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Vita da Studenti Universitari a Napoli

By 11 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Sapete, essere nati in un piccolo paesino di provincia ha molti aspetti negativi. E’ un ambiente ristretto con una mentalità molto arretrata dove non ci sono prospettive e se vuoi studiare all’università sei costretto ad andartene spesso anche molto lontano, magari in grandi città molto diverse dalla tranquillità in cui vivevi prima. E’ appunto quello che è capitato a me, giovane ragazzo della provincia molisana, che per studiare medicina è stato costretto a trasferirsi nella grande e caotica metropoli di Napoli.
All’epoca avevo solo 18 anni, ero poco più che un ragazzino, imbranato rispetto a certi aspetti della vita incluse le questioni di sesso. Avevo dato soltanto qualche carezza o bacetto, in effetti, non ne sapevo quasi niente. Per fortuna la mia monotona vita sessuale stava per prendere una piega che mai avrei immaginato prima e questo grazie alla gran troia che si rivelò essere la mia coinquilina.
Naturalmente per vivere così lontano da casa è necessario trovarsi una stanza dove appoggiarsi, dove studiare, e dormire la notte. Napoli da questo punto di vista è ottima, puoi trovare di tutto a seconda di ciò che cerchi. Dai costosi appartamentini nei condomini chic dei quartieri alti, ai subaffitti più economici in palazzi molto spesso fatiscenti dei rioni popolari.
Non appartenendo ad una famiglia molto facoltosa e non volendo pesare troppo sulle spalle dei miei genitori, ho deciso di accasarmi in un piccolo appartamento situato in un ex convento di monache nel quartiere Sanità, uno dei rioni più popolari e controllati dalla delinquenza organizzata di tutta la città partenopea. Nonostante tutto, oggi non credo che questa sia stata una scelta sbagliata o negativa, se ti fai i fatti tuoi e non dai fastidio agli altri, è un quartiere abbastanza normale. La casa era abbastanza spaziosa anche se aveva bisogno di una ristrutturazione urgente. C’erano tre stanze da letto di cui una, quella più lontano dalla porta d’ingresso, davvero molto spaziosa e che poteva essere usata come una doppia, una cucina vecchia ma funzionante, un piccolo salottino e soprattutto due piccoli bagni che si riveleranno essenziali nello sviluppo della nostra storia.
L’avevo trovata grazie ad uno di quegli annunci che i ragazzi attaccano con lo scotch alle cabine telefoniche fuori alle università. Ricordo ancora che non appena lessi l’annuncio subito chiamai il numero segnato. Mi rispose una ragazza dalla voce un po’ roca dicendomi che quel giorno stesso aveva già preso appuntamento con un paio di ragazze e che probabilmente le due stanze libere sarebbero state affittate. Comunque aggiunse che se volevo passare non c’erano problemi, magari le due ragazze avrebbero potuto decidere di dividersi la stanza doppia, lasciandomi quindi libera l’altra.
‘Farsi un’affacciata non costa niente’pensai’ è qui vicino e non perderò molto tempo.’ Così presi la via dei decumani e mi avviai verso la stazione di Piazza Cavour seguendo le indicazioni che la voce mi aveva dato per telefono. Senza molta difficoltà trovai la casa che cercavo, era nel vico dietro alla stazione, proprio all’ingresso della Sanità. Sotto al palazzo, un gruppo di ragazzotti intenti a vendere sigarette di contrabbando, giocavano a carte per perdere tempo, io sapevo che in verità erano le sentinelle di qualche boss del quartiere pagate per controllare ogni minimo movimento da Fuori Porta San Gennaro. Niente poteva entrare o uscire dal rione senza saperlo, anche uno spillo veniva notato.
Senza dargli molta attenzione, salì i gradini dell’ingresso dell’ex convento e bussai al citofono. Riconobbi la stessa voce roca che mi aveva risposto al telefono. Mi disse di salire al primo piano porta a sinistra delle scale. Si vedeva che era un ex convento, il soffitto dell’ingresso del portone portava ancora intonacato l’affresco della madonna circondata dagli angeli e nel cortile centrale, un vecchio pozzo sigillato faceva bella mostra di sé. Con mia grossa sorpresa, mi venne ad aprire una ragazza piuttosto grande di età, si vedeva che aveva superato da tempo i 30 anni, i capelli erano castani chiari ma sbiaditi come quelli di chi si avvia al grigiore dell’età matura, il suo volto era segnato dalle rughe ed i denti giallognoli forse per il molto fumo non le davano un aspetto attraente. Doveva essere stata abbastanza carina da giovane, ma certamente adesso la giudicavo alquanto bruttina. Si chiamava Lucia ed era di origini Pugliesi, pure essendo nata in Australia da immigrati ritornati in Italia negli anni 80.
Mi fece accomodare in cucina, spiegandomi che era amica intima della proprietaria e che essendo quest’ultima molto impegnata col lavoro fino a tarda sera, le aveva delegato di trovare dei nuovi coinquilini. Come avevo supposto, scoprì successivamente che era abbastanza grandicella (all’epoca aveva 36 anni), lavorava come lettrice di Inglese presso una scuola paritaria del vomero. Era ‘l’inquilina storica’ di quella casa in cui viveva da ben otto anni. Mi fece vedere le due stanze, la singola a cui ero interessato era quella più vicina all’ingresso. Un vecchio balcone con infissi di legno tutto scheggiato e in parte sverniciato di bianco dava sulla strada sottostante, un’altra finestra laterale dava su uno stretto vicoletto che andava alla stazione. Il pavimento era delle vecchie mattonelle di ceramiche rosse schizzate di nero tipiche delle vecchie case. In compenso, la stanza era bene arredata. Un grande letto matrimoniale occupava un angolo della stanza, mentre due armadi erano stati incastrati nello spazio della porta interna che collegava la stanza con quella adiacente di Lucia. Ma quello che mi attirò di più fu l’enorme scrivania arancione che troneggiava al centro, era così larga che ci potevano studiare benissimo in due senza avere impiccio.
-Ambiente molto sporco -pensai- ma con una bella pulitina credo sia più che sufficiente per adesso. – Decisi di propormi come affittuario, il prezzo era più che buono, solo 170 Euro, spese di corrente, acqua e gas escluse, per una stanza di 20mq a pochi metri dalla metropolitana e dalla mia università.
Lucia ribadì che, come già mi aveva accennato, era in attesa di una coppia di ragazze che l’avevano contattata prima di me e che erano indecise se prendersi entrambe le stanze libere oppure la doppia. Inoltre, aggiunse che comunque le avevo fatto una buona impressione, che si vedevo ero un bravo ragazzo e certamente mi avrebbe informato sugli sviluppi. Mentre già ci avvicinavamo all’ingresso ed eravamo ai saluti, in quel momento suonò il campanello. Erano le due ragazze di cui Lucia mi aveva parlato poc’ansi. Decisi, sotto suggerimento della stessa Lucia, di rimanere magari per sfruttare l’occasione e tentare d’influenzarle nella loro scelta.
Erano due tipe alquanto carine, entrambe avevano lunghi capelli neri. In particolare una delle due mi colpì maggiormente, si chiamava Alessandra. Era alta probabilmente intorno al metro e 75, un gran bel fisico, si vedeva che aveva frequentato la scuola di danza sin da bambina con ottimi risultati. I capelli lunghi fino alle spalle incorniciavano il suo volto delicato in cui spiccavano gli occhi grandi e neri come la notte, che mettevano i brividi solo a guardarli. Tutte le volte incrociavo il suo sguardo mi sentivo a disagio. Come se qualcosa mi si muovesse dentro, una sensazione che mai avevo provato prima. La piccola bocca rossa e carnosa da cui spiccavano denti perfetti, e il nasino alla francese la rendevano ancora più carina. Indossava un vestitino scuro abbastanza scollato che lasciava intravedere una terza abbondante. Un ciondolo di ambra a forma di tartaruga faceva bella mostra di se sul suo petto. Le parte inferiore del corpo indossava una gonna stropicciata viola scuro che le arrivava a mezza coscia, mentre ai piedi calzava degli stivaletti neri.
L’altra ragazza, Cristina, veniva dalla provincia di Potenza e studiava anche lei medicina a Napoli. Era molto più bassa della sua amica, credo che non arrivasse al metro e mezzo. Nel complesso era fisicamente meno carina di Alessandra, ma aveva un viso molto solare, in particolare labbra carnose che sorridevano sempre ed anche i suoi modi di fare graziati e garbati rendevano la sua presenza piuttosto gradita.
Rimanemmo in cucina a parlare per una mezz’oretta, al termine della quale le ragazze decisero di venirmi incontro e di dividersi la camera doppia per 230 Euro. Per fortuna, il fatto che sarei stato l’unico ‘uomo’ nella casa non era stato un problema. ‘Anzi’disse Lucia scherzando ‘un uomo in casa è utile per una protezione, e per i lavori pesanti.’
Mi accordai con Lucia per entrare in casa dall’inizio del mese successivo. L’accordo, naturalmente in nero, prevedeva due mensilità di caparra che mi sarebbero state restituite quando avrei lasciata la stanza.
Fu così che trovai la mia prima casa da studente.

Continua … Capitolo II – Vita a quattro Quando dopo 18 anni di vita a casa con i tuoi dove c’è una madre che pensa a tutto, cucina, lava i tuoi vestiti, pulisce la tua stanza, fa la spesa, vieni di colpo catapultato in una nuova realtà in cui devi sopperire a tutti questi bisogni da solo, se non ti senti perso e un po’ spaventato all’inizio, NON SEI NORMALE.
I miei genitori mi avevano aiutato nel trasloco di quelle poche cose essenziali di cui avevo bisogno per sopravvivere. Vestiti, coperte, vettovaglie, qualche libro ed una piccola vecchia televisione in bianco e nero. Caricammo tutto sulla vecchia Alfa-33 grigia di mio padre e partimmo, dopo avere salutato mia madre che piangeva stringendo un fazzoletto nella mano sinistra, neanche stessi andando in guerra.
Ricordo bene i primi mesi nella nuova casa, probabilmente i più duri.
Non ero da solo in casa e, quindi, si dovevano fissare delle regole comuni da rispettare, come dividersi gli spazzi nel frigorifero e quelli per le nostre vettovaglie, stabilire il turno di chi doveva buttare l’immondizia o andare a pagare le bollette. Per fortuna, non ci furono molti problemi a sistemarci. Il frigorifero era suddiviso in quattro ripiani, per cui decidemmo di occuparli uno ciascuno. Io, scelsi quello inferiore, Lucia prese quello superiore mentre i ripiani centrali contenevano le provviste di Christina ed Alessandra. Per le pulizie della casa, ognuno era indipendente per la propria stanza, mentre gli spazi comuni andavano lavati almeno una volta a settimana. Organizzammo un calendario settimanale a rotazione. Per cui, ogni settimana ci toccava lavare uno tra l’ingresso, il salottino, la cucina o i due bagni. Nel caso in cui qualcuno avesse saltato il turno veniva sostituito con l’obbligo di recuperarlo nelle settimane successive.
Tutto sommato mi ripresi presto dall’impatto iniziale con l’indipendenza. Facevo la spesa nel supermercato sottocasa quando ritornavo dall’università, e pian piano incominciai anche a cucinare qualcosa. Il primo semestre dei corsi da seguire si distribuiva in tre giorni alla settimana. Lunedì, mercoledì e giovedì lasciandomi molto tempo sia per studiare sia per le faccende di vita quotidiane.
In casa mi trovavo abbastanza bene, in particolare con Cristina e Alessandra si era creato un bel rapporto di amicizia. Purtroppo non ci vedevamo molto durante le giornate, a causa dei nostri impegni, però la sera si pranzava sempre insieme tutti e tre. Ore nove e 30 in punto, tutte le sere per quattro anni. Forse avevo un rapporto alquanto freddo e formale con Lucia. Ma mi era sempre parsa un po’ acida nel suo modo di fare, un po’ certamente perché apparteneva ad una generazione differente. In parte credo per una difficoltà nel socializzare che si portava dietro dal trasferimento in Italia. Doveva essere stato un bello shock passare dalle spiagge assolate di Adelaide al grigiore di un paese sperduto tra le colline Foggiane.
Di solito nel dopo cena ce ne stavamo tutti e tre seduti a chiacchierare nel salottino al buio. Attraverso le grandi finestre filtrava la luce arancione delle lampade sospese per strada. Era il momento più tranquillo e rilassante della giornata, anche se a volte da fuori proveniva l’urlo sgraziato di qualche scugnizzo napoletano in sella al suo scooterone truccato. Del tutto normale nella Sanità . Alessandra e Cristina erano solite sedere sulle due poltroncine stile ‘800 ai lati del finestrone, mentre io, più ingombrante, me ne stavo sul divanetto marrone di fronte a loro. Avevamo anche una bella televisione a colori gentilmente donatoci da Adelia, la padrona di casa.
Mi piaceva molto stare lì a parlare con loro, si chiacchierava degli avvenimenti della giornata o magari un ricordo divertente emerso durante la visione di un film. Senz’altro posso dire che mi sentivo felice, facevamo ormai parte della stessa famiglia. Ci volevamo bene.
E’ stato intorno al periodo natalizio che il mio rapporto con le ragazze iniziò a cambiare, questo certamente grazie ad Alessandra la quale, non sapevo perché, aveva iniziato sempre più spesso a spostare gli argomenti delle nostre conversazioni serali sul sesso. Come ho già detto, aveva un bellissimo corpo ed un fascino che ammaliava chiunque entrasse nella sua orbita. Cristina, invece, era molto più timida e di solito durante i racconti della sua amica sorrideva imbarazzata senza dire parola. Decidemmo di festeggiare Natale e Capodanno il 22 di dicembre. L’ultimo giorno in cui eravamo insieme prima che ognuno fosse ritornato a casa dai propri parenti. In verità mancava Lucia che era partita il giorno prima e non sapeva niente della festa, ma non era gradita. Forse gelosa della nostra amicizia, aveva iniziato a fare dei veri e propri dispetti. Come staccare l’interruttore dello scaldabagno dalla corrente dopo essersi lavata, costringendosi spesso a docce congelate. Oppure lamentarsi delle nostre discussioni notturne dicendo che facevamo troppo chiasso e che lei non riusciva a dormire.
La diffidenza iniziale nei suoi confronti si trasformò in ostilità a causa delle bollette della luce. Infatti, Lucia era l’unica che usava per il riscaldamento, spesso per tutto il giorno, una stufa elettrica, incurante dei consumi eccessivi di corrente che puntualmente arrivarono. Ben 367 Euro tra Ottobre e Dicembre, una cifra che neanche a casa mia avevo mai visto. Nonostante le nostre proteste con la proprietaria, che se ne lavò le mani, alla fine fummo costretti a cedere ed a dividere le spese per quattro. Ma da quel momento Lucia venne bandita e non entrò mai nel ‘nostro cerchio’.

