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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Una storia che va raccontata – Prima Parte

By 9 Gennaio 2020No Comments

Non sono un santo, nè mai ho voluto esserlo. Vivo in un paese di falsi santi, bigotti che con una mano puntano il dito contro una gonna troppo corta, ma la sera si fanno puntare il culo dal trans di turno. 
Non mi sono mai voluto negare i piaceri della vita, piaceri che col tempo ho imparato essere tanti e differenti. Ho avuto il mio periodo esplorativo, dove la mia sessualità è stata esaminata in lungo ed in largo. Ho prima scoperto, poi accettato la mia bisessualità, traendone piaceri inimmaginabili. Ho conosciuto gente, ho scambiato esperienze con uomini, donne, biologiche o meno, trans ed ho avuto pure la botta di culo di farmi un ermafrodita. Talvolta ho pagato, talvolta son stato pagato, talvolta a tutti l’appagamento maggiore è derivato dal momento e non dalla pecunia.

Ho scoperto che ero diverso a 17 anni, da quel giorno ho avuto molteplici nomi e identità virtuali, vivendo la mia vita su due binari paralleli che mai si sarebbero scontrati.

In una vita ero un sadico bisessuale con ogni vizio sceso in terra, nell’altra ero l’esatto opposto. Anonimo, con un lavoro stabile in cui ero apprezzato, passioni di ogni tipo e vita sociale quel tanto che basta da non attirare sospetti. Molto faticoso, ma questo mi ha permesso di arrivare a 36 anni totalmente appagato dalle mie due vite, conscio che qualcosa si era perso nel viaggio, come il mio senso morale.

Gli amici di lunga data erano le tipiche persone di paese, bigotte ed omofobe. Nessuno avrebbe capito e nessuno ha mai sospettato. Ma tra queste c’è Margherita, amica d’infanzia con cui si era instaurato un rapporto particolarmente profondo, rapporto che dalla tenera età si era protratto fino ad oggi..

Una sera pasteggiando a sushi e pettegolezzi venne fuori tutto di noi. Lei che stava per divorziare. Il suo primo tradimento. Il secondo. Il suo amante. La sua felicità nel sentirsi viva. Non ce la feci a trattenermi e gli dissi delle mie due vite, della mia bisessualità, della mia propensione al sadismo.

La serata proseguì cercando di colmare anni di doppia vita mia e sua, porgendo il fianco alla mia perversione, al mio bisogno di rovinare qualcosa di puro come la nostra amicizia.

Nei mesi a seguire lei divorziò, trovò un compagno con figlio ed una casa. Il tutto mentre io instillavo in lei il seme della curiosità, mostrandole la mia vera vita, piccoli sprazzi di totale perversione. Un lavoro lungo e certosino, volto solo a farla diventare quelle che volevo realmente, la mia compagna di giochi.

Ogni tanto mi accompagnavo a qualche ragazza, storie brevi di qualche mese che finivano sempre in modo catastrofico, per qualche corna scoperta volutamente. Una di queste era una ragazza dell’est, la classica ragazza acqua e sapone che ispira sesso, ma era più divertente incularsi il marito della parrucchiera all’angolo, che lei. 

Quotidianamente non perdevo occasione per mostrare a Margherita la realtà delle cose, gli accordi per un pompino veloce in pausa pranzo, il video di una scopata di qualche giorno prima, fino ad un video in un noto locale della zona con una ragazza legata ad una croce di s.andrea circondata da uomini.  Quella ragazza lei non lo sapeva, ma era la barista che vedeva ogni mattina. 

Nacque così l’idea, inizialmente campata per aria, di una serata al privè. Una serata che non sarebbe esistita, di cui non si sarebbe parlato il giorno dopo. Un’idea che man mano prendeva piede, fino ad un viaggio del compagno di una settimana. Si apriva una finestra di totale libertà. 
Lunedì andammo a cena insieme, buon cibo ma non pesante innaffiato da un paio di bottiglie, quasi interamente finite da lei.

Arrivammo al privè che era già su di girì, ma molto timorosa. Mi teneva per mano, si appoggiava a me mentre le facevo vedere le varie parti del locale. La gabbia. Il glory hole. La zona privè con gli specchi, le vetrate o i fori ai muri per essere spiati.

Vidi alcuni singoli andare nella dark room e ne approfittai subito. Mentre superavamo la serie di muri in cartongesso, sentivo il suo respiro farsi più pesante. 

Mi avvicinai dietro di lei, appoggiando tutto il mio corpo al suo, sorpreso di sentire il suo culo strusciare sul mio cazzo

-Qui ci sono 3 uomini, non li vedi ma ci sono. Quando vuoi andare via stringi 2 volte la mano, al resto penserò io.- Non rispose ma strinse la mano ad acconsentire.

Non mi allontanai e gli occhi un po alla volta si abituarono, distinguevo delle ombre attorno a lei. Una mano si posò sul mio braccio, la presi e la posai sulla sua spalla. Mi strinse la mano.

Le mani di altri uomini ora percorrevano il suo corpo. Il suo respiro era più veloce, qualcuno aveva trovato la via per la sua figa. Mi strinse la mano 2 volte e mi bastò dire un deciso “Ora basta” per liberarla dalle mani e farla uscire.

-Non capisco un cazzo

-Troppo alcol?

-No sono troppo eccitata, senti qua-  spostando leggermente il perizzoma e allargando le gambe per farmi sentire la figa fradicia. Infilai un dito fino in fondo, vedendo il suo stupore negli occhi. Si morse le labbra, la prima volta che lo notai. 

-Sei fradicia

-Lo so ma te stai fermo con quel dito

-Altrimenti?

Non le diedi il tempo di rispondere e con decisione la sbattei contro al muro, lasciando che i capelli le coprissero il viso. Mi appoggiai col corpo al suo, una mano tra le sue gambe, l’altra a bloccarle le mani dietro la schiena. 
Dalla dark room stavano uscendo quelli che, poco prima, la stavano toccando al buio. Si fermarono e si avvicinarono, non troppo. 

-Ci sono estranei col cazzo in mano che ti guardano. Hai le gambe aperte, la figa fradicia e 2 dita dentro. Ora non potrai dire no.

Iniziai un movimento deciso e veloce nella sua figa, si sentivano solo i suoi gemiti ed il suono bagnato del piacere. Stava tremando, le gambe quasi non la reggevano ed i suoi gemiti erano sempre più veloci ed alti, l’orgasmo era alle porte.

-Vuoi venire?- Non rispose, solo un gemito più forte ed il culo che si muoveva cercando le mie dita.

-Ti ho fatto una domanda puttana, vuoi venire?-

-Si cazzo, si, come una troia, fammi urlare davanti a questi stronzi

Bastarono pochi colpi decisi e profondi per sentire la mano che si riempiva di succhi, la figa stringermi le dita ed il peso del suo corpo stravolto dall’orgasmo crollarmi addosso. 

Uno dei ragazzi chiese di poterla leccare, così la presi per i capelli facendola chinare in avanti mostrando il suo culo perfetto e la sua figa aperta e gocciolante. 

-Leccala

Come la lingua si appoggiò al clitoride, sentii il corpo vibrare, gemeva come se non avesse mai goduto. 

-Cazzo se lecca! Chi è?

-Non te ne frega un cazzo

-hai ragione, leccami stronzo….fammi venire ancora….- mentre gemiti e grida riempivano il privè.

La fece venire velocemente, ma si era radunata un po troppa gente e decisi che per ora era giunto il momento di fermarci.

Era sconvolta dall’orgasmo, andammo in bagno dove ci chiudemmo dentro e la lascia riprendere fiato

-Cos’è successo?- mi chiese affannata

-degli estranei ti hanno toccata in una stanza buia, hai avuto un’orgasmo mentre altri uomini si segavano su di te ed un estraneo ti ha leccato la figa fino a farti venire di nuovo.

-E ti sembra normale?

-E ti sembra sbagliato?

Di quella sera non racconterò altro, ma fu densa di prime volte e di cose che, teoricamente, non esistevano. L’amica di una vita, divenne la mia troia quella sera. 

Ovviamente il giorno dopo se ne parlò, ricordando gli occhi della ragazza che si presentò con un bacio. Ricordando i due ragazzi che unirono le lingue alle nostre.

