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Qualcosa d’esplicito

By 15 Maggio 2020Giugno 14th, 2020No Comments

L’insofferenza, il tedio e l’intolleranza, non sempre si sconfiggono cercando sempre nuovi stimoli, non si sgominano né si debellano cambiando radicalmente o perentoriamente vita, come sovente si sente in giro ripetere: basta, adesso me ne vado, mollo tutto e apro un agriturismo in Umbria, oppure parto all’altra parte del globo in un paese tropicale e tento la sorte aprendo un villaggio turistico là da quelle parti, ma assorbendo e apprendendo nel dare l’appropriato e il giusto valore a quello che si fa, trovando un senso più ampio e ricco nella propria quotidianità.

E’ vero, le piccole cose sono importanti e sostanziose, ma frequentemente se ne sottovaluta il valore: per esempio fare le pulizie di casa può essere vissuto come un compito noioso e faticoso, ma diventa soddisfacente e ripagante se io vivo le pulizie come un mezzo per creare un ambiente confortevole per me e per i miei cari. In caso contrario, il proprio lavoro potrà essere subito come un dovere improduttivo e ostico, origine e motivo nondimeno di fastidio e di monotonia, ritenuto in un punto di vista più ampio come un servizio alla propria famiglia o alla comunità. Perciò bisogna assimilare a essere interamente presenti nella propria realtà e nel proprio contesto familiare, sia quello lavorativo che quello sociale.

Alcuni giorni fa ero a casa e guardavo il film “Ricomincio da capo” (Groundhog Day), un film commedia interpretato da Bill Murray e Andie MacDowell. Questo film contiene senza dubbio una ricetta magistrale per superare la malinconia e l’apatia. Il protagonista del film, un uomo cinico e annoiato, viene costretto da un incantesimo a rivivere sempre la stessa giornata della propria vita, il giorno della marmotta. Si trova così bloccato per sempre a vivere in un piccolo paesino di provincia, in una giornata invernale in un contesto sociale che sembra avere poco da offrirgli. Ogni giorno il protagonista del film si sveglia, sapendo in anticipo come si svolgerà la sua giornata: farà freddo, incontrerà sempre le stesse persone e farà sempre gli stessi discorsi. Più noioso di così. Per sfuggire alla noia, il protagonista fa di tutto, compreso quello di sedurre qualche ragazza del luogo, ma niente sembra dargli soddisfazione e la sua apatia aumenta di giorno in giorno, finché non impara a vivere la sua giornata con uno spirito diverso, guardando con amore la sua quotidianità. A quel punto la sua vita cambia radicalmente, dandogli tutto quello che lui aveva da sempre desiderato. Non scrivo il prevedibile finale, nel caso qualcuno volesse vedere il film.

In questo modo è successo anche te mia cara Adriana, tenuto conto che ne argomentavamo qualche giorno addietro. La svolta avviene quando al posto di concentrarsi sugli aspetti negativi della sua situazione, magari il freddo, la piccola provincia, le stesse facce che incontriamo tutti i giorni e quant’altro, si cominciano a ottimizzare e ad apprezzare gli aspetti positivi della vita, perché invece di concentrarsi sui difetti delle persone che ci circondano, impariamo ad ascoltarle e ad aiutarle, perché nel giro di breve tempo quella realtà silenziosa che prima si considerava banale e opprimente, si trasformerà meravigliandoci.

Senza richiederlo né stabilirlo, avevamo conosciuto Gemma ed Ermanno per coincidenza in quell’ordinaria giornata, mentre bighellonavamo fra i banchetti del grande mercato rionale del nostro quartiere. Ambedue avevano intravisto il medesimo oggetto e all’istante era balzato un radioso sorriso, dopo dialogando e discorrendo ci eravamo presentati tutti e quattro. Loro due erano due individui divertenti e spassosi, più che cinquantenne lui con una corporatura regolare, occhi marroni con un gradevole volto, lei invece, aggraziata sì, ma non vistosa, indubbiamente seducente e interessante, palesava certamente meno della sua età ed aveva un fisico pressoché insignificante. La mia Adriana era come sempre gradevole e spigliata, cosicché ci scambiammo i rispettivi numeri telefonici ripromettendoci di risentirci, poi ci salutammo facendo ritorno alle nostre abitazioni.

Durante i nostri stringati incontri, dal momento che soggiornavamo nella medesima città, io avevo captato l’integra percezione e la pura sensazione, che parecchie nozioni venivano manifestate e comunicate solamente con delle esplicite occhiate, senza che ci fosse la necessità di dichiarare qualcosa di lampante, perché s’intuiva dal modo nel quale Ermanno salutava Adriana, ovvero dalla maniera in cui la squadrava, poiché il medesimo criterio avveniva pure con me nei confronti di Gemma. A dire il vero, c’era qualcosa che andava oltre i consueti vocaboli d’etichetta, in quanto ero certo che quella gradevole e stimolante sensazione la percepiva pure Adriana. Un tardo pomeriggio ricevemmo una e-mail di saluti da parte loro, con la quale ci avvisavano che sarebbero passati da noi dopo aver trascorso la consueta visita presso una nota pinacoteca della città. Io e lei ci squadrammo negli occhi e senza temporeggiare né esitare più del dovuto, stabilimmo d’ospitarli ben volentieri da noi per l’ora di cena. Ermanno e Gemma accolsero con piacere l’invito.

