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Racconti Erotici Etero

Vera, cavalla pazza…e innamorata

By 27 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ ormai un mese che sono al negozio. Sono felice, il lavoro mi piace, i gioielli sono sempre stati una mia passione, adoro indossare i miei braccialetti di bigiotteria e vederli luccicare sotto le luci, mentre mostro preziosi ai clienti. Le mie mani lunghe, affusolate, che ora porto curatissime e con le unghie sempre smaltate, maneggiano collane d’oro, bracciali di brillanti, anelli con smeraldi e rubini, perle bianche, nere, grigie. Tutto sembra più prezioso sotto i faretti della gioielleria, più luccicante tra le mie dita bianchissime. La gente compra, io sono soddisfatta, madame Danielle è soddisfatta, Jean è soddisfatto. Almeno, lo spero.
Non lo vedo dal giorno del colloquio, e a volte penso di essermelo dimenticato. O addirittura, sognato’ma stasera finalmente verrà. Non da me, eh’arriva al negozio per la riunione mensile con il personale. Lo aspettiamo alle 20,30, appena dopo la chiusura. Io sono felicissima, un po’ emozionata’e insomma aspetto questo incontro come un’adolescente innamorata.
Le 20,10. Madame Danielle comincia a mettere in cassaforte i preziosi, aiutata da Silvye. Poi cede il suo posto a Rosie e si dirige in ufficio. ‘Vera, vieni con me’, mi dice, passandomi davanti in una scia di Poison, il profumo che usa senza risparmio. La seguo. Non faccio in tempo ad entrare che lei mi si avvicina e, con aria di possesso, mi infila una mano sotto la gonna. ‘Non porti la mutandina’brava, hai fatto come ti avevo ordinato’, e mi spinge un dito nel sesso. E’ un’improvvisata inattesa, ma piacevole, e io, anche se non sono preparata, mi entusiasmo subito. Madame mi invita a controllare insieme il registro delle mie vendite: attaccate, ci dirigiamo verso la scrivania. Il registro è lì, lei con una mano lo sfoglia, con l’altra mi masturba. Sento le sue dita che mi frugano in vagina, entrano ed escono, titillano il clitoride, si spingono più dentro, giocano e svolazzano dentro di me, come farfalle impazzite. Apro le cosce per sentire meglio, la donna mi dà uno schiaffetto sul culo. ‘Sei una bella porcellina, eh? Ti ecciti subito’, mi sussurra nell’orecchio, leccandomelo, e poi mi solleva la gonna e mi dà uno schiaffo più forte, a mano aperta. Mi spinge a faccia in giù sulla scrivania, e di nuovo mi dà un ceffone sul gluteo. Provo dolore, e questo gioco non mi piace, ma non posso sottrarmi, lo so bene. Tento allora di allargare di più le cosce, affinchè lei mi penetri maggiormente con le dita, e il piacere della masturbazione copra il dolore sulla pelle. Lei continua con una mano a sfogliare il registro, ma sembra intuire che non gradisco i suoi schiaffi, e così mi mette alla pecorina, e passandomi l’altra mano sotto il corpo, mi mette un dito sul clitoride, all’esterno. Io sento una scossa nel cervello e comincio a strofinarmi sul suo dito, che lei tiene immobile, teso. Sospiro e vedo già bianco, e l’orgasmo arriva dopo poco, ma è solo clitorideo: così è intenso, mi fa sudare, ma è breve, e mi lascia con una strana smania addosso, una sorta di calore insoddisfatto nella fica.
Mi rialzo, ma la Auteuil non mi toglie la mano dal sesso. ‘Sei appiccicosa ‘ commenta ‘ tutta umida e aperta, che bello’, e per dimostrarmi che gradisce mi dà un’altra sditalinata veloce. Poi la porta si apre, e io faccio appena in tempo ad abbassare la gonna, che entra Jean. Mi sorride, mi porge la mano oltre la scrivania. Io la stringo, e lui subito prende il registro delle mie vendite e comincia a consultarlo. A me viene quasi da ridere per quant’è grottesca la situazione: io qui, senza mutande e un dito di Madame Danielle che mi masturba, e l’uomo che io adoro e dal quale vorrei essere scopata in ogni attimo di fronte a me, per una riunione formale, che controlla il mio operato. Tutti seri, con abiti impeccabili e capelli a posto. Ma Jean se ne accorge. ‘Che odorino c’è qui ‘ dice, sollevando un sopracciglio e guardandoci in modo strano ‘ come di’di miele, di’non so cosa’di sciroppo d’acero, forse’.
