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Racconti Erotici Etero

Vacanza in Umbria

By 2 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Vaffanculo.

 

Marco terminò così la conversazione, riattaccandole il telefono in faccia. Si accese immediatamente una sigaretta per calmarsi e riflettere. Quella stronza di Erika, la sua ragazza, gli aveva appena detto che a lavoro avevano assolutamente bisogno di lei, una cosa importantissima che non poteva aspettare settembre e dovevano rimandare di una settimana le ferie. La sera prima della partenza. Sapeva benissimo che Marco, facendo il musicista, si era dovuto districare tra i vari concerti estivi per ritagliarsi qualche giorno per stare insieme d’agosto, uno dei mesi più intensi del suo lavoro. Impossibile cambiare programma adesso, non era nemmeno da prendere in considerazione.

 

Era proprio una stronza.

 

Si accese un’altra sigaretta.”Molto probabilmente quel coglione del suo capo ci vuole mettere in crisi e se la vuole scopare” pensò nella sua testa. E lei ancora più probabilmente ci sarebbe stata. Marco aveva notato la cura con cui ultimamente Erika si preparava per andare a lavoro, di come si erano accorciate le gonne ed ampliate le scollature dei suoi completi lavorativi negli ultimi mesi, da quando -guarda caso- aveva cambiato capo ufficio.

 

Spense anche questo mozzicone e si scrollò questi pensieri di dosso, non ne valeva la pena.

 

Beh, i piani non cambiano. Ormai si era ritagliato l’intera settimana libera, aveva appena ripreso la moto dal meccanico e prenotato la camera per i primi due giorni del viaggio.

 

Il mattino seguente, all’alba dei musicisti, Marco accese la moto per far scaldare il motore, e la prima sigaretta del mattino.

 

Dopo il tratto autostradale obbligatorio per raggiungere l’Umbria, Marco si liberò del traffico iniziando il percorso nella splendida campagna: bastarono poche curve e l’aria fresca sul viso per scaricare la tensione e lasciare alle spalle i cattivi pensieri. Se la prese con calma e si godè il viaggio, senza fretta. Dopo un paio d’ore arrivò nella zona del Bed & Breakfast dove aveva prenotato, si fermò per sgranchirsi le gambe e chiamò per chiedere informazioni.

 

– “Ciao, sono Marco; sono appena arrivato in paese e non trovo indicazioni per arrivare da voi.”

– “Ciao Marco, ben arrivato! Sono Luisa, piacere! Non ti preoccupare, è molto facile: segui la strada principale che attraversa il paese, e quando sarai arrivato all’altezza della chiesa gira a destra. Prosegui per altri due chilometri e sei arrivato, non puoi sbagliare!”

 

Marco non fece in tempo a dire altro che la ragazza aveva già riattaccato. “Con tutto questo entusiasmo, la ragazza deve essere un vero peperino” pensò, sperando non fosse anche una rompiscatole: non era certo abituato ad alzarsi presto e la mattina voleva essere lasciato in pace.

 

Il resto del paese scorse veloce. Arrivò alla chiesa e girò a destra imboccando una piccola strada dove dopo poco l’asfalto lasciava spazio allo sterrato. Rallentò l’andatura e si guardò intorno: si stava addentrando in piena campagna e attorno a sé vedeva soltanto colline brulicanti di olivi..

 

Dopo almeno 4 chilometri di strada stava pensando di fermarsi e richiamare Luisa, ma per fortuna dopo l’ennesima curva finalmente arrivò alla vecchia casa colonica convertita a B&B. Spense la moto e si guardò intorno. La casa era in cima ad una piccola collina che si affacciava su distese di ulivi, sicuramente i proprietari erano produttori d’olio.

 

”Ciao, sei arrivato finalmente!”

“Eh si, non è stato così facile arrivare…”

“Su dai, che non è così difficile trovarci! Ma non dovevate essere in due?”

