Skip to main content

Desto la tua curiosità, ma anche tu, non credere, mi intrighi molto. So che vorresti conoscermi; vedere se corrispondo alle tue aspettative: coscia lunga, seno conturbante, capelli lunghi, preferibilmente biondi e, soprattutto, disponibile a concedersi, possibilmente solo per un’ora di…intrattenimento; così vorresti! Il viso? Basta che sia potabile, dato che non significa molto. Un profumo gradevole, anche se credo che ti soffermeresti di più su altri argomenti.

Davanti a te mi spoglio. E già questo ti fa venire le vertigini! Comincio dalla gonna. Apro la cerniera e la sfilo portandola sulle anche. I tuoi occhi strabuzzano dalle orbite ad accarezzarmi i fianchi tondeggianti, mentre appare il reggicalze sulla mutandina di pizzo nero. Mi giro, porgendoti di tre quarti la schiena, mentre l’involucro satinato scivola lentamente, scoprendo glutei sodi e cosce tornite, fasciate da sottili calze di seta nera.

E tu? A bocca aperta, ti liquefai, mentre aspetti che le gambe riemergano dal baccello che si affloscia ai miei piedi, scoprendo la caviglia snella. Raccolgo un lembo della gonna con la punta del D’orsay, dal cui décolleté si disegna l’arco plantare sinistro, e te la tiro sul viso. Tu la raccogli come una reliquia, mentre ti fisso, ambigua negli occhi, come un serpente che sta incantando la sua preda.

Mi accarezzo le anche e sbottono la camicetta di seta bianca; bottone dopo bottone, lentamente, liberando anche le maniche. D’improvviso la sfilo buttandola sulla tuo capo. Ti affanni a spostare il morbido tessuto per non perdere neanche una frazione di quella veduta che fotografi con occhi concupiscenti. Ti siedi sul letto, tenendoti il mento con le mani, la testa attratta dalla mia presenza.

Il pizzo nero del reggipetto copre i miei capezzoli. Mi avvicino a te e ti faccio segno di liberarmi il seno da quella striscia ingombrante. Appena sganciato il fermo mi allontano di due passi e trattengo il reggiseno imbottito, restando di lato in modo da mostrare il fianco, arcuando una gamba in avanti, appoggiata sull’alluce del piede destro.

L’effetto è dirompente. Vedo che ti ecciti e ti liberi della camicia e dei pantaloni, comprese le mutande. Appare quel turgido ingombro che declina il tuo sesso fra le gambe. Il gioco si fa duro e io divento beffarda. Butto l’inutile indumento sul tuo sesso, ricoprendolo. Vedo che s’accresce, impigliandosi nel pizzo.

Giro su me stessa e mi pongo davanti a te a gambe larghe. Sono perfettamente liscia, senza un pelo. Inizio ad abbassare lo slip. Porto giù l’orlo fino a scoprire la fossetta che si forma all’altezza del fosso pubico. Il mio giocattolo è custodito al calduccio fra le cosce. Il movimento lo fa inturgidire. Subito balza fuori dallo stretto canale in cui era riposto e mi si stende davanti, ballonzolando. Solo il reggicalze resta a sostenere in linea le mie calze.

I tuoi occhi sono estasiati da tanta meraviglia. So che vorresti prenderlo, farlo tuo, ma mi scosto ancora di più e lascio cadere lo slippino di pizzo. Mi pongo di lato e incrocio le gambe in modo da provocare una maggiore erezione del mio turgido strumento di piacere.
Ti vedo sbavare, mentre ti tocchi freneticamente il pene duro e umidiccio.

“Toccami…!” – è un’ordine o una preghiera la tua? Obbedisco e mi avvicino a te, che ansimi sul letto, con studiata lentezza. Fletto le gambe, accoccolandomi, e sono con la bocca a tiro del tuo cannone. Gli accarezzo il capo con due dita come un bravo cagnolino. Poi l’indice si posiziona sul taglio dell’orifizio esterno, percorrendolo avanti e indietro. Lo lubrifico, inumidendolo col liquido trasparente che la tua prostata continua a secernere in abbondanza, mentre il pollice sollecita il frenulo e le papule sulla corona del tuo pene.

Ti agiti al contatto adrenalinico. Sento il tuo fiato sul collo mentre imbocco il tuo nerbo. Percorro con la lingua la circonferenza del tuo glande; come su un circuito stradale, inanello vari giri, prima di fermarmi a battere in testa, sulla fessura del tuo canale uretrale. Ora, il tuo glande, lo introduco per intero, con gusto, in bocca, accarezzandolo con le guance strette intorno a lui. Lo succhio, prima di espellerlo con un leggero schiocco come fosse un lecca lecca. Sobbalzi, frenetico! Ripeto il gioco più volte, mentre in basso il mio bastone vibra e la mia mucosa anale si dilata dal desiderio.

