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OrgiaRacconti CuckoldVoyeur

IL PILASTRO NERO (Storia vera)

By 2 Ottobre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

L’emozione, che solitamente mi mette in carenza di ossigeno il cervello, in queste situazioni rende la serata ancora più calda. 

Fortunatamente, nel locale, grazie all’aria condizionata si respira. …
Torno in questo privè dopo aver passato tutta la settimana senza ‘battere chiodo’ e con una fottuta voglia di scaricarmi i coglioni
Lascio il soprabito all’ingresso ed entro nel primo ambiente: la discoteca.
Poche persone stasera. E la musica, come sempre non è di quelle trascinanti.
“Ma tanto – penso – mica si viene qui per ballare” rido a voce alta e da solo.

Da solo, ancora per poco, spero.

Frequento questo privè già da qualche tempo e devo ammettere che ogni tanto riserva delle piacevoli sorprese, 
Mi sto guardando attorno cercando di intuire se c’è qualche coppia carina. Vorrei conoscerne una che non sia la solita coppia di attempatelli bori assatanati.

Sto facendo queste considerazioni, quando vedo una ragazza al centro della sala, poggiata ad un pilastro rivestito di pelle nera. “Cazzo!” -penso- “questa qui fa davvero strabuzzare gli occhi. sembra capitata qui per caso”
Mi stropiccio gli occhi e mi chiedo: “E’ un’apparizione? O una trovata dei proprietari, che hanno appositamente assoldato una professionista incaricata di tirare su il morale a noi, ciurma di individui ambigui?”

O forse, no. Ho capito! è un manichino!
“…No, un momento. Aspetta!” si muove. Altro che manichino!
Mi sorride, anche.
Forse ha visto il mio buffo gesto di fregarmi gli occhi per vederla meglio e ha intuito i miei pensieri.

Ora capisco perché, nonostante il ritmo della musica, era immobile: un uomo la stava fotografando.

Era in posa… e che posa! Braccio sinistro alzato; ginocchia piegate asimmetricamente; sorriso solare; la mano destra in atto di sollevare l’abitino oltre la metà della coscia. Tutto è un invito!

Che graziosa maialina, deve essere. Timida ma temeraria. Slurp! Una passerina, tutta da gustare…

E l’uomo? Sarà il suo uomo!? Bho?

Ma chi se ne importa! Non posso esitare. Non voglio che svanisca.
Perciò mi avvicino per capire quale siano le sue intenzioni per la serata.
Ma vedo che è oggetto di interesse da parte di tutti i presenti e in particolare di un paio di singoli e una coppia, che si muovono verso di loro.
Devo giocare d’anticipo; troppa folla li sta per attorniare.

Ispirato dalla musica, mi avvicino rapidamente, le prendo la mano e la conduco al centro della pista…
Lei sorride e prende a muoversi seguendo il ritmo. “Primo obiettivo raggiunto:..” penso, “…tolta dalla mischia”.

“Alessandra!” dice a voce alta
“Eh?”
“E’ il mio nome: Alessandra!”
“Ah… piacere. Marco. Scusa non si sente nulla con questo frastuono”. 

E con questa scusa mi avvicino ulteriormente.

“Sei sola?” le chiedo
“Con mio marito”. Si volta verso il suo uomo, che poi saprò chiamarsi Alessio. Lo saluta con la mano.

Non so se sia uno di quei segnali in codice che adottano le coppie per mandarsi messaggi convenuti. 

Ma vedo che anche lui la saluta con la mano, mentre  Alessandra si avvicina ancor di più a me mi dice: “è la prima volta che veniamo in un privè.”
“Davvero?! Se volete, sarò il vostro Virgilio…”
Il sorriso inequivocabile mi dice che la risposta è un si…
Timida e temeraria… eh, già!
La prendo di nuovo per mano e ci avviamo al piano superiore, seguiti da suo marito.

Al piano superiore, le dico, c’è meno frastuono e le anticipo che troveremo, in ambienti diversi, delle stanze a tema.

Attraversiamo un lungo corridoio dove ci sono, a mo’ di tappezzeria, una doppia fila di singoli contrapposti, poggiati col culo alle pareti: sembrano iene pronte e ghermire carogne, piuttosto che possibili amanti.

