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Orgia

La lettrice timidina

By 22 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Giornata tremenda: mi son dovuta fermare oltre l’orario sul lavoro e così ho beccato il casino dell’ora di punta, aggravato poi da una fitta pioggia battente.
Appena arrivata in casa, prim’ancora di asciugarmi i capelli e mettermi abiti asciutti, ho acceso il computer e, mentre cominciavo a spogliarmi per mettermi una comoda tuta da casa, digitavo la password che protegge il pc e poi, mentre mi stavo energicamente frizionando i capelli con un asciugamano, ho avviato il browser che automaticamente ha aperto una finestra su un mio account di posta ed un’altra sull sito dei racconti porno.
Ho cominciato subito a leggere l’elenco degli aggiornamenti, tenendo d’occhio il genere e ‘soprattutto!- gli autori’
Scorro l’elenco degli aggiornamenti del giorno, con una piccola onda di delusione che monta implacabile’ Sì, qualcosa del genere a me caro c’&egrave, ma a parte una new-entry, son tutti autori che non stimo particolarmente, che non riescono a coinvolgermi come fa LUI’
Scorrendo la pagina, appare infine la data del giorno prima a fianco di un racconto di un genere che mi &egrave indifferente e, delusa, sto per alzarmi ed andare in cucina ad organizzarmi qualcosa per cena.
Però’ aspetta! Il racconto appena sotto &egrave il SUO!!! Ed il genere ‘tra i vari di cui scrive- &egrave quello che prediligo, che mi emoziona, che mi eccita, che mi permette di immedesimarmi nelle sue protagoniste e vivere ‘almeno con la mente!- quelle situazioni che son certa di non vivere mai, nella mia vita vissuta con un’enorme timidezza’

‘Lui’ &egrave una persona che ‘in realtà- non conosco: non so che lavoro faccia, che aspetto e che età abbia, se abbia una famiglia o sia solo, se ciò di cui scrive sia solo frutto di una folle, smisurata fantasia o se ‘invece- sia il prodotto di esperienze realmente vissute.
Una sera, dopo aver letto un altro dei suoi eccitantissimi racconti, ero riuscita a superare la mia timidezza ed a scrivergli un’email.
Facendo la spavalda, gli avevo subito dato del tu (nonostante la sua maniera di scrivere mi desse l’idea di essere una persona ben più ‘grande’ di me), gli avevo detto che leggevo i suoi racconti sul sito dei racconti porno e che adoravo la sua maniera di scrivere, la fantasia, la descrizione dei particolari, dai vestiti alle ambientazioni, alle persone, alle azioni’
Che ho 23 anni ed ammettendo di vergognarmi a dirglielo… ma che mi sarebbe piaciuto essere la protagonista di un suo racconto un giorno, anche con cose particolari…
Ho concluso dicendogli: se per caso sei interessato scrivimi e chiedimi quello che ti serve sapere…
Per ora Grazie per le tue storie
Un abbraccio
Michela

Più la rileggevo più mi sentivo sciocca, illusa, vergognosa a scoprirmi così con un perfetto sconosciuto, ma dopo oltre mezz’ora, con lo stesso slancio che ci vuole per tuffarsi in una piscina gelata, ho premuto INVIO ed i pochi Kbit dell’email sono partiti per la sua casella di posta.
Da una parte, appena inviata, mi ero stretta nelle spalle: un autore così bravo, chissà quante email riceverà’ e da persone più interessanti, più eccitanti di me’ magari qualcuna che gli fa anche proposte’ Mi stavo cercando di convincere che avrebbe totalmente ignorato la mia email’ ma allora, perché ogni cinque minuti continuavo a controllare che non mi avesse risposto??

Trascorsi le ore successive a rileggere i suoi racconti, soprattutto i due o tre dove maggiormente mi ero immedesimata ed un lieve ‘ping!’ del mio pc mi sorprese con le dita che giocavano con la mia cosina, con gli slippini di cotone scostati da una parte: guardai l’icona lampeggiante: era arrivata un’email’
Ero certa che non potesse essere ‘lui’, perché aveva sicuramente cose più importanti da fare che rispondere ad una ragazzina imbranata e quindi’. Ma l’email del mittente era la SUA!!!
Aprii l’email con cuore in gola: un insopportabile mix di paura ed eccitazione’ del resto, le stesse emozioni che mi scatenavano i suoi racconti!

Ciao Michela
Prima di tutto grazie per il tuo apprezzamento, che fa sempre piacere ;)
Non devi vergognarti, invece: sono pulsioni normali (anche se per situazioni un pò border-line) che magari -inconsapevolmente!- condividi con un bel pò dei tuoi conoscenti…
Consideralo come la situazione di indossare un abitino senza intimo sotto: tu SAI di essere nuda, ma gli altri son troppo intenti nei loro cazzi per notarlo e… e questo ti eccita da morire: essere NUDA tra loro, senza che lo immaginino… ;)
Mi “diverte” -anche da un punto squisitamente intellettuale- la tua proposta e son sicuro che, tra le storie che ho pubblicato, ce n’&egrave una nella quale ti riconosci almeno in parte: in realtà, io ho fatto succedere questo e dire quello, ma tu, invece, avresti preferito che succedesse quello e che fosse detto questo… ;)
E allora parliamone: ho il sospetto che tu abbia già un ‘plot’ (un soggetto, una traccia) in mente e se me lo racconterai, potremmo realizzare la TUA storia.
