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OrgiaTrio

Amici Fedeli

By 25 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero riuscito a ritagliarmi qualche giorno a casa dalla mamma, moglie e figli a Roma ed io da solo.

I giorni, weekend o settimane, che molto raramente dedicavo a me stesso cominciavano sempre con la segreta speranza di vivere qualcosa di eccitante. Naturalmente tutti i sogni di gloria si spegnevano davanti a una realtà fatta dalle persone di sempre, e dunque da possibilità inesistenti.

Eppure questa volta una novità c’era, un mio caro amico aveva una nuova fidanzata. Nuova nel senso che stavano assieme da poco più di un anno, però per me che tornavo così raramente restava una novità, come lo era stato l’anno prima. Lei era carina, niente di eccezionale, ma carina, e con gli occhietti monelli. È ovvio che ci fantasticavo sopra, provarci no naturalmente, era sempre la donna di un amico, ma i pensieri non mordono.

Ora vi racconto come la situazione mi è sfuggita di mano.

Ero andato a trovarli nella casa che hanno alla spiaggia in una bella mattinata di sole estivo di caldo e di mare.

Distesi sulla spiaggia prendevamo il sole alternando bagni e nuotate. Io lo confesso, avevo piazzato la tovaglia in una posizione in cui poter sbirciare fra le sue gambine, per dare un aiuto alla mia immaginazione.

Con lei il mio sogno erotico era sempre lo stesso: siamo in vacanza tutti assieme, lei, io, il mio amico e mia moglie, io aspetto fuori dalla porta del bagno che lei finisca di fare la doccia per poter entrare, quando lei esce, tutta avvolta da un asciugamano che la copre dal seno in giu.

In mano ha i vestiti, mi passa davanti e le cade qualcosa, guardo e capendo all’istante che sono le mutandine decido di raccoglierle senza farmi vedere, lei si gira proprio nell’istante in cui mi sto chinando, mi fa un sorriso imbarazzato e pronuncia sottovoce un grazie allungando la mano.

Io sto per ridargliele quando realizzo che probabilmente perderò un’occasione unica, la guardo e le chiedo se sa mantenere un segreto, non attendo la risposta e porto le mutandine al naso, il profumo è fortissimo, e io so di stare rischiando.

Vedo una smorfia sul viso, capisco che è contemporaneamente stupita, imbarazzata e compiaciuta, mi guarda e dice:”E se lo dico a M…?”

“Finchè i sogni restano segreti” provai ad argomentare, “non fanno male è quando vengono rivelati che possono diventare macigni.” L’argomentazione non mi sembra delle migliori, ma in fondo è sempre un sogno erotico…

Lei non mi risponde, allunga di nuovo la mano aspettando le mutandine. In qualche maniera le ha fatto piacere, decido di insistere un poco. La guardo cercando di produrre la più monella delle mie espressioni, e le dico: “No, non te le do. Adesso sono mie.”.

”Se non me le dai subito lo dico a M.” ma lo dice ridendo.

Decido di provarci: “Perdonami “ le dico, “sei bellissima e io ti desidero tanto, a volte passo intere serate a immaginare noi due. Non voglio fare niente di male, ti restituisco subito tutto, però tu per un istante, fai cadere l’asciugamano che ti copre, fatti guardare.”

Non ci speravo proprio, anzi temevo una reazione violenta, invece lei senza dire una parola, sempre sorridendo con una mano scioglie l’asciugamano e lo lascia cadere. E’ bellissima, fa una passo indietro, fino al tavolo che ha alle spalle, con un saltino e ci si siede sopra, allarga lievemente le gambe, e mi permette di guardarla.

Mi avvicino piano, nella speranza che la lentezza la ecciti ancora di più, prendo in mano un suo piedino e comincio ad accarezzarlo, lo porto delicatamente alle labbra, la vedo socchiudere gli occhi, è fatta penso. Comincio a scendere, le bacio i polpacci, l’interno delle cosce, mentre con la coda dell’occhio vedo avvicinarsi il centro del mio desiderio. Non potendo più resistere, avvicino la faccia alla fica e comincio a respirarla, con la punta della lingua comincio delicatamente a esplorarla.

Tempo pochi secondi sono lì che lecco e mi immergo il più possibile dentro di lei, che nel frattempo ansima e geme.

In questi casi generalmente il mio sogno finisce con lei che viene sulla mia bocca ed io nella mia mano.

Potete adesso immaginare il mio stato, naturalmente prendevo il sole a faccia in giù. Il mento appoggiato alle mani, gli occhi fintamente socchiusi, e lo sguardo perduto fra le sue gambe.

Trovo che sia un piacere stare sdraiato davanti a una donna distesa sulla schiena, con le gambe aperte, completamente abbandonata a pochi metri da te. Sai che basterebbero pochi passi per affondare nel suo odore, pochi passi di differenza fra il sogno e la realtà.

