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Racconti Erotici Etero

una storia lenta

By 23 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho ricevuto delle e-mail di commento alla ‘storia imperfetta’.
In una il gentile lettore (o lettrice) dubitava che la realtà potesse essere così eccitante.
In particolare dubitava che il preservativo potesse essere un elemento eccitante.
Questo mi ha fatto venire in mente una storia di parecchi anni fa, quando ero alle mie prime esperienze, e non ero il grande esperto di sesso che sono adesso, nel mezzo del cammino di mia vita(ci avete creduto che sono un grande esperto di sesso?, allora vi vorrei vendere una Fiat Duna quasi nuova, ottima macchina dalle grandi prestazioni).
Però prima di arrivare alla storia che ebbe come grande protagonista il preservativo, vi debbo raccontare un’altra storia, sempre rigorosamente vera, che mi permette di introdurre la mia compagna dell’epoca.
Dunque in quell’anno, ormai lontano, mi ero fidanzato (accompagnato, o come pare a voi) con una bella e simpatica ragazza.
Ricordo ancora la nostra prima esperienza insieme. All’epoca io avevo avuto molte esperienze ‘varie’ e poche esperienze ‘piene’ (ve le racconterò, non temete). Mi spacciavo per uomo esperto e maturo, benché avessi solo 19 anni. Lei , solo perché ne aveva 19, mi aveva creduto.
Ero ancora nell’epoca in cui atteggiarsi &egrave fondamentale per trovare le donne. Peraltro, non ero un ragazzo fatto male. Alto, moro, sufficientemente atletico, e con una voce che le donne sembrano apprezzare (scusate le auto- lodi, ma se non ci si loda un po’ da soli’).
Insomma ero un grande esperto di fumo, e un mezzo imbranato nel cucinare l’arrosto.
Una sera (dopo tre giorni che ci eravamo baciati la prima volta) la invito a casa mentre i miei genitori erano fuori. Le faccio trovare una cena preparata (non l’arrosto di cui sopra).
Devo dire che la cena faceva il suo effetto. Avevo apparecchiato, aperto il vino, messo i tovaglioli, insomma fatto tutto per bene (col servizio bello poi). Avevo anche cucinato.
Per un diciannovenne non &egrave poco.
Fatto sta che la vedo sciogliersi lentamente. Sempre più allegra e ben disposta.
A questo punto inizio a studiare una strategia per portarla nella mia stanza.
Sarebbe certo stato più semplice iniziare tutto nei pressi del tavolo da pranzo e poi, rantolando, giungere al primo elemento orizzontale (divano).
Tuttavia, dovete sapere che all’epoca (fine anni ottanta), non si poteva, a casa dei genitori, sborracchiare dappertutto. Inoltre c’era il rischio ‘rientro imprevisto’ (altra storia, molto divertente, capitatami in seguito, a contenuto comico e poco erotico).
Dunque , mentre mi sforzavo di tenere alta una parvenza di conversazione, continuavo a pensare ad assurde strategie (come ero diciannovenne!).
Nel contempo un altro pensiero faceva da sfondo subliminale: tra poco scoperemo, tra poco scoperemo, tra poco scoperemo (loop).
Non potevo dare spazio esagerato a questo pensiero perché, se mi ci soffermavo, perdevo il controllo della situazione. Si sarebbe subito accorta che ero un soggettone, per di più eccitato (la peggiore categoria).
Quindi continuavo ad ostentare distacco rispetto al finale, da tutti atteso, della serata.
Oggi comprendo che il finale era atteso. Allora , romantico, pensavo che il desiderio di lei potesse svanire in un refolo di vento. Bastava dire la cosa sbagliata e sarebbe morta lì. Non conoscevo la solidità e caparbietà del desiderio femminile.
Avevo poi un problema che mi sembrava insormontabile. Avevo scelto come luogo per il momento magico, un divano letto che si trovava nella mia stanza (per mille motivi, romantici e meno romantici).
