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Orgia

021 Valeria e guardoni 21

By 20 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti avranno la pazienza di leggere questi racconti per la prima volta suggerisco di leggere i capitoli in ordine progressivo, sia per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima esperienza agli sviluppi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili, sia perché ogni capitolo ha rimandi a quelli che lo precedono. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera.

Capitolo XXI ‘

Una giornata particolare

Valeria guardo il suo maggiolino Volkswagen cabriolet &egrave rimase per un attimo interdetta. I fianchi dell’automobile e gli ampi parafanghi erano tutti imbrattati di fango. L’auto era stata decappottata e lasciata aperta nel giardino di casa sua. L’umidità della notte aveva formato aloni più scuri nella tappezzeria e lei senti odore di muffa quando salì in macchina. Era furente, chi poteva avere fatto una cosa simile. Guardò l’orologio e si rese conto che era tardissimo. Lasciò andare per il momento i suoi propositi di vendetta, tanto solo Giovanni o qualcuno della sua famiglia poteva avere fatto quello scempio e prima o poi l’avrebbe trovato e crocifisso. Era così arrabbiata che sbagliò strada ma non se ne rese conto finche dei lavori in corso non la fecero deviare su un via secondaria piena di traffico. Guardò l’orologio, aveva appuntamento con Giovanni era in ritardo e girava a vuoto come una scema. Spinse il piede sull’acceleratore ma l’auto fece i capricci come se si fosse ingolfata e più si faceva tardi e più l’auto sembrava andare piano. Finalmente arrivò al gruppo di cantieri edili dove aveva appuntamento con Giovanni. Lui gli voleva far vedere il progetto del nuovo appartamento. Si guardò intorno e tra se pensò che Giovanni doveva essere un pazzo se credeva veramente che lei sarebbe andata a vivere in quel quartiere popolare. Si avvicinò al grande cancello fatto di tubi innocenti e rete arancione dove lesse il nome di Giovanni con le qualifiche di progettista e direttore dei lavori. Parcheggiò di lato alla recinzione dove in bella vista c’era un grosso cartello con la scritta ‘divieto di ingresso ai non addetti ai lavori’. Lei era la fidanzata del capo e con decisione entro nella porticina riservata agli operai ma solo dopo pochi passi si sentì chiamare

‘signorina dove sta andando!’

Si girò e vide un operaio di mezza età, obeso e con una tuta blu coperta di polvere bianca che si avvicinava a lei

‘&egrave vietato e pericoloso entrare nell’area di lavoro e poi lei crede di gironzolare in un cantiere vestita così’

Valeria si fermò e si rese conto di essere vestita con una minigonna a pieghe ed una camicetta scollata e corta in vita che lasciava scoperta buona parte dei fianchi e la pancia all’altezza dell’ombellico.

‘ma come mi sono conciata’ pensò tra se ‘proprio oggi che vengo in cantiere metto la mini e le scarpe di vernice rossa col tacco a spillo’ poi si rivolse al muratore ‘stia calmo lei, sono la fidanzata del direttore dei lavori, lei chi &egrave?’
‘io sono Aldo’
‘senta Aldo, ho appuntamento alle nove con l’architetto lo chiami’
‘alle nove? Ma sono già le dieci passate’ rispose quello
‘ma no, sono appena le nove e dieci minuti’ rispose Valeria seccata guardando l’orologio
‘si sbaglia, lei ha un ora di ritardo. Forse il suo orologio &egrave guasto’ disse l’uomo sgarbatamente
Valeria slacciò il cinturino di cuoio rosso e avvicino il quadrante all’orecchio, niente, era fermo ‘ha ragione’ disse contrariata ‘non mi &egrave mai successo. In vita mia non sono mai arrivata in ritardo ad un appuntamento’
‘si, si, voi donne ricche dite tutte così, ma siete sempre in ritardo’
‘faccia poco lo spiritoso con me, ed avverta il direttore dei lavori che sono qua’
l’uomo brontolò qualcosa sbattendo sui pantaloni un cappellino di cotone lercio che alzò una nuvola di polvere e chiamò a squarciagola ‘Azibo! Azibo vieni giù’

Dall’impalcatura metallica scese agilmente un ragazzone di colore vestito solo con una salopette e delle grosse scarpe da cantiere.

‘bene, bene, che manca?’
‘non manca niente, accompagna ‘questa qua’ dall’architetto e mettiti il casco altrimenti quello s’incazza’
‘bene, bene’ rispose quello ed infilò un casco giallo che teneva alla cintura

Valeria guardò il ragazzo di colore che aveva un fisico perfetto. Aveva spalle larghe e vita stretta doveva essere alto più di un metro e novanta. Quando incontrò il suo sguardo pensò ‘questo mi guarda come un cane punta una bistecca’

‘bene, bene, di qua’ e con la mano gli fece cenno di seguirlo.

Valeria cominciò a seguirlo attenta a dove metteva i piedi per non sbucciare la pelle rossa delle scarpe, poi per rompere un po’ la tensione gli domandò

‘tu di dove sei’
‘io? bene, bene, io sono del Camerun, nome Azibo e tu?’
‘Mi chiamo Valeria, parli abbastanza bene l’italiano Azibo, da quanto sei in Italia?’
‘bene, no parlo bene, meglio parlo francese. Sei mesi Azibo in Italia’
‘&egrave bello il tuo paese?’
‘bello si mio paese, belle foreste e grande football, grande Camerun gioco pallone’
‘e sono belle le donne del Camerun?’ chiese Valeria girando intorno a delle macchine che impastavano del cemento rumorosamente
‘belle, belli culi, belli grandi, e mele grandi’ disse Azibo portandosi le mani a forma di coppa al petto
‘non si chiamano mele ma tette’ disse Valeria e pensò ‘ma che gli sto dicendo? Sono scema?’
‘bene, bene, si tette, tette grandi, culi grandi. Tu guardo culo, culo secco.’
‘ma non si dice questo ad una donna, non sta bene’
‘no bene, no bene, italiani che guarda?’
‘si anche gli italiani guardano quelle cose’ sorrise Valeria ‘ma non lo dicono’
‘no, italiani bugiardi?’
‘non sono bugiardi, ma ad una donna si deve dire qualcosa di carino, tipo che ha gli occhi belli’
‘io dico tu occhi belli ma tu tette meglio. Tu tette molto bene’
‘e ti pareva’ pensò tra se Valeria che guardò in alto e vide Giovanni con dei progetti in mano su un solaio in costruzione al terzo piano che parlava con un operaio. Iniziò a chiamarlo mettendo le mani a forma di megafono ma più urlava, più quello non sentiva. Finche Giovanni si girò e scomparse dalla sua vista.

‘Che giornata schifosa mi va tutto male’ borbottò
‘di qua, cammina su palanca’
‘ma guarda dove mi tocca passare’ protestò Valeria vedendo una lunga tavola di legno poggiata su una pozzanghera piena di fanghiglia. Fece due passi ma la palanca si muoveva su quel fondo viscido e Valeria perse l’equilibrio mettendo un piede nella pozzanghera. La scarpa di vernice rossa sprofondò nel fango ed il tacco a spillo si infilò come un chiodo. Valeria ritrasse subito il piede ma la scarpa rimase nel fango come incollata.

