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Racconti Gay

Come ho scoperto di essere.. Sasha.

By 21 Gennaio 2021No Comments

Mi ero da poco lasciato con la mia ragazza, una storia travagliata di 2 anni, fatti di dolore -un tradimento da parte sua-, amarezza e poca complicità. Finì tutto una sera, su WA, senza nemmeno vederci per dirci addio: avevo vent’anni, e dopotutto eravamo entrambi abbastanza giovani da fregarcene.

Con lei avevo una vita sessuale piuttosto attiva, tuttavia non particolarmente appagante. Comunque, dopo esserci lasciati, mi ero improvvisamente ritrovato senza nessuna ragazza disposta a ‘divertirsi’. Rimorchiare andava malissimo, 2 di picche a nastro quasi ogni sabato era e mi restava solo qualche sito web, dove menarmelo, e qualche vecchia chat dove ero quasi sempre certo di chattare con false donne, poiché capitava spesso anche a me di fingermi femmina, solo per inscenare una situazione intrigante. Diciamo.. ecco, che in chat ci andavo troppo spesso. Ero abituato, e quando una sera ritrovai la chat offline… beh, mi prese improvvisamente una gran tristezza. Come potevo sopperire? Chat cam? Ci provai, ovviamente. Ogni chat roulette era un tizio con il cazzo in mano, intento a menarselo, forse mi capitarono un paio di tipe, ragazze. Ma presto skippavano oltre… Mi segai comunque, ed alla fine pensai che avrebbero sistemato la chat testuale che tanto mi piaceva.
Invece no, dopo due o tre settimane di astinenza mi ritrovai di nuovo in CAM, con il pisello duro e a favore di camera… passavano i minuti e niente, niente mi intrigava. Nessuno. Il prossimo… il prossimo, avanti. Click. Dopo non so quanto, vidi un ragazzo: era messo a pecora e si stava segando con il buco di culo a favore di camera: mi venne un brivido. Interessante, pensai. Peccato che decise di passare oltre, e mi ritrovai a fissare l’ennessimo cazzone.
In quel momento mi venne una strana idea… Uno strano brivido; mi spostai allo specchio, il mio corpo -benché non perfettamente in linea- mi piaceva: ancora di più mi piaceva il mio sedere. Forse sarebbe piaciuto anche agli altri?
La cosa mi intrigava. Ecco perché, nei giorni successivi, iniziai a studiare modi ambigui per mettere il mio smartphone a favore di sedere, per mostrarlo in chat e godere di come eccitavo gli altri: fu un successo. La maggior parte degli uomini si fermava, apprezzava, e molti di loro si segavano chiedendomi di infilarmi un dito… Inizialmente restio, mi ritrovai alla fine della settimana ad essere passato dalle semplici dita ad una carota -che avevo comprato proprio per l’occasione!-
Insomma, avevo capito che mi piaceva eccitare gli uomini, mi piaceva infilarmi la roba nel culo e avevo scoperto che mi piaceva anche sentirmi dire che ero una troia. Tuttavia, mi reputavo perfettamente ed unicamente eterosessuale.

Questo processo durò per alcuni mesi, fin quando, ad un certo punto non mi venne voglia di andare oltre, ed iniziai a frequentare dei siti d’incontri ‘hot’. Qualche chat, promesse non mantenute, foto, tante cazzate sia da parte mia che dai miei interlocutori… per arrivare alla fine a fare l’unica cosa che mi ronzava in testa: lasciarmi trasportare dagli eventi. Ricordo che avevo fatto alcune ricerche, riguardo ad un parcheggio in periferia frequentato da uomini, a cui piaceva fare certe cose… Ci provai un sabato sera, ronzai intorno al parcheggio e vidi un certo movimento, tuttavia non sentendomi pronto decisi di andarmene. Di nuovo ci tornai domenica, tuttavia non venne nessuno… Il sabato dopo non andai, avevo impegni, e decisi invece di provarci domenica sera: il risultato? Un fiasco. Era vuoto. 
Imboccai la tangenziale e mi fermai al primo autogrill per prendere un caffè, nel parcheggio c’erano poche auto e all’interno praticamente nessuno. Comprai una bottiglietta d’acqua, un caffè e poi me ne tornai verso l’auto, del tutto intenzionato a tornarmene a casa… Tuttavia, in quel momento, notai su di un palo nel parcheggio una strana scritta: il nome del parcheggio dov’ero stato ed un numero di telefono. Mi venne prima da ridere, poi i brividi: provo a chiamare?
Indeciso, terrorizzato, presi il telefono e telefonai -con l’anonimo-. Dall’altra parte una voce maschile disse pronto, io rimasi in silenzio. Lui anche, poi, dopo circa un minuto mi chiese se avevo trovato il numero all’autogrill, dissi di sì, e lui mettendosi a ridere mi rispose che avevo fatto bene a chiamare. Se volevo, tra mezz’ora ci potevamo vedere direttamente lì: cercai di trattare, chiedendo invece di vederci prima all’autogrill, ma alla fine accettai di tornare al parcheggio.
Ero agitato, e dopo qualche minuto d’esitazione decisi di tornare al parcheggio.