continua…capitolo 3 – Sbigottimento (VM18) Capitolo III – Sbigottimento

La cena, preparata con cura dalle ragazze, consisteva in un primo piatto di fettuccine con gamberetti e zucchine seguito da un secondo di gamberetti in salsa tonnata dentro uova sode tagliate a metà. Naturalmente non mancavano né il vino né la birra, di cui le ragazze apprezzavamo molto le virtù. Melone bianco, mele ed arance sbucciate facevano bella mostra nel vassoio della frutta. Mangiammo con gusto, era il nostro primo pranzo di Natale insieme. Ricordo ancora il sapore delizioso dei gamberetti nella mia bocca, le mie papille gustative sprizzavano gioia da tutti i pori.
Finita la cena, intorno alle 11, Alessandra e Cristina mi invitarono nella loro stanza per bere un’ultima birra. Accettai di buon grado, sopra il tavolo c’erano una decina di lattine, un pacchetto di Chesterfield rosse da 10 e una marea disordinata di valigie, in parte ancora da preparare. Ben presto la serata si animò, le birre avevano fatto effetto, ed eravamo tutti e tre distesi sul letto che avevamo unito a mo di matrimoniale. Non ero solito bere molto e certamente mi sentivo alticcio se non totalmente ubriaco. Iniziammo a fare battute su Lucia e Adelia. Dicevamo che erano due vecchie lesbiche frigide e che i soldi del riscaldamento dovevano ficcarseli su per culo. Ridevamo a crepapelle, non riuscivo più a fermarmi. Ad un cero punto, tutto quel bere si fece sentire avevo la vescica piena e non ne potevo più. Lasciai le ragazze ed andai in bagno a fare pipì e a rinfrescarmi un attimo.
Passarono 5-6 minuti, quando uscii dal bagno rimasi allibito dalla scena che mi si presentava davanti, non credevo ai miei occhi. Le mie due coinquiline erano quasi completamente nude sul letto e si stavano toccando reciprocamente alla grande tra le mutandine colorate. Rimasi impietrito sullo stipite della porta. Non si erano ancora accorte della mia presenza tanto erano prese. Vedevo le loro mani che si toccavano e massaggiavano. Un movimento ritmico che mi ipnotizzava, Cristina che accarezzava il seno di Alessandra, mentre quest’ultima le frugava tra la mutandina bagnata. Mi eccitai all’istante, avevo il cazzo duro che mi doleva nei pantaloni. Indietreggiai istintivamente in modo da nascondermi, abbassai la mano sinistra iniziando a massaggiare delicatamente il glande. Non poteva essere vero, pensai, era un sogno, uno di quei bellissimi sogni causato dal troppo alcol. Le ragazze si erano tolte anche le mutandine, vedevo i loro cespuglietti in fiamme. Alessandra afferrò violentemente la testa di Cristina stampandole un bacio bollente sulle bocca. Le loro lingue si contorcevano come serpenti in calore, incrociandosi, roteando vorticosamente per poi lasciarsi andare prima di ricominciare. La testa di Alessandra scivolava lentamente lungo il corpo di Cristina disegnando con la sua lingua una scia che dalla bocca scendeva sul collo, poi tra i seni abbondanti succhiati con grande avidità. Continuò a scendere lungo il ventre finché si fermò tra le cosce della sua amica. Mormorandole ‘Fidati di me, vedrai quanto ti piacerà’. Allargò delicatamente le grandi labbra con l’indice e il pollice mettendo in evidenza l’interno della vulva di Cristina ed il clitoride gonfio che sembrava un piccolo pene. Iniziò a leccare la figa della sua amica, prima con colpi leggeri, poi, con forza sempre maggiore, infilava la lingua nella fessura movendola ritmicamente in senso antiorario soffermandosi a succhiare il clitoride. Cristina iniziò a gemere di piacere, contorceva i fianchi come in una danza orgiastica, mentre con le sue mani si aggrappava forte al lenzuolo del letto, rischiando di strapparlo. Poi, Alessandra afferrò il bacino di Cristina e lo tirò a se. Le sollevò le gambe mettendo in evidenza le sue belle chiappette sode tra cui si schiudeva l’invitante forellino. Si inumidì le dita della mano destra leccandosele una ad una prima di iniziare a massaggiare delicatamente entrambi i buchi di lei. Cristina pareva in estasi, gemeva di piacere, iniziò a toccarsi la figa presa da un’eccitazione spasmodica. Alessandra continuava a massaggiarla, finché ad un certo punto fece forza sul buchetto ancora vergine del culo penetrandolo lentamente con due dita. Quella scena fu per me irresistibile, non riuscivo a trattenere l’eccitazione. Il sesso anale al mio paese era visto come qualcosa di inconcepibile, un tabù, una malefica perversione. Dovetti sbottonarmi i calzoni abbassandoli fino alle ginocchia e tirare fuori in mio cazzo che era diventato duro ed enorme. Mi sentivo morire non sapevo cosa sarebbe successo se si fossero accorte di me in quelle condizioni. Sarei voluto intervenire ed entrare nel loro gioco, ma non avevo il coraggio la paura mi paralizzava e rimasi a spiarle dalla porta mentre mi masturbavo freneticamente con la mano. Il loro gioco si fece sempre più caldo. Alessandra stantuffava il culo di Cristina penetrandolo con le dita mentre le leccava la figa. Cristina muoveva sempre più velocemente il bacino, il suo respiro diventava sempre più affannoso, finché ad un certo punto emise un urlo di piacere. Dalla vulva emerse un fiotto di liquido incolore che schizzo sulla faccia di Alessandra che lo bevve con gioia come se si trattasse del getto d’acqua di una fontanella. Cristina aveva avuto il suo primo orgasmo lesbico. Lentamente si riprese, il suo volto era paonazzo e tremava tutta, pian piano il respiro le tornava normale. ‘Non avevo mai provato niente del genere’ disse ‘neanche col mio ex ragazzo. E’ bello da morire’ e aggiunse ‘Ora però permettimi di ricambiarti il piacere, è il tuo turno di godere’.
Cristina si tirò a sedere sul letto appoggiandosi allo schienale. ‘Vieni qui, appoggia la tua figa sulla mia bocca, voglio sentire il tuo sapore’. Alessandra da brava ragazza si alzò in piedi sul letto e rispettando il suo comando allargò le gambe sedendosi letteralmente sulla bocca di lei. Vedevo la lingua di Cristina mulinare, Alessandra aveva iniziato a muovere i fianchi come se stesse cavalcando un cazzo enorme. Gemeva la troia, la sentivo godere. I suoi gemiti erano un suono troppo eccitante, non riuscivo più a mantenermi. Sentivo i miei spermatozoi muoversi attraverso il mio pene, era una sensazione che mai avevo provato prima. Tentai di trattenermi per evitare di venire, ma ormai la frittata era fatta. Venni con tre o quattro abbondanti fiotti di crema lattiginosa sparandola direttamente sul pavimento della moquette delle ragazze. Per fortuna queste non si erano accorte della cosa. Nonostante l’orgasmo, il mio cazzo si rianimò subito alzandosi ancora. Decisi di non riprendere a masturbarmi ma rimasi a guardare le ultime fasi della ‘lesbicata’ che si stava esaurendo. Dopo pochi minuti, infatti, Alessandra venne direttamente nella bocca di Cristina quasi annegandola nei suoi fluidi. Si scambiarono un ultimo bacio, prima di sdraiarsi l’una accanto all’altra tenendosi per mano.
La serata era definitivamente conclusa, mi dileguai lentamente nella mia stanza in punta di piedi senza farmi sentire. Mi spogliai velocemente e mi misi nel letto. Non riuscivo a chiudere occhio, ero ancora eccitato. Nella mia mente rivedevo Cristina e Alessandra mentre si contorcevano davanti ai miei occhi. Iniziai a masturbarmi di nuovo, quando sentì bussare alla porta. Mi fermai sorpreso, risistemai le mutande al loro posto e chiesi chi fosse.
‘Va tutto bene Vin’ era la voce di Alessandra ‘ non sei più ritornato. Non è che qualcosa ti ha fatto male ?’
‘Non preoccupatevi’ risposi’ devo avere mangiato troppo, vedrai che per domani mi sarà già passato. Non sono abituato a tutte queste birre. Mi dispiace di non avervi avvertito, magari mi avete aspettato parecchio.’
‘Nessun problema. Anche noi abbiamo bevuto troppo. Ci siamo addormentate poco dopo che ti sei allontanato. Mi sono svegliata adesso e Cris ancora dorme di là. Buona notte, allora. Se hai bisogno di qualcosa non so un antiacido, una camomilla, non esitare a chiamarci.’
‘Ti ringrazio Alex, se sarà necessario certamente vi chiamerò. A domani allora, buona notte anche a te. ‘
Alessandra uscì dalla mia stanza socchiudendo la porta. Ancora eccitato, ripresi il lavoro interrotto poco prima smanettando il mio fallo che emergeva da sotto le coperte del mio letto. Non sapevo che fuori alla porta Alessandra era ancora lì che mi stava spiando, come io d’altra parte avevo fatto con loro.

