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Interviste Erotiche

Intervista a Liberaeva

By 25 Aprile 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

_ Leon: LiberaEva &egrave certamente una delle autrici più originali che scrivono sul sito di milù. Come mai questo nick? Forse per rivendicare un desiderio di libertà di ‘eva’ su ‘adamo’?

_ Liberaeva: La scelta del nome sta ad indicare il desiderio e l’esortazione di liberare la propria Eva dentro di noi. E’ una sorta di percorso di coscienza che, nascendo dalle origini del mondo, ha riscontri sia nella sfera sessuale che nella diversa concezione di morale che inevitabilmente ci tramandiamo. Un condensato d’anima e sensazioni che non possono assolutamente prescindere dalle proprie esperienze personali. LiberaEva rivendica il proprio essere donna scardinando quei condizionamenti millenari che la rendono introspettiva, problematica, divisa tra sesso e ragione, avendo comunque la consapevolezza che dietro ogni effetto c’&egrave una causa, come dentro ogni letto un percorso che parte da lontano.

_ Leon: C’&egrave stata una precisa causa che ti ha spinto a scrivere di ‘eros’?

_ Liberaeva: Liberaeva &egrave cresciuta come ogni essere che vive. In punta di piedi nasce già trentenne in una notte piovosa d’autunno del 1999. Dapprima racconta le proprie sensazioni e successivamente prende forza, cercando di dare alcune risposte, sempre più convinta che solo il districarsi tra le maglie delle proprie contraddizioni intime possa in qualche modo partorire un soggetto degno d’essere letto.

_ Leon: In quasi tutti i tuoi scritti, se non sbaglio, più che una vera e propria protagonista &egrave una ‘voce narrante’ che fa il racconto. In che misura ti riconosci in quella voce?

_ Liberaeva: La scrittrice ed il personaggio tendono inevitabilmente a confondersi. L’uso della prima persona &egrave la causa e la forza di questo scambio di ruoli. Devo ammettere che &egrave estremamente difficile marcare una linea netta, nel senso che il destino del personaggio che ho creato diventa una specie di prolunga della realtà che vivo. Liberaeva detta i tempi ed io mi adeguo.

_ Leon: Non credi che a volte quella voce, a chiunque appartenga, sia troppo dura con se stessa?

_ Liberaeva: Liberaeva cerca di approfondire l’aspetto sensuale, l’amore ed il dolore che da esso scaturisce. Nei suoi racconti tende a distanziare per quanto possibile la sessualità, intesa come bisogno e piacere fisico, dall’erotismo puro. Il suo sentire &egrave una mescolanza trasgressiva di ragione e sentimento, di ruoli che via via demolisce per ritrovarli in seguito più fortificati. Tutto questo in un andirivieni emotivo che ha la sua naturale apoteosi nella solitudine, anzi nella ricerca della propria soddisfazione edonistica, del piacere e del desiderio che derivano esclusivamente dalle proprie sensazioni. I personaggi che le girano attorno sono essenze inumane, ruoli che nella dinamica dei racconti diventano ombre, mezze figure inventate per scavare fino alle pieghe più oscure, più dure della propria anima.

_ Leon: Di recente hai pubblicato un libro che raccoglie la tua opera erotica. Pensi che l’erotismo sia una forma di comunicazione?

_ Liberaeva: Qualcuno dice che il principale organo sessuale risiede nel cervello. Il più delle volte l’erotismo diventa una forma di comunicazione immediata che parla alle persone in maniera diretta in quanto tende a stabilire un contatto privilegiato interiore che supera la parola stessa.

_ Leon: Potresti spiegare l’aggettivo ‘decadente’ che si legge nel titolo del tuo libro?

_ Liberaeva: Credo che la ricerca ossessiva e maniacale del limite dei propri bisogni, condita dal gusto dell’ingiustizia intima e dall’oltraggio verso se stessa porti inevitabilmente ad una visione decadente del proprio essere. Non c’&egrave mai violenza fisica o sopraffazione dell’uno sull’altro, ma una sorta di perversione del sentimento che ritorce verso se stessa e che tende al superamento di quei limiti, coinvolgendo sia la sfera emozionale che quella affettiva. Il marito, l’amante, l’incontro occasionale divengono intercalari che giustificano appieno la dinamica del racconto, ma in realtà non riescono a competere con la profondità emozionale della protagonista. Da qui la consapevolezza di non essere capita, di vivere fuori dal mondo nella visione decadente e di autocommiserazione della propria anima.

_ Leon: Oltre alla scrittura, quali sono gli interessi di Liberaeva?

_ Liberaeva: La maggior parte del mio tempo si brucia nello scrivere e nel curare in prima persona il sito www.liberaeva.it che nel corso di questi anni mi ha dato numerose soddisfazioni. Per il resto conduco una vita normalissima dove la sete di cultura diventa la colonna sonora giornaliera.

_ Leon: Pensi ci sia differenza tra erotismo e pornografia? Se pensi ce ne sia, in cosa consiste secondo te?

_ Liberaeva: La pornografia &egrave in primo luogo una rappresentazione che si fonda ed incarna una visione puramente materialistica della vita, volta a negare ogni riferimento ai valori del cuore e della psiche.
Genere rigorosamente voyeuristico, prevede l’utilizzo di immagini sessuali da consumare in termini di eccitazione, limitando al minimo trame e storie. L’erotismo invece mira sempre alla ricerca della verità psichica ed un forte coinvolgimento dei sensi ricorrendo sistematicamente alla metafora per sublimare ciò che non si deve vedere. L’eros non svela, semmai sottende.

