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Orgia

la ragazza di tutti

By 5 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

LA RAGAZZA DI TUTTI

Ciao sono la vostra cagnetta Eva, questo racconto non l’ho scritto io ma me lo ha dedicato un lettore e mi ha eccitata molto.

Ti faccio vestire come piace a me, da vera troia: sandali con zeppe molto alte, legati alla caviglia, mini cortissima e non stretta, un po’ danzante attorno alle tue belle cosce, maglietta aderentissima molto scollata e tutta abbottonata davanti, niente biancheria, niente reggiseno n&egrave mutandine. Già per la strada gli uomini guardano sfacciatamente i tuoi capezzoli che sembrano bucare la maglietta, mentre ci dirigiamo verso la stazione ed entriamo nel posto ristoro. I due ragazzi al bancone sono degli amici, ti conoscono, ma strabuzzano ugualmente gli occhi; non ti avevano mai vista così sexy, così spudoratamente femmina. Mi eccita da pazzi vedere gli sguardi lubrichi dei maschi che percorrono il tuo corpo, esposto ai loro più sporchi pensieri
alle loro voglie più vergognose. Anche tu sei eccitata, me ne accorgo, mentre saliamo alla piccola balconata del locale. Ci accomodiamo ad un tavolino, di fronte a noi sono seduti sei maschi: un bruno, piccoletto e tarchiato, occhi nerissimi dalle ciglia lunghe, capelli ricci e barbetta sottile, come le lunghe basette, con lui uno più alto e piuttosto grosso, capelli cortissimi, barba di due-tre giorni, peli che sbucano dalla camicia aperta, grandi occhi neri e dentatura abbacinante. Hanno una pelle bellissima, ambrata, immagino che siano meridionali. Gli altri due sono probabilmente slavi: un ragazzo biondo, dai capelli scomposti, tagliati male, abbastanza alto, muscoloso, barba trascurata e occhi chiarissimi, dallo sguardo duro, quasi cattivo, e un omone grande e grosso con tanti capelli e una bella barba, stranamente ben curata, dal colore più rosso che biondo, gli occhi verde cupo e due grosse labbra tumide. Infine, due ragazzi di colore: un mulatto di statura media, snello, una gran capigliatura rasta, occhi neri allungati e dentatura da pubblicità, dallo scollo della maglia spuntano peli neri e riccioluti, assieme a lui un ragazzone nero ebano, molto alto e muscoloso, il cranio completamente rasato, le grosso labbra tumide che si aprono sui denti smaglianti e due occhi lucenti e penetranti. Il nerone indossa dei jeans talmente aderenti che le cosce sembra che debbano scoppiare mentre il grossissimo pacco &egrave esposto peggio che se fosse nudo. Tutti sono vestiti piuttosto male, ma tu, a vederti davanti questa sfilata di maschi, sei subito elettrizzata. Passo il braccio destro attorno alle tue spalle e tiro un po’ la scollatura ampia e rotonda, in modo che le tue tette si vedano ancora di più, poi mi curvo verso di te e con la mano sinistra ti carezzo il seno quindi slaccio un bottoncino e poi due. I tuoi seni ora sono esposti quasi completamente, i capezzoli, già grossi e duri, coperti a malapena. La mia mano sinistra scivola lungo il tuo stomaco, sulla pancia e poi scende fino alla coscia e comincia a carezzartela. la mia mano continua lentamente a muoversi, per far salire la cortissima gonna. Ti sussurro:”Dai, troietta, allarga le gambe
Fagliela vedere a ‘sti maschioni. Guarda come li hai eccitati”
In effetti, tutti e sei si stanno toccando, sistemando cazzi e coglioni, cambiando nervosamente di posizione. Tu, con il tuo sorriso sfrontato, allarghi le cosce, mentre io faccio salire la gonna fin quasi alla vita. La tua bella fica bionda &egrave ora spalancata davanti agli uomini infoiati e io comincio a carezzarla. Puttana! Sei già tutta bagnata. Sei una vera troia: li hai appena visti e stai già morendo dalla voglia di cazzo! Arriva uno dei due baristi, si piazza davanti a noi e, vedendo la scena, si passa la lingua sulle labbra. Io gli dico:”Ti piace, ah, la mia amica? Senti, senti che tette dure. Prova, sono come marmo.” Lui allunga entrambe le mani, tira fuori i tuoi seni e prende a massaggiarli, stringendoti i capezzoli fra le dita, mentre tu emetti un singulto.”Cazzo, che splendide tette, mi piacerebbe sborrarci sopra.” Gli suggerisco:”Beh, fatti sostituire, e portiamo questa troia al cesso. La riempiamo di sborra, tutti” “Non posso, abbiamo il cambio appena fra mezz’ora.”
