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Viviana e la punizione

By 6 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella con Viviana fu una storia che continuò per qualche mese. Arrivammo, se ricordo bene, al Natale dello stesso quando mi chiese se fosse il caso di prendere la pillola. Lì capii che stava iniziando a farsi delle aspettative che andavano oltre quello che io consideravo un gioco a matrice puramente fisica. Una parte di lei stava iniziando a guardare più a me che al marito che la aspettava a casa e questo, oltre ad essere qualcosa che non volevo, mi fece perdere immediatamente interesse nei suoi confronti. La mia passione per le mogli necessita di una base menzoniera per essere alimentata. Una moglie, di quelle che piacciono a me, deve mentire al marito per trovare i venti minuti che ti servono ad una scopata. Mi piace che muoia dalla voglia di essere scopata da un altro di nascosto e non che sia pronta a girare le carte. Mi piace che rubi i minuti, che si accontenti di mani che frugano veloci perché non c’&egrave tempo per altro. Deve essere una passione che brucia e che si spegne, non un sentimento che cresce giorno dopo giorno.
Una storia così deve farti scoppiare il cuore per l’adrenalina che ti da, non per le emozioni che due cuori possono condividere. Io l’amore lo lascio a casa, se c’&egrave.

Viviana fu questo per almeno due mesi ma lo fu anche il giorno in cui, durante una trasferta di lavoro di alcuni giorni in Brianza, seppe ingoiare un boccone amaro.
Saltando i noiosi dettagli del viaggio durante il quale, quasi con meraviglia, parlammo soprattutto di lavoro, ci ritrovammo in una delle innumerevoli zone industriali brianzole per fare i collaudi di rito che anticipavano le spedizioni. Lei come al solito era vestita in gonnellina al ginocchio, ballerine ed una camicia piuttosto anonima. Fu uno di quei pochi giorni in cui non faceva per niente effetto. Io di solito sono sensibile alla pelle scoperta ma quel giorno era tutto piuttosto normale e senza alcun dettaglio che potesse in qualche modo scatenare fantasie. Inoltre erano ormai due mesetti che scopavamo circa 2 volte a settimana e forse l’eccitazione legata alla curiosità stava già lasciando spazio alla routine. Le sue gambe e le sue caviglie erano sempre di livello ma si sa, la ballerina non &egrave un tacco e certe forme si dissolvono nel nulla.

Camminammo a lungo a quel giorno. Visitammo verniciature, capannoni lunghissimi, piazzali roventi e qualche ufficio piuttosto sporco. La nostra giornata finì alle 20 quando l’ultimo pezzo di quel giorno venne collaudato e definito spedibile.
Ci recammo in albergo in silenzio, cotti e con il solo desiderio di infilarsi a letto. 20 minuti di auto da coppia separata.
Parcheggiamo l’auto, ritirammo le chiavi in reception e via in ascensore.
La stanchezza mi aveva completamente lobotomizzato tanto che, pensai, la cena poteva saltare. Arrivati al pianerottolo dissi a Viviana che mi sarei fatto una doccia e che l’avrei chiamata in capo a mezz’ora per farle sapere se la doccia avesse avuto effetto rigenerante o meno. Lo so, sembrerà strano ma nonostante le camere fosse entrambe matrimoniali avevamo mantenuto distanza.

Arrivai in stanza, mi spogliai e andai in doccia. Ne uscii, se mai fosse possibile, ancora più stanco.

