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Orgia

La proposta

By 25 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Un’ora dopo, rivestiti, Anna ci servì un caffè nell’ufficio di Tersili. A guardarla, sembrava che non fosse successo assolutamente nulla. Davvero una segretaria perfetta, pensai.
‘Dunque come avrete già capito dai commenti del mio illustre collega ‘ si riferiva a Sergio, ovviamente ‘ per consentire una doppia penetrazione anale in condizioni ‘ diciamo così ‘ di sicurezza ‘ insomma non traumatiche per la signora Michela, dobbiamo ‘. Lavorare un po’ sul suo delizioso culetto, cara signora. Ora, si dà il caso che io possieda una casa molto bella e molto discreta nel potentino, in cui trascorro qualche periodo di riposo nei mesi estivi. Questa casa ‘ insomma, è molto particolare. Diciamo che in effetti è un vero e proprio tempio del sesso. L’ho dedicata esclusivamente a questo scopo, raccogliendo oggetti, libri e disegni, alcuni veramente rari, e soprattutto invitando talora selezionatissimi gruppi di amici e amiche per giornate particolari. Considerando che Antonio e Maddalena fanno parte da tempo di questa ristretta cerchia e quindi in qualche modo estendono a voi la nostra amicizia, vi proporrei una vacanza di quindici giorni nel mio ‘ranch’, tutta dedicata al sesso estremo. Confido che al termine la signora Michela potrà vedere esaudito il suo desiderio di sentire due cazzi contemporaneamente nel culo. E magari, con un po’ d’impegno, due GROSSI cazzi !!!!’.
Questo pistolotto gli uscì di bocca praticamente d’un fiato e in effetti mi lasciò abbastanza interdetto : non riuscivo a coglierne tutte le implicazioni e trovavo la proposta inquietante, come se dietro si nascondesse non so quale trappola.
‘Che ne pensate ?’ concluse Tersili guardando alternativamente me e mia moglie.
‘Beh, in effetti forse è meglio chiarire di che si tratta ‘.’ Cominciai, subito interrotto da un gesto del medico.
‘Certo certo’ si affettò a dire ‘ma prima ha assoluto bisogno di un colloquio privato con la signora. Di natura strettamente medica’ si affrettò a precisare ‘e gradirei che Sergio mi assistesse’.
Ci rivolse quindi uno sguardo interrogativo, al quale rispondemmo uscendo tutti dall’ufficio e accomodandoci in un salottino attiguo. Ero estremamente irritato e non mi sfuggì che Anna, sia pure con discrezione, ci tenesse d’occhio, per evitare ‘ evidentemente ‘ che fossimo colti dalla sensazione di origliare.
Ed effettivamente, una mezza idea mi era venuta, lo confesso.
Facendo buon viso a cattivo gioco, mi rivolsi a Maddalena.
‘Tu ci sei mai stata ?’ le chiesi. ‘Una sola volta, per una serata ‘ a tema. Fu molto divertente. Penso che lo troverete molto stimolante. Non ci sono fantasie che non si possano esaudire, nel ‘ranch’ di Tersili, come lo chiama lui.’
La mia inquietudine cresceva col passare del tempo. A un certo punto cominciai a prendermi in giro da solo.
‘Di cosa hai paura, coglione, che si scopino tua moglie ? Due che hanno finito un attimo fa di riempirla di sborra. Geniale. O ti dà fastidio che la scopino non sotto il tuo controllo ? Che assurdità ”
Ci volle un’ora, un’ora tutta intera, prima che Tersili si affacciasse alla porta del suo studio e ci richiamasse dentro.
La prima cosa che notai rientrando fu la faccia di Michela, tutta rossa, non sapevo se per la vergogna o per l’eccitazione. La seconda cosa, quella di Tersili : sembrava il classico gatto che ha adocchiato un sorcio. Campanelli di allarme mi squillavano in testa.
