Skip to main content
Racconti 69

IL PIACERE DELLA TRASGRESSIONE

By 28 Settembre 2015Febbraio 9th, 2020No Comments

TANIA E ANDREA
Tania
Ero partita alla volta di Torino contando di trovare pronta ad accogliermi la mia amica Tilde con la quale avevo trascorso dei momenti molto piacevoli una quindicina di giorni prima, o giù di li, rimasi quindi delusa quando dopo essermi immersa nel traffico di questa bella città e dopo aver trovato a fatica un parcheggio, naturalmente a pagamento, scoprii le serrande della sua boutique abbassate.

Ricordando che era Lunedì e al mattino il suo negozio rimaneva chiuso, percorsi a piedi il tratto di strada che mi separava dalla sua abitazione, ma anche lì grande delusione, Tilde non era in casa e non c’era neanche nessun ‘nipote’ come lei chiama gli studentelli tedeschi che usa ospitare.

Un bel contrattempo d’avvero, e adesso che faccio? Sulla strada che porta a Moncalieri vi &egrave un Bed and Breakfast che conoscevo, ripresi quindi la mia macchina e vi andai, almeno quello era aperto. Mi sistemai, feci una doccia, poi vedendo che erano le 13 passate, mi recai a mangiare qualcosa ad una tavola calda lì vicino.

Mentre ero a tavola mi venne in mente che forse potevo mettermi in contatto con Tania e Andrea i quali anche se lavoravano sarei riuscita a beccare nella pausa pranzo, così telefonai. Al lavoro vi era soltanto Andrea perché Tania aveva preso una settimana di ferie.
‘Sto partendo per la nostra casa di Chieri, perché non vieni con me? Andrea lavora ma mi raggiungerà verso sera’

Naturalmente accettai, diedi l’indirizzo del locale e dopo una ventina di minuti Tania mi raggiungeva in tempo per prendere insieme il caff&egrave. Le raccontai del mio non litigio, anzi del rancore che mi aveva indotta a scappare dal mio compagno e adesso. . .

‘Forse hai esagerato ma gli uomini non devono dare tutto per scontato e riflettere pensando che un certo comportamento può ferire. Se dovesse cercarti e lo farà di sicuro, non farti troppo pregare. Adesso non ci pensare, perché non approfitti di questa pausa per concederti un po di relax?’

Tania era sempre bella, della bellezza inconsciamente provocante che hanno le slave; anche in quella tenuta estiva volutamente dimessa: pantaloncini comodi beige, scarpe da ginnastica; la camicetta chiusa sul davanti che una volta salite in macchina ne sbottonò i primi bottoncini credo a mio beneficio facendomi intravvedere i seni che erano come li ricordavo, belli e morbidi, era molto desiderabile.

La casa di Chieri era in realtà una villa con parco, cinta tutt’attorno da un muro, alti alberi si riflettevano su di una piscina con, quasi a ridosso della casa, alcuni tavoli con lettini da spiaggia e ombrelloni dagli allegri colori.

Entrammo in casa, Tania me la fece visitare; cucina, salone, sala con bar e biliardo. Aprì le finestre facendo entrare luce; al piano superiore, due camere matrimoniali completamente arredate, inoltre, un bagno e un salotto.

Dal cassetto di un comò scelse fra numerosi costumi da bagno e mi porse un due pezzi, poi ripensandoci, rimise nel cassetto il reggiseno e mi diede la parte inferiore. Senza indugiare ci spogliammo e indossammo i nostri costumi.

Il mio consisteva in una mutandina nera la cui parte anteriore proseguiva con una fascia larga circa un 5 cm che faceva il giro delle reni; la parte posteriore si assottigliava rapidamente finendo in una strisciolina, anzi, una cordicella che passava fra le mie natiche facendo risaltare il culetto completamente esposto. Con quello addosso, in Italia sarei arrestata per oltraggio al pudore mentre era abbastanza comune a Rio e sulle spiagge brasiliane.

‘E’ molto sexy vero?, tu hai il fisico adatto mentre io non potrei permettermelo’ Naturalmente non era vero, Tania era solo un tantino più formosetta di me, indossò la parte inferiore di un normale due pezzi grigio abbastanza sottile e attillato da segnare il gonfiore del pube e la valle del suo sesso. Insomma, in quanto ad essere sexy, Tania lo era almeno quanto me. Scendemmo in quella tenuta, cio&egrave seminude e munite ciascuna di una bibita prelevata dal frigo uscimmo nel sole.

Essendo quella una delle ore più calde della giornata, senza aspettare ci immergemmo in piscina e ridendo ci spruzzammo allegramente, nuotammo, ci abbracciammo scambiandoci carezze che non erano ancora erotiche ma che erano il preludio di qualcosa che lo sarebbe diventato, ci baciammo sulla bocca assaggiandoci rapidamente le lingue. Ci staccammo ridendo nervosamente mentre ci guardavamo negli occhi, nuotammo ancora rimanendo in acqua per un’altra mezz’ora poi uscimmo.

Ci asciugammo sommariamente, stendemmo gli asciugamani di spugna su due lettini che avevamo accostato quindi munite dai nostri beveraggi ci allungammo rivolte una verso l’altra, entrambe sollevate su un gomito, succhiando le bibite dalle nostre cannucce e guardandoci con sguardi carichi di promesse, non nascondendo una all’altra il desidero che era salito in noi pur parlando di argomenti vari finendo poi col parlare delle nostre rispettive trasgressioni.

Lei e suo marito dopo la tragica dipartita di Gino avevano smesso di frequentare il club priv&egrave dove ci eravamo recati insieme a loro. ‘A volte ci piace divertirci con amici fidati . . . mi piacerebbe farteli conoscere.’ aggiunse con un sorriso eloquente.

‘D’avvero? E . . . pensi che io piacerei a loro?’ Il ghiaccio era rotto, Tania abilmente aveva indirizzato i miei pensieri verso il sesso; sorridendo prese il mio bicchiere che posò insieme al suo sopra un tavolo sormontato da ombrellone aperto, poi di comune accordo ci avvicinammo fino a toccarci con i nostri seni il che ci fece entrambe fremere.

Ci guardammo intensamente, lei avvicinò ancora il viso, la vidi chiudere gli occhi e appena le nostre labbra si sfiorarono, socchiuse la bocca, io aprii la mia e questa volta ci scambiammo un bacio che divenne subito sensuale, perdendoci una nella bocca dell’altra, le mani a percorrere una la schiena dell’altra, poi i culi, poi le cosce . . .

La sua mano dopo aver accarezzato le mie natiche spostò la fascia che mi cingeva i lombi abbassandola oltre il sedere, io che avevo passato le mano sotto il suo costume cercai di fargli superare il rilievo del suo culo . . . a questo punto ci sollevammo e ridendo, ognuna di noi si sbarazzò dell’unico indumento che ancora ci copriva e fummo nude una di fronte all’altra.

Stranamente subentrò in noi una sorta di timidezza guardando con desiderio non dissimulato una il corpo dell’altra, i seni di Tania benché voluminosi erano compatti, il suo ventre era ornato da una peluria biondo rossiccio non folta, in cui il sole filtrando fra i peli fino alla pelle mandava dei riflessi ramati che mi misero la voglia di immergervi il viso. Lei stava guardando il vertice del mio monticello dove l’assenza di peli lasciava vedere la sommità della mia passerotta, sguardo che mi indusse a aprire maggiormente le ginocchia in una richiesta che speravo esplicita.

Lo sguardo di Tania risalì carezzevole alle mie tettane poi fissandomi negli occhi, pose entrambe le mani al di sopra di esse e adagio le fece scendere in una lieve carezza sfiorandole appena con i polpastrelli delle dita ma con l’effetto immediato di far inturgidire i miei capezzoli, così che quando quelle dita si soffermarono su di essi, mi sfuggì un sospiro simile ad un lamento di piacere.

Ho sempre sognato di avere dei seni come quelli che stavo accarezzando, di quelli che possono contenere fra di essi un membro maschile e lasciarlo scorrere fino a ricevere contro la gola il getto caldo del godimento dell’uomo. Per la verità qualche volta ho provato a farlo ma con risultati poco entusiasmanti.

Tania si allungò con un sorriso invitante e io l’abbracciai premendo le mie tette sopra i suoi seni generosi mentre le nostre lingue si accarezzavano inseguendosi nelle bocche. Finalmente stringevo una donna invece di una ragazzina ossuta, il suo corpo mi ricordava quello di Tilde a parte i seni che in Tania erano più morbidi, ma in Tilde i gesti erano audaci mentre con la bionda dovetti essere io a prendere l’iniziativa, osare, andai sopra di lei e sempre baciandola insinuai una gamba fra le sue, spingendola fino ad accarezzare con la coscia il suo vello.

Lei mi facilitò raccogliendo i piedi contro il sedere, sollevando le ginocchia che spalancò e adagio si volse di fianco sostenendomi mentre mi rovesciava, attenta a non far cadere entrambe dai lettini. Mi spostai all’indietro allungando le gambe in modo da incunearle fra le sue incastrando le nostre cosce le une nelle altre così che i nostri sessi entrarono in contatto.

‘ L’altra volta non pungevi ‘ osservò facendo una piccola smorfia. Mi ricordai che dovevano essere più di quindici giorni che non andavo da Tilde; era lei che mi depilava con cura quasi maniacale prima di fare all’amore, come depilava i ragazzotti che ospitava facendosi chiamare ‘tante’ cio&egrave zia e con i quali faceva sesso. Personalmente non uso depilarmi se non gli inguini quando devo indossare il costume per andare in piscina o al mare, per il resto preferisco non privare i miei partners, uomini o donne, del piacere di scoprire la mia passerina separando i peli che la ombreggiano, e io le fichette delle amiche con le quali di tanto in tanto mi diletto.

Spinsi maggiormente premendo la mia fica contro quella di Tania in un bacio umido, entrambe ci sollevammo sulle braccia per guardarci, accarezzandoci i seni senza smettere di strofinare i nostri sessi, cercando ognuna il clitoride dell’altra. La cosa che amo in modo particolare con Tania ma anche con le altre &egrave sentire la coscia che nei suoi movimenti accarezza il mio culetto quasi a volerne aprire le natiche mentre ognuna afferrata la caviglia dell’altra ne tira la gamba in modo da stringere fra i seni i polpacci per poi prendere in bocca, e leccare, e succhiare ad una ad una le dita dei piedi; una raffinatezza che solo le donne sanno praticare.