Insomma, ero perso nei miei pensieri sotto un sole caldissimo, finchè mi accorsi che lei aveva leggermente alzato la schiena e mi stava osservando. “Cosa stai fissando?”, chiese. Ebbi un sobbalzo, la sua voce fino a poco fa era nei miei sogni ad accettare i miei giochi, adesso era vera, ed era pericolosa.

Eppure forse il caldo, forse il fatto che mi aveva colto immerso nei miei pensieri, non riuscii a risponderle.

“Non si fa” continuò con un sorriso.

Dovevo dire qualcosa, cercai di far partire il mio sogno. “Immaginare si può” risposi, “i pensieri sono preziosi e veri come i fatti, basta saperli gestire, come la realtà, ne più ne meno”.

“E se lo dico a M.” Era incredibile, sembrava che il mio sogno stessa scorrendo davanti ai miei occhi. “Se lo dici a M. romperemo l’amicizia, senza fra l’altro che sia successo niente.” Decisi di affondare: “Tu sei bellissima, è normale che io ti guardi, e se nel mio sguardo c’è il desiderio che ho di tè, non posso farci niente. Sei troppo vicina a me, basterebbe un metro per assaggiarti. So che non è possibile, però almeno lasciamelo immaginare.”

Era interdetta, le sorrisi e le dissi:”Sai mantenere un segreto?”,”Certo” rispose. “Anche con M.”. “Si se devo”. “Sogno di leccarti, vorrei abbassarti il costumino e leccarti lentamente, vorrei sentirti venir sulla mia faccia, vorrei tornare a casa con il tuo profumo attorno a me. È a questo che stavo pensando”.

Diventò tutta rossa, capivo che l’avevo eccitata. Mi guardava con aria interrogativa, aspettava da me qualcosa. Girai la testa e vidi M che nuotava ben distante da noi. Le dissi:”Fammi un regalo, scosta lievemente il costume, in modo che io possa vederti, e portare a casa almeno un ricordino”.

A questo punto Lei fece una cosa inaspettata, si sedette a gambe incrociate e appoggio un dito sulla bocca, delicatamente, come a indicare silenzio, poi piano cominciò a portarlo verso il basso, seguendo una linea immaginaria che passava attraverso i seni, per l’ombellico, fino ad arrivare sul bordo del costume, proprio nel punto che io osservavo con tanta insistenza, mise il dito sotto il tessuto e con un gesto quasi impercettibile lo scostò, scoprendo una fichetta deliziosa, piccola e depilata, con una leggera peluria bionda che sopravviveva ai lati.

Stavo per chiederle qualcosina di più, quando la vidi sorridere e dire: “Adesso tocca a te”.
“Che cosa?”, chiesi. “Fammi vedere l’uccellino”.

Ero sbalordito, ma naturalmente non potevo tirarmi indietro, non dopo quello che aveva fatto lei. Lanciai uno sguardo verso il mare, vidi che tutto procedeva tranquillo, mi tirai su, non vi dico in che condizioni ero, presumo interessanti dal suo punto di vista.

Fu una bella sensazione, spostai lievemente il costume, e permisi al mio uccello di prendere un poco di sole, lei lo guardava sorridendo. “Carino, proprio niente male, prenditelo in mano” Cominciai ad toccarmi leggermente, facevo su e giù con la mano, scoprendo lievemente la punta, a lei brillavano gli occhi. “Mettiti giù” disse improvvisamente, obbedii e infatti vidi M che usciva dall’acqua.
Mi abbassai e finsi di dormicchiare. Lei si ridestese sulla schiena. Sapevo che doveva essere eccitatissima, la sua fica continuava ad essere a pochi metri dalla mia bocca, ed io continuavo ad immaginare, speravo che nessuno mi proponesse un bagno.

Non vi dico come passò la giornata, da quel momento, come se avesse capito qualcosa, M. non ci lasciò più soli un attimo. Naturalmente erano i miei sensi di colpa, perché indubbiamente non poteva avere visto né percepito nulla. Restai addirittura a cena, stavo impazzendo, l’avevo vista quasi nuda, avevo capito che anche lei si eccitava pensandomi, immaginavo che la sua giornata fossa stata pari alla mia, e speravo che anche lei attendesse qualcosa.

Decisi di agire, al diavolo i sensi di colpa. Presi il portafoglio, e attento a non farmi vedere lo feci scivolare fra i cuscini del divano, in modo che restasse nascosto. Aspettai l’ora giusta e tornai a casa.

L’indomani, verso le dieci, quando già sapevo che M era in ufficio, lo chiamai, e gli dissi che avevo lasciato il portafoglio a casa sua, e che probabilmente sarei passato a prenderlo. Avendo il suo Ok, chiamai A. Mi rispose una voce sorpresa, e un poco addormentata, l’immaginai appena alzata dal letto, con quel profumo delizioso che hanno le donne belle appena sveglie.