‘Porca vacca, accidenti a me che giornata!’ strillò
‘no bene, vieni, io prendo scarpa’ disse Azibo porgendole un braccio a sostegno.

Valeria sconsolata fece due passi, zoppicando con l’unica scarpa rimasta. Azibo si chinò e tirò via la calzatura dal fango. Era ridotta in modo orribile, irreparabilmente rovinata. Prese un pezzo di legno e cercò di portare via più fango che poteva poi, soddisfatto, la porse di nuovo a Valeria che tristemente la infilò. Ripresero a camminare e Valeria era così concentrata su dove metteva i piedi che non si accorse, passando di fianco a dei bancali con dei mattoni forati, di un filo di ferro ad uncino che le si impigliò nel pizzo della camicetta. Quando senti il rumore dello strappo era troppo tardi. Due asole si stracciarono e nell’orlo della camicetta si formò un bel sette. Era smarrita e furibonda, se avesse avuto Giovanni tra le mani lo avrebbe strozzato.
‘Che sfortuna’ borbottò ‘cosa altro mi può accadere’

Mentre cercava di chiudere la camicetta con le mani uno strano muratore sbuco da dietro dei mucchi di rena. Era molto basso e tarchiato e chiamò Azibo. Il ragazzo di colore si scusò ed andò a sentire cosa voleva. Quando i due furono vicini Valeria si accorse che il nuovo arrivato era proprio un nano, non doveva essere più alto di un metro e dieci, aveva la testa grossa e braccia e gambe corte. Sembrava però avere molta autorità e Azibo si era comicamente chinato verso di lui per sentire cosa dicesse. Il nano gli parlò all’orecchio coprendo la bocca con una mano e guardò Valeria con occhi maligni. Mentre ascoltava anche Azibo guardò Valeria e si illuminò con uno ampio sorriso. Valeria sospettò che stessero commentando quanto fosse scema una ragazza che in cantiere va vestita come se andasse in discoteca.

Azibo tornò verso di lei e disse ‘bene, bene, ora andiamo qua’
‘avete chiamato l’architetto?’
‘tu viene, prego’ rispose
‘chi &egrave quel signore . . insomma quel tipo piccolino?’
‘bene, bene, lui capocantiere, lui capo nano’

Camminarono ancora con Valeria che si teneva la camicetta con le mani per evitare di avere le tette di fuori ed arrivarono davanti a due baracche di metallo con a fianco un gabinetto a fossa coperto con delle lamiere ondulate. Azibo aprì la porta di una delle due baracche

‘bene, bene, tu entra’ disse

Valeria fece per entrare ma sull’uscio guardo nella baracca. Era sporca, c’erano due vecchie sedie, un piccolo tavolino fatto con tavole di cantiere inchiodate tra loro e due materassi lerci buttati per terra su stuoie di paglia. Un sospetto attraversò la mente di Valeria, che si bloccò sulla soglia della baracca.

‘non entro la dentro, aspetto fuori’ disse
‘entra e zitta’ disse Azibo e le diede una forte spinta alle spalle che la costrinse ad entrare con un salto per non cadere
‘ma sei scemo! Brutto stronzo, ora lo dico al direttore dei lavori’
‘bene, bene, conviene tu no urlare’ e chiuse la porta di metallo chiudendola dentro a chiave.
‘ora telefono alla polizia e ai carabinieri e ti faccio passare un brutto quarto d’ora’ urlò Valeria mettendo il viso vicino alla piccola finestrelle sulla porta. Cercò il telefono.
‘non ci posso credere’ pensò ‘ho lasciato la borsetta in macchina con dentro tutti i soldi, i miei documenti e il telefono. Oltretutto ho la macchina con la cappotte abbassata, così oggi rischio che mi rubano tutto’.

Senza pensare si avvicinò ad una delle due finestrelle con le sbarre e si mise a gridare
‘aprite la porta, fatemi uscire, fatemi uscire subito, aprite la porta’ e mentre urlava batteva le mani sulla lamiera provocando un frastuono bestiale.

Un muratore alto e corpulento passò con un secchio ed una cazzuola in mano e guardò sorpreso verso di lei. Sembrava un nordafricano si girò e scomparve alla sua vista. Poco dopo tornò con un compagno grosso quanto lui e si avvicinarono alla baracca. Valeria senti girare la chiave e i due uomini parlare in arabo mentre aprivano la porta.

‘finalmente, quel matto di colore mi ha chiuso qua dentro, chissà cosa si &egrave messo in testa’

I due uomini guardarono le tette di Valeria che sbucavano dalla camicetta stracciata e fecero un commento nella loro lingua. Lei non capì le parole ma il tono era lascivo e istintivamente si chiuse lo strappo con le mani. Cominciava ad avere paura, i due uomini la squadravano da capo e piede con desiderio e lei e provò ad uscire.

‘ferma’ disse uno dei due afferrandola per un braccio ‘torna dentro e zitta’ la spintonò all’indietro e gli chiuse la porta in faccia, poi girò di nuovo la chiave.

‘Adesso che faccio’ pensò ‘cosa mi vorranno fare?’

In quel momento sentì i due muratori nordafricani parlare animatamente fuori della baracca con un altro uomo.

‘sporco nano ti volevi scopare la ragazza da solo, senza dire niente ai tuoi amici’
‘Amir, Jaber ma che dite, siete come fratelli per me. Vi spiego tutto, l’abbiamo appena catturata. &egrave la ragazza dell’architetto ed &egrave venuta in cantiere da sola. Avete visto quanto &egrave bella? Abbiamo deciso di scoparcela e voi sareste stati i primi lo giuro’ disse il nano portandosi la mano al cuore
‘sei un gran bugiardo piccolo bastardo. Col cazzo che ci chiamavi. Se quella scema non avesse fatto tutto quel casino ve la scopavate e zitti tu e il negro’
‘siete dei pazzi’ urlò Valeria dalla finestrella ‘vi denuncio alla polizia’

I due uomini e il nano aprirono la porta ed entrarono nella baracca. Valeria voleva far vedere di non avere paura ma istintivamente face qualche passo indietro.

‘stai zitta troia’ disse il nano ‘ancora non lo hai capito? Qua &egrave pieno di cantieri, più urli e più gente si accorge che sei qua. Ti conviene stare zitta’
‘andate tutti a fare in culo’
‘si dopo ti facciamo anche il culo stai tranquilla’
‘ma siete impazziti &egrave un reato, vi denuncio e lo dirò al mio fidanzato. Vi faccio licenziare tutti’
‘Correremo il rischio’ disse con un sorriso Amir ‘con una come te ne vale proprio la pena’
‘l’architetto &egrave andato via, fino a domani non torna’ aggiunse il nano ‘e non ti conviene fare la spia perché gli diremo che tu ci hai provocato, che ci stavi e ti piaceva. Ti conviene essere carina con noi, te la cavi con poco e tra qualche ora torni libera’
‘nessuno crederà e voi, nessuno’
‘no? E allora perché sei venuta in cantiere vestita in minigonna e tacchi a spillo se non volevi una bella ripassata?’