Il contatto con essi è inevitabile, vista la preda.

Uno allunga una mano sfiorando il dorso della mano di lei, che si ritrae.

Un altro le sfiora i capelli, con l’effetto che Alessandra si stringe a me

“Alessandra, scusa ma non sei qui per divertirti?” le sussurro.
“Si, ma… non so… non mi sento a mio agio. Non conosco nessuno…”
“Perché, a me si? Voglio dire… tu mi conosci?”
“No. che c’entra..?!
“Comunque non temere. Non mordono. Sono come sciacalli che non si avvicinano alla preda finché il leone è presente o gli consente di avvicinarsi”
“Ah… e tu, saresti il leone?”
“Solitamente in questo girone dantesco, è il marito, che incarna questa figura…”

Si volta a verificare che il marito sia ancora dietro di noi.

“Comunque, non temere, ti dicevo. Loro, sondano la tua reazione.  E’ sufficiente non dare seguito alle loro avance”

A metà corridoio, apro una porta e la invito ad entrare. Mi interroga con lo sguardo. La rassicuro con un sorriso.
Aspetto che ci raggiunga anche il marito e dopo che è passato anche lui, richiudo la porta alle mie spalle.
L’ambiente è piccolo e molto luminoso.
La luce diffusa uniformemente non produce ombre.

“Questa, come vedi non è una stanza comune: ha tre pareti con due fori ciascuna”
“Ma non c’è nessuno, qui dentro? E tutti quei buchi? Non mi dire che…”
“Si. hai indovinato. Sono ad un’altezza strategica. Al di là di ogni parete in corrispondenza di ogni foro, c’è un maschio che non aspetta altro che un tuo segnale per infilare il membro nel buco e mostrarti solo quella parte del proprio corpo “

Lo sguardo esterrefatto di Alessandra contrastava piacevolmente con la faccia divertita di Alessio.

Continuo nella mia spiegazione: ” Dovrai, prima di tutto, decidere se vederli o meno. Sono al tuo servizio… Poi, una volta visionati, potrai avvicinarti ad uno solo o a tutti per saggiarne il peso, il colore e il profumo. O, se vuoi, potrai misurargli la temperatura con la bocca..”
“Un pompino!”
“Eh! …si”
“Come sei romantico.. “

Questo cambio repentino di tono da parte di Alessandra, da timido a sarcastico, mi lascia perplesso ma solo per un istante.

“Dai. Dimmi qual è il segnale ‘ché la mia vena romantica stasera l’ho lasciata nel guardaroba”
“Trova tu un segnale, per far capire che sei interessata alla mostra…”
“Bhè, la cosa più ovvia, allora… Sono al mio servizio, no?”
Così dicendo batte tre volte le mani in rapida successione…  et voilà! Quattro cazzi, escono prontamente da altrettanti fori.

I risolini, tra imbarazzo e divertimento, la fanno sembrare una bimbetta che ha appena scoperto dove sono nascosti dolci più ghiotti.

“Quattro cazzi..?!”

La sua esclamazione, schietta, fatta con gli occhi sgranati fa finalmente uscire Alessio dal suo anonimato: “Ti piacciono, amore mio?”

“Siiii… e me lo chiedi? Ma sono tutti diversi… guarda quello, come è grosso, e quest’altro quanto e lungo… e quello?! Accipicchia che meraviglia…”

Alessio, con un cenno del capo, gli indica l’ultimo a destra della parete laterale…

“Nero?!…”

A mani giunte, porta gli indici a poggiarsi sulle labbra. Non so se è estasi, sorpresa o, piuttosto, una preghiera affinché tutto quel ben di dio non scompaia…

“No. Non posso…”
“No? Perché non puoi? Ma… mio tesoro…” gli fa eco il marito “…non era un tuo desiderio?”
“Si. infatti. cosa hai capito? dicevo ‘no’ nel senso che non posso buttarmi subito ad assaggiare questo pilastro nero…”

Sorrido dentro di me. Intuisco cosa intende Alessandra: quando mangi una cosa che ti piace, ad esempio, lasci alla fine la parte migliore.
Mi avvicino a lei e prendendola per le spalle le sussurro di seguire l’istinto ma al contempo la indirizzo dalla parte opposta al pilastro d’ebano.
La porto dolcemente ad inginocchiarsi davanti a un bel membro che, suppongo, sia di un uomo giovane.
Anche Alessio si avvicina. Non vuole evidentemente perdersi lo spettacolo offerto dalla sua donna che sbocchina uno sconosciuto.

