Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti EroticiRacconti Erotici Etero

Visioni che s’accavallano

By 24 Novembre 2020No Comments

La società per la quale lui lavora esige in maniera silente, pretende assai, reclama molto e vuole in modo tacito sempre di più, eppure i soldi per gli sventurati e per gli umili subordinati lavoratori che faticano, sono ahimè sempre quelli, comprensibilmente esigui, ovviamente e malauguratamente pochi. Il reparto delle vendite incalza, pressa e sollecita, anche se le rimostranze e le lagnanze vengono sempre e unicamente dagli alti ranghi. Gerardo deve affrettarsi, deve spicciarsi per concludere tassativamente il rapporto amministrativo per poi inviarlo perentoriamente via posta elettronica al dirigente aziendale entro la mezzanotte, tenuto conto che lui si farà indubbiamente aiutare dai suoi più devoti coadiuvanti e dai suoi fidati colleghi di sempre. Gerardo, infatti, seguita incessantemente a ribadirmelo da questoggi già di buonora al telefono, io ipotizzo che attualmente lui sia rinchiuso nella sala di fronte al PC, intanto che cerca di risolvere sbrigando l’intricato nesso e di ratificare la corposa relazione da inoltrare. Approssimativamente me lo vedo là di fronte, accomodato e vistosamente tarato con lo sguardo fisso sullo schermo, intanto che i lascivi e gli scostumati pensieri, tallonano brillantemente e irrimediabilmente la sua persona.

Vi svelo al presente una piccola divagazione, vi spiattello una breve, incontinente e sregolata ponderazione: a dire il vero ci penso sempre, lo so, non posso farne a meno, perché mi eccita parecchio. Tu mi dici e mi manifesti di frequente, che io ho la fica straordinariamente stretta e soffice, alquanto amabile, florida e appetitosa. Tu mi scopi con un’approfondita passione e con un determinato trasporto, nella postura della pecorina talvolta mi conficchi il tuo cazzo in maniera rozza e bestiale, poiché talvolta percuoti con impeto il tuo inguine contro le mie chiappe, pur non avendo un membro enorme. Io avverto sempre sensazioni straordinarie, impressioni indicibili e sensi indefinibili, i miei capezzoli sono grossi ed eretti come dei chiodi. Rammento, inoltre, anche quando sovente mi scopi di fianco sul letto, di fronte alla grande specchiera con la pelosissima fica bene in vista, m’accaloro ulteriormente esplorandomi in quella dissoluta visione e in quella sfrenata arte del coito, come pure tu d’altra parte. Esamino e squadro il mio viso e in ugual modo analizzo lestamente la tua aizzata e soddisfatta lasciva espressione, la tua libidinosa e sviscerata impressione della faccia che lussuriosamente si contrae, attraversata da un godimento irriferibile e inedito che vivi, assumendo ghigni indicibili e smorfie d’indescrivibile piacere che ti sconquassano di certo.

A dire il vero, qualcosa d’imponente, di mirabolante e di smisurato sta nel mentre per sopraggiungere, perché io mi rendo conto che tu stai praticamente per sborrare, intanto che io esamino il tuo viso modificarsi rapidamente per la sovrastante esplosione conclusiva, nel tempo in cui il mio corpo è varcato da spasmi irregolari e da struggimenti frenetici. Tu sennonché m’avvisi poco prima, annunciandomi l’apice sommo del tuo piacere che approderà, io ti dico premurosamente di rallentare per ritardare l’eiaculazione, stavolta mi dai retta e resisti, non ti opponi, moderi gli affondi, quasi ti fermi. Passano pochi istanti e raggiungo finalmente anch’io il culmine massimo del godimento e vengo urlando il mio dissoluto, passionale e lascivo orgasmo contorcendomi. Tu mi ribadisci che quando vengo sono un’autentica rappresentazione, un vero spettacolo della natura, perché ora ti lasci totalmente andare tu, intanto che mi spruzzi addosso mentre scopiamo di fianco in parte sulla pancia e in parte sulla mia pelosissima fica, la tua ingente, densa e lattescente sborrata che cola. Io sono estasiata ed entusiasta per quella vista, mentre guardo attraverso la grande specchiera della nostra camera da letto il mio corpo inzaccherato della tua sborrata e il tuo viso deformato ma gratificato per quell’estasi conseguita, per l’apogeo finale raggiunto di entrambi. In seguito ci guardiamo negli occhi e sorridendo ci baciamo.