Valeria non sapeva rispondere, abbassò la testa. Perché mai quella mattina si era vestita in modo così provocante? Non lo sapeva e non riusciva a spiegarselo.

‘in ogni caso’ disse acida ‘io non mi stendo sopra quei luridi materassi pieni di pulci’

In quel momento arrivò Aldo, il muratore che aveva incontrato al cancello di ingresso insieme ad Azibo. Camminavano uno dietro all’altro portando in mano un materasso nuovo, arrotolato e chiuso ancora nel cellofan.

‘Problema risolto’ ghigno il nano poi disse ‘Azibo metti a terra il materasso nuovo altrimenti la signorina non ci fa trombare. Prendi i vecchi e buttali via, Aldo tu vai a chiamare gli altri’
‘ma non siamo troppi, lei &egrave sola’ chiese Aldo
‘faremo due o tre alla volta, c’&egrave tutto il tempo’ rispose il nano ‘Azibo hai preso quello che ti ho chiesto?’
‘bene, bene, ecco qua capo’ disse il ragazzone togliendo dalla tasca della salopette una sveglia
‘facciamo due turni di due ore ciascuno con una pausa di trenta minuti’ disse il nano rimettendo la sveglia ‘e ci dividiamo in due squadre. Nella prima squadra metto noi cinque più Giuliano, mentre tutta la squadra dei carpentieri fa il secondo turno. Che ne dite?’
‘per me va bene’ disse Amir ‘in due ore c’&egrave il tempo di godersela anche alla turca’

Tutti si misero a ridere. Valeria era imbambolata, si guardò intorno, non c’era via di fuga. Lei indietreggiò fino all’angolo della baracca mentre i due arabi avanzavano verso di lei.

‘&egrave meglio che ti spogli da sola’ le disse il nano ‘questi non vedono l’ora di avere una scusa per darti una scarica di botte’
‘&egrave vero’ disse Jaber ‘voi ricche ci trattate sempre con disprezzo e non vedo l’ora di riempirti di schiaffi e strapparti gli abiti di dosso’
‘non mi toccate’
‘ora ti strappo via questa’ disse Amir e afferrò la gonna di Valeria
‘fermi!’ disse alzando la mano ‘faccio da sola. Non voglio che mi roviniate i vestiti’
‘brava, fai uno strip-tease per i ragazzi’ ghignò il nano e con un saltello si mise seduto sulla sedia.

Valeria si tolse la camicetta lentamente mentre gli uomini presero a battere il tempo con le mani. Slacciò i pochi bottoni sani rimasti e appiccò la camicia su dei chiodi infilati in una tavola di legno che fungeva da attaccapanni, poi slaccio la gonna e muovendo i fianchi al ritmo la sfilò rimanendo in mutandine e reggiseno.

‘accidenti ho una smagliatura sulle calze autoreggenti’ commentò
‘non ti preoccupare’ disse il nano ‘hai due gambe splendide, anche con le calze rotte’
‘si, sei proprio una gran bella ragazza’ disse Albo entusiasta mentre tutti applaudivano e fischiavano come in un locale notturno.

Valeria non disse niente e guardò gli uomini intorno a lei che si godevano lo spettacolo. Alcuni seduti sulle sedie, altri per terra, altri ancora poggiati alle pareti metalliche. Rifletteva su quello che stava dicendo. Era come se fosse un’altra persona a parlare. Cosa gli stava succedendo? Stava per subire una violenza di gruppo e non si sentiva angosciata. Si preoccupava se il materasso dove l’avrebbero scopata a turno era sporco o pulito? O se aveva una smagliatura nelle calze mentre si spogliava?

‘allora? Perché ti sei fermata’ chiese il nano impaziente’continua a spogliarti, devi togliere tutto!’ ‘Sbrigati, non vedo l’ora di vedere quelle belle tettone’ disse Giuliano
‘non togliere le calze anche se sono smagliate’ disse Amir ‘mi piacciono le donne con le calze’
‘vi prego . . .’ provò a dire Valeria
‘abbiamo solo due ore, fai presto altrimenti . . sai che ti succede’ disse il nano saltando giù dalla sedia e cominciando a slacciarsi i pantaloni.

Valeria guardò i visi degli uomini cercando pietà, ma vide solo occhi che luccicavano di libidine. Sguardi carichi di desiderio che lei conosceva bene, la penetravano tutte le volte che faceva sesso in auto con i guardoni. Gli occhi erano identici e la eccitavano. Penso che era meglio fare in modo che quello che le stava per succedere le arrecasse meno danno possibile, evitando almeno le botte. Slacciò il reggiseno coprendosi con un braccio e lo appese all’attaccapanni di fortuna. Per sfilare le mutandine fu costretta a chinarsi e portare tutte e due le mani all’elastico sui fianchi. Le grosse tette dondolarono sode tra le braccia. Si alzarono tutti in piedi ad applaudire tra fischi di approvazione e commenti osceni. Il branco cominciava ad ululare. Alzò un piede e fece passare le mutande poi ripeté il movimento, raccolse l’indumento e l’appese. Era in piedi e cercava di coprirsi con le mani il seno e il sesso mentre gli uomini cominciavano a spogliarsi buttando gli indumenti alla rinfusa. Amir e Jaber furono i più lesti. Erano massicci, panciuti e coperti di una fitta peluria nera. Tenevano in mano i loro lunghi e grossi uccelli di colore olivastro con il glande viola scuro.

‘guarda qua che guaio hai combinato’ disse Amir ‘li hai fatti gonfiare, ora dovrai faticare parecchio per farli tornare normali’ e tutti scoppiarono a ridere

Si avvicinarono a Valeria da destra e da sinistra e le afferrarono i polsi. Allargandole le braccia la costrinsero a mostrarsi completamente nuda. Iniziarono a tirarla verso il materasso e Valeria cercò di porre un ultima disperata resistenza. Si puntò sulle gambe, torcendosi e provando a liberarsi, ma quei movimenti fecero solo risaltare le perfetta curva dei fianchi, i muscoli delle cosce in tensione, le lunghe gambe, le caviglie sottili e il dondolio delle grosse tette. Più si divincolava più si mostrava. Il desiderio sessuale dei maschi crebbe a dismisura. Azibo si avvicinò mentre Amir e Jaber la tenevano con le braccia bloccate. Valeria si rese conto che, anche se aveva un fisico asciutto e muscoloso, l’uomo di colore era imponente. Le sorrise e le tasto le tette, poi borbottò il suo tormentone ‘bene, bene’ si chinò e acchiappandola saldamente per le caviglie la sollevò da terra. I tre uomini la trasportarono senza sforzo fin sopra il materasso e senza tanti complimenti la gettarono sul giaciglio. Mentre Azibo le teneva le gambe aperte e sollevate Amir e Jaber poggiarono le loro ginocchia sulle sue braccia aperte, inchiodandola a terra.

