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Racconti Erotici Etero

Una volta c’erano i titoli di coda

By 1 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

19 Aprile. Ogni fottutissimo 19 Aprile.

Sorridi.

–         Come stai?

–         Bene…non sono incinta, ho preso un altro cane, è nato un nuovo puledro… l’ennesimo maschio, mio fratello ti saluta e i miei vogliono che passi a trovarli.

–         Che noia!!!Ma non succede mai niente qui???!!!

 

Con la nonchalance di chi entra ed esce da quella casa più volte al giorno mi superi, mi fai l’occhiolino, posi la valigia e vai in cucina. Ti fermi, torni indietro e mi baci.

Rispondo al bacio. Stronza.

Torni in cucina, ti guardo sfilare davanti i miei occhi. “Bello come er sole” questo è il solito pensiero che accompagna il mio sguardo su di te.

 

-La Nutella è nuova, posso aprirla??

– Da quando hai imparato a chiedere il permesso prima di fare qualcosa?

– Da quando vedo due bicchieri da vino rosso, ancora quasi colmi di succo d’uva…uno con il rossetto che lascia l’impronta delle tue labbra e l’altro senza…….. te lo sei scopato???!!!

– No…non abbiamo scopato… (bugia…gratuita, senza alcun fondamento)

-Bugiarda…

Me lo sussurri nell’orecchio, vicino troppo vicino,  le tue labbra che ripetono e scandiscono le lettere stavolta dure, troppo dure:

-“B-U-G-I-A-R-D-A!!!!E non guardarmi così! Non stai mentendo sull’avere o meno fatto sesso ieri sera, quello è un dato di fatto, il vino è ancora tutto nei bicchieri! Io ti ho chiesto se te lo sei scopato e tu hai risposto che “non avete scopato”….ERRORE!!!TU TE LO SEI SCOPATO ECCOME!L’HAI USATO COME FOSSE UN CAZZO DI GOMMA, LO SO, LUI NON HA AVUTO VOCE IN CAPITOLO, AVRà PENSATO CHE ERI PAZZA DI LUI PER LA  BRAMOSIA CHE GLI HAI RISERVATO!!!!E SCOMMETTO CHE NONOSTANTE Ciò NON SEI NEMMENO VENUTA!

 

Furia. L’unica cosa che provavo era una incontenibile furia. Mi rigiro come un serpente, pronta a mordere a iniettarti tutto il veleno che possiedo come se fosse l’unica via di fuga, ucciderti.

Mi guardi. Con disprezzo e non solo. Rimango interdetta, mi blocco non riesco più a dirti niente.

 

-Dillo, dimmi che te lo sei scopato!!!

Esplodo.

-IO NON TI DICO PROPRIO UN CAZZO!

 

Buio. Mi sollevi come nei migliori placcaggi. Sento solo il tuo corpo addosso che mi inchioda sul muro e la tua mano sulla gola.

Occhi negli occhi. Aspetti solo un cenno di pietà, un cedimento.

Più stringi e più la convinzione che un arresto respiratorio è quello che ti meriti.

Nessuna esitazione, nessuna resa.

Mi tradisce solo, un mortale e vigliacco istinto di sopravvivenza. Ho bisogno di aria. Tu continui a stringere, io comincio a piangere. Forse un moto di umanità, avvicini le labbra alle mie senza chiudere gli occhi, le appoggi lentamente e soffi. Mi soffi aria nei polmoni e allenti la stretta alla gola. Scivolo seduta lungo la parete. Tossisco. Aspetti l’ultimo sussulto di tosse, mi prendi per un braccio e mi trascini dietro di te.

Apri la porta della camera.

 

-ANCORA IL LETTO DA RIFARE??!!!

Mi guardi, furente.

-Và sul letto, ora.

Mi parli con voce piatta, inespressiva…fredda. Testa bassa e vado verso il letto evidentemente, troppo lentamente, visto che mi spingi e atterro con la faccia sulle lenzuola. Lenzuola che profumano di sesso, della notte appena trascorsa.

Provo a girarmi. Mi blocchi. Una mano sulla schiena, per tenermi giù, l’altra sotto di me che cerca il bottone e la lampo dei pantaloni. Frettolosa. Strattoni i pantaloni verso il basso, cerchi di sfilarli senza criterio, loro oppongono resistenza, io non faccio nulla. Decidi che basta portarli sotto le ginocchia, niente di più.

Come alienata in un’altra dimensione, ti lascio disporre di me come vuoi.

Mi illudi di una grazia che non vuoi concedermi, la tua mano scivola gentile sui miei glutei, li accarezza dolce. Perché? Perché torturarmi così???

Non troverò pace se non nella resa incondizionata, riconoscere il mio limite, accettarlo.