Lo so bene, sono indotta a credere che io sono incessantemente nelle tue intime e libidinose riflessioni, dal momento che mi concretizzo comparendo da te, per di più neglistanti più inaspettati. Eccomi qua, adorato e fortunato caro amore mio. Arrivo là, dopo maggiro per lo studio, transito accanto allufficio, mintroduco fra lo scaffale e lo scrittoio e t’osservo, con una maglietta multicolore che mi rende più giovanile, sbarazzina e vitale del solito, giacché a quest’ora non c’è più nessuno. Dopo tinchiodo acutamente con lo sguardo e ti sorrido amorosamente, procedendo a rilento con i piedi nudi, intanto che con un dito inseguo i bordi dello scrittoio. Adesso sono nella parte retrostante della tua grande ergonomica poltrona, tu sei accomodato di fronte al PC che esamini con scrupolo quelle pratiche indilazionabili. Le mie mani si posano debolmente sulle tue spalle, tu ne avverti distintamente lardore e spiccatamente la foga, poiché digradano sul tuo torace, nel tempo in cui il mio viso s’approssima al tuo. Percepisci il mio lascivo alitare educatamente sul collo, al presente le mie labbra depositarsi gentilmente sulla tua nuca.

Attualmente sei otturato, ostruito fra le mie braccia, la mia bocca ti testa, ti saggia e t’assaggia, la mia lingua alletta il tuo orecchio, dopo si sofferma sul lobo, intanto che un radicale brivido ti pervade coinvolgendoti integralmente. Con le dita slaccio abilmente i bottoni della tua camicia, in seguito mintrufolo per individuare i tuoi capezzoli. Li afferro, li brandisco e te li stimolo. Ora un tremore t’accalappia sconquassandoti, sennonché più di sotto, distinguo il tuo cazzo che palpita. Al presente mi metto in moto, mi disloco di lato, in tal modo mi colloco di fronte, fra te e lo scrittoio. Le mie iridi sfavillano risaltando di quel bagliore che preannuncia al mio trastullarmi, al mio inerente e intrinseco dominarti. Ebbene sì, non lo nego, perché mi piace e tu lo sai molto bene, perché mi diletta gareggiare. In seguito mi piego verso di te per baciarti e nel compiere quest’atto la mia blusa s’apre, lasciandoti esaminare i miei seni colmi e armonici, con i capezzoli già gonfi dallo slittare del tessuto sulla mia pelle.

Io ti bacio pacatamente, la mia lingua s’alterna danzando attorno alla tua, dopo indietreggia e si prodiga offrendosi di nuovo: in realtà non è un bacio, questo è un balletto di lingue snodanti e serpeggianti che si tallonano senzintervallo. Le mie mani acciuffano le tue e dopo le recapitano sulle mie tette: io bramo essere palpata, adulata e vezzeggiata, tu mosservi nel momento in cui mi sollevo, diritta, inclinando la testa allindietro per consentire alle mie tette di fuoriuscire allo scoperto, mentre la blusa precipita per terra senza provocare frastuono alcuno. Io sono integralmente nuda e inerme, dinanzi a te, intanto che mi osservi mi riferisci che sono un vero incanto, io di riflesso approvo e ti sorrido con gli occhi chiusi.