“Vabb&egrave, porta da bere per tutti, intanto noi ce la spassiamo con questo pezzo di ficona e fra mezz’ora venite tu e il tuo collega. E la troverete ben lubrificata, la vacca.” Lui ride, mentre io aggiungo: “Nel frattempo, puoi evitare che salga della gente e, soprattutto controllare che non entri nessuno nel cesso?” “Certo.” E scende ridendo; vedo che mette un cartello sulla scala: “Non agibile”.
Ti faccio alzare e ti spingo verso gli uomini. Quello grosso, rosso di capelli e il mulatto, hanno già l’uccello in mano.
Sollevandoti il gonnellino, ti faccio sedere sul tavolino di fronte a loro, le cosce spalancate, la fica esibita. I due meridionali si alzano e iniziano ad allungare le mani sulla tua fessura bagnata. Tu sospiri. Anche il nerone si alza e prende a baciarti, ingordamente, allungando le mani sulle tue belle tette nude. Anche gli altri si avvicinano e tutti vogliono palparti, dodici mani ti esplorano non tralasciando neppure un centimetro quadrato del tuo corpo. Ogni tanto, fra le manone avide, riesco a intravvedere i tuoi peli biondi, bagnati dai tuoi umori. Il barista arriva con il vassoio, depone i bicchieri su un tavolino e scende subito:”Lasciatene un po’ anche per me e per il collega. non consumatela del tutto.” “Non aver paura, &egrave così troia che ce n’&egrave per tutti. Più cazzi ci sono, più ne prende, questa bella puttanona.”
Il moretto, quello con la barbetta sottile, si tuffa fra le tue cosce e lecca, lecca, con una linguona rosea, le belle labbrone della tua vulva; mi eccita da pazzi il rumore che fa la sua lingua nella tua fica, mentre tu ti stai slinguando con il grosso slavo e il biondino e il mulatto ti succhiano i capezzoli durissimi e violacei. Io suggerisco:” Andiamo nel cesso, là nessuno ci disturberà.” Nel mentre tu arranchi sulle zeppe altissime, i maschi ti portano verso il cesso, quasi di peso. Entriamo tutti ed io chiudo la porta alle nostre spalle.
Ora siamo tutti chiusi nel cesso, stretti attorno a te.
Il ragazzo biondo, quello con l’aria cattiva, ti sbottona del tutto la maglietta, te la sfila e la getta sul pavimento. Ora le tue tette svettano all’aria, splendide nella loro nudità, lui ti costringe ad accucciarti, tira fuori una notevolissima nerchia e inizia a strusciarla fra i tuoi seni. Tu stringi con le mani le tette attorno al suo bastone di carne e con la lingua saetti la grossa cappellona rossastra, ma lui ti tira su e ti infila la lingua in bocca, come se fosse un cazzo e tu ne godi, visibilmente eccitata. Ma si fa avanti il moraccione dai capelli cortissimi; i calzoni aperti, tiene in mano la grossa minchiona scura. Ti bacia a sua volta, vedo le vostre lingue che si intrecciano e la tua mano che soppesa la sua asta rigidissima, mentre tu la stringi, l’uomo ti dice: “Ciucciamelo, puttana! Lo so che ti piace.” Lui si appoggia con le spalle al muro, la camicia aperta sul petto villoso e tu ti curvi iniziando a lavorartelo con le tue labbra ingorde. Lecchi i grossi coglioni pelosi, sali lungo il grosso bastone, giri attorno al glande grosso e scurissimo, poi inghiotti la bestia del maschio con voluttà.
Lui sospira, roco, e tenendoti per i capelli dà il tempo alla tua ciucciata, mentre il mulatto, calatosi le braghe, esibisce un bel cazzone lungo e nero e prende a strofinarlo nel solco delle tue chiappe, poi scivola verso la fica e ti penetra, lento ma risoluto, tenendoti ferma per i fianchi. E’ meraviglioso vedere il suo nero bastone che affonda in mezzo ai tuoi peli biondi. Quando &egrave completamente dentro di te, allunga le mani sulle tette e le stringe senza pietà, mentre tu mugoli di godimento; estrae completamente la verga dalla tua fica e poi te la rinfila con un colpo secco e così più e più volte, sempre più frenetico, agitando i riccioloni rasta, finché urlando ti riempie la fica di sborra. Ce