‘Dunque, mi sembra che ci siano tutte le premesse ‘ diciamo così psicologiche ‘ per trarre grande beneficio dalla mia proposta, che quindi reitero. In effetti, la signora ha manifestato ‘ diciamo così un particolare interesse per le situazioni che la vedono alle prese con una molteplicità di cazzi . Ora caso vuole che io abbia alle mie dipendenze una decina di lavoranti che curano sia i miei campi sia i miei animali. Di norma, stanno lontano da casa, alle prese coi loro compiti. Ma se volete, potrei organizzare per il periodo della vostra permanenza una costante presenza. Questo ci garantirebbe ‘ diciamo così una notevole quantità di cazzi freschi in modo da soddisfare le esigenze di Michela e da garantire un costante allenamento in vista della fatidica doppia penetrazione anale’.

‘Insomma, faresti la puttana del gruppo’. ‘No, farei quella che vuole provare nuove esperienze. E nuovi cazzi. Ma ci pensi ? Dieci cazzi duri, tutto intorno a me. Pensa a quanta sborra potrò bere !!! E magari ” . ‘Magari cosa ?’ ‘Magari ‘ non so se voglio dirtelo’. ‘Eggià, ora ci mettiamo anche a fare i misteriosi. Ma ti rendi conto di cosa stiamo facendo ? Ma possibile che non capisci che sono geloso ?’ finalmente, l’avevo detto. ‘Geloso ? Questa poi !!! E da quando sei geloso ? Pensi che non ti veda, come ti ecciti quando altri maschi sono tutti intorno a me ? O che non capisca che anche tu vorresti un po’ di quei cazzi ? Quando ti deciderai a prenderne in bocca qualcuno ? E poi, quando tu ti scopi le altre, io che dovrei dire ?’.

La mattina dopo chiamammo Maddalena e confermammo le date.
L’estate si preannunciava torrida, ma era ancora molto, molto lontana.

(Primo interludio : il cinema ROXY)

Mancavano sei mesi all’appuntamento con Tersili e ormai la nostra amicizia con Antonio e Maddalena si era consolidata. Praticamente ogni venerdì sera partivamo per Napoli e trascorrevamo il fine settimana con loro.
Naturalmente quando si scrive una storia “porno” si induce in chi legge l’impressione che la nostra vita trascorresse tra continue scopate, ma ovviamente non era affatto così.
Nonostante le affinità elettive tra le nostre donne e – tutto sommato – la sintonia tra me e Antonio nel godere a vederle alle prese con gli altrui cazzi, c’erano periodi, anche lunghi, in cui non accadeva assolutamente nulla e le nostre vite assomigliavano a quelle (noiose e routinarie) di quasi tutti i comuni mortali.
Come sempre, l’idea venne a Michela (secondo me, anche oggi a distanza di trent’anni, la più troia tra le due); stavamo passeggiando tutti e quattro nei pressi di Piazza del Plebiscito, ed eravamo scesi per una traversa diversa e mai percorsa prima, quando ci imbattemmo in un cinemino a luci rosse. Allora esistevano, ed erano frequentati quasi esclusivamente da un pubblico maschile, che entrava tenendo lo sguardo sempre costantemente basso ed usciva letteralmente ingobbito per il terrore di incontrare qualche faccia conosciuta.
Ricordo con quasi assoluta certezza il nome di questo cinema, ormai da tempo scomparso : ROXY. Ma per quanto mi sforzi, non riesco a rammentare nemmeno uno dei film che vi vedemmo. E magari dopo capirete perché.
Va da sé che appena imbattuti in questo locale, a mia moglie partirono gli ormoni; a sua difesa aggiungerò solo che effettivamente da due settimane non si combinava quasi nulla sul piano sessuale, eccezion fatta per qualche leccatina lesbica tra e con Maddalena e un po’ di attività dei dildo.
