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Racconti erotici sull'IncestoRacconti Gay

107 – Maurizio penetra ed è penetrato dal nipote

By 28 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La camera da letto era riscaldata con grandi termosifoni alle pareti, l’arredamento era composto da un armadio a due ante, un letto ad una piazza e mezza , un tavolino, un comò con una grande specchiera e un divano del tutto simile alla poltrona sulla quale mi ero seduto in cucina. Tutti i mobili erano in stile rustico di legno tinta noce chiaro. Sulla destra entrando in camera una porta a vetri smerigliati dava accesso ad una bellissima sala da bagno con vasca idromassaggio e box doccia, water, bidet e lavabo doppio. La parete della vasca e della doccia era ricoperta da un mosaico di piccolissime piastrelle multicolori mentre i muri restanti, erano rivestiti totalmente da perline in pino chiaro. Il riscaldamento centralizzato era sicuramente spinto al massimo e nelle camere la temperatura superava di gran lunga i venticinque gradi. Ci spogliammo e ci infilammo sotto le coperte, il letto non era molto largo ed io sentii subito il giovane corpo di mio nipote contro il mio, la sua morbida e setosa pelle sfiorare la mia, il bambino si accoccolò contro il suo maturo zio e i miei sensi si accesero repentinamente. La sua mano mi accarezzava il petto villoso ed io lo lasciai fare, colpevolmente lasciai che mi accarezzasse. Contro la mia coscia percepivo la sua durezza premere quasi a volermi penetrare nei muscoli. Mi voltai verso di lui, i nostri cazzi rigidi uno sopra l’altro, me lo spingeva contro i peli del pube, giocavamo a strusciarli uno contro l’altro, mi abbracciò strettamente, le sue labbra morbide e carnose sulle mie, la sua lingua che entrava prepotente nel mio cavo orale e iniziava mille schermaglie con la mia. Percepii contro il mio ventre una goccia di umido e abbassai la mano gli sfiorai il taglietto del cazzo e vi trovai una goccia scivolosa fra le dita. Volli sentirne il gusto e mi portai le dita alla bocca infilandole fra le mie e le sue labbra, entrambi ci contendemmo il prezioso nettare. Sapeva di dolce e salato allo stesso tempo, con un retrogusto lievemente acerbo, lo trovai buono e piacevole al palato. Lui buttò via le coperte e meravigliosamente nudo si mise a quattro zampe, era uno dei più belli spettacoli mai visti in vita mia. Suggeriva armonia, sensualità estrema, attrazione incontrollabile e accendeva un forte e ingestibile desiderio. Mi ritrovai dietro di lui, il cazzo durissimo con in punta un laccio tremulo di liquido trasparente penzolante, vidi davanti a me la sua rosetta anale senza nemmeno un pelo, rosea e lievemente aperta, la mia cappella trovò il centro di quel magnifico bersaglio e glielo spinsi all’interno. Mugolò lungamente, mentre io morivo dall’intenso piacere. La sua guaina stretta e calda mi avvolse il pene accogliendolo nelle sue viscere. Spinsi ancora e mi trovai sprofondato completamente fino all’elsa nel suo culo bianco e burroso. Avrei voluto sculacciarlo, ma mi trattenni, iniziai a pomparlo lentamente dentro e fuori, dentro e fuori”.. Lui muoveva le chiappe ondeggiando a destra e a sinistra, mi sporsi in avanti e cercai il suo cazzo, trovai invece la sua mano che si stava adoperando a smanettarselo con vigore. Gli allontanai la mano e presi possesso di quell’enorme batacchio, che stupefacenti sensazioni, era più bello che inculare una femmina. Lui si mosse e si lasciò cadere in avanti sfilandosi così il cazzo dal culo. Fu questione di attimi e lui si sdraiò supino si sollevò le gambe innalzando contemporaneamente il culo. Lo potevo vedere in faccia adesso e così glielo infilai ancora e nuovamente gli impugnai la grossa mazza segandolo.
Sotto i miei possenti colpi di cazzo le sue palle ballavano mentre io continuavo a masturbarlo.
Per la prima volta vidi i suoi zampilli uscire dal suo cazzone. Uscivano a fontana disordinatamente, non li contai ma gli schizzi furono veramente tanti. Alcuni lo raggiunsero sul viso altri sugli occhi accecandolo un po’, che sborrata ragazzi!!! Fu il massimo per la mia eccitazione e senza toglierlo gli allagai l’intestino di sborra calda. Mi attirò a se ed io mi sdraiai su di lui abbandonandomi perdutamente e ormai in coma profondo. Dopo una doccia rigenerante ci infilammo sotto le coperte e dormimmo praticamente abbracciati per tutta la notte.