“Avvicinati. Toccalo.”

È tornata ad essere la timida di prima o è solo una facciata? Mi chiedo.

La incalzo: “Senti come è caldo?”

Alessio le si fa dietro e inizia delicatamente ad abbassarle le spalline dell’abitino chiaro. Lei, forse confortata da questo contatto familiare, afferra delicatamente il cazzo e scopre la tonda cappella.

Lo rimira.

“Annusalo” le suggerisco

Alessandra inspira profondamente l’odore emanato dal quel sesso eccitato e poi avvicina le labbra alla pelle tesa del glande.

Alessio la bacia su una spalla.

Lei chiude gli occhi e socchiude appena le labbra, insinuandovi il cazzo in mezzo e facendo provare al giovane una sensazione di leggera forzatura: come se quel membro le stesse sverginando la bocca.

Il gioco deve evidentemente piacere anche allo sconosciuto, dal momento che la sua appendice ha come un sobbalzo; una scossa visibile anche attraverso la morsa delle labbra di lei.

Segue un istante, un lungo istante di fermo totale.
Tutto sembra immobile, come su una foto.
Poi un gemito di piacere: è Alessandra che ha portato l’asta ad un contatto deciso sul proprio palato.
E questo deve averle dato una particolare sensazione di piacere.

Il gemito… e poi il tentativo di inghiottirlo.

Tutto.

Che fantastica troia!

Un talento naturale: se lo infila in gola; ogni ripresa sempre  po’ più in fondo. Fino a far toccare le labbra alla radice del membro. La cappella, apparsa per un istante bella tonda e grossa, mi preoccupa, tanto che temo possa soffocarsi… ma lei non da segni di particolare difficoltà.

Pare voglia inghiottirselo per non restituirlo più al resto del corpo a cui appartiene.

Alessio è in visibilio.

Sempre da dietro le carezza il seno e le sussurra delle cose all’orecchio.

Riesco a percepire solo a piccoli tratti quel che le va dicendo: “Sei la mia splendida troia… succhialo… ancora… fallo impazzire… come sai fare tu… non affaticarti… ne hai altri cinque da gustare. Mordicchialo”

Poi le prende la mano destra e la invita a prendere contatto con il secondo cazzo affacciato al secondo buco di quella parete laterale.

Al contatto con questo nuovo signorino, che si erge baldanzoso sull’attenti, Alessandra si stacca dal primo foro e si porta a fare conoscenza anche con quest’altra pertica che è più sottile della precedente ma anch’essa turgida, più lunga, a punta e tendente un po’ da un lato.

Si trova così, con la sinistra a maneggiare la precedente sberla di cazzo, e con la bocca e la mano destra a gustarsi la nuova situazione.

La stanza, piccola, è studiata apposta per permettere, a chi vuole usufruirne, di godere della possibilità di provare più cazzi contemporaneamente.

I frequentatori lo sanno.

Così i due estremi si spostano in prossimità dell’azione per trovarsi tutti adiacenti ad Alessandra, alla quale non è sfuggita la manovra e che coglie prontamente tale opportunità.

Si accomoda in modo di avere il cazzo del giovane ancora nella sinistra, l’asta lunga e fina in bocca e un nuovo arrivato ad essere deliziato con la mano destra.

“Ti, piace, davvero tanto, eh? Zoccola!” la esorto a esprimersi, con questa mia provocazione.

Lei mi risponde con l’ennesimo mugugno: “Mhm!!”

Con la bocca non molla nemmeno per un istante la presa del cazzo fino e lungo. E quando lo fa è solo per percorrerlo in tutta la lunghezza, lisciandolo con la lingua carica della propria saliva. Sempre a ogni chiusi. Deve gratificarla parecchio dare piacere agli altri.

