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Racconti Erotici Etero

Valeria a Praga: Valeria a Praga

By 19 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Valeria a Praga

Finalmente avevo terminato di lavorare in quell’ufficio di nullafacenti. Gli ultimi sette mesi li avevo passati a stretto contatto con dei personaggi pirandelliani, strani e afflitti da mille particolarità. Lavoravamo per un sito internet di calcio ma in realtà si parlava più di filosofia, di discoteche e di radio che di sport. L’unico motivo per cui rimanevo lì era lo stipendio, decisamente superiore alle mie necessità di giovane universitario. In più alla fine dei sette mesi coincideva anche con una sostanziosa buonuscita. E i soldi quando entrano si spendono.

Con la mia ragazza, non stavamo esattamente assieme ma a letto facevamo sempre coppia fissa, avevamo deciso di andare a vedere Praga, visto che nessuno di noi l’aveva mai visitata. Grazie ai soldi guadagnati decidemmo di prenotare in un bell’albergo nella via più ricca della città e di non farci mancare assolutamente nulla in quei giorni. In questo Praga aiutava molto, tanti modi di spendere e tante possibilità per divertirsi.
A Valeria avevo chiesto di mettere in valigia poche cose ma tutte decisamente sexy. Volevo vedere solo tacchi alti, belle scollature, gonne e spacchi abissali. Per l’occasione le avevo regalato anche un completino di biancheria decisamente provocante, una bella guepiere in pizzo e piena di sensuali laccetti.

Entrambi avevamo voglia di una vacanza decisamente erotica, senza troppi taboo e con la possibilità di fare tutto quello che volevamo. Ci aiutava anche il trovarci in un posto dove nessuno ci conosceva. E già all’aeroporto si poteva vedere la felicità e la lussuria da assaporare negli occhi di Valeria. Le avevo pronosticato, scherzando ma non troppo, quattro giorni legata al letto della camera senza riuscire a mettere nemmeno il naso fuori dall’albergo. L’idea doveva esserle piaciuta visto che prima di fare di check-in, in un angolo dell’aeroporto, tirò fuori dalla valigia due paia di manette da sexy shop.

‘Ti piacciono? Ho in mente tanti modi per utilizzarle, vedrai!’

Ero incredulo, tanto da rimanere quasi senza parole. Valeria era spesso una depravata ma quei gingilli superavano anche la mia immaginazione. Eravamo però solo all’inizio. Appena decollati Valeria si alzò dal suo posto per andare in bagno a darsi una rinfrescata. Tornata al posto, senza dare nell’occhio, allargò gli spacchi del cappotto per farmi vedere la cortissima minigonna che indossava assieme ad un magnifico paio di autoreggenti a vista. Era magnifica, inoltre sapeva bene che il giochino del vedo ‘ non vedo, riusciva ad eccitarmi da morire. Saperla vestita così, in giro per l’aeroporto e più tardi per la città, mi faceva venire voglia di saltarle addosso, pur sapendo bene che sarebbe arrivato il momento giusto.
Entrati nella camera d’albergo e tolti i cappotti finalmente riuscì a vedere tutto quello splendore. Si trovava davanti a me, sul letto, la gonna troppo corta per coprire qualsiasi cosa. Fuori si era già fatto buio e ora dovevamo pensare a dove andare a mangiare, cosicché non ci fu molto tempo per giocare. Non impiegammo molto per individuare il posto dove andare a mangiare più tardi e avendo ancora un paio d’ore a disposizione iniziammo a girare per le strade laterali attorno alla piazza del Municipio. C’erano molti negozi e molti sexy shop e ogni volta che ci trovavamo di fronte ad un o di questi, la mia mano iniziava ad esplorare le cosce di Valeria finché decise, ancora una volta di sorprendermi.

‘Dimmi una cosa Giò, così ti piaccio o mi manca qualcosa?’

‘Certo che mi piaci sei un sogno’

‘Invece secondo me c’&egrave una cosa che non va, qualcosa che ancora mi manca per essere decisamente arrapante. Voglio essere guardata di più e da tutti. Forse non &egrave un caso che ci troviamo in una zona piena di questi negozi.’

‘Che vuoi fare?’

‘Dammi la tua carta di credito e fammi un regalo, fammi comprare una cosa utile’

‘Ma scusa non puoi pagartelo da te?’

‘No, voglio che sia un regalo, come si farebbe ad una vera puttana. Io oggi mi sento così e voglio fare la troia fino in fondo’.

Non mi sembrava vero di sentire simile convinzione nelle sue parole. Ancora incredulo le consegnai la mia carta senza pensarci. Venti minuti dopo aveva in mano una busta con due scatole e lo scontrino. 190 euro, tanti, ma anche la mia curiosità di vedere in quelle scatole era tanta. Nonostante le mie insistenze lungo la strada dovetti aspettare di arrivare in albergo per sapere qualcosa di più sull’acquisto. Ma visto che mi tirava per le lunghe decisi di andare prima a fare un bel bagno. Finito di lavarmi e con il solo asciugamano attorno alla vita ritornai in camera e trovai Valeria tra lo specchio e l’armadio. Era semplicemente bellissima. Notandomi iniziò a camminare verso di me con sguardo felino. Indosso aveva un corpetto vittoriano che le strizzava il seno fino a farlo quasi esplodere. I laccetti del corsetto ricadevano poi sul microscopico perizoma che indossava, rimbalzando sul sedere ad ogni suo passo. Ai piedi dei sandali alla schiava con circa 14 centimetri di tacco.