 

Marco si voltò e conobbe Luisa. Una ragazza sui 25 anni, piena di energia e di vita. Bionda, occhi chiari, alta circa un metro e sessanta, molto formosa e leggermente in carne; aveva un seno enorme quasi sproporzionato per la sua altezza. “Avrà almeno una quinta” fu il primo pensiero di Marco. Era vestita in maniera semplice: jeans e maglietta bianca, dalla quale traspariva un reggiseno di pizzo dello stesso colore.

Marco si riprese in tempo per rispondere, quasi ipnotizzato da quei seni che mettevano a dura prova la resistenza della maglietta.

 

“Un cambio di programma, la mia ragazza non è potuta venire.”

“Ah, mi dispiace molto….per lei!”

Finì la frase con un fare ammiccante. Marco non fece in tempo a risponderle che si era già incamminata verso la porta: “Vieni, ti mostro la camera!.”

 

Era un vecchio casolare rimesso a nuovo qualche decina d’anni fa, non particolarmente elegante ma caldo ed accogliente.

 

“Ecco, la camera è questa: c’è anche un piccolo balconcino con una splendida vista. Hai bisogno di qualcosa Marco? Perché altrimenti vado in paese a fare un paio di commissioni…”

“Non ti preoccupare, vai pure. Ne approfitto per fare una doccia e rilassarmi un pò”.

“Ok, a dopo!”

 

Nel giro di due minuti Marco era già sotto l’acqua calda; una doccia velocissima per togliersi di dosso la polvere della strada e poi si rilassò sul balcone, assaporando un pò di sole sulla pelle ancora bagnata ed il vento nei capelli. Ma purtroppo la tranquillità e la pace del momento furono interrotti dalla voce di Luisa che fuori dalla stanza lo stava chiamando. Si alzò un pò seccato, pensando che la sua prima impressione sulla sua padrona di casa fosse giusta, e le aprì la porta con ancora l’asciugamano legato in vita, seminudo.

 

“Dimmi, Luisa…”

“Marco, scusa! Non ti volevo disturbare, ma la mia macchina non ne vuole proprio sapere di accendersi, e non so proprio come fare! Devo assolutamente passare in paese per alcune questioni urgenti! Ecco, lo so che sei appena arrivato….”

“Fammi capire Luisa, vuoi un passaggio in moto?”

“Saresti un tesoro…per sdebitarmi ti preparerò una cena con i fiocchi stasera! Promesso! Non te ne pentirai! Grazie!”

 

E con un balzo saltò per baciarlo sulla guancia, non mancando però di appoggiare i suoi grossi seno sul corpo di Marco.

 

“Ok, Luisa, aspettami alla moto. Il tempo di vestirmi e scendo.”

 

Marco chiuse la porta in maniera frettolosa, si vestì velocemente e la raggiunse. Dentro la sua testa si stava maledicendo, perché sapeva benissimo che quella ragazza era una piantagrane. Però era una piantagrane con le tette molto grandi, e quindi riusciva a trovare argomentazioni molto convincenti.

 

“Luisa, sei mai stata in moto?” Chiese Marco mentre le porgeva il casco.

“No, ma sarà divertente!”

“Ok, però stai attenta. Reggiti forte a me, segui i miei movimenti senza paura. Se hai la sensazione di cadere chiudi gli occhi e fidati di me, mi raccomando non fare movimenti bruschi…”

“Agli ordini!” Disse con un sorriso la ragazza, e Marco fu certo di aver parlato al vento.

“Ok…vediamo di fare presto, perché mi sembra di scorgere delle nuvole scure, non vorrei beccare un temporale estivo per la strada.”