“Preparati a raccogliere i frutti del tuo operato”
Il mio tono perentorio deve averla sorpresa. Mi guarda per un istante, sempre con l’uccello in bocca, beninteso.
“Non devi far cadere nemmeno un goccia.”

Oltre la sottile parete di legno, sento fischiare  il primo dei fortunati, quello che hanno goduto del privilegio di godersi la bocca della splendida porcellina per primo, appunto. Intuisco che è al capolinea.

Le ordino: “Alessandra! Il giovane… alla tua sinistra!”

Il giovane, sollecitato dal gioco di mano della nostra bella, prende a schizzare subito dopo ma l’adorabile femmina, che ha mollato il sottile e lungo pisello di poco fa, è con la bocca a frenare il getto del seme caldo che esce copioso e potente dal cazzo del giovane (e inesperto, direi…) amico.

Alessio sospira. Non mi ero accorto che si stava masturbando durante le ultime fasi di questo gioco. Mi regala un’occhiata compiaciuta, come a dire: “Visto che troia?!”

Sospiro anch’io. Sono eccitato da pazzi da questa coppia meravigliosa ma voglio arrivare fino in fondo e godere di lei in maniera determinata e profonda.

“Ingoia tutto, troietta!” Le ordino ancora, quando sono finiti i sussulti del cazzo e con essi gli schizzi impetuosi di sborra.

Lei acconsente, poi si porta la mano sinistra vicino il lato del labbro inferiore, come a raccogliere una goccia che potrebbe esserle sfuggita. Si volta prima verso il marito, poi verso di me, con la bocca aperta. Mi mostra orgogliosa la bianca sborra nell’incavo sotto la lingua.

“E’ tanto, vero?” le chiedo. Lei annuisce compiaciuta
“Ora manda giù! in un sorso”
Non se lo fa ripetere. 

Aspetta che Alessio mi affianchi per godere dello spettacolo e poi deglutisce tutta la sostanza, in un sol colpo. Alessio le si fa vicino e la bacia voluttuosamente.

Non è paga, ovviamente, la nostra amica.
Il piccolo traguardo non la distoglie dalla “ciliegina nera” che l’aspetta in cima alla sua torta.
Ha preso gusto al gioco e ora prende iniziativa.
Si mette con le spalle all’angolo della stanza. In piedi.

Ora ha tre membri nella sua visuale, più quello del giovane che sta ancora diritto: il “sottile e lungo”; il “pilastro di pelle nera” e il quarto.

Il quarto è quello a cui non aveva ancora prestato molta attenzione.

Forse perché lontano dalla sua visuale inizialmente o forse proprio perché più corto degli altri lo aveva ritenuto meno interessante.

Meno interessante? Non per molto ancora!

L’interesse si riaccende quando, diciamo così,  rivaluta la situazione non dal punto di vista della lunghezza ma della larghezza. 

Un cazzo particolare, quest’ultimo. 

Paragonabile quasi ad una scatoletta di tonno.

Io, so a chi appartiene. L’ho visto, sempre in questo privè, in altre situazioni in cui ha provato ad approcciare con   altre coppie. E’ un uomo piccolo di statura. Un camionista o un meccanico, a giudicare dalle sue mani. Più vicino ai sessantacinque che ai cinquanta.

Non voglio rivelare la cosa alla bella troia, che si merita anche questo: un bel nonnetto arrapato e attempato che, se dovesse incontrarlo per strada lo schiferebbe con un’occhiataccia snob… forse. O forse, no? Bah!

Comunque lei vuole provare a misurarsi con questo formato inedito. Infatti molla tutti e gli si porta davanti, in ginocchio.
Ora si trova al centro del terzetto ancora attivo.
A me e al marito, appare chiara la sua intenzione: vuole provare a farsi sparire anche questo in bocca.
Alessio, che la conosce bene, evidentemente, e sa dove può spingersi la sua troietta bruna, le suggerisce di umettarlo prima con molta saliva.

Alessandra guarda e riguarda.

E’ stupita e incredula… poi prende la decisione: prima di tutto, leccare.

E lecca.

Lentamente e a lungo.