Parlami di te: dove vivi, come sei, che esperienze hai già fatto, quali ti ingolosirebbe provare e quali, per adesso, non accetteresti per nessuna ragione al mondo…
Raccontati, tranquillamente: io sono una sorta di prete o avvocato o medico: insomma, posso parlare ad altri del “caso”, ma MAI del protagonista vero… ;)
Tanto per sgombrare il campo da malintesi, sono vecchio come il cucco: ho trenta e passa anni più di te e mi intrigano le ‘ragazzine’ over40; quindi sei decisamente troppo giovane per i miei gusti! ;)
Una foto (a tua scelta: ritratto, figura vestita, figura non vestita, particolari…) sarebbe gradita (ma NON indispensabile!); inutile precisare che sarebbe solo per i miei occhi!
Un abbraccio
Angelo

Ricordo di avergli subito risposto, in modo caotico, descrivendomi sia fisicamente che come aspetti caratteriali; gli ho parlato del luogo dove vivo ed il tipo di persone che popolano la mia vita, del mio lavoro, dei miei studi’
Scrivevo l’email, poi lo salutavo e’ stavo a pensare, finch&egrave non aggiungevo qualcos’altro e’ ed alla fine, gli ho inviato un’email orribile, con quattro formule di saluto finale, ma sempre riaperta per fare aggiunte, precisazioni, postille’ Un vero casino, insomma.
Dopo averla inviata, me la sono riletta, cercando di leggerla con i suoi occhi e mi sono sentita molto, molto sciocca.
Il giorno dopo però, leggendo la sua risposta, ho avuto come l’impressione di averlo accanto, col braccio attorno alle mie spalle, rassicurante e mi immaginavo di sentire la sua voce dirmi le parole che leggevo: pensavo che avesse una voce bassa, tranquilla, matura, che cercava di aiutarmi a tener sotto controllo la mia ansia.
Mi ha detto (scritto!) che apprezzava le informazioni che gli avevo dato, mi chiedeva in modo garbato qualche chiarimento e qualche approfondimento (che non ho avuto alcun problema a dargli, appena finito di leggere la sua email!) ed ha concluso che avrebbe cominciato a pensare ad un racconto come lo desideravo: una situazione in cui ‘io’ sarei stata coinvolta da miei conoscenti, dominata, usata da un gruppo di persone che avevano un buon affiatamento tra loro e che, nonostante i miei ripetuti rifiuti, avrebbero abusato in ogni modo del mio attraente corpicino. Sono arrivata, dopo molti giri di parole, ad ammettere la mia turpe fantasia: quella di essere praticamente stuprata!
Il nostro dialogo via email &egrave proseguito per diverso tempo ed io, sempre meno a disagio, mi sono aperta a lui, paziente ascoltatore e sottile commentatore, fino a descrivere alcune persone del mio entourage, facendogli facilmente intendere che popolavano la mia fantasia, anche se facevo molta fatica ad ammetterlo persino a me stessa.
Dalla mia prima email, era trascorso un mesetto ed infine mi aveva avvertito di aver appena postato il primo capitolo del ‘mio’ racconto e che avrei potuto leggerlo non appena i moderatori del sito lo avrebbero reso pubblico, senza preannunciarmi alcun che.
Ogni minuto, ricaricavo la pagina delle ‘nuove pubblicazioni’ ed ogni minuto il titolo dell’ultimo racconto pubblicato -‘In attesa di notizie’- sembrava prendermi in giro, irridente.
Il MIO autore ‘riflettevo- non avrebbe potuto trovare una serata migliore, per pubblicare il MIO racconto: i miei genitori erano andati via qualche giorno ed anche Andrea, il mio ragazzo, era via con degli amici; avrei potuto godermi il racconto in santissima pace e totale libertà.
Poi, dopo un’infinità, il suo racconto!
Come sua cifra stilistica, comincia descrivendo il contesto, le situazioni, la tranquilla quotidianità dei personaggi.
Da una parte vorrei saltare questa sorta di grande preambolo, ma dall’altra sono affascinata dalla sua capacità di scrivere ed ho paura di perdere qualche frammento, qualche scheggia, che mi potrebbe aiutare a comprendere meglio, immedesimandomi totalmente, qualche situazione futura; scrive come un giallista e si diverte ‘evidentemente- a lasciare piccoli indizi, tessere del puzzle che formerà lo sviluppo delle sue trame in angolini reconditi, come se gli fossero casualmente caduti da una sacca’
Un’altra cosa che me lo fa preferire, rispetto a molti altri, &egrave anche il suo amore per la consequenzialità logica, dove le cose avvengono per ‘normale’ evoluzione da un evento infrequente ma comunque plausibile e non, come spesso capita di leggere, per una situazione assolutamente improbabile.
Mi rendo conto che la sua ‘penna’, a differenza del solito, dà in pasto al lettore le caratteristiche fisiche della protagonista (mi aveva spiegato in un’email che preferisce restare più sul vago possibile, in modo che ognuno possa essere libero di immaginarla secondo i propri gusti ed il proprio vissuto); questa sua protagonista ha il mio nome, il mio aspetto, pensa e si muove come me’ sono IO!!!