 

Marco salì, accese la moto e fece salire Luisa. Lei lo abbracciò subito e Marco non potè fare a meno di avere un’erezione: quei seni appoggiati alla sua schiena erano veramente sodi, ed il contatto attraverso la poca stoffa delle magliette sembrava quasi in grado di fargli sentire i capezzoli. Parti in maniera un pò brusca, e Luisa lo strinse forte; prese la strada per il paese a bassa andatura, per vie delle numerose buche. Dopo qualche chilometro, poco prima dell’asfalto, Luisa disse:

 

“Da quello che avevi detto mi ero preoccupata, ma non mi sembra così difficile andare in moto!”

“Mi fa piacere, però adesso tieniti salda perché inizia la strada normale.”

 

Giusto qualche metro per pulire le gomme dalla terra, e Marco aprì il gas ed impostò un paio di curve piegando leggermente; come si immaginava, la ragazza perse la sua baldanza, si avvinghiò come un koala iniziando ad urlare. Marco si divertì un pò fino al paese, poi una volta arrivati rallentò per chiederle dove erano diretti. Luisa fece un pò la scontrosa, dicendogli che doveva andare alle poste, ma ci voleva arrivare viva. Indicò la strada a Marco e ci volle meno di cinque minuti.

 

“Ti aspetto qui, mi fumo una sigaretta.”

“Ok, spero di non metterci molto.”

 

Marco la maledì più volte, soprattutto quando dopo 3 quarti d’ora era sempre lì ad aspettare; era infastidito per il tempo buttato via e preoccupato perché oramai quei nuvoloni neri erano sopra di loro, sempre più minacciosi. Dopo qualche minuto uscì Luisa.

 

“Scusami, ma c’era tantissima gente ed io dovevo assolutamente pagare una bolletta entro oggi! Grazie per avermi aspettato così tanto!”

Marco non le rispose nemmeno, ma le fece notare il tempo. “Speriamo almeno di non prendere l’acqua.”

 

Le ultime parole famose; iniziò una leggera pioggerellina, che sicuramente anticipava un temporale con i fiocchi. Marco mise in moto, Luisa si appoggiò a lui e partirono. La strada diventò presto scivolosa, ma la situazione peggiorò una volta fuori dal centro abitato: la moto di Marco non poteva certo andare a velocità sostenuta su una strada sterrata ed ormai la pioggia era aumentata, rendendo entrambi completamente zuppi.

 

“Marco, lo vedi quel grosso salice? Fermati lì sotto, dobbiamo ripararci.”

 

Una volta sotto il salice, scesero dalla moto, ma la pioggia era così forte che la chioma dell’albero, nonostante fosse molto grande e fitta, non bastava a ripararli.

 

“Vieni seguimi: qua dietro c’è una vecchia cascina dove potremmo ripararci.”

 

Marco seguì Luisa per un sentiero e dopo pochissimi metri arrivarono a questo vecchio rifugio.

Aprirono ed entrarono; era una piccola casa con qualche panchina, un grosso camino, un tavolo ed un vecchio divano.

 

“Qua organizziamo delle feste di paese ogni tanto, ed utilizziamo il camino e la cucina per preparare da mangiare.”

 

Ma Marco, dopo aver dato una rapida occhiata intorno, aveva trovato qualcosa molto più interessante da osservare: la maglietta di Luisa era completamente bagnata e oramai completamente trasparente. I capezzoli svettavano sulla stoffa, e si distinguevano benissimo i brividi sulla pelle bagnata della ragazza.

 

“Marco, non so per quanto pioverà, ma qua rischiamo un malanno, se rimaniamo con questi vestiti bagnati addosso. Qua ci sono degli asciugamani puliti, spogliamoci ed asciughiamoci.” Luisa aveva sicuramente notato lo sguardo di Marco, e lo aveva voluto provocare. Si sfilò la maglietta ed i pantaloncini, rimanendo in reggiseno e culotte e guardò Marco con uno sguardo di sfida: “Non mi dirai che sei timido.”

