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Racconti Gay

Essere la ragazza di nick

By 22 Dicembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi trovavo in Inghilterra da solo in cerca di un lavoro ed una sera decisi di fare quattro passi e cercare un pub dove bermi una buona birra, ne vidi uno ad un angolo della strada, entrai, e appena dentro mi resi conto che si trattava sicuramente di un locale frequentato da gay.
Decisi di rimanere pensando che magari, chissà, avrei anche potuto fare qualche incontro interessante, così mi sedetti ad un tavolo ed aspettai che il cameriere venisse a prendere l’ordinazione.
Ordinai la mia birra e rimasi li seduto a guardarmi attorno mentre me la gustavo, guardando l’abbigliamento al limite del carnevalesco di certi frequentatori che si mescolava a quello normale e sobrio di chi invece, sebbene frequenti quel genere di posti quantomeno per lasciare aperta la possibilità ad un incontro, non ha bisogno di sbandierare la sua sessualità pur godendosela ugualmente.
Rimasi quasi sorpreso sentendo una voce rivolgersi a me in italiano, “sei solo?” mi chiese; alzai gli occhi dal mio boccale di birra e intravidi un enorme pacco chiuso in un paio di jeans una ventina di centimetri sopra il bordo del tavolo, risalii quella sagoma con lo sguardo e vidi un petto largo e palestrato dentro una maglietta nera attillata, due spalle possenti e il viso di un bel ragazzo con i capelli neri.
“Si” risposi, “sei italiano anche tu”?
“Italiano io? Non senti il mio accento inglese?” rispose ironicamente sorridendomi e imitando maldestramente l’accento di un inglese che tenta di parlare italiano.
Risposi con una risata e lo invitai ad accomodarsi, ci presentammo e gli chiesi cosa avessi potuto offrirgli da bere, “sono venuto io qua a corteggiarti” rispose, “dovrei essere io ad offrirti da bere”.
“Ah, mi stai corteggiando?” risposi io maliziosamente, “pensavo che fossi venuto solo per salutare un tuo connazionale lontano da casa”.
“In realtà non sono ancora venuto, contavo di farlo più tardi se magari vorrai darmi una mano” rispose, poi subito dopo aggiunse: “ho fatto una battuta schifosa, lo so, che dici? cancelliamo questo pezzo della nostra conversazione e lo rifacciamo?”.
“Ma no, teniamolo” dissi, “lo userò per rinfacciartelo quando mi tornerà comodo”.
“Questo significa che hai intenzione di continuare la frequentazione, mi fa piacere” rispose lui.
Continuammo a conversare piacevolmente facendo discorsi abbondantemente conditi di doppi sensi e provocazioni, in poco tempo i ruoli fra noi si definirono chiaramente: a me piaceva il cazzo e a lui piaceva il culo. Continuammo a flirtare e a provocarci a vicenda finché gli dissi che dovevo alzarmi per andare in bagno; “ok” disse, “così avrò l’occasione per guardarti il culo mentre ci vai”.
Gli passai davanti e mi lasciai guardare mentre mi allontanavo da lui, aprii la porta del bagno del locale e vidi che era molto pulito, entrai in uno degli scompartimenti in cui ci sono i water, chiusi la porta e notai che nonostante la pulizia le pareti erano piene di scritte, numeri di telefono e disegni, ne lessi un po’ poi feci pipì ed in seguito presi dal borsello qualche salvietta umidificata per darmi una rinfrescata veloce davanti e dietro, uscii dallo scomparto e nell’antibagno, appoggiato ad un lavandino, vidi lui che mi stava aspettando.
“Fatto tutto?” mi chiese con aria sorniona.
“Siamo già così intimi?” gli chiesi io.
“No ma mi piacerebbe diventarlo” mi rispose prontamente lui.
Mi avvicinai, posai le mie mani sul suo petto e il mio pube sfacciatamente al suo, lui mi abbracciò e cominciò ad accarezzarmi il sedere, io mi lasciai fare. Rimanemmo così per un po’ mentre la gente entrava ed usciva dal bagno e, di tanto in tanto, qualche sguardo indiscreto si posava su di noi.
“Lo sai che questa sera io e te finiremo per fare sesso, vero?” mi disse.
“Come fai ad esserne così sicuro?” gli risposi con tono malizioso.