Sono eccitatissima, pregustando il momento in cui la sua (nostra? Io, in ultima analisi?) eroina entrerà nelle situazioni via via sempre più erotiche’
Finalmente mi rendo conto di aver superato quell’invisibile punto della narrazione dove la trama cambia’ di passo, dove diventa una storia sensuale, erotica, pornografica allo stato più puro e più completo del termine; &egrave come camminare in un bosco ed, ad un certo punto, ci si rende conto del profumo di certi fiori: forse lo avvertiva già qualche metro più indietro, ma non si era ancora pensato ‘sento un buon profumo di fiori’.
Un fatto; piccolo, banale, quasi irrilevante’ ma che avviene in un certo momento, in determinate condizioni e’ e si apre davanti al lettore, davanti a me il viale verso il cuore della storia, verso i brividi di eccitazione, verso il piacere mentale che porta le dita ‘quasi si muovessero per vita propria!- a sfiorare la pelle provocando brividi, a cercare e trovare mucose che provocano scariche di piacere, sino a far vibrare le più sensibili terminazioni nervose.
Da una parte vorrei poter volare fino al culmine della storia, ma dall’altra mi sottopongo al piacevole supplizio di assaporare ogni singola parola, di apprezzare ogni singola frase, di intrigarmi per ogni specifica situazione, via via sempre più erotiche.
Stacco un secondo dal testo, che dallo schermo del pc mi dilaga dentro la mente e realizzo che la mia mano sinistra &egrave tra le mie cosce, inzuppata del mio miele che ormai cola copioso, mentre la mano destra si alterna tra la tastiera per far scorrere il testo ed i miei capezzolini che occhieggiano da sotto la canotta che ho inconsapevolmente rialzato ed irrigiditi dalla grande eccitazione che mi travolge.
Mi rendo conto che ho il respiro affannato, che la mia mente trasforma in immagini e sensazioni le parole che leggo, che l’onda del piacere sta cominciando a sollevarsi dentro di me, preparandosi a diventare maestosa e poi a ripiegarsi su se stessa ed infine ad infrangersi su di me, per lasciarmi stremata ed intrisa di godimento, come un orgiastico tsunami!
Capisco, dalle ultime frasi lette, che ci stiamo avvicinando al clou della storia e sento le mie dita sciaguattare impazzite sulla mia cosina, ormai rorida di piacere, con lievi rumori liquidi’
Sento che ormai sono come un aereo sulla pista di decollo, che sta accumulando velocità per arrivare alla ‘rotazione’, al momento in cui comincerà a staccare il carrello di prua dalla pista per cominciare a librarsi gloriosamente nel limpido cielo del’orgasmo’
Sento che ormai ci sono quasi, proprio quasi sull’orlo e’ suonano alla porta!
Eccheccazzo! Decollo abortito’
Decido di non aprire, di fregarmene, di continuare, ma la luce accesa tradisce la mia presenza in casa ed un altro squillo mi convince ad abbandonare la lettura.
Riabbasso la canotta sui capezzolini ancora turgidi (accidenti, si vedono!), risistemo il peri che avevo scostato, liscio sui fianchi la gonnellina di jeans e vado ad aprire, cercando di respirare in modo normale, senza l’affanno che mi stava travolgendo poco prima.
Apro la porta e mi trovo davanti Marco, un fotografo amico di famiglia (un compagno di liceo di mio padre), con Luca il suo assistente più o meno della mia età. E’ più di un anno, ormai, che non si fa sfuggire l’occasione per chiedermi, ogni volta che ci vediamo senza altri vicini, di posare per lui; proposte che ho sempre cortesemente ma fermamente rifiutato.
Come gli apro, Marco fa letteralmente irruzione in casa e non ho né tempo né modo per impedirglielo.
Mi sorride, mi dice ‘come sempre!- che sono bellissima e che deve parlare con mio padre.
‘Papà &egrave via, con la mamma, torneranno solo giovedì”
Lui si guarda in giro, sembra un bracco che fiuti in giro in cerca della selvaggina, poi mi sorride e con tono complice mi dice, con un tono di voce basso ed allusivo: ‘Capito’ e tu approfitti della casa libera per darti alla pazza gioia con Matteo..’
Mi sento in imbarazzo, come se mi avesse vista mentre mi toccavo e quindi mi precipito a smentirlo: ‘Ma no: Matteo &egrave andato a Barcelona con i suoi amici per una settimana’ son sola soletta, Marco’ aggiungo, per rassicurarlo.
Decide senza interpellarmi di sedersi sul divano e Luca si siede anche lui. In effetti Marco qui &egrave di casa e Luca’ beh, &egrave ormai diventato la sua ombra!
‘Michela, abbiamo una sete pazzesca: non ci puoi offrire una birretta?’
Marco mi intimidisce (come quasi chiunque, del resto; ma lui in modo particolare!) e perciò sorrido ‘nonostante la leggera irritazione e dispiacere per aver dovuto interrompere ciò che stavo piacevolmente facendo!- e volo in cucina a prendere due birre gelate ed i bicchieri, su un vassoio.
‘Ma’ e tu non bevi?’
‘No, io’ io non bevo mai, lo sai’.’
‘Ma dai, con questo caldo una birretta &egrave quello che ci vuole! Luca, vagliela a prendere!’