Tutto questo lo facemmo gli occhi negli occhi per non perdere nulla delle sensazioni che ci procuravamo, non vergognandoci di dirci parole dolci e sconce perché tutto veniva sublimato dal piacere che provavamo, poi lentamente ci districammo portando ognuna di noi le dita ad accarezzarci la fica in una lenta masturbazione senza smettere di fissarci.

‘Hai uno strapon. . . hai quello strapon?’ chiesi ricordando il piacere che ne avevo ricevuto quella volta al club e come entrambe avevamo goduto. ‘Non serve. . . fra neanche un’ora dovrebbe arrivare Andrea’ arrossii pensando al significato sottinteso in quelle parole e per nascondere la mia confusione abbracciai di traverso la mia compagna coprendo la sua bocca, poi le mie labbra scesero lungo la sua gola, i suoi seni, baciando e leccando prima uno poi l’altro, incoraggiata dalle mani sul mio capo che guidavano i miei movimenti e appena le mie labbra ne incappucciarono i capezzoli Tania fece udire il primo sospiro di piacere.

Poi sentii la sua mano scendere lungo le mia schiena le mie reni accarezzare il mio culetto, insinuarsi all’interno delle mie cosce socchiuse e afferrata una di queste cercare di attirarmi sopra di lei. Non mi feci pregare e salii cavalcioni sopra il suo busto rivolta vero la macchia di peli che impreziosiva il suo pube poi con un solo movimento offrii la mia fichetta alla sua bocca e appena mi feci leggera sentii la sua lingua separare le mie labbrette e. . .

Mi abbattei in avanti, il viso nella morbidezza delle sue cosce spalancate in un appassionato sessantanove. Non voglio qui descrivere un’attività che tutti conosciamo e che pratichiamo secondo quello che la nostra libidine suggerisce. Personalmente amo iniziare con il coprire con la bocca la fica della mia compagna assaporandola come fosse una bocca, spingendo la lingua e muovendola come a cercare un’altra lingua che naturalmente non trovo ma trovo e assaporo il nettare che secerne la vagina che ho saputo eccitare e scopro la dura consistenza del clitoride, che &egrave diverso per ogni donna come diverso &egrave il cazzo di ogni uomo.

Con Tania trovai incollati al suo sesso i peli umidi e odorosi del suo desiderio e una volta separati, il sapore particolare della sua fica, poi la durezza del suo clito. . . Non dico altro se non che ci leccammo senza risparmiarci, succhiando una il clito dell’altra, accarezzandoci fra le cosce, fra le natiche, stuzzicandoci l’ano, bagnandolo con i succhi prelevati dalle vagine per poi penetrarlo con un dito, continuando a leccarci e a succhiarci.

Credo che l’orgasmo ci colse nello stesso momento e venimmo sobbalzando, scosse da fremiti, le bocche incollate una al sesso dell’altra soffocando in essi i nostri gemiti e quando ci separammo eravamo spossate ma appagate. Ci tuffammo in acqua e nuotammo una a fianco dell’altra nude e felici, poi rinfrancate risalimmo, ci asciugammo e ci spalmammo a vicenda di crema solare, fu un’altra un’occasione per accarezzaci, esplorando ancora i corpi che ci avevano rese felici.

Dopo aver nuovamente steso gli asciugamani sui lettini ci allungammo e parlammo, parlammo di sesso liberamente come se ne parla fra amiche intime, ridendo degli uomini, di come &egrave facile illuderli e ingannarli, ma com’&egrave bello goderne, parlammo sopratutto dei nostri uomini, delle loro capacità amatorie, dei loro cazzi, dissi della mia eccitazione nel vedere Gianni alle prese con quella ragazzina, di come avevo goduto nel guardarli, e altre cose ancora.

Tania a sua volta confessò di come gli incontri con gli amici di cui mi aveva accennato fossero appaganti e lungi dal suscitare in lei e in Andrea gelosia, cementavano la loro unione, rendendoli peccaminosamente complici (disse proprio così). Esitando confessò altresì che sovente quegli incontri erano le uniche occasioni in cui si concedevano al sesso e il più delle volte erano altri uomini a possederla mentre lui guardava accoppiandosi con donne di altri. Parlammo ancora e parlammo, parlammo. . . poi mi assopii accarezzata dal sole ma sognando altri tipi di carezze.

Continua.

ANDREA

Credo che mi addormentai veramente. Fu la voce di Andrea a svegliarmi ‘ Ciao Lisa,Tania mi aveva parlato di una sorpresa, se sapevo che eri tu sarei uscito prima!’. Ero distesa a pancia in giù, sollevai il capo abbagliata, inforcai gli occhiali da sole cercando di distinguere la figura in controluce china su di me; ‘Come hai fatto a riconoscermi?’ chiesi ridendo. ‘Dal tuo sedere, &egrave di quelli che visto una volta &egrave impossibile dimenticare!’ la sua risposta mi gettò nella più grande confusione ma fece ridere Tania.

Era arrivato vestito da ufficio, cio&egrave in giacca e cravatta ma vedendo la nostra tenuta entrò in casa. ‘Sempre galante il tuo Andrea’ osservai ridendo finalmente anch’io. Poco dopo l’uomo uscì in calzoncini che si tolse prima di tuffarsi in acqua; ‘Neanche un bacio ci hai dato, bel saluto d’avvero!’ lo rimproverò Tania. Lui fatto poche bracciate uscì, le si avvicinò e ignorando l’asciugamano che sua moglie gli porgeva si chinò tutto gocciolante su di lei.

Pochi uomini passata la cinquantina conservano un fisico tonico come quello di Andrea. Un fremito mi percorse dalla testa ai piedi; era bello! Non sto parlando del suo viso; bello come piace a noi donne; non muscoloso ma con un fisico privo di grasso, (mi tornò in mente le rotondità di Gianni), niente pancetta ma un ventre invidiabile, delle gambe, queste sì muscolose, cosce possenti e testicoli bruni come il pene che faceva una gobba sopra di essi e anche se non in erezione era . . . desiderabile e temibile. Non so perché mi venne in mente questa espressione ma era proprio quello che pensai: desiderabile e temibile!

Intanto si era chinato a sfiorare le labbra che Tania gli offriva, si sollevò, fece una smorfia, mi guardò venne dalla mia parte e baciò le mie labbra allo stesso modo, poi ridendo: ‘Non ditemi che avete . . .’ Arrossii, aveva capito, mi bastò sporgere il labbro superiore in modo da poterlo annusare per sentire ancora il profumo del godimento di Tania e sicuramente lei conservava il mio. Anche lei aveva capito ‘ Si abbiamo! E allora? sarai mica geloso vero?’ rincarò. ‘non geloso ma avrei voluto esserci per giocare insieme a voi!’ ‘adesso ci sei, cosa aspetti?’ lo provocò la bionda.

Era in piedi davanti a me, Tania si spostò sedendosi anch’essa dalla mia parte, e incurante delle gocce che cadevano su di lei e su di me accarezzò adagio il membro del marito, questi si chinò, le loro bocche si incontrarono in un bacio delicato da principio poi la lenta masturbazione che subiva il pene entrato rapidamente in erezione eccitò entrambi . . . e eccitò anche me vedendo come le loro lingue si lambivano, lambivano le loro labbra, venivano da esse catturate, succhiate. Poi Tania lo spinse verso di me.

‘E’di Lisa che devi occuparti, ha bisogno di essere consolata!’ disse semplicemente. Andrea mi sollevò dolcemente il mento per guardarmi in viso poi prese la mia mano. Mi alzai, insieme raggiungemmo il bordo della piscina e senza neanche una parola saltammo dentro sollevando spruzzi che giunsero fino alla bionda. L’acqua in quel punto arrivava appena sopra il mio l’ombelico ma il fondo essendo inclinato, il livello poteva salire fino a 1,70-1,80 metri all’estremità opposta. Allontanando i capelli che avevo appiccicati agli occhi vidi l’uomo avvicinarsi; in un certo senso ero contenta di non vedere il suo membro, ma lo sentii contro il ventre appena mi fu vicino.

‘ Veramente hai bisogno di essere consolata? ‘ chiese, ‘ Si ‘ risposi semplicemente piantando il mio sguardo nel suo. Non so se Tania potesse vedere le mani di suo marito aggrappate al mio culo. Chiusi gli occhi quasi ad estraniarmi da tutto, sola con quell’uomo, i seni contro il suo petto e il ventre contro il suo membro, le mie mani che accarezzavano le sue natiche, le sue cosce per stringerlo contro di me, strofinando il ventre contro la durezza che mi faceva fremere.

Mi baciò. Nulla &egrave come il bacio per entrare in intimità con un uomo, non &egrave solo un apostrofo rosa . . . ecc, ecc, ma &egrave un modo per dire al membro di un uomo di tenersi pronto. In quanto ad Andrea, il suo membro era pronto eccome! Lasciò che mi discostassi abbastanza da porvi entrambe le mani, lo trovai duro e teso, lo accarezzai poi ne feci scorrere adagio la pelle e socchiusi la bocca lasciandomi leccare le labbra, le gengive, la lingua che anch’io dardeggiai alla cieca per lambire la sua lingua.

Le sue mani non avevano lasciato le mie natiche, le sue dita nel loro solco le aprirono per stuzzicare liberamente il mio ano, scendere alla mia fica poi ancora al mio ano penetrandolo adagio con un dito il che offuscò la mia volontà. Inclinai i suo membro strofinando la cappella nel taglio della mia vulva divaricando le gambe per attirarlo dentro di me, ma la disparità delle nostre stature frustrò il mio tentativo ma avevo voglia, voglia, voglia. . .