“Perché sto per portarti a casa mia, e quando sarai nella tana del lupo non potrai più scapparmi, caro Cappuccetto Rosso”.
Lo guardai per un attimo dritto negli occhi poi lo baciai sulla bocca, non se lo aspettava e subito dopo gli risposi: “lo sai che mi intriga molto questa storia in cui tu sei il lupo cattivo e io Cappuccetto Rosso?”
“Allora chiuderò bene la porta per impedire al cacciatore di entrare e venire a salvarti” mi rispose lui.
“Anche perché poi mi toccherebbe sdebitarmi col cacciatore, e magari non è per niente un bel manzo come te” gli risposi io guardandolo con malizia.
Ci avviammo verso l’uscita del pub dopo che lui ebbe insistito per pagare il conto ci incamminammo a piedi verso casa sua. A dire la verità non ero molto tranquillo, avevo conosciuto quel ragazzo da poco più di un’ora e già stavo andando a casa con lui non solo per farmi una scopata, ma con il chiaro presupposto che avremmo fatto un gioco in cui io ero la sua preda, certo se avesse avuto cattive intenzioni ed avesse voluto farmi del male l’avrebbe fatto anche senza tirare fuori la storia di questo gioco ed inoltre, se le cose si fossero messe male, la forza e la capacità per difendermi non mi sarebbero mancate.
Giunti davanti al portone di casa sua infilò la chiave senza risparmiarsi di fare una battuta su “come la infilava” e io, da scemo, lo incalzai rispondendo: “e senza nemmeno il lubrificante!”, entrammo in ascensore e una volta chiusasi la porta mi trasse a se, mi avvolse con le sue braccia e mi baciò di nuovo mentre con una mano si infilava dentro ai miei jeans arrivando ad accarezzarmi una natica, la tentazione di ricambiare afferrandogli il pacco, anche per rendermi conto di cosa mi aspettava di li a poco, era grande, ma ero la sua preda e lui era il lupo quindi decisi di non fare nulla e lasciarmi fare. La porta dell’ascensore si aprì, attraversammo il pianerottolo ed entrammo nel suo appartamento, chiudemmo la porta dietro di noi e mi disse: “prima che ti trasformi in Cappuccetto Rosso, dovremmo stabilire un po’ di regole del nostro gioco, non credi?”.
Stabilimmo che se uno di noi due avesse detto la parola “rosso” ci saremmo dovuti fermare e che “giallo” sarebbe stato l’avviso che il partner si stava spingendo troppo in la e mettemmo in chiaro che la parola “no” invece avrebbe solo fatto parte del gioco.
Prima di cominciare gli chiesi di andare in bagno a darmi una rinfrescata e lui mi rispose che se avessi voluto avrei potuto, ma non sarebbe più stato come avermi trovato nel bosco, afferrai il senso di quello che voleva dire così mi spogliai completamente davanti a lui e lui fece lo stesso.
“Che mani grandi che hai!” gli dissi recitando la parte che avevamo stabilito.
“E’ per sculacciarti meglio” mi rispose, “vieni qua, stenditi sulle mie ginocchia, sei stata cattiva Cappuccetto Rosso”.
Gli obbedii, mi avvicinai a lui che se ne stava seduto sul divano e mi distesi a pancia in giù sulle sue cosce, lui mi accarezzò la schiena per un attimo poi deciso, senza preavviso, mi diede una forte sculacciata.
Emettei un gemito e lui mi sculacciò di nuovo, ancora più forte.
“Hai mangiato tutto il contenuto del cestino, eh? Lo sai da dove uscirà adesso?”
“Ma io…”
“Silenzio!” gridò, e mi diede un’altra forte manata sui glutei, poi con le dita mi frugò fra le natiche e mi toccò l’ano, “uscirà di qui” mi disse, e subito dopo tentò di spingermi un dito dentro ma non ci riuscì perché non ero lubrificato e non spinse oltre il dovuto; fu quello a farmi capire che non aveva intenzione di farmi alcun male e voleva davvero che il gioco facesse divertire entrambi.
