neri hanno cazzi più grossi dei bianchi ? – chiese candidamente – sono appena arrivata in America e non ho ancora verificato di persona.
Ci fu un attimo di silenzio attonito.
Imbarazzatissimo. David :
– Veramente non so, signora. Non ho mai fatto confronti.
– Oh ma io posso farli. Posso paragonarli a quello di mio marito, ad esempio. Fatemeli vedere un attimo.
– Ma signora ! ….. non mi sembra proprio il caso.
– Però io non ho detto nulla quando ieri sbirciavate i miei sbaciucchiamenti con la mia amica Sandra. Su su, immagino vi siate fatti delle belle seghe !
– Io .. io … – balbettò David.
– Vabbè, ho capito. Temete che vi possano vedere da fuori i vostri amici. Andiamo di sopra.
Li prese per mano e li trascinò fino alla camera da letto, sedendosi sul bordo.
– Michel, il tuo amico non me lo presenti ?
– George.
Michela sbottonò rapidamente il pantalone del ragazzo e afferrò il suo cazzo nero, chinandosi a baciare la cappella.
. Piacere, cazzo di George. – E ora facciamo conoscenza col cazzo di Michela – aggiunse, sempre tenendo in mano il primo cazzo, e con la destra estrasse anche l’altro.
Erano effettivamente notevoli e li portò entrambi alla bocca, uno per parte, cominciando a lavorarseli con la lingua.
Ma proprio in quel momento, la voce di suo marito.
– Cara sono a casa – tuonò.
I ragazzi si paralizzarono. Michela si alzò spostandosi verso il corridoio
– Tesoro sono in camera da letto, sali – disse.
E girandosi, non trovò più nessuno !
La finestra era spalancata. Si affacciò : i due ragazzi si erano calati e corsero verso la staccionata coi pantaloni ancora sbottonati.
La scavalcarono di furia, scomparendo al di là.

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