Lecca… e lecca…

Poi arretra un istante, per avere una visione di insieme e infine allarga la bocca al massimo dell’estensione e prova a infilarselo in bocca. Sta quasi per riuscirci ma non fa in tempo a portare a compimento l’esperimento. Non prima, almeno, che il vecchietto prenda ad eiaculare.

Dall’altra parte della parete, infatti, un’imprecazione lascia intuire inequivocabilmente che non ha saputo resistere.

Il seme del camionista esce copioso, sembra non finire mai.  Le lubrifica ulteriormente la bocca e lei in uno scarto quasi disperato, se lo infila definitivamente in bocca.

“Cazzo (è il caso di dirlo) che spettacolo! E che zoccola grandiosa!”
“Neanche io immaginavo tanto” confessa Alessio,

E’ ammaliato e compiaciuto dalla mignottaggine della giovane e bellissima moglie.

“Chissà quante volte avrebbe voluto fare una cosa del genere, anche a vostri amici e conoscenti..!?”
“Eh…! tante. E’ sempre stato uno dei temi delle nostre escursioni fantastiche mentre facevamo l’amore… ma tu come fai a saperlo? Pare, quasi, che ci conosci da tempo… Ah, piacere. Alessio”
“Giusto! Scusami. Marco. Piacere mio… e che piacere!”.

Intanto, noi siamo li a chiacchierare come se fossimo al bar… e la nostra ninfa, perso ogni freno, è rimasta in mutandine e reggiseno neri e sta chiudendo la partita col “sottile”.

Vuole evidentemente arrivare alla tappa finale: il pilastro di pelle nera.

Sarà l’afrore di selvatico che emana quell’asta notevole a galvanizzarla. 

E comunque la vicinanza di quel “nuovo” cazzo nero la induce a voler concludere a breve, con il terzo ospite.

Ed è talmente palese il suo intento che, senza preamboli se lo fa sparire in bocca due, tre, quattro volte, trattenendoselo in fondo alla gola.

Non potrebbe mettere in campo arma migliore per farlo esplodere.

Esplosione, infatti, che non tarda ad arrivare.

Vedo gli intensi affondi del fortunato, far corrispondere ogni sussulto ad uno schizzo impetuoso che si infrange nella glottide.

Schizzi e ancora schizzi…

Indirizzati direttamente nello stomaco da Alessandra.

Si, infatti.

Questa volta non ci fa assistere allo spettacolo di poco prima; ingurgita lo sperma, con voluttà.

Deglutisce direttamente, avidamente.

Vedo venirle la pelle d’oca.

Prendo a carezzarle la fica, attraverso la mutandine, contenendo il suo sesso nella conchiglia della mano che muovo appena.

Disloco le dita tra le labbra del suo sesso, dandole una minima sensazione di sfregamento.

Non voglio che venga subito, con questo mio primo mio contatto….

Si stacca dalla sua preda.
Bacia il suo uomo.
Le carezzo il seno prendendolo da dietro.
Si volta e mi guarda sorridendo: ammicca appena percettibilmente con lo sguardo.

Si fa felina nelle movenze mentre molla Alessio e me, avvicinandosi al suo “premio finale”.

E’ lì.

Si ferma a guardarlo.

Mi sembra di avvertire i suoi pensieri, le sue sensazioni.

Ad un passo dal traguardo, come il ciclista che certo ormai della vittoria, stacca i piedi dai pedali per godersi l’arrivo,
Sta pregustando il sapore dell’ambito trofeo.
Si avvicina con la mano.
Piano.
Come se temesse che al solo contatto, questo possa svanire.
Giunta a concretizzare la reale consistenza della ciccia, con un guizzo afferra decisa quel bastone e lo strizza.
Forte!
Vuole sincerarsi che sia davvero all’altezza delle sue aspettative.
Avvicina lateralmente la bocca al pilastro. Poi porta la mandibola inferiore in avanti e immobilizza con i denti la carne dura e tesa.

Chiude gli occhi e apre ulteriormente le proprie narici.
Sta godendo del contatto e del profumo.
Si nutre dei mugolii del fortunato moretto.