Fu inevitabile, quella settimana la passammo ogni singola sera, in quel locale. Li dentro lei poteva essere chi voleva, quello che voleva e soprattutto, era mia.

Fu la fine di un’amicizia e l’inizio di qualcosa di più profondo e sconvolgente. Lunedì ero Fabio, domenica ero Il Padrone. Avvenne la domenica mattina, quando ci svegliammo entrambi in un hotel vicino al locale, abbastanza sconvolti da non ricordare cosa fosse accaduto.

-Ieri sera mi hai legata alla gogna. Era dal primo giorno che la figa mi pulsava quando la vedevo.

-Come ti è sembrata?

-Mercoledì sera c’era quella ragazza rossa, siamo stati anche a guardarla un po ricordi?

La rossa pazza psicopatica? e chi la scorda. Si era ripassata tutti i ragazzi di colore, finendo nelle mani di uno molto perverso che ad un certo punto della serata, con disarmante facilità, la mise sulla gogna e decise che l’avrebbe fatta scopare da chiunque. E fu così. Ogni singolo chazzo che passava davanti a lei, finiva nella sua bocca, il suo culo o la sua figa. Lei lo chiamava Padrone e si vedeva che era in totale sottomissione, non opponeva resistenza, godeva della perversione del suo padrone. Una visione celestiale per chi sapeva cosa guardare.

-Da quella sera speravo che mi chiedessi di farlo, poi ieri sera hai deciso che lo avrei fatto. Non hai chiesto niente ieri sera, hai solo detto. 

-SbagliatoSchiava

-Ieri sera hai solo ordinato

-Corretto. Ti è dispiaciuto?

-No. Vorrei lo facessi ancora.

-Gli ordini li danno i Padroni alle proprie schiave. Io non sono il tuo Padrone e tu non sei la mia Schiava.

-Potrei esserlo?

Mi si strinse lo stomaco. Tornare ad avere una schiava. 

-Una Schiava supplica il proprio Padrone di esserlo.

Si mise in ginocchio ai piedi del letto, mani dietro la schiena e capo chino.

-Io Margherita ti supplico ed imploro di essere il mio Padrone. Di decidere del mio piacere e del mio dolore. Di usarmi come meglio credi. 

-Ti farò male.

-Si Padrone.

-Ti farò piangere.

-Si Padrone.

-Ti umilierò

-Si Padrone.

Ogni volta che sentivo quella parola, un senso di piacere invadeva il mio corpo.

Mi alzai e calandomi i boxer estrassi il cazzo.

-Ora apri la bocca, ti accetto come mia schiava una volta che avrai bevuto il mio piscio. Se rifiuti torneremo alle nostre vite normali. Se accetti da oggi perderai la tua dignità. Sarai solo un corpo che userò per mio diletto. 

Aprì la bocca e prese il mio cazzo aspettando, a dire il vero nemmeno tanto, l’inizio della mia pisciata. Fu così che Margherita divenne la Mia Schiava, bevendo il mio piscio in un hotel una calda domenica mattina.

———————————

La nostra relazione si basava su momenti rubati alle nostre vite, ero assorbito da questo ritrovato ruolo, stimolato ogni giorno di più e lei con me. Vivevo la mia vita in totale libertà solo quando lei varcava la porta di casa mia, talvolta aspettando in ginocchio davanti alla mia porta, incurante dei vicini e di alcuni mal celati pettegolezzi. Non importava nè a me, nè a lei.

L’addestramento avanzava per gradi, facendole digerire la sua nuova condizione e gestendo alcuni inevitabili screzi. Una donna in carriera abituata a decidere della propria vita, in tutto e per tutto, non poteva accettare questa nuova condizione senza qualche inconveniente, ma c’era sempre un punto d’incontro e la sua sottomissione progrediva rapida e decisa.

In poche settimane non le creava più problemi bere il mio piscio in ogni momento della giornata, che fossimo in casa o fuori. Traeva piacere dall’umiliazione pubblica, a patto che io fossi vicino a lei e stava imparando ad avere i primi orgasmi a comando. Spesso la chiamavo durante la giornata, ordinandole di andare nel primo bagno ed avere un orgasmo al telefono con me. Se per qualche motivo non poteva o non voleva, sapeva che la volta dopo ci sarebbero stati 100 schiaffi. Stava scoprendo e accettando la linea sottile tra dolore e piacere.

Una domenica pomeriggio la passai a prendere con la scusa di un aperitivo tra vecchi amici, era primavera inoltrata, un pomeriggio caldo. Puntai la macchina verso una nota spiaggia nudista, famosa anche per dare spazio a divertimenti più libertini. 
La feci spogliare e passeggiare sul bagnasciuga, mentre io la seguivo da lontano da un sentiero parallelo, fu la prima volta alla luce del sole e la vedevo goffa ed impacciata. La particolarità della spiaggia è che, man mano che si prosegue, si passa da famiglie, a coppie di una certa età, fino a zone in cui una calca di singoli stanno col cazzo in mano guardando una donna scopare, oppure si fanno succhiare da qualche moglie, mentre il marito guarda. Non era raro trovare anche coppie gay, anche se queste cercavano più intimità nella pineta. 

Le rare e distratte occhiate delle famigliole iniziali, venne sostituito da quelle più lussuriose e morbose di coppie o singoli col passare dei metri percorsi. 

Lei cercava sempre me, la mia approvazione, la mia indicazione su cosa fare e come muoversi, soprattutto quando dietro di lei c’erano alcuni ragazzi che la seguivano a cazzo dritto. Nessuno li si sarebbe permesso di alzare un dito, fare casini non giovava alla comunità e certi atteggiamenti violenti erano puniti dai bagnanti stessi. Perversi si, ma non stupidi. 

Le diedi ordine di avvicinarsi a me, cosa che la costrinse ad attraversare la spiaggia completamente nuda. Il sole la colpiva in pieno e potevo vedere la figa luccicare. La troia stava godendo.

Le porsi il suo collare in pelle nera, la prima volta fuori casa. Non obbiettò e lo indossò. Legai il guinzaglio e la portai verso il limite della spiaggia, in una zona piena di piccoli “fortini” creati con i tronchi portati dal mare, la cui funzione era quella di nascondere alla vista dei più, quello che accadeva al suo interno.

La misi in ginocchio, le buttai ai piedi un pacchetto con 5 preservativi e legai il guinzaglio ad un tronco.

-Qualcuno entrerà e dirà il tuo nome. Tui porgerai un preservativo e solo dopo che lui lo avrà indossato, tu potrai toccarlo. Non se ne andrà fino a quando quel preservativo non è pieno di sborra. Sono 5 e tra 2 ore dovrai essere a casa, se non saranno tutti pieni ci andrai totalmente nuda. 

La sua reazione fu un misto di terrore e di eccitazione. I suoi capezzoli s’inturgidirono e la bocca si aprì dallo stupore. Era la prima volta che le ordinavo di andare con un’altro e sapeva che non era una minaccia campata per aria quella di farla andare a casa nuda. Già una volta l’avevo fatta rivestire solo dopo aver parcheggiato l’auto davanti casa.

-Si padrone. 

Mi allontanai di circa 2 metri avvicinandomi ad un gruppo di persone che avevano assistito alla scena, ovviamente si avvicinarono chiedendomi quanto volesse scambiandola per una puttana, ma misi subito le cose in chiaro. Scelsi un uomo sulla 60ina, gli dissi cosa fare e si avvicinò.

-C’è qualcosa che non posso fare?

-Si, toglierti il preservativo, altrimenti… 

Capì

-Ciao Margherita.

Le porse un preservativo ed una volta indossato sparì nella sua gola. Lo faceva entrare ed uscire in maniera divina. Sapevo che ora la cappella stava strusciando nella gola, mentre la lingua lavorava le palle. Quando aveva sete di sborra faceva così, succhiava usando solo la gola e la lingua.

-Che puttana fantastica. Cazzo che pompino. Continua!!

Lei ansimava sempre di più, una mano tra le gambe a sgrillettare ed una mano sul capezzolo a stringere. 

Il tipo si girò verso di me

-Ma me la posso anche scopare?

-T u t t o

La prese per le spalle, la fece girare e le disse di aprirsi le chiappe.  Il suo culo perfetto, aperto con le mani, mentre la figa gocciolava era una scena che mette a dura prova molti. 

-Ora t’inculo!!

-Avanti stronzo fino alle palle..sbattimi!!