Da quel momento una specie di raccolta e di quieta eccitabilità ci conquistò all’istante, tuttavia non ne argomentammo giammai apertamente, per il semplice fatto che erano i nostri sguardi che libidinosamente e sregolatamente intervenivano, comunicando per mezzo delle nostre lascive e depravate sensazioni. La sera arrivò e tutti e due si presentarono alla porta con alcune bottiglie di vino. Ermanno era vestito senz’eccessi, contenuto, disinvolto come sempre ma accurato, Gemma invece indossava un delizioso completo. Adriana aveva messo per la circostanza una gonna che io adoro molto, perché le decanta il fisico già bello di suo e una camicia che la valorizzava con pochi bottoni. In quel frangente ci accomodammo in soggiorno e dialogammo di vari argomenti confortevolmente seduti sull’enorme canapè, mentre sorseggiavamo gli aperitivi in attesa di sederci per la cena. Gemma si sfilò la giacca e restò in camicia; la sua gonna era molto provocante con quello spacco laterale lasciandole intravvedere nei suoi movimenti le gambe fasciate da calze di certo autoreggenti, Adriana colse il mio sguardo e maliziosa sorrise.

In breve tempo ci accomodammo a tavola, seduti uno di fronte al rispettivo ospite cominciando a gustarci la cena, il vino bianco era freddo al punto giusto e i bicchieri si svuotavano velocemente. La discussione era frivola e salottiera, si discorreva in maniera vacua di coppie e di gelosie, di storielle e di freddure più o meno gaudenti, viziose e spinte, insomma era una serata piacevole. A un tratto avvertii sfiorare la mia caviglia in maniera impercettibile, era un movimento lento, concretizzai all’istante che era il piede di Gemma quello che mi cercava, non so se riuscii a celarlo, esaminai rapidamente Adriana e intuii che anche Ermanno stava facendo altrettanto con lei, lo compresi dai suoi occhi, che erano immancabilmente meditabondi e intenti su qualcosa che non esisteva. In quel modo, com’era iniziato, terminò repentinamente e ripigliammo a dialogare, ma era indubbio che il gesto aveva provocato una forte emozione, Adriana s’alzò per prendere qualcosa in cucina e per preparare il caffè, Ermanno s’offrì di portare i piatti sporchi, mentre Gemma andò ad accomodarsi sul canapè, io accesi l’impianto stereo misi su un vinile degli Steely Dan con il brano “Night By Night”, un bel brano con dei fiati in stile funky, tra l’altro uno dei miei gruppi preferiti. Quella musica armoniosa e penetrante si diffuse per la casa, c’era una piacevole atmosfera che era diventata attutita e colma d’un inedito trasporto e d’una ricca eccitazione, dalla cucina giungevano le parole di Adriana e di Ermanno con alcune risate, io m’accostai e Adriana mi riferì che Ermanno le aveva elargito dei garbati elogi.

Io sorrisi e nello stesso momento alle mie spalle sopraggiunse Gemma che sbriciolò gl’indugi, mi baciò leggermente tra la nuca e l’orecchio facendomi sentire la sua lingua, restai statico e scompigliato, intensamente dissestato dalle sensazioni che sopraggiungevano mentre guardavo Adriana che ebbe una vampata di calore, poiché vidi le sue guance arrossarsi e i suoi occhi che seguivano i movimenti di Gemma, era aizzata anche lei. Gemma si staccò da me e s’accostò ad Adriana lambendole la camicia e bisbigliandole qualcosa all’orecchio, la sua mano sdrucciolava sul seno di Adriana, mentre Ermanno si collocava alle spalle attorniandola per i fianchi.

Quella visuale non mi sconcertò, tutt’altro, sapevo che era una nostra fantasia periodica e postulante, che non avevamo giammai avuto l’audacia né la prodezza di mettere in pratica, poiché mi rendevo conto che stava per accadere: Gemma baciò Adriana adagio sfiorandole le labbra e stringendole i capezzoli ormai durissimi, che si scorgevano dalla camicia semi aperta. Ermanno le baciava la nuca mentre, le mani l’accarezzavano. Dopo ci distendemmo sul grande canapè seduti in maniera alternata, Gemma mi baciava il collo sbottonandomi la camicia ed Ermanno baciava il collo e le labbra di Adriana, guizzò sul suo seno iniziando a leccarle pacatamente i capezzoli, imboccandoli e rilasciandoli dopo averli stretti con delicatezza. In quel frangente s’udivano i nostri respiri, io osservai la sua mano slittare sotto la gonna di Adriana, mentre lei si distese allungandosi sul canapè. Gemma si staccò da me e sgusciò fra le cosce di Gemma iniziando a baciarle con la lingua che guizzava, le spalancò interamente la fica.