‘hai piano’ disse Valeria ‘va bene che mi scopate ma così mi fate male’ poi pensò ‘che sto dicendo, mi hanno forse drogata? Eppure non ho bevuto o preso niente da questi maiali’

Azibo spinse in avanti le gambe piegandole verso il basso ed anche i due arabi le afferrarono. I tre uomini a forza le spinsero fino a che furono pigiate di lato alle tette con le ginocchia contro le spalle. Valeria si senti completamente aperta ed esposta agli occhi degli uomini. In quella posizione scomoda ed innaturale si rese conto di non potere fare nulla. Era completamente immobilizzata, riusciva solo muovere il collo e la testa per guardare cosa le avrebbero fatto. Il nano era in mutande ed aveva un grosso bozzo all’altezza del pene.

‘avanti capo’ disse Giuliano ‘tu sei il primo’
‘allora signorina bella’ le disse portandosi in piedi tra le sue cosce spalancate ‘lo sai cosa dicono di noi nani?’
‘no non lo so’ menti Valeria guardando quel malloppo nelle mutande mentre sentiva tutti gli uomini sghignazzare
‘dicono che abbiamo il cazzo più lungo delle gambe’ e si abbassò le mutande

Le mostrò un pene molto più grande della media che, nel gioco delle proporzioni, sembrava enorme, come la sua testa.

‘mamma mia &egrave gigantesco’ esclamò Valeria che si sarebbe voluta mordere la lingua per quel commento da scema
‘si &egrave bello grosso’ disse il nano carezzandosi l’uccello ‘ma solo quello di Azibo &egrave gigantesco’

Tutti scoppiarono a ridere mentre il nano si inginocchiava davanti a Valeria. Poggiò le sue piccole mani sulle cosce, poi le fece scorrere verso l’alto. Le grosse tette erano strette tre le gambe completamente piegate, il nano ci poggiò le mani e constatò che erano molto più voluminose di quello che le sue palme potevano contenere.
‘hai le tette troppo grosse per le mie mani’ commentò, poi prese a massaggiarle con libidine.
Afferrò i capezzoli e li tirò con forza e cattiveria con una luce malvagia negli occhi.

‘ai! Mi fai male!’ gemette Valeria ‘ai, ai, basta!’
‘zitta troia’ disse il nano e le diete un forte schiaffo sull’interno delle cosce poi riprese a tirare e torcere i capezzoli
‘ai, basta per favore faccio tutto quello che vuoi ma smetti’
‘vuoi che continuo a toccarti le tette o vuoi che ti scopo’ disse stringendo con più forza i capezzoli
‘ai, basta mi fai male’ urlò Valeria mentre gli occhi le si riempivano di lacrime
‘allora che vuoi?’ le chiese il nano con un sorriso
‘scopami, basta che te la fai finita’

Il nano le passo un dito nella fessura della vagina e disse ‘&egrave già bella fradicia la signorina e mi chiede di scoparla, avete sentito?’
‘si abbiamo sentito tutti, accontentala capo’ fecero in coro gli altri
Il nano punto la grossa punta del pene sulla vagina e disse ‘tenetela ferma cosi ragazzi’ poi diete un colpo secco con le reni spostando tutto il peso del suo corpo sul pene.

Penetrò di scatto e con cattiveria togliendole il respiro, fu come perdere la verginità un’altra volta. Al secondo furioso affondo la grossa punta del pene colpì la testa dell’utero e Valeria non riuscì a trattenere un gemito. Tra le incitazioni degli altri maschi il nano prese a scoparla senza sosta, sordo a tutti i lamenti di Valeria. Qualcuno bussò con forza alla porta di metallo, i colpi furono come due spari e un silenzio immobile cadde nella baracca. Il nano sfilò il suo grosso pene fumante dalla vagina e fece a tutti il gesto di tacere con il dito.

‘chi &egrave?’ disse rivolto alla porta
‘Carmine sono’ si senti una voce con forte accento siciliano
‘ti prenda un colpo’ rispose il nano ‘ci hai fatto prendere uno spavento. Che vuoi?’
‘la ragazza, voglio vedere se &egrave veramente bella come dice quel fanfarone di Aldo’
‘non &egrave il tuo turno, ripassa tra due ore’
‘non mi scassare la minchia e fammi entrare’
‘va bene apri’ disse il nano a Giuliano che stava vicino alla porta.
‘Santa Rosalia’ disse Carmine entrando e portandosi al bordo del materasso ‘ma come la tenete questa meraviglia? Che la volete chiudere in una valigia?’
‘che vuoi Carmine, non farci perdere tempo, quando tocca a voi la tenete come vi pare’ brontolò il nano
‘chi decise che noi si faceva il secondo turno?’
‘la signorina l’abbiamo trovata noi e noi che la godiamo per primi’ disse Giuliano
‘non ti scaldare’ disse Carmine ‘e va bene ma io devo tenere buoni tutti i miei e siamo più di voi. E io che ci guadagno?’
‘avanti spara, che vuoi?’ chiese il nano
‘semplice, mi fate fare una sveltina, pochi minuti e poi mi ci faccio un altro giro tra due ore e in cambio mando avanti il cantiere con i miei e voi state qua, belli tranquilli a divertirvi’
‘basta che fai presto’ brontolò il nano infilandosi le mutande.

Valeria guardò Carmine sopra di lei, era vestito in modo strano per essere un carpentiere. Elegante e raffinato come solo certi uomini del sud sanno essere. Sembrava appena uscito da un bar di Palermo dopo avere preso una granita di limone.

‘buongiorno signorina, mi sembra in una scomoda posizione. Le faccio una proposta. Lei non può scappare giusto?’
Valeria acconsentì con la testa
‘bene’ confermò Carmine ‘se lei promette di fare la brava con noi dico a questi due animali di lasciarla, che mi risponde’
‘va bene’ disse Valeria
‘promette di mettersi come le verrà detto e fare tutto quello che le verrà chiesto? Risponda si lo prometto’
‘si, si lo prometto’
‘ragazzi lasciatela’

I due uomini si alzarono e Valeria gemette allungando finalmente le gambe e muovendo le braccia. Si sentiva anchilosata e dolente dove le avevano pigiato con tutto il peso addosso, si coprì i seni e chiuse le gambe ruotando il bacino di lato.

‘minchia se &egrave bella!’ esclamò Carmine ammirato
‘che ti dicevo, mi credi adesso’ disse Aldo

Carmine si slacciò i pantaloni e senza sfilarli prese una gamba di Valeria e la aprì. Lei stette ai patti e non oppose resistenza mentre l’uomo tenendo in mano l’uccello si stese su di lei e la penetrò. Una volta dentro di lei con la sinistra le afferrò un gluteo piegandole una gamba e poggiando il gomito destro sul materasso. Carmine cominciò a succhiarle i capezzoli con esperienza e con rapidi colpi del bacino la scopava velocemente. Valeria cominciò a godere, si morse un labbro per non gridare ma più cercava di resistere più quello aumentava il ritmo ed alla fine perse il controllo e gli appoggiò la gamba sulla schiena gemendo di piacere e muovendo i fianchi a tempo. Carmine le venne dentro e Valeria quando senti lo sperma caldo non riuscì a trattenere l’orgasmo.