Vista…
tatto…
udito…
olfatto…
Il gusto, invece, quello, vuole lasciarselo per ultimo.
La pelle, più scura del pene, fa piacevolmente contrasto con i denti bianchissimi di lei, che ogni tanto affiorano.
Raccoglie i capelli con una mano, per permetterci di osservarla in azione.
E’ un vero piacere vederla godere di quell’affare enorme.
Si narra sempre nei racconti erotici, di organi maschili di dimensioni smisurate.
Questa volta non sto esagerando per fini narrativi: il cazzo esagerato, corrisponde a verità. Non è solo fantasia dell’autore. Ha una ceppa spropositata. Un vero pilastro di ebano… E ancor di più ora, dopo che è stato sollecitato dalle carezze e dai baci di Alessandra, che sembra non averne ancora abbastanza di leccarlo e succhiarlo.

Forse le dimensioni non sempre contano… appunto, non sempre.
Qui, si!

E la nostra bella zoccoletta, consapevole dell’occasione che ha a portata di mano, arriva a sputargli sulla cappella per lubrificarla ulteriormente e poterla così ingoiare tutta.

Mi sto godendo quello spettacolo quando mi accorgo che Alessio, approfittando della posizione della sua donna, piegata in avanti, le si era fatto dietro e l’aveva infilata col suo sesso. Poche stantuffate seguite dai mugolii di lei, ovviamente ha la bocca impegnata e non vuole mollare la presa, fanno scaturire in questa splendida femmina il primo orgasmo. E’ intenso e prolungato…

E’ ora anche per me, di passare all’attacco, penso.

Esco, vado a cercare un luogo adatto all’idea che ho in testa, richiudendo la porta come vuole la buona educazione.

Quando rientro, dopo aver individuato lo spazio dove proseguire il gioco, trovo lei attaccata con le spalle alla parete, in piedi. A gambe divaricate. Si sta facendo riempire la fica dall’uomo nero, mentre Alessio è in ginocchio a leccargliela.

Rimango sulla porta e col palmo della mano, rivolta verso l’alto che apro e chiudo, in un gesto perentorio e inequivocabile invito la bella a seguirmi.

“Perchè? Proprio ora che mi sto divertendo…”
“Non temere. Avrai di che divertirti.”
“E lui?”
“Sfilatelo da lì e vedrai che ci seguirà” lei non se lo fa ripetere. Sguaina l’asta e protende il braccio verso di me, dopo aver porto l’altro a suo uomo.

A due porte di distanza, sul lato del corridoio dove ci sono schierati pochissimi singoli in attesa, c’è una porta aperta.

Attraversiamo il breve tratto del corridoio, seguiti più dagli sguardi che dai commenti dei predatori poggiati con le spalle lungo le pareti del corridoio. E dopo un ‘entrata decisa, Alessandra si ferma.
La stanza dove entriamo è più grande della precedente.
E’ come stordita dall’ambiente. Provenendo da un ambiente molto luminoso, non ci si avvede delle poche persone sedute nella penombra, nelle comode poltroncine
La stanza è quadrata. Quattro metri di lato circa. Una luce soffusa bagna delle poltrone dislocate a ridosso delle quattro pareti mentre una luce leggermente più forte e di colore neutro, si irradia sopra il letto enorme al centro della stanza.

Tutto lì dentro ha un’ impronta volta al dinamismo.
A cominciare dai colori. 

Due soltanto: alternati in incastri cromatici, dal rosso delle poltrone al bianco del letto.

Prendo per mano Alessandra e la faccio accomodare sul letto.
Anch’io salgo sul letto ma in piedi.
Lei si inginocchia al centro e come se conoscesse già le mie intenzioni, prende a slacciarmi la cinta mentre mi carezza il sesso attraverso i pantaloni.

Nel frattempo ci ha raggiunto il ragazzo di colore che era nella stanza dei glory holes.
Si avvicina timido e intuendo che Alessio sia il cavaliere della nostra bella dama, gli porge la mano, come per fare formalmente le presentazioni…

Alessio guarda lui, poi me e contemporaneamente esplodiamo in una risata fragorosa, seguiti anche dal nuovo arrivato che, forse intuendo l’inopportunità del gesto, prende a ridere anche lui.

Alessandra, che non capisce il motivo di tante risate e ci guarda perplessa.