Le mie natiche erano ancora nelle sue mani, afferrato a queste lui mi sollevò facendo strusciare la mia fica lungo il suo cazzo finché il glande a incontrò le mie labbrette intime che si aprirono alla sua forza; mi mantenne in quella posizione e aprì la bocca su uno dei miei seni. Che sensazioni stavo ricevendo! L’attesa della penetrazione fa gustare maggiormente la penetrazione stessa e lui me la fece desiderare in modo parossistico esplorando con bocca avida i miei seni, la mia gola, ancora la mia bocca, ancora i miei seni, poi i capezzoli che da tempo mi facevano male.

Come cagna in calore leccavo il suo viso cercando di catturare la sua lingua per succhiarla, succhiai il suo orecchio alitando in esso; ‘Scopami Andrea. . . scopami subito, scopami ! ! !’. Allacciando le mani dietro il suo collo mi lasciai andare all’indietro sforzandomi di infilarmi sul membro il cui glande sentivo all’apertura della mia vagina, aiutandomi con i polpacci premuti dietro le sue cosce per fare forza; quando fui esaudita e le sue mani accompagnarono il mio culo ad avvicinarsi al suo ventre, fu ondulando il bacino che scivolai lungo il suo cazzo, prendendolo tutto, fino a sentire contro l’inizio delle mie natiche il calore dei suoi testicoli.

Mi strinsi contro di lui, sospirando estasiata per la durezza che riempiva la mia vagina e che sentivo calda, morbida e dura allo stesso tempo, le mie gambe avvinghiate alle sue impacciavano i suoi movimenti, l’inclinazione del fondo piscina lo costrinse ad indietreggiare fin quasi al termine della vasca dove l’acqua arrivava al suo collo, le sue mani che avevano lasciato le mie natiche per muoversi e mantenere l’equilibrio, appena mi lasciai andare nuovamente all’indietro ritornarono sotto il mio sedere.

‘Sei bella Lisa!’ disse, non vi era più bisogno del sostegno delle mie mani, le portai dietro il mio capo lasciandomi andare sul filo dell’acqua, compiaciuta di veder affiorare i miei seni che emergevano simili ad isole gemelle che la freschezza dell’acqua ricopriva di piccole asperità, ed erano i miei seni che sembravano ispirare Andrea mentre fletteva all’indietro le reni e spingendole in avanti cacciava in me il cazzo senza che nulla trapelasse sulla superficie dell’acqua.

‘Oh si amore, si. . . così. . . così!’ lo incoraggiavo sospirando piena di gratitudine per le sensazioni che mi stava regalando. L’eccitazione aveva reso dilatata le mia vagina e la posizione che avevo assunto l’aveva allineata allo scorrere del membro che mi stava procurando un piacere che aumentava ad ogni movimento dell’uomo. Andrea senza accorgersi era ancora indietreggiato fino ad avere l’acqua che sfiorava la sua bocca, per non bere dovette ricominciare ad avanzare,

Lo fece non senza sforzo dovendo sostenermi aiutato dalla spinta dell’acqua, muovendo in continuazione avanti e indietro le reni per non diminuire il ritmo della scopata, leggendo nel mio viso la gioia che mi dava ricevere il suo cazzo, facendo piccoli passi, le mani a sostenermi, strette alle pagnottelle delle mie natiche, le dita che animate di vita propria muoveva nel loro solco, a cercare, ad accarezzare il mio buchino, deliziosamente indiscrete, a penetrarlo persino, e quando avveniva emettevo gridolini di finto dolore che interrompevano i miei lamenti di piacere genuino.

Quei passi per forza di cose erano alquanto disordinati e lo facevano vacillare e deviare di qua e di là pur avanzando verso la parte della piscina dove Tania seduta all’estremità dei lettini mi sorrideva, le ginocchia aperte, le dita di una mano al vertice del suo sesso che accarezzava con movimenti circolari. Quella vista mi ricordò me stessa che solo il giorno innanzi mi masturbavo guardando eccitata il mio uomo alle prese con quella ragazzina e mi venne una stretta al cuore.

Ma ero giunta al punto che più nulla contava al di fuori del piacere che l’uomo mi stava regalando, ed era bello godere senza dovermi nascondere. Ora i colpi del suo cazzo smuovevano l’acqua provocando delle onde che si infrangevano contro il bordo della vasca che ben presto le mie spalle toccarono. Mi aggrappai ad esso con le mani per mantenere il corpo a pelo dell’acqua, tendendomi per offrirlo alla vista del mio amante; riuscii a portare i polpacci sulle sue spalle, non soffocando più i miei sospiri e i miei gemiti che salivano di volume fino a diventare delle invocazioni.

Andrea mi guardava in modo amorevole, ben diverso dallo sguardo di qualche mio amante occasionale che mi scopava con le smorfie del macho che sottomette una femmina che crede sua. Ed era proprio per questo che quando capitava, mi concedevo solo quella volta e non più, malgrado le sollecitazioni inviate con email infuocate. Andrea da amante perfetto mi concesse più di una tregua e allora mi accarezzava il viso, i seni, disegnava con le mani i contorni del mio corpo, poi le portava invariabilmente sotto il mio culo che penetrava con il dito, attento a non farmi male.

Come tutte le cose belle, durò troppo poco, capendo che l’orgasmo era vicino non mi trattenni, Andrea fu stupendo anche in quel momento così particolare per ogni donna, accelerò il suo andare nel mio grembo fino al parossismo con grande rumore di acqua smossa, gridai la mia gioia, gridai, gridai, allora lui rallentò finché il suo scorrere divenne una lunga carezza fatta dal membro alla mia vagina finché le mie contrazioni rallentarono e cessarono.

Lui lentamente mi lasciò, capii che non aveva goduto perché vedevo il suo membro teso e bello come uno scettro il cui glande emergeva fieramente dall’acqua, mi placcò contro il bordo della piscina cercando la mia bocca che rifiutai essendo al momento sazia, ma le mani di Tania che in ginocchio sul bordo accarezzavano le mie guance mi fecero capire che il grado di eccitazione della donna gli avrebbero fatto accettare qualsiasi cosa. Mi lasciai baciare da suo marito simulando un entusiasmo che ancora non avevo, la bionda prendendo le mie mani mi guidò verso la scaletta distante un 3-4 metri che portava fuori dall’acqua, distanza che coprii con Andrea che adesso strofinava il suo cazzo contro il mio sedere.

Aggrappata allo guida tubolare salii seguita da presso dall’uomo, ma al momento di posare il piede sul bordo della vasca fui fermata dalla bionda che prese a baciarmi con tutta la voglia che la vista del mio accoppiamento con suo marito aveva provocato. Risposi al suo bacio nuovamente eccitata, tanto più che mi sentii stringere da dietro da Andrea che si era appropriato dei miei seni e li accarezzava con tale maestria che non potei impedirmi di sporgere all’indietro il sedere spingendolo contro il membro di cui avevo nuovamente voglia.

Dal momento che sua moglie non soltanto era consenziente ma si univa liberamente a noi sentii una scarica di eccitazione inumidire la mia fica. Feci andare la lingua nella bocca che mi stava baciando poi le mie mani scesero dalla sua schiena alle sue reni attirandola. Le gambe di Tania si piegarono finché si sedette sui talloni, le ginocchia aperte; seguii il suo movimento piegandomi anch’io in avanti fino ad inginocchiarmi mentre la mia bocca lasciata la sua bocca scese ai suoi seni. Nella sorta di trance in cui mi trovavo non mi resi neanche conto che Andrea divaricava le mie gambe ma sentii il suo cazzo entrare di colpo facilitato dallo stato di eccitazione in cui si trovava il mio sesso.

Tania mi stava attirando! La mia bocca scivolò lungo il suo addome, il suo ventre lasciando una scia di saliva, i suoi peli odoravano di fica e la sua fica aveva il sapore della sua eccitazione; la baciai con ben altra passione di quando poco prima eravamo solo noi due a godere, perché adesso avevo un uomo che alitava dietro di me e il suo cazzo che mi stava portando ad ogni suo movimento sempre più vicino ad un nuovo orgasmo.

Tania ebbe il suo e venne con la mia lingua nella fica sollevando ed abbassando il bacino, schiacciando il mio capo contro di lei, la mia bocca contro il suo sesso quasi a farmi soffocare, urlando dei ‘si. . . si . . . si. . .’ che sono sicura sarebbero stati uditi a distanza se non fossimo stati soli, poi lentamente si chetò permettendomi di respirare, di sollevare e volgere il capo per incoraggiare l’uomo dietro di me: ‘dai amore. . . dai. . . dai. . . dai. . . non ti fermare!’.

Invece lui si fermò ed estrasse il membro lasciando in me un senso di vuoto; stavo per protestare ma sentii soffiare la sua eccitazione fra le mie natiche mentre lui immergeva il viso all’unione delle mie cosce e quando sentii la sua lingua lambire la mia fica gli urlai che era un porco ma lui continuò a leccarmi golosamente non curandosi degli umori che colavano imbrattando la sua lingua.

Poi le sue mani allargarono le mie natiche, la sua lingua risalì al mio buchetto, discese alla fica, risalì bagnandomi l’ano degli umori prelevati dal mio sesso, poi lo bagnò con la saliva che depose copiosamente, non vi sputò, questo non l’ho mai permesso a nessuno, ma vi spinse un dito lo ritirò, ne spinse due (credo), li ruotò. . . E io attendevo con le reni incavate, il culo sollevato offerto alla sua voglia che ora era la mia, Tania seduta sul bordo dei lettini aveva ricominciato a masturbarsi attendendo. . . avrei voluto gridare all’uomo: ‘ Cosa aspetti? Non vedi che sono pronta?’ e lo ero veramente!

Gli occhi di Tania si spostarono al viso del marito che adesso strofinava il glande nella depressione del mio ano, sentii che lo puntava. Me lo aprìì entrando nel mio culo d’una sola spinta e anche se si immerse lentamente il mio sfintere reagì al corpo estraneo tentando inutilmente di stringersi. Mi fece male e gemetti forte; non mi abituerò mai abbastanza a prendere nel sedere un cazzo piccolo o grande che sia, anche se ben accetto, anche se ben lubrificato, provo sempre dolore alla penetrazione.