Mi sculacciò un’altra decina di volte poi mi fece scendere da sopra le sue cosce, mi ordinò di distendermi a pancia in giù sul divano in pelle nera a tre posti, abbastanza lungo da permettermi di rimanere completamente disteso senza sporgere dai braccioli ne con la testa ne con i piedi, si allontanò un attimo poi tornò da me con un panetto di burro in mano, sapevo bene cosa ci avrebbe fatto, lo scartò, ne prese un pezzo con due dita e me lo infilò fra le natiche, massaggiò un po’ poi spinse il pezzo rimasto ancora solido dentro di me, ebbi un brivido, lui se ne accorse e mi disse: “per così poco? Cosa farai allora fra qualche istante?”
Non ebbi il tempo di chiedergli cosa mi sarebbe successo, fra qualche istante, che salì sopra di me, guidò il suo cazzo contro il mio culo e lo appoggiò.
“Così a pelle? Senza preservativo e senza prepararmi almeno un po’?” gli chiesi.
“Sai che parole devi dire se vuoi interrompere il gioco” mi rispose, poi continuò: “sei stata cattiva Cappuccetto Rosso, io non vorrei ma devo punirti”.
Capii che stava aspettando di sentire se avessi pronunciato una delle due parole di sicurezza, ci pensai un attimo e sentendo quel cazzo enorme e duro pronto ad entrarmi nel culo decisi di rispondere semplicemente: “NO!”.
In quel momento, stando alle regole del nostro gioco, gli avevo appena dato il permesso di scoparmi a pelle, lui spinse deciso e provocandomi un dolore lancinante dilatò la mia carne impalandomi deciso con il suo cazzo.
“Aaaaaaahhhhhh! Mi fai male, ti prego!” urlai.
“Zitta, dovevi pensarci prima di attraversare il bosco da sola” mi rispose, e subito dopo assestò dentro di me un secondo colpo di cazzo altrettanto deciso e doloroso.
Di nuovo urlai: “ti prego! Smettila, ho capito, non lo farò più!”
“Troppo tardi” rispose risoluto e subito dopo, per la terza volta, fece arretrare il suo cazzo fino a quasi uscirmi dal culo e lo spinse subito nuovamente ed ancora più forte dentro di me.
Sarebbe bastato urlare la parola prestabilita ed ero sicuro che si sarebbe fermato, ma quel dolore, quel senso di sottomissione e quell’essere sotto di lui bloccato dal suo peso in realtà mi eccitavano molto e non avevo nessuna intenzione di farlo smettere.
“Ripeti dopo di me” mi disse:
“attraversare il bosco da sola”
“attraversare il bosco da solo”
“da solA” mi corresse, e contemporaneamente mi assestò un altro forte colpo di cazzo nel culo col chiaro intento di farmi male.
“Ahhhhhhh!” urlai, “attraversare il bosco da sola” ripetei diligentemente,
“portando in giro il mio culetto”
e mentre ricevevo un altro colpo da parte del suo cazzo, con la voce rotta dal dolore ripetei: “portando in giro il mio culetto”
“è pericoloso”
“è pericoloso” ripetei obbrdiente.
“Se il lupo mi trova”
“Se il lupo mi trova”
“mi rompe il culo”
“mi rompe il culo” ripetei di nuovo.
Cominciò a muoversi dentro di me ritmicamente e il dolore si trasformò presto in piacere come mi aspettavo avendolo già sperimentato in più occasioni.
La voglia di urlare “si, più forte” adesso era tanta ma non volevo e non potevo rovinare il nostro gioco, così continuai a pregarlo di smettere e lamentarmi per un dolore che, ormai, non provavo più.
Di colpo estrasse il cazzo da dentro di me, non gli chiesi perché e cosa avesse intenzione di fare ma capii che doveva essere arrivato ad un filo dal venire, si alzò da sopra di me, mi diede un’altra forte sculacciata poi fece alzare anche me, si sedette sul divano e mi ordinò di impalarmi sopra il suo cazzo duro ma di non muovermi.
Gli diedi le spalle, mi sedetti sul suo cazzo con le movenze più femminili che riuscissi ad avere e mi lasciai cadere dolcemente sulla sua asta impalandomi fino a quando le mie natiche furono appoggiate sulle sue cosce, a quel punto mi afferrò il cazzo con una mano e cominciò a menarmelo.
“Che fai?” gli chiesi.
“Zitta, ricordati che è una punizione”.