Lo vidi prenderla salda per i fianchi e affondare in un sol colpo tutto il cazzo fino alle

-AHH CAZZZO! MI SPACCHI IL CULO!

Ma il tipo era partito per la tangente, non capiva più nulla e affondava con un ritmo forsennato in quel buco

-P A D R O N EEEEEE mi sta spaccando il culoooooooooo aii siiii cazzo..continua stronzo!!

Assecondava i colpi come poteva, spingendo il culo e prendendosi tutto il cazzo fino alle palle.

-Cazzo sborro ahhhh tienii lurida puttanaaaaaa

-Si cazzo si cazzo riempi il culo a questa troia avanti ahhhh si cazzoo vengo col culo Padroneee cazzo siiiii 

Fu una scena fortissima, lei non aveva mai mollato le chiappe, sempre oscenamente aperte, mentre lui affondava colpo su colpo il cazzo nel culo. 

Come da accordi, una volta scaricata anche l’ultima goccia di sborra, lui si tolse il preservativo, ne fece un nodo e glielo diede, ringraziandomi mentre se ne andava.

La folla era aumentata, ovviamente le sue grida avevano destato interesse, ma tutti sembravano aver capito che non si poteva entrare in quel quadrato di spiaggia.

Il secondo ad entrare fu un ragazzo sulla 20ina, il più brutto che c’era. Un cazzo piccolo, un po di forfora e l’odore non era dei migliori, il tutto condito da una pancia decisamente pronunciata.

Quando lo vide un po trasalì, mi guardò cercando una risposta al suo perchè…Sapeva che semplicemente mi divertiva.

-Ciao Margherita

Stesso rituale di prima, ma questa volta con l’imprevisto di un ragazzo di 20 anni, davanti ad una donna di 35 nuda e pronta a svuotargli il cazzo davanti ad una quindicina di uomini con cazzi duri in mano. 
-Potresti darmi una mano?

Le mi guardò quasi con pietà indicando i piedi, acconsentii.

-Ti hanno mai fatto una sega? 

-No, nessuna donna mi ha mai toccato.

Gli indicò un tronco da usare come schienale, lei stese il telo, ai suoi piedi e con i pantaloni di lui se li pulì dalla sabbia.

Così a gambe aperte, con la figa sempre più bagnata, iniziò a passargli i piedi sul cazzo, con massaggi lenti sulle palle e sulla cappella. 

Tutti li avrebbero voluto essere al suo posto.

Passava il cazzo tra il pollice e l’anulare del piede, mentre l’altro massaggiava le palle, il tutto con le gambe oscenamente aperte. Il giovane ragazzo capitolò quando, usando solo le piante dei piedi, non iniziò una lenta sega, mentre con una mano raccoglieva i copiosi liquidi dalla figa, leccandosi la dita in modo rumoroso. 

-Cazzo sborro!!

-Sborri a cazzetto moscio? ahahahha

Innescò una risata generale, che m’infastidì non poco.

-Margherita slaccia il guinzaglio e vieni qui.

Si alzò di scatto, con gli occhi lucidi di piacere ed un sorriso perfido, che sparì subito non appena le diedi uno schiaffo.

-Lurida cagna schifosa, ti ho per caso detto d’insultarlo?

-No padrone

-Ti ho per caso detto di mancare di rispetto a qualcuno?

-No padrone

-Di a tutti quanti cosa sei.

-Sono la tua Schiava Padrone.

-Non ho sentito.

-Sono la tua lurida, schifosa, insignificante ed inutile schiava Padrone.

Gli occhi si stavano arrossendo, non era mai stata umiliata così.

Tutti stavano guardando quello che accadeva, molti a cazzo duro si segavano in modo furioso.

Tirai fuori il mio cazzo e glielo puntai sul viso, iniziando a pisciare

-Stai ferma.

Le piscia sul viso, sulle tette, sulla bocca e nei capelli. Il mio odore era tutto su di lei.

-Ora torna da lui. Gli chiedigli scusa e chiederai l’onore di poterti scopare, a casa nostra, solo voi due.

Non era mai arrivata ad una simile umiliazione, gli occhi erano gonfi ma i capezzoli estremamente duri e tesi. Poteva scendere ancora più in basso.

-Le chiedo scusa se sono stata così insolente. Spero che lei accetti la mia proposta d’invitarla fuori e scoparmi come meglio crederà. Sarà per me un’onore donarle ogni mio orifizio. 

Il ragazzo mi guardò come a cercare di capire cos’era successo, gli feci l’occhiolino e lui sorrise acconsentendo. Ci scambiammo il numero di telefono e si addentrò nella pineta, che bel pomeriggio per lui.

-Rimettiti al tuo posto, lega il guinzaglio e attendi

-Si Padrone.

Il terzo fu un uomo sui 40, fisico piacente e gran cazzo. Veramente grosso e lungo.

-Ciao Margherita, stenditi e apri le gambe. Sei figa, ma puzzi di piscio.Mi fai schifo.

Indossò il preservativo, si appoggiò al tronco dietro di lei e puntando i piedi sulla sabbia la iniziò a scopare in figa, senza toccare nulla di lei.

-Apriti le gambe e non toccarmi che puzzi. Cazzo che figa mmmmmm 

Lei ansimava e godeva di questi scherni, si apriva ancora di più conscia di essere solo un buco usato per svutarsi le palle.

-Mi stai usando aahhhh cazzo

-Si schifosa ahhh mi svuoto le palle nelle puttane come te ahhh cazzo che figa!!!

La sbatteva sempre più forte e riusciva a non toccarla, nemmeno nei momenti di foga più concitata. Non durò molto, ma fu una prestazione notevole che terminò con un grido di lui e la disperazione di lei.

-Cazzo ti prego ancora, stavo per venire cazzoooo ti prego

-Non me ne frega un cazzo!

Annodò il preservativo e glielo lanciò addosso, andandosene con il cazzo ancora mezzo duro e gocciolante. 
A fatica si rimise in ginocchio, le tremavano le gambe per il mancato orgasmo. Gli occhi erano gonfi e questo pomeriggio stava diventando impegnativo per lei.

-Ciao Margherita

Le si presentò questo ragazzo, con un costume ed il cazzo di fuori pronto per il suo turno. Speravo di non esser tradito dalla gioventù anche questa volta.

Una volta indossato il preservativo lei si avventò su quel cazzo, con la stessa fame di prima, un orgasmo negato e ancora tanta voglia di godere. Il suo sguardo quando poteva cercava il mio, trovando ora approvazione. Il tempo passava e sapeva che si doveva sbrigare.

-Stenditi porco…

Incalzandolo gli salì a cavalcioni puntando il cazzo alla figa.

-Ti piace il mio odore da puttana? mmmm aaahh siii cazzo ti scopo mmm

-Puzzi di troia… muoviti puttana ahhh 

-Siiii cazzo ora ti svuoto mmmm prima in figaaaaa

dando colpi decisi, ritmati dove il suono della sua figa che sbatteva sul cazzo si sentiva forte e chiaro

-e ora….aaahhh ohh si tutto in culo….merda è grossooooo

Il ragazzo non capì un cazzo, puntò i piedi per terra, prese le chiappe con le mani e iniziò a pompare il culo da sotto. Colpi decisi, ritmati profondi

-Cazzo che culo sfondo che hai aahhhhh che culo te lo spacco troiaaaa

-Si si spaccami il culo!!!!  

Feci cenno ad un’altro ragazzo di avvicinarsi, prese l’ultimo preservativo, lo indossò e si avvicinò a lei

-Ciao Margherita

-Cazzo vieni qua mmmmmhppff  Tu non smettere di scoparmi aahh cazzo si si

Andarono avanti così per un po fino aquando lei non esplose in un orgasmo devastante.

-Siii vengooo porci aahhhhhhhhhhh 

Si sbatteva il cazzo in gola, mentre l’altro la inculava con smepre più violenza

-Sbattimelo in figaaaa e tu vieni dietro, inculami inculami cazzo …fate vedere al mio Padrone quanto sono troiaa ahhhh

I due ragazzi erano ammutoliti, concentrati nel scoparsi al meglio quella gran troia. Ansimavano e grugnivano come maiali che si montano la propria scrofa, ma si alternavano in modo perfetto. 