Comunque sia, la mia dolce metà si fermò ad osservare ostentatamente il cartellone pubblicitario, quindi mi cinse in un lascivo abbraccio e cinguettò : “Mi ci porti? Per favore !”. “Ma scusa, che ci facciamo in un cinema a luci rosse ?”. “Magari agganciamo qualche maschione arrapato?” sospirò subito lei. “Secondo me, non agganciamo un bel niente” replicai. “Qui sono tutti dei frustrati, altro che maschioni arrapati” conclusi. “Ma provare e vedere se succede qualcosa che ci costa?” si intromise Maddalena (alla quale evidentemente l’idea di qualche nuovo cazzo bello duro tra le labbra o tra le gambe non dispiaceva affatto).
E così entrammo. L’ambiente era decisamente fumoso – a quei tempi al cinema si fumava – in quanto il maschio medio arrapato e frustrato fuma maledettamente tanto; l’aria era satura dei gemiti che provenivano dal grande schermo; ci sedemmo nell’ultima fila ed osservammo l’umanità che popolava quel cinemino. Sembrava che avessimo messo piede in una realtà parallela; la luce del sole all’esterno, le macchine, i passanti, sembrava non fossero mai esistiti. Tra il fumo spesso molte più persone di quanto pensassi, tutte sedute rigorosamente lontane le une dalle altre, seguivano gli amplessi che si susseguivano sullo schermo. Molti si strofinavano le mani sui pantaloni, per quanto riuscivamo a vedere. Ci sedemmo nell’ultima fila. Dopo pochi minuti, finì il primo tempo e si riaccesero le luci in sala; luci molto fioche che rischiaravano l’ambiente più che illuminarlo. Ciò nonostante, nessuno si mosse dal suo posto e pochissimi si guardarono intorno; quei pochi si resero conto che c’erano anche delle femmine in sala e anche quando lo spettacolo riprese, continuavano a sbirciare nella nostra direzione. Evidentemente la situazione era assolutamente nuova. Comunque nessuno si avvicinò, come immaginavo, e meno che mai tentò di attaccar bottone con noi o le nostre donne.
Anche perché, in modo del tutto naturale ed inconscio, le avevamo fatte sedere al centro e pertanto rese irraggiungibili da qualunque manovra di avvicinamento. In meno di mezz’ora, la situazione risultò del tutto chiara e pertanto Michela – che evidentemente era entrata sognando mani che la frugavano dappertutto – decise di passare alla controffensiva.
“Mi scappa la pipì” sussurrò “accompagnami”.
Trovata l’insegna delle toilettes, passammo mano nella mano lungo la parete di fondo del cinema poi lungo tutta la platea, mentre – questo lo ricordo molto bene – la protagonista sullo schermo succhiava a tutta forza un enorme cazzo nero che le riempì la faccia di sborra proprio mentre noi imboccavamo la porta dei bagni. “Beata lei” sussurrò Michela. Due porte conducevano ai bagni, distinti per sesso dalle note figurine; quello delle signore era addirittura asettico nella sua pulizia. Ci bastò affacciarci un attimo per constatarlo.
Michela si chiuse dentro mentre io facevo la guardia e nel giro di pochi minuti mi raggiunse nuovamente. “Fatto” disse; mi prese nuovamente la mano e si avviò per rientrare. Ma si fermò dietro la pesante tenda che chiudeva l’accesso ai bagni e ne scostò appena un lembo, scrutando, non vista, la sala. L’esame durò qualche minuto – immagino a causa del buio che rendeva difficile la sua ricerca – e quando prese la sua decisione, partì decisa.
Ma non si diresse verso la fila di Antonio e Maddalena, bensì verso la file centrale, occupata solo da un ragazzo. E gli si sedette accanto, avendo cura di strofinare le cosce sedendosi, in modo da far frusciare le calze di nylon. Del tutto casualmente, la gonna si impigliò nel bracciolo della poltrona, rivelando per un attimo le cosce tornite. Dopo di che, si concentrò sul film.
Naturalmente cominciai ad osservarla con attenzione con la coda dell’occhio, per capire cosa avesse intenzione di fare. Sempre ostentatamente concentrata sullo schermo, fece quasi casualmente scivolare la mano a sfiorare la mano del ragazzo, che si irrigidì visibilmente, ma non aveva il coraggio di guardarla e fissava a sua volta lo schermo.