“Ciao, le dissi, ho dimenticato il portafoglio da Voi ieri sera, ho chiamato M e gli ho detto che sarei passato a prenderlo in mattinata, se tu non hai niente in contrario”, un attimo di silenzio, e poi un laconico “Ti aspetto, sbrigati”.

Inutile dire che partii subito, non sapevo cosa sarebbe successo, con le donne poi non si può mai sapere, a volte fanno le monelle quando sono protette da situazioni che non permettono sviluppi pericolosi, per poi fare marcia indietro quando le possibilità si fanno concrete, certo la parola sbrigati era strana.

Io poi sono fatto in una maniera particolare, mi piace l’attesa, dall’alto dei miei 40 anni ho imparato che molto spesso i desideri o i sogni sono meglio del loro reale sviluppo, e ho imparato anche a rallentare, per godere maggiormente.

Insomma stavo impazzendo.

La mezz’ora di strada produceva in me immagini e pensieri di tutti i tipi, quando posteggiai fuori da casa di lei me l’ero scopata già cento volte, cento volte l’avevo fatta venire sulla mia bocca, e cento volte mi ero fatto leccare ogni angolo del corpo. Eppure anche se in pieno delirio, speravo di riuscire a controllare la situazione, l’ultima cosa che volevo era saltarle addosso e scoparmela in quello stato di semi ipnosi che a volte l’eccitazione provoca..

Suonai, e lei venne ad aprire, ascoltavo i suoi passi nel corridoio, magari era nuda (speravo di no). Aprì la porta lentamente, era appena uscita dalla doccia, aveva una maglietta abbondante e lunga fino alle ginocchia, sotto si intuivano gli slip, i piedini erano nudi. Era questo il momento clou, dovevo impedirmi di saltarle addosso, sorrisi, “Mi offri un caffè?”.

Mi fece entrare, faceva la spigliata ma si capiva che era tesa, in fondo stavamo per chiuderci soli in casa, e soltanto ieri ci stavamo mostravamo a vicenda le nostre parti segrete. Ero combattuto, da un lato avrei voluto strapparle i vestiti di dosso e sentirla godere il più velocemente possibile, dall’altro mi eccitava quel suo leggero imbarazzo.

Entrammo in cucina, io seduto al tavolo, lei di spalle a preparare il caffè, potevo alzarmi, andarle accanto, accarezzarla, alzarle lentamente la magliettona. Invece no, la guardavo in silenzio. Si girò sorridendo ”Cosa ridi?” mi chiese, sembrava un po la situazione a mare, ”Togliti la maglietta”.

Un gesto solo, veloce, non saprei neanche dire esattamente quale, ma la maglietta era ai suoi piedi. Niente reggiseno, mutandine bianche di cotone, quelle che piacciono a me, da brava bambina. “Adesso finisci il caffè”. Le chiappette si muovevano al ritmo delle braccia che riempivano la caffettiera, non ne potei più, mi alzai, le presi la mano e delicatamente la condussi verso il salone dove sapevo esserci un divano, già più volte protagonista dei miei sogni. “Sdraiati piccolina, che sei un sogno”. Probabilmente lei immaginava che le avrei subito tolto le mutandine, invece comincia ad accarezzarla lentamente, il collo, il seno, la pancina, quando ormai sembrava che fossi arrivato al centro del mondo, comincia a scendere per le gambe, le cosce i polpacci, i piedini. Deliziosi, ne presi uno in mano, lo portai alla bocca e lentamente comincia a soffiarci sopra, dando leggeri colpi di lingua. Mi intrufolai fra le dita, baciandole e leccandole. La sentivo gemere, comincia a scendere per i polpacci, accarezzandola con le mie labbra, sempre più giù, vedevo le mutandine bianche avvicinarsi, appoggiai la bocca su di lei leccandola tramite il tessuto, sentivo che era bagnata, anzi bagnatissima. Era arrivato il momento tanto atteso, afferrai con tutte due le mani i lati degli slip e con un gesto secco glieli sfilai, cominciai a leccarla, volevo trasmetterle tutto il piacere che provavo io, decisi di fare una cosa che so per esperienza piace moltissimo, alzai un po le sue gambe e cominciai a leccare delicatamente attorno al buchino del culetto, senza mai passarci sopra, tutto attorno, lambendolo con la punta della lingua.