Luca sparisce in cucina e, prima che possa tornare, il fotografo ha tempo di mormorarmi: ‘Sei uno splendore, non hai idea di quanto mi piacerebbe fotografarti”
Come sempre mi schermisco, ma in un lampo mi sfrecciano nella mente le foto che ogni tanto vedo in rete, di donne nude, scosciate, aperte, alle prese con maschi, anche tanti, anche contemporaneamente’
Un brivido di torbido piacere mi provoca un piccolo fremito e mi rendo conto che Marco mi guarda in un modo strano, diverso dal solito: non &egrave più l’amico di famiglia’ &egrave il maschio che cerca una femmina!
Si alza e va verso il mobile bar, col bicchiere ancora vuoto e torna subito dopo, con un dito di liquore trasparente; si risiede pesantemente, afferra una lattina e comincia a versarsela ed io lo imito.
‘Per favore, prendimi dei crackers, che mi piace sgranocchiarne uno, con la birra e vodka’
Vado in cucina a prendere quanto richiesto e poi mi risiedo, sulla poltrona accanto; alziamo i bicchieri (e Luca la lattina) in un muto brindisi e poi cominciamo a sorseggiare la bibita.
A me non piace granché la birra, ma Marco mi invita ripetutamente a bere e ho l’impressione di vedere uno scambio di sguardi tra lui e Luca’
‘Davvero, sai’ mi piacerebbe farti qualche foto”
‘Ma no, dai Marco! Ti ho detto che non mi va’ Non mi va di venire nel tuo studio a farmi fotografare” dico, cercando di respingere quell’ennesimo attacco.
‘Ma &egrave un delitto! Dai bevi! Dicevo: sei così bella’ Dai: ti faccio solo qualche scatto qui, adesso”
Comincio a sentirmi strana, vorrei dire di no, ma lui insiste, suadente come il serpente davanti ad Eva, così impegnato a cercare di convincermi che non ha neanche aperto i crackers’
Lo vedo chinarsi, aprire il suo borsone, estrarre la sua fida reflex, inquadrarmi e clik!, scattare accecandomi col flash!
Guarda sul display il risultato e poi me lo mostra, suadente: ‘Vedi come resti bene? Però dai, posa per me solo dieci minuti: ti metti sul divano ed io ti faccio qualche scatto!’
Mi sento strana, quella birretta doveva essere più forte di quanto pensassi!
Non volevo posare per principio, ma d’altra parte una vocina dentro mi diceva di concederglielo, per questa unica volta.
Ad ogni sorso dal bicchiere, il mio rifiuto si diluisce finch&egrave, finita la birra, accetto.
Marco sorride, soddisfatto, mi porge una mano per alzarmi dalla poltrona ed io apprezzo questa sua cortesia’ anche perché come mi alzo, un piccolo giramento di testa rischia di farmi cadere.
Mi sento strana, leggera’ una bolla di sapone; vado a sedermi sul divano e Marco comincia a mitragliarmi col flash e con dei veri e propri ordini: ‘Ecco, così’ adesso guarda lì’ sorridi!… alza un po’ la testa’ ok, adesso girala di là’ spingi le spalle indietro’ sì, così, brava, sei bellissima! Adesso sì, così’ ecco, piega le gambe sul divano’ sì, appoggiati col sedere sui calcagni’ mettiti un po’ di sbieco’ ecco brava”
A poco a poco, entro in quello che sembra un gioco; scopro che mi diverte posare e con la coda dell’occhio mi rendo conto che Luca, senza neanche dire nulla, sta spostando lampade e piantane per illuminarmi al meglio, facendomi in breve ritrovare dentro una sorta di nuvola luminosa.
Marco continua a scattare, dicendomi come mettermi e quando la mia postura non lo soddisfa, mi mette la mano sulla parte e mi pilota nella posizione corretta.
Sento Luca chiedere al fotografo se vuole un’altra birra per poi scomparire alle mie spalle, verso la cucina.
Quando torna sento dei tintinnii; si &egrave evidentemente fermato al mobile bar a versare dell’altra vodka nella birra per Marco.
Poi sento i sommessi sbuffi delle lattine stappate (tre!) ed il gorgoglio della birra che riempie i bicchieri.
Sul divano, al centro di tutte le lampade accese, fa caldo e quindi accetto con gratitudine il bicchiere appannato che mi porge, anche se ha uno strano sorrisetto maligno, e Marco interrompe gli scatti per darmi tempo di ingollare una fresca sorsata.
Mi sento stranamente euforica, vorrei che non finisse mai di fotografarmi ed anche lui, appena indovinabile oltre l’alone di luce che mi circonda, mi sembra un’apparizione tremolante, che sembra sfocarsi per poi tornare nitida’
Lo trovo buffo e comincio a ridacchiare; entrambi sorridono, guardandomi.
Luca, gentilissimo, mi porge nuovamente il mio bicchiere e mi disseto con piacere, sentendomi leggera, allegra..
Marco mi si avvicina ed abbassa una spallina della canotta: ‘Così sei troppo glamour!’ esclama.
I miei capezzolini, eretti come ditine che spingano dal tessuto leggero della canotta, risaltano, ma in effetti, Marco mi fa vedere che lo scatto con una spallina abbassata: sensuale senza essere volgare.
Mi piaccio!