-Siiii cazzooooo scopatemi ahhhhhh sono la vostra troia usatemi cazzo usatemiii

I due andarono avanti diverso tempo, quello sotto iniziò ad ansimare in modo più deciso

-Sto per sborrare cazzo

-Riempimi la figa porco!! avanti riempi la figa di quesa puttanaahh sii cazzo siiiiii

Fu una reazione a catena. Quello sotto ebbe un orgasmo devastante, che gli fece pompare la figa con decisione fino a far venire lei, che iniziò a dimenarsi con ogni orifizio che pulsava e vibrava. Questo fece capitolare il secondo che si unì alla serie di grida, grugniti e volgarità degli altri.

Ero frastornato, lo ammetto. Mi guardi attorno e vidi una scena che non mi dimenticherò mai più, una serie di uomini si era inginocchiata e stava succhiando i cazzi di altri, c’era chi in quel momento sborrava sulla schiena di uno, chi nella suabocca, chi sulla sabbia guardando quella figa piena di cazzi gridare quanto fosse troia.

I due di alzarono e gli diedero i preservati legati, lei li fermò e venne verso di me

-Padrone, posso baciare i due ragazzi?

-Perchè li vuoi baciare?

-Perchè mi hanno fatto godere da matti e perchè ho voglia di una lingua in bocca.

-Perchè non la chiedi a me?

-Perchè voglio condividere il sapore del mio padrone con loro due.

La sua perversione stava aumentando, quella richiesta non era per il suo piacere, era per marcare nuovamente il mio territorio.

Feci alcuni passi indietro per guardare la scena nel suo insieme, lei che passava da una lingua all’altra, tra due uomini che se l’erano appena scopata. Attorno a lei alcuni uomini stavano succhiando il cazzo ad altri uomini, altri si stavano pulendo dopo aver sborrato e tutto sembrava così, giusto.

Sul tragitto chiamai il cornuto, gli dissi che avevo avuto un contrattempo e che dovevo correre a casa e se poteva passare a prenderla da me. Si offrì ben volentieri, dispiaciuto del fantomatico imprevisto.

Lo chiamai che eravamo già a casa, lei si era fatta una doccia e in quel momento mi stava succhiando il cazzo. Su sua idea, voleva tornare a casa con la mia sborra in culo.

-tra 10 minuti sono li! ciao!

-Schiava hai 10 minuti

Si appoggiò alla finestra di casa in modo da poter guardare fuori, vestito alzato, culo oscenamente aperto.

-Padrone, fammi l’onore di ricevere la tua sborra in culo

E così fu. La inculai con violenza, passione, rabbia. Le mie mani vagavano sul collo, sui seni, sulla figa, mentre entravo ed uscivo dal culo.

-Padrone non smettere ti prego è arrivato ahhhhh 

-Vieni ora o mai più 

Aumentai i colpi, profondi e decisi a prendermi tutto il culo che potevo, per spingerle la sborra in fondo.

-Si padrone ecco vengo!! cazzo sii vengo con i tuoi schizziii cazzooo

Con un grugnito e affondando le mani nei suoi fianchi con ancora più decisione, diedi gli ultimi colpi mentre il suo sfintere andava a rilassarsi.

Prese il perizzoma tra le sue gambe e lo infilo tutto nel culo.

 -Così non esce niente! Vado Padrone!

Quella fu una delle ultime volte che la vidi andar via con un’altro. Quindici giorni dopo lei gli avrebbe detto che non lo amava più e avrebbe fatto le valige, ponendo fine a quella relazione troppo normale per lei.

—————————–

Fu chiaro per entrambi che eravamo si Padrone e Schiava, ma qualcosa ci stava legando sempre di più. Venne naturale per lei trasferisi da me, imbastendo una vita di coppia basata sul rapporto Padrone e Schiava, vissuto tutto il giorno, tutti i giorni con totale e assoluta libertà.

Vivemmo in quell’appartamento per circa 6 mesi, prima che per motivi lavorativi mi chiesero di trasferirmi nel nord. 

In quei 6 mesi vivemmo in modo appagante la nostra sessualità, scoprendo che in 30 anni d’amicizia non ci eravamo realmente conosciuti. Eravamo una coppia BDSM, ma c’era la voglia di essere anche una coppia vera e propria, quindi conoscersi, trovare i nostri equilibri e capire come gestire le pulsioni sessuali che erano forti in entrambi. In effetti non era raro tornare a casa e trovarla con un dildo in figa davanti ad un porno, come non era raro vedere me davanti ad un porno a farmi una sega. 

Lei scoprì che frequentavo un sito di camgirl, uno dei più famosi (dai quello col numero). Le spiegai che, fuori dagli scopi prettamente sessuali, c’era una comunità di persone unite dalla voglia di sentirsi libere di vivere e condividere la propria sessualità. Per anni quella era la mia valvola di sfogo dal bigottismo e dal grigiume di quella piccola e ottusa città. 

La vedevo interessata, non tanto per le mie amicizie su quel sito, quanto per la parte esibizionista. Guardammo insieme alcune cam, un paio di camgirl amiche le diedero dei consigli e lei decise che, se volevo, potevamo provare a trasmettere.

Ero molto restio a causa dei suoi tatuaggi, ma trovammo una soluzione facendone alcuni temporanei con l’hennè. Un abbigliamento tattico avrebbe fatto il resto.

Trasmettemmo una prima volta, io dietro la telecamera e lei sul divano. Scopo della serata era quello di capire che effetto avesse su di lei. Capire quanto questa cosa avesse senso e nel caso come svilupparla nel nostro rapporto. 

Non avendo interesse della parte economica, fu del mero esibizionismo, soddisfando alcune richieste ed ignorandone molte altre.Questo ci permetteva di tenere le redini, senza però vivere veramente quell’esperienza. 

-Fino a quando non chiedi denaro, non sarai mai obbligata a fare qualcosa, lo farai solo perchè lo decido io o lo decidi tu.

-Chi altro dovrebbe deciderlo?

-Chi paga.

Queste semplici parole la misero in confusione

-Amo quando tu mi dai ordini. Non accetto che altri lo facciano.

-Nessuno all’infuori di me può darti degli ordini, si tratta di scambio. Se qualcuno vuole vedere le tue tette dovrà versare X. Se vuole vedere la figa X. Così per il culo e per tutto il resto. 

-Mettere in vendita il mio corpo.

-Suona male vero?

-No se sei tu a decidere cosa e a quanto. Io eseguo.

Quella sera 400 persone videro il suo corpo spoglio dall’intimo, la videro con le gambe aperte godere oscenamente, godere del fatto che degli estranei la comprassero per pochi istanti. 

Trasmettemmo per un breve periodo, forse un mese o poco più. L’esperienza l’avevamo fatta, ma certe pratiche non erano ben accette sul sito e non trovammo gli stimoli per continuare, anche se ammetto che girovagai ancora a lungo su quel sito. Fortunatamente.

Ci trasferimmo dopo l’estate, il primo “a salire” fui io, lei mi avrebbe raggiunto il mese successivo a causa di una ripicca del suo datore di lavoro, costringendola a ripiegare a casa di un’amica temporaneamente.

Presi un appartamento in affitto in un complesso della periferia, una piccola palazzina di 6 appartamenti, di cui 3 affittati ad aziende, in pratica per la quasi totalità dell’anno, gli unici ad abitare in quel palazzo sarebbe stata una coppia di anziani al piano terra, una piccola famigliola al secondo e noi al terzo.

La prima settimana la passai con scatoloni, mobili e via dicendo cercando di sbrigare tutto il necessario. Riuscii anche a predisporre un piccolo dungeon smontabile, agganciando alcuni ganci al soffitto e alla parete. Usando delle corde l’avrei potuta legare muro o, meglio ancora, appenderla. Una cosa che volevo fare già da tempo. 

La mattina della partenza, con l’appartamento svuotato, il furgone carico e le valigie pronte, la sbattei sul tavolo della cucina. Fu una scopata violenta, passionale, consci che per un mese non avremo sentito il nostro odore, non avremmo sentito il nostro calore. Avremmo vissuto il tutto tramite un cellulare ed un pc.

Con ancora la mia sborra che colava dalla sua figa sul pavimento, le diedi l’ultimo ordine per qualche tempo

-Ogni sera ti negherai un’orgasmo al telefono con me.