Andrea lo capì e rimase piantato nelle mie interiora aspettando che mi rilassassi. ‘Sei stupenda Lisa, lo sai vero?’ alitò sul mio collo. Lentamente l’ano allentò la stretta alla base della verga, riuscii col capo a fare un cenno di assenso. ‘Adesso amore, si, si . . .’. Si ritirò adagio fin quasi ad uscire del tutto, si fermò raddrizzandosi, capii che era avanzato perché vidi le sue gambe ai lati delle mie braccia puntate, era del tutto sopra di me quasi in piedi, fu a questo punto che Tania alzandosi si avvicinò ad abbracciare il marito.

Le sue gambe urtarono il mio viso, le divaricò avanzando ancora, capii che si stavano baciando, il rumore bagnato dei baci veniva soverchiato dal rumore degli inguini dell’uomo che picchiavano il mio sedere ogni volta che cacciava in me il suo cazzo. Mi lamentavo, il membro che stavo ricevendo non mi faceva più molto male e quel poco veniva annullato dal piacere particolare che provavo al suo scorrere; cercavo di rilassare i muscoli ma non bastava, dovevo accarezzarmi, dovevo masturbarmi!

Mi aggrappai con entrambe le mani ai polpacci di Tania poi alle sue cosce, poi ai suoi fianchi e con uno sforzo sollevai il busto, cosa non facile con quell’uomo che tratteneva i miei fianchi e mi faceva sentire la sua possanza di maschio arrapato. Aveva smesso di baciare la moglie e adesso alitava e soffiava il suo piacere nel collo della sua donna e il suo cazzo. . .

Ero eccitata al massimo, riuscii ad immergere il viso nelle cosce di Tania che avanzò ancora premendo il sesso contro la mia bocca, ma il mio piacere stava aumentando così rapidamente che non mi fu possibile baciare la sua fica come avrei voluto, tanto più che ero riuscita a portare una mano sotto il ventre a malmenare il mio clitoride. Andrea venne rantolando sul collo di sua moglie sbattendomi tanto violentemente che feci fatica a non cadere in avanti, avrei potuto contare i getti dello sperma che invadeva i miei intestini, poi anch’io entrai in orgasmo.

Gridai nel sesso di Tania che del nostro trio fu la sola a rimanere inappagata, poi lentamente Andrea si chetò mentre per qualche tempo le mie contrazioni continuarono a serrare il membro che ora l’uomo faceva andare nel mio culo lentamente e anche dolcemente finché rimase rigido. Riuscii a sfilarmi dal suo cazzo; aiutata da Tania mi rialzai del tutto e rifiutando l’aiuto di suo marito mi diressi frettolosamente verso casa con il timore che lo sperma che sentivo bagnare il mio ano colasse lungo l’interno delle mie gambe.

In bagno mi sedetti sul water e mi liberai del tutto dello sperma che avevo in corpo, mi lavai nel bidé le parti intime e le gambe, poi dopo essermi asciugata uscii all’esterno. Tania e Marco distesi sopra i lettini si facevano quelle coccole che si fanno gli innamorati dopo dopo aver fatto sesso, un unico accappatoio copriva loro i fianchi continuando a baciarsi senza avvedersi della mia apparizione. Il sole stava tramontando e il fresco della sera cominciava a farsi sentire inducendomi a rientrare, riprendere i miei vertiti e a rivestirmi.
Sentii che anche loro erano rientrati, Tania salì di sopra a ricuperare i vestiti per poi scendere al piano terra dove Andrea si stava già rivestendo.

Quando scesi, Tania si stava rifacendo il trucco mentre Andrea versava gli aperitivi. Appresi che saremmo andati a cena in un ristorante di Torino dove sarebbe stato facile incontrare alcuni degli amici di cui aveva parlato la bionda e ai quali voleva presentarmi.
Così avvenne, entrati nel locale alcune persone ci salutarono allegramente con la mano, i miei amici risposero sorridendo, era una tavolata di una decina di persone di cui quattro donne, non capii se erano accoppiate o no in quanto ridevano e scherzavano con tutti e sembravano veramente affiatati.

Cenammo ad un tavolo discosto dal loro, i piatti erano squisiti e leggeri, mangiammo con appetito e conversammo senza accennare minimamente a quello che era avvenuto quel pomeriggio, Marco fu galante con sua moglie e con me; chiacchierando non potei fare a meno di gettare delle occhiate verso l’allegra tavolata, anche alcuni di loro di tanto intanto guardavano nella nostra direzione, specie una brunetta non riusciva a impedirsi di rivolgere nei miei riguardi delle occhiate curiose.

Alla fine la brunetta disse qualcosa ad un cameriere che spinse un piccolo tavolo accostandolo al loro, aggiungendo anche alcune sedie, quindi Lena, così si chiamava la brunetta venne a noi salutando con un bacio sulla guancia Andrea, Tania e anche me: ‘almeno il caff&egrave lo prendete insieme a noi?’ Naturalmente ci unimmo a loro Tania mi presentò, strinsi delle mani, baciai le ragazze e anche alcuni degli uomini più vicini come si fa fra amici. Bevendo il caff&egrave uno di loro che aveva all’incirca l’età di Andrea annunciò che Giovedì ‘averebbero fatto festa’ e che naturalmente sarebbero stati lieti se avessi accettato il loro invito a parteciparvi.

Accettai di buon grado al che Tania mi strinse la mano in modo significativo, risposi allo stesso modo per dirle che avevo capito di che genere di festa si sarebbe trattato. Fui accompagnata al mio Bed & Breakfast dal più giovane di loro, poco più di un ragazzo il quale una volta arrivati annotò il mio recapito compreso il numero di telefono del B. & B, scese, fece il giro della macchina aprendomì galantemente la portiera e mi salutò con un bacio sulle guance. Le emozioni di quella giornata, senza contare la fatica del viaggio per giungere a Torino mi avevano esaurita, mi coricai addormentandomi subito.

Continua
L’indomani mi alzai che il sole era allo zenit: mezzogiorno e un quarto! Visto che era così tardi, tanto valeva prendermela comoda. Feci con calma la doccia, mi vestii e andai a pranzo.
Mentre ero a tavola accesi il mio cellulare che subito annunciò un sms, anzi, gli sms erano tre accompagnati dalla comunicazione che avevo ricevuto altrettante chiamate alle quali non avevo risposto, tutte di Gianni.
Ignorai le telefonate e aprii l’sms; esprimeva la preoccupazione del mio uomo per la mia lontananza scrivendo che gli mancavo, chiedendomi dove fossi, se stessi bene ecc. . .
Risposi soltanto al primo messaggio, naturalmente non rivelando dove mi trovassi ma rassicurandolo che stavo bene, che ero ospite di una mia non precisata amica, lontana parente del mio ex marito e che sarei rientrata appena mi fossi stancata di rimanere a Torino.
La sua risposta arrivò subito, diceva che non capiva perché me ne fossi andata all’improvviso, di tornare ecc. . . La mia replica fu che visto che lui aveva Lauretta e visto. l’affiatamento che avevano dimostrato uno per l’altra poteva per un po fare a meno di me e spensi il cellulare.

Terminai di pranzare che erano quasi le 15, ripresi la mia macchina e ritornai a Torino. Questa volta trovai le serrande alzate e la boutique della mia amica aperta; sulle vetrine campeggiava la scritta ‘SALDI’. Notai che all’interno vi era un certo affollamento, appena Tilde mi vide si fece strada fra le molte clienti e le poche commesse e venne ad abbracciarmi festante.
‘Felice di vederti ma temo di avere poco tempo da dedicarti, é una settimana piena, lo vedi quanto lavoro?’ In effetti mi chiedevo come facesse a districarsi in mezzo a quella baraonda. Baciandola sulle guance sussurrai al suo orecchio:
‘Mi sei mancata Tilde, ti ho pensata molto, ho quasi bisticciato con il mio compagno per venire da te. . .’ Non dissi che avevo voglia di lei, ma lei lo capì perché mi sussurrò:
‘Anch’io, ma temo che fino a sabato. . . lo vedi che casino?’ E subito venne chiamata da una cliente per un consiglio, al che mi venne spontaneo volerla aiutare.
‘Se posso fare qualcosa. . .’ Non avevo parlato a voce tanto alta ma lei mi sentì e ritornò vicino a me.
‘Veramente?’ disse, poi mi squadrò apertamente ‘però non conciata così!’ Ero in jeans e camicetta, mi guardai attorno, le commesse erano due belle ragazze tremendamente indaffarate, si distinguevano dalle clienti per il loro abbigliamento. Non era una divisa ma entrambe indossavano una camicetta bianca e una gonna che sembrava una mini in quanto arrivava sopra meta della coscia, inoltre portavano scarpe dai tacchi alti ma malgrado questo si muovevano con invidiabile disinvoltura.

‘ Vieni ho qualcosa che fa al caso tuo’. Mi pilotò verso il retro bottega e trasse da uno degli scaffali una gonnella, quasi da bambina, pieghettata, corta come i tubini delle due commesse, mi diede anche una maglietta beige e un paio di scarpe, naturalmente con il tacco a spillo. ‘Le scarpe sono le mie ma so che ti vanno, la gonna e la maglietta sono di Claretta che purtroppo non &egrave potuta venire’ aggiunse
Mi spogliai rimanendo in mutandine e reggiseno, indossai la gonnella; prima di infilare la maglietta guardai Tilde che fece una smorfia che capii al volo, slacciai e sfilai il reggiseno e infilai la maglietta direttamente sulla pelle. Fortunatamente non era troppo stretta ma aderiva in modo sufficiente da disegnare la forma dei miei seni che sono sempre stata la mia fierezza, oltre modestamente il mio lato B.

Dopo una decina di minuti mi ero in qualche modo ambientata. La cosa che inizialmente mi causò difficoltà fu muovermi con sufficiente disinvoltura sui tacchi a spillo nello svolgere il mio compito, che non era propriamente quello di fare la commessa perché non ne ero capace, ma aiutare le clienti indecise nello scegliere fra i diversi capi di abbigliamento, insomma mi improvvisai consulente e a giudicare dai sorrisi di approvazione di Tilde vi riuscivo abbastanza bene. Lei con la sua camicia bianca a maniche lunghe chiusa al collo e una impeccabile gonna nera attillata che le arrivava sotto le ginocchia, era per la maggior parte del tempo seduta alla cassa anche se di tanto in tanto si prestava a dare consigli e ad aiutare qualche cliente indecisa o particolarmente esigente.