_ Leon: Hai mai pensato di scrivere un racconto insieme a un altro autore?

_ Liberaeva: Mi &egrave stato proposto più volte, anche da scrittori relativamente famosi, ma al momento non &egrave mai scoccata la scintilla. La ‘scrittura a quattro mani’ deve necessariamente avere una sintonia e delle affinità che permettano di interagire esclusivamente con il proprio sentire, azzerando per quanto possibile il proprio bagaglio culturale.

_ Leon: A tuo avviso, qual &egrave il più grande pregio e quale il più grande difetto di Liberaeva?

_ Liberaeva: In Libera Eva tutto &egrave rivissuto dal punto di vista di un ego ipertrofico, dominato da un Eros che si fa strada nel cervello e nelle viscere e sballottato fra le esigenze di una impellente carnalità e la volontà autocastrante della morale. Questo credo che sia il mio più grande difetto e nel contempo il più grande pregio che mi permette di parlare direttamente con il cuore del lettore.

_ Leon: Che rapporto hai col sacro?

_ Liberaeva: Domanda imbarazzante. Al primo impatto mi verrebbe da dire nulla, ma poi, pensandoci, credo che tutta la mia opera sia infarcita di sacralità nel modo di descrivere le sensazioni, di vedere la vita e nel rapporto con la natura. Penso a ‘La donna e il mare’ dove la protagonista delusa dal genere umano ha un rapporto sensuale e sessuale con il mare.

_ Leon: Da qualche parte ho letto che hai un gatto di nome Matisse. La scelta di questo nome rivela forse un amore per le arti figurative?

_ Liberaeva: Nella prefazione del mio ultimo libro: ‘LiberaEva ‘ frammenti di erotismo tra sogno e preversione’ &egrave scritto ”. Per apprezzare i racconti &egrave bene soffermarsi sulla pittoricità di alcune loro scene: per esempio, leggendo la descrizione della sala di un ristorante senza clienti nel racconto ‘Vigilia di Natale’, ricca di quel latente e straniante erotismo generato dal contrasto fra l’atmosfera immobile del locale e le pulsioni inespresse della protagonista, non si possono non ricordare i tanti dipinti che E. Hopper dedicò proprio a questo tema (uno su tutti, il celeberrimo ‘Nottambuli’ del ’42) oppure nella solitudine che possiamo paragonare a quella delle prostitute dipinte da Toulouse Lautrec, o dal Picasso del periodo blu.’

_ Leon: Cosa pensi delle nuove frontiere del sesso, del cyber-sex ad esempio?

_ Liberaeva: Finora il giudizio non può che essere positivo specialmente per quanto mi riguarda. La rete sta contribuendo alla diffusione di parole d’ogni genere evidenziandone però i limiti. Credo che le parole debbano scrollarsi di dosso il loro passato di carta ed acquistare una nuova dimensione. Un testo assume più forza quando &egrave accompagnato in sottofondo da musica ed immagini.

_ Leon: C’&egrave un autore famoso, non necessariamente di letteratura erotica, che preferisci e/o che ha influenzato la tua formazione letteraria?

_ Liberaeva: Qui pecco di immodestia! Con sincerità credo che la mia scrittura sia un misto di Alessandro Baricco e Henry Miller

_ Leon: Per i lunghi viaggi, preferisci l’aereo, il treno o la nave?

_ Liberaeva: Decisamente l’aereo, ma solo per motivi di tempo. Il treno, la nave fanno da contorno ai miei racconti.

_ Leon: Freud sosteneva che ‘parlare di sesso &egrave sconveniente’. Sei d’accordo?

_ Liberaeva: Ma io non parlo di sesso! Nei miei racconti il sesso maschile non &egrave mai vissuto nel suo aspetto fisico, come quello femminile assume il più delle volte l’allegoria di vuoto da riempire. Liberaeva &egrave una donna borghese che non riesce a fare propri i valori imposti dalla società, ma nella stessa misura non riesce ad averne altri. Ecco il vuoto, metaforicamente identificato con la sua ‘fica borghese’ che sazia ed affama nelle relazioni di sesso sapendo consapevolmente che nessuna carne potrebbe riempirla totalmente. Lo stesso vuoto che la porta immancabilmente a godere del proprio nichilismo, del gioco perverso di umiliazione e sottomissione.

_ Leon: Oltre che su milù, pubblichi anche su altri siti?

_ Liberaeva: Permettimi di ricordarti ancora una volta www.liberaeva.it, il mio sito, dove oltre ai racconti si argomenta di erotismo in tutti gli aspetti dell’arte. Gestisco inoltre un altro sito: http://members.xoom.it/liberaeva dove raccolgo i miei racconti più famosi.

_ Leon: Un’ultima domanda. La ‘voce narrante’ dei tuoi racconti pare non avere più tempo per sognare. Liberaeva ha ancora qualche sogno nel cassetto?

_ Liberaeva: Da qualche parte del mio sito &egrave scritto: “C’&egrave sempre qualcosa di vissuto (o di pensato) in quello che si scrive. Le situazioni le sento mie, ma mie veramente. Alle volte mi guardo allo specchio e penso che potrei viverle, altre volte che si &egrave vissuto abbastanza per fare ancora sogni come questi”. Insomma credo che la mia vita interiore abbia vissuto questo e quant’altro per definirmi un’attenta osservatrice, ma allo stesso tempo m’immergo nell’entusiasmo e nell’ingenuità di un bimbo ogni qualvolta sento che sta iniziando una nuova storia.

_ Leon: Grazie e buon lavoro!

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