continua … —> Capitolo IV – Solitudine a due

Capitolo V ‘ Triangolo amoroso

Io ed Alessandra decidemmo che non avremmo parlato di ciò che era successo né a Cristina né tantomeno a quella iena di Lucia. Già immaginavo lo scandalo che sarebbe scoppiato per causa sua. L’avrebbe detto subito alla padrona di casa che ci avrebbe cacciato di casa tutti e tre. Inoltre, perché per entrambi non si era trattato di un folle weekend di puro sesso e non avevamo nessuna intenzione di metterci insieme.
Per Alessandra ero diventato una specie di confessore sessuale. Parlavamo spesso dei nostri desideri più segreti, quelli di cui ci vergognavamo perché troppo perversi.
Le confessai quanto mi ero eccitato a guardarla con Cristina durante il loro giochetto lesbico e che avrei voluto trovare il coraggio di intervenire. ‘La sola idea mi eccita da morire. Non è che si potrebbe fare ?’ Era soltanto una battuta, ma Alessandra mi guardò sgranando gli occhi come fosse stupita delle mie parole. ‘Strano, era proprio quello che stavo pensando. Una scopata epica io tu e Cris.’.
Mi parlò del rapporto che aveva con Cristina. Si erano conosciute per caso sul treno tre anni prima dirette entrambe ad un concerto di Ligabue che si teneva a Bari. Lei aveva preso l’intercity da Cosenza, mentre Cristina era salita nella stazione di Metaponto. C’era stato subito feeling tra di loro e quindi, dopo il concerto in cui si erano divertite da matte, si erano scambiate i numeri di telefono e i contatti msn promettendo che si sarebbero rincontrate presto. Nonostante la distanza, la loro amicizia era continuata e dopo le scuole superiori dovendosi trasferire entrambe per l’università a Napoli avevano deciso di cercare casa insieme.
Era la terza casa che cambiavano in poco più di due anni. La prima era stata un appartamento nei pressi del Monastero di Santa Chiara. Vivevano in casa di una signora anziana che rimasta vedova e con la sola pensione, per giunta minima, aveva deciso di arrotondare le entrate affittando le sue camere libere. La casa era abbastanza grande e l’ambiente familiare, l’unico problema era che sembrava di stare in una caserma. Infatti, la signora Pina era di vecchio stampo e non tollerava che si tornasse tardi la sera oltre un certo orario o che in casa salissero ragazzi anche solo per studiare. Avevano resisto in quella casa soltanto quattro mesi, l’ambiente era si l’ideale per studiare, ma sia Alessandra che Cristina non erano esattamente delle ‘secchione asociali’ così i primi screzi con la signora non erano tardati a venire e, quindi, avevano deciso di cercare un altro appartamento. Lo seconda casa si trovava al quinto piano di un vecchio palazzo dei decumani proprio in corrispondenza di San Gregorio Armeno (la via dei presepi e pastori di Natale per intenderci). Si trovavano bene, la casa era abbastanza spaziosa ed anche molto soleggiata. Inoltre, erano da sole e quindi non dovevano dare conto a nessuno del loro comportamento o stile di vita. Fu durante quel periodo che le due ragazze si erano avvicinate oltre l’amicizia scoprendo l’attrazione sessuale fortissima che esiste tra di loro.
La scintilla scattò dopo la festa di compleanno a sorpresa che Alessandra aveva organizzato a casa per festeggiare i 20 anni di Cristina invitando una decina dei loro amici.
Festa incentrata sulla New Age visto che Cristina ne era da sempre una fanatica poiché ne amava la rilassatezza delle musiche e il rapporto con la natura cui questa si inspirava. Aveva comprato due lampade da ambiente in modo da creare una luce soffusa stile tramonto e sistemato le poltroncine lungo i muri della casa. Al centro del soggiorno c’erano i tavolini con gli stuzzichini. Patatine, popcorn, salatini, tramezzini e bevande tra cui naturalmente non poteva mancare la birra. La musica soft della voce angelica di Cecilia echeggiava in sottofondo. Nonostante la paura che potesse risultare noiosa, la festa era stato un successone, si erano davvero divertiti un mondo.
Verso l’una di notte anche l’ultimo amico aveva salutato la compagnia lasciando le due ragazze di nuovo sole. Di buona lena iniziarono a mettere in ordine le poltroncine ed i tavoli prima di andare a dormire. Cristina sembrava raggiante, era felicissima per l’idea che aveva avuto la sua amica. Mentre erano intente a rimettere i tavolini al proprio posto, le loro mani si erano incontrate casualmente per raccogliere lo stesso piatto. I loro sguardi si erano incrociati. Alessandra non aveva mai notato quanto Cristina potesse risultare carina quando sorrideva così felice. Istintivamente e quasi senza accorgersene le accarezzò le guancie tirandola verso di se. Le stampò un bacio sulle labbra lasciandola di stucco. Cristina la guardò imbarazzatissima, mai si sarebbe immaginata quel gesto da parte della sua amica. Non era certamente lesbica e quel bacio rubato avrebbe potuto incrinare se non rompere il loro legame. Per fortuna non era stato così, Cristina voleva un gran bene ad Alessandra e quel gesto venne interpretato come segno dell’ Amore profondissimo che c’era tra le due. Amore che andava oltre il loro sesso. Non si erano mai spinte oltre qualche effusione, fino a quel famoso 22 dicembre, ma si sa l’alcol a volte fa dei brutti scherzi.
Purtroppo, ancora una volta, la loro tranquillità non era durata molto. A causa delle piogge abbondanti che erano cadute sulla città il solaio del piano superiore era crollato per fortuna senza danni alle persone del palazzo. La casa venne fatta sgomberare nel cuore della notte dai pompieri che furono costretti a mettere i sigilli all’intero palazzo finché non fosse stato messo in sicurezza con gli opportuni lavori di restauro. Ancora in pigiama, infreddolite e con pochissime cose vennero ospitate a casa di alcune amiche, una sistemazione temporanea fintantoché avessero trovato una nuova sistemazione. Davvero una brutta esperienza che a pensarci bene però era stata la mia fortuna visto che ora vivevano sotto il mio stesso tetto.
Decidemmo di trasformare la nostra fantasia in realtà inserendo anche Cristina nel nostro rapporto trasformandolo in un triangolo sessuale. Dovevamo soltanto cogliere l’occasione che non mancò di presentarsi un mese dopo.
Lucia sarebbe dovuta ritornare al paese per le elezioni del sindaco e, quindi, in casa saremmo rimasti solo io e le ragazze. Alessandra quella sera avrebbe cercato di sedurre nuovamente Cristina mentre io sarei dovuto stare pronto per intervenire nel momento più opportuno.
Ci salutammo come al solito dopo cena prima di chiuderci ognuno nelle proprie stanze. Alessandra con la scusa di dovere andare in bagno mi venne a bussare.
A voce bassa ‘Enzo questa sera lascerò la porta della nostra stanza socchiusa. Tu affacciati tra un’oretta per vedere se stiamo dormendo o se sono riuscita a convincere Cristina. Se nel caso ci trovassi a fare l’Amore intervieni ed entra, ma fallo con delicatezza. Non so come Cris reagirà. So che ti trova carino e forse le piaci ma non so se è disposta a fare una cosa del genere.’ Mi baciò sulla bocca con la lingua e si avviò nuovamente verso la sua camera da letto. Speravo veramente che tutto fosse andato per il verso giusto, la mia eccitazione era troppa e stavo per esplodere.
Come avevamo programmato, mi affacciai alla loro porta dopo circa un’oretta. Ero già nudo. Questa, come mi aspettavo, non era stata completamente chiusa e potevo guardare nella stanza senza dare nell’occhio. La luce morbida di una lampada sulla quale era stato posto un foulard rosso si diffondeva al suo interno. Cristina era nuda inginocchiata al centro del letto. Alessandra dietro di lei le teneva le grandi labbra divaricate mentre con la lingua leccava la sua fessurina. Quel movimento lento e sublime mi scatenò una reazione immediata. Ero eccitato e il mio cazzo si ergeva maestoso in cerca di figa. I gemiti di Cristina erano per me preambolo di paradiso, già pregustavo il momento in cui le avrei prese entrambe e fatte mie dando finalmente libero sfogo alle mie pulsioni.
Lentamente spinsi la porta che si aprii senza nessun rumore, entrai nella stanza e mi calai dietro Alessandra che mi guardò sorridendo. La baciai sulla bocca ricambiando quello il bacio che mi aveva dato prima e quindi mi infilai dietro di lei iniziando ad accarezzarle la figa con le dita. Era tutta bagnata, i suoi umori gocciolavano sulle mie mani e le coperte del letto. Cristina inizialmente rimase sorpresa della mia presenza e sulle prime sembrò bloccarsi. Non aveva ancora capito quello che stava per succedere. Ma Alessandra aveva il pieno controllo del suo corpo e non allentò la presa sulla sua figa, anzi continuò a leccarla con maggiore vigore iniziando a penetrarla con le dita. Non resistendo a questa scena troppo eccitante, distesi le mani sulle chiappe di Cristina aiutando la sua amica a tenerle ben larghe. Il suo buco era perfetto, evidentemente aveva iniziato a depilarsi perché non c’era la presenza neanche di un minuscolo peletto. Iniziai a leccare l’ano mentre Alessandra continuava con le grandi labbra. Ero eccitatissimo, il mio cazzo era tesissimo tanto da iniziare a farmi male. Abbracciai Cristina per le spalle e la girai con la schiena all’ingiù. Il movimento fu così repentino che per poco non colpì Alessandra con una ginocchiata. Le presi dolcemente i capelli e la baciai teneramente, come un innamorato bacia la sua lei. Rimanemmo così a fissarci per qualche secondo. Mi guardava con occhi vogliosi, il cuore mi batteva forte nel petto. Fece cenno di alzarmi, io ubbidì ai suoi ordini. Lei era seduta sul bordo del letto, io nudo dinanzi a lei. Iniziò a baciarmi il petto per poi scendere sulla pancia fino al pube. Mi piaceva, fino ad allora ero stato io a dare piacere in questo modo e non avevo mai immaginato quanto potesse essere bello ed eccitante per un uomo. Iniziò ad accarezzarmi il cazzo. La sua mano andava su e giù lungo il suo asse dalla punta della cappella fino all’attaccatura delle palle. Poi continuando in quel movimento sublime sostituì alla mano la sua bocca. Era calda, morbida e delicata. Iniziai ad accompagnare i suoi movimenti con i miei. Mi muovevo come se fossi nella sua figa. Alessandra, che era rimasta un po’ in disparte, si sedette di fianco alla sua amica e iniziò il suo gioco saffico accarezzandole la fighetta bruna. Ormai era fatta, ero entrato nel loro gioco.
Muovevo i miei fianchi sempre più velocemente, sentivo Cristina ansimare. L’unica cosa che volevo in quel momento era venirle in bocca. Avevo aspettato tanto tempo per questo e finalmente Cristina era mia. Sentivo Cristina mugolare col mio pene in bocca, la saliva iniziava a colarle dagli angoli della bocca. In quel momento sentivo di avere pieno possesso di lei, e questo mi dava un’eccitazione mai provata prima. Per sua fortuna venni in pochi minuti, quindi, le lascia la testa che scivolò sul cuscino. Cristina tossiva violentemente, aveva gli occhi rossi e le lacrime rigavano il suo viso. Respirando come un uccellino, cercava l’aria che col mio cazzo le avevo negato fino a un minuto prima. Nonostante tutto non disse una parola ed anzi, il gioco riprese dopo pochi minuti.
Cristina si stese sotto il corpo di Alessandra che le si piazzò sopra in modo che potesse leccargliela. Nel frattempo io baciavo le gambe di Cristina che le divaricò in modo che potessi penetrarla. Voleva il mio uccello, voleva che fossi il suo uomo. Iniziammo un amplesso convulso. Io penetravo Cristina mente lei leccava Alessandra. Un triangolo perfetto in cui io ero uno dei vertici. Sentivo l’ interno della mia coinquilina, sembrava più piccolina e stretta di quella di Alessandra. Il mio cazzo le sbatteva sul collo dell’utero provocandole un po’ di dolore. Aveva un seno perfetto che iniziai a massaggiare in senso antiorario, per poi afferrarle i capezzoli strizzandoli delicatamente. Cristina gemeva dal piacere. Le sue labbra erano tutte rosse come i frutti del peccato. Ero troppo eccitato. Sentivo che stavo per avere un secondo orgasmo.
‘Vieni qui ora tocca a te nutrirti’ rivolto ad Alessandra la quale immediatamente si avvicinò a me, lasciando Cristina.
Lo sperma avanzava veloce facendosi largo attraverso lo stretto lume del mio pene così come la lava in un vulcano. Ero in piena ‘ERUZIONE.’
‘Deliziosa sensazione, sto venendo finalmente.’pensai. Due secondi ancora ed ecco lo tiro fuori porgendolo ad Alessandra che lo afferra iniziando a succhiare la cappella.
‘Sììì, dai così brava ahhhh.’ Abbondante il mio caldo succo scorse nella sua gola che accogliente non ne lasciava cadere neanche una goccia.
Che emozione, ero in estasi, inebetito dalla forza del mio stesso orgasmo.
Mi sedetti anch’io sul letto. Ero stremato, tremavo tutto e le braccia non mi reggevano ma ero felice per quello che era appena successo. Ci abbracciammo tutti e tre, guardavo sorridente la faccia di Alessandra. Cristina mi diede un bacio sulla fronte ‘Confessa, eri d’accordo con quella puttana dell’amica mia. Mi avete incastrato brutti bastardi. Di chi è stata l’idea?’
Le raccontammo del nostro piano e di quello che era successo durante le vacanze di Natale, lei annuiva con occhioni dolci. Non c’era nulla di erotico nel suo sguardo ma il cazzo mi si drizzò nuovamente, mi alzai in piedi mostrandoglielo davanti agli occhi.
‘Diamine è nuovamente su. Mi sa che pretendo troppo se ti chiedo una pompa veloce, mica posso andare a letto in queste condizioni?’
Cristina guardò Alessandra con aria interrogativa. ‘Ma è sempre così?’
‘Purtroppo sì. E’ sempre in calore sto porco. Poi dice che la troia sono io’ rispose fissandomi’ Ma non ti preoccupare so io come trattarlo’ prese il mio cazzo con la mano destra guidandolo direttamente verso la bocca dell’amica che però lo allontanò infastidita.
‘Uèèè. Che idee hai? Mi hai quasi soffocato prima, non ricordi. Non ci penso nemmeno a ripetere quell’esperienza’.
‘Scusa tesoro’ dissi in tono scherzoso ‘ma tu sei così bella, non mi sono reso conto. E poi, la tua bocca è più morbida di una rosa. Ti giuro che non capiterà più e che d’ora in avanti sarò dolce e DOCILE come un agnellino. ‘
‘Hmmm. Non so se crederti o meno. Comunque, fammi vedere che sai fare’ e si girò di spalle a pecorina sporgendo il culo verso di me.
‘Mi hai fatto quasi godere prima mentre mi leccavi il culo. E’ ancora vergine e voglio che tu sia il primo. Ma fai attenzione, se mi fai male smettiamo.’
La guardai con adorazione, mi stava offrendo la cosa più preziosa che una donna potesse avere. Non il culo in se, ma la sua devozione nei miei confronti mi lasciava di stucco. Nonostante l’avessi quasi asfissiata sapeva che in fondo avrei colto quel fiorellino con dolcezza facendo di tutto per non darle alcun dolore.
Il sesso anale per molti rappresenta un tabù sessuale molto forte, una discarica sporca e puzzolente fonte di batteri e malattie. Ma non certamente per me perché è una cosa naturale e se vi guardate attorno vedrete che anche diversi animali lo fanno.
Iniziai a baciarle l’ano inumidendolo e lubrificandolo pian pianino per favorire la penetrazione. Infilai prima il mio indice e incominciai a massaggiare l’interno lentamente in senso orario, Cristina sembrava un po’ a disagio.
Infilai anche il medio accompagnando il movimento ritmico delle dita con le carezze sul suo seno. Nel frattempo Alessandra che guardava la scena si era seduta al nostro fianco iniziando a toccarsi tra le gambe.
Sentivo che Cristina stava iniziando a sciogliersi, le pareti diventavano sempre meno contratte per cui provai ad allargare le dita. Stava iniziando a piacerle e si vedeva. Ansimante muoveva i fianchi ritmicamente al mio tocco.
Decisi che i preliminari erano finiti e che finalmente ora era pronta per accogliermi dentro di lei.
Mi issai sul letto poggiandole la mano sul fondoschiena, piegando le ginocchia in avanti per arrivare alla giusta altezza, le allargai le chiappe e poggiai il mio glande sul suo forellino.
Vi giocai per qualche secondo continuando il massaggio prima di infilarlo nella sua patatina per lubrificarlo con i suoi stessi umori. Poi lo tirai fuori e passai al suo culetto. Le entrai dentro fino alla cappella, il canale era davvero stretto. Dovevo usare cautela altrimenti le avrei fatto molto male, ma io non avevo fretta. In effetti, avevo tutta la notte a disposizione. Cristina aveva gli occhi socchiusi e con la lingua si leccava il labbro superiore, i miei movimenti le tagliavano il fiato. Iniziai a penetrarla più in profondità. Non era facile mantenere i propri istinti e non partire a razzo aprendola in due come una cozza. Mi piegai sulla sua schiena sussurrandole all’orecchio.
‘Non temere, avrò cura di te. Perché per me sei importante e voglio solo il tuo piacere’
La baciai sulla bocca, lei contraccambiò mentre ancora ansimava.
Quando finalmente anche l’ultimo centimetro fu dentro ed il canale totalmente rilassato capì che ormai la porta si era spalancata ed ero libero di muovermi a mio piacimento. Iniziai a pompare l’aria col mio bacino mentre il cazzo spariva dentro di lei, fino al momento in cui non iniziai ad avvertire l’inizio di quella sensazione che precede l’eiaculazione. Stavo per fermarmi e come aveva fatto fino a quel momento venire addosso alle mie partner. Ma improvvisamente un’idea mi balenò nella testa. Provare a godere dentro di lei. In fondo, non ero nella sua figa e non c’era pericolo di ‘combinare guai’. Alessandra nel frattempo aveva raggiunto il suo orgasmo venendo col suo fiotto caratteristico (solo in seguito scoprì che pochissime donne sono in grado di venire in quel modo chiamato in gergo squirting). Alla fine decisi di non uscire venendole dentro senza avvisarla. Sentivo il mio caldo spruzzo inondarla tutta, mai avevo osato tanto. Cristina sembrava impazzita muovendosi come una cavalla imbizzarrita. Si staccò da me portandosi la mano dietro. ‘Che fai? Nessuno lo aveva mai fatto. Perché ?’ Alessandra la calmò dicendole che non doveva alterarsi in quel modo, che lo sperma non era pericoloso e che anzi le aveva lubrificato le pareti dell’ano rendendolo più morbido e limitandone l’irritazione dovuta alla penetrazione. Lei si calmò nuovamente per poi coricarsi sul lettone.
Ero venuto per la terza volta in pochi minuti, mi stesi sul letto felice e sorridente. Col mio braccio sinistro stringevo forte a me Cristina mentre con il destro Alessandra.
Quella sera ci addormentammo così’ nudi, sporchi ma felici perché il sogno finalmente era diventato realtà e il triangolo sessuale alla fine era completo.