Mandai allora un messaggio a Viviana dicendole che io avrei saltato la cena. Quasi contestualmente mi addormentai. Grazie al mio odio per le suonerie ed al preferire da sempre la vibrazione non sentii il suo sms di risposta n&egrave tantomeno le chiamate che mi aveva fatto nelle due ore successive.
Mi svegliai quasi per sbaglio grazie al freddo che il condizionatore stava sputando senza remissione. Presi il telefono in mano e vidi una decina di chiamate più qualche messaggio di Viviana che evidentemente mi aspettava al varco.
Mi ripresi un attimo e la richiamai per scusarmi dicendole che mi ero addormentato. Ormai erano le 23 per cui non rimaneva che spegnere le luci e dormire. Mi rispose con tono che era un misto tra l’arrabbiato ed il deluso, il che, unito al mio essere completamente addormentato, diede luogo ad un grandissimo fraintendimento.
E’ vero, a me stava passando per Viviana ma quella sera tra stanchezza, sonno e tutto il resto non ero granch&egrave loquace. Era invece evidente che lei avesse altri programmi per questa 3 giorni e che non sopportasse il mio alzare bandiera bianca così, dopo la telefonata, prese a messaggiare come solo una donna ferita da un rifiuto può fare.
Iniziò dubitando della nostra passione, passò per l’egoismo ed iniziò ad esplorare gli infiniti campi del ‘come provocare il senso di colpa in un uomo’.
Fu inutile dire la verità e cio&egrave che ero stanco. Nemmeno le altre rassicurazioni, forse un po’ più farlocche, furono utili. Capii che se volevo dormire dovevo farlo con lei, possibilmente dopo una delle nostre scopate.
Era paradossale: eravamo a qualche camera di distanza e ci massaggiavamo come bambini. Cercai fino all’ultimo di spuntare una ‘buonanotte’ ma niente da fare, ormai il danno era fatto. A questo punto potevo solo riparare.
Fino a quel giorno io e Viviana ci eravamo scopati soprattutto in macchina. Avevamo fatto due pomeriggi da lei approfittando dell’assenza del marito ma il piacere di avere un letto e di avere una casa non era comune. Inoltre quei pomeriggi furono abbastanza tesi visto che il timore di lasciare tracce si impadronì di noi e ci fece vivere tutto con tensione.
Alla fine la spuntò e ci vedemmo.
Arrivò da me in tuta, truccata leggermente, ciabattine del’albergo e molletta in testa. Non era male ma era lontana da quello che vedevo ogni giorno in ufficio. Aveva l’espressione di chi sente che qualcosa gli sta sfuggendo dalle mani, oserei dire preoccupata.
Esordì facendo riferimento alla mia mancata volontà di passare la serata assieme e toccando il tasto del ‘non ti piaccio più’ etc. Minimizzai dicendole che la stanchezza aveva avuto il sopravvento e che lei era ancora l’oggetto del mio desiderio ma fu poca cosa.
Non mi restava altro che fare quello che lei voleva e forse le cose sarebbero migliorate.

A quel punto però fui un po’ carogna e pensai alla mia rivincita. Fino ad allora io non avevo avuto accesso al suo buchino più prezioso. Ci avevo giocato, le avevo fatto capire che mi sarebbe piaciuto e le feci anche provare qualche tentativo di penetrazione che avevo mascherato come errore di puntamento ma niente da fare. Mi diceva sempre ‘dopo’ poi, da astuta amante quale era, trovava sempre il modo per farmi venire prima. E quando vedeva che duravo troppo si inginocchiava davanti a me chiedendomi di farle un bel disegno sul viso che, per i non addetti ai lavori, consisteva nello svuotare l’attrezzo direttamente sui suoi occhioni. Sapeva che mi piaceva e sapeva che dicendomelo non avrei avuto più di 5 minuti di autonomia. Inoltre sapeva di farmi felice e quindi non era più ricattabile.

Così quella sera iniziammo. Prima i baci, poi le carezze, poi le leccatine ed infine la penetrazione.
Un copione ormai ‘stanco’, addolcito solo dal fatto che non ci fossero orologi da guardare o spazi da gestire al millimetro.
Venne così il momento in cui iniziai a farle sentire che quella sera mi volevo prendere il suo culo.
In tempi diversi la mia lingua che prima indugiava solo sul suo clitoride si abbassò fino a raggiungere il suo orefizio che sentivo stretto e contratto. La prima falange del mio dito medio le entrò dentro mentre mi cavalcava e non appena a pecorina le feci scorrere la mia punta la sopra.
Il messaggio che le stavo dando era chiaro: ‘ Hai voluto che ti scopassi? Bene, adesso metti sul piatto tutto’.
Non ci volle molto perché lo capisse tant’&egrave che la proposta del nostro amato disegno venne nuovamente estratta dal cilindro. Stavolta però il ‘dopo’ arrivò da me.
Feci in modo di rimetterla sedere all’aria, le appoggiai il viso al cuscino e mi misi a leccarla. Passavo lentamente dalla sua fica al suo culo e viceversa. Mentre le leccavo il culo due dita ormai ballavano comode dentro la sua vagina che ormai era letteralmente sformata dalla mezz’ora di pompaggio precedente.
Ero seduto ai piedi del letto con il suo sedere ad altezza viso e due dita che giocavano con lei.
Tolsi le due dita zuppe dalla sua fica e le feci salire verso il suo buchetto. Feci fare al dito medio due giri circolari sopra di lui dopodiché lo feci affondare pressoché incurante delle sue reazioni.