È una sensazione molto particolare, se vi hanno mai fatto questo regalo, si finisce per avere un desiderio pazzesco di sentire la lingua passare sul buchino, è quasi un solletico, un prurito. Solo che ci vuole molta confidenza per chiedere una cosa del genere, infatti la sentivo gemere, il suo sederino si agitava sotto la mia bocca, capivo cosa voleva, ma insistevo crudelmente a sfiorare solo i bordi con la punta della lingua, “Dai” le sentivo mormorare, “Dai”, “Cosa” chiedevo facendo un po lo stronzo, “Dai, ti prego”, “non capisco” facevo io ridendo, “dimmi cosa vuoi”, gemeva e si agitava, finalmente la sentii che diceva “E dai, passaci la lingua sopra, ti prego”. Appoggiai la lingua pochi centimetri sotto il buchetto e lentamente comincia a salire, piano piano, passai sopra il buchetto introducendomi delicatamente, assaporai la fichetta ormai bagnatissima, salendo verso l’alto, dove afferrai quel piccolo cosino pulsante in bocca. La sentivo venire, stava arrivando, continuai fino a sentirla agitarsi definitivamente. Venne sulla mia faccia, il mio sogno erotico preferito degli ultimi mesi, e cosa sbalorditiva, era anche stato meglio dei miei pensieri.

Continuavo a leccarla lentamente mentre si calmava, osservavo il suo viso aspettando che aprisse gli occhi.

“Stai fermo, adesso tocca a me”, si alzò e mi fece sdraiare, mi sbottono la camicia, appoggio la bocca sulla mia e lentamente cominciò a scendere verso il basso, sentivo la sua lingua prima passare velocemente sui capezzoli, indugiare sull’ombellico, sentivo la sua mano che accarezzava le mie ginocchia, afferrò il costume con i denti, e cominciò a tirarlo giù, il mio arnese cercava di uscire, afferrò il costume con tutte e due le mani e lo tolse con un colpo solo.. Ero nudo davanti a Lei, che mi guardava con gli occhi luccicanti.

Appoggio la bocca alle mie palle, la sentivo respirare, stava godendo del mio odore, sentivo la punta della sua lingua toccarmi leggermente, cominciò a risalire verso l’alto emettendo dei piccoli gemiti, arrivata alla punta, tirò giù la pelle e si mise a leccare come fosse un cono gelato. Mi piaceva guardarla, sembrava che si divertisse un mondo, cominciò a fare lentamente su e giù con la bocca, con ritmo lento e costante, ogni tanto mi lanciava uno sguardo. Non c’è molto da descrivere, mi rilassai con la sua lingua che percorreva ogni angolo del mio corpo, era delicata, ma molto decisa, sembrava che il mio orgasmo fosse l’unico desiderio della sua vita, i suoi gemiti che aumentavano man mano che mi avvicinavo alla fine dimostravano che aveva tutto sotto controllo, avrei voluto staccarmi per scoparmela, ma non potevo, sentii l’orgasmo salire per esplodere nella sua bocca. I suoi gemiti diventarono un lamento finchè non fù esaurita l’ultima goccia.

Ero disteso nudo sul divano, discretamente felice e molto rilassato quando le suonò il telefonino, era M., lei mi guardò e mi disse:”Mi raccomando, qualunque cosa dirò, tu stai zitto.”

“Pronto, amore,”

“Si sto benissimo”

“Certo, cosa credi, glielo ho succhiato perbenino”

“Tu cosa credi?”

“Dipende cosa preferisci tu, vuoi che sia vero o che sia uno scherzo” Col dito mi faceva segno di non parlare, io la guardavo sbalordito.

“Certo che non è qui, stupido, adesso è in bagno”

“Dai ti prego, permettimi di succhiarglielo, così poi ti racconto tutto.”

“Magari ti sto prendendo in giro, lui è nudo davanti a me, e io lo sto accarezzando” Nel dire questo allungò la mano e cominciò a toccarmi.

“Si amore, ho tutto il suo sughetto in gola, adesso appena torna mi faccio sbattere come una troia, è questo che vuoi vero?”

“Dai su scherzo lo sai.”

“Ok a dopo”.

Finita la telefonata mi guardava come aspettando una mia reazione, io ero sbalordito e non sapevo cosa dire, la guardavo con aria interrogativa. “Non ti capita mai di fare sogni erotici con tua moglie,?” Certo risposi. “A M.” disse lei “Piace sentirmi raccontare di come mi faccio gli altri uomini, lo eccita immaginarmi desiderosa di un altro”.

“Non sai quante volte gli ho descritto il tuo uccello, quante volte ho dovuto confessargli il desiderio che ho di sentirti venire in bocca.”

“Adesso so veramente com’è” “L’altra notte gli ho raccontato cosa è successo in spiaggia, non stava più nella pelle,era come impazzito, gli ho descritto il tuo cazzo, lui pensava che inventassi, invece era tutto vero. Stasera gli racconterò per filo e per segno tutto quello che abbiamo fatto, lui penserà a un gioco, e sarà felice.” Piuttosto c’è una cosa che mi piacerebbe molto fare, ma ho un po’ paura a parlartene.”

“Dimmi, non ti preoccupare”, ormai ero completamente perso.