n’&egrave tanta, che ti cola lungo le cosce e intanto il grosso meridionale ti chiava in bocca: “Ciuccia bene la mia minchia, puttana! Che adesso ti scarico in gola tutta la sborra di un vero maschio. Che lingua che hai, sei nata troia, femmina da letto sei, vacca, vacca vera!” E così dicendo ti schizza una quantità enorme del suo liquido virile, sulla faccia, sulla lingua, sulle tette. Il nerone, subito, ti trascina verso il lavandino e ti fa appoggiare la gamba sinistra sul bordo e si piazza davanti a te, l’incredibile arnese in mano, lungo, grosso, lucido, nero e lo spinge nella tua fichetta bionda, mentre il gigante rosso di capelli, si piazza alle tue spalle
e spinge l’enorme glande contro il buco del tuo culetto. Mentre il nero, una splendida statua di carne dalla possente muscolatura, penetra sempre più a fondo nella tua vulva, lo slavo barbuto spinge il grosso cazzone nel tuo culo. Sembra incredibile che tu possa ricevere tutta la incredibile asta
dentro di te, mentre l’africano sbraita:”Tua fica, bella. Bella tua fica. Piace mio cazzo? Dimmi te piace mio cazzo.
Tu bella puttana bionda, piace mio cazzo nero” e intanto ti morde i capezzoli e ti chiava con violenza, senza soste. Dietro, il barbarossa ti infila la sua nerchiona larga nel buchino e ti dice nella sua lingua cose che immagino oscene, mentre ti stringe i fianchi con le grandi manone. Tu sembri rantolare dal piacere. Il riccioluto con la barbetta tira fuori un cazzo niente male e ti costringe a giochi di equilibrismo per prenderlo fra le labbra. Così mi piaci, con tre maschi infoiati che si soddisfano dentro di te e che ti
fanno godere. Il primo a riempirti il culo della sua sborra &egrave
il gigante slavo che urla:”Sì, puttana, tutto mio grosso cazzo in tuo culo! Io sborra dentro tuo buco di culo. Ah, sì”
e vedo il suo liquido che cola fuori dal buco, lungo le tue cosce, mentre il nerone si avvinghia a te e scarica nella tua
vulva tutto il succo contenuto nei grossi coglioni, neri e glabri. Anche la sua sborra cola lungo le tue cosce. ma il giovane biondino cattivo &egrave già pronto: ti prende di brutto e ti schiaffa a quattro zampe sul pavimento del cesso, si inginocchia dietro a te e strofina il cazzone contro le tue chiappe, sei veramente nella posizione di una cagna posseduta dal maschio, e lui infatti infila la sua cappella nella tua fica, poi ne esce e la infila nel tuo ano. Il moretto meridionale si piazza davanti a te per farti continuare il pompino, ma il biondo si butta di lato e ti trascina a terra; ora lui &egrave disteso sul pavimento e ti incula senza pietà, tenendo le tue gambe allargate con le sue manone. Il moretto ricciuto capisce al volo e si butta sopra di te, infilzandoti all’improvviso con il suo cazzo. Di nuovo hai un cazzo nella fica e un altro nel culo e gridi forte tutta la tua goduria. Sento dei colpi alla porta del cesso, apro: sono i baristi, che hanno finito il loro turno e vengono a riscuotere la parte che giudicano a loro dovuta. Quello che ci ha serviti &egrave un ragazzone molto grosso, ad occhio direi 1 metro e 90 per cento chili, con tanti capelli bruni e ricciuti e di pelle chiara, l’altro invece &egrave sulla quarantina, capelli corti appena brizzolati, ben abbronzato, corporatura sportiva, spalle larghe da nuotatore. La visione di te nuda, sbattura dai due maschi, circondata da tutti noi con i cazzi in mano, non li lascia indifferenti e, tirati fuori i loro notevoli arnesi, si inginocchiano ai lati della tua testa e cominciano a sbatterti le loro minchie sul viso. Tu, frenetica, tenti di prendere in biocca ora l’uno ora l’altro dei due bei cazzoni, mentre i due sghignazzano: “Accidenti, che troiona, che sei: te ne fai quattro in un colpo!” “Sì, e sono sicuro che ne vorrebbe ancora di più, questa vaccona! Dài, perch&egrave non vi fate segare, ragazzi?” Il negro si inginocchia accanto a uno dei baristi e tu prendi in mano il mostruoso cazzone e inizi a menarlo, altrettanto fai con il meridionale più anziano, quello grosso e peloso. Ora sei schiava di ben sei maschi: il biondino in culo, il moretto che ti sfonda la fica, i cazzi dei due baristi in bocca, l’incredibile asta nera in una mano e quella grossa del moraccione nell’altra.