Obbedii e mi lasciai menare il cazzo da lui, freneticamente, più volte dovette ammonirmi perché l’istinto di muovermi sul suo cazzo era forte ma non voleva che lo facessi, non resistetti molto a lungo, venni sborrandogli sulla mano e lui continuò a menarmelo fino a che non ebbi esaurito tutto l’orgasmo, se la pulì strofinandola sul mio petto poi mi fece mettere carponi sul divano con le ginocchia su un cuscino e le mani che afferravano lo schienale, si posizionò dietro di me e con decisione mi penetrò di nuovo, mi afferrò i fianchi e riprese a muoversi forte dentro di me.
Inarcai la schiena come per offrirgli meglio il mio culo, lui mi diede una sonora sculacciata e mi disse: “e brava Cappuccetto Rosso, ti ho addomesticata, adesso non dici più di no, ti piace eh?”
Non gli risposi così lui ripeté la domanda aggiungendo: “puoi dirlo se ti piace, sai?”
Mi voltai, lo guardai feci cenno di si con la testa.
Mi diede un’altra pacca sul culo poi esclamò: “brava la mia troietta!”, prese a fottermi ancora più energicamente e nel giro di qualche secondo lo sentii venire dentro di me.
Rimase dentro a muoversi finché non fece uscire anche l’ultima goccia di sperma rimastagli nelle palle, poi lo sfilò e io sentii l’esigenza di correre in bagno.
“Dov’è il bagno?” gli chiesi facendogli capire che avevo fretta di arrivarci.
“Devi svuotarti? Ti scappa?” mi chiese ridacchiando.
“Dov’è?!” ripetei.
“Te lo dico solo se posso venire con te” mi rispose.
“No, mi vergogno, dai, ti prego dimmi dov’è”
Finalmente ebbe un po’ di pietà e mi indicò dov’era, vi corsi e mi sedetti sul water dopo aver chiuso la porta a chiave dietro di me.

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Mi svuotai e rimasi seduto sul water per un po’, mi pulii con la carta poi mi ricordai che in Inghilterra i bidet non sono molto comuni, avevo bisogno di lavarmi, pensai un attimo a come fare poi lui bussò alla porta, “hey, tutto bene?”.
“Si” risposi.
“Fammi entrare, facciamo la doccia assieme”
Mi alzai dal water, tirai l’acqua ed andai ad aprirgli la porta, entrò, aprì l’acqua calda ed entrammo assieme nella doccia.
Ero nudo davanti a lui e quasi mi sentivo in imbarazzo eppure mi ero appena fatto fare il culo, le formalità e gli imbarazzi avrebbero ormai dovuto essere superati, ma era quell’atmosfera creata dal gioco a rendere tutto così, in fondo io ero la sua preda, ero Cappuccetto Rosso e lui era il lupo, eravamo nella sua tana e poteva farmi tutto quello che voleva a meno che non pronunciassi la parola d’ordine mettendo fine a tutto il divertimento. Cominciò ad insaponarmi e lavarmi e di riflesso anch’io feci per ricambiare il trattamento, subito mi fermò dicendo: “hai mai visto la preda che prepara il predatore? Sono io che ti lavo per bene prima di mangiarti”, rientrai quindi obbedientemente nel mio ruolo e mi abbandonai completamente alle sue attenzioni; lui mi lavava accuratamente ogni parte soffermandosi ad ispezionare le mie zone più intime, io mi sentivo come un oggetto comprato a un mercatino dell’usato che viene lavato e disinfettato prima di essere utilizzato dal nuovo acquirente, era umiliante ma al tempo stesso mi piaceva.
Mi fece mettere rivolto contro le piastrelle, si mise dietro di me e mi ordinò di inarcare la schiena per far sporgere indietro il sedere, armeggiò un attimo con la cornetta della doccia poi di colpo mi afferrò la nuca con una mano premendomi il viso contro la parete, mentre con l’altra mano spinse contro il mio ano il tubo della doccia dal quale aveva svitato la cornetta facendomi entrare dentro il getto e costringendomi di fatto a subire un clistere. Sentivo l’acqua riempirmi ed iniziai ad aver paura che questo mi provocasse qualche danno, per la prima volta ebbi davvero paura ed urlai “giallo! Giallo!” in segno del fatto che ci stavamo spingendo troppo in la. Tolse subito il getto dal mio culo, lasciò la mia nuca, mi posò una mano delicatamente su un fianco e con tono rassicurante mi disse: “scusami, forse è troppo, non volevo spaventarti”.