Dovevo però ancora aprirlo. Come giustificare l’apertura di questo divano?
Che dire?:
‘adesso si tromba’ (brutale )
‘Voglio aprire questo divano per ‘(ma quale cazzo di motivo c’&egrave, di aprire un divano letto durante un invito a cena, se non quello di fare sesso sul medesimo?).
La faccio breve.
Spinto dalla timidezza: NON DISSI NULLA
Agii come in trance .
Il grande sforzo di distacco, mi portò ad un eccesso. Scelsi la strada più semplice. Con una scusa banale (qui la scusa reggeva) la condussi in camera. Chiusi a chiave (se la porta &egrave chiusa poi una scusa si trova. L’importante era non farsi trovare da mammà con il pendaglio di fuori. Anche se ho visto che molti non hanno problemi a sbattersi madri e sorelle- ad ogni modo il mondo &egrave bello perché vario , come diceva il compianto vecchio Zio Buck).
Ma non divaghiamo. La storia si fa calda. Mi immagino i lettori avvinti da questa appassionante vicenda.
Sono nella stanza con la tipa (fidanzatina , in effetti).
Senza proferire verbo, con fare audace apro il divano, e udite udite FACCIO IL LETTO.
Tiro fuori un lenzuolo singolo (quelli avevo).
Lo dispongo per traverso sul letto (le signorine ci tengono all’igiene), e finalmente le salto addosso.
Un anno dopo le mi confesserà di avere trovato il mio atteggiamento di quella sera veramente spregiudicato e da vero fico. Potenza dell’amore e del malinteso.
Ai suoi occhi avevo agito da vero macho. Non le avevo lasciato scampo. Aveva pensato che fossi un uomo esperto che chissà quante ne aveva viste, e portate sul quel divano letto.
Comunque iniziamo a pomiciare. Salto i preliminari, che poi sono sempre tocca- tocca, struscia struscia. Tetteculochiappecazzi(uno)lingue(due)gambebracciasalive tutto si mischia.
Tiro su la gonna, e riesco a discostare l’elastico dei collant. Introduco finalmente la mano fatata sotto i medesimi e le mutandine (culottes all’epoca. Le ho stampate davanti agli occhi: bianco latte, con pizzo). La patata &egrave fradicia. Un poco mi impressione. Da dove viene tutta questa acqua (era veramente acquosa, non ne ho più trovate di così acquose). Introduco un numero imprecisato di dita.
Per verità avevo avuto a che fare con il clitoride, ma non sapevo ancora da che parte si guardasse, e di preciso a che servisse. Comunque delicatamente lo accarezzo. Mi sembra che le piaccia. Insisto galvanizzato dal successo.
Dopo un po’ però il mio uccello mi richiama all’ordine.
E’ ora di metterlo dentro.
C’&egrave sempre sacralità in quel momento. Ma quella volta ce ne era di più.
In quel momento, l’unico di quella epica scopata (ma quale non &egrave epica per un motivo o per un altro?), mi distraggo dai miei pensieri strategici, e mi godo il momento.
La topina si apriva come il passaggio del Mar Rosso.
Sembrava un sipario che si discostava. Morbida, tenera. Voi signorine non potrete mai sapere come &egrave bello quel momento, e mi dispiace che sia così indescrivibile. Tu senti la tua assoluta durezza dentro la morbidezza nel suo concetto più puro. Il pipparolo più incallito sa che nulla può eguagliare la morbidezza di una topina: fette di carne nei bicchieri etc (giuro: mai fatto).
Ora sono finalmente dentro.
Mi muovo liscio e lento. Lei risponde venendomi incontro col bacino.
Posizione classica. Lei a gambe aperte , io nel mezzo (missionario?).
Dopo questo inizio, in cui mi ero annullato, inizio a recuperare coscienza di me e di noi.
Lei mugolava, ma non sembrava proprio rapita.