Continua capitolo VI ‘ Cyber sex ‘
Capitolo VI ‘ Cyber sex

La mia vita sessuale grazie alle mie coinquiline aveva preso una piega insperata solo pochi mesi prima. Ormai del ragazzo timido e imbranato che veniva dalla campagna restava solo il ricordo e al suo posto c’era una persona consapevole della propria sessualità e delle gioie che un rapporto sessuale poteva dare.
Io, Cristina e Alessandra scopavamo insieme ogni volta che ci andava e le circostanze lo permettevano, anche se la relazione con Alessandra rimaneva più intima ed esclusiva.
A volte, quando l’eccitazione era troppa ed avevo bisogno di ‘svuotare’ le palle, le davo appuntamento nel cuore della notte verso le 2 – 3 del mattino nel salottino mentre tutti dormivano e le possibilità di essere sorpresi erano minime. La trovavo sempre in camicia da notte rosa di seta. Sotto non indossava niente, stava lì seduta su una poltroncina, le gambe appoggiate sui braccioli mettendo bene in evidenza la sua fighetta vogliosa di me. Lentamente senza fare rumore tiravo fuori il mio cazzo ficcandoglielo in bocca. Succhiava la troia. La sua lingua leccava le mie palle per poi risalire lungo l’asse prima di mettersi a mulinare con la mia cappella turgida come se fosse un chupa chups mandandomi in visibilio. Quindi, mi calavo tra le sue gambe per iniziare la chiavata selvaggia. Piagata con le gambe sulle mie spalle sentivo il suo fiato su di me, mentre presa dalla passione con le unghie nere mi graffiava le spalle. Godeva in silenzio la puttanella. ‘Mi piace, sìì. Dai continua ancora più forte. Fammelo sentire tutto’ erano queste le parole con cui mi spingeva a fotterla con maggiore vigore. Certe volte quando non ne avevamo abbastanza passavamo al sesso anale, che anche Alessandra apprezzava e non poco. Il suo culo meraviglioso, grazie ai numerosi anni di danza, era perfetto senza neanche un filo di cellulite. Era fantastica ed io l’amavo in un modo che non saprei spiegare. Alla fine, ci separavamo baciandoci appassionatamente, promettendo che ci saremmo rincontrati la notte successiva. E di notti così ne vivemmo parecchie nei mesi successivi.
Il ritmo delle lezioni era frenetico, per fortuna riuscivo ad avere una buona resa e a stare abbastanza al passo con gli studi. Durante il primo semestre dei tre esami da sostenere riuscii a farne due con voti discreti. Non ero molto ferrato in Chimica e così il professore mi aveva suggerito di ritornare l’appello successivo con una preparazione migliore. Per il mio compleanno i miei genitori decisero di farmi un regalo molto utile e gradito, un PC portatile che potevo utilizzare sia per studiare sia per divertimento. A Napoli avevamo la linea ADSL e dividendo la spesa era più che accettabile. Non mi ero mai avvicinato al computer, lo avevo sempre trovato piuttosto noioso e di solito preferivo fare altro che stare seduto dietro a uno schermo. Quasi per curiosità mi iscrissi a uno dei tanti social network che stavano iniziando a nascere come i funghi. Nel tempo libero iniziai a contattare le ragazze carine che vivevano nella mia zona o altre che sembravano piuttosto interessanti.
Conobbi una ragazza colombiana di 25 anni di nome Simona. Parlava benissimo l’Italiano in quanto era stata nel nostro paese per lavorare come cameriera in una pizzeria di Roma. Ma lavorava in nero e scaduto il visto fu costretta a ritornare nel suo stato. Mi raccontò di quanto fossero difficili le condizioni di vita nel suo paese dove la maggior parte della gente viveva nella miseria più assoluta ma il governo comunista e totalitario guardava più ai suoi interessi che a quello della povera gente. Tutto il mondo è paese. Viveva a casa della nonna materna con cui divideva un piccolo appartamento nella periferia di Medellin. Aveva una stanza tutta sua con un grande lettone su cui era solita stendersi per chattare in tutta comodità. Il mio PC aveva incorporato una piccola webcam così lei poteva anche vedermi mentre chattavamo. Iniziò a farmi i complimenti per il mio fisico atletico, non che fossi un adone, anzi il mio viso era piuttosto bruttino, ma in compenso avevo un bel paio di pettorali grandi e potenti che attiravano l’attenzione del gentil sesso per non parlare poi delle mie gambe che avevo forgiato con chilometri e chilometri di salite in bicicletta. Ad un certo punto mi domandò se ero fidanzato. Le risposi che per il momento ero single e che non mi interessava avere una storia seria.
Mi chiese se mi piaceva il sesso e se potevo darle piacere. Sulle prime pensai che stesse scherzando, ma poi capì che faceva sul serio e che era eccitata.
Non ci pensai due secondi, mi alzai in piedi davanti alla telecamera e abbassandomi i pantaloni mostrai il pacco nelle mutande blu notte.
‘Secondo te questo cos è?’
Venne colta in contropiede, non si aspettava una reazione diretta da parte mia
‘Uhhh sei porco anche tu come me. Hmmm, dimmi che mi faresti?’
‘Mi alzerei come sto facendo adesso e ti farei vedere il mio grosso cazzo duro’
‘Ohhh, sììì. Ancora mi stai eccitando’
‘Descrivimi come sei fatta, voglio sapere il colore dei tuoi capelli, quanto sei alta, se sei tettona o magra’
‘Sono alta 1 e 70 ho un bel fisico. I miei capelli sono castani ricci, le tette piccole ma ho un gran bel culo Come tutte le donne di qui, sono sudamericana.’
Mi calai le mutande mostrandole il mio uccello in erezione
‘E’ grande’ esclamò ‘mi piace’
‘Basta parlare, adesso farai quello che ti dirò di fare. Tu sei la mia puttana chiaro?
‘Uhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh, sìììììììììì !!!’
‘Spogliati, ti voglio nuda sul letto, anche se mi sa che lo stai già facendo vero?’
‘si’ Simona mi inviò un trillo.
‘levati le mutandine’
‘si’
‘Allarga le gambe leccati le dita con la bocca e inizia a toccarti’
‘si’
‘Allarga il buco e vai su e giù, dai che ti eccito. Ficca tre dita tutte tranne il pollice e scopati’
‘Ficca’ incalzai
‘Uhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh, si’
‘Ficca, ficca, toccati il clitoride, struscialo … hmmm ho il cazzo durissimo. Guarda come mi masturbo pensando a te’
Iniziai a toccarmi con la mano andando su e giù facendo attenzione che il cazzo non uscisse dall’inquadratura della webcam.
‘godi?’ le chiesi ‘dai più forte fallo più velocemente. Voglio leccartela e poi ingoiare la tua figa e tutto il tuo liquido. Pensa che ti sto leccando’
‘ sii ancor’ Simona gemeva
‘ti sto leccando la figa ma ora voglio il tuo culo. Girati di spalle, in ginocchiati e infilati le dita dentro’ un altro trillo da Simona.
‘voglio che tu goda con le dita. Voglio leccare il tuo culo e poi voglio scopartelo. Senti come è duro il mio pisello ? Senti come ti fa male? Sentilo, lo senti?
‘Si baby’
‘dimmi se stai godendo’
‘si’
‘Dimmi che stai sporcando il letto con la tua crema. Dimmi che stai gemendo per me.
Dimmi che mi vuoi dentro, dimmi che il mio cazzo è il tuo Dio’
‘Ti voglio dentro’ scrisse Simona
‘Anche io voglio esserti dentro e voglio sborrarti dentro farti sentire il mio seme, e poi assaggia. Assaggia il succo bianco, sa di me. Ingoia tutto lecca le dita con cui ti stai toccando assaggia la tua passera.’
‘Stai godendo, sei una porca. Hai bisogno di me nel culo e nella figa, ahhh mi piace’
La mia mano si muoveva velocemente sul mio cazzo, il mio volto era contratto per l’eccitazione e il godimento.
‘Sssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii’ Evidentemente Simona stava avendo il suo orgasmo.
Adesso era il mio turno, ‘Ahhh sto per venirti dentro, ingoialo e non lasciarne una goccia’
Un altro trillo da Simona.
Sborrai copiosamente sul fazzoletto messo sulla mia cappella per evitare di sporcare. Ma come al solito non era sufficiente così un po’ del mio sperma colò sui miei pantaloni lasciando la caratteristica macchia lattiginosa che solo un buon lavaggio avrebbe rimosso.
‘Sei venutaaaaaaaa ?’ le chiesi
‘Si. Mi piaci, fammi vedere la sborra’
Presi il fazzoletto e lo aprii davanti alla telecamera mostrandone il contenuto’
‘Uhhhhh’
‘Se fossi qui…ti tromberei la bocca. Cazzo in bocca finché non sborro.’
‘Adesso vai a lavarti rinfrescati. La figa deve essere curata’
‘Voglio vederti ancora. Mi piaci, sei porco come me.’
‘Adesso è tardi, non c’è tempo. Devo cambiarmi per scendere all’università. Ma non preoccuparti ti manderò delle mie foto. Così sarai libera di toccarti pensando a me.’
‘Plis, plis . Per favore. Non te ne andare, voglio vederti’ implorava la stronza.
‘Non ti preoccupare, ti manderò le foto del mio cazzo mentre penso a te’
Credevo che il sesso virtuale fosse una fissa che solo i ragazzi hanno, ma evidentemente non è così. Perché in questo mondo in cui il sesso si vende a costo zero su internet anche le donne sempre più giovani e disinibite lo usano come surrogato di un rapporto reale. Nascondendo dietro a una telecamera i problemi che i primi turbamenti della loro età comportano.