“Fra i sogni di sesso che facciamo con M. ce n’è uno ricorrente: tu sei in visita a casa nostra, si fa tardi e tu hai bevuto troppo, ti addormenti distrutto sul divano. IO con M. ti spostiamo a letto. Io comincio a spogliarti sotto gli occhi di M. all’inizio senza malizia, poi tolti i pantaloni ci accorgiamo che sei eccitatissimo. Allora io allungo una mano e ti tocco, M. non dice niente, anzi mi guarda eccitato, mi chino e ti prendo in bocca, tu dormi senza accorgerti di niente. Faccio un cenno a M. che si china su di te e comincia a succhiartelo. Io e lui cominciamo a baciarci attorno al tuo cazzo, le nostre lingue leccano te e si incontrano, finche tu scoppi e vieni sulla nostre facce. Noi cominciamo a leccarci fino a esaurire l’ultima goccia.”

Nel dire questo si era chinata su di me e mi leccava le palle.: “Mi aiuti a realizzare questo sogno, ti prego?”

“Cosa dovrei fare?”

“E’ semplice, vieni stasera a cena, fai finta di ubriacarti, o ti ubriachi sul serio, come credi. E quando ti metterò a letto, farai finta di dormire qualunque cosa accada.”

“OK” dissi, “Va bene, però domani mattina, appena M. sarà uscito, tu entri nel mio letto e giochiamo a fare i fidanzatini. finchè non siamo sfiniti.”. Mi lanciò uno dei suoi sguardi che ormai avevo capito essere veramenti perversi e disse:”Non preoccuparti, domani mattina sarò la fidanzatina più dolce e innamorata che tu abbia mai avuto.”

Io sono sempre stato molto interessato ai giochini di varia natura, non che abbia partecipato a parecchi, però è sempre stato il gioco a far vivere le mie emozioni erotiche. Adesso mi trovavo in una situazione che andava ben al di là delle mia immaginazione, e onestamente avevo qualche dubbio di essermi ficcato in qualcosa un pò più grande di me.

Me ne andai, la giornata passò in qualche modo, la sera verso le sette mi presentai a cena, fortunatamente non ero solo, credo che A. avesse avuto l’accortezza di capire che se fossi stato solo l’imbarazzo sarebbe stato palpabile. La serata passò allegramente, vino, buon cibo. Effettivamente un pochino avevo bevuto, non troppo da cadere addormentato come un sasso, ma sicuramente più di quello che mi era concesso per mettermi alla guida. Continuai a bere, facendo anche finta di mandar giù di più di quello che realmente bevevo. Si fece l’una, l’una e mezzo, io già facevo finta di russare felice sul divano. Sentivo con gli occhi chiusi gli amici andar via e chiedere cosa sarebbe successo di me. A. rispondeva a tutti di non preoccuparsi, che se non ce l’avessi fatta ad alzarmi avrei potuto dormire da loro, il letto c’era.

L’ultima ad andar via fù una nostra comune amica, F. La sentii parlare con A. aveva un tono preoccupato, come di protezione nei miei confronti, “Bisogna metterlo a letto,” le sentivo dire ad A., “non può dormire vestito sul divano.”. “Ci penso io” rispondeva A. “Se vuoi posso farlo io, tu devi ancora mettere tutto a posto”, “Ok, pensaci tu, mettilo a letto, anche se non penso che ce la farà ad alzarsi, bisognerà portarlo a spalla.” “Ce la faccio, non preoccuparti”.

F. si avvicinò a me, mi mise un braccio sotto le spalle e provò a tirarmi in piedi, mugugnando assecondai i suoi tentativi, finchè barcollando come un matto fui in piedi. La segui docilmente fino al letto. Mi eccitava un poco essere spogliato da mani sconosciute. Mi fece sdraiare, mi tolse la maglietta, e già lì mi sembrò strano, sentii la sua mano poggiarsi sul mio petto e indugiare un istante di troppo. Immaginai che A. nell’altra stanza avesse subodorato il progetto di F. e immaginavo anche che l’avrebbe lasciata giocare un pochino, ma non le avrebbe permesso di concludere niente.

La conclusione era riservata a loro due, anche se penso che M. ancora non ne sapesse nulla. F. intanto mi sbottonava i pantaloni, la sentii tirarli giù facendomi restare in mutande. Io porto boxer abbastanza larghi da cui è normale fuoriesca costantemente il mio aggeggino. Rimasi insomma in mutande con l’uccello all’aria, anche perché certo non era rimasto indifferente all’operazione che stavo subendo. Ci stavo quasi restando male. Io avevo gli occhi chiusi, per cui non capivo bene cosa stesse succedendo, non avevo sentito F. uscire dalla stanza, ma non avvertivo neanche la sua presenza. Di colpo senti sfiorarmi delicatamente l’uccello, sembravano un paio di labbra. Se ne fossi stato sicuro avrei potuto anche socchiudere gli occhi. Si erano delle labbra. Socchiusi gli occhi e vidi F chiana sul mio uccello intenta ad accarezzarmelo con la bocca, delicatissima.