-Si Padrone. Ti amo

Quella sera la chiamai tardi, avevo appena finito di disfare le prime valigie e preparare il minimo per la notte. Fu strano. La sentivo ansimare e lo riconoscevo. Sentivo il respiro aumentare il ritmo e lo riconoscevo. Non sentivo il suo odore. Sentivo solo la sua voce dirmi

-Padrone, non sono venuta. 

-Brava Schiava.

Ma non sentivo il suo odore.

Iniziai a scrivermi con Paolo, il giovane della spiaggia. Avevamo fatto una promessa, mi sembrava il momento giusto per mantenerla. Il programma era di tornare a casa il venerdì sera e tornare in appartamento con lei la domenica. Ci restava tutto il sabato per fare quello che volevo.

Dopo i primi giorni di ferie per sistemare casa, sbrigare le faccende burocratiche e prendere confidenza con la città, mi buttai subito sul nuovo lavoro. Molto stimolante e molto pratico, poichè si sviluppava principalmente nella fase serale e notturna, lasciandomi gran parte della giornata libero. Questo ovviamente avrebbe richiesto alcune modifiche delle nostre abitudini, ma nulla che un breve periodo di assestamento non avrebbe risolto. Margherita intanto stava vivendo un reale inferno al lavoro, il suo capo la faceva lavorare molto e alla sera arrivava sempre distrutta. Spesso si addormentava ben prima della mia telefonata, ma la capivo senza fargliene una colpa.Mi mancava darle un’ordine, sentire quella scarica dietro al collo subito dopo il suo “si Padrone”. 

Cercai di ammazzare quel senso di solitudine facendo la conoscenza degli altri condomini, avevo intenzione di fare una cena quando sarebbe arrivata lei, ma ne approfittai per allacciare i primi rapporti di buon vicinato. La coppia di anziani, vedendo la frenesia della mia vita nei primi tempi, spesso mi invitavano a mangiare qualcosa, le prime due settimane sono stato più nella loro cucina che nella mia. Con lei sarebbe stato tutto perfetto.

L’altra famiglia invece la vidi poco, conobbi loro figlio un pomeriggio mentre era a casa dei neo nonni, scoprendo che ogni tanto venivano ingaggiati come baby sitter, ma ci vollero un paio di settimane per trovare l’occasione di presentarmi, capendo che erano una coppia molto riservata anche se veramente piacevole. Esteticamente nulla da dire, gran fisici entrambi, molto alla mano anche se sempre un po distaccati. Incuriosivano sicuramente tutta questa riservatezza.

Ad una settimana dal suo arrivo avevo terminato tutti i lavori in casa, arredamento, armadi e via dicendo, mancava solo lei.

Avevo passato molto tempo su quel noto sito, legando con alcune persone e passando molto tempo su skype a chiaccherare. Spesso pensavo alla credenza che avere come conoscenze delle camgirl o coppia di cam, comporti parlare di sesso, porcate e scopate tutto il tempo. Invece la realtà dei fatti è che con alcune di queste persone si può parlare di musica, di cinema, d’arte o di cibo. Faceva strano? si molto, ma col tempo ho apprezzato molto questo genere di conoscenze, che talvolta sono sfociate in amicizie vere e proprie.

Avendo molte più mattine libere rispetto a prima, una volta terminate tutte le faccende, passavo spesso su quel sito, approfondendo la conoscenza di una camgirl in particolare. Non mi piaceva investire troppo denaro in quel sito, ma le regole del gioco erano queste e c’era anche un piacevole appagamento, lo ammetto. 

Mi affascinava molto la sua apertura mentale, non mi nascosi molto e mi vendetti per quello che ero, il sadico bisessuale avaro di emozioni. Stimolava molto le mie fantasie, anche se il perchè non mi era chiaro.

I preparativi per il mio ritorno erano terminati, Paolo, il ragazzo della spiaggia, aveva prenotato un air b&b per due giorni, lei sapeva che saremmo ripartiti subito, sperando in una scopata sulla strada o qualcosa di simile. Non le avevo negato la possibilità di godere, ma per entrambi la mano era un mero e noioso surrogato.

Partii alla volta di casa, non con pochi imprevisti che mi fecero arrivare a casa dei miei a notte inoltrata. Avrei dormito li quella notte ed il giorno dopo sarei ripartito, ufficialmente.

Paolo ci aspettava in appartamento, tutto pronto per quella giornata. Io avevo bisogno del suo odore, come un tossico ha bisogno della sua dose. Mi sarei negato il suo corpo quel giorno, ma avrei tratto un’appagamento diverso, forse maggiore, seguendo il mio piano.

Alle 8 ero sotto casa della sua amica, non ci dicemmo una parola, solo un abbraccio profondo, lungo. Mi saziavo del suo profumo, del suo calore, del suo corpo contro il mio. Un bacio, nulla di più davanti alla sua amica, ma la voglia di affondare i denti sul suo seno, di appoggiare la mano al collo e stringere, sentendo le vene pulsare sotto i polpastrelli….era forte.

In auto fu schietta

-Fermati dove ti pare, basta che mi scopi. Ora. Ti prego Padrone.

Prese la mia mano dal cambio e se la posò tra le gambe. Sentivo l’umido nell’interno coscia, stava letteralmente colando.

-Alza la gonna e tieni la figa scoperta fino a quando non saremo arrivati.

-Dove padrone?

-Non t’interessa. Ora apri quelle cosce e alza la gonna.

-Si Padrone.

Finalmente quel brivido che ancora percorreva la mia schiena. Ero fatto.

Guidai con estrema e snervante lentezza, sicuro che da fuori un ciclista o un pedone particolarmente attento, avrebbe visto lo spettacolo della sua figa luccicante. Lei non si scompose mai, né mai cercò di coprirsi. 

Arrivammo all’appartamento, le diedi ordine di seguirmi ma di aspettare un mio cenno prima di entrare.

Affacciandomi all’entrata non vidi nessuno, solo il buio, le candele accese ed il tavolo imbastito come da accordi.

-Entra, appoggia la tua borsa sulla sedia e avvicinati al tavolo.

Come un automa eseguì, finendo davanti al tavolo dove erano visibili solo una maschera ed un paio di manette. Sotto a delle tovagliette si percepiva la presenza di altro, ma nulla di comprensibile.

-Ora spogliati di tutto, anche anelli, collane e braccialetti. Dovrai indossare solamente quelle manette e quella maschera.

-Si Padrone

Mi accertai che non potesse vedere nulla e la condussi nella camera da letto dove Paolo ci aspettava nudo, con un cazzo di tutto rispetto in tiro, segno che era riuscito a superare l’emozione.

-Ora Schiava il tuo corpo verrà prestato ad un’altra persona. Un Padrone penserà al tuo piacere, l’altro al tuo dolore.

-Si Padrone

Le diedi uno schiaffo sul viso

-Stupida Schiava, siamo due padroni

-Mi scusi. Si Padroni.

-Ora hai capito chi penserà al tuo Dolore.

Un brivido la scosse.

-Gli ordini sono facili, se senti un cazzo appoggiarsi alle labbra lo succhi con tutta la voglia che hai in corpo. Se esce qualcosa lo berrai, qualsiasi cosa sia e qualsiasi sapore abbia. Oggi potrai usare la parola di sicurezza

-Si …Padrone. Ho un po paura

-Fai bene

La spinsi sul letto, tra le gambe di Paolo che stava impazzendo a vedere quel fisico a sua disposizione. Gli era stata data carta bianca, avrebbe potuto leccare, baciare, scopare qualsiasi orifizio della sua Schiava. Gli era consentita la venuta in figa, ovviamente mi ero accertato della sua salute e del fatto che lei, credendo di prendere la mia sborra, fosse coperta con la pillola. 

-Sc…Schiava girati sulla schiena e ap…apri le gambe

Dovevo lasciar tempo a Paolo di prendere dimestichezza col suo ruolo, ma che tenerezza.

Io mi defilai, chiudendo la porta mentre Paolo teneramente baciava Margherita, un bacio casto, in un contesto in cui di casto non c’era niente.

Gli accordi con lui erano chiari, ero curioso di vedere fin dove si sarebbe spinto.

Il giovane era vergine ancora e avrei fatto in modo che la sua prima volta, sarebbe stata memorabile.

Dopo una doccia ed un caffè, presi i miei strumenti già preparati e riposti su due vassoi.