Sono estremamente eccitato, non capisco più niente, sento solo che godi come una bestia e come bestie sono anche i maschi che ti possiedono. Il moretto &egrave il primo a sborrare, lo tira fuori dalla fica e ti schizza addosso una quantità folle di liquido bianco e vischioso, proprio mentre il biondino ti riempie il culo della sua sborra, che cola fra le tue cosce, fino a fare una pozza sul pavimento. I baristi se lo menano con frenesia e tu attendi con la bocca aperta e la lingua fuori, che ti irrorino del loro succo: e loro ben presto lo fanno, riempiendoti la bocca e coprendoti il volto
dei loro umori. Sei tutta impiastricciata, sudata come tutti i tuoi amanti; l’odore dei vostri corpi &egrave fortissimo, l’odore di sborra ti inebria, gridi:”Sono la vostra cagna, la vostra cagna in calore. Fate di me tutto quello che volete!” e intanto continui a masturbare il negro e il grosso moraccione.
Il mulatto si inginocchia sopra di te e ti piazza il culo sopra il viso:”Leccami il culo! Troia, cagna, vacca.” E tu esegui, sento il rumore eccitante delle tue slinguate, mentre il negro ti copre la pancia della sua sborra e la schizza fino sulla schiena del mulatto. Dopo un attimo anche l’altro maschio ti inonda del tuo succo virile. Tu sembri invasata, dal culo passi al cazzo del mulatto e lo succhi come ci fosse
di mezzo la tua vita, facendolo ben rapidamente venire fra le tue labbra avide. Ti rialzi, ti avvicini allo slavo rosso di capelli e gli dici: “Fatti leccare, il tuo odore mi fa impazzire, mi eccita! E’ l’odore di una bestia in calore.”
Lo spingi contro il muro, gli sollevi un braccio e prendi avidamente a leccare la sua ascella. Sembri impazzita. Il biondino cattivo si avvicina con l’uccello in mano e sghignazzando comincia a pisciarti addosso, tutti ridono
e si avvicinano a te, il barista più vecchio ti getta a terra.
Ora sei nuda, coperta di sborra, sudata, puzzolente, stesa sul pavimento del cesso, fra la sborra e il piscio, tutti i maschi sono attorno a te, in piedi, anche loro nudi, anche loro puzzolenti, sudati, si sente l’odore acre della loro
sborra, del loro sudore, dei loro fiati alcolici, del loro piscio. E tu, a terra, coperta da tutti quei getti dorati e caldi, ti contorci nel godimento, fra singulti di piacere, mentre loro sghignazzano e ti apostrofano con i termini più osceni. Si asciugano i cazzi alla meglio, con la carta igienica, e si rivestono, mentre tu tenti di ripulirti un po’ e ricoprirti. Il barista più giovane, rivolgendosi al collega,
fa: “Ora gli operai delle ferrovie finiscono il turno, perch&egrave non la portiamo giù, in officina?” e poi, dice a te:” Vedrai che ti divertirai, troia. Saranno tutti sudati, lerci e puzzolenti, ma mi sembra che ti piacciano le ascelle sudate e i cazzi non lavati. Potrai gustare il sapore salato dei coglioni sporchi di una decina di maschi e potrai farti riempire di sborra e poi farti pisciare addosso quanto vuoi, dappertutto, nella fica, nel culo, in bocca.” Tu lo implori:
“Oh sì, portami da loro, ti prego.” “Vieni. Sei proprio una cagna. Una troia avida di maschi, ingorda di cazzo. Puoi venire qui ogni giorno,se vuoi: ti faremo trovare tanti cazzi,
chiameremo i maschioni più porci che conosciamo perché possano sfogarsi su di te, nelle maniere peggiori, nei modi più schifosi e più brutali. Perché &egrave quello che ti meriti, lercia cagna in calore.” Ti guardo mentre ti lasci trascinare verso l’officina, dove ti aspetta quello che hai sempre sognato: l’inferno, o il paradiso, del sesso.

P.s.- ciao sono Eva se volete dedicarmi anche voi racconti porchi, umilianti e degradanti fatelo usatemi come la vostra troietta personale mi piace essere trattata cosi mi eccito da matti quando vengo trattata male scrivetemi per i vostri commenti a eva1980.e@libero.it, fatemi e ditemi quello che volete senza timore ciao ciao.

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