Sembravano entrambi ipnotizzati (e vi garantisco che l’interminabile amplesso che si consumava sullo schermo era di una noia mortale !!!).
Il ragazzo non sapeva evidentemente come comportarsi, e non faceva nulla, così Michela abbassò la mano a sfiorargli la patta dei pantaloni, che evidentemente conteneva un cazzo duro già da prima che cominciassero le sue avances.
Vidi chiaramente che le sue dita si stavano muovendo nel tentativo di sbottonargli la patta, quando di scatto il ragazzo si alzò e si allontanò lungo la fila dalla parte opposta alla nostra. Pensai che scappasse in bagno a causa di una impellente sborrata, ma dovetti constatare che imboccava l’uscita !!!
“Un vero timidone” fu il commento di mia moglie che poi aggiunse, appoggiandomi la bocca all’orecchio “ma tu perché non te ne torni da Antonio ?”.
La cosa mi fece stizzire, anche se capivo perfettamente che se volevo che mia moglie potesse maneggiare qualche bel cazzo, dovevo lasciarla sola. Così mi alzai e raggiunsi i miei amici. Maddalena mi apostrofò appena mi chinai per sedermi : “L’hai capita, finalmente. Se non la lasci sola non si avvicina nessuno. Certo che quando decide di trovarsi un bel cazzo, non la ferma nessuno, tua moglie”. Le rivolsi un sorrisetto storto e mi misi a scrutare la sala per vedere cosa sarebbe successo. Ci fu un certo andirivieni tra uno spettacolo e l’altro, poi la sala ripiombò nel buio e cominciarono le manovre di avvicinamento. Evidentemente i nuovi arrivati, che non sapevano che quella donna era entrata in compagnia, pensarono che fosse disponibile. Ma non si avvicinavano decisamente, piuttosto tendevano … a circondarla. Finalmente un omaccione grande e grosso si decise e le si sedette accanto.
Non resistevo. Volevo sentire cosa si sarebbero detti, quindi mi spostai silenziosamente e mi misi a sedere proprio dietro di lei. Aveva attaccato bottone, ovviamente, e stava ridacchiando per non so quale battuta. ” … anche farlo, carino, anche farlo. Mano cinquemila. Bocca dieci con protezione e quindici con ingoio. Fino all’ultima goccia” concluse fissandolo negli occhi. Uno che stava seduto davanti e che aveva evidentemente sentito, si girò. “Ehi, fai sconti comitive ? Se mi unisco anch’io, ce lo fai stereo con ingoio ? Due per ventimila in un colpo solo ?”. Michela parve rifletterci un po’, poi “Facciamo tre in contemporanea per ventunomila, pagamento anticipato e con preservativo”. “E il terzo ?” chiese l’omone. “Questo qua dietro che sta ascoltando con tanta attenzione” rispose lei, indicandomi. “Forza su, settemila a testa e non vi pentirete”. Ognuno pagò la sua quota in banconote che Michela si infilò nel reggiseno.
“Nel bagno delle signore” sussurrò e si allontanò. Uno alla volta, la raggiungemmo, facendole corona intorno alla tazza del gabinetto, su cui si era seduta.
“Ehi, ma almeno faccela vedere” disse l’omone, mentre si apriva la patta offrendo alle mani di mia moglie, che aveva già scartato un preservativo, un cazzo taurino dal glande rosso scappellato.
“Bello, qui state pagando solo per un pompino, non per vedermi la fica …” replicò lei ” .. e neppure per toccarmi le tette” concluse suonando un ceffone all’altro uomo che le aveva infilato la mano nella scollatura. Strappandoli coi denti, infilò i preservativi anche a noi due, toccandoci con arte consumata per farci indurire, e cominciò a spompinarci. Usava labbra, lingua e denti, e le mani per accarezzarci i coglioni o sfiorarci il buco del culo. In cinque minuti scarsi i nostri cazzi pendevano flosci con il sacchettino del preservativo pieno di sborra.