Ero seduto nella mia auto, vicino al bordo che dava su un boschetto verdastro e pieno di cespugli: avevo già il cazzo duro e l’ansia in corpo, non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo nemmeno se quel tizio mi sarebbe piaciuto, l’unica cosa che speravo: spero non puzzi. 
Arrivò infine un’auto bianca, fece il giro del parcheggio un paio di volte, c’erano altre auto chiuse, e poi io, che per farmi notare feci lampeggiare le 4 frecce. Parcheggiò poco più in la, potevo vedere solo la sua sagoma sul sedile, apparentemente imponente. Che faccio? Pensai.
Aspettai una manciata di secondi, e poi lo vidi scendere dall’auto: rimasi incerto. Era un uomo sulla cinquantina, decisamente sovrappeso, capelli bianchi e barbetta, era vestito in maniera semplice: jeans, scarponi, una camicia a scacchi rossa e sopra una giacca scura. Si avvicinò, lentamente, accostandosi al finestrino. Ci salutammo, gli dissi, stupidamente, che ero stato io a chiamarlo. Rise, di gusto, e poi mi fece segno verso il boschetto con la mano. Gli dissi se potevamo andare da qualche parte, e lui scosse il capo: disse che all’aperto era più eccitante. Sospirai, e dopo qualche lamentela accettai di scendere dall’auto… Mi camminava dietro, sentivo i suoi occhi addosso. Era la prima volta, domandò, Io dissi di no. Da lì a poco eravamo nell’oscurità, coperti da un paio di piante, cercò di baciarmi ma io rifiutai, quindi mi prese la testa e spingendomi verso il basso mi lasciò intendere ciò che voleva… mi inginocchiai, subito, e maldestramente gli tirai fuori il cazzo dai pantaloni: non era particolarmente lungo, ma tozzo e barzotto. Un liquido odoroso e trasparente gli colava dalla cappella, lo annusai… Era la prima volta che annusavo il cazzo d’altri… Poi, in maniera quasi stupida spalancai la bocca e me lo infilai tutto dentro. Prima venne una sensazione di repulsione, poi disgusto per quel sapore sconosciuto, ed infine provai piacere. Lo succhiai un po’, e poi lui lo afferrò, dicendomi gli leccargli le palle: accettai, benché incerto, e mi ritrovai a leccargli le palle per un minuto buono, mentre lui si segava sulla mia faccia. Infine mi venne in faccia, copiosamente, scusandosi del fatto che non era riuscito a levarsi in tempo… Mi venne quasi da ridere mentre mi levavo lo sperma dalla faccia, dapprima con le mani, e poi con un fazzoletto. L’odore era fortissimo. Mentre mi pulivo, lo vidi che mi prese da dietro… pensai che mi avrebbe sbattuto contro l’albero e fatto il culo, tuttavia non andò così: mi infilò una mano nelle mutande ed iniziò a segarmi, io mi abbassai i pantaloni quel poco che bastava per mostrargli il culo, tuttavia andò avanti così fin quando non mi fece sborrare a terra. Gli dissi che lo volevo nel culo, e lui mi accarezzò, mi infilò un paio di dita, ma quando provò a mettermi il cazzo… purtroppo, non era abbastanza duro. Ci provammo per una mezz’ora buona, alla fine della quale si scusò, dicendomi che purtroppo non ci riusciva… La prendemmo a ridere, e poco dopo, ritornai nella mia auto. Ci salutammo, e lui mi chiese se volevamo rivederci: gli dissi va bene, domenica prossima. Allo stesso posto.

 

consigli su come posso fare di meglio? sasha192@libero.it

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