“Scusa tu” risposi, “ho paura che questo mi causi dei danni, finché giochiamo mi piace ma non ho intenzione di lasciarmi fare del male”.
“Hai ragione” rispose lui, “ho esagerato, vuoi ancora essere la mia Cappuccetto Rosso o smettiamo?”.
“Andiamo avanti ma prima lasciami uscire per sedermi sul water ed espellere tutto” risposi.
“Se vuoi puoi lasciarla andare qua” mi disse.
“Ma scherzi? Mi vergogno e poi non ti fa schifo?”
“Di te non mi fa schifo niente, mi piaci da impazzire!” disse accarezzandomi il culo delicatamente.
“Preferisco sedermi sul water” dissi io.
Uscii dalla doccia, feci quello che dovevo fare poi tornai da lui rassegnato a subire di nuovo le sue perverse attenzioni, appena chiusi dietro di me la porta del box doccia mi trasse a se, mi abbracciò e mi chiese: “stai bene?”.
“Si, è tutto ok” risposi.
Mi spinse con forza di schiena contro le piastrelle e mi baciò in bocca, io ricambiai anche se ne rimasi un po’ stupito, poi la sua lingua cominciò ad esplorarmi la bocca e dopo poco anch’io mi lasciai andare iniziando ad esplorare la sua.
Limonammo a lungo e quando smettemmo mi disse: “beh, dopo questo non puoi più essere Cappuccetto Rosso e io non posso più essere il lupo”
“Perché?” gli chiesi.
“Perché il lupo non bacia la sua preda, non si preoccupa di averle fatto male, non avrebbe più senso continuare questo gioco”.
“Vuoi che vada via?”
“Oh no, ti prego, te l’ho detto, mi piaci, rimani!” mi rispose.
Lo guardai in faccia e sul suo viso c’era l’espressione di chi spera con tutto il cuore in un si, mi avvicinai fino ad abbracciarlo mentre con una mano gli afferrai il cazzo, lo baciai di nuovo e gli dissi: “se non sono più la tua Cappuccetto Rosso allora chi sono?”
“Non lo so” rispose, “a pensarci bene non mi hai nemmeno detto come ti chiami”.
“E’ vero! Nemmeno tu me l’hai detto, ti rendi conto di quanto sono troia? Mi sono lasciato fare il culo, mi hai lavato sotto la doccia, mi hai fatto un clistere, abbiamo limonato e non sappiamo nemmeno i nostri nomi”.
Scoppiammo a ridere poi gli dissi: “io mi chiamo Gabriele, ma puoi chiamarmi Gabri, è più neutro, sa sia di maschio che di femmina e mi piace”.
“Io sono Nicola, ma qua tutti mi chiamano Nick, e a pensarci bene non solo mi hai dato il culo senza nemmeno sapere come mi chiamo, ma non mi hai ancora succhiato il cazzo” mi disse con aria scherzosa.
Cominciammo a prenderci in giro a vicenda, lui criticava le mie doti di troia e io gli rinfacciavo che non me l’aveva nemmeno sbattuto in bocca mentre ero la sua Cappuccetto Rosso e poteva farmi tutto quello che voleva.
Finimmo di lavarci, tornammo nel salotto di casa sua e guardai l’orologio, “cazzo! E’ già l’una di notte!” esclamai.
“Che problema c’è?” rispose lui.
“All’ostello dove alloggio non mi faranno più entrare, come faccio adesso?”
“Dormi qui da me, ho un bel lettone e non devo rendere conto a nessuno”.
Anche se avessi voluto non avrei potuto rifiutare la sua offerta, e comunque la sua idea mi piaceva e anche lui mi piaceva sempre di più.
“Ma non ho con me il pigiama” dissi tanto per fingere di cercare una scusa per rifiutare.
Scoppiò a ridere poi mi rispose: “dormiremo nudi, se mi sveglio questa notte col cazzo duro non voglio perdere tempo a spogliarti”
Gli sorrisi, gli diedi un altro bacio ed andammo a dormire.