continua … Capitolo VII ‘ infermiera di notte
Capitolo VIII ‘ Infermiera di notte

Quello fu un inverno davvero brutto. Pioveva in continuazione, tanto che le vie del centro storico erano sempre allagate e la municipalità non sapeva che fare. Di conseguenza capitava spesso di ritornare a casa infreddolito o, peggio ancora, bagnato fradicio. Quella sera, l’esercitazione in laboratorio si era prolungata più del dovuto, ed ero rientrato a casa quasi alle dieci di sera. Mi sentivo un po’ debole, anche se inizialmente non credevo di avere la febbre e pensai fosse un po’ di debolezza. Per la cena Cristina aveva cucinato l’invitante Gateau di patate ricco di mozzarella, salame e prosciutto che tanto mi piaceva. Mangiai come mio solito con buon appetito, prima di sedermi sul divano a guardare la TV con le ragazze.
Poco dopo, verso le 11 e mezza, iniziai ad avvisare degli intensi bruciori di stomaco, mi sentivo la fronte scottare. Chiesi a Cristina se avesse un termometro per misurarmi la temperatura. Mi sorpresi molto quando vidi che segnava 38′ e mezzo, l’inizio di un bel febbrone, evidentemente dovevo avere preso una bella influenza. . Le ragazze mi accompagnarono nella mia stanza, aiutarono a cambiarmi, quindi mi coricai a letto. Purtroppo non avevamo in casa nessun tipo di medicina che potesse aiutarmi né Acido acetil salicilico, né Taquipirina. Venivano a misurarmi la febbre ogni mezzora, la temperatura stava salendo e per le due di notte avevo superato i 39 gradi e mezzo.
Cristina, preoccupata dall’aumento costante della febbre, decise di chiamare la guardia notturna che, come al solito, si disse impossibilitata per venire a visitarmi. In alternativa, ci diede l’indirizzo della Farmacia di turno più vicina, che era quella in Piazza Dante. Alessandra decise di vestirsi e di scendere con la sua macchina per comprare le medicine, mentre Cristina doveva rimare al mio ‘capezzale’ nel caso avessi bisogno di aiuto.
Quasi fosse un film horror, non appena si chiuse la porta di casa si scatenò una specie di tempesta sulla metropoli. Fulmini squarciavano il buio della notte, mentre un vento furioso ululava per le vie semideserte della città. Rimasi da solo con Cristina che si era seduta alla sedia della scrivania. Avevo la testa che mi doleva, iniziai a sentire la nausea allo stomaco, la temperatura ormai sfiorava i 40′. Avevo tutte le braccia rosse, tanto che le tirai fuori dalle coperte iniziando a soffiarci sopra, Cristina pensava che stessi delirando e non mi rendessi conto di ciò che facevo. Prese una bacinella, in cui immerse una pezza che poi mi mise sulla fronte. Mi accorsi che non si trattava di acqua, ma di aceto.
‘Un rimedio sano tramandato da mia nonna di Cosenza’ la guardai dubbioso, non che avessi qualcosa contro la nonna, ma l’odore dell’aceto aumentava la nausea.
Rimanemmo lì a guardarci per una decina di minuti, non avevo la forza di pensare a niente. Persino il mio pisello non dava segni di vita.
‘Come ti senti ?’ mi chiese, per fortuna avevo ancora la forza di scherzare e quindi le risposi in tono giocoso.
‘Bene, sembro un pollo allo spiedo, aceto c’è , manca solo l’origano.’
Cristina accennò ad un sorriso.
‘Sai cosa mi viene in mente? Si dice che gli ormoni sessuali rafforzano il sistema immunitario. Peccato che non saprei come fare visto che il mio pisello è out.’
‘ma ti sembra il momento di pensare al sesso? Pure con la febbre ? Pensa ad altro.’
‘in effetti, un modo ci sarebbe, è vero che il pisello non mi risponde, ma ho una valida alternativa.’
‘E quale sarebbe sentiamo’, chiese Cristina?
‘la mia lingua cara. Quella è sempre in funzione e non delude mai.’
‘Ma se non riesci neanche a tenerti in piedi, come faresti?’ notai che le sue guance iniziavano a diventare un po’ rosse. Evidentemente questo discorso iniziava a fare presa sulle sue fantasie.
‘Tu non ti preoccupare, sei piccolina e potresti salire sul letto in piedi. Non dovresti fare altro che tirare su la camicia da notte ed avvicinare la tua figa alla mia bocca. Mica è così complicato?’.’In alternativa, potresti sederti sulla scrivania e giocare con la tua pussy. Magari l’effetto sul mio corpo è lo stesso benefico.’
Cristina mi guardò. Si mordeva il labbro inferiore ed era tutta rossa in faccia, capì che si era eccitata. Prese la sedia e l’avvicinò al bordo del letto. ‘va bene, hai vinto tu. Non so come fai, ma riesci sempre a convincermi.’
Si sedette sulla sedia dopo essersi levata le mutandine che lasciò cadere per terra. Appoggiò una gamba sul bracciolo, mentre l’altra sul bordo del letto. Era a distanza di pochi centimetri, allungando il braccio potevo facilmente accarezzarla.
Tirò sopra la camicia da notte, la sua figa era magnifica, mi eccitava da morire. Prese ad accarezzarsi con la mano, senza fare il minimo rumore, in quanto la mia stanza era adiacente a quella di Lucia (perfida rompicoglioni bigotta).
Aumentò il ritmo iniziando ad accarezzarsi il seno con l’altra mano libera. Infilava l’indice e il medio, vedevo la sua fighetta tutta bagnata. I suoi umori colavano abbondantemente sulla sedia, ma la cosa non me ne preoccupava molto. Era una sedia di plastica e certamente una pezza umida avrebbe risolto il problema.
Venne in pochi minuti, quindi si alzò dalla sedia e si girò per riprendere le sue mutandine da terra. Involontariamente, si era girata di spalle e piegandosi rivolse il culo verso di me. Istintivamente scattai in avanti ficcandole i denti tra le chiappe. Si girò emettendo un piccolo gemito di sorpresa. Non si aspettava che avessi la forza di afferrarla in quel modo.
‘sali sopra’ le chiesi ‘ che credevi fossi debole come un morto?’
Lei obbedì senza fiatare. Mi misi a sedere con la schiena appoggiata alla parete. Iniziai a leccarle l’ano, per fortuna pulitissimo, sentivo una eccitazione grandissima che però non trovava sfogo nel mio cazzo, che era ancora floscio a causa della febbre. Infilai il mio indice nel suo buchetto mentre con la mia lingua le spazzolavo la piccola striscia di pelle che va tra l’ano e la figa.
Cristina apprezzava molto. Muoveva i fianchi in preda al godimento crescente, mentre io continuavo a leccarla. Dopo cinque-sei minuti mi disse che era venuta anche col culo e che adesso dovevamo smettere perché Alessandra era certamente di ritorno e non voleva ci trovasse in quelle condizioni. Scese dal letto e mi lasciò qualche minuto da solo per andare a rinfrescarsi. Stranamente mi sentivo già meglio.
Alessandra ritornò a casa dopo un quarto d’ora, erano ormai le tre di notte. Ci aveva messo così tanto a causa del diluvio che stava colpendo Napoli. Ci raccontò che via Roma era diventata una specie di fiume ed era stata costretta a muoversi a passo d’uomo perché l’acqua quasi le faceva perdere il controllo della machina trascinandola a valle. Inoltre, si era bagnata tutta mentre dalla macchina entrava in farmacia. Ed aveva perso tempo rifugiata nel caffè Mexico lì di fronte.
Mi presi una compressa di Tachipirina. Il giorno dopo, la febbre era miracolosamente scomparsa, ed i 40′ erano un ricordo lontano. Le ragazze si stupirono molto della mia ripresa velocissima.
‘Forse gli ormoni sessuali hanno davvero un certo potere fortificante per il sistema immunitario’ pensai mentre sorridevo guardando Cristina.
Sorridevo ricordando ciò che quella notte era successo tra noi due, il malato e la sua ‘infermiera di notte’.