Avvicinandosi si tolse il tanga mostrandomi la sua figa ben depilata, fresca eppure già ben allargata nonostante i diciannove anni. Inginocchiatasi davanti a me, scostò l’asciugamano e afferrò saldamente il mio cazzo già ben eretto. Mi aspettavo una sana pompa o qualche altra bella pratica, ma quello era i giorno delle sorprese. Valeria mise l’asciugamano sotto i miei piedi e prese dal bagno il rasoio e la schiuma da barba, iniziando così un’attenta e precisa opera di depilazione del mio membro. Non lo avevo mai fatto ma la sensazione era magnifica. In pochi minuti mi ritrovai con un pene glabro e con le palle quasi luccicanti. Dopo averlo lavato con l’acqua iniziò a leccarne la punta e pian piano ad ingoiarlo tutto fino alle palle. Aveva una bocca immensa e con la punta del cazzo sentivo senza dubbi le pareti della gola, ma tutto ciò non le dava minimamente fastidio. Anche grazie al massaggio precedente ero ormai del tutto bagnato e con una gran voglia di scopare Valeria. Si mise a novanta ed iniziò a leccarsi le dita per poi infilarsele nel culo.

‘Guarda che puttana che sono oggi, ti piaccio?’

‘Si, mi fai impazzire, sei proprio la troia dei miei sogni. Ma cosa hai comprato in quel negozio?’

‘I sandali. Non ho mai portato tacchi del genere e so che ti eccitano per cui ho provveduto. Ora però devi dimostrarmi che questi sandali ti piacciono. Leccali!’

Non lo avevo mai fatto ma lo avevo desiderato tante volte. Inchinandomi ai suoi piedi iniziai a leccare i tacchi, la zeppa e i suoi piedi finché, soddisfatta, mi chiese di penetrarla analmente. Era li davanti a me, chinata a 90 con il culo ben alzato da quegli splendidi tacchi, penetrarla era semplicemente facile. Come lo appoggiai sulle natiche il mio cazzo entrò nel suo buco senza problemi, era già allargato e ben lubrificato dalla sua saliva. Valeria godeva a bocca aperta, lamentandosi e gemendo in modo da non poter non essere udita dalle stanze vicine. Tutta questa situazione mi aveva portato ad un’eccitazione esagerata e dopo pochi colpi iniziai a venire nel suo culo inondandolo di sperma, anche se feci attenzione a non utilizzarlo tutto sapendo bene che nel corso della notte ne avrei avuto ancora bisogno. Anche Valeria era venuta e ora i suoi umori le scivolavano sulle cosce fino ai laccetti dei sandali.

Con Valeria sotto la doccia ne approfittai per concedermi un bel riposino fino ad ora di cena. Al mio risveglio lei era già quasi del tutto vestita per cui ero io ad essere, una volta tanto, in ritardo. Aveva indosso un top e una gonna lunga e stretta con un magnifico spacco che risaliva fino al gancio del reggicalze che le avevo regalato. Ai piedi il secondo acquisto di giornata, un fantastico paio di decollet&egrave nere con una quindicina di centimetri di tacco e un paio di zeppa. Ero senza parole. Ne al ristorante ne nel locale successivo Valeria era passata inosservata. Il suo corpo delizioso, un bel paio di tette e un sedere ai limiti della perfezione, a mandolino, erano sotto gli occhi di tutti e la situazione contribuiva in modo determinante al nostra eccitazione. Già nell’ascensore dell’albergo iniziai a metterle le mani sotto la gonna per toccarle meglio il sedere. Arrivati in camera lasciammo da parte ogni minima inibizione residua e iniziammo a spogliarci reciprocamente. La lasciai con le scarpe e le calze e ricordandomi delle sue manette le legai i polsi alla testata del letto e, con delle cinture, le caviglie ai piedi del letto. Era mia, potevo farle tutto quello che volevo e non avrebbe avuto modo di protestare. Iniziai a leccarle tutto il corpo partendo dal seno, saltando direttamente alle cosce velate dalle calze, per poi scivolare fino ai tacchi e risalire infine alla sua figa. A colpi di lingua iniziai a martirizzare il clitoride intanto che con le mani le divaricavo le grandi labbra. I suoi umori avevano lubrificato perfettamente le pareti della vagina per cui le introdussi prima un dito, poi due, poi tre infine la mano intera. Valeria non capiva più nulla, ansimava a bocca aperta.

‘Sono una zoccola, dai più in fondo, sfonda tutto. Allargala per bene. Su così, dai!’