Dopo questo breve rallentamento, ricomincia il mitragliamento di scatti: le sue disposizioni sono secche, rapide ed io ormai eseguo senza pensare, assecondando la sua mano che mi muove la caviglia, mi raddrizza la spalla, mi faa abbassare lievemente un ginocchio staccandolo anche un po’ dall’altro, facendomi scivolare col sedere più sull’orlo del divano, facendomi inginocchiare sul sofa ‘prima di profilo e poi dandogli le spalle- ed abbassandomi anche l’altra spallina e poi facendo spuntare un capezzolino e risalire la mini.
Fa caldo, sul divano, e quindi ogni tanto sorseggio un po’ di birra, sentendomi sempre più allegra, rilassata, a mio agio.
Ho l’impressione di sentir parlare Luca per qualche secondo, ma dev’essere appunto un’impressione, perché io e Marco siamo impegnati con le foto ed in casa non c’&egrave nessun altro’
Il fotografo mi si avvicina e con pochi gesti mi fa risalire la mini intorno alla vita, cominciandomi subito a fotografare il mio culetto che comincia ad elogiare.
Anche la canotta adesso &egrave intorno alla vita: vorrei coprirmi, vorrei dirgli di smetterla, che abbiamo finito, ma non ci riesco, sono ammaliata da quella magia di scatti e pose.
Suona il suo cellulare e Marco, dopo essersi scusato con un sorriso, risponde.
E’ cordiale e capisco che deve vedere una persona, ma senza interpellarmi lo invita (anzi: ‘dai venite pure qui, adesso!’ due persone!) e gli da l’indirizzo.
Appena fatto, rimette in tasca il cellu e ricomincia a fotografarmi.
A me gira un po’ la testa, ma non mi sembra educato dirgli di smettere; mi gira un pochino la testa e credo di essere ormai alla terza birra: ormai lo assecondo in tutto.
Dopo un po’, sentiamo suonare; Luca va ad aprire, mentre io mi risistemo rapidamente canotta e mini.
Nel soggiorno entrano due giovani, due africani colossali, giovani e muscolosi, con la pelle nerissima ed enormi sorrisi ed un uomo dell’età di Marco, alto anche lui ma con la figura ammorbidita da qualche chilo di troppo
Marco fa le presentazioni e li invita a sedersi sul divano, dove sono ancora io.
Faccio per alzarmi, ma il più anziano dei tre ‘che si era presentato come Giulio’ mi sorride e mi dice di non scomodarmi, mentre si appollaia sul bracciolo.
Marco ed uno dei due neri parlano rapidamente in francese e ridono molto; poi si danno cerimoniosamente la mano, come a suggellare un patto.
Poi cominciano a chiacchierare in italiano, ma non seguo cosa dicano, finch&egrave Marco non alza la reflex che aveva sempre in mano e ci fotografa, tutti e quattro sul divano.
Antoine, quello che aveva parlato in francese, scoppia in una risata e dice: ‘Ma così a tradimento non vale, dai!
Se vuoi farci una foto con questa bellissima ragazza, allora aspetta che ci avviciniamo un poco a lei!’
Tempo pochi istanti, sono ai miei lati, con le braccia sullo schienale, come a cingermi e spalle.
Marco scatta, poi suggerisce cambi di posizione, sempre più rapidi, quasi frenetici: mi fa accavallare le gambe, poi mi fa appoggiare il polpaccio su un ginocchio, poi le mani dei ragazzi sulle mie ginocchia ed una mano che pende sul mio petto, col gomito piegato attorno al mio collo e poi le mani alla base della coscia ‘No, un po’ più in su’ ancora’ ecco così’ dai abbassale la spallina’ sì accarezzale il seno’ Michela, lasciati scivolare un po’ più in basso” Mi rendo conto che così facendo la mini &egrave risalita e mi vergogno, ma il braccio che ho sulle spalle mi impedisce di risalire’
‘Sì, stringile il capezzolo’ abbassa l’altra spallina’ Michela, mettigli le mani sulle ginocchia’ adesso risali’ sì anche tu risali con la mano”
Mi rendo conto che la mano di Jean &egrave arrivata sul mio monte di Venere e vorrei alzarmi e scappare, col terrore che scopra quanto la mia eccitazione abbia intriso il pizzo leggero, ma non ci riesco’
‘Ecco, adesso girati verso di lui e guardalo negli occhi’. Dai, sorridi!!!, adesso fate finta di baciarvi’ ecco, di più”
Oh, accidenti: far finta un corno! Jean mi ha infilato mezzo metro di lingua guizzante in bocca!
Vorrei ribellarmi ma Antoine mi prende la mano e me la fa stringere su’ su un qualcosa di gigantesco!!!
Interrompo il bacio e guardo: la mia mano &egrave sul suo pacco e sotto sento un membro enorme e durissimo.
Lui con pochi gesti lo libera dai calzoncini che indossa ed io mi trovo a stringere un colossale arnese nero, congestionato con tutte le vene in rilievo.
Stringe la mia mano sul suo scettro e me la muove per farmi cominciare a masturbarlo ed io, ipnotizzata, eseguo.
La mano di Giulio, che si &egrave messo dietro al divano, mi si appoggia sulla mascella e dolcemente mi fa girare la testa verso l’indietro’ appoggiandomi la sua cappella sulle labbra e poi, con una solida presa sulla nuca, spingendomelo fino in gola.