Passata questa breve parentesi grottesca, la invito a riprendere il massaggio che nel frattempo si era tramutato in un piacevole bocchino.

Alessio e Calimero (non so quale fosse il nome dell’uomo nero) si fanno attorno anche loro e in breve la graziosa e leggiadra fanciulla si trova circondata dai nostri membri all’altezza del viso.

I massaggi di bocca, di cazzo in cazzo, sembrano una sua specialità: sa quando interrompersi e quando riprendere a succhiare e leccare.
Mi stendo con la schiena e la invito a sedersi sul mio uccello.
Ora ammiro la sua bellissima schiena. E posso venerare anche la sua figura esile e longilinea.
Le carezzo le braccia, il collo e le spalle, oltre che le sode natiche, mentre mi cavalca dolcemente.
Calimero è ancora in piedi e le sta ingombrando la bocca con lo scroto, che è commisurato al resto.
Il suo uomo le sta titillando il clitoride con la lingua, disteso sul letto e con la testa tra le nostre cosce.
Gronda umori a tutta forza. E’ talmente bagnata che non avverto più il piacevole sfregamento del mio cazzo contro le pareti della vagina.

O forse perché s’era slabbrata, allargata col cazzo di Calimero, di là, in piedi nella stanza di prima.
Con un rapido movimento mi ritrovo a farle succhiare il mio cazzo, pregno dei suoi umori.
Ora in piedi sono io, mentre il ragazzo di colore è scivolato sotto di lei.

Sempre in ginocchio, avvicina con la mano il grosso fallo fino in prossimità nella sua grotta. Lo accompagna e… una volta che è tutto dentro, caccia un gemito come di bestia ferita.
Chissà quale orgasmo deve aver provato per perdere il controllo in quel modo.

Alessio ora si sta godendo il primo piano della fica della sua donna aperta da quel pilastro di carne nera.
Che eccitante contrasto cromatico: la pelle quasi porcellanata di Alessandra e il tarallo d’ebano che la profana…
Alessio mi guarda in un modo che non so interpretare sul momento.
Non so se è disperato o eccitato per quel che sta accadendo. Lo vedo stringersi i coglioni in un atto estremo. Vuole infierire su quella parte delicata per distrarsi dal piacere che sta per sopraggiungere, evidentemente.

Lo invito a calmarsi e ad attendere.

Pochi colpi ancora e di nuovo gli umori della nostra troietta sono tali da rendere un sonoro sciabordio ogni volta che il cazzo entra ed esce.

“Tocca a te, ora, stare sotto” dico ad Alessio.

Nuovo cambio di fronte.

Alessia ora è sul suo uomo.

Certo dopo quella sleppa, il cazzo di Alessio ci sguazza dentro.

Ma è proprio questa la mia idea… una doppia penetrazione in fica… Alessandra ancora non ha idea di ciò che sta accadendo.

Forse, si starà chiedendo come mai le abbiamo tolto da sotto il bel manzo nero.

Dico due paroline all’orecchio di Calimero che, subito dopo, si inginocchia davanti a lei.

Accompagno la parte superiore del corpo della novella Messalina ad adagiare la schiena sul torace del suo uomo e Calimero si prende l’uccello in mano e avvicinando la cappella al centro del piacere comune mi interroga con lo sguardo.

Io, con un’alzata di spalle gli dico che non si può fare altrimenti.

Come Alessandra sente il  glande dell’altro cercare di farsi strada nell’anfratto già occupato ha una reazione come di protezione.

Vorrebbe alzarsi per capire almeno cosa accade. Alessio, però la tiene a se e le sussurra che non deve preoccuparsi e che sicuramente saprà accoglierli entrambi.

E così è, infatti!

Dopo un primo arduo momento in cui il cazzo di Calimero fatica a trovare l’accesso, riesce a fare breccia nella calda, umida e accogliente fica della nostra strepitosa dea.

Il delirio prende tutti.

Quando poi Alessandra, abituata alla nuova condizione luminosa, si accorge che le poltrone sono occupate da altri maschi che si stanno menando l’uccello (per lei!) si lascia andare e comincia a godere a ripetizione, invocando di essere presa e riempita da tutti…

ma questa, è un’altra storia… 

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