In seguito ci denudammo senza fretta, Adriana si dispose al centro del canapè invitandoci a sistemarci in ginocchio, le sue mani strinsero i nostri cazzi compatti e principiò a baciarli e a leccarli intercalandoli. La sua abile ed esperta lingua mi donava sensazioni uniche e inenarrabili, imboccava il mio cazzo fino alla radice, dopo lo rilasciava trastullandosi con quello di Ermanno, mentre Gemma era assorbita e impegnata nel leccarla tra le cosce, ormai abbondantemente impregnata di fluidi. Adriana aveva dei sussulti, Gemma si sollevò e insieme ad Adriana si dedicò con la sua bocca a darci piacere. Gemma si sdraiò sul canapè e volle Adriana su di lei gattoni in maniera tale che potessero leccarsi a vicenda, la sua lingua lambiva le grandi labbra di Gemma e poi si spingeva dentro e lo stesso accadeva a lei, l’esaltazione e l’euforia era notevole. Ermanno si collocò di fronte ad Adriana e mentre lei leccava lui la brandì, Adriana ebbe un gemito, nel vedere il cazzo di Ermanno entrare pigramente dentro il corpo di Gemma, poteva fermarlo, leccarlo e giocare con entrambi. Questo spettacolo la portò a uno stato di fermento unico, io feci lo stesso e quando lo infilai dentro Adriana ebbe un tremito di piacere, Gemma la leccava speditamente sul clitoride, mi prendeva in bocca e poi mi rilasciava, ci dislocammo con lentezza perché volevamo farlo durare tanto.

Ermanno si scansò collocandosi sul canapè mentre noi seguitammo ancora un poco, dopo intimò ad Adriana di disporsi sopra di cavalcioni, io la vidi salire a piedi nudi sul canapè e chinarsi leggermente, agguantarlo fino alla radice e introdurselo dentro a rilento fra le grandi labbra, mentre lui le succhiava i capezzoli, la faceva andare su e giù lentamente e ogni volta era un vagito costantemente più vigoroso e afono. Gemma si collocò dietro di Adriana e abbozzò a leccarla sotto tra le grandi labbra e sull’orifizio anale spingendole dentro un dito. Quella che assistevo era una scena da delirare dalla smania, in quanto mi sistemai dietro di Gemma e ghermendola burberamente, quest’azione la fece venire senza alcun preavviso. Lei godette, ma non smise di leccare Adriana, che era in procinto di godere. Subito dopo si scansò, m’afferrò per le mani, spinse in giù la schiena di Adriana per farla incurvare e guidò la punta del mio cazzo sull’orifizio anale di Adriana aspettando il momento.

Io calcai sdrucciolando dentro di lei, ero senz’autonomia, sentivo che stavo per sborrare, distribuii dei colpi ben assestati, Adriana era invasa contemporaneamente, alitava sempre più forte, Ermanno arcuò la cavità pelvica spingendo con forza, cominciando a sussultare per il piacere. Io captavo che stava per godere pure Adriana, pigiammo accelerando con determinazione e con veemenza, gridammo, perché un istante prima di sborrare, Ermanno si sfilò e Gemma ebbe nelle sua bocca e in parte in viso, quella che lei chiamava la sua naturale orzata, il suo nettare preferito, simile come consistenza e densità allo sciroppo d’origine vegetale estratto in natura dalle mandorle amare. Gemma si ripulì alla meglio dalla sborrata ricevuta, dirigendosi in conclusione soddisfatta verso il bagno.

Io e Adriana rimanemmo appiccicati e stretti, visibilmente traballanti e frementi per la scarica e per l’impeto di piacere sperimentato, che ci aveva ovviamente afferrato e travolto. Restammo così accasciati per diverso tempo, fin quando Gemma non tornò dal bagno. Quell’appetitosa, libidinosa, saporita e stimolante cena, terminò con la successiva speranza e con l’ulteriore parola di compierne un’altra, stavolta però nella grande dimora di Ermanno e di Gemma, appena fuori dalla città. Appena uscirono, noi due ci appisolammo rilassati e sorridenti sonnecchiando l’uno fra le braccia dell’altro, traendo beneficio e rallegrandoci per quella strepitosa ed eccezionale serata appena vissuta.

In quel frangente io ripigliai da lontano il discorso che le avevo fatto tempo addietro, dove Adriana durevolmente seccata, stabilmente annoiata e infastidita com’era, trovava costantemente dei difetti e ininterrottamente delle imperfezioni, in ogni cosa che non la gratificava pienamente.

Io le rammentavo che il suo era un atteggiamento sbagliato e frettoloso, che la sua era una condotta inadeguata e superficiale, ancor prima d’averla provata. Adriana aveva accettato, ammesso e in definitiva riconosciuto questo suo malessere interiore, sbaragliandolo e mettendolo adesso definitivamente a tacere.

Soltanto il sano agire, l’espressivo adoperarsi e il naturale sforzarsi, vinse interamente la noia introduttiva di Adriana, dissolvendosi e scomparendo in un baleno.

Un sentimento subdolo, infido e viscido in meno addosso.

{Idraulico anno 1999}

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