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Racconti Gay

Alla ricerca della prima esperienza

By 3 Luglio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Alla ricerca della prima esperienza (1. Parte)

Avevo 16 anni, il mio nome &egrave Patrizio, ma per tutti semplicemente PAT, quando, mi accorsi che oltre alle ragazze, con le quali avevo parecchio successo, mi piacevano anche i ragazzi, soprattutto quelli un po’ effeminati. E pure io non ho mai nascosto il mio lato femminile.

Ma ci vollero altri 2 anni per avere la mia prima esperienza con un uomo.

Era un sabato e mi apprestavo a scendere in città con il Tram per fare un po’ di shopping. Indossai i miei Jeans in finta pelle e un maglione bianco con il collo alto e un paio di scarpe nere. Mi sentivo molto sexy e a mio agio.

Arrivai alla stazione del Tram e vidi una marea di persone ad attenderlo, come al solito in ritardo, che sfiga, al suo arrivo ci fu l’assalto ma io rinunciai e decisi di attendere il prossimo. Come me fecero un’altra decina di persone.

Tra queste persone c’era un uomo, sulla quarantina, leggermente brizzolato, non troppo alto, di bell’aspetto, i nostri sguardi per un’attimo si incrociarono, ma imbarazzati, voltammo via la faccia.

Arrivò finalmente il tram seguente, anche questo affollato, ma non troppo, entrai e mi misi quasi in fondo, in modo da poter guardare chi c’era senza essere notato troppo. Non notai però che l’uomo della stazione era salito e si trovava dietro di me.

Alla fermata seguente entrarono altre persone ed eravamo quindi molto stretti e tutti accalcati, alla partenza del Tram ci fu un piccolo sobbalzo e sentii qualcosa di duro all’altezza del mio sedere. Dopo qualche secondo sentii di nuovo uno sfregamento, quindi non era casuale, si trattava di un cazzo in tiro. Con la coda dell’occhio vidi nel vetro l’uomo della fermata.

I suoi movimenti si fecero molto più frequenti e sentii persino la sua mano che mi toccava una chiappa. Avevo paura che qualcuno notasse quello che stava accadendo, ma almeno a parer mio, nessuno se ne accorse e quindi lo lasciai fare.

Il mio cazzo ormai stava per scoppiare nel mio piccolo perizoma che amavo mettere con quei pantaloni, con la mano mi toccai il pacco, ma la sua voce disse:

-fermati’ non devi toccarti, se vuoi rivedermi prendi il Tram delle 16.15 questa sera al capolinea

Stavo per rispondergli ma quando mi girai mi accorsi che se n’era andato.

Passai la giornata a ripensare all’accaduto e a decidere se presentarmi su quel tram e provare questa nuova esperienza.

Entrai in un sexy shop, comprai due perizomi in lattice nero, il commesso era molto carino ed effeminato, mi impacchettò la merce senza mai togliermi gli occhi di dosso e con voce dolce mi disse

– Fortunato chi aprirà il pacchetto, quanto vorrei essere io’.

Mi diventò duro istantaneamente, era la seconda volta in un giorno che venivo adescato, se non fossero mancati pochi minuti all’appuntamento mi sarei fermato.

Allungando il passo mi avviai a prendere il Tram, salii ma era inesorabilmente vuoto. Attesi qualche minuto ma nessuno salii, il Tram partì. Dopo 2 fermate vidi lo sconosciuto di quella mattina, mi notò subito e si sedette accanto a me, senza dire una parola.

Sino alla mia stazione di destinazione ci volevano almeno 20 minuti di viaggio. Sembrava che tutti si accorgessero della tensione sessuale che c’era tra di noi. La sua mano scivolò sulle mie cosce, coperta dal cappotto che sapientemente aveva appoggiato sulle mie gambe.

Accarezzò l’interno delle cosce in modo molto sapiente, senza mai arrivare al mio cazzo che ormai stava per indurirsi. Sentivo il perizoma che non riusciva più trattenere la mia voglia di sborrare.

Quando poi con un dito, attraverso i miei pantaloni in pelle, arrivò al cazzo, scoppiai in un orgasmo esagerato, sentivo il seme impiastricciare tutto il perizoma.

Lui se ne accorse e tolse la mano e mi disse:

– E’ la prima volta vero ? Sei venuto in meno di 2 minuti.
– Si ‘ dissi io ‘ mi &egrave piaciuto un sacco &egrave tutto il giorno che non penso ad altro
– Bene, allora seguimi, ti farò assaporare le gioie del sesso

Scendemmo dal Tram lo seguii senza dire nulla, arrivammo davanti ad una palazzina moderna e sicuramente di lusso.