“Cazzo che pompino” sospirò l’omone, “non credevo ci fosse una puttana capace di farmi arrivare così subito. Alzati che scarichiamo ‘sti cosi nel cesso”. “Un momento, aspetta” disse una voce, facendoci trasalire. Era Maddalena che ci aveva raggiunti silenziosamente in compagnia di Antonio e sbirciava dalla porta socchiusa.
“Quanto ti hanno dato per il pompino?”. “Venti”. “Altri venti se i preservativi te li succhi tutti. Fino all’ultima goccia”.
“Veramente se ne facevo tre con l’ingoio prendevo molto di più, ma a una bella signora così non si può rifiutare niente. Vuoi fare tu ?”. “Va bene” rispose Maddalena allungando la mano verso Antonio che depositò due banconote da diecimila lire, prontamente scomparse nel reggiseno di Michela. ‘Cazzo ma sembra che abbia sempre fatto la puttana !!’ pensai tra me e me.
Si chinò a sfilare il preservativo a ciascuno di noi. Accostò i tre preservativi alla bocca di mia moglie, che li strinse delicatamente tra i denti, quindi li sollevò lentamente facendo ruscellare la sborra ancora bella calda.
Michela assaporò fino all’ultima goccia, reclinando la testa all’indietro man mano che i preservativi si svuotavano. Alla fine, Maddalena strinse tra due dita ognuno dei preservativi per scaricare nell’avida bocca di mia moglie fino all’ultima goccia di sborra. Quando furono definitivamente vuoti, Michela li strinse in mano, si alzò e li buttò nel water.
“Piaciuto lo spettacolino ?” disse rivolta sia a Maddalena sia a tutti noi (che avevamo nuovamente i cazzi duri).
“Veramente il patto prevedeva fino all’ultima goccia” precisò Maddalena. “E fino all’ultima goccia li ho succhiati”. “No, non proprio” replicò Maddalena, mostrando la mano destra che nel rimuovere i preservativi dai nostri cazzi flosci si era sporcata di sborra.
“Ah bè, i patti sono patti” rispose pronta Michela, e leccò con cura la mano dell’amica, succhiandole anche le dita. Mentre le ripuliva la mano, la fissava con intensità dritta negli occhi. Secondo me in quello sguardo c’era vero e proprio amore. “Se vuoi, io lavoro anche sulla fica” disse con voce roca “e sono molto brava secondo le mie clienti”.
“Scusate, ma io una puttana a questo livello non l’avevo davvero mai vista” si intromise l’omone “e io di puttane ne conosco ! Se ti va di passare una serata fuori dall’ordinario e ben pagata, chiamami pure a questo numero e in questi orari” e le allungò un biglietto da visita !!!!!
Detto questo, riguadagnò l’uscita, seguito a ruota dal secondo uomo. Eravamo di nuovo soli. Michela abbracciò Maddalena e si baciarono a lungo sulla/nella bocca. “Sai di sborra” scherzò Maddalena. “Sei fantastica. Solo tu potevi avere un’idea simile. Dio, quanto ho goduto. Non solo per la sborra, che era fantastica, ma la situazione. Fare la puttana !! Farmi pagare. Farmi umiliare in quel modo, succhiando la sborra dai preservativi di due sconosciuti. Troppo bello, troppo.”.
Uscimmo dal cinema, ognuno a braccetto della propria donna, e prendemmo la strada di casa. “E’ proprio come ti ho detto, Antonio.” diceva Maddalena “Ora sono assolutamente sicura. E sai cosa mi è venuto in mente ?”. “Credo proprio di si, amore mio. I fratelli Diriso.”. “Siiiiiiii. Secondo me è proprio quello che ci vuole per lei.”. “Ma prima dobbiamo parlarne con LUI”. “Certo. Ovvio. Lo farai tu stasera”.

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