Due volte nell’aiutare una cliente compresi che questa non avrebbe disdegnato un aiuto di tipo diverso ma non ne volli approfittare limitandomi ad alcuni toccamenti intimi da entrambe le parti in un dei box per le prove e qualche bacio in bocca, accettato più che dato e questo contribuì a far volare le ore.
Alla chiusura uscii per ultima insieme a Tilde, fuori l’aspettava un ragazzotto che si presentò con un inchino molto formale. Si chiamava Bruno e malgrado parlasse un buon italiano aveva un gradevole accento tedesco, inoltre benché giovanissimo come tutti i ‘nipoti’ che Tilde ospitava mi guardò con uno sguardo, non sfrontato ma da uomo che sa apprezzare una femmina il che mi mise un po a disagio provocandomi un fremito di cui avevo imparato a conoscere la causa.

Nel separarci Tilde mi sussurrò baciandomi sulle guance ‘Sarà per sabato pomeriggio va bene?’ ‘Non vedo l’ora’ risposi ricambiando il suo sguardo d’intesa. Ripresi la mia macchina e ritornai al mio Bed & Breakfast dove, dopo una doccia cenai appena, feci una breve passeggiata e mi misi a letto che ero stanchissima.
L’indomani arrivai insieme a Tilde e prima che giungessero le altre commesse avemmo il tempo di accordarci per il sabato a casa sua, in quanto il negozio il pomeriggio di quel giorno effettuava la chiusura settimanale. Mi cambiai mettendomi nella tenuta già descritta; arrivarono le altre commesse e alle nove in punto aprimmo che già si era formato un discreto numero di clienti in attesa che subito sciamarono all’interno.

Lavorammo senza sosta fino alla mezza e andammo a pranzo. Tilde avrebbe pranzato a casa dopo essere andata in macchina a prendere suo ‘nipote’ all’uscita della scuola di specializzazione che frequentava, io mi accontentai di una fettina e un’insalata alla tavola calda poco distante; dopo bighellonai per via Roma soffermandomi a guardare le vetrine. I torinesi sono molto discreti e malgrado la mia gonna alquanto ridotta (le mini sono passate di moda anche fra le giovanissime che preferiscono i leggins o i jeans) e la mia maglietta aderente, passai pressoché inosservata.
Alle 15.30 varcai la porta del negozio; a quell’ora non c’era quasi nessuna cliente, una delle commesse mi informò che Tilde era appena uscita per non ricordo quale faccenda urgente e che se mi sbrigavo potevo raggiungerla. Non volendo farmi sorprendere in negozio da un qualche controllo senza avere la copertura della padrona, esco sperando di raggiungerla.

Mi affretto,’arrivo in’via Roma, guardo di qua e di là, niente’Tilde. Esco da sotto i portici fin sul bordo del marciapiede e mi affaccio sulla via, poi mi decido ad attraversare ma subito devo fare un balzo indietro.
Una macchina si &egrave fermata davanti a me, una macchina sportiva, di quelle a due posti; il vetro della portiera si abbassa e un uomo sui 45 anni, con dei baffetti curati si sporge sul sedile.
– Quanto vuole? – Mi guardo attorno sconcertata, sono la sola alla quale potevano essere rivolte quelle parole.
– Cosa? – Poi capisco e divento rossa come un gambero, sono stata scambiata per una prostituta! L’equivoco &egrave dovuto ai miei tacchi alti e alla gonna a metà coscia, vorrei dirgliene quattro ma sembra una persona per bene ed &egrave veramente un bell’uomo e poi. . . sono due giorni che non faccio all’amore e mi &egrave venuta una gran voglia.
– Salga, le do quello che vuole!
-Vorrei sprofondare, sto per piangere poi vedendo che qualcuno si &egrave fermato a guardare come il mio chinare fa salire la gonna mostrando le mie cosce scoperte fino al culetto appena celato da un’esigua mutandina, sussurro qualcosa, lui apre la portiera, salgo e subito la macchina sfreccia via.

Mentre l’auto’prosegue per via Roma, mi riprendo a poco a poco e guardo meglio il mio ‘cliente’, mi accorgo che mi piace e molto!’La sua’aria triste contrasta singolarmente con la proposta di poco prima, sentendosi osservato si volta verso di me, anche gli occhi sono belli, di un azzurro chiaro il cui sguardo mi tocca il cuore.
– Non sembra una . . . é da tanto che lo fa? –
– Da poco . . . – Non sto mentendo, il fatto che mi dia del ‘lei’ rivela che non é avvezzo ad accompagnarsi con delle prostitute e questo mi da sicurezza, quell’uomo mi piace, mi piace da impazzire!
E’ il tipo di uomo che incontrato in altre circostanze non avrebbe trovato difficoltà a sedurmi e adesso sono veramente felice di aver accettato.’Mentre voltiamo in corso Vittorio, mi chiede ancora:
– Perché lo fa?- Un altro mi avrebbe messo la mano sulle cosce ampiamente scoperte, lui invece é correttissimo.
– Per i soldi. . . – Poi decido di essere ancora sincera: -. . . per i soldi e . . . perché mi piacciono gli uomini! ‘ ( e a dirla tutta, mi piacciono anche le donne )
Non gli dico che sopratutto &egrave perché mi &egrave venuta voglia, una voglia’che mi bagna le mutandine. Sono io a portare la mano sulla sua coscia e mentre imbocchiamo il ponte che attraversa il Po, la faccio risalire all’inguine poi a toccare il membro attraverso i calzoni.
-‘Un certo tipo di uomini . . . come te. – Aggiungo palpandolo apertamente attraverso la stoffa leggera dei pantaloni estivi.

La sua erezione &egrave ostacolata dai calzoni, ma quello che tocco mi mette il fuoco addosso, sento il mio cuore battere all’impazzata mentre gli abbasso la cerniera e intrufolo la mano muovendola in modo da far distendere il membro che si irrigidisce maggiormente.
-Aspetta- Mi dice bloccandomi la mano. Saliamo una strada tutta curve che si inerpica per la collina torinese fermandoci dopo qualche tornante davanti ad una villa simile a molte altre, lui punta il telecomando e apre il cancello, sento scricchiolare la ghiaia sotto le ruote, finalmente blocca la macchina, scende, ne fa il giro per aprire galantemente la mia portiera.
Dall’esterno non si vede quanto sia bella quella villa attorniata dal verde delle aiuole e da alberi ad alto fusto, una gradinata bordata da balaustre in marmo conduce ad una grande porta di mogano. Mentre lui compone la pass per aprire, devo trattenere una risata; ha i calzoni aperti e il pene eretto spinge i boxers fuori dall’apertura della cerniera che ho abbassato.
Mentre entriamo dico a me stessa che adesso devo comportarmi come una puttana. Già, ma come si comporta una puttana? Lui non mi da il tempo di pensare, mi placca contro la porta appena richiusa cominciando a baciarmi, cercando le mie labbra, la mia bocca, la mia lingua, strusciandosi, facendomi sentire contro il ventre la durezza del suo membro.

Avevo letto che le prostitute non amano baciare ed essere baciate sulla bocca dai loro clienti, ma io, anche se cerco di comportarmi come una di loro non ho di queste remore e la mia lingua la concedo aprendo larga la bocca poi le mie labbra si chiudono sulla sua per aspirarla e succhiarla mentre mi aggrappo a lui.
Sento il suo corpo muscoloso, spingo una gamba fra le sue, il mio ginocchio sale fino a toccare, ad accarezzare il membro che sento duro. Lui comincia a palpare il mio sedere, infilando le mani sotto la gonna ad carezzare la mia pelle con mani forti e impazienti
Adoro baciare, uomo o donna che sia, la voglia mi fa letteralmente sciogliere e quando la sua bocca comincia a scendere sul collo, pensai che sarei venuta in quel momento stesso
Mi stringe spingendo il ventre contro il mio ventre e io alzata sulla punta dei piedi a cercare la sua durezza quasi volessi farla entrare dentro di me forando i vestiti,

-Ti voglio! – Sussurra con voce calda e per me molto sexy.
-Sono qui per questo!- E’ l’unica risposta che mi riesce di dare. Mi schiaccia ancora di più facendomi ancora sentire il suo sesso rigido.
Accosto la mia bocca al suo orecchio infilandogli la lingua nel padiglione, lui rabbrividisce, le sue mani sotto la mia gonna cominciano ad abbassare le mie mutandine. Per farlo deve scostarsi, lo agevolo aggrappata con una mano al suo collo poi sentendo che cerca il gancetto della gonna lo fermo.
-Amore, non puoi scoparmi qui! –
Lui si scuote e guidandomi per un gomito quasi a forza, mi fa attraversare l’atrio, poi su per lo scalone di legno lucido che salgo impacciata dalle mutandine ammainate alle ginocchia. Giunti al piano mi fa percorrere parte del corridoio sul quale si affacciano diverse porte. Ne apre una facendomi entrare. E’ una camera grande con un letto sormontato da baldacchino, gli armadi sono laccati, con le porte a specchio che riflettono il letto, le poltroncine e parte della stanza, tutto profuma di pulito.

– Sembra tutto nuovo!- Non posso fare a meno di osservare.
– Lo &egrave . . . avevo comperato questa villa perché dovevo sposarmi. –
– Si? E . . .?-
– Niente, non mi sposo più. ‘
– Come mai? ‘
– Lascia perdere. I bagni sono di fronte a sinistra. –
Vi sono due bagni, entro in quello indicato, mi tolgo le mutandine che sono fradice sul davanti e tra le gambe, le infilo nella borsetta avvolte nella carta igienica e mentre mi rinfresco con la necessaria cura sento che lui entra nel bagno attiguo. Usciamo insieme e insieme rientriamo in camera. Si &egrave in qualche modo riaggiustato e noto con un certo compiacimento che il suo membro ora in semi erezione deforma ancora i calzoni.

Continua, quindi a presto!