Probabilmente temeva di svegliarmi. Aspettavo che A. si facesse sentire, non poteva non aver capito cosa stesse succedendo. Infatti passarono pochissimi secondi e dall’altra stanza “F. tutto bene, hai bisogno d’aiuto?”, “No grazie me la cavo benissimo da sola.” Con un gesto veloce lo infilò tutto in bocca sospirò e si alzò, la sentii sussurrare”Alla prossima”. Si alzò e si chiuse la pota alle spalle.

Che situazione. Ero in un letto facendo finta di dormire ubriaco, sentivo gli amici che salutavano e se ne andavano. Immaginavo che A. volesse prima portarsi M. a letto, farlo eccitare ben benino e poi proporgli il giochino. Mi sembrava infatti che stesse andando proprio così. Li sentii chiacchierare a letto, ridacchiare, a un certo punto mi sembrò anche di sentire M. gemere lievemente. Intanto io ero eccitatissimo, ovviamente. Con difficoltà riuscivo a trattenere la mia mano, ma non potevo deludere A. Capii che stavano arrivando, passi in corridoio, la porta che si apre piano, la voce di M. che dice”E se si sveglia?”, “Ma no amore, è completamente ubriaco, e poi guarda che bello, guarda che uccello grosso e duro, è quello che abbiamo sempre desiderato, è là, è tutto nostro. E poi sai che ti dico, sono pronta a scommettere che si sveglia sarà lui a succhiarlo a te.”

Quest’ultima frase mi sbalordì un pochino, è vero che il pensiero non mi era del tutto estraneo, ma lei come faceva a saperlo?. Emisi un grugnito da ubriaco, mi spostai un poco e ne approfittai per aprire le gambe, restando in una posizione davvero oscena. Immaginavo che ad A. stessero brillando gli occhi. Purtroppo dovevo tenere gli occhi chiusi. Senti due mani delicate sfilarmi i boxer, e poi qualcuno che soffiava sul mio uccello, il soffio si trasformò in due labbra che delicatamente percorrevano l’asta in tutta la sua lunghezza. Arrivate alla punta, sentii una linguetta che giocava si intrufolava fra le pieghe della pelle fino a toccare la cappella. In quell’istante, mentre sentivo una bocca che mi faceva entrare, sentii per la prima volta altre due labbra che mi sfioravano le palle. Chissa quale dei due era il mio amico. In quel momento l’idea di venire in bocca al mio amico mi faceva impazzire. Comincia ad immaginare che fosse nudo, avrei voluto che per leccarmi si girasse e mi piazzasse l’uccello davanti al viso, almeno l’avrei potuto guardare. Speravo in A. lei sapeva che qualunque cosa avessero fatto io avrei finto di dormire. Mi chiedevo fino a che punto avrebbe osato.

Piano piano prendevano coraggio, sentivo due lingue leccare ogni mio angolino, una bocca mi succhiava mentre un’altra entrava nel mio buchetto, una lingua passava sulla cappella come fosse un con gelato, mentre un’altra mi leccava le palle. Bisognerebbe essere degli scrittori molto più bravi di me per descrivere perfettamente l’atmosfera, c’era nell’aria un odore di sesso fortissimo, il caldo faceva sì che i corpi fossero sudati e bagnati, avrei voluto partecipare attivamente, ma non avrei mai potuto scoprirmi col mio amico, sul momento sì, ma l’indomani non avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Dovevo per forza continuare a far finta di dormire, purtroppo.

L’eccitazione era troppa, infatti sentivo l’orgasmo arrivare prepotente, esplosi riversando tutto nella bocca di qualcuno, speravo fosse il mio amico, ma non avevo modo di saperlo. In ogni caso dopo la venuta sentivo due lingue che si dedicavano a raccogliere ogni goccia caduta sulla pancia, non c’era dubbio che tutti e due stessero godendo del mio seme.

Ero decisamente soddisfatto, e curiosissimo di cosa sarebbe successo, ovviamente non sospettavo neanche il grado di perversione che A. poteva raggiungere.