Aprii la porta mentre Paolo era intento a scoparla a pecora, era un forsennato puro istinto e voglia di prendersi tutto. Lei ansimava, ma il ritmo era troppo incostante e non riusciva a trarne il piacere necessario.Era frustrante.  

-Prendi un ritmo e mantienilo, goditi quella figa, non aver fretta abbiamo tutto il giorno. Lo sai.

A quelle parole lei mugugnò

-Qualche problema Schiava?

-No Padroni. 

-Pensavi di prendere il mio cazzo?

-Si…Padrone

-Sei delusa?

-No padrone.

-Perché, spiega

-Perchè mi stai facendo usare.

-Allora aiuta il nostro neo Padrone ad usarti a dovere, aiutalo a farti usare come la vacca schifosa che sei

Posai il vassoio ed uscì dalla stanza, il tempo di fumare una sigaretta e dare modo ai due di trovare un loro ritmo, dovevo dimostrare a lui che poteva fidarsi, che non gli avrei tolto il gioco da sotto il naso all’ultimo. Fremevo dalla voglia di entrare in scena, ma dovevo attendere il momento giusto. 

Finalmente sentii i primi gemiti di lei, segno che aveva iniziato a scoparla a dovere. Lei lo incitava innestando un dialogo che lo caricava, lo sentivo dai gemiti di entrambi. Era un crescendo e lui doveva viverselo da solo, con la donna che si stava prendendo la sua verginità senza saperlo.

Da quando li avevo lasciati soli la prima volta, era passata circa mezz’ora. Una prestazione notevole per un vergine, pensai. Ma un gemito di entrambi, seguito da un grido strozzato di lui, decretò ufficialmente il passaggio nel mondo degli adulti da parte di Paolo.

-Bravo Padrone, mi hai riempito la figa di calda sborra.mmmm 

Entrai mentre lui toglieva il cazzo fradicio dalla sua figa, vedevo appagamento nel suo volto, misto a rassegnazione pensando che ora sarebbe finita.

-Bravi, ora possiamo iniziare. Fatti una doccia e torna qui, ho intenzione di farle molto male.

Sorrise, felice e corse in bagno a lavarsi.

-Schiava sai che cosa hai appena fatto?

-Si Padrone.

-Cosa hai fatto? sentiamo

-Ho svuotato il cazzo di un’altro uomo. Lo sento colare tra le gambe, vorrei raccoglierlo…assaggiarne il sapore. 

-Hai fatto ancora di più, il cazzo che ti ha scopata era vergine.

-Cazzo dici?! 

Era incredula, dalla figa uscii una serie di umori e sborra. Presi la cintura e la colpì con violenza nell’interno coscia. Urlò dal dolore.

-Ti sembra questo il tono da usare?

-No Padrone. Mi scusi Padrone.

Non riusciva a stare ferma, tra eccitazione e dolore non capiva chi aveva il sopravvento.

Unsi la cintura con dell’olio per il corpo, passandolo per tutta la lunghezza.

-Ora conta fino a 150.

-Si Padrone

Iniziai dalle gambe, colpi secchi usando solo la punta. 

-Uno. Due. T..Tre. Quaatro. 

Salii verso l’interno coscia, prima una gamba, poi l’altra. Prima la punta, poi i primi cm. 

-Quindicii. Sedicii. Di Diciassettee cazzo. Diciotto

-Dal 30 in poi, aggiungi la parola Grazie dopo il numero.

-Si Padrone. Ventiii 

Passai per i fianchi, l’addome, l’esterno delle cosce  su cui sferrai alcuni colpi veramente violenti.

-AHhhhh quaranta Grazie. AhhhHHHHH AAAAAA quarantuno grazie.

-Fa male?

-No padrone. Continua ti prego.

-Alza le braccia sopra la testa

I colpi iniziarono ad essere più ravvicinati, sempre più forti e dolorosi, sempre senza MAI avvicinarmi alla figa o al seno.

-Cinquanta Grazie. Cinquantuno Grazie. Ahhh Cinquantadue Grazie

Mi fermai di colpo. Paolo era entrato nella stanza e guardava col cazzo che stava iniziando ad indurirsi. Beata gioventù.

-Padrone Paolo, quando la Schiava avrà contato fino a 150, ti andrebbe di leccarle la figa?

Ovviamente, non era una domanda

-Certamente Padron Fabio, m’impegnerò per farle raggiungere un orgasmo degno di questo nome!!

Come se avesse letto un copione…stessa naturalezza…imparerà, pensai.

-Afferra con le mani le caviglie e resta sulla schiena. Apri le gambe il più possibile e non osare togliere la presa.

-S…Si..Padrone

Era affaticata, ma era l’inizio.

Il cinquantatreesimo colpi di cintura, andò a colpire la figa per tutta la sua lunghezza. Un grido violento riempii la stanza. 

-Cinquantatreeeee grazie porco xiooooo 

Non mi fermai e senza pietà colpì nuovamente la figa, il culo e le gambe, senza sosta, senza tregua, con un ritmo serrato. Ad ogni numero la sua voce tremava sempre di più, il dolore era presente, era tanto, soffriva. Voleva piangere. Speravo di no o sarei venuto nelle mutande.

-Settanta grazie. Settantuno grazie. 

-Da 100 in poi, dovrai aggiungere Padrone, oltre al grazie ed il numero. 

-Si padroneeeeeeeeee Settantacinque grazie

Le sue gambe erano tutte segnate dalla cintura, segni rossi, perfetti. Bollenti. Un filo di bava si staccava dalla figa dopo ogni colpo. Il culo pulsava. Dalla maschera scendevano alcune lacrime. Restare lucidi era imperativo per me, ma difficile.

-Novantooottooooo grazie. Novantanove grazie. Centoooo grazie Padroneeeee

-Ora girati di schiena, appoggiata sui gomiti.

-Si …pad…padronee 

Lo fece con lentezza, per tirare il respiro, non glielo impedii.

Feci cenno a Paolo di spostarsi, in modo da avere la visione del suo culo. Un rivolo di bava colava dalla figa ed il culo pulsava, uno spettacolo.

Iniziai a colpire senza remora il suo culo e la sua schiena, i posti che più preferivo frustare in assoluto. 

-Centodieci grazie ppppadrone. Centoundici grazie padronee.

Sudavo ero affannato, trattenevo ogni colpo, ma era difficile. La voglia d’infierire era tanta, come altrettanta era la voglia di aprire il suo culo e scoparlo senza fine, riempendolo di sborra e piscio. 

-Cento quarantaaaaa grazie padrone cazzo centoquarantunoooooo grazie padrone centoquarantaduegraziepadroneeeeeeee 

-Girati.

Tradii l’affanno

-Veloce Schiava

Tradii l’impazienza. Paolo era già inginocchiato, sbavava.

-Apri le gambe

Gli ultimi 8 li diedi con precisione sul clitoride uno dopo l’altro, dandole giusto il tempo di contare. Dalla maschera usciva un rivolo di lacrime. Dalla figa un fiume di umori.

-Centocinquanta grazie padrone ahahhhh cazzoooo cazzoo si ti prego padrone leccamela ti prego aahhhhhhhh

Iniziai colpire il suo seno ed i suoi fianchi con violenza, ora potevo.

-Smetteremo solo quando sarai venuta lurida Schiava

-Cazzoo ahhhh 

ed iniziò a singhiozzare, gemeva, piangeva, si contorceva. La lingua di un padrone dentro la figa e la cintura dell’altro sul fianco, sul seno, sulle gambe. 

Poi capitolò, violentemente ed in modo devastante. Contorcendosi spasmo dopo spasmo, girandosi pochi istanti prima che la cintura la colpisse, prendendosi le ultime due frustate in piena schiena. Le tolserò il fiato. Inarcò la schiena. 

-AHHHHHHHHHHH SIIIIIIIIII 

un orgasmo violento ed infinito. Io e Paolo eravamo immobili, rapiti da quello spettacolo, quasi a non voler disturbare per non farlo finire.

Quando si fu calmata le tolsi le manette, i polsi erano un po segnati, ma nulla di grave.

-Non toglierti la maschera. Prendi fiato. Noi usciamo nell’altra stanza. 

-Si….pa…dro..ni

Sul balconcino gli offrii una sigaretta. Mi guardava

-è sconvolgente

-Lo so Paolo.

-Voi vivete così?tutto il giorno? tutti giorni?