Non perde tempo, mi attira a se baciandomi con passione, aderisco a lui piena di voglia, le sue mani sulla mia schiena passano sotto la maglietta, risalgono insieme a questa, sollevo le braccia lasciandomela sfilare; io stessa allento il gancetto e abbasso la cernierina che trattiene la gonna, le sue mani respingendola accarezzano il mio culetto poi aiutata dai miei movimenti sinuosi la fanno cadere alle caviglie; la scavalco e sono nuda.
Lui mi scosta, vuol guardarmi e a me piace essere guardata, mi piace mostrarmi nuda per eccitare l’uomo con il quale sto per fare all’amore, indietreggio. Il suo sguardo &egrave una carezza che scivola lungo il mio corpo soffermandosi sui miei seni che si sono induriti e che io accarezzo lascivamente con mani avvolgenti guardandolo come immagino possa guardare una puttana, sollevandoli, offrendoli, le dita a tirarmi i capezzoli fino a farmi male. Mi dirigo verso gli specchi dell’armadio, consapevole che lui mi sta guardando le gambe, le cosce, il culo, messi in risalto dai tacchi a spillo, le mie mani accarezzano, plasmano le mie natiche, le mie cosce, mi chino.

Attraverso lo specchio vedo che &egrave in piena erezione, mi volto, lui fa un passo e mi afferra spingendomi quasi brutalmente contro il letto, ma io lo respingo e lo costringo lui a voltarsi, le cosce contro il letto. Sono o non sono una puttana? E allora devo comportarmi come tale; lentamente mi inginocchio e guardandolo negli occhi slaccio la sua cinta; allento la cerniera e abbasso i pantaloni, che non riesco a sfilare a causa delle scarpe, allora senza slacciarle gliele tolgo insieme ai calzini, una delle mie mani risale dietro le sue gambe fino al sedere, con l’altra accarezzo il membro attraverso la stoffa dei boxers.
E duro, durissimo, vi premo la bocca, il naso; mhhh!!! sa di uomo; le mie mani abbassano l’ultima barriera che mi separa dall’oggetto del mio desiderio e le labbra vicinissime alla sua verga sfilo i boxers facendoglieli scavalcare. Adesso il cazzo poggia contro la mia fronte, lui mi accarezza i capelli. Sollevo gli occhi e gli sorrido meravigliata dalle dimensioni di quello che vedo. Muovo le labbra contro di esso sfiorandolo per tutta la lunghezza, dai testicoli fino al glande.

Quel cazzo mi piace talmente che mi &egrave venuta l’acquolina, passo la lingua ad umettarmi le labbra, lo avvicino e lascio che il glande scivoli lentamente nella mia bocca, la mia lingua gli gira attorno, soffermandosi di tanto in tanto ad accarezzarlo nella zona sensibile del frenulo. Vedo che la cosa eccita il mio ‘cliente’, voglio che mi guardi, che mi ammiri e lui mi guarda fiero del suo membro, delle attenzioni che gli dedico. Le mie mani accarezzano le sue palle, con la lingua lo sfioro tutto ricoprendolo di saliva che gocciola fin giù.
Sento che ha raggiunto il massimo dell’erezione, allora lo prendo tutto in bocca e comincio a muovere su e giù la testa. La sua prima entrata eccita l’uomo oltre ogni dire, si sente divorato e io gli faccio sentire quanto la mia bocca desideri il suo cazzo. Non lo succhio ma aspiro l’aria in modo che le labbra salendo aderiscano completamente facendolo salire nella mia bocca fino a chiudere le labbra al colletto sotto la cappella.

Lo aspiro attirandolo e lo respingo soffiando; un po come quando da bambina succhiavo un ghiacciolo o un lecca lecca, non &egrave la mia bocca a farlo salire e scendere, ma il mio aspirare e soffiare aiutata in questo dalla mia abbondante salivazione. Vedo che si toglie camicia e canottiera, esulto, mi piace essere nuda nel fare all’amore purché anche l’uomo al quale mi concedo sia anch’esso nudo, non importa se giovane o meno giovane, bello o brutto, con o senza pancia purché sia ben fornito in quanto ad attributi e il mio cliente fornito lo &egrave.

Adesso &egrave in piedi contro il letto, con mossa decisa lo spingo a sedere poi mi sollevo senza lasciare il membro sul quale la mia bocca si muove adagio, lo spingo ancora e lui si distende e io avanzo su di lui . . . E’ a malincuore che lo lascio pulsante appoggiato al suo ventre che percorro con labbra febbricitanti erranti di qua e di la, la mia lingua si immerge nel suo ombelico, le sue mani nei miei capelli tirano il mio capo. Ubbidiente risalgo il suo addome con lingua umida facendolo rabbrividire e contrarre i muscoli, una cosa stupenda!

Poso un ginocchio sul bordo del letto, poi l’altro ginocchio dall’altra parte del suo corpo e salgo, le mie mani precedono la mia bocca lungo quel corpo che adesso sento in mio potere, quando raggiungono il suo petto le sue mani nei miei capelli li scompigliano, li tirano quasi brutalmente costringendomi ad avanzare fino ad avere il viso sopra il suo, la mia bocca sulla sua, le lingue che si cercano, si accarezzano, vengono risucchiate.
Poi la mia bocca scende al suo petto, sfioro un capezzolo prima di prenderlo fra le labbra la mia lingua lo fa indurire, il suo sospiro si fa lungo come un gemito; la mia mano ridiscende a stringere il suo cazzo ed &egrave allora che la sua mano ritorna nei miei capelli, scende ad accarezzare il mio sedere poi la sua voce:
– ‘Elsa ti prego girati. . .’

Rimango qualche attimo interdetta poi eseguo. Mi sollevo e mi giro lentamente, sollevo una gamba che lui accarezza accompagnandola dall’altra parte del suo capo poi mentre mi chino sul suo ventre le sue mani accarezzano la mia schiena giù fino all’incavo delle mie reni, risalgono il mio sedere.
Il suo cazzo &egrave li, pulsa sollevandosi e abbassandosi sfiora a tratti il suo ventre, la mia bocca si appropria del glande, avanzando raddrizza il membro e quando &egrave sopra di esso scende inghiottendolo, risale, scende ancora. . . Le sue mani allontanano le mie ginocchia ai lati del sua testa, poi il suo alito riscalda l’interno delle mie cosce, la sua lingua &egrave sulla mia passera, il suo naso respira nelle mie chiappette, le sue mani le aprono.
‘Oh dio. . . dio. . . dio . . .’ sento colare la mia eccitazione sulla lingua che lui muove nella mia fica con rumore bagnato, non voglio venire così, cerco di sottrarmi ma lui mi trattiene saldamente, mi piace il dito che stuzzica il mio buchetto, mi sento sciogliere, liquefare e quando il dito entra, una scossa mi percorre tutta, non ce la faccio più sento che sto per venire.