‘vengo’ urlò Carmine
‘anche io’ rispose Valeria avvinghiandosi con tutte e due le gambe sulla sua schiena.

L’uomo si alzò e rimise l’uccello nei pantaloni dandosi un aggiustata al vestito di lino ‘visto, che vi avevo detto’ disse guardando l’orologio ‘meno di dieci minuti’ poi rivolto a Valeria ‘grazie signorina &egrave stata la sveltina migliore della mia vita. Devo andare ma tornerò tra due ore e le presenterò tutti i miei ragazzi, che non vedono l’ora di conoscerla. Ora la lascio con questi amici’ e salutando uscì dalla baracca mentre Giuliano chiudeva a chiave la porta dietro le sue spalle.

‘allora fai la difficile solo con noi?’ chiese il nano avvicinandosi minaccioso a Valeria ‘mettiti subito alla pecorina se no ti prendo a cinghiate’

Valeria capì che era il caso di non peggiorare la situazione e si mise subito come le era stato detto per la gioia di tutti gli uomini alle sue spalle.

‘brava, cosi mi piaci’ sogghignò il nano ‘avanti ragazzi fatevi sotto e non perdiamo altro tempo’

Giuliano era sulla sessantina, ma ancora ben messo, si sfilò le mutande e si inginocchiò dietro di lei. Allungò le mani sulle tette da dietro e con una smorfia di piacere le spinse il pene nella vagina cominciando a fotterla con colpi duri e frenetici. Valeria stava ferma e per bilanciare quei colpi poggiava ogni tanto la testa sulle braccia. Teneva i gomiti puntati sul materasso per cercare di resistere ai colpi violenti che le arrivavano da dietro. Aveva già avuto il primo orgasmo ed anche se non voleva cominciava a godere di nuovo. Prese a lamentarsi in modo inequivocabile .
‘dai Giuliano dacci dentro non senti che alla signorina piace’ disse Amir
‘sfondala, sfondala’ fecero in coro tutti gli altri
‘ragazzi &egrave calda come la lava e il cazzo entra come un coltello nel burro’ disse Giuliano e accelerò il ritmo portando colpi sempre più forti.
‘certo che &egrave bagnata Carmine la già riempita una volta’ disse Aldo eccitato ‘vieni dentro anche tu così la trovo bella scivolosa’
Valeria sentendo quelle oscenità cominciò a gemere sempre più forte. Avrebbe voluto stare zitta, rimanere immobile e non dare agli uomini la soddisfazione di partecipare. Ma non sapeva perché non riusciva più a controllarsi e tutto quello che le passava in testa diceva. Il suo istinto prese nuovamente il sopravvento abbattendo tutte le sue remore e inizio a godere rumorosamente. Giuliano sentendo il suo piacere continuò per alcuni minuti come invasato. Respirava affannato oramai e grondava sudore. Le afferrò i fianchi e con un ultimo colpo di reni penetrò tutto dentro di lei. Tenne il pene piantato dentro e Valeria lo senti gonfiarsi e pulsare una, due volte, poi lanciò un lamento. Sembrò come se un coltello lo avesse trafitto. Godette e scaricò il suo sperma nella vagina di Valeria che urlò completamente fuori controllo

‘si vienimi dentro, godo di nuovo’ tremò per il nuovo orgasmo e senti la sue voce come se non fosse lei a parlare. Perché era così scema da dire quelle cose che sicuramente aggravavano la sua posizione già critica.

Giuliano le diede un buffetto sul culo e si alzò traballante ‘grazie capo &egrave stato magnifico’ disse al nano e poi rivolto agli altri ‘sotto a chi tocca ragazzi non la fate freddare’

Aldo si precipitò al suo posto infilando al volo il suo uccello nella vagina fradicia di umori e di sperma. L’uomo prese a penetrarla con la stessa prepotenza di Giuliano e le afferrò le tette per dare più impeto ai suoi assalti. Valeria emise un singhiozzo ma non provò nemmeno a protestare mentre senti i muscoli della pancia contrarsi mentre un nuovo fallo maschile in erezione cominciava a scoparla senza darle il tempo di calmare l’orgasmo che ancora le scuoteva le membra. Si sentì tirare per i capelli ed alzò la testa. Aveva il respiro affannato e non poteva trattenere dei piccoli gridi di piacere. Era il nano che le porse con decisione il membro da prendere in bocca. Provò ad abbassare il volto ma quello le tirò forte i capelli costringendola a poggiare i palmi delle mani ed alzare le spalle. Aldo lasciò le tette e la afferrò per i fianchi mentre il nano le prese il mento

‘guarda questo bambolotto, vuole tanti baci’ le disse sfregando oscenamente il pene sulla sua faccia
‘no questo no’
‘apri la bocca e non fare storie’ disse il nano e le diete un piccolo schiaffo d’avvertimento.
‘non posso &egrave troppo grosso’
‘apri bene la bocca e vedrai che entra’ disse il nano ‘e poi non lo sai che i nani hanno il cazzo dolce’

Valeria rassegnata aprì le labbra e a fatica riuscì a farci entrare il grosso glande. Era duro ma vellutato e caldo e con meraviglia senti che il liquido preseminale che cominciava a colare nella bocca non era salato. Cominciò a succhiare senza pensarci, era faticoso con un fallo così grosso e a stento poteva muovere la lingua ma le piaceva e godeva di continuo mentre la scopavano. Dopo alcuni minuti il nano parlò

‘allora come va Aldo’ chiese il nano all’uomo che scopava di fronte a lui
‘grazie capo, grazie’ rispose quello ‘&egrave bellissima, una scopata meravigliosa’
‘che ti avevo detto?’ ghigno il nano poi gli chiese ‘te la stai per fare?’
‘si capo, mi manca poco’
‘vuoi provare come succhia? &egrave bravissima’
‘magari, posso per davvero?’
‘certo che puoi’
‘ma capo posso venire in bocca alla signorina’
‘puoi fare tutto, vieni ti lascio il posto’

Il nano sfilo il suo uccello dalla bocca di Valeria e Aldo fece lo stesso dalla vagina e corse al suo posto. Si inginocchiò davanti al viso e lei rassegnata prese in bocca il suo uccello. Era impiastricciato di umori vaginali e dello sperma che gli altri le avevano scaricato nella pancia, tutti sapori salini rispetto al dolce membro del nano. Ma quei sapori non la contrariarono, anzi li preferiva. Jaber approfittò del posto lasciato libero e la penetrò piegando le gambe ma rimanendo in piedi dietro di lei. Valeria si senti riempire la vagina da un nuovo uccello più grosso e duro e una nuova ondata di piacere le percorse tutto il corpo. Aldo si irrigidì e cercò di ricacciare indietro l’orgasmo, Valeria senti l’uccello pulsare aritmicamente, conosceva bene quel movimento del pene e si preparò a ricevere in bocca lo sperma. Spinse la sua lingua sulla punta dell’uccello e cercò di spostarlo verso una guancia per evitare che il glande schizzasse direttamente in gola. L’uccello si gonfio al massimo ed iniziò a espellere sperma denso e bollente sulla lingua. Aldo urlò mentre godeva e le tenne ferma la testa fino a riempirle la bocca con scariche che sembravano non finire più. Jaber, sentendo Valeria lamentarsi di piacere mentre riceveva in bocca quella venuta, si eccitò ancora di più e cominciò a darle delle vere e proprie bastonate con l’uccello nella vagina, grugnendo come un maiale. Aldo sfinito si alzò con l’uccello che si stava rimpiccolendo dopo l’orgasmo e Jaber sfilò il suo membro dalla vagina e corse al posto di Aldo.