Continua —> capitolo VIII – Ballerina di Siviglia
Capitolo IV – Solitudine a due

Le vacanze di Natale passarono veloci. Come ogni anno, io e la mia famiglia ci eravamo riuniti insieme al resto dei nostri parenti nella grande casa patriarcale di nonno Vincenzo (nel meridione spesso è usanza chiamare il primo nipote col nome del nonno paterno). Ovviamente, i parenti non facevano altro che chiedermi della mia vita a Napoli. Risposi cortesemente alle loro domande dicendo che mi trovavo bene ed che anche lo studio proseguiva senza problemi. Naturalmente omisi di parlare di ciò che era successo l’ultima sera.
Passato il capodanno, decisi di ritornare a Napoli il 4 di gennaio, in modo da avere un po’ più di tempo per organizzarmi e ripetere le lezioni poiché i corsi stavano per finire e gli appelli di Febbraio erano ormai vicini. Come al solito, arrivai davanti al portone d’ingresso tirandomi dietro su per le scale l’ingombrante trolley piuttosto pesante visto che era pieno delle cibarie natalizie. In particolare, salami, soppressate e prosciutti freschi tutti ‘donati con generosità’ dal porco scannato, come da tradizione il 27 di dicembre. Infilai le chiavi nella serratura e girai. Con mia grande sorpresa, la porta era stata chiusa solo con una mandata e non quattro. Quindi, dedussi che qualcuno dei miei coinquilini doveva avermi preceduto ed essere già tornato. Entrai guardandomi in torno, l’orologio segnava le 4 e 20. Nel corridoio non vi era nessuno, l’attaccapanni era vuoto. Allungai l’orecchio in cerca di rumori, ma non ne sentii. ‘Forse non c’è nessuno’ pensai. Aprii la porta della mia camera, posai il trolley affianco al letto e spalancai sia il balcone che la finestra poiché la puzza di chiuso era più che fastidiosa. Mi diressi nella cucina. Passando notai che la stanza di Lucia era ancora chiusa a chiave, quindi non doveva essere in casa. La cucina era come l’avevamo lasciata, naturalmente dopo un’accurata lavata, prima di partire. Aprii il trolley iniziando a poggiare sul tavolo i vari salumi che conteneva prima di riporli o nel frigorifero o nel mio vano. Iniziai a sentire l’esigenza di andare in bagno. Dopo un viaggio in autobus lungo quasi quattro ore una bella pisciatina era più che apprezzata. Mi diressi verso il bagno più vicino alla cucina. Girai la maniglia ed entrai facendo attenzione a non inciampare nello scalino. Purtroppo, per distrazione non mi ero accorto che il bagno non era libero e non appena alzai lo sguardo dal pavimento i miei occhi incontrarono il corpo nudo di Alessandra che si stava lavando nella vasca.
‘Che cazzo fai!’mi gridò coprendosi subito con un braccio le tette nude ‘Sei ammattito’. Diventai subito rosso e scappai fuori. ‘Che figura di merda. Mi dispiace, sono appena tornato e non mi sono reso conto che eri dentro. Scusami, davvero non volevo. Perdonami.’
‘E va bene. Per questa volta lasciamo perdere, ma la prossima volta fai più attenzione. Bussa.’ Dopo averle ancora chiesto scusa mortificato, mi diressi nel secondo bagno, quello di fronte alla porta di Lucia, ancora imbarazzato per ciò che era appena successo.
Mi chiusi in camera e fino alle nove di sera non ebbi il coraggio di farmi vedere in giro, ma sciaguratamente i morsi della fame si facevano sentire. Quatto-quatto mi affacciai dall’uscio della porta sbirciando nel corridoio. Era vuoto anche se le luci provenienti dalla cucina mi dicevano che non era vuota. ‘Pazienza, ho già detto che è stato un incidente. E poi, pensandoci bene doveva chiudere la porta a chiave.’ Trovai il coraggio di uscire e dirigermi in cucina. Seduta al tavolo intenta a mangiare, probabilmente filetto di platessa, c’era Alessandra. Indossava il pantalone blu del pigiama non troppo aderente ed una camicia da notte di colore rosa. La salutai con un gesto della mano, ero ancora imbarazzato e non riuscivo né a parlarle né a guardarla. Presi dal frigo un pezzo di capicollo e lo tirai fuori tagliandone una fetta bella spessa che poi ridussi a dadini, insieme a due uova. Mi era venuto in mente di prepararmi un po’ di carbonara a modo mio, visto che pancetta non c’era.
Ci vollero pochi minuti, il tempo di buttare la pasta e soffriggere la carne. Mescolai il tutto con le uova sbattute direttamente nella pentola ancora sulla fiamma e servì nel mio piatto.
Mi sedetti di fronte ad Alessandra che era passata alla frutta. Iniziammo a chiacchierare.
‘Sono tornato prima per gli esami, non mi aspettavo di trovare qualcuno. Da quanto tempo sei qui ?’ per fortuna la mia tensione andava sciogliendosi.
‘Anche io sono tornata oggi. Poco prima di te. Il viaggio mi ha stancata parecchio e così ho deciso di farmi una doccia, prima che arrivassi tu’ disse guardandomi sarcasticamente. ‘Comunque lasciamo perdere, ho capito che è stato un incidente.’ Ho telefonato a Chiara. Dice che tornerà dopodomani e Lucia prima di partire mi ha detto che la sua scuola riapre direttamente l’11. Quindi, non credo che tornerà presto. Saremo soli per almeno un altro giorno.’ Lo disse con uno sguardo così malizioso che sentii una leggera pressione nei calzoni. La cosa stava diventando piccante.
Dopo cena come al solito ci spostammo nel salottino di fronte per vedere un film alla TV. Non c’era molto da vedere, qualche replica del solito DR. House, un documentario naturalista e un talk show monotono. Lasciammo sintonizzato su una televisione locale, c’era un vecchio film Americano degli anni ’80 ma non è che lo seguivamo più di tanto.
Ci mettemmo a parlare delle vacanze natalizie. Anche Alessandra le aveva passate in famiglia. Era originaria di Cosenza, si era iscritta al corso di giurisprudenza alla ‘Federico II’. Mentre stavamo parlando, dalla televisione partì una strana sigla. Era passata la mezzanotte e non ci eravamo accorti che il film era finito, lasciando il posto al programma della notte. Immagini erotiche di film pornografici tagliati si alternavano nello schermo. La sigla finì ed iniziò un film chiaramente vietato ai minori.
Mi alzai per cambiare canale, ma Alessandra mi fermò dicendo ‘No lascia. Non sapevo che questo canale trasmettesse questi film. Non sei curioso di vedere di che si tratta? ‘. Io, come mio solito imbarazzato non aggiunsi parola. Ci sedemmo entrambi sul divano a guardare il film. Non che questo avesse una trama, era tutto tagliato ma si capiva parlava delle avventure ‘ hard’ di una giovane ragazza che voleva emergere nel mondo della moda. Alessandra non pareva a disagio, anzi, ad ogni scena sottolineava quanto le attrici fossero scadenti e che si vedeva che gli amplessi erano finti. Ad un certo punto mi guardò fisso negli occhi chiedendomi se il film mi mettesse a disagio e volevo cambiare. Risposi che non c’erano problemi e che poteva lasciarlo.
‘Ma ti senti eccitato? Dammi la mano, fammi sentire se è diventata calda.’ Imbarazzato le passai la mano, lei la prese tra le sue col palmo all’insù ed iniziò ad accarezzarmi dolcemente con le dita.
A scaldare la situazione fu una scena del film piuttosto familiare in cui una modella sorpresa nel bagno veniva poi scopata da un omone nero col cazzo credo di almeno 25 cm.
Certamente io e Alessandra dovevamo avere pensato alla stessa cosa perché ci guardammo in faccia prima di iniziare a ridere.
‘Ti sarebbe piaciuto vedere di più oggi in bagno eh?’
Me lo disse guardandomi negli occhi, non l’avevo mai vista così maliziosa, mi piaceva.
‘Certo che mi sarebbe piaciuto’ le dissi’ ma ho il presentimento che se restavo un altro po’ uscivi dalla vasca e mi prendevi a schiaffi’ Le posai le mani sulla spalla.
‘Dimmi una cosa. Confessa, l’altra sera ci hai spiate. Abbiamo trovato la moquette sporca. Inoltre, dopo che ti ho bussato, ho visto come eri eccitato. Porcellino.’
‘Sì, lo confesso. Mi sono nascosto a guardarvi mentre scopavate. Mi sono eccitato e mi sono fatto una sega.’
Alessandra sorrise, ‘Hai visto le mie tette? Forse non ti piacciono?’ E nel dirlo con una mossa veloce fece scivolare le spalline della camicia da notte liberando i suoi seni. Potevo vederle le tette, vedevo chiaramente i capezzoli un po’ induriti svettare da quei seni. Non mi aspettavo una sua mossa così…ero rimasto senza parole.
‘Allora, non ti piacciono?’ E si girò verso di me per mostrarmele meglio.
‘Certo che mi piacciono…hai delle tette davvero belle…’
Mi prese una mano portandola sul suo seno, aveva la pelle liscia, cominciai subito a palpargliela. Erano morbide ma anche un po’ sode, bellissime. Non resistetti alla tentazione e le presi le tette con entrambe le mani, mi abbassai e cominciai a baciarle, mi soffermavo con le labbra sui capezzoli. Lentamente la mia lingua cominciò a leccarglieli.
‘Mmmm si mi piace’ e si vedeva, aveva portato una mano fra le gambe e si massaggiava da sopra i pantaloni. Con la mano liberà cominciò a palpare il pacco del mio cazzo diventato chiaramente durissimo.
Aveva uno sguardo da porca, non l’avevo mai vista così, mi eccitava ancora di più.
Quasi in estasi le dissi: ‘Cosa stai facendo?’
‘Questo..’ rispose e con entrambe le mani prima mi sbottonò i pantaloni, poi abbassò i boxer. Rimase qualche secondo a guardare il mio cazzo duro davanti alla sua faccia e poi disse ‘Mmm. Ma che bella sorpresa, fammi assaggiare ‘ e con la lingua cominciò a leccarmi il cazzo partendo dalle palle per arrivare fino alla cappella. Lo prese con una mano e continuò a leccarmelo, la sua lingua calda si soffermava a giocare con la mia cappella. Io rimasi in piedi davanti a lei, sempre più eccitato mentre il mio cazzo cominciava a scomparire fra le sue labbra, era davvero brava, lo succhiava mentre la sua lingua roteava attorno alla mia asta. Con una mano cominciai a palparle di nuovo le tette e con l’altra accompagnavo il movimento della sua testa. Era fantastico, con una mano cominciò ad accompagnare il pompino e con l’altra si toccava fra le gambe. Allargò le gambe per facilitarsi la penetrazione, sentivo che ansimava con il mio cazzo in bocca, ogni tanto si fermava per leccarmelo tutto e poi riprendeva a succhiarlo. Stavo scoprendo che Alessandra era una gran pompinara. Senza mai fermare quel fantastico su e giù con la sua bocca si levò pigiama e slip mostrandomi la sua fighetta tutta bagnata. Poi sempre succhiandomelo mi guardò negli occhi ed aprì ancora di più le sue gambe e senza mai smettere di fissarmi si infilò due dita dentro al sua fighetta grondante di umori. Era davvero porca, e quella visione mi eccitò ancora di più, stavo ormai per venire e la avvisai. Lei di risposta prima aumentò il ritmo della pompa poi lo fece uscire tenendolo sempre saldamente in mano, poggiò la cappella sulla punta della sua lingua e cominciò a farmi una sega sempre più veloce. Voleva che le sborrassi in bocca, era evidente, e questo mi eccitò ancora di più. Il suo sguardo malizioso era un invito a godere e non resistetti più. Le sborrai copiosamente in bocca. Lei continuò quella sega fino all’ultimo schizzo, poi lo riprese in bocca ripulendolo tutto.
Ancora ansimante per l’orgasmo avuto, la tirai su per i capelli e la bacia ficcandole la lingua direttamente giù nella gola.
‘Sei fantastica, ti desidero ancora. Sono affamato di te’. L’afferrai per la schiena, la caricai sulle spalle e la portai in camera sua dove la gettai sul letto.
Chiusi la porta alle nostre spalle, in fondo il tempo passava veloce e noi avevamo ancora soltanto un giorno.
Soltanto un giorno di solitudine.

