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COLLEGE FEMMINILE

By 17 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

I miei genitori sono cattolici ben pensanti, sono molto ricchi e come la maggior parte dei ricchi adorano spendere e spandere i loro soldi in uscite e divertimenti.

Sono sempre stata scomoda per loro.

Forse perchè sono arrivata che erano ancora molto giovani.

Con la scusa di volere il meglio per me oggi mi ritrovo qui, in un college femminile, lontano 400 km da loro.

So cosa state pensando: “chissà che tristezza ti porti dentro”, beh non è così… ho la “fortuna” di essere lesbica, molto lesbica.

Vidi Katia per la prima volta nella palestra durante educazione fisica e da quel giorno in poi i miei occhi furono puntati sempre e solo su di lei, sui suoi occhi scuri e sulla sua bocca terribilmente eccitante.

Il suo corpo perfetto, i suoi modi fini, seducenti, indimenticabili.

Una cosa negativa devo dirla, lì dentro mi annoiavo terribilmente.

Troppe assurde regole da seguire, troppi orari da rispettare, l’unico mio sostegno era fantasticare.

Fantasticavo che un giorno l’avrei guardata in quegli stessi occhi, baciando quelle stesse labbra, sussurrandole quanto mi eccitava, quanto la desideravo, quanto la bramavo!

Continuai a spiarla da lontano per 8 lunghi mesi.

Stava diventando un’ossessione.

Sognavo di lei la notte; io che mi avvicinavo, che mi presentavo… ma di giorno tutto ciò mi sembrava inutile, probabilmente una così aveva un ragazzo.

Lei era troppo bella, inavvicinabile.

Giunte a metà anno scolastico avevo perso ogni speranza di poterla avere.

Lei era iscritta all’ultimo anno e dopo quegli ultimi mesi che mancavano alla fine della scuola forse l’avrei persa di vista per sempre.

Poi avvenne qualcosa: durante la festa di Capodanno ci conoscemmo.

Ogni cellula del mio corpo era in fiamme, non stavo più nella pelle, mi sembrava di andare a fuoco.

Cominciammo a studiare insieme e, dopo un mese di torture, presi una decisione… non mi bastava più sfiorarle la mano, sussurrarle complimenti all’orecchio, camminarle a fianco osservando le sue enormi tette sobbalzare ad ogni movimento.

Desideravo di più, volevo passare un’intera notte nel suo letto!

E così fu… le confessai le mie tendenze e lei ne fu meravigliata.

Mi confessò di aver sempre avuto la curiosità di stare con una donna ma l’aveva sempre celata per l’etica della sua religione.

La presi per mano e lei senza obiettare mi seguì.

Ricordo che eravamo nella sua stanza, tutto lì parlava di lei.

Il dormitorio era immerso nel silenzio, non c’era nessuno in quel periodo dell’anno.

Riuscivo a sentire il suo respiro affannato, il suo corpo accanto al mio, caldo e accogliente.

Morivo dalla voglia di toccarla, di sentire le sue dita dentro di me, di averla mia, qualunque cosa sia successa dopo, qualunque destino avessero le nostre vite.

L’avremmo rifatto? Non mi importava.

Vivevo quegli attimi tanto sospirati come se fossero gli ultimi della mia esistenza.

Assaporavo le sensazioni che mi attanagliavano e chiudendo gli occhi mi perdevo in un mondo fatto solo di piacere.

Fui io a fare il primo passo.

Cominciai a baciarla sulle labbra, poi scesi al collo, poi al petto, lentamente, stando bene attenta ad eccitarla per bene.

Avevo aspettato troppo ed ora potevo decidere come e quando.

La mia lingua scese ancora giù, fino a raggiungere il suo sesso.

Ascoltavo il suo respiro, era quello che mi guidava, che mi dava il ritmo.

Katia era in mio potere.

Ormai eravamo entrambe eccitatissime e così la tirai verso di me.

“Ti prego, continua!” mormorò ed io la presi con foga: bastarono pochi estatici secondi per portarla ad un piacere infinito, lasciandola senza forza.

Ci addormentammo stanche e sudate. Il mattino dopo persi ogni interessa per lei, non fiatammo.

La lasciai in camera, sola, con il ricordo di una notte eccitante e con la desolante consapevolezza che non mi avrebbe rivista mai più.

 

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