Madame Auteuil è una stronza colossale, ora mi sta facendo un ditalino profondo e la mia fica sembra animata di vita propria, guardo Jean in faccia fingendo indifferenza mentre sulle cosce mi cola il liquido del piacere, sempre più copioso’e Jean all’improvviso mi fissa negli occhi e fa: ‘Sembra l’odore della cosina di Vera’o mi sbaglio?’.
Io divento rossa, bordò, viola. Madame Danielle mi toglie le mani dal sesso all’improvviso, con aria colpevole. Jean si sporge verso di noi e, oltre la scrivania, vede le dita della Auteuil bagnate fradice, e capisce. ‘Danielle ‘ le dice, guardandola severamente ‘ lo sai che non voglio che tu approfitti delle ragazze nelle ore di lavoro’.
Lei si scusa, borbotta che il negozio è quasi chiuso, che stavamo controllando il registro, e non so quali altre sciocchezze, poi si scusa di nuovo, dice che non si sente bene e che si allontana un attimo.
Jean fa il giro della scrivania ed è vicino a me’mi sento sciogliere quando mi abbraccia. Mi solleva il viso e mi bacia sulla bocca, e ritrovo quel suo piacevole sapore, quel viso sbarbato ma con qualche punta ispida che mi pizzica un po’, e sento di nuovo le sua mani che mi cingono la vita, come è già successo quella volta, quell’unica volta in cui io e lui abbiamo fatto l’amore e io ho capito che voglio quest’uomo tutto per me.
‘Riconoscerei l’odore della tua cosina tra mille altre’, scherza lui, parlandomi tra le labbra. Io ne sono risentita. ‘Come, quante ne conosci? Quante ne hai provate?’, chiedo; e lui: ‘Non immagini quante. Ma questo deve lusingarti. Ne ho provate a centinaia, grandi, piccole, bionde, rosse, nere, di adolescenti e di donne mature, aperte come fiori spampanati e chiuse come bocciuoli, umide, bavose, asciutte, lunghe, corte’ma la tua è quella che preferisco. E l’unica che mi è mancata’. E così dicendo mi mette una mano tra le cosce, solleva appena la gonna e mi tocca. ‘Ma come sei bagnata’, mormora, sorridendo malizioso.
Io sono imbarazzata, e non capisco perché’il sesso non mi imbarazza mai, i miei umori, i miei odori sono sempre stati il mio orgoglio. Eppure con quest’uomo’non so che mi succede.
Jean si stacca all’improvviso, si siede, prende il registro in mano. Comincia a controllarlo, fa cenni di approvazione con la testa, ogni tanto alza lo sguardo su di me e mi sorride, poi si complimenta. ‘Sei la commessa che ha venduto di più nel primo mese di lavoro. Mi meravigli sempre più, mia cosina pelosa’.
Ridiamo, e subito dopo entrano in ufficio madame Danielle e le ragazze. Lui fa il controllo di tutti i registri, ora strapazza ora si congratula, e madame Auteuil sembra aver dimenticato quanto accaduto prima, e sorride ad ogni commento di Jean, fa sì sì con la testa, aggiunge qualche precisazione.
Alle 21,30 la riunione si scioglie. Le ragazze si preparano per andar via e anche io mi metto il soprabito, ma Jean mi ferma: ‘Vuole uno strappo, signorina Vera? Se non erro, la sua fermata della metro è vicina a casa mia’. Mi sento il volto avvampare, non so se le altre se ne accorgono, io avverto del bollore sulle mie guance, e mormoro: ‘Sì, grazie’, con voce così flebile che la sento a stento io stessa.
Ci allontaniamo insieme sul marciapiedi, mentre la Auteuil chiude il negozio e mette l’allarme. Jean mi indica la sua auto, è una grossa BMW nera. Entriamo e subito mi mette una mano sulla coscia. ‘Quanto ho sognato questo momento, cara la mia cavalla selvaggia’. Io non credo alle mie orecchie’sta succedendo davvero? IO sono mancata a LUI? Ma non è possibile, è troppo bello per essere vero’
Jean parte e prende subito velocità. Ci allontaniamo insieme nella sera parigina, parlando come due fidanzati, ‘cos’hai fatto, ti ho pensato tanto, come mai non ti sei fatto sentire, ma quanto sei bella’, cose così’ed io sono al settimo cielo.
Ci fermiamo in un piccolo spazio verde, non so dove ci troviamo, non ho guardato le strade che prendeva Jean, ero troppo in estasi. Lui non perde tempo, si gira verso di me e mi bacia il collo, me lo lecca, mi sbottona la giacca e mi prende i seni tra le mani, cercando i capezzoli sotto la seta del top. Mi cinge i fianchi, poi mi sussurra: ‘Ti voglio, cavallona mia. Ho voglia di essere cavalcato e sbattuto da te’.
Io non me lo faccio ripetere: mi sollevo e mi giro, e sono su di lui in un attimo. Lui si sbottona i pantaloni e tira fuori il cazzo, mentre io sollevo la gonna. Mi calo sul suo pene e la mia fica lo inghiotte, ed è un momento perfetto, non c’è volgarità, sembra una cosa molto romantica. Scopiamo come due ragazzini arrapati, lui sbuffa e spinge in su e mi dirige tenendomi per i fianchi o sollevandomi dai glutei, io sembro davvero una cavalla imbizzarrita, mi contorco su di lui, vado all’indietro, in avanti, sospiro, grido, gemo. E salgo, scendo, salgo, scendo, e con i muscoli della fica mi contraggo, gli stringo il pene, poi allento la presa e lui grida, io risalgo e scendo ancora, sempre più veloce, e godo, godo da morire. Un orgasmo infinito, di una intensità mai provata, e quando ancora il mio corpo è squassato dalle contrazioni della vagina, anche Jean viene. Mi schiaccia i seni con le mani, mi fissa negli occhi e mi dà un bacio profondo, mentre sento il suo sperma in fiotti caldi che mi riempie la fica. ‘Mia cavalla pazza ‘ mi sussurra sulla bocca ‘ non ho mai provato una cosa così. Sono io il pazzo’sono pazzo di te’. Mi dà un altro colpo, poi si abbandona all’indietro sul sedile.
‘E’ stata la scopata più eccitante che io abbia mai fatto’, mi dice, mentre mi sposto sul sedile affianco. Io chiudo gli occhi, estatica. Cerco di chiudere le cosce, perché lo sperma mi sta colando via dal corpo e non voglio impiastricciare i sedili. Ma Jean si alza e con una sola mossa fa cadere giù la mia spalliera. Poi si stende di nuovo e mi mette una mano sulla fica. ‘E’ piena di me ‘ mormora ‘ dobbiamo pulirla un po”. E mi penetra con due dita. Le muove dentro di me e le tira fuori, colanti di sperma. Se le pulisce con un fazzoletto e poi lo rifà. Tre volte, e io ho la fica pulita, ma sono di nuovo eccitata. Quando quest’uomo mi tocca, io divento pazza. Se n’è accorto, lui, e ride, e mi dice che sono la sua cavalla pazza e vogliosa, ‘ma io sono un vecchietto e non posso starti dietro’, scherza, e poi si solleva, e si inginocchia davanti a me, tutto rannicchiato, e comincia a leccarmi il sesso. Io apro le cosce, voglio sentire la sua lingua, questa lingua meravigliosa, che mi fa vibrare di piacere. E’ calda e lunga come un’anguilla, lui è bravissimo, mi lecca con un’abilità che rivela una lunga esperienza. Io sono gelosa al pensiero di lui che lecca altre donne, ma non voglio deconcentrarmi da questo fantastico cunnilingus, sto impazzendo, ecco l’orgasmo che arriva, vedo le stelle, sento un calore e una follia che mi prendono i fianchi e i reni, e comincio a spingere e urlare, e mi sollevo dal sedile, mi contorco, muovo le anche in una danza scomposta. Poi mi fermo, esausta. E Jean ride, e mi dice che dopo questa scenata è veramente convinto che io sono una cavalla selvaggia. ‘Ma io ti adoro’, conclude, e poi si stende su di me. Mi bacia, sento il mio sapore sulle sue labbra, e lo bacio anche io. Il cielo di Parigi ammicca su di noi, fa brillare le sue stelle, e io sono di una felicità che non credevo possibile’Mi starò innamorando?

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