continua Capitolo V – Triangolo d’Amore Capitolo IX ‘Come Il Mare e la Luna

Finalmente anche l’ultimo semestre era terminato e ormai le vacanze estive erano arrivate. Del primo anno di università mi restavano da recuperare soltanto l’esame di Chimica Organica, cui avrei pensato a fine Settembre, e l’esame di Matematica, disciplina con cui notoriamente ‘facevo a botte’. Anche Alessandra e Cristina avevano terminato i loro impegni studenteschi ed erano libere di pensare alle ferie. Mentre come ogni anno Alessandra sarebbe partita in tour con la sua scuola di danza, Cristina non aveva organizzato niente. Sfruttai l’occasione proponendole di passare una decina di giorni insieme in un campeggio al mare per la seconda metà di Agosto, in modo che avrebbe comunque trascorso un mesetto abbondante a Cosenza senza suscitare lamentele eccessive da parte dei suoi parenti. La scelta del luogo fu piuttosto difficile, passammo interi pomeriggi attaccati ad internet sfogliando siti di campeggi nelle più svariate località di mare. In passato, avevo campeggiato vicino Termoli, sulla costa molisana, ma quella esperienza non mi attirava molto. Proposi Tropea bellissima cittadina calabrese incastonata nella ‘costa degli Dei’ e che conoscevo bene. Purtroppo, Cristina c’era stata parecchie volte e quindi, decidemmo di cercare altrove. Alla fine, stabilimmo di affittare una roulotte per tre persone in un camping di Paestum, vicino Salerno e quindi, velocemente raggiungibile da Napoli.
Ci incontrammo il 13 di Agosto a Napoli, per l’occasione avremmo utilizzato la mia macchina, una Fiat Panda un po’ piccola ma utilissima per gli spostamenti. Caricammo le valige che Cristina si era portata, due trolley enormi da 20 kili l’uno (è incredibile la quantità di cose che una donna può portarsi dietro per un periodo così breve). Cristina sembrava molto felice, non passava molte vacanze insieme ai suoi amici. Indossava una camicetta a quadretti arancione e verde a maniche corte ed un paio di jeans striminziti fino alle cosce. Ai piedi un paio di diadora classiche di colore bianco.
Partimmo da Napoli alle 9 del mattino, ricordo ancora quel viaggio come un incubo. All’uscita dall’autostrada avevamo trovato una fila interminabile di vacanzieri pendolari che si dirigevano lungo le molte spiagge presenti lungo il litorale tra Salerno e Agropoli. Impiegammo più di un’ora per percorrere gli ultimi 30km, sotto un sole cocente quasi a passo d’uomo. Alla fine, eravamo arrivati al campeggio dopo due ore. Il litorale di Paestum è lungo quasi 10km ed è famoso per la pineta che fiancheggia la costa a pochi metri dalla spiaggia. Ci sono numerose spiagge libere e lidi dove i villeggianti trascorrono le loro vacanze estive. Il nostro campeggio era ben curato, le varie roulotte erano suddivise per aree. Le roulotte per sei persone da un lato, quelle più piccole dall’altro, ogni settore con le proprie docce a gettone. Il campeggio aveva poi accesso privato alla spiaggia con tanto di ombrelloni, sdraio verdi e bagnino di salvataggio (non si sa mai). Il proprietario ci accompagnò alla nostra roulette, era abbastanza centrale, adiacente ad un pino sotto cui si poteva aprire il gazebo e il tavolinetto nel caso avessimo preferito mangiare all’aria aperta. All’interno un lettone matrimoniale ed uno singolo in un angolo con l’arredamento necessario per appoggiare le nostre cose. La cucina era presente all’esterno collegata da un tubo alla cabina del gas. Una sistemazione molto romantica per una coppia di fidanzati, anche se in vero noi due eravamo più ‘amici carnali’ che teneri fidanzati. Sistemammo velocemente le nostre cose prima di infilarci i costumi e di correre in spiaggia. Avevo una mutanda verde militare che metteva in risalto le mie doti ‘nascoste’ (trovo i pantaloncini troppo ingombranti) mentre Cristina aveva un due pezzi rosso da cui emergevano i seni prorompenti e il sedere che tanto amavo. E’ proprio vero, molte volte il vino buono sta nella botte piccola e Cris ne era la prova vivente. La reazione del mio corpo non si fece attendere, mi lanciai in acqua perché avevo un po’ timore che qualcuno si accorgesse della mia eccitazione bene visibile dal rigonfiamento del costume. Cristina si lanciò dopo di me seguendomi in acqua. La spiaggia del lido era abbastanza affollata, principalmente famiglie con figli piccoli e gruppi di ragazzi. Iniziammo a giocare schizzandoci come bambini, il litorale è molto basso e l’acqua ci arrivava alle ginocchia anche a parecchi metri dal bagnasciuga. Presi il sopravvento costringendo Cristina sulla difensiva inondandola di spruzzi da ogni direzione avvicinandomi a lei lentamente finché non le fui addosso. L’afferrai per i fianchi sollevandola di qualche decina di centimetri da terra prima di lasciarla ricadere in acqua con un tonfo fragoroso.
‘Stronzo, mi hai fatto bere .’disse mentre tossicchiava.
‘E’ proprio questo il bello’ le risposi, prima di acciuffarla nuovamente.
Questa volta fu solo una finta, l’afferrai per la cintura tenendola stretta a me strusciando il mio costume sul suo in modo che potesse accorgersi della mia eccitazione.
Mi guardò un attimo negli occhi. ‘Adesso non è il caso, ci pensiamo dopo con calma, ora divertiamoci un po’ in acqua’. Mi diede un bacio sulla bocca ed io la lasciai andare, un bacio a labbra salate, come nella canzone di Baglioni.
Restammo sulla spiaggia per un paio di ore, verso le due decidemmo di uscire e ritornare alla nostra ‘casetta’ per mangiare qualcosa e riposarci facendo una lunga pennichella. Eravamo davvero molto stanchi a causa del viaggio che avevamo fatto quella mattina, non pensammo neanche a preparare da mangiare per lanciarci a peso morto sul lettone della roulotte. Faceva caldo sì, ma la presenza di Cristina rendeva tutto più leggero e con lei avrei resistito anche alle torture.
Se ne stava lì accovacciata al mio fianco, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Così piccolina, con quei capelli neri, le forme perfette ed abbondanti. Non resistevo più, mi avvicinai cercando di non svegliarla e le diedi un bacio sulle labbra. Sapevano ancora di sale, e la sensazione era fantastica.
Lei aprì gli occhi e mi guardò sorniona, mi chiese cosa volessi allungando l’indice per poggiarlo sulla mia bocca. Non c’era bisogno che rispondessi, lei sapeva quello che cercavo da lei.
La porta della roulette era stata chiusa in previsione di quello che stavamo per fare, quindi non attendemmo oltre, ci liberammo dei costumi lasciandoli su un lato del letto.
Eravamo entrambi sulle ginocchia, le afferrai un seno iniziando a leccarglielo tutto con la lingua, nel modo in cui lei amava. Movimenti dolci e regolari intorno all’aureola, il suo capezzolo subito si drizzò diventando un invitante chiodino che naturalmente assaggiai con gusto.
Cristina mi eccitava da morire, bella con la sua fighetta rasata, i fianchi rotondi, aveva un dito in bocca e lo succhiava con gli occhi semichiusi mugugnando di piacere ad ogni mio tocco. Non so perché, ma ho da sempre una particolare attrazione per le leccate di figa, forse è perché a soli 6 anni un mio zio (che poi scoprii essere gay) mi aveva fatto vedere un fumetto porno. Naturalmente lesbiche e uomini con uomini, deve essere stato talmente impressionante che inconsciamente non riesco più a farne a meno.
Sta di fatto che la costrinsi a sdraiarsi sulla schiena e ad allargare le gambe ben bene tenendo le ginocchia compresse all’ altezza del suo seno. La sua figa era il panorama che tutti gli uomini desiderano vedere, iniziai a leccare il clitoride mulinando con la mia lingua senza staccarmi dal suo corpo, mentre con due dita cominciai a penetrarla sempre con maggiore dinamicità. Cristina godeva, i suoi gemiti mi entravano dentro come un tormento, sempre più eccitato, sempre più velocemente leccavo e succhiavo finché non ‘venne’ tutta tremante.
‘ti amo’ le dissi mentre mi sdraiavo su di lei per baciarla.
‘sei fantastica, neanche Alessandra è come te.’
Lei mormorò quasi alle lacrime un ‘anche io ti amo. Mi sono accorta subito di te. Hai un animo gentile e mi piaci anche fisicamente.’
Prendemmo a baciarci affettuosamente , mentre con la mano guidavo il mio sesso dentro di lei. Inizia a muovermi dolcemente, la sentivo stretta intorno al mio membro mentre mi spingevo nella sua piccola caverna umida e vogliosa. Ero talmente eccitato che venni in pochi minuti, tirando fuori il mio cazzo pochi secondi prima eiaculandole copiosamente sul ventre.
‘E’ stato fantastico, ne voglio ancora’ aggiunsi mormorandole nell’orecchio.
Lei rispose che non dovevamo esagerare, che avevamo 10 giorni per pensare a fare l’Amore.
Riprendemmo a riposarci fin verso le 6 del pomeriggio quando ritornammo in spiaggia per una altro bagno questa volta serale.
C’era meno gente rispetto alla mattina, gruppi di ragazzi arrivati da poco si portavano dietro delle cassette di birra piene di buste di ghiaccio per mantenerle fresche, qualche coppia isolata appartata negli angoli della spiaggia e le solite famiglie con tanto di ‘casa al seguito’. Il sole iniziava ad abbassarsi verso il mare ed era molto più sopportabile di quella mattina. Un leggero venticello rinfrescava l’aria divenuta frizzantina. Passai un’oretta nuotando davanti al lungomare. L’unico problema era che il fondale era molto basso e prima di non toccare dovevi camminare anche 50 metri. Ci avevano avvisato che quando il mare era mosso dovevamo stare molto attenti perché appunto a causa del fondale basso si potevano formare mulinelli e gorghi improvvisi che già in passato avevano colto di sorpresa sfortunati natanti. Ma non era certo un mare in burrasca quello che si apriva davanti a me e non c’era alcun pericolo.
Decidemmo di ritornare verso le 8 e mezza, il sole era appena tramontato oltre l’orizzonte e il cielo iniziava già a scurirsi, presagio della notte che si avvicinava pigramente.
Passammo attraverso la pineta che circonda la spiaggia, c’erano poche persone tutt’al più si stavano preparando a levare le tende e tornarsene a casa come noi. Ad un certo punto, arrivammo alla base di una duna un po’ più alta delle altre, un cartello la indicava come il ‘monte’ più alto di tutta la pineta, decidemmo di salirci per dare un’occhiata. Era rialzato una decina di metri ma effettivamente era più alto delle altre dune e da li la vista permetteva di spaziare attraverso gli alberi per tutta la larghezza della pineta dalla spiaggia alla strada comunale. Il suolo era totalmente coperto dalle foglie filiformi cadute dai pini circostanti, decidemmo di sederci un paio di minuti per ammirare l’arrivo della notte. La terra era soffice e un po’ umida al tatto, vi poggiammo sopra le nostre asciugamani ancora bagnate per il mare. Cristina si avvicinò a me appoggiando la sua testa nell’incavo del mio petto, era una bella sensazione di calore e felicità quella che sentivo. Un momento di romanticismo che non volevo finisse mai. Girò la testa guardandomi dritto negli occhi, mi baciò lasciandomi sulla lingua un buon sapore di salsedine. La passione scattò immediatamente, afferrai la sua testa per il collo e la baciai con grandissimo impeto, facendo girare e contorcere la mia lingua nella sua bocca. Il mio pene si svegliò dal torpore marino allungandosi per tutta la sua imponente misura. Le slacciai una bretellina che cadde lasciando libero il suo seno che iniziai ad accarezzare morbidamente con i miei polpastrelli. Una carezza, un bacio, un movimento lento e regolare intorno al capezzolo turgido. Anche il resto del suo costume cadde tra il fogliame, adesso era totalmente nuda distesa sugli asciugamani in attesa del mio corpo.
Mi alzai in piedi guardandomi in torno con aria guardinga per essere sicuro che nessuno ci potesse vedere o disturbare. Il campo era libero, quindi mi tolsi il costume e nudo su di lei iniziai a baciarle la bocca scendendo poi sul collo morbido e delicato. Iniziò a gemere dal piacere, mi graffiava con le sue unghie nere, graffi leggeri che non avrebbero lasciato tracce evidenti, baci che mi caricavano ancora di più della passione che si era impossessata dei miei sensi. Scesi ancora tra i suoi seni leccandoli, stringendoli, succhiandone i capezzoli come fossi un bambino bisognoso di affetto. Poi scesi ancora lungo il suo ventre setoso, sentendo brividi di piacere dentro di lei mentre scendevo in profondità. Raggiungi il suo inguine, la sua fighetta morbida sbocciava come una rosa tra le sue gambe. Le leccai delicatamente le grandi labbra, era bagnata e sapeva di quel sapore acidulo tipico delle fighe in calore ma anche di mare. Quel pensiero mi eccitò a tal punto che immaginai di essere Nettuno, re del mare. Lei adesso era la mia ninfa nuda sdraiata sulla riva che accoglieva la mia onda dentro di lei, i miei flutti che si abbattevano impetuosi tra le gambe larghe. Questa volta decisi di lasciarmi andare totalmente all’Amore e di non uscire da lei, avevo deciso che sarebbe stata la donna perfetta per me e, quindi, non avevo paura di ‘combinare guai’. Venni dentro di lei con un fiotto caldo di crema di cazzo, il frutto del mio Amore che ci avrebbe legato per sempre. Lei mi guardò ma non disse nulla, ci rimettemmo i nostri costumi e mano nella mano scendemmo dalla duna verso il nostro nido.
I giorni passarono veloci, la vacanza era ormai agli sgoccioli e il giorno dopo saremmo dovuti ritornare a casa. Le più belle vacanze della mia vita, in cui finalmente non ero più solo triste e solitario ma avevo trovato una compagna che mi apprezzava per i miei pregi ed i miei difetti, il che mi rendeva la persona più felice del pianeta.
Quella sera l’animazione del lido organizzava una rappresentazione teatrale sulla spiaggia. Le note del musical ‘Jesus Christ Superstar’ sarebbero risuonate sulla spiaggia su cui era stato montato un piccolo palco con tanto di platea per sedersi. Indossammo gli abiti migliori, pantaloncini rossi con camicia a maniche corte bianca per me, mentre Cristina indossava un bell’abitino leggero color panna con una pashmina di seta dello stesso colore. Ci sedemmo nell’ultima fila, nel caso avessimo trovato la rappresentazione noiosa avremmo potuto andarcene senza dare troppo nell’occhio.
La serata era molto bella, l’aria era tiepida e la luna piena solcava il cielo notturno libero dalle nuvole. Lo spettacolo risultò molto gradevole, gli animatori avevano fatto un ottimo lavoro ed il pubblico apprezzò decisamente con un lungo applauso finale. Salutammo le persone che conoscevamo, e facemmo due passi sul lungomare prima di rientrare a casa.
La luna adesso era alta nel cielo specchiandosi sul mare sottostante, uno spettacolo bellissimo così romantico che ancora oggi lo ricordo con commozione. Ci sedemmo su uno dei pedalò che era stato tirato sulla spiaggia, e restammo lì vicini a guardare quello spettacolo che la natura ci offriva. La luce della luna si rifletteva nei suoi occhi, mi sentivo sereno come non ricordavo da tanto tempo, avevo dimenticato tutti i problemi della vita, pensavo solo a quell’attimo, eravamo un mondo a parte imperturbabile e isolato da tutto ciò che ci circondava. Iniziammo a baciarci, poi i nostri vestiti scivolarono via come se non ci fossero mai stati. Io rimasi seduto sulla parte posteriore del pedalò mentre lei nuda con soltanto le scarpe si alzò in piedi e piegandosi sulle sue gambe infilò la sua fighetta sopra il mio cazzo in erezione. Iniziò a muoversi, il suo bacino sbatteva con violenza sul mio cazzone duro, che sentivo sbatterle violentemente sul collo dell’utero. Io accompagnavo il suo movimento col mio bacino, era la mia regina ed io il suo suddito fedele.
Cambiammo posizione, adesso lei era piegata a pecorina con una gamba poggiata sul corrimano del pedalò, mentre io in piedi dietro di lei la penetravo infilando il mio ‘bastone nodoso’ prima nella sua fighetta umida poi nel suo invitante culetto.
Cristina sembrava una furia, godeva come una troia, gemeva dal piacere che le davo e lei dava a me dimenando i suoi fianchi ritmicamente, coordinandosi col movimento del mio bacino.
Non so quanti orgasmi ebbe probabilmente anche lei aveva perso il conto nell’estasi dell’Amore. Quando iniziai a sentire il caldo sperma farsi largo attraverso lo stretto lume del mio membro mi staccai da lei, la feci inginocchiare e le sparai in bocca tutto il frutto caldo del mio corpo.
Restammo lì a riprenderci per altri 5 minuti, quando guardai l’orologio rimasi sorpreso perché eravamo stati su quel pedalò per quasi un’ora. Ci rivestimmo e avviammo alla nostra roulotte, Cristina entrò per prima, io la seguì dietro di lei.
Prima di chiudere la porta rivolsi un ultimo sguardo fuori. La luna era ormai bassa sull’orizzonte e sfiorava il mare, come due amanti che finalmente si riunivano dopo essersi rincorsi per tanto tempo, come riflettendo avevamo fatto noi due seguendo le onde del destino che ci aveva unito.