Dopo un tempo non quantificabile, ma lungo, inizio a domandarmi se la cosa le piaccia. Il mio pisello era indubbiamente duro e di dimensioni ragguardevoli (vi prego non mi fate quantificare, mi sembra squallido). Scorreva bene dentro la vagina. Eppure quella situazione non si sbloccava.
Ad un ragazzo come ero io(forse anche a qualcuno dei lettori), a quel punto le domande si iniziano ad affastellare. Fino a quel momento le cose erano venute da sole (ed anche le compagne di sesso). Era bastato farsi guidare dall’istinto, ed a un certo punto le cose si erano evolute verso il trionfo finale.
Quella volta , con lei, non accadeva. Perché?
Ad un certo punto lei, mi prende la mano e se la guida sulla patata.
Allora comprendo: vuole che le tocchi il clitoride!
Ora capisco. Ho un moto di gioia. ‘So tutto’ penso ‘ ho letto che ci sono donne vaginali e clitoridee” Ho capito , tu sei clitoridea!’. Mi trattengo a stento dall’esultare.
‘Ora ci penso io. Sono un uomo di sinistra, non sono un insensibile che pensa solo al suo piacere’.
A questo punto inserisco bene la mano tra i corpi, ed inizio ad accarezzare il clitoride con il dito medio.
L’apprezzamento &egrave immediato. Un improvviso inarcarsi della schiena.
Accelero il ritmo.
E’ troppo presto?. Forse.
Infatti, dopo poco, vedo che si smorza leggermente.
Forse sbaglio l’accarezzamento. Ma come cazzo si fa?
Nelle pastrugnate adolescenziali (molte) la situazione era diversa. Inoltre ci si poteva concentrare solo sul clito, e sulla topina. Qui invece ti devi muovere con il corpo, non perdere il ritmo, ed inoltre, con la mano in posizione innaturale, sfiorare quel maledetto bottoncino.
Inoltre voglio venire insieme a lei.
Quindi non mi posso troppo deconcentrare da me stesso. Cio&egrave devo rimanere eccitato.
Il che &egrave un po’ difficile quando cerchi di coordinare tutti questi vari movimenti.
Ad un certo punto qualcosa mi comunica che lei sta per venire.
Mi sbrigo a rieccitarmi. Poi mi ricordo.
‘prendi qualcosa?’
‘Di che?’, mi risponde lei, non proprio contenta della domanda.
‘Anticoncezionali’
‘no nulla, vieni fuori’
‘Ok!’
Cazzo, tutto daccapo!.
Ricomincia con quel minchia di clitoride. Tocca tocca tocca, muovi muovi muovi.
Ve lo giuro , ad un certo punto vedevo il momento della sigaretta post coitum come una meta irraggiungibile. Ero come quei tennisti , di cui si legge, che hanno stabilito il record dei games giocati in una partita (prima dell’introduzione del tie breack).
48-48, 49-49, 50-50, il punteggio non si sblocca.
E’ trascorso un tempo ormai infinito dall’inizio della scopata, infinito anche per la qualità del tempo trascorso.
A un certo punto inizia la galoppata finale.
Li, devo ammettere, ho ripreso entusiasmo alla cosa.
Lei emette suoni e gridolini veramente piacevoli ed eccitanti. Il mio pisello assume una proporzione maggiore (lo fanno tutti?). Una durezza che sembra indistruttibile.
Mi perdo nuovamente in lei, e finalmente sento delle piacevoli contrazioni intorno al mio uccello ed un getto liquido intorno, come una diga che si rompe. Ora scorro in un’altra sostanza più vischiosa.
A questo punto vengo trionfalmente sulla sua pancia.
Avrei voluto urlare ‘ce l’ho fatta , cazzo!’
Invece ho detto: ‘E’ stato molto bello’.
E mi sono accasciato su di lei, ansimante.
Dopo mezz’ora abbiamo ricominciato.
Ma questa &egrave un’altra storia.

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