‘E sia!’ dico a me stessa. Con un movimento sposto all’indietro il bacino, la sua bocca si chiude sul mio clito lo aspira, lo mordicchia, lo lecca e mentre esplode il mio orgasmo cerco di ricambiare il piacere che ricevo, muovendo rapidamente la bocca sull’estremità del suo cazzo nel mentre lo masturbo quasi brutalmente, e lui continua a leccarmi e il suo dito va e viene, va e viene nel mio culo. Ho un secondo orgasmo altrettanto violento proprio mentre nella mia bocca la cappella si gonfia indurendosi maggiormente e lui con lunghe esclamazioni si tende poi una serie di getti densi colpiscono il mio palato empiendo la mia bocca e io per la prima volta nella mia vita trangugio dello sperma che non &egrave del mio compagno.
Il capo poggiato sulla spalla del mio ‘cliente’, una mano che vaga sul suo petto riprendo fiato. Confesso di aver provato una emozione particolarmente intensa, anche se non ho subito altra penetrazione che quella della mia bocca ho avuti due orgasmi che nulla hanno da invidiare a quelli ai quali sono abituata.
Il suo alito odora degli umori che ha colto nel mio sesso, in quanto a me, in bocca ho il sapore dello sperma sgorgato dal suo membro, sono felice e mi lascio cullare dalla sorta di torpore che segue l’appagamento dei sensi anche se momentaneo. Lui ha gli occhi chiusi; la mano sinistra sotto il capo, l’altra accarezza pigramente i miei capelli, la mia nuca, il mio collo, poi la sento vagare su e giù dietro la mia schiena fino all’incavo delle mie reni per finire infine ad apprezzare le rotondità del mio culetto, scendere alle mie cosce. . .
Mi piace il suo modo di toccare, fa ritornare in me la voglia, la mia mano scende al membro che accarezzo finché non lo sento riprendere consistenza. Finalmente apre gli occhi.
Come ti chiami?
Lisa, tu?
Massimo
Mi hai chiamata Elsa, perché?
Niente, non farci caso.
E’ il nome della ragazza che stavi per sposare?
Si sfila di sotto mettendosi in ginocchio, il suo membro &egrave nuovamente in tensione, vorrei prenderlo ancora in bocca ma le sue mani mi spingono a voltarmi a pancia in giù; lo afferro dietro il sedere e lo attiro, ho la testa sollevata e il glande scivola da solo nella mia bocca, tenta di sottrarsi ma io lo tengo saldamente e riesco a far avanzare la bocca, lo prendo tutto e inizio un lento bocchino; allora lui si china sulla mia schiena, sento la sua bocca scendere lungo la mia spina dorsale fino all’inizio delle mie natiche.
– Oh si, continua!
Non so se mi ha capita perché ho parlato con la bocca piena. Si, mi ha capita perché la sua mano si insinua nel solco delle mie chiappette poi sento la sua bocca; aiutandosi con l’altra mano mi apre i glutei e io divarico le gambe, ho voglia, una voglia terribile!
Con mio grande rammarico il membro sfugge dalla mia bocca mentre l’uomo si sposta sulle ginocchia in fondo al letto; adesso &egrave fra le mie gambe che lui ha maggiormente aperto. Trattengo il fiato; sono sua, non perché mi pagherà, ma sono sua perché so che amerò tutto quello che vorrà farmi, così come amo tutto quello che mi fanno gli uomini ai quali mi concedo.
– Siiiii ! ! !
Il suo alito precede il viso che immerge nelle mie natiche, oh mi piace, mi piace! Inarco le reni sollevando, porgendomi, offrendomi alla sua libidine che &egrave anche mia, sopratutto adesso che sento il caldo umidore della lingua che muove sulla mia rosellina.
– Oh si amore, voglio il tuo cazzo, lo voglio, dammelo adesso!!!
– Si Elsa si, eccomi,eccomi!
Le sue mani sono forti mentre mi afferra alle anche mantenendomi sollevata, il cazzo trova da solo la strada del mio grembo, la mia fica &egrave talmente bagnata che scivola fino in fondo sopratutto perché me lo ha sbattuto quasi con violenza.
– Si, si, siiiii!!!!!
Avrei voluto dirgli che ero pronta a riceverlo nel culo, ma da subito il piacere invade il mio corpo, punto le braccia sul letto per resistere ai suoi colpi perché continua a martellarmi soffiando come un mantice, il cazzo va e viene, va e viene.
Cosa mi succede? Non mi era mai capitato prima di soccombere al piacere così in fretta; forse perché chiamandomi con quel nome Elsa l’uomo ha esaltato il mio anonimato, forse perché il comportarmi da puttana mi fa sentire puttana davvero e superare le mie residue inibizioni. . . I miei gemiti sono lamenti di piacere genuino e spronano il mio amante/cliente ad accanirsi quasi volesse sfondarmi e. . . godo, godo, godo come una vera troia e mi piace sentirmi tale e vengo urlando mentre lui sordo ai miei lamenti e al dolore che mi provoca la sua penetrazione adesso brutale, continua, continua anche mentre mi accascio, il cazzo sfugge dalla guaina della mia fica e scatta in alto e lui con una serie di esclamazioni rauche viene.
– Sei una troia Elsa. . . una troia. . . una troia. . . prendi. . . prendi. . . ohhhhh! ! ! !
Un getto caldo, bollente irrora il solco delle mie natiche, poi le mie reni, su, finendo fra le mie scapole alla base del mio collo, sono contenta, sono felice non soltanto perché &egrave riuscito a farmi godere come non mai facendomi sentire veramente troia, ma perché ho goduto in modo spensierato lontana dal mio paesello, dal mio finto perbenismo, fregandomi di tutto, anche del mio compagno. Una sensazione che ogni donna dovrebbe provare almeno una volta nella propria vita. La sua voce finalmente rinsavita mi strappa dalla mia estasi.
– Scusa Lisa . . . scusa, scusa scusa. . .
Scende dal letto e da un cassetto trae un asciugamano, ritorna provando ad asciugarmi la schiena imbrattata di sperma, lo fa in modo talmente maldestro che mi alzo correndo verso il bagno e lui dietro di me ed &egrave insieme che entriamo nel box doccia. Incollato alle mie terga apre il getto, che prima freddo lui fa diventare rapidamente piacevolmente tiepido. Dopo qualche secondo durante il quale mi crogiolo sotto quel tepore, prendo pienamente coscienza della presenza che ho dietro di me mentre mentre Maurizio sembra preso da grande timidezza.
Continua Si &egrave leggermente scostato e sembra non sapere come comportarsi, sicuramente non ha mai fatto la doccia insieme ad una donna mentre per me é una situazione sempre particolarmente erotica. Porto le braccia all’indietro e incontro le sue di braccia, lo attiro contro di me e lui mi abbraccia accarezzandomi i seni; pongo la saponetta nelle sue mani, lui capisce, se le insapona poi le passa sui seni coprendoli di schiuma profumata, sento il suo alito contro il mio collo e il suo membro non ancora duro che muovendo il bacino mi fa sentire contro il sedere.
– Elsa sei stupenda!
Anch’io ancheggio mentre le sue mani lasciando il mio petto scendono e percorrono il mio addome, il mio ventre in carezze lisce e suadenti. Inclino lateralmente il capo per agevolare i baci che depone sul mio collo, lo lambisce, prende in bocca il lobo di un orecchio poi le sue labbra fanno il giro dell’orecchio tutto, il suo alito bruciante mi fa fremere ma &egrave quando la sua lingua ne lecca l’interno del padiglione bagnandolo di saliva che quasi vengo meno, come se avessi ricevuto una scarica elettrica che mi fa gemere e muovere il sedere contro il membro che preme muovendo il ventre.
– Si amore. . . fammelo sentire. . . fammelo sentire! Supplico.
Lo sento, sento che si sta irrigidendo, le sue mani scivolano fra le mie cosce, le dita nella mia vulva si muovono in una lenta dolcissima carezza, porto ancora le mani insaponate dietro di me ed esulto: il suo cazzo adesso &egrave duro!
– E’ tuo amore, tutto tuo! Alita al mio orecchio.
Mi volto, Maurizio ha il viso congestionato, il membro che punta il mio ventre &egrave follemente desiderabile, la mia mano percorre quel membro ricoprendolo di schiuma come ricopro di schiuma i suoi testicoli e anche sotto, alla giunzione delle cosce, tolgo la saponetta dalle sue mani e insapono il suo petto il suo ventre, ancora il suo cazzo poi fra le sue cosce, lui mi bacia e mentre le nostre lingue si inseguono nelle bocche, si accarezzano, le labbra le risucchiano, le succhiano, sposto, le mani dietro la sua schiena che insapono, poi il suo culo, il solco delle sue chiappe, le mie dita sfiorano l’ano ma appena vi affondo il medio lui si sottrae guardandomi sorpreso, forse spaventato dalla mia sconfinata libidine.
Sono io ad aprire l’acqua, il getto che ci colpisce &egrave piacevolmente tiepido; &egrave con frenesia che risciacquo il petto e il ventre del mio ‘cliente’ e non appena il suo pene &egrave libero dal sapone, mi chino e ne ingoio il glande facendo scendere la bocca, risalire, scendere ancora. . .
– Elsa sei una troia. . . troia. . . troiaaaa ! ! !
– Si Massimo si. . . si. . . Convengo follemente eccitata
Indietreggia fino a puntare le spalle contro la parete e protende il ventre; senza smettere di far andare la bocca, mi accoscio sedendomi sui talloni e continuando il mio bocchino sollevo gli occhi per guardare l’espressione dell’uomo, ma l’acqua scrosciante mi costringe a richiuderli. Con una mano aggrappata dietro le sue cosce porto le dita l’altra mano al vertice del mio ventre e a cosce divaricate mi accarezzo il sesso, prima adagio poi i sospiri dell’uomo mi spronano a immergere due poi tre dita in profondità nella vagina e a masturbarmi sempre più velocemente.
E’ sempre così, non riesco a resistere! Quando ho un membro in bocca o lecco la fica ad una ragazza, provo l’impulso irresistibile a masturbarmi. . . a meno che non sia qualcun altro a farlo; ecco perché non dico mai di no a un godurioso sessantanove o ad intrattenermi con più partners in contemporanea. I sospiri di Maurizio diventano rochi, la sua cappella si ingrossa nella mia bocca indurendosi maggiormente, già il mio palato assapora il liquido liscio e leggermente salato che esce dal suo meato. Capisco che manca poco al suo orgasmo e. . . anche al mio, con uno sforzo di volontà libero la bocca e mi alzo in piedi, lui &egrave esterrefatto, leggo la delusione sul suo viso.
– Perch&egrave Elsa perché? Soffia follemente arrapato.
La saponetta &egrave di nuovo nelle mie mani e mentre lui chiude l’acqua, mi volto perché voglio che guardi mentre mi insapono il culo ricoprendolo di schiuma poi il taglio della mia mano passa fra le natiche, l’altra la raggiunge per aprirle, per offrirle alla sua libidine ma lui non può vedere altro che la schiuma che ne ricopre il solco. Afferro il suo cazzo e chinandomi in avanti ne passo la cappella lungo la valle profonda e liscia costringendolo ad arretrare le reni.
La punta del glande scivola nel mio solco più intimo, lo passo più volte facendo in modo di fargli sentire il calore del mio orifizio anale, voglio che lo senta, che lo desideri perché nella mia libidine &egrave lì che adesso voglio ricevere il suo cazzo e glie lo dico:
– Spingilo dentro, lo voglio lì. . . lo desidero li. . .adesso!
Lo punto sul buchetto lo strofino, lo premo e aspetto. . . Lui non capisce e fa scendere il glande a superare il tratto pelvico e separare le labbra della mia vulva, poi le mani strette ai miei fianchi entra in me, fino in fondo, l’urto del glande contro la bocca del mio utero mi fa emettere un piccolo grido.
Mi scopa dapprima adagio quasi delicatamente accelerando maggiormente ad ogni suo affondo, poi afferra le mie anche, mi attira e mi respinge infilzandomi sul suo membro facendo sbattere le mie natiche contro i suoi inguini. Sta diventando una furia come se avesse perso la cognizione di quello che sta facendo.
– Sei una troia . . . troia. . . troia. . . Oh prendi. . . prendi. . . prendi. . .
Ad ogni ‘prendi’ corrisponde un mio grido per l’urto contro il mio utero, adesso mi fa veramente male; ha un membro bellissimo ma lungo, e nella posizione in cui mi scopa troppo lungo per la mia vagina . . . Qui una cosa voglio dirla ai signori uomini cosiddetti superdotati, un cazzo lungo &egrave bello da vedersi, &egrave stupendo farvi scorrere la bocca, leccarlo dalle palle alla cappella, prenderlo e farlo scivolare fra le tette ma per scoparmi basta molto meno, basta un cazzo anche modesto ma duro. . . e che resista! Sono stata chiara?
L’uomo &egrave un vero stallone, io voglio goderne ma non soffrirne, goderlo come voglio io, completamente! Per questo porto le mani dietro contro i sui fianchi e con uno sforzo, tendendo le braccia lo costringo ad uscire da me. Mi volgo a metà e gli rivolgo un’occhiataccia, poi riprendo in mano il cazzo e alla cieca lo strofino fra le natiche, quindi lo punto nuovamente contro il mio orifizio anale e questa volta lo premo e lo attiro affinché capisca. . . e lui finalmente capisce e arrapato come un toro spinge sulle reni.