La sentii dire:”Amore, ti è piaciuto, adesso tocca a te. Mettiti in ginocchio accanto alla sua faccia. M. ubbidì subito, ormai anche lui aveva dimenticato la paura che io mi svegliassi. Sentii un dito passarmi sulle labbra, e poi qualcosa di caldo poggiarsi sopra con molta delicatezza, non ci misi molto a capire. M aveva poggiato il suo cazzo sulla mia bocca, non sentivo la cappella, ma solo l’asta poggiata sulle labbra. Socchiusi gli occhi e vidi A. che con la lingua leccava l’uccello di M. poggiato sulla mia bocca, lo fece indietreggiare lievemente, fino a portare la punta sulle mie labbra. Nel frattempo con la linguetta lo leccava sulla punta, sapevo che M. in quella posizione non avrebbe tardato a venire, sulla mia faccia. Ecco la porcellina cosa aveva in mente. Non mancò molto, senti M. gemere, il suo cazzo pulsare. La bocca di A. riceveva tutto lo sperma, ma invece di mandarlo giù, lo faceva colare nella mia, sentivo quel liquido caldo e denso scivolare dentro, avevo sempre desiderato fare una cosa del genere, e adesso stavo mandando giù lo sperma del mio migliore amico facendo finta di niente. Non so se M. Vedesse in quel momento cosa lei stesse facendo, Fatto stà che lui crollo sul letto, mentre lei appoggio la bocca sulla mia, leccando la mia lingua con la sua ancora piena di sperma.

Sentii M. dire “Amore, sono sfinito, fuggiamo di qua, abbiamo un poco esagerato, se si sveglia siamo fregati.”, “ok amore, andiamo disse lei.” Li sentii aprire la porta, arrischiai a socchiudere gli occhi, appena in tempo per vedere controluce lei che mi sorrideva e mi faceva un cenno con la mano come per dirmi di aspettare. Aspettare cosa? Si vede che ero proprio confuso, bastava dare uno sguardo al mio coso, per capire quale sarebbe stata la mia prima attività appena rimasto solo. Ero interdetto, forse aveva voluto dirmi di conservarmi per domani, oppure di aspettarla sul serio. Comunque comincia a toccarmi, ero troppo in delirio per tutto quello che era successo, quello strano sapore nella mia bocca era troppo eccitante per riuscire a dormire. Sentii la porta aprirsi, entrò piano e venne ad inginocchiarsi accanto al letto, all’altezza della mia testa. “Amore, ti è piaciuto?”, mi chiese”tu sei stato bravissimo, io forse sono stata un po troppo porcellina, vero?” Nel dire così con la mano mi accarezzava le palle e l’uccello, lentamente. “Mi è piaciuto”dissi, “Mi è piaciuto molto,”. “Adesso rilassati, che M. mi ha privato di un piacere” mi strizzo l’occhio, “e tu sei stato così bravo che ti meriti un premio”. Disse questo e si spostò verso il basso. “Tu continua a fare finta di dormire, se M. si sveglia penserà che gioco da sola.” Cominciò a dare delle piccole e delicate leccatine sul pisello, non esagerava, restava sempre leggera, leggera ma continua, non si fermava un secondo, era un piacere che saliva senza scemare un attimo, le venni in bocca copiosamente, nonostante avessi già dato, lei gemeva mentre venivo, mandò giu tutto sembrando felice di farlo. Si riaccostò alla mia faccia e mi disse:”Dormi bene tesoro, domani mattina sarò la fidanzatina più dolce e innamorata che tu abbia mai avuto.” Si alzo e penso che se ne andò subito, io in realtà già dormivo.

Dormii alla grande, la mattina aprii gli occhi sentendomi accarezzare, era Lei, nuda morbida e calda, che si era infilata sotto il lenzuolo, e mi abbracciava le spalle, dandomi bacini sul collo. “Ben svegliato amore mio, dormito bene?” Mi premeva le tette sulle spalle, con la lingua correva sul mio collo, mentre mi accarezzava l’uccello con la mano. LA lingua cominciò a spostarsi verso il basso, mi fece distendere sulla pancia, mentre già passava la linguetta sulle mie chiappe. Mi allargò le gambe e scese verso il buchetto. Sentivo la sua lingua entrare e uscire dal mio culetto, lei nel frattempo mugolava, sembrava piacerle, si mise sulle ginocchia, afferro un mio piede e cominciò a leccarlo, prima grandi leccate come a volerlo bagnare tutto, poi con la punta della lingua fra le dita. Io restavo disteso sulla pancia, la sua faccia tornò fra le sue gambe, con la lingua cercava di leccarmi le palle, mi girai per aiutarla, il mio cazzo fù subito nella sua bocca. “Hai un bellissimo cazzo, molto più bello di quello di M. non so se ieri sera hai avuto modo di vederlo oltre che assaggiarlo… “ rise, “ il tuo è bellissimo, passerei la vita a succhiarlo., Anzi, ricordati che da questo momento sei il padrone della mia bocca, ogni volta che se ne presenterà l’occasione, potrai mettermelo in bocca, ed io te lo succhierò.”

Detto questo si alzò e si sedette sul mio cazzo ficcandoselo dentro. Si muoveva in maniera sinuosa, sentivo il suo odore nell’aria, stavo quasi per scoppiare, lancia un gemito e le riempii la fica di sperma. Lei godeva tremando.

Crollammo tutti e due sul letto, sfiniti e sudati, ripensavo al mio sogno, a quanto la situazione fosse sfuggita dal mio controllo. Squillò il telefono.