Annaspo, mezza soffocata, mentre altre mani, mi fanno tornare la gonnellina di jeans intorno alla vita, mi abbassano la canotta scoprendomi i seni, mi forzano a divaricare le ginocchia e con un colpo secco mi strappano il peri, per farmi subito sentire una calda e larga lingua che mi lappa la micetta.
Giulio mi sta scopando in bocca ed io’ io non voglio!!!
Sento lingue, membri, mani, dita in numero imprecisato che mi tastano, esplorano, frugano, vellicano ovunque’ anche il bruciore di un dito che mi penetra nella rosellina posteriore’
Qualcuno mi sta mordicchiando un seno ed i capelli castani chiari mi fanno capire che &egrave Luca, mentre una cappella chiara, di notevoli dimensioni, che mi struscia sulla guancia mi fa capire che anche Marco si &egrave unito al gruppo’
Sto per crollare, per arrendermi alle loro voglie, ma no, non voglio!
Con uno scatto improvviso, mi divincolo e mi alzo in piedi, nonostante mi giri la testa e rischi di cadere: ‘Fuori! Andate via tutti, maiali!’ dico; anzi, vorrei dire, ma rendo conto di averlo detto farfugliando, con voce impastata.
Li guardo; tutti più o meno spogliati, coi loro bastoni eretti, alcuni lucidi della mia saliva, che mi osservano come un gruppo di leoni affamati può guardare una gazzella’ una gazzella che si vede riflessa in uno specchio: gonna e canotta ammucchiate intorno alla vita, il peri che penzola stracciato intorno ad una coscia, l’aria scarmigliata ed accaldata, con la messa a fuoco delle persone e l’equilibrio che sono vacillanti’
Avrei voglia di sedermi, di stendermi, di urlare, di picchiarli, di cacciarli’. Ma non ci riesco!
Sono rimasti sorpresi dal mio scatto, congelati come in una fotografia, ma Marco ci mette pochi secondi a riprendersi: ‘Dai Michela, non fare così’
Facciamo un patto: ormai siamo arrivati ad un punto per cui possiamo solo andare avanti a divertirci tutti insieme’
Quindi, se andiamo avanti ci lasciamo da bravi amici’.’
E’ minacciosa quella frase, ma tant’&egrave lo sfido con lo sguardo; lui accetta la sfida e prosegue: ” oppure se ce ne andiamo adesso, poi c’&egrave il rischio che domattina le tue foto di stasera diventino le più popolari su internet!
Pensa: la verginella, la-più-brava-ragazza-della-città che si fa fotografare in casa sua, mentre genitori e fidanzato sono via, alle prese con ben cinque cazzi!
Cosa diranno i tuoi? E Matteo? Ed il fornaio? Ed i tuoi colleghi? Ed il macellaio che ti sbava dietro da anni? Ed il parroco?’
Oddio!!! Sono in trappola!!! Un ricatto odioso, praticamente uno stupro di gruppo!
Mi avrebbero rovinata, quei cinque bestioni in cerca di soddisfazione e piacere!
Ma, se mi fossi rifiutata, la rovina sarebbe stata perpetua, anziché transitoria e con che faccia avrei potuto guardare i miei cari, gli amici, i concittadini, i colleghi di lavoro e di università?
Getto uno sguardo nella mia immagine nello specchio e noto che i capezzoli sono eretti: li tasto, sono durissimi’ Anche la micetta la sento allagata di piacere ed eccitazione’ Capisco che in fondo si sta ‘drammaticamente!- realizzando la mia turpe, inconfessabile, oscena fantasia erotica, come e meglio avrei mai potuto desiderare che il mio autore preferito la scrivesse’
Senza neanche rendermene conto, mi avvicino al divano, dove i miei violentatori sono raggruppati e li guardo; cerco di mantenere la testa alta, lo sguardo sicuro, ma &egrave una parte che non mi si &egrave mai attagliata, meno che mai in questa occasione.
Marco allunga la mano e, col sorrisetto di chi sa come funziona il mondo, mi accarezza un fianco e poi fa scivolare la sua mano tra le mie cosce serrate, forzandomi a schiuderle.
Sente il mio involontario fremito di piacere, sente il bollore della mia eccitazione e mi fa scivolare dentro due dita, che poi piega ed usa per avvicinarmi a sé.
Anche gli altri, ghignando più o meno, si avvicinano, mi toccano ed in pochi istanti la gazzella &egrave ormai la rassegnata preda del branco di leoni’

La mattina dopo (quasi mezzogiorno, a dir la verità!) vengo svegliata dal telefono e rispondo mentre un atroce mal di testa mi fa sentire uno straccio.
E’ mia madre, che vuole sapere come sto ed il rituale ‘tutto bene, mamma’ non la inganna; sente la mia voce un po’ impastata di sonno, un po’ dolente.
Le dico che ho stranamente dormito malissimo e che ho un po’ emicrania ed allora, tranquillizzata, mi saluta e chiude la comunicazione.
Mi guardo in giro: la camera dei miei sembra un campo di battaglia!