‘ora tocca me’ disse Jaber ‘succhiami il cazzo’
‘mmm, mmm’ protestò a bocca chiusa Valeria e gli indico che aveva la bocca piena
‘sputa che aspetti’ rispose Jaber
‘ghlu’ Valeria ingoiò poi prese un lungo respiro come un nuotatore che riemerge da un apnea
‘ma guarda la signorina ingoia, allora ti piace?’ le chiese Jaber
‘non &egrave educato sputare per terra’ rispose Valeria e pensò ‘ma che diavolo sto dicendo?’
‘brava sei bene educata’ disse Jaber ‘adesso comincia a succhiare il mio cazzo, sbrigati e poi fatti un bel ingoio’ e le infilò l’uccello in bocca.

Amir prese una scatoletta rotonda e tolse il tappo. Si inginocchiò dietro Valeria e mentre lei aveva la testa bloccata nelle mani di Jaber che le infilava in bocca l’uccello come se stesse scopando le spalmo della vaselina sul ano. Valeria mugugnò a bocca piena e cercò di fermare la sua mano. Amir indifferente le infilò con insolenza due dite nel culo rigirandole e facendole male. Valeria con uno scatto si sfilò l’uccello di bocca
‘mi fai male che stai facendo’
‘hai un gran bel fondo schiena, pensavi forse di uscire da qua con il culo sano?’
‘almeno fai piano per favore’ disse Valeria non riuscendo a credere alle sue parole
‘certo che faccio piano, ho messo la vaselina per farti meno male possibile’

Jaber le spinse di nuovo in bocca il suo uccello. Valeria rimase a pecorina e sentì la punta del pene di Amir poggiare contro il suo ano, anche se non sembrava enorme come quello del nano da quello che sentiva stimava che era un uccello bello grosso. Rimase in attesa dell’inevitabile e quando Amir spinse dentro la punta con un colpo di reni urlò mezza soffocata dal cazzo che aveva in bocca. Senti quel bastone di carne dura farsi largo nell’intestino e si sentì letteralmente rotta nel culo. Prese a respirare velocemente e cercò di rilassarsi. Le amiche le avevano detto che così le avrebbe fatto meno male. Ma il dolore non passava. I muscoli dell’ano, dilatati brutalmente, si contraevano spasmodicamente intorno al pene e ad ogni contrazione Valeria vedeva le stelle.

‘per il cielo’ disse Amir ‘ha il buco troppo stretto si fa fatica ad incularla’ e sfilò via l’uccello, Valeria ebbe tregua, aveva male ma quelle fitte acute finirono.
‘facciamolo allargare da Azibo’ propose il nano.
Valeria guardò Azibo che in quel momento si mosse e rimase di stucco. Era nudo, una statua greca fatta di ebano che teneva in mano un fallo enorme, molto più grosso di quello del nano.
‘no fermi siete matti’ disse Valeria divincolandosi e sfilandosi di bocca il pene di un contrariato Jaber
‘forse a ragione capo’ disse Amir ‘se no da troppo stretto le facciamo un culo troppo largo’
‘che ci importa se il cazzo di Azibo &egrave troppo grosso’ disse Jaber ‘il culo &egrave il suo. E tu non provare più a smettere di farmi questo pompino’
‘calmo Jaber, forse Amir ha ragione, forse il cazzo di Azibo &egrave esagerato’ disse il nano ghignando malvagio ‘ma la signorina può provare da sola, se non entra rinuncia ‘Azibo stenditi sul materasso così la signorina si mette a smorzacandela’

Azibo si stese di fianco a Valeria tenendo in mano un pilone di carne dura e minacciosa
‘mamma mia &egrave gigantesco’ commentò Valeria ‘come faccio a mettermelo dentro?’
‘Non sei curiosa di provarlo? Se non ci riesci non fa niente.’
‘non dovrei dirlo ma . . . ha un certo fascino’ rispose Valeria con la voce che continuava ad uscire da sola senza controllo. Rassegnata a quella strana giornata si avvicinò docile al ragazzo di colore e alzò un ginocchio per scavalcarlo. Si fermò e mise di colpo la mano pigiata sulla vagina.
‘che succede ancora?’ disse Jaber impaziente tenendo in mano il suo uccello pronto per infilarlo di nuovo nella bocca di Valeria
‘accidenti, sono piena di sperma’ disse ‘datemi un fazzoletto’
‘tienila con la mano ed usala per lubrificare il cazzo di Azibo’ disse il nano ‘non sarà facile per te prenderlo di dietro’
Valeria si portò a cavalcioni di Azibo che lungo disteso le guardava le grosse tette con desiderio e cercò con la sinistra il membro. Era spaventoso, la sua mano non riusciva a chiudersi quanto era grosso e le percorreva tutto il solco tra le natiche mentre la punta le strusciava sopra lo stucco della vita. Sempre con la mano pigiata sulla vagina cercò il modo di prenderlo, si chinò in avanti fino a che Azibo cominciò a leccare i suoi capezzoli. Alzò il sedere fino a che l’uccello passò e si stese sulla pancia sotto di lei. Valeria lo guardò preoccupata era così largo e lungo, più del doppio di un pene normale. Tolse la mano che usava per chiudere la vagina e grossi goccioli di denso liquido bianco bagnarono quel mastodontico palo nero. Lei prese a spalmarlo con quella miscela viscida e lo strinse tra le mani doveva avere più di ventiquattro centimetri di circonferenza, poi ci stese il palmo che non bastava a misurare la lunghezza perché altri sei o sette centimetri mancavano alla sua mano. Lo prese in mano e sistemò la punta del glande contro l’ano e provò a spingerlo dentro ma sentì dolore. Il membro era unto e lei aveva il culo pieno di vaselina. Provò di nuovo a farlo entrare l’uccello che scivolava come un anguilla ma aveva il glande grosso quasi quanto il pugno di un uomo e le dava troppo dolore
‘aia, &egrave troppo grosso’ disse ‘fa malissimo non entrerà mai’
‘cambia posizione, prova un ultima volta da seduta, se non entra rinunci’ disse il nano che con gli altri si era portato alle sue spalle per godersi lo spettacolo. Valeria provò a cambiare posizione, aveva già deciso di rinunciare ma voleva dare l’impressione di provare veramente in quell’impresa. Alzò il ginocchio destro, poi il sinistro e si mise accovacciata, come quando le donne fanno pipì in campagna. Cercando di stare in equilibrio sui talloni si piegò all’indietro. Era come seduta su quel pilastro di carne che Azibo teneva fermo con la mano sinistra, ma si guardò bene dall’abbassarsi ancora.