Rispose facendomi il solito segno di fare silenzio.

“Ciao amore, si bene grazie. Devo però confessarti una cosina”

“..”

“Non ti preoccupare, niente di diverso da quello che abbiamo fatto stanotte.”

“..”

“No certo che non è qui, a meno non pensi che io sia così diabolica di essergli accanto, e magari di starlo accarezzando mentre parlo con te, e quando dico accarezzando sai cosa intendo.”

Dicendo questo allungò una mano e comincio ad accarezzarmi sul serio. Aveva un’aria monellissima, fra l’altro, si era tirata su, era seduta sul letto, con le spalle appoggiate al muro, le gambe aperte con le ginocchia in alto.

“No , amore mio, non te lo dirò mai se sto scherzando o sto dicendo la verità. Anche perché ormai, qualunque cosa di dirò, tu non mi crederai più.” E rideva. “Certo che sto dicendo la verità, adoro il suo cazzo, non ne posso più fare a meno, l’hai visto anche tu quant’è bello” E mi strizzava l’occhio.

Il mio bel cazzo fra l’altro si stava risvegliando, appena lei se ne accorse, sempre parlando al telefono si distese fra le mie gambe, appoggiò la guancia su una mia coscia, e tenendo il temono accanto all’orecchio, cominciò a leccarmi le palle.

“Si amore, se vuoi puoi anche immaginare che gli stia leccando le palle proprio in questo momento. Forse lo sto facendo e forse no, sicuramente ti assicuro che farlo mi piacerebbe moltissimo.”

Lo stava facendo impazzire. Non riuscivo a capire se M. fosse felice ed eccitato o incazzato e preoccupato.

Io capivo soltanto che la sua linguetta si muoveva delicatamente sulle mie palle, la guardavo mentre parlava al telefonino accucciata fra le mie cosce, era una scena incredibile e molto eccitante.

“Ecco, bravo amore, adesso si che mi capisci, lo sai che sono una troia, la tua troia”

“.”

“Si ecco, lo so che ti piace sentirmelo dire, si è vero sono una troia, adoro succhiare cazzi, passerei tutto il giorno a farlo, mi piace l’odore, il sapore, mi piace sentirli venire in bocca” Mi guardava e sorrideva, continuando a leccarmi.

“Ok amore, mi spiace che tu non sia qua, mi piacerebbe nasconderti in un armadio e farti guardare di nascosto come mi sto sbattendo il tuo amico, ma avremo occasione di farlo, adesso lasciami libero che vado in bagno a vedere cosa sta facendo, non vorrei che si facesse una pippa senza di me.”

“..”

“Si, ciao” Chiusa la telefonata lo prese in bocca e cominciò a succhiarlo con foga, sembrava eccitatissima. “Tua moglie ti ha mai raccontato di M.?” Mi chiese, “Si “ risposi io, qualche volta abbiamo giocato immaginandolo.” “No dice lei, a parte i giochi, tua moglie gli ha fatto almeno due pompini, che fra l’altro M. considera il miglior sesso della sua vita. Prima di me naturalmente.”

Ero un poco turbato, devo dire, io il sospetto che mia moglie avesse fatto sesso con M. ce l’ho da tanto tempo, so, perché mia moglie me lo raccontava che parlavano di cose molto particolari, e tante volte abbiamo giocato nel letto immaginando M. con noi. Sapevo anche che A. mi stava attirando in una delle sue trappole, un giochino di quelli dove il dubbio non poteva essere tolto. Qualunque cosa mi avesse detto non avrei mai potuto usarla con nessuno, tantomeno con mia moglie, sapevo che qualunque cosa mi fossi lasciato dire avrebbe scavato dentro di me per sempre. Eppure avevo il cazzo nella sua bocca, ero eccitato, e immaginare M. con mia moglie mi eccitava ancora di più. “Raccontami tutto quello che sai” le dissi.

“So che una volta, credo la prima, eravate a casa, c’eri pure tu. Eri sceso col cane, M. e tua moglie si erano scontrati mentre si muovevano, ma invece di staccarsi avevano cominciato a baciarsi con foga, mettendosi le mani dappertutto, so che M. l’ha alzata, l’ha poggiata su un tavolo che dovevate avere in cucina, grande di legno, le ha tolto le mutandine e l’ha leccata finche non ti hanno sentito entrare nel portone. C’è stato un periodo, breve perché poi si sono fermati, che appena uscivi dalla stanza si mettevano subito le mani addosso, in quel periodo tuo moglie si faceva venire in bocca praticamente tutti i giorni. Ti ricordi di una volta che tu eri fuori e hai telefonato. Ti ricordi che M. era a casa tua, tua moglie ti parlava leccandogli le palle, è da lì che ho preso l’idea.”

Le venni in bocca con un’esplosione di sensazioni che non provavo da anni.

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