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Ecco che ritorni. Dovrei esserne lieto, no?
No. Semplicemente no. La nostra non é una relazione come potrebbe sembrare.
Il nostro mondo é un costrutto fragile, una minuscola fiammella in balia di venti che flagellano senza tregua le tempestose cime dell’esistenza. Sprazzi di piacere e nulla più. O poco più.
Ma non é forse questo a renderla più bella da vivere? Gli incontri con te?
O forse no. Dio, vorrei, bramerei tantissimo poterti dire resta. Resta!
Ma poi, pensandoci, potrei dire il contrario. Vai, e vattene lontano! Non tornare, non illudermi e non tentarmi, perché so già come sarà, so che soffrirò e maledirò l’averti avuta tra le braccia, l’aver potuto godere di te e tu di me per quel breve momento.
L’esser stati uno per così poco prima che la distanza ci annulli, ci scinda impietosamente in esseri divisi da chilometri, questo soltanto so che ci aspetta vedendoti tornare.
Tu lungo la tua strada, io lungo la mia.
Il nostro abbraccio, le labbra le une sulle altre, i tocchi, il sesso, il piacere, la sensazione di farti mia ed essere tuo, totalmente. Per quel minuscolo, patetico eppure bellissimo istante.
Abbacinanti lampi di una luce in una notte scura.
Ma poi? Ogni volta é così, ogni volta resta così. Non c’é uscita da questo carcere, da questo ciclo?
Vorrei ce ne fosse una. Magari con te al mio fianco. Ma… No.
Non c’é possibilità. La mia strada é questa e non si cambia.
La solitudine che provo non é un abisso. È un rifugio, a volte l’eremo di un esegeta.
E tu giungi a scuotere il mio sereno giorno, porti nuvole gravide di desiderio che si scateneranno in uragani di piacere, tra me e te, il sole dopo di te é luminoso, ma funestato dall’assenza tua.
E vorrei, vorrei poterti dire no! E vorrei, vorrei poterti dire sì!
Vorrei poterti dimenticare.
Vorrei poterti ricordare a vita, trovare una te che sia per me soltanto.
Vorrei…

E vorrei sapere ciò che voglio, soprattutto. Per cedere o resisterti una volta per tutte.

Bentornata!
Il nostro abbraccio non é forse l’unico momento che conta? Non é forse solo questo ciò che abbiamo? Un istante di beatitudine in un mare di affanni e speranze?

Queste sono le domande che mi faccio

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