‘avanti prova a farlo passare’ la incitò il nano

Valeria fece un primo cauto tentativo ma senti dolore e si alzò. A quel punto mentre riprendeva fiato con la cima dell’uccello puntata contro il culo il nano si mosse veloce e silenzioso come un gatto. Con una agilità incredibile saltò sulle spalle di Valeria poggiando le sue corte gambe sulle cosce piegate di lei. Valeria istintivamente cercò di non cadere, stese in avanti una mano afferrando il muscoloso braccio di Azibo che le tastava le tette. Per un lungo secondo rimase in bilico. Poi cadde all’indietro, come una persona alla quale sfili la sedia mentre si siede. Piombò con il culo sull’uccello con tutto il peso del suo corpo e i cinquanta chili del nano. Urlò impalandosi e sentendosi spaccare in due da quella verga di carne dura che sfondò di colpo ogni resistenza dei muscoli anali e penetrò di un colpo solo per venti centimetri dentro di lei. Iniziò ad annaspare stringendo il braccio di Azibo mentre gli occhi le si riempirono di lacrime. Il nano le aveva passato un braccio intorno al collo e si sporgeva inesorabile all’indietro. Valeria disperatamente cercò di piegare le gambe all’indietro per opporre resistenza ma per fare questo movimento inevitabilmente poggiò con tutto il peso sull’unico sostegno dell’uccello che le sprofondò nel culo e vide le stelle. Con le gambe in posizione provò finalmente ad alzarsi con tutte le sue forze. I muscoli delle sue gambe si teserò al massimo e nonostante quel fardello di chili sulle spalle riuscì a sollevarsi e sfilare dal culo l’uccello di una quindicina di centimetri. Il nano maligno allora saltò in alto e cadde di colpo su di lei. Una insaccata feroce che la cacciò in basso di nuovo facendola urlare. Si alzò ancora e il nano saltò di nuovo e con più violenza. Jaber a quel punto intervenne e fu la fine. L’uomo le si pose davanti strusciando l’uccello sulle tette, poi poggiò entrambe le sue mani sulle spalle di Valeria e guardò negli occhi di lei con cattiveria. Spinse con libidine e con tutta la forza dei suoi novanta chili. Ebbe facilmente la meglio sulla sua resistenza. Valeria sentì che le sue gambe non avevano più la forza per opporsi e di schianto tutto il peso del suo corpo, quello di Jaber e del nano che saltava sulle sue gambe completarono il lavoro. Il pilastro di carne nera penetrò nell’intestino dilatandolo e aprendosi la via con ceca ferocia. Valeria trattenne il respiro sentendolo incunearsi dolorosamente in lei fino a sentirlo pigiare sullo stomaco. Per fortuna le sue natiche toccarono le gambe muscolose di Azibo. L’enorme uccello finalmente era finito. Si sentì l’ano come strappato bruciare e quando l’enorme uccello pulsò in lei il respiro le mancò.

‘&egrave tutto dentro ragazzi?’ chiese il nano rivolto a quelli che guardavano da dietro
‘si capo’ risposero gli altri alle sue spalle
‘allora signorina come va?’ chiese il nano scendendo dalle sue spalle
‘fa male! &egrave enorme e lo avete fatto entrare a forza’ rispose lei
‘ti abbiamo solo dato un aiutino’ ghignò Jaber
‘facevo volentieri a meno del vostro aiuto’
‘vedrai che adesso ti piace, comincia a muoverti’ disse il nano
‘mi spacca in due’ disse Valeria ma cominciò a muoversi con fatica su e giù. Incredibilmente anche se le bruciava si rese conto che il dolore per la dilatazione si stava trasformando in piacere. Per fortuna i suoi umori e tutto lo sperma che le avevano pompato dentro aiutavano lo scorrere di quell’imponente pistone di carne. Lamentandosi riuscì ad aumentare il suo movimento da pochi centimetri fino a scorrere su quel palo iniziando a godersi la sua massa. Si portò una mano a carezzare il clitoride e sentì montare di nuovo l’orgasmo. Jaber era rimasto in piedi di fronte a Valeria, le prese i capelli afferrandoli dietro la nuca e girandole la testa con insolenza le infilò di nuovo il suo uccello in bocca. Valeria lo trovò viscido e salato di liquido preseminale che si era freddato nell’attesa. Senti l’uccello di Jaber reagire subito nella sua bocca, gonfiarsi e diventare caldo. Azibo da sotto le prese le tette in mano succhiandole e leccandole con un grugnito di piacere. Il gigante nero iniziò a muovere il bacino dando dei colpi di incontro al movimento di Valeria che cominciò a gemere e accelerò il movimento del suo dito sul clitoride. Azibo le afferrò le chiappe allargandole e cominciò a sodomizzarla da sotto con forza. A parte Jaber che si faceva succhiare l’uccello tutti gli altri uomini avevano fatto un capannello dietro di lei. In silenzio e a bocca aperta si godevano lo spettacolo di quel gigantesco uccello nero che profanava quel bellissimo culo bianco. Valeria ebbe un sussulto, per l’ennesima volta smise di succhiare l’uccello di uno sconsolato Jaber, si portò all’indietro e l’enorme uccello sparì nel suo sedere fino ai testicoli. Senza alcuna remora e vergogna urlò

‘vengo, vengo!’
Valeria tremò per qualche secondo poi senti Amir che la prendeva da dietro sotto le ascelle e la tirava in alto. Lentamente il palo nero usci dal suo sedere provocandole una strana sensazione di fastidio. La punta dell’uccello uscendo fece un rumore osceno e l’ano rimase aperto contraendosi. Amir guardò soddisfatto, presa altra vaselina e la spalmò rigirandole senza fatica due dita nel culo.
‘Sei stata brava’ le disse il nano ‘Azibo ora metti la bestia davanti’
Valeria capì che ‘la bestia’ era il nome dato al mastodontico pene nero perch&egrave senti Azibo che lo prendeva in mano e lo puntava sulla fessura della sua vagina
‘datemi qualche secondo’ implorò ‘sono appena venuta, fatemi riprendere fiato’
Amir si piegò sulle gambe e prese con le mani i fianchi di Valeria spingendoli in basso. Il gigante nero forzò anche l’ingresso delle vagina e Valeria sentì una fitta di dolore che si trasformò subito in piacere. Mentre Jaber infilava di nuovo il suo uccello nella bocca di Valeria Amir poggiò il pene sull’ano e sordo a tutte le sue proteste lo spinse nel sedere senza sforzo
‘ora ci siamo capo’ commentò soddisfatto ‘adesso entra bene che &egrave un piacere’
‘vigliacchi’ piagnucolò Valeria ‘fa male e sono ancora tutta indolenzita’
‘però ti piace prenderlo nel culo’ disse il nano
‘si mi piace’ Valeria senti la sua voce prima che lei potesse pensare una risposta
‘basta chiacchiere’ disse Jaber minaccioso ‘ora finiscimi questo pompino rotta in culo’

Valeria rassegnata cominciò di nuovo a succhiare mentre Amir e Azibo le riempivano tutti i buchi. Sentì i due uccelli pulsare e gonfiarsi dentro di lei, si toccavano quasi. Azibo le succhiò i capezzoli con forza e lei, quasi per reazione, ciucciò con forza il pene di Jaber che andò al settimo cielo fermandosi ad assaporare tutto quel lavoro di bocca e lingua.
‘brava, così, brava, sei proprio una gran ciuccia cazzi’ disse Jaber ‘ora ti sborro in bocca va bene’
‘mm, mm’ rispose Valeria e fece di si con la testa ‘ma che mi succede, cosa faccio’ pensò ‘questo bastardo mi prende pure a male parole ed io invece di staccargli il cazzo a morsi . .’