 

No, Marco non era timido, ma in compenso era soltanto arrapato. La biancheria della ragazza, completamente bagnata, era come trasparente, ed aveva scatenato una potente erezione. Non solo adesso distingueva così chiaramente le aureole dei seni ed i capezzoli, ma le culotte lasciavano intravedere le labbra perfettamente depilate.

 

Marco si riprese dopo qualche secondo, e raccolse la sfida. “No figurati, non sono timido.” E si sfilò la maglia.  “Stavo soltanto ammirando le tue tette, visto che effetto mi fanno?” E si sfilò i pantaloni, rimanendo in boxer, completamente deformati dalla sesso in tiro di Marco.

 

“Marco, che bel cazzo che hai….ma non vorrei che stesse scomodo, i boxer sembrano così stretti…lascia che ti aiuti a liberarlo.”

 

Luisa si avvicinò, avvolse con le mani la stoffa per sentire la consistenza dell’asta nerboluta e poi scostò la stoffa per liberare l’oggetto del suo desiderio. Rimase estasiata quando lo vide svettare libero da costrizioni. Più di venti centimetri di cazzo, ed anche bello largo. Iniziò a segarlo lentamente, mentre con l’altra mano accarezzava le natiche di Marco. Lui invece le sganciò il reggiseno, liberando quelle favolose tette ed iniziò a massaggiarle alternando carezze con pizzicotti ai capezzoli.

 

Luisa fece spostare Marco a sedere sul divano e si inginocchiò di fronte a lui. Continuò a masturbarlo leccandogli le palle, mandandolo in estasi. Erano bastati pochi istanti per far uscire fuori la bramosia di sesso della ragazza. Salì con la lingua lungo l’asta, fino a leccare la cappella, baciarla e succhiarla. Lo prese in bocca, ne saggiò la consistenza ed iniziò a farlo sparire fra le labbra, avida ed inesorabile. Marco le prese la testa per tirarla a sè e piantarle l’asta in gola e Luisa non oppose resistenza, anzi iniziò a dettare un ritmo più intenso. Ogni tanto rallentava per succhiare la cappella con decisione, senza mai dimenticarsi delle palle del ragazzo. Una volta insalivata ben bene la mazza, se lo mise fra i seni, ed iniziò una stupenda spagnola, non perdendo occasione di succhiare la cappella ogni volta che faceva capolino dal solco dei seni. Marco cercava di reggere il ritmo, ma Luisa era infoiata. Provò a strizzare con forza i capezzoli, ma la scatenò soltanto di più; ormai aveva perso il controllo e lo stava facendo esplodere dal piacere.

 

Provò a farle rallentare il ritmo, ma la ragazza lo guardò fisso negli occhi:

 

“Vienimi in bocca”

 

Riprese il sublime massaggio con i seni, questa volta senza staccare un attimo la bocca dalla cappella, succhiando come un’indemoniata. Marco ormai aveva perso il controllo e sentiva l’orgasmo montare piano piano dalle palle; ormai ogni tentativo di trattenersi sarebbe stato vano, e si lasciò andare alla voracità della ragazza, che grazie a quelle favolose tette ed al sapiente pompino fece esplodere l’orgasmo del ragazzo prepotentemente nella sua bocca. Appena il primo schizzo le colpì il palato, se lo conficcò con un solo movimento in gola, ingoiando lo sperma come se fosse a digiuno da giorni. E non accennava a rallentare, tanto che l’orgasmo per Marco fu così intenso che quasi iniziarono a fargli male le palle.

 

Piano piano la biondina rallentò fino a staccare le avide labbra dalla cappella. Era soddisfatta, le si leggeva negli occhi, ma non era certo finita.