Continua capitolo X – La mamma della mia ragazza (storia di un incesto) Capitolo VII ‘ Ballerina di Siviglia

Come già accennato nel primo capitolo, sin da giovanissima Alessandra aveva frequentato i corsi di ballo di una scuola del suo paese. Ad Alessandra la danza piaceva molto, tanto che mentre le sue amichette crescendo perdevano interesse, lei diventava sempre più brava. La sua insegnante iniziò a farla partecipare ai piccoli spettacoli che la scuola di tanto in tanto organizzava. Così dopo quasi quindici anni di corsi era diventata una provetta professionista. Purtroppo con l’università non aveva più molto tempo da dedicare alla danza e soltanto durante i periodi estivi partecipava alle tournè per i vari paeselli della costa adriatica. Di tanto in tanto capitava che Alessandra ospitasse qualche sua amica ballerina in casa. Di solito non si fermavano per più di un weekend giusto un saluto prima di ripartire. Quella volta però ci informò che una sua amica sarebbe stata nostra ospite per un paio di settimane. Per me e Cristina non c’era nessun problema, la casa era grande e di letti per gli ospiti ne avevamo a sufficienza. Come ci aspettavamo fu Loretta ad avere qualche obiezione riguardo alla cosa. Diceva che era un tempo troppo lungo e che avrebbe pesato sulle bollette future. Inoltre, c’era la possibilità che qualcuno nel palazzo avvisasse Antonietta. Alla fine riuscimmo a farla ragionare e arrivammo a un accordo. Avremmo informato Antonietta della sua presenza dicendo che era una cugina di Alessandra che era a Napoli per seguire dei corsi di aggiornamento professionale.
Il giorno in cui Martina (quello era il suo nome) sarebbe arrivata a Napoli non avevo corsi e, quindi, mi offrì di accompagnare Alessandra alla stazione centrale per accoglierla. Prendemmo la metropolitana davanti casa alle tre del pomeriggio, dato l’orario era poco affollata. Ci sedemmo nella carrozza di testa, l’uno di fianco all’altra. Alessandra mi poggiò la testa sulla spalla, io istintivamente l’abbracciai con un braccio. Dopo cinque minuti la metro entrò nella stazione centrale. Controllammo gli orari ai tabelloni. Il treno proveniente da Bologna aveva un piccolo ritardo di cinque minuti, quindi mancava una ventina di minuti al suo arrivo. Ci sedemmo sulle panchine di marmo in attesa del treno finché questo arrivò. Era molto affollato, parecchie persone scendevano dalle carrozze dirigendosi verso le varie uscite. In mezzo a quella folla poteva essere difficile trovarla, ma per fortuna Alessandra la riconobbe in pochi minuti indicandomela tra la massa.
Le corse in contro abbracciandola forte, un abbraccio fraterno e caloroso. Quindi, me la presentò. ‘Lei è Martina, la amica di cui ti avevo parlato. Verrà a stare da noi per qualche tempo. Lui è Vincenzo, il mio coinquilino, nonché caro amico.’
‘Il piacere è tutto mio.’ la salutai cordialmente stringendole la mano prima di un bacio formale sulle guance. Era piuttosto minuta, non arrivava al metro e 70 ma nel complesso sembrava davvero molto carina. Si vedeva che era una ballerina professionista, le gambe e le braccia lunghe e sottili si muovevano con movimenti leggeri, le sue mani molto curate sembravano perfette, morbide e lisce come quelle degli angeli. Aveva dei lunghissimi capelli castani lisci e setosi che le arrivavano fino alla base della schiena. Il suo viso ovale era perfetto, le sue labbra rosse e carnose sembravano due fragole pronte per essere colte, ma ciò che mi colpì maggiormente di Martina furono i suoi occhi colore nocciola. Erano grandi, luminosi, profondissimi e soprattutto pieni di vita. In effetti, mi ricordò molto la ‘ballerina di Siviglia’ di un vecchio programma che oggi non faceva più. Stesso viso, stesso sorriso e stessa bellezza.
‘Piacere, Martina. Alessandra mi ha parlato parecchio di te. ‘ La sua voce ben si intonava col suo aspetto. Non saprei come descriverla, forte, chiara come quella di una cantante.
‘Sarai stanca per il viaggio, lascia che ti aiuti con le valigie, sono qui apposta.’
Accettò con qualche piccolo accenno di protesta, e ci dirigemmo tutti e tre verso la metro.
Martina si sistemò nella stanza di Cristina e Alessandra, sulla branda del divano letto del salottino che avevamo spostato per l’occasione.
La prima settimana passò veloce, eravamo talmente presi dai nostri impegni che passavamo poco tempo tutti insieme. Un giorno trovai Martina da sola in casa, Alessandra e Cristina non erano ancora tornate e la ‘rompiscatole’ era a scuola. Ci mettemmo a parlare in cucina, lei stava studiando tutta indaffarata negli esercizi di grammatica inglese. Si era iscritta a Lingue e letteratura straniera presso l’Orientale di Napoli, il suo sogno oltre la danza era di diventare una ricercatrice anche se la situazione italiana della ricerca sembrava andare verso il peggio con i vari tagli del nostro governo che rendevano sempre più difficile trovare una ‘Position’ negli atenei. Mi chiese se conoscevo l’Inglese e magari potevo darle una mano a capire la grammatica delle ‘If clause’, io non avevo molto da fare ed accettai felice di rendermi utile a lei.
Mi sedetti di fianco a lei in modo da leggere i suoi appunti e di poterle spiegare meglio gli esercizi. Aveva dei bellissimi occhi, avvertì subito il suo profumo, leggero ma molto penetrante, l’eccitazione ovviamente non mancò di farsi sentire.
Aveva un aria molto seducente, sorrideva in continuazione come a farmi capire che c’era qualcosa che voleva da me. Ad un certo punto la sua mano mi cadde sull’inguine iniziando a strofinarlo, la sua faccia era a pochi centimetri dalla mia. La cosa mi sorprese non poco, e lei se ne accorse dalla mia voce divenuta improvvisamente tremula e imbarazzata. ‘Sai che Alessandra mi ha parlato molto di te?’ mi disse quasi nell’orecchio. ‘Siano amiche da tanto tempo e ci confidiamo tutto, ma proprio tutto. So delle tue virtù e mi piacerebbe molto che me le mostrassi. Tu che ne dici, non vuoi aiutarmi?’
Non potevo crederci, una delle migliori amiche della mia coinquilina ci stava provando con me. Lasciato il primo imbarazzo, mi alzai dalla sedia sbottonandomi i pantaloni, abbassai le mutande tirando fuori la ‘bestia’ eccitata.
Lei mi guardò negli occhi, prese in mano il mio ‘flauto di carne’ un attimo prima di metterselo in bocca.
Io ero in piedi e lei seduta sulla sedia, aveva la bocca all’altezza giusta per succhiarmelo, mentre se lo spingeva in bocca con la mano me lo masturbava, aveva una lingua delicatissima che mi accarezzava la cappella mentre le sue labbra lo stringevano per sentirlo meglio mentre andava su e giù. Era proprio una gran bocchinara.
Si sbottonò la camicetta prima di portarsi il mio cazzo fra le sue tette, io mi muovevo su e giù mentre lei stringeva le sue tette, la mia asta sprofondava fra quell’abbondanza.
Alternava la bocca con le tette, poi mentre lo succhiava per benino con una mano si tirò in su la minigonna mostrandomi la sua fica coperta da un piccolissimo perizoma. Cominciò da subito a giocare con il suo clitoride da prima sopra il sottile e quasi trasparente tessuto del perizoma e dopo un po’ scostandolo mi regalò la vista della sua fica bagnata. Si stuzzicava il clitoride ed ogni tanto si infila dentro le sue labbra un dito spingendolo in fondo il più possibile mentre continuava a succhiarmi il cazzo. La sua lingua mi stava facendo impazzire, non resistevo più. Da un dito solo passo subito a due, vedevo che entravano e uscivano dalla sua fica grondante di umori….la porca stava godendo nel sditalinarsi con il mio cazzo in bocca.
Estrassi il mio cazzo dalla sua bocca e mi inginocchiai davanti a lei, le tolsi il perizoma e mi buttai con la lingua fra le sue gambe. Presi a leccarla avidamente, lei aprì le gambe per farmela leccare meglio ed io con le mani le stringevo le tette, leccavo e succhiavo il suo clitoride, ogni tanto con uno o due dita le penetravo la fica e poi le facevo leccare i suoi stessi umori. Lei cercava di muovere il bacino assecondando i movimenti della mia lingua, sentivo che si stava bagnando sempre di più. Cominciai ad alternare il clitoride con il suo buchino, con le dita le allargavo la fica ed infilavo la lingua più a fondo che potessi, sentivo che la cosa le piaceva ed il fatto che con entrambe le mani mi stringesse la testa alla sua fica ne era la prova. Alla lingua aggiunsi un dito dentro la fica e con due dita dell’altra mano mi concentrai sul clitoride, dopo pochi secondi sentii il suo orgasmo salire fino a farla urlare di piacere, si dimenava continuando a spingere la mia testa sulla sua fica.
Decidemmo di spostarci nella mia stanza in modo da non avere sorprese.
Mi misi seduto sul letto affianco a lei, lei si girò verso di me ed inginocchiandosi sul letto lo prese in mano e prima di metterselo in bocca disse: Lo voglio tutto dentro
Bastarono due minuti di quel trattamento per farmelo tornare durissimo, a quel punto si mise sopra di me, prese in mano il mio cazzo, lo punto dritto verso la sua fica e iniziò a scendere prendendolo tutto dentro. Sentivo il calore delle sue labbra avvolgere il mio cazzo, la sua fica era bagnatissima e la penetrai subito infilandolo tutto dentro al primo colpo. Prendendola per il culo cominciai a farla andare su e giù mentre le sue tette ballavano davanti ai miei occhi, lei cominciò a palparsele porgendole verso la mia bocca, io le succhiavo i capezzoli. Liberai una mano per palparle, era troppo eccitante vederle andare su e giù al ritmo dei miei colpi. Ad un certo punto con una mano cominciai ad esplorarle il solco delle chiappe, raggiunsi il buco del suo culetto. Non persi l’occasione, le feci leccare il mio dito e poi glielo misi nel culo lentamente, per fargli assaporare il piacere della penetrazione. Dopo questa mossa lei aumento il ritmo, si dimenava sul mio cazzo e mi stringeva la testa fra le sue tette ed io cominciavo ad andare su e giù con il dito nel suo culo. La porca l’aveva sicuramente già preso pure li.
‘si, sfondami tutta, voglio il tuo cazzo tutto dentro, fino alle palle…siii dai…sfondami anche il culo.’ Infilai il secondo dito nel suo culo, le gemette e cominciò a urlare dal piacere investita dal secondo orgasmo.
Ma non volevo venirle dentro così, quindi la capovolsi stendendola sul letto, le presi le gambe per le caviglie allargandole e portandole sulle mie spalle, avevo la sua figa aperta sotto ai miei occhi, puntai il cazzo e glielo misi tutto dentro. Comincia a scoparmela spingendo sempre di più, la porca non soddisfatta si sditalinava il clitoride mentre io con le mani mi divertivo con le sue tettone.
Feci uscire il mio cazzo dalla sua fica, lei subito si mise a pecorina sul letto, io le allargai le chiappe e misi la punta del mio cazzo sul buco del suo culetto ormai ben allargato.
‘Ora ti sfondo, brutta porca’. Detto questo spinsi il mio cazzo nel suo culo tenendola per i fianchi, non era molto largo, segno che molto probabilmente era un po’ che non prendeva cazzi in culo. Cominciai a scoparla tenendola per i fianchi, spingevo il mio cazzo sempre più in profondità, il suo culetto lentamente lo accoglieva senza opporre resistenza.
‘si mettimelo dentro tutto….ohhh…è un po’ che non lo prendo li ma avevo una voglia!’
Era insaziabile, spingeva il suo culo indietro per poter prendere ancora più cazzo nel culo, ad ogni colpo erano gemiti di piacere.
‘dai che ti riempio il culo, continua così, dai che godo!’
‘si dai, godi, voglio sentire il tuo caldo sperma nel culo.’
Dopo ancora pochi colpi le venni nel culo riempiendolo tutto, quando estrassi il cazzo lei si distese sul letto sfinita ed io, veramente stanco, mi distesi affianco a lei.
Nella mia testa mi chiedevo se avrebbe raccontato alla sua amica di quello che era accaduto, per quello che mi riguarda avrei tenuto la bocca chiusa e non avrei raccontato a nessuno del mio incontro con la ‘ballerina di Siviglia’.

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