Tu sei infervorato ed euforico, palesemente sobillato, io lo capto per bene, attualmente le mie mani frugano aizzate in direzione della cinghia dei tuoi pantaloni, la sfibbiano con modo di fare convinto e risoluto, seguendo il bottone e la chiusura lampo. Dopo ti circondo i fianchi con le mani ed educatamente faccio slittare ai miei piedi, pantaloni e mutande simultaneamente. Il tuo cazzo accalorato è autonomo desibirsi a me: lui è sodo, tumido, dilatato e palpitante, ha una voglia smisurata e viziosa di me. Io lo so, io so tutto di te, te linterpreto comprendendolo dal tuo sguardo. Ridendo a fior di labbra, mi genufletto di fronte a te e adocchiando estasiata il tuo cazzo, comincio ad accarezzarti le gambe. Dopo di sotto individuo lo scroto, con le dita stimolo il tuo cazzo, ispezionandolo e visitandolo per tutta la sua estensione, intanto che lo quantifico, lo soppeso e lo valuto compiacendomi e rassicurandomi. Tu esamini la mia testa piegarsi, tuttavia prima di schiudere le mie labbra per ospitare il tuo cazzo, io ti rivolgo una sbirciata dinamica, gongolante e giubilante.

“Che meraviglia, che grotta rovente che hai, sei un vero incanto” – prorompi tu lestamente in modo inatteso, sbalordendoti per la mia accogliente, deliziosa e nerissima cavità.

La mia bocca incorpora affagottando per bene il tuo cazzo, la mia lingua è lesta e ampia, subito dopo intraprende a baloccarsi con il prepuzio, io lavvicendo intorno, la faccio scivolare su e giù per tutta la lunghezza, iniziando dalla sommità e terminando alla radice. Un gemito, il primo. La mia bocca ti fa farneticare, tu vaneggi all’inverosimile, le mie mani non cessano daccarezzare la sporgenza della tua zona erogena. E invero una straordinaria intesa, un’affascinante e ammaliante cooperazione di più elementi, perché sono distintamente manovre amabili e gesti febbrili quelli che ti fanno sragionare. Nel mentre, io amplifico lievemente la cadenza, le tue mani si posano sulla mia testa accarezzandomi la nuca e le spalle.

Lo so bene, adesso hai un marcato subbuglio, un eloquente scompiglio che ti scardina dentro nella testa: sono molteplici le intenzioni, multiple le percezioni, differenziate le proiezioni e numerose le idee che saccavallano, che si mescolano e che singarbugliano in maniera indistinta e intricata. Tu avverti il puro piacere risalirti dalla psiche, dall’intelaiatura dell’anima, dal tuo centro energetico e vitale. Con la voce flebile diffondi altri lamenti, gemiti più intimi e a brevissima distanza, ecco, questo è il distintivo e peculiare segnale. Io lo so, sicché rincaro ancora il movimento, le mani e la bocca vezzeggiano e succhiano insaziabilmente.

Repentinamente però, un tiepido, gradevole, lungo e corposo fiotto mallaga la bocca. E la tua deliziosa, ammaliante e invitante sborrata, il tuo intimo piacere, in quanto è squisito, robusto e imperioso che sgorga, io me lo bevo. Dopo lacme del piacere hai ancora gli occhi chiusi, perché riaprendoli agogni i miei. Tu stai ancora sussultando, mentre le conclusive ondate di piacere ti scuotono. Adesso sono genuflessa di fronte a te, accerchio la tua vita con le braccia e colloco la mia faccia sul tuo cazzo, tra le tue cosce. Tu con gli occhi serrati mi sfiori amorevolmente.

Sono passati pochi attimi, in tal modo, agganciati nel tempo, appesi nel blandire viziando quel soave, benevolo e armonioso sentire, quel bendisposto e indulgente apprendere. Spalancando gli occhi ti squadri da ogni parte: la sedia ergonomica, lo scaffale, lo scrittoio, il PC e la relazione da ultimare tassativamente, perché dev’essere obbligatoriamente inoltrata in tempo utile entro la mezzanotte.

Attualmente non mi esamini né mi valuti più, io non sono presente, eppure m’avverti, mi cogli nel tuo intimo, perché io sono insolentemente dentro di te, vivamente, eroticamente, premurosamente, e lo sarò per tanto, tanto tempo.

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply