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Racconti Erotici Etero

Una troia alla posta

By 17 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

3 – Novembre 2010 ‘ una troia alla posta

La mattina del giorno dei morti, mi ero alzato dal letto come al solito alle 7, preparandomi per andare a lavorare presso l’università dove svolgo il dottorato e fu mentre andavo a prendere l’auto che ebbi l’amara sorpresa. Durante la notte, qualche figlio di buona donna si era divertito con la mia auto rimovendone i copri frecce e lasciando le sole lampadine penzoloni.
All’inizio non riuscivo a crederci, tra tante macchine come le mie (una Punto grigio metallizzato) perché proprio la mia hanno toccato? Poi capì che forze proprio il colore di queste poteva spiegare la cosa. Infatti, mentre il 90% delle punto hanno copri frecce gialle, alcune le hanno bianche come la mia.
Di certo devono essere stati dei ragazzi ignoranti, perché dovevano prendersi anche le lampadine gialle, perché quelle delle normali frecce sono trasparenti e la luce è bianca.
Comunque non mi lascia perdere d’animo e partii per il posto di lavoro, non pensando a quello che era successo alla mia macchina. Successivamente, chiamai il mio elettrauto di fiducia che mi informò che aveva i ricambi che cercavo e che la mattina seguente potevo passare a montarli.
Il giorno seguente, avvisai il mio lab che non sarei passato prima di ora di pranzo, perché avevo da fare quel servizio. Il meccanico non ci mise più di dieci minuti a rimontarmi le frecce, che non mi fece neanche pagare visto che costavano un’inedia.
Erano solo le 10 così ne approfittai per passare alla posta che era poco distante, per pagare l’ultima rata dell’abbonamento della televisione satellitare. C’era una fila non troppo lunga, sei persone attendevano in fila il loro turno serviti da un unico sportello che si occupava anche delle spedizioni. In fondo, era una succursale di una piccola frazione e non passava tanta gente giusto chi risiedeva in zona o si trovava per qualche motivo.
Notai davanti a me una ragazza molto carina, indossava dei tacchi abbastanza alti ed appariva più alta di me. Aveva un fisico molto bello. Snello, filiforme quasi come una pantera, con un paio di tette sode non troppo grandi e un culo piccolino ma molto sodo e all’insù. Aveva lunghi capelli ricci castani, due occhi anch’esso castani molto grandi ma lo spettacolo erano le labbra certamente naturali ma belle grandi e morbide che a vederle ti veniva la voglia di baciarle con passione.
La guardai più volte facendo attenzione che se ne accorgesse, giochicchiavo con la mia bolletta ma in verità non muovevo gli occhi dai suoi pantaloni elasticizzati di colore bianco. Purtroppo per lei, proprio il cliente prima si era dimostrata essere una anziana correntista postale che quella proprio quella mattina si era ricordata di passare alle poste per fare alcune operazioni monetarie. Ci mise un tempo che sembrava non finire mai, cosa che faceva aumentare la fila, ma anche il nervosismo di chi era da tanto tempo in fila. Ad un certo punto stanco quasi annoiato mi venne in mente una battuta che non ripeto per rispetto dell’anziana signora che scatenò le risa delle persone in sala. La ragazza che fino ad allora era rimasta sempre girata fissando il banco davanti a me, si girò guardandomi negli occhi mentre si portava una mano per nascondere il sorriso. Era davvero molto carina, io la guardai negli occhi e chiesi se non avessi ragione riguardo alla battuta. Iniziammo a parlare tra di noi a bassa voce, sempre facendo battute sulla signora anziana. Iniziammo a parlare, lei era passata per pagare la luce, aveva solo 25 anni ed abitava in zona. Era infatti passata alle poste a piedi, mi offrì, come uomo galante, di accompagnarla a casa con la mia macchina e lei, cosa che non aspettavo accettò. Finalmente, dopo quasi 40 minuti, la signora si spostò tra l’ovazione delle persone in sala, erano quasi le 11.
La ragazza davanti mi guardò felice e pagò la sua bolletta della luce, poi si mise in un angolo ad aspettare che anche io avessi finito. Pochi minuti dopo, uscimmo insieme. ‘che cosa è successo alla macchina? Disse indicando le frecce che penzolavano ai lati del ‘bolide’. Le feci la linguaccia, e le risposi ‘Perché non ti piace? Sembrano le orecchie del cane.’ La battuta le strappò un sorriso ed entrambi entrammo in auto.
Esordì con un sorriso raggiante chiedendole ‘dove la porto signorina? Sono al vostro servizio, il suo taxista personale per oggi.’
‘ti ringrazio, sei molto dolce e simpatico, mi diverte parlare con te.’ E mentre lo diceva mi sfiorò il viso con una carezza. Aveva un bellissimo sguardo, fari nella notte che ti illuminano. La guardai mormorandole ‘attenta, mi farai morire di infarto, con questi occhi troppo belli. Confesso che quando ti guardo sento qualcosa che si muove dentro. Una emozione che parte da dentro’.
Si avvicinò sorridendo ed in modo sfrontato mi appoggiò una mano sulle cosce iniziandole a strofinare, poi si sporse verso il mio orecchio chiedendomi. ‘Ti va di ‘ Mi è venuta voglia e credo anche a te ?’
Non potevo crederci, la ragazza appena conosciuta, molto bella si stava offrendo in tutto il suo splendore al mio desiderio. Non le risposi, semplicemente innestai la marcia e partii diretto verso una zona solitaria che conoscevo poco distante.
Attraversammo le strade di campagna, infilandoci in una stradina secondaria sterrata e piena di fossi che curvava attraverso le terre coltivate. L’avevo fatta più volte in passato per appartarmi con qualche ragazza particolarmente focosa, e per fortuna non c’era nessuno nei paraggi. Ci fermammo sotto al cavalcavia dell’autostrada, spensi la macchina e la guardai negli occhi, non passò un secondo che ci lanciammo uno tra le braccia dell’altra baciandoci appassionatamente. Era splendida, la bocca, la lingua, tutto. Morbida come una caramella gommosa, da assaporare nei momenti di solitudine o di relax.
Il bacio accese ancora di più la mia passione, le afferrai la testa tenendola ferma e mulinando la mia lingua fino in profondità nella sua gola. ‘Ummmm’ che bocca che hai, ti voglio mangiare tutta, hmmm. Ti desidero adesso qui, ora.’
‘anche io’ rispose mentre la mano le era scesa sul cavallo dei miei jeans. ‘ehi, ce lo hai grosso’ mentre accarezzava il cazzone attraverso il pantalone.
Le iniziai a toccare le tette. Erano due palle di cannone dure come il ferro con capezzoloni che sembravano due missili in partenza per la luna. Iniziai a succhiarli prima dolcemente aumentando la forza fino a quasi strapparglieli. Lei gemeva mentre con le mani mi accarezzava tutto dalla testa, al petto, la schiena ed ovviamente il mio cazzo. Aprimmo le portiere e scendemmo dall’auto, lei si abbassò il pantacollant mettendo in evidenza un gran bel vedere. Gambe affusolate con lunghi tacchi dorati e una figa che ora vi descrivo. Aveva una figona da urlo grandissime labbra brune tra le quali si apriva il bocciolo rosa, non era pelosa, anzi un ciuffetto di pelliccia nera ricopriva il monte di venere ma non c’era altro. Trovò una posizione comoda sul sedile del passeggero con la gamba sinistra aperta appoggiata sul poggiatesta e l’altra piegata allargata a 90′. Mi lanciai sulla figa iniziandola a leccare avidamente, era molto pulita, il sapore agrodolce dello sturbo femminile si sentiva appena. Le leccavo la fessura cercando di infilarle la lingua più in profondità possibile. Trovai il clitoride già parzialmente gonfio accogliendolo tra le mie fauci e succhiandolo fortemente. La ragazza godeva come un porca, sembrava soffrisse dalla sua espressione, ma godeva e mi chiedeva di continuare ‘uhzzzzzhhhhhhhahhhaaaah’ ‘ lo strano verso che emettono le donne quando stanno godendo mentre le lecchi la passera. Quando ormai era sazia ed aveva avuto un primo orgasmo, passammo al mio cazzo. Mi sbottonò la camicia viola, mettendo in luce il petto villoso, che accarezzò con la mano strappando gemiti di goduria.
Mi slacciò i pantaloni tirandomi fuori il piscione dal boxeur, ‘Sei nero’ mi disse guardandolo.
‘In che senso?’ le risposi ‘Non sono un elefante ma nemmeno un topolino.’
‘Non è vero, è enorme e duro come quello di un nero.’ E mentre lo diceva lo teneva per una mano iniziandola a muovere su e giù con una grande sega. Io provavo grandissimo piacere, avevo il cazzo enorme e volevo scoparla. Quando ormai ero al massimo della ‘dimensione’ se lo ficcò in bocca prima la cappella succhiandola avidamente mentre con la mano libera si titillava la fessa aperta e gocciolante, desiderosa di assaggiare il mio ‘bastone nodoso’. Le tenevo la testa ferma mentre spingevo il mio cazzo ritmicamente dentro la sua bocca. Mi piaceva troppo e non volevo goderle in bocca, la feci smettere e le allargai nuovamente le gambe per un’ultima leccata di figa.
Quindi, mi appiattì sul suo corpo penetrandola con tutto il mio cazzo fino alla base. Lei iniziò a urlare dal piacere ‘uuuuuuuhhhh è troppo grande, mi fa male. Piano aaaaaahhh’.
In effetti, aveva una figa molto stretta e sentivo il mio cazzo sbatterle sul collo dell’utero. Ogni botta un grido di piacere. Durò pochi minuti, ero molto eccitato e la ragazza ci sapeva fare a letto’ anche se non eravamo proprio in una matrimoniale. Ebbe un altro orgasmo, poi un terzo, sentivo la figa pulsare e stringersi intorno alla mia mazza. A questo punto mi tirò fuori da se, ed iniziò a masturbarmi fortissimamente al mio fianco mentre si strusciava la figa contro i muscoli delle mia coscia destra. Mi chiese di leccarle la tetta, le mie mani la frugavano ovunque, aumentando l’eccitazione. Venni abbondantemente urlando di piacere, il primo schizzo sarà volato almeno a 2-3 metri finendo interamente a coprire la parete del ponte.
Felice come una pasqua e con un sorriso a 56 denti, le baciai la bocca che sapeva un po’ del mio cazzone. Eravamo entrambi soddisfatti da come era andata, ci scambiammo un’ultima serie di effusioni prima di rivestirci e ripartire per casa sua. Mi salutò con un dolce bacio, mi ha dato il suo numero di telefono e lei ha il mio, credo che ci rivedremo ancora. E’ molto dolce, ed a me piace tanto .

Il giorno dopo sono andato a ROMA da Viola, ma questa è un atro pezzo della mia vita.

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