‘Stai zitta troia, decido io cosa e come farlo’

Le piaceva essere trattata così e io non chiedevo di meglio. Finito di giocare con la figa avanzai verso il volto e sedendomi sul suo stomaco misi il cazzo tra le sue tette. Lei era legata, per cui prendendo le tette con le mani iniziai a farmi una bella spagnola.

‘Ora slegami ti prego, voglio giocare anche io, lo voglio leccare’

‘No, per domattina &egrave prevista una bella bevuta, ma ora voglio la figa, per cui mettiti a pecorina e fammi godere’.

Appena slegata, Valeria iniziò a leccarsi il seno. Sui capezzoli c’era ancora l’odore del mio cazzo e sembrava decisamente piacerle. Girandola presi a schiaffeggiarle il culo, e più lo facevo più lei era felice. Non capiva più niente e d’improvviso le piantai il cazzo nella figa. Rimase in silenzio, ferma e con la bocca spalancata. Era come se l’avessi sverginata per una seconda volta. Ripreso il controllo di se mi chiese di mettersi sopra, a smorza candela. Sul suo trono di carne Valeria si trovava a meraviglia, sapeva cosa fare e non perdeva tempo. Intanto che si impalava sul mio cazzo, con una mano si teneva una tetta e continuava a leccarla, mentre con l’altra giocava con le mie palle. L’orgasmo fu devastante e abbondante per entrambi. Lei cadde sfinita su di me intanto che sulle mie palle prendevano scendere i miei e i suoi liquidi. Avevo in mente di farle ripulire il tutto, ma per quella giornata poteva anche bastare.

Il mattino seguente, alle dieci, arrivò la colazione in camera. Valeria non ne sapeva nulla, era stata una mia iniziativa. Eravamo ancora a letto per cui il cameriere lasciò il tutto nell’ingresso della nostra camera. C’era di tutto e in quantità abbondante per almeno quattro persone, ma noi avevamo bisogno di riprendere le forze. Avvicinando il carrello a Valeria iniziarono a passarmi per la testa decine di idee per sfruttare al meglio quell’occasione.
Per svegliarla, anziché il solito bacio sulla fronte, le misi il cazzo prima sotto il naso e poi direttamente sulle labbra. Istintivamente Valeria aprì la bocca e ne prese una buona parte. A questo punto era sveglia.

‘E’ arrivata la colazione. C’&egrave di tutto sia da mangiare che da bere’

‘Finalmente, avevo bisogno di qualcosa da buttar giù’

Essendo più veloce di lei nel mangiare, terminai quasi subito il latte e il succo d’arancia lasciandole le brioches, i biscotti, i cereali e la frutta.

‘E io ora i cereali come li mangio? Hai finito il latte complimenti’

‘Puoi metterci l’acqua!’

‘Che schifo, sei proprio stronzo’

‘Io un’idea l’avrei, voglio proprio vedere se solo ieri eri zoccola o lo sarai per tutta la durata della vacanza’

‘Certo che lo sarò anche oggi e gli altri giorni, ci mancherebbe. Mi hai regalato la vacanza e le scarpe, il minimo che possa fare e realizzare i tuoi sogni’

Parole fantastiche. Mi alzai e le portai il cazzo davanti alla bocca. Senza fare domande Valeria iniziò dapprima a leccarmi le palle e poi prese la mia asta tra le sue labbra. Sapeva succhiarlo come nessun’altra e soprattutto le piaceva. Ci perdeva minuti su minuti, per lei il pompino era una delle cose più belle che si potessero fare nella vita. Come non accontentare una femmina così? Valeria ci metteva tutta la perizia possibile e riusciva a procurarmi sempre il massimo godimento. Con la lingua percorreva l’asta per tutta la sua lunghezza e di tanto in tanto la passava anche sulla punta e poi giù sulle palle. Le sue labbra erano delle ventose e la sua bocca talmente profonda e spaziosa da ingoiarlo tutto senza problemi. Era magnifico possederla in quel modo.
Continuò per circa una decina di minuti finché non accelerò i suoi colpi per farmi venire. Le ultime leccate furono lunghe e più intense. Stavo per venire ma feci appena in tempo a toglierlo dalla sua bocca e a versare il mio sperma in un bicchiere di carta. Valeria aveva seguito la mia azione con gli occhi e guardandoli vedevo tutto il suo dispiacere per averle tolto il giocattolo. Intanto che con la lingua le facevo leccare le ultime gocce del mio seme, dal bicchiere iniziai a far colare lo sperma raccolto sui cereali che Valeria aveva versato nella tazza. La trovata la colpì e dopo aver mollato la presa si buttò sulla colazione. Era li davanti ai miei occhi intenta a mangiare dei cereali ricoperti del mio sperma. Una visione a metà tra l’animalesco e lo sconvolgente. Valeria non aveva più il minimo decoro, era una vera e propria troia che rincorreva con felicità il frutto del suo desiderio.

Mandò giù tutto guardandomi con aria felice e compiaciuta. Un’attività che nella nostra relazione &egrave durata per diversi anni.

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