-A questi livelli sarebbe impossibile, per lei è la prima volta che raggiunge questi livelli. Ma viviamo senza remore, senza limiti tutto quello che ci passa la vita.

-Il patto è ancora valido?

Aspirai l’ultimo tiro rimasto, lo guardai

-Certo. Vuoi il suo culo?

-Si

-Allora sai cosa devi fare.

-Si. Padrone.

Tornammo in camera da letto

-Padroni?

-Siamo qui Schiava. Padron Paolo deve dirti una cosa.

-Questa giornata non si ripeterà mai più e io voglio tutto. Voglio il tuo culo.

-Non devi chiedere Padrone Paolo.

In questa frase c’erano tutti i perchè che mi servivano per andare avanti nella vita.

-Tu hai preso la mia verginità oggi. Tu devi prenderti tutte le mie verginità e mi dovrai inculare.

Intervenni

-Puoi toglierti la maschera.Capirai tante cose. Ti verrà dato uno strapless e del lubrificante. Paolo è già pronto. Prima tu inculi lui, poi lui inculerà te.

Sicuramente ricorderà il racconto che mi fece al ristorante giapponese più di un anno prima, la volta che usò quell’attrezzo con una sua amica “chissà com’è usarlo con un uomo”. Lo avrebbe scoperto.

Si tolse la maschera e guardando Paolo lo riconobbe. Sorrise, ma con tenerezza.

-Si padroni.

Mi sedetti sulla poltroncina. Non avrei interferito per ora.

-Padrone si stenda e apra le gambe. Ora ci penso io a lei.

Vidi la sua testa scomparire tre le chiappe pelose del giovane. Conoscevo l’avidità con cui Margherita lavorava il buco del culo, ci pomiciava a lungo, profondamente.

-Schiavaaa che lingua mmm

-Si rilassi Padrone.

Appoggiò un dito e quasi sparì per intero. Seguito da un gemito profondo del giovane.

-Padrone ti piace?

-Siiii mi piaceee

Con sapienza, lingua e lubrificante le dita nel culo erano diventate tre, che entravano ed uscivano con disarmante facilità. 

-Padron Fabio, vorrei sapesse che a Padrone Paolo sta colando il cazzo. Posso asciugarlo?

-No. Paolo mettiti a pecorina.

Il si arrivò in sincronia, il brivido fu più intenso.

A differenza dello strapon, lo strapless non ha cinghie ma va inserito nella figa per una decina di cm, ha poi una protuberanza che esce simulando il cazzo maschile. La penetrazione è doppia e la donna viene stimolata in profondità.

Mi slacciai i pantaloni e calai le mutande, impugnando il cazzo. 

-Schiava continua, non distrarti.

-Scusa Padrone.

Inserì lo strapless nella sua figa, non senza gemiti e ansimi, era un lago da quanto era eccitata. 

-Ora Padrone Paolo respira, rilassati.

-Si 

Mi alzai mettendomi davanti a Paolo.

-Schiava, fa in modo che la sua faccia sbatta sul mio cazzo.

Avrebbe fatto carte false per poterlo sentire sul suo viso.

Fu un movimento lento e progressivo, entrambi gemevano in sincronia, occhi chiusi bocca socchiusa mentre i bacini si avvicinavano sempre di più.

-Padrone ti sto inculandooo ahhhhh 

-Mmmm si Schiava ahhhh mpfff

La cappella entrò nella sua bocca, non si mosse, ne io lo feci. Ci pensava Margherita a farlo muovere, con colpi lenti e ritmati.

Non ci volle molto che Paolo iniziasse a succhiarmi il cazzo, mentre la Margherita da dietro lo prendenva con colpi sempre più decisi. 

-Cazzo che culo Padrone. Te lo sto sfondando. mmmAHhhh siiiiiii Ti piace il cazzo del mio Padrone?

-Ahhmm mpfh siii cazzo inculami mmmmmmmm 

Presi il ritmo di Margherita, lui fu preso su due fronti e non capiva più un cazzo. Ma non volevo che venisse, doveva farsi il culo.

-Calmati Schiava, non esagerare ora tocca al tuo di culo.

-Si Padrone ahhhh

Paolo sembrava dispiaciuto, ma il cazzo duro e gocciolante chiedeva la sua dose di culo stasera.

-Padron Paolo, come prima. Non ti devi preoccupare, inculami come se fosse la mia figa. Prenditelo tuttto, usalo quanto e come vuoi. 

Dandogli un piccolo bacio sulle labbra.

MI spostai, sicuro che la Schiava volesse la sua dose di cazzo. Non oggi.

Vidi la cappella appoggiarsi al buco e spingere, con forza e decisione.

-Cazzo padrone cazzo cazzo si si si così tutto ahhhhhh

-Si Schiava t’inculo come hai fatto con me ahhh tutto dentro cazzo 

Iniziò a muoversi con ritmo, profondo, potente. Come faceva lei prima, ma non potevo resistere a lungo. 

Mi misi dietro Paolo che capì subito, andando più in fondo possibile e fermandosi.

-Ora Schiava, t’inculo attraverso Paolo.

-Si Padroni, scopatemi insieme. Inculatemi insieme. 

Eravamo tutti al limite, non sarebbe durata molto e avevo intenzione di prendermi tutto il piacere che c’era.

Appoggiai il cazzo al culo e con un potente colpo di reni lo piantai dentro fino alle palle, iniziando fin da subito un inculata potente e decisa in quel culo, che pochi minuti prima era vergine .

-Cazzo Fabio mi stai spaccando il culoooo siii non smettere daiii ancoaaa …più forte

-Padrone mi stai fottendo il culo col cazzo di un’altro ahhhh si si vi sento, sento i colpi ahhhh siiiiiii è bellissimo sto per godere come una vacca cazzoooooo

Persi ogni briciola di remora e mi avventai su quel culo con violenza e rabbia, sentendo la sborra montare dalle palle, pronta per farcire per la prima volta quel culo.

Sotto di me sentivo il culo pulsare, mentre paolo gridava di piacere e subito dopo anche Margherita si lasciava andare ad un’orgasmo devastante, l’ennesimo.

Mi spostai, lasciandoli ansiamanti sul letto, con un rivolo disborra che usciva dai loro culi e le lingue danzavano rincorrendosi, persi negli ultimi spasmi di piacere.

Era ormai pomeriggio, noi saremmo partiti solo domenica mattina, avevamo ancora tutta la notte.

Passammo le due ore seguenti a ricomporci, rinfrescarci, rifocillarci e rilassarci con una bottiglia di vino.

Decisi che avrei lasciato il resto del pomeriggio a loro, Paolo era un bravo ragazzo e a Margherita l’idea di essere la sua nave scuola non le dispiace. 

Colsi l’occasione per fare alcune commissioni e un po di spesa per la cena. Stavo prestando la mia Schiava ad un’atro Padrone, avevo totale fiducia in entrambi. Ero tranquillo. Era normale.

Tornai a pomeriggio inoltrato, quando entrai i gemiti e le grida di piacere riempivano l’appartamento. Erano passate quasi 4 ore, ma lascena che mi si parò davanti gli occhi, mise a dura prova ogni proposito per la serata che avevo fatto.

In un 69 furioso la mano di Paolo era tutta la nella figa della Schiava, oscenamente aperta e fradicia. Il viso di paolo era stravolto dal piacere, visto che 4 dita di lei erano nel suo culo a stimolare la prostata in modo continuo, il cazzo era ormai un pezzo di carne enerme che colava liquidi. Il culo aperto e rosso, il lenzuolo sporco in modo indecente. Pura passione, pura voglia di godersi.

-Fate schifo. Siete bellissimi

Si destarono da quell’orgasmo senza fine. Ansimanti, sconvolti. Fu lei la prima a parlarmi

-Padrone, l’ho sverginato in ogni modo, mi ha usata come tu mi hai ordinata. Ti prego, dammi il tuo cazzo.

Aveva permesso di farsi usare in quel modo, solo per avere il cazzo del suo Padrone. 

-No, non oggi. Non in questa città.

Perentorio, cercando di mostrare convinzione vista la voglia che avevo di prenderla, mischiando la mia sborra alla sua. Passarono un’ora sotto la doccia, abbracciati a lavarsi a vicenda, non avevano le forze di fare altro.