Viviana tacque, sentii un respirare forte, ma non disse niente. Fu il suo culo e la sua contrazione a dirmi che non le piaceva. Era assurdo: lei non voleva dirmi di no ma il suo corpo lo faceva per lei. Aveva trovato però pane per i suoi denti. In primis volevo vendicare quelle sfilza di messaggi, chiamate e sensi di colpa sui quali aveva giocato prima, in secondo luogo aveva trovato un amante del sesso anale.
Feci finta di niente, ignorai quel buco sempre più stretto e continuai il mio gioco di dita e saliva mentre il suo orgoglio la faceva tacere e stare con il culo all’aria.
In capo a 5 minuti la situazione però migliorò, non so se per la mia abilità o per la sua resa. Così mi alzai dal letto, inumidii il mio cazzo dentro la sua fica con qualche colpo profondo, poi lo estrassi e lo puntai diretto sul suo culo.
Viviana girò il viso quel tanto che le consentiva di mettere gli occhi nei miei e mi guardò con l’aria di chi dice ‘se puoi risparmiartelo sarebbe meglio’. Io però, che prima mi ero seccato, decisi di andare avanti ed incurante di tutto affondai.
Fu una sorpresa vedere come, tutto sommato, fu facile. Non fu necessario accanimento o grosse manovre. Lo appoggia, schiacciai la mia punta col pollice e fui dentro. Poi ci pensò lui, con il risucchio naturale che ogni culo ha, a fare il resto.
Entrai piano, poi lo tolsi, lo ribagnai con saliva e scesi di più. Lo feci una decina di volte fintanto che non si creò un vero e proprio strato lubrificante. Viviana nel frattempo era diventata di pietra. Il suo corpo non riconosceva quel pezzo di carne in quel posto ed era tutto bloccato in quella posizione. Vidi solo i suoi occhi chiusi a volte strizzati, la sofferenza in qualche affondo forse prematuro e le mani serrarsi attorno al cuscino che, nel frattempo, era diventato suo unico amico e compagno di sventura.
A differenza delle mie storie passate in cui il sesso anale aveva una sessione sua e dedicata basata sulla reciproca volontà di farlo, questa sembrava più essere una punizione di chi ha voluto una bicicletta ed &egrave costretto a pedalarla. I miei affondi divennerò lentamente più veloci mentre le mie mani divaricavano le sue natiche per permettermi di vedere una delle cose del sesso che più amo.
Feci per circa 5 minuti quello che più desideravo poi capii che per Viviana stava diventando un peso. Così, preso da benevolenza le chiesi ‘piccola va tutto bene?’. Lei raccolse il fiato tra un affondo e l’altro e solo quando dolore e spinte glielo permisero mi disse tra i denti ‘&egrave la mia prima volta”

Quelle parole, e non so perché, mi fecero un effetto devastante. Mi salì una eccitazione incredibile, il mio cazzo si indurì a dismisura e mi venne ancora più voglia. Le raccolsi le mani dietro la schiena e mi misi a scoparle il culo come fossi indemoniato. Feci tempo a sentire solo qualche ‘basta’ e qualche ‘mi fai male’ che non avrei poi voluto ricordare e che anticiparono di qualche colpo una venuta che percepii essere copiosa.

Venire fu come svegliarsi da una trance.
Viviana fece un balzo in avanti, quel tanto che le serviva per farmi scivolare fuori da lei mentre le mie mani liberavano le sue.
Si girò e si mise seduta sul letto. La prima cosa che mi disse fu ‘adesso che ti sei preso anche quello sei felice?’. Boffonchiai qualcosa mentre lei si alzava per andare in bagno. Io nel frattempo mi ero seduto sul letto e guardavo ad occhi immobili la tv che ci aveva fatto compagnia.
Sentii Viviana che armeggiava con bidet e cose varie e tra un rumore e l’altro sentivo che diceva qualcosa.
Ricomparve dopo qualche minuto, si rimise la tua ed uscii dicendomi ‘io e te facciamo i conti domani’.

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