 

Marco ebbe qualche momento di stordimento, ma si riprese ben presto; fece alzare Luisa, le sfilò le culotte che ormai erano zuppe di umori oltre che di pioggia, e rimanendo seduto la fece montare a cavalcioni sopra di sè, con le labbra depilate all’altezza della bocca ed inizio a leccarla. Luisa iniziò ben presto a mugolare, afferrando la nuca di Marco e spalmandogli letteralmente la fica in faccia, guidandolo al suo clitoride, gonfio e sensibile. Marco le infilò tre dita dentro mentre la leccava, e Luisa apprezzò dimenandosi ancora, ma era chiaro che la ragazza voleva di più; non appena il cazzo di Marco riprese vigore, ci scivolò sopra, impalandosi in un colpo solo ed iniziò una cavalcata da vera amazzone. Si sapeva muovere benissimo e con fluidità, riuscendo a spingerlo sempre in profondità ad ogni movimento, ondeggiando i fianchi con sapienza. I seni ballavano proprio all’altezza della bocca di Marco, che con gioia li leccava, ne succhiava i capezzoli con forza, fino a morderli per sentirla godere ed urlare di piacere.

 

Luisa era una vera invasata; Marco non riusciva a capire se era in preda ad un unico ed intenso orgasmo, oppure se stava venendo più volte, perché sentiva le contrazioni massaggiargli il cazzo e soprattutto sentiva gli umori che grondavano senza sosta. Anche se sovrastato dalla bellezza giunonica della ragazza, all’ennesimo urlo Marco la afferrò con decisione, la sollevò facendola piegare con il viso sui cuscini, per farle sollevare il culo e scoparla alla pecorina.

 

“Si Marco, adesso sfondami il culo con il tuo cazzone”

 

Non se lo fece ripetere due volte ed appoggiò la cappella sull’ultimo buco da violare. Marco immaginava che la ragazza fosse avvezza alla sodomizzazione, ma proprio non si aspettava che fosse lei con un rapido movimento del bacino ad impalarsi sulla verga massiccia, una volta sentito il contatto. Meno male che aveva il cazzo ricoperto del succo di lei, perchè altrimenti gli avrebbe fatto pure male; si ritrovò a piantarle in culo il cazzo fino alle palle con un unico movimento. In realtà Luisa urlò e si irrigidì perché nonostante fosse abituata a farsi inculare, il cazzo di Marco era comunque di dimensioni notevoli. Ma il dolore del primo momento non fece che aumentare la voglia di Luisa, che si adattò subito alla presenza ed iniziò a muoversi ed ad incitare Marco. Ormai lui era in suo possesso, le afferrò saldamente i fianchi ed iniziò a montarla come un animale; non aveva mai caricato così tanto durante un’inculata. La ragazza presto tornò a godere, e si infilò una mano per masturbarsi in mezzo alle gambe amplificando il piacere della sodomizzazione. Marco la sentì inarcarsi, godere e gridare; la vedeva contorcersi sotto i suoi affondi mentre si sgrillettava come foga e grondava dalla fica come un rubinetto aperto.

 

Anche lui però non era indifferente a quel culo e la sensualità di Luisa lo stavano facendo godere; lei se ne accorse e senza diminuire il ritmo, afferrò le palle di Marco quasi volesse spremerle. Ottenne l’effetto desiderato, Marco scoppiò in un secondo orgasmo dritto nel culo della ragazza che si faceva aprire in due come una mela, godendosi i fiotti caldi di sperma che le inondavano lo sfintere.

 

Esausti, entrambi, si lasciarono andare sconquassati dai ripetuti orgasmi. Adesso Luisa sembrava più calma, e soprattutto appagata; rimasero qualche minuto immobili, poi lei si alzò e vide che nel frattempo era smesso di piovere.

 

“Guarda Marco, è smesso di piovere. Potremmo andare a casa e farci una doccia: è stata proprio una bella scopata.”

Si rivestirono, rimontarono in moto e tornarono al B&B.

 

“Ti aspetto per cena, le promesse sono promesse. Sei stato molto gentile ad accompagnarmi in paese. Ma riposati un pò, perché stanotte avrai bisogno di nuove energie!”

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