Si fermò davanti alla bucalettere per prelevare la posta, scoprì che il suo nome era Luca; pochi passi più in la c’era ad attendere l’ascensore una signora di bell’aspetto.

Luca salutò la Signora Brenni, e salimmo nell’ascensore, durante la salita la mano di Luca accarezzò il mio culetto, quel gesto mi fece trasalire. Lui se ne accorse e mi soffiò sul collo.

Ero sicuro che la Signora Brenni se ne era accorta, sul suo viso ci fu un gigno di approvazione.

Scendemmo per primi e Luca continuava a tenermi la mano sul culo. Arrossii vistosamente.

Entrammo nel suo appartamento, era molto lussuoso, pieno di quadri, divano in pelle, mobili costosi, ma non ebbi molto tempo per guardarmi in giro.

Chiuse la porta, mi prese per le spalle, mi mise contro il muro e mi baciò, le nostre lingue si incontrarono e ci fu un interminabile slinguazzamento. Sentivo la pressione dei dei nostri rispettivi cazzi.

Le sue mani finirono sui miei fianchi prese il mio maglione e me lo tolse da sopra la testa, alla vista del mio corpo senza peli e con un bel six-pack, notai il brillare dei suoi occhi.

Baciò e mordicchio i miei capezzoli, infliggendomi un leggero dolore misto a piacere, passò a mettere la lingua nel mio ombelico e con la mano aprì, sapientemente, i pantaloni e me li calò sino al ginocchio.

Il prepuzio del mio cazzo spuntava dal mio perizoma, lo leccò uno, due, tre volte, stavo di nuovo per venire. Se ne accorse subito, quindi tornò su e mi mise di nuovo la lingua in bocca, sentivo per la prima volta il gusto di un cazzo, anche se era il mio.

Toccò a me, gli aprii la camicia anche il suo corpo, malgrado i 40anni era ben fatto, con qualche pelo qua e la. Accarezzai la sua schiena e scesi all’altezza del suo pacco.

Con qualche difficoltà aprii i bottoni dei suoi Jeans, non portava le mutande, mi trovai quindi, a pochi centimetri dal suo cazzo durissimo un po’ all’insù.

Non sapevo bene cosa fare, ma preso da quel momento lo presi in bocca e per poco non soffocai. Luca se ne accorse subito, mi prese la testa mi tolse il cazzo della bocca e mi disse

– Aspetta che ti faccio vedere come si fa.

Mi prese per mano, mi accompagnò nella sua camera da letto mi disse di sdraiarmi a gambe aperte. Così feci.

Mi tolse il perizoma bagnato ancora da quanto successo nel Tram.

Si chinò su di me, prese in mano il mio cazzo, lo segò per alcuni secondi e prese in bocca prima la cappella, e poi pian piano iniziò a fare su e giù, dopo qualche colpo era riuscito ad ingoiarlo tutto sentivo il suo labbro arrivare sino alle palle.

Di colpo si staccò del mio cazzo. E prese da un cassetto una crema e se la mise sulle dita, riprese a ciucciare al mio cazzo, che ormai stava per scoppiare, infilò un dito nel mio culetto, che prima d’ora era stata visitato solo da una piccola candela, il quale entrò senza crearmi nessun dolore, ma al momento che ne mise due, di dita, sentii un forte dolore che mi fece fare uno scatto.

Luca mi tranquillizzò ma lasciò le due dita dov’erano e iniziò contemporaneamente a fare su e giù con la bocca e con le dita, ritmicamente, il dolore era completamente sparito e lasciato lo spazio ad un godimento mai provato prima.

Sentii le mie palle strizzarsi e svuotarsi, nella sua bocca. Ingoiò tutto sino all’ultima goccia, per qualche momento le sue dita continuarono a entrare nel mio buco ormai dilatato.

Ero pronto per accogliere il suo cazzo.

‘segue’. Volevo subito sentire un bell’uccello dentro il mio culetto vergine.

Mi disse di mettermi a 4 zampe, sarebbe stato più facile, per lui entrare, spalmò ancora qualche goccia di vaselina nel mio buchetto, mise il preservativo e appoggiò la cappella al mio buchetto.

Con molta attenzione spinse dentro, mi sembrava di lacerarmi urlavo di dolore, le due dita non erano bastate come allenamento, ma non si fermò, andò avanti qualche centimetro ancora, mi scendevano le lacrime, si fermò un’attimo, mi accarezzo la testa con dolcezza, singhiozzando annuii, e con un colpo secco sentii il suo uccello sino alle viscere.

Con la stessa velocità lo estrasse e me lo rimise dentro, almeno 4 volte, il dolore diminuiva ogni perforazione, quando finalmente iniziò a stantuffarmi e a sentire le sue palle che sbattevano contro le mie, godevo come una troia in calore, urlavo talmente forte che, ne ero sicuro, i suoi vicini sentivano le mie urla e i miei grignolini di piacere.