In quel momento Valeria senti il pene gonfiarsi e pulsare e si preparò a ricevere in bocca lo sperma. Fu meno facile che con Aldo. Jaber, che la teneva per i capelli, nel momento di venire spinse a fondo l’uccello e la prima venuta schizzò dritta in gola, seguita dalle altre raffiche una dietro l’altra che le riempirono la bocca. Valeria sentì che lo sperma di Jaber era più acre del normale ma non se né meravigliò. Anche lui era un tipo aspro.

‘adesso lascia il culo a me’ disse il nano ad Amir ‘tu prendi il posto di Jaber’
Jaber si sfilò con un lungo sospiro dalla bocca di Valeria e Amir le si parò subito davanti, Valeria aveva la bocca piena e fece di no con la testa
‘perché no?’ disse Amir
Valeria rassegnata ingoiò e disse ‘non lo prendo in bocca dopo che lo hai messo nel didietro’
‘ha ragione animale’ ghigno il nano ‘dagli una pulitina con le mani’
Amir ci passò una mano alla meno peggio e disse ‘mi sembra pulito, apri la bocca’
‘non rimanere in piedi’ disse il nano ‘mettiti in ginocchio e tienile ferma la testa’
‘ecco capo, va bene così’
Valeria fu costretta ad abbassarsi premendo le grosse tette sul viso di Azibo e si poggiò con le mani sulle cosce di Amir che le teneva la testa ferma con due mani. Il suo uccello era ancora unto di vaselina e non aveva un buon sapore. Valeria pensò che era meglio non pensarci e cominciò a succhiarlo. Azibo eccitato con la faccia tra le sue tette si muoveva scopandola sotto di lei e quel palo forzava la vagina. Era terribile ma lei veniva di continuo. Il nano le infilò due dita nel culo.

‘Le avete rotto il culo per bene’ commentò soddisfatto ‘e le &egrave pure piaciuto, ora tocca me. Azibo allargale le chiappe’
Azibo le afferrò le chiappe e le allargò con le mani grosse come pale. Valeria non poteva voltarsi ma sentì l’ano schiudersi e la grossa cappella del nano poggiarci contro. Aveva il culo tutto indolenzito ma anche lubrificato dalla tanta vaselina. Il nano con un verso di godimento spinse con ferocia il suo grosso uccello e Valeria provò di nuovo una fitta di dolore, per fortuna molto meno intensa di quella procuratagli dall’uccello nero. Il grosso pene del nano scivolò tutto nel suo culo senza eccessivo sforzo, le avevano rotto il culo e lo avevano anche allargato per bene. I tre uomini presero a prenderla selvaggiamente e più lei si lamentava più li eccitava. Valeria si sentiva piena e godette di nuovo quando senti lo sperma bollente del nano nel suo culo seguito da Amir che la costrinse al terzo ingoio consecutivo. Azibo era piantato dentro di lei ma ancora non era venuto e lei si sentiva sfinita
‘sono venuta di continuo Azibo, ti prego fattela pure tu’ implorò Valeria
‘Azibo si fa ma in tuo culo’
‘no, no basta ho il culo che mi fa male mi avete inculato già tre volte’
‘su non fare storie’ disse il nano ‘hai un culo bellissimo e morbido come la seta mi hai fatto veramente godere’
Azibo la sollevo e lei senti il palo di carne uscire dalla sua pancia e puntare contro l’ano’
‘va bene’ disse rivolta al nano ‘state fermi voi, faccio da sola senza aiuti’
‘come vuoi’ ghigno il nano ‘io mi godo lo spettacolo’ e saltò sulla sedia
Valeria prese un lungo respiro e poi si abbassò con il culo contro l’enorme pene che le fece male ma passò al primo tentativo.
‘santo cielo quanto &egrave grosso’ disse respirando affannata ‘fermo non lo gonfiare’
‘Azibo piace e cazzo si gonfia’
Poi la afferrò per i fianchi e con un poderoso colpo di reni le sparò da sotto venti centimetri di dura fava nel culo togliendole il respiro, la prese per il collo e la tirò a se tuffando la sua faccia tra le tette. Valeria senti quel pistone enorme incularla senza alcun riguardo e senza pensarci si cominciò a masturbare sentendo l’ennesimo orgasmo salire e cominciò a gemere forte e senza remore.
Tutti gli uomini fecero ressa dietro di lei eccitati da quello spettacolo erotico e il nano le disse
‘Azibo ti piace il culo della signorina’
‘si capo culo signorina bene, bene’ poi urlò e con un ultima poderosa spinta penetrò fino ai testicoli mentre Valeria sentendo un’altra iniezione di sperma bollente nel sedere si irrigidì e venne a sua volta.

Si ritrovò distesa sul materasso, con le sole calze in dosso, lo sperma le colava dal culo e si sentiva sporca. Sentiva in bocca il sapore forte &egrave inconfondibile del seme maschile e non aveva niente per toglierlo, neanche una caramella. Era sfinita e si distese sul materasso. Erano tutti usciti meno Aldo che la coprì con un plaid amorevolmente

‘dorma un po’ signorina’ le disse ‘la sveglierò io quando suona la sveglia e arrivano i carpentieri’
‘sono sfinita’ rispose lei ‘e anche preoccupata. Quanti sono i carpentieri?’
‘compreso Carmine? Dunque sono . . . , si sono nove’
‘mamma mia spero di farcela’
‘ma certo che lei può farcela, una con il suo fisico e brava come lei li stende tutti’

Valeria sospirò, si accostò il plaid e sprofondò subito in un sonno profondo.

La sveglia suonò e si sentì chiamare
‘signorina si svegli &egrave ora’
‘santo cielo’ disse ‘sono già arrivati i carpentieri’
‘signorina ma quali carpentieri? &egrave tardi, &egrave ora di alzarsi’

La baracca era sparita ed era Rosa, la donna di servizio, che la chiamava. Era in camera sua, nel suo letto e portava il pigiama. Saltò giù dal letto e si affacciò alla finestra. Il Maggiolino era parcheggiato al suo posto perfettamente pulito e con la cappotte alzata. Valeria si precipitò nella sua cabina armadio e prese in mano le scarpe di vernice rossa. Erano perfette e lucidate.

‘signorina che le &egrave successo? Ha fatto un brutto sogno?’
‘Ho fatto un sogno, non brutto ma molto strano’
‘vuole tornare a letto?’
‘no Rosa, mi sento in perfetta forma. Vado a fare la doccia e poi la colazione.’

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