Al mattino mi svegliai verso le otto e andai in bagno mi lavai e poi silenziosamente mi apprestai a vestirmi per andare a fare quattro passi fuori. Daniele aprì faticosamente gli occhi e mi vide in mutande ai piedi del letto in procinto di infilarmi i pantaloni. Miagolò come a dire vieni qui con me e io ormai ipnotizzato e succube della sua stupenda giovinezza, sfilai gli slip e nudo come un verme mi sdraiai vicino a lui. Mi baciò delicatamente sulle labbra e poi di nuovo la sua lingua dentro la mia bocca. Ci baciammo a lungo e poi lui mi diede la schiena, mise una mano dietro e me lo prese in mano, lo sentì duro e pronto e spingendo all’indietro il culo mi invitò a penetrarlo. Lo infilai dentro a quel paradiso e lo sodomizzai ancora attirandolo a me per meglio sprofondare al suo interno. Gli sborrai dentro in meno di quattro, massimo cinque minuti. Si alzò e mi prese per mano guidandomi in bagno, si chinò e aprì il rubinetto della vasca idromassaggio e versò al suo interno un bagno schiuma profumato. Appena l’acqua ebbe raggiunto un livello accettabile si sdraiò all’interno e mi chiese se dovevo fare la pipì. Gli risposi di si e lui mi invitò a farla, mi girai verso il water ma lui mi fermò, il giovanissimo pervertito voleva che la facessi addosso a lui. Indirizzai così il mio arnese verso di lui e iniziai a svuotare la vescica dal suo liquido giallo e caldo. Cominciai ad aspergergli il torace, ma vidi che spalancava la bocca e allora lo accontentai. Lo vidi bere a garganella il mio piscio, poi si sollevò gocciolante dalla vasca e mi fece sdraiare a mia volta. Aveva il cazzo duro ma inspiegabilmente riuscì a pisciare. Io non aprii la bocca nonostante che lui dirigesse il suo potente getto sul mio viso. Mi lavò per bene con la sua urina e poi si calò anche lui nella vasca. Premette un pulsante e sentii l’acqua uscire rumorosamente dallo scarico, quindi lavò per bene la vasca con la doccetta e quindi la riempì nuovamente con acqua tiepida. Pensai che dopo esserci lavati ci saremmo asciugati e finalmente saremmo usciti. Lui aveva altri programmi, uscì dalla vasca e rimase in piedi con il grosso batacchio duro che puntava in direzione del mio viso. Compresi il suo desiderio e lo accontentai, questa volta riuscii ad accoglierne in bocca circa due terzi, con le mani gli artigliai le deliziose chiappe e lo attrassi verso di me, lo spompinai a lungo, poi lo sentii irrigidirsi ulteriormente e compresi che da li a poco mi avrebbe allagato il palato e la gola e invece all’ultimo momento lo estrasse e i suoi schizzi mi colpirono sul viso ripetutamente. Alla fine lui rise di gusto e mi suggerì di guardarmi allo specchio. Uscii dalla l vasca e liberando l’occhio destro dal denso liquido che lo ricopriva mi guardai nella specchiera del lavabo. Ero totalmente ricoperto da una spessa maschera di sborra lattiginosa e densa, dal mento mi scendevano come delle stalattiti che rimanevano li appese miracolosamente senza cadere. Lui si avvicinò a me e mi volle baciare, mi baciava e mi leccava il viso, ingoiammo tutto il suo sperma. Alfine mi guardai ancora allo specchio e il mio viso era miracolosamente pulito. Gli diedi una bella pacca sul culo e rientrai in camera. Ci vestimmo e dopo aver fatto colazione uscimmo finalmente all’aperto. Dopo aver speso tutte quelle energie fu veramente rigenerante e salutare passeggiare per il paese rilassandosi a guardare le vetrine e visitare le botteghe artigianali dei vari borghi. Verso le tredici rientrammo e senza fare nulla trovammo il pranzo pronto. Mangiammo e poi giocammo tutto il pomeriggio a carte con alcuni ragazzi. Erano le diciotto quando uscimmo per andare a prendere l’aperitivo. Ricevetti una telefonata da parte dei mia sorella, la mamma di Daniele, che si raccomandava a me affinché seguissi suo figlio da vicino. Le confermai che lo stavo facendo e che lo avrei fatto anche nei giorni prossimi. Già, più da vicino di così’.. Durante quella telefonata mi preannunciò che forse lei, suo marito e Marta, la sorella di Daniele, ci avrebbero raggiunti il giorno di Santo Stefano.
Quella sera iniziammo a cenare che erano le nove e proseguimmo fino alle due oltre la mezzanotte.
Aprimmo i pacchi con i regali e brindammo ripetutamente con dell’ottimo spumante italiano.
Verso le quattro del mattino un po’ brilli andammo a dormire. Per me fu come se fosse Pasqua, ovvero una lunga e dura notte di passione. Daniele aveva bevuto ma non aveva perso la sua esuberante giovinezza. Nel letto ci abbracciammo come faceva ormai parte della consuetudine, poi però lui si mise sopra di me, il suo cazzone che mi strusciava sul ventre fin ben oltre l’ombelico.