Il mio limite con te, era non darti limiti né col mio cuore, né con la mia anima.

La mano continua a danzare sul mio sedere, incontra lo spacco, e lo percorre verso il basso.

Ti blocchi. Come se non ti aspettassi di trovarmi così, come se per te fosse un’insperata sorpresa e per me un’agghiacciante conferma.

Tendo i glutei verso la tua mano, non voglio che tu abbia dubbi.

 

Sono bagnata, lo senti? Lo senti.

-“Conosci un’altra parola che possa giustificare il fatto che ora sei bagnata fradicia se non…puttana??!!”

– ………..

– RISPONDI!!!

-…..no….non la conosco.

– Bene…brava, quindi sei?

-…..una puttana.

-No…più precisa per favore, perché tu gli altri te li scopi, invece da me ti lasci scopare, che è ben diverso, che ha ben altre implicazioni. Allora???Cosa sei???

– ……sono la tua puttana.

-….perfetto. Ora stai ferma.

 

Sento il rumore della tua cintura che stai allentando, il tuo maglione e i jeans mi volano accanto.

Poi niente.

 

“Nessun  rumore. Nessun suono. Nemmeno il mio respiro.”

 

Sei lì, dietro di me, con tutta probabilità mi stai guardando, non per tuo piacere personale ma solo per minare il mio sistema nervoso. Sai che non mi giro, mi hai chiesto di rimanere ferma, e ferma rimango.

Non sto piangendo, eppure le lacrime solcano il viso.

Vorrei potesse finire lì, eppure il mio corpo reclama soddisfazione.

Ti avvicini piano. Le tue mani mi passano intorno alla vita, mi tiri su.

Ora sono in ginocchio sul letto, i pantaloni ancora a metà mi bloccano i movimenti, ma è questo che vuoi, il perizoma ancora addosso. Ti sento dietro di me, mi accarezzi la schiena, scendi sui glutei.

Trattengo gemiti di piacere quando la tua mano passa sulla mia fessura, ma il sussulto del corpo non riesco a nasconderlo.

Afferri i fianchi, le mani mi stringono forte. Chiudo gli occhi, forse per un riflesso incondizionato, forse per non farmi sfuggire neanche un particolare.

Eccoti. Il tuo piacere, duro, potente, gioca con le mie labbra, con il mio clitoride.

Rimango in ginocchio così sul letto, abbasso il petto e le spalle, per espormi a te, per invitarti a non aspettare ancora. Ma è evidente che ormai il piacere, è solo tuo, ormai io non centro più niente, sono solo un mezzo, non più il fine.

Affondi lento, sempre con le mani serrate sui miei fianchi. Ti muovi dentro di me, mi accarezzi la schiena a provi a parlarmi.

 

-Perché devi fare sempre così? perché mi devi dimostrare sempre e comunque qualcosa?

 

Non rispondo. Non sento, anzi no, sento quello che mi va, e questo non mi va di sentirlo. Preferisco concentrarmi sul fatto che mi stai scopando e questo mi piace sentirlo.

 

-Vuoi rispondere?

-…ti rispondo dopo….

-….che stronza, sei una grandissima stronza.

 

Mi afferri una spalla mi tiri su verso di te, io in ginocchio sul letto e tu dietro di me in piedi, con un braccio intorno al mio collo, le tue labbra vicino al mio orecchio, mi sussurrano parole confuse, prese dal piacere, dalla follia, dalla rabbia e dal desiderio. Non capisco quello che mi dici, ma capisco che mi piace, la situazione, il tuo desiderio, egoista, fine a se stesso…le tue mani forti addosso a me, il rumore della tua pelle che sbatte contro i miei glutei.

Gli affondi potenti e profondissimi dentro di me. Dove diavolo vuoi arrivare?Non ti sembra di aver già preso tutto?

La tua mano scende sulla mia pancia, valica il monte di venere raggiunge il clitoride. Che bastardo, vuoi farmi venire non perché vuoi il mio piacere, il mio godimento.

Vuoi la mia sottomissione, vuoi che ti accordi la mia ragione, i miei pensieri, vuoi ricordarmi che venire essendo scopata è diverso da venire scopando. Lo so.

 

L’orgasmo è come abbattere il muro del suono, un boato, pensieri e vista annebbiati, calore.

Poi di nuovo te, dentro che ti muovi e mi riempi subito dopo, la dimensione fisica del mio corpo è un ricordo. Solo sensazioni addosso. Solo calore. Solo odore. Solo sapore.

Ti allontani, mi giro. Mi guardi e io guardo te. Ma che cazzo vuol dire tutto questo???

 

– Non prendiamoci per il culo Luca. La porta sai dov’è, io vado a farmi una doccia.

 

 

Quello è stato l’ultimo 19 Aprile.

 

 

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