Mi tieni la testa sul tuo mandrino, mentre modello il tuo godimento. La tua mano scivola lungo il mio petto e si inchiavarda al mio capezzolo. Lo attanaglia, lo stringe. Mi fai vedere le stelle, mentre il mio martello, all’inguine, sbatacchia in alto e in basso, a vuoto, cercando inutilmente l’orgasmo che non arriva.

Riprendo il controllo della situazione. Mi alzo come un’ossessa. Mi stavi facendo arrivare! Mando una sberla ai satelliti della tua mazza per costringerla alla ragione, smettendo di eccitarsi, mentre, a gambe larghe sul pavimento, soffio, stemperando il mio ferro ardente. Cazzo! C’è voluto poco che arrivassimo stupidamente presto. Resti accartocciato su te stesso, tenendoti fra le mani il tuo gioiello, appesantito dal colpo basso.

Ti sorrido ora, timorosa di avere esagerato nella punizione corporea inflitta; ti chiamo: “Tesoro… Amore”, mentre ti coccolo al petto e ti accarezzo le guance, la bocca. Ti stringo a me e ti chiedo perdono, costringendoti a un french kiss che ti sconvolge. Ti abbandoni a me. Il dolore è dimenticato e ora ti aspetti la giusta ricompensa. Ed io sono pronta…! Mi dispongo sotto di te, aspettando la tua iniziativa.

Mi fai girare bocconi, e mi sganci le giarrettiere. Sfili le calze ad una ad una e ti inguaini le mani, srotolandole sull’avambraccio. Con quelle mi accarezzi la schiena. Mi provochi con la sensualità del tocco che mi arriva fino all’inguine, ingigantendo il mio tubero, che cresce sotto di me. Vertebra su vertebra scrolli la mia sicurezza; giochi con i glutei come fossero polpi di mare, li articoli, aprendo e chiudendo le valve di carne intorno alle crespe dell’ano.

Sento il calore umido della tua lingua che, come un bisso, mi aggancia a te. Aaah! Come lecchi…! Mi fai salire di giri. E ora sono a mille, mentre mi prostro davanti a te, cercando il contatto profondo. Ansimo e fremo, lasciando che il mio liquido colloso mi bagni il pancino che si muove al ritmo della tua lingua. Ora hai pietà di me e sospendi il delizioso moto.
Affanno, cercando di riprendermi, mentre distendo il corpo sulle lenzuola. Posiziono di lato il mio ingombrante inquilino sottopancia che vuole spazio.

Mi rilasso, mentre con una mano mi accarezzi le spalle. Ah! Traditore…! Preme il tuo acciaio alla mia porta. Avverto un ingombro fra le gambe. Mi assalti! Mi trattengo per non gridare. Spingi! Mi fai male, ma so che il dolore è solo l’inizio del godimento che s’affaccia all’orlo del mio precipizio. Allargo le chiappe con le mani, per facilitare l’ingresso. Ormai conosco la procedura.

Ti infili in quel canale stretto che accoglie appena la testa del tuo attrezzo da scasso. Penetri nei miei meandri profondi e io ti accolgo. Aderisci a me, mentre mi muovo sotto il tuo potente flessibile. È bello sentirti andare avanti e indietro. Come una penna scavi e riporti il terreo fuori per rientrare più violento di prima. Oh, Tesoro! Mi scassi tutta.

Ci accaloriamo nel nostro andirivieni. La parrucca mi sfugge, ma io sono pronta a reggerla e calzarla meglio,mentre le guance sono in fiamme , la mia spalla è in fiamme, il mio ano… è tuo! Chiavami, Amore! Prendimi e rivoltami tutta! Ansimiamo, mentre il tuo ringhio si fa profondo. Sembri una belva che mi sbrana. E io lascio che mastichi ogni pezzo e ogni pezzo di me stessa ti dono.

Oh, no! Tesoro, perché rallenti? Mi bagni, mi innaffi, mi inondi. Ti incastri su di me, mi spingi, schiacciandomi sul lenzuolo. Amore, amore, amore…sei giunto? La mia mazza si agita ancora sotto di me, freme, vorrebbe condividere il tuo piacere, sganciarsi da te e penetrare in te. Sgattaiolo da sotto la massa del tuo corpo inerte. Agito la mia durlindana, aggiro la tua ansimante carcassa e te la infilo là dove non te l’aspetti.

Hai un sussulto soltanto, privato di ogni forza, mentre io procedo a strofinare l’uccello nella tua tana. Anch’io, Tesoro, ora vengo in te! Sprofonda il mio attrezzo; batte una, due, tre volte, quattro cinque… e ti gonfia del suo liquido, mentre le tempie mi esplodono. Finalmente godo di te! (continua)

Nina Dorotea

Disponibile

Leave a Reply