Passai la notte a svegliarmi più volte, lui invece sembrava dormire come un ghiro, riflettei molto sulla troiaggine che avevo dimostrato e pensai che forse avevo fatto una pazzia, non sapevo nemmeno chi fosse e mi ero lasciato scopare a pelle fino a farmi sborrare nel culo quando lo avevo conosciuto solo da poche ore, quell’uomo poteva essere chiunque e io ero nel suo letto, in casa sua, in un paese che non era il mio, trassi la conclusione che ormai ciò che era fatto era fatto e tanto valeva godersi la cosa al massimo.
Venne la mattina, lui dormiva a pancia in su e io mi svegliai per l’ennesima volta tormentato dai miei pensieri, la luce del mattino filtrava attraverso gli scuri della finestra e la stanza era avvolta in una scura penombra, mi misi a guardarlo e lo scoprii per vedergli il cazzo, era durissimo ed in tiro come spesso succede al mattino, lo guardavo e pensavo al fatto che quel pezzo di carne così grosso la sera prima era entrato dentro di me fino ad iniettarmi una massiccia dose di sperma, lo presi in mano, lui si mosse un po’ disturbato dal mio tocco ma continuò a dormire, me lo guardai e ci giocai per un po’ finché non potei più resistere alla tentazione di aprire la bocca ed assaggiarlo.
Lo sentii muovere e la sua mano mi accarezzò la schiena poi disse: “hey, buongiorno! Volevi würstel per colazione questa mattina?”. Mi tolsi un attimo il suo cazzo dalla bocca, mi misi a ridere per un attimo poi ripresi quello che stavo facendo, e mentre lo facevo pensavo che anche il suo modo di scherzare durante i momenti più intimi mi piaceva molto. Mentre ero sdraiato su un fianco, col busto quasi perpendicolare al suo ed intento a fargli un pompino che sembrava piacergli molto lui mi accarezzava la schiena e il culo, mettendosi di tanto in tanto a frugare fra le mie natiche per stuzzicarmi il buchetto; decisi che era il momento di farlo venire così cominciai a massaggiargli le palle mentre con la lingua leccavo tutta la cappella del suo magnifico cazzo tenendolo nella mia bocca calda.
Era vero che la sera prima avevamo fatto cose non proprio da primo appuntamento ma di solito, quando “una” (anche se io non lo ero propriamente) ti fa un pompino per la prima volta, si tende almeno a cercare di capire se vuole lasciarsi venire in bocca oppure no, lui invece mi infilò violentemente nel culo il dito che prima si limitava a stuzzicarlo delicatamente mentre con l’altra mano mi premette la testa verso la base del suo cazzo per impedire che potessi risparmiarmi la bevuta, poi cominciò a muovere il bacino in modo da spingere il suo cazzo su e giù per la mia bocca di fatto scopandomi la testa, ancora una volta non ero io a dargli quello che gli piaceva, ma lui a prenderselo senza chiedere, avrei dovuto arrabbiarmi ed invece questo senso di dominazione da parte sua mi piaceva e mi eccitava senza che nemmeno sapessi il perché.
La sua sborra cominciò a schizzare contro il mio palato e a riempirmi la bocca mentre lui mi teneva giù la testa per assicurarsi che ingoiassi tutto, mandai giù diligentemente tutto fino all’ultima goccia mentre il suo dito tormentava fastidiosamente il mio ano secco, questo mi faceva sentire completamente il suo giocattolo.
Quando ebbe finito di sborrarmi in bocca rimasi con la testa appoggiata al suo pube, trattenendo il suo cazzo fra le mie labbra in attesa che si sgonfiasse, nel frattempo lui tolse il dito dal mio culo e rimanemmo un attimo in silenzio mentre lui mi accarezzava la testa.
Sputai quello che rimaneva del suo cazzo che adesso sembrava solo un misero pezzetto di pelle rattrappita, sembrava impossibile che quell’affarino potesse trasformarsi in un attrezzo di tortura e di piacere capace di far provare quello che avevo provato la sera prima.
“Che bel risveglio, grazie!” mi disse.
Senza dir nulla mi distesi di fianco a lui, lo abbracciai e feci per baciarlo, lui voltò la testa per evitarmi e quando si rese conto che ci ero rimasto male mi disse: “non te la prendere, ma ti ho appena sborrato in bocca”.
“E allora?” risposi.
“Senza offesa ma mi fa un po’ schifo, se vuoi baciarmi vai prima a lavarti i denti” mi disse.