Dopo cena dissi a Paolo che sarebbe toccato lui stare sul divano stasera. Non avrebbe potuto assistere a quello che sarebbe accaduto, ma sarebbe dovuto entrare se avesse sentito la parola Natale. Era la parola di sicurezza e questo agitò la Schiava.

-Padrone, cosa hai intenzione di fare?

-Di farti male.

-Si padrone.

Chiusi la porta dietro di me ed esegui il mio rituale. 

-Indossa la maschera e metti le mani dietro la schiena.

Legai con una corda i polsi, la stesi sul letto e mi posizionai vicino a lei. Unsi il suo corpo con dell’olio, ed iniziò a gemere

-La cera padrone.

Come mai prima d’ora.

Avevo messo sul fuoco un pentolino a bagnomaria, dentro avevo sciolto una decina di candele. Portai il pentolino in camera ed usando un mestolo, iniziai a versarlo sul corpo della Schiava.

-AHHHHHHHHH BRUCIAAA

-lo so

-FA MALE PADRONE FA MALEEEE CAZZO FA MALEEEEE

Un’altro mestolo sulle gambe. Urla.

Un mestolo sul seno destro. Iniziò a piangere dal dolore. 

Continuai così, mestolo dopo mestolo, fino a quando non fun terminata la cera.

Piangeva, si contorceva, sicuramente in alcuni punti la cera aveva ustionato leggermente la pelle, nulla che non sapesse già come gestire.

-Vuoi terminare?

-NOOO PADRONEEE NOOO 

Lo disse piangendo, disperata.

Presi una spazzola per capelli ed iniziai a grattare via dal suo corpo la cera. Talvolta in modo delicato, altre volte in modo più deciso. Gemiti, grida, suppliche si mescolavano.

Fu il momento del ghiaccio, prima sui capezzoli, poi sulla figa. Senza mai esagerare, restando sul limite tra dolore e piacere, lasciando che lei impazzisse sempre più.

Arrivò improvviso un’orgasmo mentre infilavo un cubetto di ghiaccio, ma senza stimoli non potè svilupparsi, frustrante.

Guardai l’orologio, le 23. 
L’ultima ora la passai in un crescendo, frusta, rotelle chiodate, ghiaccio, schiaffi, orgasmi negati senza mai portarla all’orgasmo.

Suono la sveglia

-è mezzanotte.

-Quindi padrone? mi fa venire? posso? la prego la prego, ne ho bisogno.

-Non ancora.

-Ti prego, sto impazzendo!! se mi sfioro vengo!

Chiamai Paolo e con non poca difficoltà, le togliemmo ogni traccia di cera dal corpo. La parte della figa fu difficile, poiché bastava poco per farle avere un’orgasmo. Questo stimolo continuo la stava facendo impazzire sempre di più. Ormai gli occhi erano ubriachi di piacere.

-Schiava vuoi la mia sborra?

-Si Padrone, è un mese che la desidero, ne ho bisogno.

-Paolo, ora tu ti stenderai qui. La schiava ti succhierà il cazzo e tirerà fuori le ultime gocce di sborra dalle tue palle. Tu tirerai fuori la mia, quando entrambi avrete la bocca piena, vi bacerete. Solo dopo quel bacio, quando in bocca avrai la sborra di entrambi, potrai leccargliela fintanto che non sarà lei a dirti basta.

Non dovetti aspettare molto, si stese già col cazzo duro aspettando il mio. Entrambi imboccarono il cazzo con avidità, desiderosi di avere la propria razione di sborra.

Paolo era giovane ma Margherita era in calore, succhiava con tutto l’ardore che aveva in corpo, Paolo faceva del suo meglio ma non capiva più un cazzo. 

-Fabio sborro cazzo sborro non ce la faccio più ahh siiii cazzoooooooo

-Apri la bocca che te la riempio aaargh eeeeccccolaaa ahhhhhhhhhhh

SI attaccarono entrambi a ventosa su cazzo sborranto, riempendosi della propria dose di sborra.

Come un automa Margherità si arrampicò verso la faccia di Paolo e iniziarono a baciarsi con lascività, mescolando i propri sapori. Margherita sputò tutta la sborra nella sua bocca, si alzo e mise la sua figa in faccia al giovane.

-Non m’importa se sei un mio padrone, non sei il MIO padrone. Leccala

Lasciai che Margherita si prese la sua dose di piacere, mentre io andai a farmi una doccia, terminando così una giornata sconvolgente per tutti. Esausti ci addormentammo alla rinfusa, io sul divano e loro sul letto, sporchi di olio, cera, sborra e saliva. Le mie due scrofe.

Il mattino seguente lo passammo a ricomporci, pulire l’appartamento e prepararci per il ritorno. Paolo un po pianse, sapevamo tutti e tre che non ci saremo mai più rivisti, ma quell’esperienza lo cambiò e sicuramente gli fece capire chi fosse realmente. 

Non appena entrammo in appartamento, non riuscimmo nemmeno a svestirci. La sbattei sulla porta d’ingresso non appena chiusa. Le alzai la gonna e mi presi il suo culo, finalmente.

-Benvenuta a casa nostra.


Di quella nuova vita ne fummo subito rapiti. Trovammo presto un nostro equilibrio ed entrambi, probabilmente per la lontananza da quel paese bigotto e per il fatto che qui non ci conosceva nessuno, ci sentimmo subito liberi.

Due mattine a settimana ero totalmente libero, poichè avrei lavorato da casa e principalmente di sera e notte. Questo mi permetteva di preparare ed organizzare nuove punizioni o situazioni, oltre al fatto che avevo tempo per preparare la lista degli ordini. Ogni giorno le aveva un’ordine da eseguire, ogni giorno era diverso e prevedeva un proseguimento insieme. Nel giro di pochi mesi mi resi conto che il suo livello di depravazione e sottomissione, aveva toccato il livello massimo. Si autodefiniva la mia Cagna prima della  mia Schiava. 

In parallelo stavo intrattenendo un’amicizia sempre più stimolante con una camgirl del sito, spesso ero nella sua stanza mentre trasmetteva, talvolta in modo goliardico talvolta in modo più preso, ma sempre con un certo distacco. Mi affascinava molto, lo ammetto. Non so perchè, ma non ne parlai alla Cagna.

Un mese dopo il suo trasferimento, una volta che ci eravamo stabilizzati come coppia bdsm e nel lavoro, decidemmo di organizzare un aperitivo per presentarci nel palazzo. Mi interessava poco la vita sociale, ma i vecchi vizi di mantenere una certa apparenza erano rimasti. 

Fu una serata piacevole, finalmente la famiglia del secondo piano si distese, permettendoci di approfondire la conoscenza di entrambi, mentre loro figlio si divertiva col mio emulatore di giochi da bar. Venni canzonato un po per questa mia passione, ma quando gli spiegai che lavoro facevo gli fu chiaro che ero un nerd in piena regola. Margherita trovava divertente quando in una conversazione, qualcuno diceva la frase “Ma allora dillo che sei un nerd!”. Avessero saputo.

Emma era un impiegata amministrativa part-time, mentre lui si occupava di logistica. 

-Noi invece siamo pensionati!! 

Tuonò il neo nonno acquisito, strappando una risata collettiva.

C’era qualcosa in Emma che non capivo, un deja vu che non mi spiegavo. 

A fine serata mi resi conto che Margherita si era accorta di qualcosa

-come mai così tanto interesse per quella zoccola?

-Mi incuriosisce, perchè? ti infastidisce?

-Si, le hai guardato il culo tutta la sera. 

La gelosia non è mai stata una componente della nostra storia, la natura stessa della relazione rendeva la gelosia un fattore limitante. Durante le nostre serate nei club privè, ho fanno ben altro con il culo di qualcuno, altro che limitarmi a guardarlo.

-Invita solo lei per un aperitivo, potrei non limitarmi a guardarlo e basta

-Stronzo! Te la scoperesti nel nostro letto?

-Se anche fosse? 

S’incupii un po e si sedette sul divano, un po sconsolata. Sinceramente era la prima volta che la vedevo così, per noi. 

-Fabio, siamo una coppia anormale lo so, ma ti prego, ti imploro come tua Schiava, compagna, amante, di rispettare il nostro letto. Mai un’altro uomo o donna dovrà giacerci.

Non ci pensai nemmeno

-Va bene

Forse ci credevo veramente quel giorno.

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