Poi si tirò indietro e lo guidò fra le mie palle con la sua cappellona a sfregarmi fra le natiche. Mi sollevò poi le gambe e se le mise sulle spalle, in quella posizione era totalmente indifeso e alla sua mercè. Gli dissi che non volevo, gli spiegai che ero vergine e che volevo continuare ad esserlo.
Avere il suo delizioso corpo sopra di me mi rendeva indeciso e sottomesso. Sentivo il suo glande contro il mio sfintere, lui si sputò sulle dita ripetutamente e altrettanto ripetutamente mi insalivò per bene dentro e fuori il buco del culo. Si stava preparando la strada, cavoli, la mia non era una strada, si trattava al massimo di un piccolo sentiero, non era certamente una caverna o una spelonca, ma forse si trattava di uno strettissimo cunicolo. Non sarei riuscito a sopravvivere all’ingresso di quel paracarro in miniatura. Iniziò a spingerlo dentro al mio buchetto che, bastardo, si aprì e gli diede strada. Portai le mie mani ad afferrarmi le chiappe e le tirai per separarle una dall’altra, visto che mi avrebbe diviso a metà come una mela, almeno che provassi a rendere le cose più facili. Il dolore quando la sua cappella forzò l’ingresso e prepotentemente entrò in me, fu realmente atroce. Durò un attimo poi ancora la sua spingarda a scivolarmi faticosamente all’interno delle viscere. Gli chiesi di smettere, lo supplicai di tirarsi indietro, il piccolo figlio di puttana non ne volle sapere e con quel cazzo da guinness dei primati forzò ancora di più il mio buco ormai slabbrato. Compresi solo allora cosa significasse farsi spaccare il culo. Più si conficcava in me e più mi sembrava di essere impalato, avevo la netta impressione di sentirlo dentro lo stomaco, mentre lui millimetro dopo millimetro mi sfondava il culo. Per rassicurarmi mi disse che ormai ce l’avevo quasi tutto dentro.
Non mi rassicurò affatto, era quel quasi che mi lasciava sconcertato e perplesso. Portai una mano a impugnarglielo e mi accorsi che era dentro un poco più della metà. Credetti di svenire quando lui me lo conficcò con forza tutto di un colpo dentro al culo. Me lo disse ridendo che me l’aveva ficcato tutto dentro, io pensai di morire, realizzai che da quel momento in poi non sarei mai più riuscito a camminare se non con le gambe larghe. Mi accorsi ancora di più di quanti centimetri di cazzo avevo dentro quando lui lentamente fece il viaggio di ritorno. Lo sentivo uscire piano, piano e poi però lo sentii entrare tutto in un sol colpo, ancora indietro e ancora avanti, per almeno una quindicina di minuti, lui, instancabile mi inculò senza pietà, poi iniziai a percepire un vago sentore di piacere prendere il sopravvento sul dolore. Nuovamente dentro tutto e ancora tutto fuori, oddio, mi piaceva, cazzo, mi piaceva prenderlo in culo!!! Quando vide il mio cazzo, fino ad allora molle come uno straccio, rinvigorirsi poco per volta, mi disse che ero un frocio di merda e che godevo a prendermelo in culo!! Era riuscito a darmi piacere, aveva raggiunto il suo scopo, ora ero completamente bisessuale. Penetrò ancora in me con violenza, fui sorpreso di non percepire alcun dolore, iniziò a inchiappettarmi velocemente, affondava fino all’elsa la sua lunghissima spada e produceva un ciac ad ogni affondo. Ciac, ciac, ciac, ciac”. Poi credetti che i suoi coglioni mi entrassero anch’essi dentro, tanto lui stava affondando nelle mie viscere. Poi sborrò, nuovamente un fiume in piena, un torrente impetuoso, una eruzione vulcanica e una conseguente colata lavica mi invase l’intestino ed io risposi a mia volta schizzandomi addosso il mio seme.
Quando con un sonoro plop lo estrasse lasciandomi il buco libero tastai con le dita e vi trovai, al posto del mio orifizio chiuso e stretto, una caverna aperta dove ci entravano tre o quattro dita comodamente. Guardai i pomoli del letto e li giudicai adatti a entrare nel mio ex culetto vergine.
Era arrivato Gesù Bambino e aveva portato un grosso cetriolo tutto per me. Già ora non avrò più paura di niente pensai’ Il giorno seguente arrivarono mia sorella Lucia, con mio cognato Martino e la sorella di Daniele, Serena. Loro si accomodarono occupando le due ultime camere disponibili e il ‘mio’ Daniele rimase a dormire con me. Ma questa è un’altra storia con ulteriori interessantissimi sviluppi”

Buon sesso a tutti e ancora buon anno 2014 da parte di Ombrachecammina
Scrivetemi a: alexlaura2620@libero.it

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