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Ciao a tutti, questa è la prima volta che pubblico su Milù.
Condivido con voi una delle mie storie preferite, tra l’erotico e l’assurdo, ovviamente non è una mia diretta esperienza.

Era stata una sua proposta. E io lo avevo assecondato. Pensavo sarebbe stato divertente. Ma il risultato non mi diede soddisfazione. Lui se ne accorse, mentre stava lì in basso a darsi da fare con il dildo.
“Che c’è? Non ti piace?”.
Me lo chiedeva ogni due minuti. Io rispondevo di sì, sperando che mi sarei abituata e che sarebbe andata meglio. Ma non ci fu niente da fare. Saliva e lubrificanti non aiutavano.

“Mi hai detto che volevi provare…”

Cercai di essere pacata nel tono, per non deluderlo o farlo sentire in colpa.
“Continua a piacermi l’idea… è l’oggetto che non va.”

“Il dildo? Ne possiamo comprare un altro. Anche se questo è uno di quelli buoni.”

“No, no… non voglio un altro dildo. È roba… morta.”

“Eh?”

“Sì, è una cosa morta, inanimata, che mi entra dentro. Non riesco a non pensarci.”

“Beh, era questo lo scopo, no? Non dovevo entrare io e fare entrare qualcos’altro. Doveva essere questa la novità.”

“Hai ragione, lo so. Ma dobbiamo cambiare oggetto.”

“E cosa vuoi usare?”

“Qualcosa di vivo.”

“Tipo?”
Mi presi una pausa. Non perché non sapessi cosa dire, ma perché avevo timore della sua reazione.
“Una pianta.”

“Mmmm…”, mugugnò ma capii che non era perché si sentisse spiazzato dalla richiesta. Stava già pensando alla soluzione.
“Ne ho una sul balcone. La vado a prendere?”

“Adesso?”

“Proviamo”. Non ci fu bisogno di rispondere. Si alzò dal letto, si coprì con un asciugamano e uscì dalla stanza. Rientrò con il vaso tra le mani, lo reggeva con delicatezza, come se fosse un oggetto sacro.

“Un elleboro”, dissi.

“Eh?”

“Il fiore, è un elleboro”, gli spiegai.

“Ah, non sapevo si chiamasse così. Preferivi altro?”
Scossi il capo. Una scossa di adrenalina mi infiammò il petto. Si avvicinò e mi guidò sul bordo del letto. Poi, senza fretta, mi invitò ad allargare le gambe. E iniziò a far entrare i petali, uno per volta. Le pareti della vagina erano sensibili a tutto, riuscivo a sentire la vita del fiore, le sue pulsazioni, ansimavo.

Lui chiese: “Va bene così?”. Assentii, senza riuscire a parlare, ero in affanno.
“Continuo?”.
Con una mano gli afferrai il polso e gli feci capire che volevo che continuasse a spingere. Lui obbedì, mentre teneva lo sguardo fisso sul mio viso, non voleva perdere nessuna delle mie reazioni. La pianta era ormai tutta dentro.
“Ora che faccio?”.
Presi fiato e riuscii a dire “Annaffiala”.

Il racconto non finisce certo qui, lo potete trovare su https://onlyfans.com/mikevitarelli?c=3
Sono un attore e doppiatore, amo scrivere, leggere e interpretare storie erotiche e racconti decisamente piccanti. Vorrei farlo anche con le vostre. Contattatemi!

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