Non smise un’attimo, così per 10 minuti, ogni colpo era per me un’orgasmo di piacere, avevo il mio uccello durissimo, con un gioco da equilibrista mi toccavo.

Luca non ce la faceva più, stava per venire mi chiese se ero pronto a ricevere una scarica di sborra nel mio culetto, ormai dilatatissimo, siii la volevo tutta, anche se sapevo che aveva il preservativo.

Ancora 3-4 colpi e sentti il getto caldo entrare nel mio culetto, avrei quasi desiderato che fosse senza preseservativo per sentire cosa si provava ad essere indondato da quel liquido caldo.

Completamente spompato e sudato tolse il suo cazzo ancora semiduro dal mio culetto, io mi girai e lo accolsi tra le mie braccia. Ci baciammo lungamente e mi addormentai tra le sue braccia.

Dopo qualche ora, mi risvegliai, ancora nudo sul suo letto, Luca era sparito, al suo posto c’era un biglietto con scritto

‘E’ stato bellissimo, ‘sverginare’ un ragazzo bello come te, purtroppo devo andare a lavorare, resta pure se ti va, altrimenti lasciami il tuo numero di telefono. Tuo Luca’

Mi alzai, andai in cerca del bagno e feci una bella doccia calda, mentre pensavo a quello che mi era successo, il solo pensiero me lo aveva fatto diventare duro, insaponai bene il mio culetto ancora un po’ dolorante, ma ancora voglioso. Presi, li appeso, la spazzolone per lavare la schiena e mi ficcai il manico nel culetto ormai dilatato, mentre con l’altra mano me lo menavo, ci volle qualche minuto ma poi uscii una calda sborra dal mio uccello.

Mi rivestii, lasciai il numero del mio cellulare sul tavolo della sala con in ricordo il mio perizoma sporco del mio seme.

Tornai a casa. Erano appena le 21. Ma mi addormentai immediatamente, sfinito.

Il giorno seguente, una domenica, mi alzai sul tardi, indossai il perizoma di latex comprato il giorno prima, un paio di pantaloni bianchi a vita bassa e un maglione a collo alto nero. Scesi per strada e mi incamminai verso la fermata del Tram, sperando di incontrare Luca, ma con mia grande delusione ciò non accadde.

Mentre vedevo la città passare via, la mia mente ricadde sul commesso del giorno prima al Sexy Shop, mi era piaciuto e decisi di andare a vedere se lavorava anche oggi.

Entrai e lo vidi in fondo al negozio mentre serviva un bellissimo Trans brasiliano, se non fosse stato per la voce avrei pensato fosse una strafica. Il commesso, avrei in seguito scoperto che si chiamava Franco, le stava facendo vedere dei vestiti in Latex nero e alcuni miniabiti.

Mi era venuto il desiderio di provare a indossare una minigonna o un miniabito, presi coraggio e mi avvicinai a loro e tirai fuori uno due abiti come se li guardassi per una mia presunta ragazza (ma chi volevo prendere in giro ?) Difatti non funzionò e tutte e due capirono che li volevo per me.

Franco mi guardò e disse:

– Accomodati pure, la dietro ci sono le cabine di prova.
– Ehmm’ – balbettando ‘ si gr’ gra’ grazie.

Entrai, chiusi la tenda, mi spogliai, e indossai un miniabito nero, aderentissimo, che sembrava fatto su misura per far risaltare il mio bellissimo sedere e il mio corpo effeminato.

Si aprii improvvisamente la tenda e mi trovai davanti Franco e il Trans Brasiliano,

– Ti sta molto bene ‘ disse Franco
– Manca qualcosa ‘ disse il Trans ‘
– Lo so io cosa manca, aspetta un’attimo, sparì per qualche secondo e riapparve con una coppia di tette in silicone. Prese della colla speciale e me le appiccicò sotto il vestito.
– E le scarpe ? ‘ chiese il Trans –
– Le vado a prendere in magazzino, che numero porti ?
– 39 !
– Un piedino da fata ! ‘ Sorrise Franco ‘

Nel mentre il Trans prese dalla borsetta la Trousse e iniziò a mettermi Fard e Eyeliner sul mio viso.

Franco arrivò con un paio di sandali con cinturino alla caviglia e tacco trasparente, da vera zoccola. Misi le scarpe e per poco non mi spaccai le caviglie, con grande ilarità da parte del Trans e di Franco.

Mi rimirai nello specchio e vidi una splendida fanciulla. Quello che in cuor mio avevo sempre desiderato di essere.

‘continua’.

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