Una serie di lamenti sfuggono alla mia gola, mi ha fatto male, avrei preferito una penetrazione più graduale in modo da abituare il mio buchetto ad accettare la presenza dura di quel cazzo, perché a parte il momento della penetrazione, godo sempre nel sentir sfilare un membro che viola il mio culo, amo la lunga carezza che riceve l’anello di carne del mio ano, amo sentir sfilare la sporgenza delle vene, amo sentire i testicoli premere sull’alto della mia fica. Ma lui &egrave entrato d’un sol colpo facendomi gridare e ora &egrave dentro di me, Istintivamente i miei muscoli sfinterici stringono la base della sua verga in una morsa per lui morbida ma per me ancora dolorosa e se cominciasse ad andare e venire nel mio sedere mi farebbe ancora male.

E’ per questo che porto le mani dietro il suo sedere lo stringo trattenendolo dentro di me, il mio respiro affannoso lo induce a portare una mano fra le mie cosce ad accarezzare la mia fica, trastullare il mio clitoride finché piano piano mi rilasso, adesso il cazzo che ho nel culo diventa per me una presenza piacevole e godibile, ancheggio lentamente facendolo oscillare di qua e di là nelle mie interiora finché la mia lussuria mi fa lasciare le tue cosce e sussurrare:
– Inculami amore. . . inculami!

Oh il piacere che mi da il sentire quel membro stupendo uscire, entrare, uscire . . . dopo non molto sono io a muovermi venendogli incontro, picchiando le natiche contro il suo ventre, ritraendomi per dare ancora il culo al suo cazzo poi sento le sue mani stringere i miei fianchi, allontanarmi e avvicinarmi, infilzandomi e io godo, godo, godooo!
– Si amore si. . .si. . . ohhh si così. . . così. . .
Chino su di me soffia la sua eccitazione sulla mia schiene e mi dice parole sconce che io accetto perché sto godendo del suo cazzo, del suo picchiare le palle contro la mia fica mentre saliamo insieme i gradini del nostro piacere.
Ma sono io a varcarne per prima la soglia e vengo gridando insulti perché volevo sentire i suoi schizzi invadere i miei intestini riempiendoli di sperma ma lui esce dalle mie natiche e si appoggia con la schiena contro la parete mentre io ancora vogliosa mi avvicino e lo vedo teso e pulsante che aspetta la mia bocca ma non posso prenderlo così gocciolante di schiuma; apro il getto dell’acqua e prima di chinarmi lo ripulisco per bene ricordando il luogo in cui &egrave stato.
Ai miei lettori devo confessare che quando l’uomo é delicato e capace, amo riceverlo nell’ano ne godo, godo direi maggiormente di quando scorre nella mia vagina perché posso prenderlo per tutta la sua lunghezza, anche violentemente, anzi. . . purché sia ben lubrificato! Anche se mi ha appena fatto venire magistralmente, vedendolo appoggiato al muro, si risveglia la voglia che ho del suo cazzo.

E’ nella posizione che preferisco, so che ora vorrebbe le mie mani e la mia bocca. Le mie mani sono sul suo petto, devo sollevare il viso per raggiungere le sue labbra e baciare la sua bocca, la mia lingua ne percorre il contorno e subito lui la cattura, l’aspira, ma io amo farmela leccare la lingua così come amo farmi leccare le labbra e lui lo fa, il suo membro contro il mio ventre é duro e bagnato, ancheggio per sentirlo maggiormente, mentre le nostre bocche, le nostre lingue si cercano lambendosi voluttuosamente, le mie dita cercano i suoi capezzoli, li trovano, li titillano, facendoli ergere come quelli di una delle fanciulle con le quali amo appartarmi, quando li pizzico gli sfugge un lamento e il suo cazzo ha una contrazione che mi spinge a scendere.

Ora sono le mie labbra ad imprigionare i suoi bottoncini, a leccarli prima poi a succhiarli. Ma l’uomo &egrave impaziente e anch’io lo sono, le sue mani sul mio capo lo spingono verso il basso inducendomi a posare le ginocchia sul pavimento.
– Si amore, adesso. . . eccomi. . .

Il suo cazzo é lì, diritto, grosso, lungo e duro, é il momento che preferisco, quando sento che l’uomo é a mia completa disposizione, quando sono io la parte attiva e lui la passiva, quando mi sento padrona del suo piacere. Il mio naso contro la sua verga ne percepisce le pulsioni, scendo e lecco i testicoli incurante dei peli radi che li coprono, prendo in bocca una delle palle, la succhio, poi l’altra quindi risalgo l’asta, la discendo leccandola con voluttà, la risalgo ancora, e giunta in cima apro le labbra e prendo in bocca il glande e parte del cazzo,

Lo trattengo riuscendo con la lingua a fare più volte il giro del colletto, ma l’uomo lo spinge affinché io lo prenda interamente, lo lascio sfilare fra le labbra e lo prendo tutto, quasi tutto, perché la cappella in fondo alla mia gola mi provoca un conato, lo risalgo, e quando scendo ancora la mia saliva l’ha bagnato talmente che scivola, risalgo e scendo, e ancora e ancora.
Muove le reni, vorrebbe darmelo lui il cazzo, scopare la mia bocca ma le mie mani si chiudono sulle sue natiche mantenendolo fermo, e su e giù, su e giù perché é
é così che mi piace sbocchinare un uomo, lo succhio e lo lecco felice di udire i suoi sospiri rauchi e le sue parole sconce.

– Ti piace Elsa? eh troia? allora prendilo tutto. . . tutto. . . tutto. . .
– Si amore, sei mio, mi appartieni, il tuo cazzo mi appartiene, dammelo ancora, sempre!

So che manca poco al suo godimento, la cosa mi eccita talmente che nell’ultima parte una mia mano é fra le mie cosce, le dita nella fica fradicia . . . Poi nella mia bocca la cappella si gonfia, si fa maggiormente dura e con un’esclamazione roca l’uomo si scarica eiaculando in getti copiosi e spessi che non riesco a contenere ne a trangugiare, allora lascio colare lo sperma dalle mie labbra mentre scorrono ancora inseguendolo lungo il cazzo che sobbalza, io continuo perché so che anche l’ultima parte dell’orgasmo di un uomo é per lui appagante.

Poi lentamente lo sento afflosciarsi ma io continuo a succhiarlo finché le sue contrazioni di piacere cessano e lo lascio uscire dalla mia bocca. Sollevo lo sguardo non vergognandomi di farmi vedere con le labbra luccicanti dello sperma che sta colando lungo il mio mento finendo fra i miei seni. Quasi incredulo l’uomo si abbassa e si inginocchia davanti a me e mi abbraccia.

– Lisa. . . sei veramente stupenda!
– Adesso sono Lisa mentre prima ero Ester? Forse perché la tua ragazza non ti lascia fare quello che hai fatto con me? Dico irritata.

Mi alzo e lo spingo fuori dal box doccia e mentre lui si asciuga apro l’acqua e mi pulisco dallo sperma che ho sul mento, fra i seni e sul mio ventre, quindi esco e anch’io mi asciugo accuratamente poi con null’altro che un asciugamano avvolto attorno al mio capo esco dal bagno e ed entro nella stanza alla ricerca dei miei indumenti.
– Sei bellissima Lisa!
– Grazie, ogni donna &egrave bella quando si sente desiderata. . .
E’ disteso sul letto con i piedi che poggiano sul tappeto, il suo membro giace di traverso sul suo ventre, malgrado non sia più rigido ha perso poco della sua grossezza, sembra un serpente pronto a sollevare la testa. E’ bellissimo e desiderabile!

– Come, te ne vuoi già andare? Dice lui con entrambe le mani dietro il suo capo.
– Non hai risposto alla mia domanda di prima. Ti ricordi? Chiedo.
– Certo che ricordo! Non &egrave che la mia ragazza non mi lascia fare. . . &egrave che non oso, con te &egrave stato diverso!
– Già, sono una puttana. . . ma sono come le altre donne; devi sapere che tutte le donne sono pronte a comportarsi da puttane con l’uomo adatto. . .
Raccolgo le mutandine e comincio ad infilarle, lui si siede sul bordo visibilmente deluso.
– Davvero vuoi andartene? Ripete.
– Si, devi riaccompagnarmi amore, ma posso darti un consiglio? Fai pace con la tua ragazza! Chiamala, chiamala adesso! Sicuramente aspetta che tu la chiami.

Finisco di vestirmi, veramente ho poco da mettere oltre le mutandine: maglietta, gonnellina, le scarpe e in un attimo sono completamente vestita, vedo che anche Maurizio si sta rivestendo seppur controvoglia. Entro nuovamente in bagno, mi tolgo l’asciugamano che ho in testa e con il phòn completo l’asciugatura dei capelli e mentre mi pettino sento attraverso la porta accostata frammenti della telefonata che Maurizio sta facendo e capisco che &egrave in atto una riconciliazione fra lui ed Elsa e non so perché ne sono contenta.

Quando rientro vedo Maurizio che infila alcune banconote, di quale importo non so, in una busta bianca, la chiude e senza sigillarla me la porge.
Per te. . . Dice arrossendo.
Prendo fingendo una disinvoltura che non provo il pagamento per le mie prestazione da puttana che Maurizio da signore ha messo in busta come si fa con la parcella di una professionista.
Durante il ritorno nessuno di noi due parla, solo prima di scendere di macchina, nel darmi un bacio sulla guancia, sussurra:
Mi sei piaciuta, spero di rivederti.
Anche tu mi sei piaciuto, lo spero anch’io.
Scende di macchina, ne fa il giro e galantemente mi apre la portiera. Mentre lui si allontana traggo la busta dalla borsetta e senza aprirla la sigillo prima di riporla. Se un giorno assalita dalla depressione la aprirò, potrò vedere quanto valgo a letto.
Quando rientro il negozio sta quasi per chiudere ma Tilde non fa alcun commento per la mia assenza. Rientrando nella mia camera del B & B, mi butto sul letto e mia addormento quasi subito, felice e appagata.
Non giudicatemi troppo male!

Leave a Reply