Le lenzuola così aggrovigliate da aver perfino scoperto il materasso, sollevando anche la sua copertura elasticizzata; poi bicchieri e pozzanghere di bibite un po’ dappertutto, qualche piccola macchia brunita di sangue secco, alcuni schizzi ormai secchi di liquido seminale e qualche strisciata vagamente marroncina, a testimoniare che non mi hanno risparmiato nulla.
Sento ancora il sapore dello sperma in bocca e lo stomaco ancora sottosopra per tutto quello che mi hanno fatto ingoiare.
Mi tocco i capelli e sento alcune ciocche incollate dai loro schizzi ed il viso ha alcune crosticine di succo maschile essicato.
La fichina mi brucia un po’ (anche se mai quanto il culetto!), ma sorrido brevemente, pensando che in fondo quello &egrave un prezzo ragionevole per lo smodato piacere che ho provato la notte appena trascorsa.
Mi son stupita di me stesso e delle potenzialità del mio corpo, della mia natura: mai e poi mai avrei potuto immaginare che la mia micetta potesse accogliere insieme due grossi randelli ‘anche se all’inizio la cosa &egrave stata penosamente dolorosa!-, o che essere sodomizzata -nonostante Giulio, il primo a penetrarmi da lì, avesse cercato di essere delicato e paziente-, levati i primi sgradevolissimi minuti, potesse essere così piacevole!
E che dire, poi, della ‘doppia’ (uno davanti e l’altro dietro) che mi ha fatto provare un orgasmo di una furia che non avevo mai neanche immaginato che potesse esistere?
Mi alzo e vado in bagno per farmi una lunga doccia; sento di puzzare: &egrave il miscuglio di sudore, secrezioni, sperma, feci, orina ‘che mi hanno fatto addosso ed anche bere un pochino (bleah!)-, corpi accalcati, birra, fumo di sigaretta’

Dopo la doccia -asciugata e pettinata, con le occhiaie meno evidenti e la faccia meno gonfia- contemplo il disastro della camera dei miei e del soggiorno, dove tutto ha avuto inizio: mi aspetta un pomeriggio intero di duro lavoro e ovviamente la lavatrice della biancheria del letto, di asciugamani e tappetini che, in qualche modo, possano portar tracce della nottata incredibile.
Decido che non me la sento di cominciare subito a rassettare e mi siedo ‘con moooolta cautela, visto il male che mi fa il mio martoriato buchino, sverginato di fresco!- alla scrivania.
Come sfioro il mouse, il computer si rianima: lo avevo abbandonato quando Marco ha suonato alla porta e da quel momento in poi, spegnere il pc era ancora più in giù del mio ultimo pensiero!
Sulla tastiera, vedo una chiavetta USB che non conosco; la inserisco nello slot e dopo pochi istanti, ho modo di vedere la sequenza completa delle foto scattate in quella indimenticabile notte.
Comincio a guardarle dall’inizio e man mano che procedo, mi scopro sempre più eccitata; mi sorprendo con la sinistra che sta per posarsi sulle labbrine gonfie e tumefatte della mia micina’ (o semplicemente ‘fica da cagna, da baldracca, da troia’, come mi hanno fatto notare i cinque’) e decido che potrò rivivere le emozioni solo dopo aver ripulito il grandissimo casino fatto dai’ leoni.
Vedo che nella casella di posta sono arrivati alcuni messaggi, uno del mio autore preferito, di un paio d’ore prima; voglio raccontargli tutto, ma prima DEVO leggere la sua email!!!
‘Dolcissima Michela.
E’ stata una vera gioia averti conosciuta”
(Ehhh??? Ma si ubriaca di mattina presto, questo qui??? E quando mai l’ho visto??? Non so neanche che aspetto abbia!)
Decido di proseguire a leggere, mentre una strana inquietudine comincia a sommergermi.
‘ anche se non ho potuto presentarmi, per ovvie ragioni.
E’ stato complicato, ma avvincente averti conosciuta; mi avevi parlato di Marco, il fotografo amico di famiglia ed avendomi detto la cittadina dove abiti, non ci ho messo molto a scovarlo, a parlarci ed a pianificare tutto’

Rileggo tre volte l’inizio dell’email: no, non me lo sono sognato, c’&egrave scritto davverro quello che ho letto la prima volta! Proseguo, con una strana sensazione, la lettura.
‘ Per fortuna ci siamo capiti al volo ed abbiamo cominciato a progettare come realizzare la nostra idea.
Poi lui ha saputo che i tuoi genitori sarebbero andati via qualche giorno, mentre anche Andrea sarebbe stato lontano; averti da sola in casa era una situazione troppo ghiotta!
Così, ieri pomeriggio sono arrivato lì, da Marco, ed abbiamo fatto un briefing con Luca, Antoine e Jean, in modo che ognuno avesse ben chiaro cosa fare o dire.
All’ora ‘giusta’, ho inviato al sito il racconto che avevo preparato per te dal pc di Marco e, subito dopo, ti ho scritto per preannunciartelo, in modo che, quando Marco e Luca avessero suonato alla tua porta, tu fossi intenta nella lettura e ‘probabilmente!- impegnata a masturbarti, come poi realmente eri.
Marco sa che tu non bevi alcolici, perciò ha insistito che anche tu bevessi una birra; se ricordi poi ti ha preso della vodka (insapore ed inodore!) dal mobile bar e ti ha mandata in cucina con un pretesto, in modo da darti la birra corretta vodka che, come previsto, ti ha fatta sbronzare un pochino, abbastanza perché tu cedessi alla sua voglia di fotografarti.