Lo guardai con un po’ di ironico disprezzo e gli dissi: “però scommetto che dopo essermi venuto nel culo vorresti che te lo pulissi con la lingua”.
Mi mostrò il dito che prima mi aveva messo nel culo e mi chiese se mai avessi avuto il coraggio di prenderlo in bocca, io gli afferrai subito la mano e lo feci.
Vidi dalla sua faccia che ne rimase stupito, poi tentai nuovamente di baciarlo e lui nuovamente si sottrasse, decisi di non insistere e mi alzai per andare in bagno.
Quando tornai in camera lui era seduto sul letto, iniziai a rivestirmi e mi disse:
“Se ho capito bene alloggi in un ostello, vero?”
“Si” risposi, “sono qua in cerca di lavoro e non posso ancora permettermi un appartamento o un albergo”.
“Ti propongo una cosa”, mi disse, “puoi stare qui da me per un po’, in cambio dovrai solo lasciarti scopare quando ne ho voglia”.
“Mi stai proponendo di diventare la tua puttana?” risposi.
“Mi pare che tu lo sia già, quindi perché doverti cercare in giro quando potrei averti qua a mia completa disposizione? Tu in cambio avresti un bel posto dove stare finché non ti sistemi, o finché ti pare, o finché uno di noi due si sarà stancato dell’altro, chi lo sa?”
Rimasi a pensarci un attimo mentre lui insisteva nel cercare di convincermi poi risposi: “va bene, proviamo, all’ostello posso sempre tornarci”.
Facemmo colazione assieme poi andammo all’ostello a prendere la mia roba, tornammo a casa e mentre sistemavo le mie cose nell’armadio non resistetti dal chiedergli che lavoro facesse, lui mi guardò, sorrise, poi disse: “hai presente il pub dove ti ho rimorchiato ieri sera?”
“Certo” risposi.
“Ecco, è mio, assieme ad altri quattro” disse.
“Allora potrei lavorare per te” risposi.
“Vedremo” disse lui, “per adesso sarai la ragazza del capo”.
Gli sorrisi e continuai a mettere via le mie cose, lui si avvicinò, mi afferrò da dietro, mi buttò sul letto e mi fece abbassare i pantaloni, allargò le natiche e mi sputò sul buco, si tirò fuori il cazzo e senza troppi complimenti mi penetrò bruscamente.
Io non dissi nulla, mi lasciai fare cercando di trattenere il più possibile i gemiti di dolore, lui prese a muoversi su e giù dentro di me e io rimasi li a subire schiacciato dal suo peso finché sentii il suo cazzo scoppiarmi dentro e riempirmi di sperma caldo. Si fermò sopra di me rimanendo dentro mentre il suo cazzo si sgonfiava e con esso anche la sua foga andava scemando e diventava più dolce; i maschi sono così, gli orchi cattivi che attimo fa ti scopano il culo senza la minima preoccupazione di farti male o darti piacere, subito dopo essersi svuotati diventano dolci e premurosi, adesso stando sempre sopra di me mi accarezzava e mi parlava.
“Sai che cosa c’è?” mi disse.
“Cosa?”
“Staresti bene tutto depilato, ti depileresti per me?”
“Perché no?” risposi.
Prese il telefono e compose un numero, parlò con una certa Aubrey e le disse che sarebbe dovuta venire a casa per fare una depilazione totale al suo nuovo giocattolo, quando ebbe riattaccato gli chiesi cosa stesse succedendo e lui mi rispose che sarebbe uscito e rimasto fuori fino a sera, nel primo pomeriggio sarebbe venuta questa persona che mi avrebbe depilato totalmente.
“E’ un’estetista?” chiesi.
Sorrise poi disse: “diciamo di si”.
“Che significa, diciamo?”
“Aubrey è una trans, si arrangia in queste cose quindi ho deciso di affidarti alle sue mani, se vuoi puoi scopartela o lasciarti scopare, non sono geloso delle trans e delle donne, l’importante è che usiate il preservativo e non voglio che ti faccia scopare dagli altri maschi”.
“Come sei generoso” gli risposi con tono ironico, “magari la tua amica non mi piace o io non piaccio a lei”.
“Stasera quando torno mi racconterai, ma usa il preservativo, mi raccomando!”
Chiudemmo li l’argomento poi prese la giacca, mi salutò ed uscì dopo avermi detto di fare me se fossi a casa mia.

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