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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Il bruto di montagna

By 11 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero piuttosto giovane, un ragazzo di 18 anni che aspetta l’autobus per raggiungere la famiglia già in vacanza in montagna.
Il viaggio dalla città è lungo, e mi costringe a prendere due diversi pullman.
Mentre nel mezzo di una fredda sera d’inverno aspetto l’autobus della coincidenza, nella stazione di una cittadina sconosciuta mi consolo pensando a quando tra pochi mesi avrò la patente e queste attese saranno solo un ricordo.
E’ solo tardo pomeriggio ma è già molto buio.
La stazione è deserta, io attendo paziente fumando una sigaretta.
Da lontano scorgo un ragazzo che viene nella mia direzione. Cerco di non guardarlo, non voglio problemi.
Lui viene però da me e mi chiede una sigaretta. Apro il pacchetto e gli allungo una delle mie camel.
E’ alto, spalle larghe, sotto la giacca porta una felpa il cui cappuccio gli copre il viso. Il modo in cui ha domandato la sigaretta è un po’ rude.
Accende e si siede accanto a me sulla banchina. Non dice una parola.
Sono un po’ teso.
Le luci dell’autobus mi avvertono del suo arrivo, mi alzo e metto in spalla il mio zaino pronto a salire a bordo ed allontanarmi dal ragazzo.
Porgo il biglietto al conducente e mi dirigo verso il fondo: sul pullman ci sono solo un paio di persone sedute nei primi posti.
Sento dietro di me il ragazzo salire a bordo e parlare con l’autista per pagare il biglietto.
Siedo in fondo di lato, senza farmi vedere guardo dove si siede: ma lui viene verso di me.
Si mette alla mia sinistra lasciando un solo posto libero tra di noi nonostante l’abbondanza di posti liberi.
Abbasso lo sguardo e fingo di non notarlo anche se con la coda dell’occhio lo controllo: la tensione aumenta.
Mi guarda nella penombra del bus che nel mentre è partito.
Alzo lo sguardo e gli sorrido per divincolarmi dall’imbarazzo del momento, mi fa un cenno con la testa, seguito da un mezzo sorrisetto malizioso.
Si sposta nel sedile accanto al mio.
Il mio sguardo si incolla al sedile davanti a me. Sento una mano sulla mia coscia.
‘Scusa..’ gli dico timido spostando la gamba.
Ma la sua mano si rimpiazza immediatamente sulla coscia, stringendola al limite del dolore.
Questa volta non reagisco pietrificato dalla paura. Avvicina il suo viso al mio e sussurra al mio orecchio ‘Andrà tutto bene..vedrai che ti piace’. Prende la mia mano destra e la posa sul suo pacco.
Cerco con lo sguardo l’aiuto di un passeggero, ma i più vicini sono parecchie file avanti.
Sono sia spaventato che confuso, non mi aspettavo una cosa del genere. Allontano la mano di riflesso appena intuisco le sue forme attraverso i pantaloni della tuta, ma lui stringe la mia coscia con forza e ribadisce con tono secco ‘Fai il bravo e andrà tutto bene..’
Ubbidisco e rimetto la mano sul pacco, immobile.
‘Accarezza..’ Sussurra al mio orecchio.
Subito mi metto a muovere la mano con movimenti circolari. Nel frattempo la mia coscia è stritolata dalla sua presa salda.
‘Fai come se ti piacesse..’ Senza esitare cerco di metterci più impegno possibile, attraverso i calzoni sento il suo membro gonfiarsi.
‘Bravo tiralo fuori..’
Aiutandomi con l’altra mano abbasso i pantaloni e scopro un cazzo barzotto.
Mi blocco, sbalordito dalla situazione.
‘Prendilo, ti piacerà..’
Per la prima volta metto le mani su un cazzo non mio.
E’ caldo, la consistente, la pelle è vellutata. Comincio a muovere la mano su e giù: appoggio le 5 dita sulla punta della cappella, con il medio puntato sul frenulo attraverso il prepuzio, e muovo la pelle su e giù.
‘Leccati la mano.’ mi dice con tono severo.
Subito accontento il mio padrone.
Passo la lingua che ha raccolto la poca saliva che sono riuscito a produrre sul palmo della mano e afferro il suo arnese ormai duro. Lo sego con una mano tremante.
Per quanto quello che sta accadendo avvenga contro la mia volontà, o proprio per questo motivo, sono stranamente eccitato. Ciononostante sono spaventato.
‘Brava..’ mi incoraggia. L’uso di un nome femminile mi scuote.
La sua testa appoggia sulla mia, io guardo incredulo la mia mano che sega un altro cazzo. Sento il suo respiro affannoso che sa di sigaretta addosso a me. Le sue labbra umide sulle mie guance senza baciarmi mi stanno bagnando il viso di saliva.
‘Ora succhiamelo’
Il tono è sempre quello di un ordine ma io sono bloccato.
Gira il mio viso verso il suo prendendomi per il mento: mi infila la lingua in gola. Rispondo al suo bacio.
La situazione mi sta eccitando, l’assoluta sottomissione ad un bruto meschino mi sta facendo impazzire.
Lui se ne accorge quando mette una mano sul mio pacco.
‘Vedi che ti piace..sei proprio una troia’ commenta la mia erezione.
Con la mano non impegnata a stritolarmi la coscia spinge la mia testa verso il suo uccello, la mia resistenza è inutile. L’odore aspro del cazzo non fa in tempo a disgustarmi prima di diventare un sapore acre ed inteso che pervade la mia bocca. Il conato di vomito che sono costretto a trattenere però è più che altro dovuto all’immensità di quel coso nella mia gola. Alcune lacrime lasciano i miei occhi dallo sforzo.
Comincio il pompino mentre lui è indaffarato a slacciarmi i pantaloni: li abbassa quanto basta insieme ai boxer.
Il mio pisello, forse metà del suo, è duro come non lo è mai stato. Appoggia il dito medio al mio buco del culo facendo pressione. Anche questo mi sta eccitando!
Io muovo la testa su e giù succhiando il suo pene imitando goffamente quello che ho visto fare alle porno star nei video su cui mi faccio le seghe.
Passo la lingua suo suo frenulo e lecco per bene la cappella mentre lui silenziosamente mugola di piacere.
Sento il respiro farsi affannoso e il suo bacino inarcarsi e rilassarsi ripetutamente, mette entrambe le mani sulla mia testa e mi costringe a ricevere il suo sperma caldo in bocca.
Ho un altro conato di vomito dovuto alla presenza di un grosso cazzo in gola e al suo seme spruzzato nell’ugola, ma mi trattengo.
Alzo la testa e lo guardo in attesa di un segno di congratulazione o di una parola buona, ma senza incrociare il mio sguardo si alza e va a sedersi in posto più avanti vicino all’uscita.
Mi sento usato, un pezzo di carne. Alla fermata successiva scende senza nemmeno guardarsi indietro.
Io rimango li con ancora il suo sapore in bocca e una sensazione di vuoto: il mio amante, bruto e meschino mi ha tradito ancor prima di farmi promesse.

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