Una volta inquadrata nel mirino della sua reflex, non hai più avuto scampo.
Mentre Marco fotografava, Luca sistemava tutte le lampade possibili (sostituendo le lampadine a basso consumo con faretti vecchio tipo, che scaldano un sacco!), in modo che tu fossi in piena luce, ma soprattutto in una specie di forno, che ti avrebbe fatto venire sete e fatta bere ancora birra corretta’
Quando Marco ha valutato che eri’ cotta al punto giusto, Luca ci ha fatto una breve chiamata col cellu e noi, che eravamo in un bar ad una decina di minuti da lì, vi abbiamo raggiunti.
Poi’ beh, poi sai quasi meglio di me cos’&egrave accaduto!
Dopo la tua capitolazione, davanti alla minaccia di Marco di rendere pubbliche le foto fatte fino allora, abbiamo tutti cominciato a fare davvero sul serio: sei una ragazza davvero eccitante e ti sei dimostrata degna delle tue perverse fantasie: se mi permetti un tono leggermente meno rispettoso, ma molto affettuoso e colmo di gratitudine, ti sei dimostrata una fantastica troietta.
Continuavi a dire ‘No, dai, non voglio!’, ma mentre lo dicevi ti mettevi già in posizione per assecondare i nostri ordini.
Mi spiace non essere riuscito a farti rilassare al punto tale che, quando ti ho inculato, non urlassi dal dolore, ma ho notato che poi ci hai preso rapidamente gusto: pensavo che Antoine, col suo mostruoso cazzo, ti avrebbe spaccata in due, invece hai fatto solo una piccola smorfietta di dolore, anche grazie al fatto che il tuo culo era stato ben lubrificato da tutti noi che ci avevamo sborrato dentro.
Probabilmente, a leggere questa mia email ti sei dapprima stupita, poi incazzata ed adesso ‘son sicuro!- ti starai toccando rivivendo ciò che ti ho appena ricordato’

(Bastardo! Come fa a saperlo????) Tolgo la mano che mi era finita a vellicarmi la fichetta, col senso di colpa come si mi avessero sorpresa a farlo in pubblico e continuo a leggere.
‘ So che, da oggi in avanti, la tua vita non sarà più la stessa; probabilmente non immaginavi neanche che si potesse provare così tanto piacere e questa tua nuova consapevolezza ti porterà a riconsiderare ‘non posso sapere in quale senso!- la tua vita, le tue scelte affettive e lavorative.
So che, tornata sulla terra dopo il volo sulla nuvola del piacere, sarai assalita da dubbi di ordine estremamente pratico, da paure che adesso vedrò di fugare.
Solo tre persone hanno foto di stanotte: Marco, che essendo un amico di tuo padre e volendovi bene mai vorrebbe danneggiarvi (anche se ho il sospetto che non rifiuterebbe, se tu ogni tanto gli proponessi di’ farvi un giro assieme! :P); poi le ho io, che non ho alcun interesse a mostrarle, condividerle eccetera con nessuno: le terrò come piacevole ricordo e comunque, abitando in un’altra regione, non avrei motivo od occasione di svelare il tuo segreto.
La terza persona, come avrai già capito, sei tu, col la chiavetta che ‘se ho imparato un pochino a conoscerti- hai già visto in parte, che ti abbiamo lasciato sulla tastiera.
Antoine e Jean si divertono a scoparsi qualche tipa che vuol farsi fotografare e mi hanno detto, ridendo, che sei deliziosa, porcellina, ma che loro preferiscono ‘vaccone più scafate, piuttosto che questa verginella pentita’ (testuale).
Lo stesso discorso vale anche per Luca, il quale &egrave stato comunque anche minacciato (di finire a vivere su una carrozzina per il resto della vita!) da Marco, se mai parlerà a qualcuno di ciò che &egrave successo stanotte!
Adesso che sai come son veramente andate le cose, ti lascio e spero che tu, una volta o l’altra, possa sentire la voglia di scrivermi, anche solo un’email di insulti!
Dai, che dopo aver visto tutte le foto (alcune davvero notevolissime, sei una porca meravigliosa!) ed esserti toccata fino a venire, dovrai cercare di rimediare al casino che abbiamo lasciato; mentre riordini, non ci odiare: abbiamo cercato di non fare danni ‘i bicchieri rovesciati son stati puri incidenti!- come siamo stati ben attenti a non lasciarti segni addosso’
Un abbraccio ed un bacio da Giulio aka Angelo

(Quest’uomo, questo vecchio che mi legge dentro io lo’ lo’ lo odio!)
Faccio ‘Reply’ e gli rispondo, al volo!
Sei una grandissima facciadimerda, un bastardo figliodiputtana, tu come quell’altro vecchio bavoso di Marco; siete una coppia di imbroglioni, due stupratori del cazzo, due depravati ed io’.
Beh, &egrave stato bellissimo, grazie!
Un bacio dalla tua troietta succhiacazzi, svuotacoglioni e rottainculo Michela
P.S: Mi raccomando, porta avanti la storia che hai cominciato a pubblicare ieri: &egrave meno arrapante della notte scorsa, ma pur sempre piacevole!

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